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Don Enrico, parroco in Valle Arroscia, carambola sull’Albenga – Garessio

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Una paurosa disavventura per don Enrico Giovannini, parroco di 4 parrocchie, in Alta Valle Arroscia. Nel tardo pomeriggio di domenica, mentre tornava da un funerale a Balestrino,  alla guida di una Panda, è uscito di strada e carambolato lungo la discesa dei tortuosi tornanti della provinciale Albenga – Garessio. Ho riportato lievi ferite che tuttavia hanno imposto 24 ore di ricovero, accertamenti diagnostici all’ospedale di Mondovì. Ultima ora: sospese a Mendatica le celebrazioni di Santa Caterina in programma per sabato 26 novembre. Il paese è raggiungibile solo dalla strada di Cosio, è rimasto senza luce nella notte tra venerdì e sabato. Una zona a monte ha subito movimenti franosi. Il sindaco e una squadra di volontari non dormono da 24 ore per far fronte alle emergenze.

Don Enrico alla chitarra nella ricorrenza di Santa Caterina dello scorso anno

Un incidente, una strada da dimenticare per don Enrico che dal marzo 2014 è parroco di Cosio d’Arroscia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte e Rezzo. Nel primo pomeriggio di domenica non ha voluto mancare alla concelebrazione di un funerale a Balestrino, nell’entroterra di Borghetto S. Spirito- Loano. Come si può leggere in un altro servizio del blog, ha tenuto anche la predica in ricordo del giovanissimo defunto che aveva conosciuto durante un pellegrinaggio della speranza a  Međugorje, detta anche Regina della Pace. Il ragazzo morto dopo una lunga sofferenza, causa malattia rarissima.

Già all’inizio della commemorazione religiosa era iniziato a piovere a dirotto. Il maltempo ha accompagnato il sacerdote anche nel viaggio di ritorno. Tra l’altro, per guadagnare tempo, anzichè la provinciale Albenga – Pieve di Teco – Ormea, ha percorso un tragitto più breve, forse più insidioso, come si è poi rivelato. Dopo aver superato l’abitato di Erli ed il colle del San Bernardo, ha iniziato la discesa. E’ qui che, prima dell’abitato di Valsorda, l’utilitaria (Panda) che guidava è finita fuori strada, iniziando a carambolare. In questo periodo non è un’arteria frequentata, fortunatamente la domenica, pur piovosa, ha fatto si che un altro automobilista in transito si sia reso conto dell’accaduto, prestando i primi soccorsi. L’auto è andata praticamente distrutta, don Enrico se l’è cavata con molto spavento, qualche dolore alla testa e al torace, alla spalla, ecchimosi. Come si dice in questi casi può accendere una candela alla Vergine. Un’autoambulanza della Croce Bianca di Garessio ha accompagnato il ferito nel più vicino ospedale di Mondovi dove è stato medicato, ricoverato per accertamenti e sottoposto a Tac.

Don Enrico, in abito talare, si unisce ad un’orchestra improvvisata e ai canti tradizionali

Don Giovannini ha potuto far ritorno in canonica quando la notizia si era sparsa tra parrocchiani, preoccupati e in attesa di notizie rassicuranti sullo stato di salute.  In settimana ha ripreso, pur con cautela, gli impegni parrocchiali e sabato lo attende la celebrazione solenne della festività di Santa Caterina a Mendatica (rinviata, per i disastri del maltempo, a data da destinarsi).  Nell’occasione torna a rivivere dopo qualche anno l’antica confraternita di Santa Caterina con la ‘vestizione’ dei neo confratelli, il più giovane è Roberto Grasso, maestro di organo e con don Enrico, tra i fautori delle cantorie parrocchiali della valle, oltre ai concerti di organo. Una ricchezza per paesi che hanno corso il rischio di perdere anche la loro identità religiosa, oltre allo spopolamento in costante evoluzione.  La consorella più anziana è invece la pastorella Giuliana Pelassa.

La presenza, la figura e la carica pastorale, umana e morale di don Enrico ha fatto rinascere in questi paesi non solo la riscoperta della messa domenicale, delle cantorie, delle tradizioni, della coesione, della solidarietà, della fede, ma anche un coacervo di iniziative che attraggono e coinvolgono giovani e meno giovani. Un pastore amato e benemerito come a Mendatica erano stati don Tassara e don Ricci di Loano, don Drago e don Aprosio di Pietra Ligure.  Don Brunengo con la sua grande sapienza e dedizione, nonostante l’età. Don Enrico ha una marcia in più nella realtà moderna, nel contesto sociale in cui opera. E’ di compagnia e di allegria, dinamico ma non invadente, coerente ma non bacchettone, sapiente ma non integralista. Suona la chitarra e canta, partecipa quando può agli avvenimenti mondani che vanno dalla festa di paese, alle sagre, e se il caso il ballo con il complesso I Monelli di Montegrosso.

Don Enrico, uomo di fede profonda, vocazione tardiva dopo la laurea in farmacia, è l’esempio vivente di quelle figure apicali di paese, dal maresciallo dei carabinieri, al direttore dell’ufficio postale, al medico, al farmacista, che rappresentano un punto di riferimento, un tesoro, una risorsa reale ed etica per la comunità tutta. L’anima montanara. Grandi e piccini, umile e benestanti. (l.c.)


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