Quarantenne, cittadino italiano, loanese, per hobby una sola ‘vocazione’: il lavoro. Conclusa la ragioneria, prese le redini del negozio di nonno Pietro negoziante di lungo corso e militanza nella destra post mussoliniana dei galantuomini, Paolo Fiori, celibe, si è trasformato in robot umano che non teme concorrenti o duplicati. Primo comandamento: lavorare dalle luci dell’alba a sera inoltrata. E, unico pilota nella plancia di comando, di servizio clienti e di cassa, pulizie del suo negozio sulla centralissima via Aurelia, ha pure scelto di rinunciare a ferie, riposi, feste religiose e civili. Non da oggi e non è una scommessa. Chiude uno, due giorni l’anno. Ha il medico di fiducia, ma di lui non ha mai avuto bisogno. Il suo sonno dura 4 ore. Mangia e beve senza diete particolari.
A chi si lamenta per i tanti problemi quotidiani, dal fisco alla burocrazia, la sua ricetta prediletta è ‘rassegnazione‘. Paolo Fiori sostiene con coerenza: “Bisogna prendere la vita, le difficoltà, con la filosofia della pazienza, della sopportazione. Non serve stracciarsi la veste, rodersi, farsi sangue marcio, dicevano i nostri vecchi; intanto non si può cambiare, bisogna saper convivere”. Nel maggio del 2013 abbiamo riservato a Paolo Fiori (vedi trucioli.it) un altro piccolo ritratto – reportage dal titolo ” Il cavaliere del lavoro che sfida i cinesi “. Abbiamo preso atto che, a Loano e non solo, gli unici locali pubblici (negozi e similari) con apertura ‘no stop‘ durante 360 giorni l’anno, che tirano tardi di sera, sono gestiti da cittadini asiatici, in particolare cinesi, e l’unico a tener testa è l’italianissimo Paolo. Non l’ho fa certo per sfida, per concorrenza, conquistare un guinnes, ma una scelta di vita. Hoc volo; sic iubeo, sit pro ratione voluntas.
Cosa lo ‘diverte’ di più ? Cosa risponde ai tanti clienti, conoscenti, amici che magari lo prendono bonariamente in giro per l’attaccamento al lavoro, l’orario lungo, capace di far fronte a tutto e a tutti nonostante…, neppure brontolone? La prima risposta di Paolo, scherzando: “E’ vero, l’amico medico, dr. Tortarolo, spesso si lamenta, si fa per dire. ‘Io ho sempre bisogno di te, ma tu in studio non ti fai mai vivo, né hai bisogno di medicine….’ La gente mi osserva, si domanda, ma vedo che sono contenti. Almeno non possono dire che hanno di fronte il solito mugugnone, l’arrabbiato col mondo. Mi vedono teso, ma grazie a Dio non perdo la calma. Quanto c’è bisogno di serenità !”.
Giustissimo, pensi ai chi fatica ad arrivare a fine mese, a chi ha ammalati gravi in casa, ai giovani sempre in cerca di occupazione, o peggio con la ‘fanullite’, ai negozianti che finiscono per gettare la spugna, al girotondo di negozi, ristoranti, bar, pizzerie che aprono e chiudono alla stregua di uno sbadiglio. “Io mi considero un fortunato, non mi lamento, nessuno mi impone, però uso l’olio di gomito. Tutto sommato gestisco una rivendita di fiori, piantine per l’orto, bulbi, attrezzi, giardinaggio, insetticidi, anticrittogamici, con esposizione all’esterno che impegna a ritirare la merce la sera e riesporla il mattino dopo. Quasi una routine, se si lavora con amore e passione non pesa più di tanto. Sono orgoglioso del buon esempio dei miei genitori che non predicano…”.
