Se n’è andato dopo una perfida malattia: Franco Agaccio, 82 anni, il più popolare ed affermato commerciante dell’Alta Val Tanaro. Il suo negozio a Ponte di Nava – l’insegna indica 1959 come data di ‘nascita’ – è diventato gemello perfetto di un ‘centro commerciale’: capace di attirare clientela dalla Riviera, dalle vallate, dalle città piemontesi e liguri. Folla assiepata all’ingresso e spettacolare esposizione esterna erano la ‘cartolina’ abituale. E senza Franco la gloriosa frazione di Ormea, ai confini con la Liguria, snodo strategico di transito, si ritrova più povera, più sola e triste. Orfana di un personaggio che, a suo modo, ha segnato la storia.In primavera Ponte di Nava, poco meno di 40 abitanti, tre ristoranti, un albergo, un bar, un panettiere, due negozi di alimentari, era stata colpita da un altro lutto del tutto inatteso. La morte improvvisa di Enzo Launo, 69 anni, contitolare con la moglie Maria Vincenza Piccirilli di un’attività commerciale al minuto; un secolo e mezzo di vita, quattro generazioni: alimentari, tabacchi, giornali (vedi trucioli…. con 3.186 visualizzazioni).
Franco Agaccio non era soltanto un ormeasco ingegnoso, combattente, generoso che ha dedicato la sua esistenza alla famiglia e al lavoro, come riporta l’annuncio di morte degli affranti e dignitosi famigliari. Non era soltanto quell’omone un po’ burbero, aitante che sapeva raccontare ai clienti i pregi e la convenienza dei prodotti in vendita, le occasioni da sfruttare. Non era soltanto un appassionato della caccia, dei suoi cani. Un esemplare lavoratore che ha fatto fortuna nel commercio sia nei tempi di boom economico, sia nelle stagioni di crisi. Franco era un unicum della sua amata terra, della frutta e verdura, delle prelibatezze; l’emblema di una famiglia da tramandare ai libri di storia locale. Suo padre Armando si occupava della fabbricazione della calce nella fornace Agaccio, dell’estrazione di sabbia e ghiaia dall’alveo del fiume Tanaro nella zona di Ponte di Nava.
Un’attività che in valle dava lavoro a parecchie persone e si è interrotta con l’avvento della ‘legge Galasso‘. Piccolo inciso: quei divieti, tra leggi e leggine, a sentire certi pareri, avrebbero contribuito ad accrescere il rischio esondazioni, causa deposito di materiale, legname incluso, nell’alveo del corso d’acqua. Franco Agaccio, imparentato con i Cagna dell’hotel San Carlo, dopo il matrimonio con Clara, cittadina di Vessalico; raro talento nell’attività commerciale, attenta e infaticabile, ha rodato quella che resta una formidabile locomotiva imprenditoriale. Dai prodotti locali, ai funghi, pane, formaggi, salumi. Un solido rapporto con gli agricoltori della sua valle e non solo. Un’autorità morale e non solo, con i grossisti fornitori, con alcuni pastori. Nel 2013, a Mondovì, Franco era tra i premiati alla 61° edizione del Premio della Fedeltà al Lavoro e Progresso economico, con il riconoscimento ai 35 anni di attività ad Ormea.
C’è chi ricorda che a fine anni 50, nell’edificio oggi vuoto che si trova sulla destra in direzione Piemonte, poco prima del fornaio, era attivo un piccolo negozio di formaggi nostrani. Franco l’ha rilevato per trasferirsi nei locali della sede attuale del negozio e negli anni ampliato, ristrutturato, arredato.
Osserva Gianfranco Benzo, cittadino Doc di Ormea, più volte sindaco fino al 2014, memoria storica: “Franco ha continuato la straordinaria tradizione mercantile e di ospitalità ancora presente a Ponte di Nava, per secoli zona di frontiera, e che non trova riscontro in alcuna altra località similare, anche in considerazione della desertificazione commerciale di borghi e paesi ben più popolosi. Quando mi occupavo di logistica tra Liguria, Piemonte, Nord Italia e oltre ed ero presidente di Federinporti, capitava che ci incontrassimo con Franco per un caffè, due chiacchiere. Ascoltarlo era sempre interessante, si imparava qualcosa; scherzosamente gli ricordavo che se la logistica è la gestione delle operazioni di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione delle materie prime e dei prodotti finiti, lui era il ‘mio maestro di logistica’ e dovevo solo ascoltarlo, un commerciante che sapeva il fatto suo”.
Altrettanto scherzosamente Franco ribatteva: “Smettila di prendermi per i fondelli...”. E Benzo: “Caro Franco, sei ammirevole, riesci a comprare frutta e verdura nella piana di Albenga, la porti a Ponte di Nava e la rivendi anche agli albenganesi, ai rivieraschi che vengono a prendersela tra le nostre montagne. Più professionale e benemerito di così!…”.
E si perché grazie al rifornitissimo ‘negozio Agaccio‘ si é creato il pendolarismo della spesa conveniente, dove vale la pena fare un viaggio dalla Riviera, dalle città, dalle vallate. Soprattutto nei giorni prefestivi e festivi c’è la processione, quella che si riscontra solitamente davanti alle bancarelle dei mercati e delle fiere. Non c’è solo l’assortimento, le primizie, la qualità, la convenienza in tempi di perdurante crisi per una larga fetta di cittadini; siamo entrati nel nono anno di stagnazione. Franco sapeva comprare e vendere, con piglio e competenza; capace di convincere il più riottoso. Con l’aiuto della esemplare e intraprendente compagna di vita prima, poi del figlio Gianluigi, della figlia Sandra, è stato messo a frutto una vera e propria fortuna, rara ormai in queste zone colpite dal ‘terremoto’ senza fine della fuga e del crollo di residenti. Ormea e le sue frazioni che fino al 1921 superava i 5 mila abitanti, ora 1700 solo grazie alla comunità straniera, europei (tedeschi), albanesi, romeni.
A Ponte di Nava è stato un addio commovente, un funerale molto partecipato, come raramente accade in ciò che resta nei paesi delle Alpi Marittime. La testimonianza ed il tributo di riconoscenza ad un uomo che alle parole faceva seguire la concretezza, la capacità del fare, superare difficoltà, ostacoli, combattere i tempi duri e la concorrenza spietata tra i colossi commerciali. Franco se n’è andato con la consapevolezza di aver affidato ad una creatura di cui andava fiero, il suo ultimo gioiello di vita. Ma su quella strada dove migliaia di automobilisti erano abituati a sostare è rimasto un grande vuoto. Non c’è più Franco a dare il buon giorno, ora col sorriso, ora con i bronci. Restano nostalgici i rintocchi della campana dell’orologio a ricordarci che il tempo vola e che di Franco ce n’era una solo. E non tornerà più. La sua missione l’ha compiuta finché le forze l’hanno sorretto. Ora continuerà a guardarci senza proferir parola. (l.cor.)