“La mia remunerazione ? 1300 euro al mese, senza tredicesima e tenendo conto degli anni di sacerdozio”. “Non abito ancora in Episcopio per la semplice ragione che sono necessari lavori di manutenzione. Il palazzo è vincolato occorre rispettare le norme e avere la disponibilità finanziaria”. “Don Ruffino a Oneglia e don De Canis ad Alassio restano dove sono, per ora il pensionamento non è in agenda”. E’ un libro aperto monsignor Guglielmo Borghetti, da quasi due anni, vescovo (inizialmente coadiutore) della diocesi di Albenga – Imperia. Neppure il vecchio cronista ed ex seminarista ai tempi del vescovo Raffaele De Giuli, era abituato ad ascoltare un messaggio chiarissimo di trasparenza praticata e non solo predicata.
E’ sicuramente una svolta per il clero, per la comunità praticante, per i cattolici tutti. Il nuovo inquilino del vescovado ha anche la buona nomea di non far parte di lobby e schieramenti di cui spesso si legge, si ascolta in tv, in campo nazionale e planetario. Nominato vescovo non per ‘grazia ricevuta’ o sponsorizzato da questa o quella cordata. Non è poco. E la diocesi dopo gli anni difficili, ombrosi, tenebrosi, con una ‘lobby gay‘ che pare avesse preso il sopravvento, come del resto si è più volte appreso per la Curia cardinalizia romana, si incammina verso la resurrezione. Ma non è più tempo di dietrologia, recriminazioni, proselitismo pro e contro. Con il vescovo Borghetti la diocesi ha una guida condizionata solo dal dovere verso la Chiesa, il Papa, il Codice canonico, l’etica del buon pastore, il Vangelo. E non è un caso se proprio Borghetti si sia doluto per titoli ed articoli su locandine e giornali in merito all”Esilio dorato per Oliveri, otto stanze e tripli servizi”. “Esagerazioni senza senso – ha detto nell’incontro annuale con gli operatori dell’informazione locale – , falsità di cui non si capisce la ragione, se non un accanimento fine a se stesso. A chi giova ? “. Non solo, a quanto pare lo stesso Borghetti ha chiesto al suo predecessore di partecipare alla vita attiva della diocesi, cosi come ha annunciato a Savona il vescovo dimissionario Vittorio Lupi. E su questo fronte pare che Oliveri, pur con amarezze nell’animo e nel cuore, abbia dato la sua disponibilità. Domenica era ad Arnasco. E’ inoltre corretto sapere che il vescovo Oliveri ha tanti estimatori nella comunità cattolica diocesana. Importante che tutti sappiano voltare pagine.
Monsignor Borghetti non solo a parole esprime simpatia verso la stampa, il mondo dell’informazione. “Fare giornalismo – dice – , una mia vocazione repressa”. Poi un invito alla verità dei contenuti, all’utilità di far sapere, far conoscere. “Non vi chiederò mai di tacere una notizia quando è vera. Da parte nostra abbiamo un ufficio, diciamo di pubbliche relazioni, affidato ad un esperto quale monsignor Gandolfo, collaboriamo ad una pagina dell’Avvenire nell’edizione domenicale. Gestiamo un sito dedicato. L’informazione e la visibilità hanno un ruolo importatissimo, l’augurio è di rispettare sempre verità e correttezza“.
I sacerdoti in diocesi sono 182 di cui una quarantina appartenenti ad ordini religiosi, un centinaio sono attivi nelle parrocchie. Tra i decani monsignor Del Santo a Imperia e monsignor Damonte ad Albenga. In seminario sono presenti due diaconi e due in prima teologia, un ‘esordiente’ seminarista, tutti italiani e della diocesi. Certo, un abisso rispetto ai 55- 60 degli anni del Dopoguerra, ma bisogna pure sapere che furono anche anni disastrosi, dell’esodo al laicato di molti sacerdoti che si sono sposati. Poi sono arrivati gli anni di crisi delle vocazioni. Una curiosità, in Germania è accaduto l’opposto. Dopo anni di vocazioni rare, i seminari si sono affollati. Da un decennio c’è una stasi. In Germania un parroco guadagna 3.500 euro al mese e tutti i contribuenti, se aderiscono volontariamente a questa o quella chiesa (i protestanti sono la maggioranza), versano un contributo intorno al 4 per cento del salario lordo, con scaglioni.
Nella diocesi di Ventimiglia la crisi di vocazioni è in buona parte superata con la presenza di sacerdoti stranieri. Un parroco su tre è extracomunitario o straniero. Alcuni restano per un periodo ’missionario’ di pochi anni, altri si stabiliscono.
Nella diocesi di Albenga monsignor Borghetti ha ‘rimandato’ nelle diocesi di provenienza diversi sacerdoti e seminaristi. La sua determinazione non ha lasciato spazio alla diplomazia quando bisogna prendere decisioni magari dolorose. A quanto pare persistono ancora alcune criticità che riguardano sacerdoti (peraltro si contano sulle dita di una mano), ma il presule non vuole precipitare gli eventi. “Non c’entra la diplomazia untuosa – osserva – , ma la ferma convinzione del rispetto e della difesa della persona umana. E’ vero che ho paura della cattiva politica, ma non sposo nessuno”.
A una domanda sul tema del satanismo e dell’esorcismo, Borghetti risponde che “Non risultano particolari impennate, ad Alassio la diocesi ha il suo esorcista che non ha altri incarichi ed esercita a tempo pieno. E’ un sacerdote che non ha facoltà paranormali”. Altri aspetti sulla diocesi. Sono in aumento i fedeli che accedono al confessionale, c’è una riduzione sul fronte delle offerte dei fedeli, in linea peraltro con la crisi economica. La conferma che l’8 per mille destinato al clero, non è mai stato utilizzato per altri fini o scopi. Il bilancio della diocesi sta lentamente tornando nell’alveo dei conti in ordine. Non c’è più l’assillo del ‘crack’. La domanda scaturisce da quanto è emerso in altre diocesi, come Savona ed Acqui dove la contribuzione dello Stato finisce per ripianare debiti per operazioni edilizie scriteriate. Don Borghetti ama il mare, ha l’hobby della lettura e una grande nostalgia per la terra natale. Infine un dato ai più ignoto. La Santa Romana Chiesa, attraverso la CEI, versa 85 milioni di euro l’anno per i paesi in via di sviluppo. Vale a dire l’ospitalità e l’aiuto verso i poveri, i bisognosi, i migranti, coerente con la predicazione evangelica. (L.C.)