Eppure sono cambiate le abitudine dei clienti nel corso dei decenni. Fiori junior: “Direi che dopo il lento ed inesorabile declino delle terre coltivate, occupate dall’edilizia e dall’asfalto, dall’abbandono specie nell’entroterra, ha preso sempre più campo il piccolo orto di famiglia. E’ la stragrande maggioranza dei miei clienti, residenti o proprietari di seconde case, turisti. Difficile che entri qualche contadino con le mani callose, il viso e le rughe segnate dal sole dei campi, curvo dalla zappa e dalla fatica, alle prese con la sciatica. Chi entra sono quasi esordienti, chiedono consigli, si informano. Direi che tra piantine e semi più diffusi e venduti, oltre ai fiori prediletti dal gentil sesso, ci sono insalate, insalatine, basilico genevose, pomodori, zucche e zucchine, melanzane, peperoni. Ormai mi sono indirizzato sulla vendita di piante ibride che sono più resistenti alle malattie, agli attacchi degli insetti. L’ortolano dell’ultimo secolo è indirizzato, ad esempio, nel privilegiare il pomodoro cuore di bue di origini pianura ingauna, così per le trombette. Bisogna dire che non manca chi sceglie la novità: il pomodoro nero, il datterino giallo, i tipici pomodori calabresi. “.
Dunque i tempi in agricoltura, seppure non sia più quella dei nostri nonni, almeno, i piccoli coltivatori – consumatori, sono cambiati in senso positivo. Qualità e genuinità. Proprietà organolettiche, salute nell’orto e a tavola. Commenta Paolo: “Non sono un esperto agronomo per dare giudizi certi, diciamo che gli ‘incroci di piante e semi’ li ha resi più resistenti, stanno letteralmente sparendo le semenze e le qualità ‘fai da te’ di una volta. Oggi il mercato è dominato dalle multinazionali, forse non apparterò alla civiltà dei globalizzatori, ma hanno rovinato i nostri prodotti tradizionali che erano una bandiera delle nostre terre, dei nostri contadini, hanno fatto la fortuna di tante famiglie che hanno saputo stare dietro le richieste del mercato; penso agli anni delle primizie della Riviera, prima a cielo aperto, poi in serra. Pensiamo cosa era la pianura di Albenga, come la raccontano i più anziani e cosa è oggi. La sua fertilità, i suoi preziosi microorganismi, favoriti dal clima, da secoli di evoluzione della terra, con i corsi d’acqua; oggi è stata trasformata in estese coperture di piantine aromatiche, fiori in vaso. Se sia stata una scelta sbagliata, imposta dalla globalizzazione, dalle speculazioni dei mercati e multinazionali, non credo sia un mistero. Abbiamo letto in questi giorni che un importatore tedesco con azienda ad Albenga, da solo è in grado di gestire il 70 per cento dell’importazione e a sua volta fa capo ad un colosso commerciale tedesco ed europeo. Se chiude, come ha minacciato per protesta col fisco italiano, lasciando a casa decine di dipendenti; ho letto che le organizzazioni agricole hanno urlato al disastro dei loro produttori che non sanno a chi vendere. Anche questo mi pare sia irrazionale e sbagliato, non si può affidare ad una solo gestore un mercato così strategico ed importante per l’economia agricola della piana, parlo da osservatore, ad ognuno il suo compito, il suo lavoro, però in questo caso i fatti parlano da soli…”.
A proposito, le nuove generazioni di contadini vanno in ferie e fanno benissimo, seguiti dai figli e nipoti, abitano spesso ville. E lei, ricorda quando ha fatto le ultime vacanze? “In effetti tanto, tanto tempo fa”. Era un ragazzino ? “Mi pare di no, avevo terminato gli studi e col diploma mi ero guadagnato un viaggio alle Canarie”. Non riveli che rinuncia pure al ristorante, alla pizza. “Non esageriamo ! A casa consumo pasti in famiglia, poi ci sono le occasioni con gli amici…”. E il suo compleanno finalmente un giorno di chiusura ! “No, non scherziamo tengo aperto e non sono certo l’unico, poi sul tardi se tutto procede senza intoppi festeggiò. “ Sul banco di vendita non mancano mai Il Giornale e La Stampa oppure Il Secolo XIX. Lettore fedele, non perde un giorno. Escluso le date canoniche del ‘silenzio stampa’ per festività. Un fratello e i genitori gestiscono altri due negozi: in via Dalmazia ad Albenga, in via XX Settembre a Savona, dove sono anche presenti al mercato settimanale.
Arrivederci Paolo, stacanovista sorridente, gioioso, che meriterebbe di essere raccontato dai media nazional-popolari. Possiamo dare un appuntamento, ai suoi ammiratori, per il traguardo dei 100 anni ? E promette che almeno una volta dal medico farà sosta ? “Un’altra domanda, grazie e auguri”.
L.Cor.