Magnificat! ( il cantico del primo capitolo del Vangelo secondo Luca con il quale Maria loda e ringrazia Dio perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo). Ora et labora (prega e lavora). Siamo nel piccolo monastero di Villatalla: qui vivono tre monaci Benedettini dell’Immacolata Casa Santa Caterina da Siena. Li ospita la vecchia canonica della frazione di Prelà (IM). Praticano, unico esempio in Liguria, l’orario degli antichi uffici: il ‘mattutino’ nel cuore della notte (3h30), lodi (h6), orazione mentale (6,30), Prima (7), Terza (9,15, domeniche e feste 9,45), Santa Messa (9,30, domeniche h 10), Sesta (12,15), Nona (14), Vespri (18), Rosario (18,30, di domenica e nelle feste anche l’adorazione eucaristica), Compieta (ore 20, l’ultima delle ore canoniche dell’ufficio divino, con cui si conclude la preghiera della giornata liturgica). Ci sono probabili novità all’orizzonte e una storia di vita abbastanza inedita e forse ‘misteriosa’ per i comuni mortali.
Durante l’incontro con i giornalisti, in occasione della Festa del santo patrono, San Francesco di Sales, un paio di giornalisti imperiesi hanno chiesto notizie, al vescovo Guglielmo Borghetti, sulle voci di un possibile trasferimento dei Benedettini di Villatalla a Pieve di Teco nell’antico convento – monastero, da anni in gran parte inutilizzato. Risposta: “No comment, vedremo”.
Porta la data del 21 marzo l”erezione canonica’ della comunità benedettina in occasione della Festa di San Benedetto. L’Abate Jehan De Belleville, interpellato da trucioli, dice: “Il trasferimento è in fase di studio, non è né sicuro, né deciso. È una proposta generosa del nostro vescovo, ma dobbiamo cercare se è possibile di risolvere tanti problemi importanti.” E per la prima volta un organo di informazione giornalistica racconta la giornata e le aspirazioni di Padre Jehan, fra Antonio e del neo fra Mariano. Tra preghiere, castità, povertà, lavoro, cella. Con la fine dell’era del vescovo Mario Oliveri e l’avvento del successore Borghetti, voluto alla guida della diocesi da papa Francesco.
Ecco un commento ed un interrogativo: “Qualcuno mi sa dire qualcosa su padre Jehan De Belleville, discepolo di dom Calvet, e sulla sua fondazione monastica a Villatalla ? Da più di un anno sul web non ci sono più notizie relative ai benedettini dell’Immacolata. Non so se proseguirà la fondazione di padre Jean. Specialmente dopo l’arrivo del vescovo coadiutore ad Albenga. ….”. Risponde un altro lettore del sito: “Purtroppo la grande massa di fedeli che ha avuto il lavaggio del cervello dai post/conciliari, quello che dici non solo non lo capisce, ma neanche lo immagina (rivolto al lettore che poneva interrogativi ndr); purtroppo è una massa informe che non riesce più a ragionare col proprio cervello, ma ragiona col cervello degli altri, di coloro che l’hanno imbevuta in questi 50 anni. Altrimenti o andrebbero dai protestanti oppure dai tradizionalisti; l’ibrido mi fà venire l’acido allo stomaco”. Interviene un terzo lettore: “ In Europa questa cosa gli ex pseudo/cattolici non riescono neanche a immaginarla; si credono ancora cattolici; purtroppo troppo pochi ragionano col proprio cervello e studiano e s’informano seriamente.”
L’ARRIVO DEL NUOVO VESCOVO BORGHETTI – Il commento dei monaci: “Monsignor Borghetti ha dovuto prendere tempo per conoscere la sua nuova diocesi e farci una prima visita il 12 marzo 2016. Pubblicamente e a più riprese egli ha dichiarato che, pur non avendo sensibilità tradizionale, nondimeno avrebbe rispettato pienamente il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Ed è stato di parola: diverse messe sono attualmente celebrate nella diocesi secondo il rito tradizionale a richiesta di gruppi di fedeli”. Lo stesso Borghetti, peraltro senza echi di cronaca sui media assai attenti al ‘nuovo corso’, dopo il ventennio del vescovo Oliveri, il 21 marzo scorso ha fatto visita al monastero di Villatalla “ad erigerci e a ricevere i nostri voti monastici. E su sua richiesta, la messa tradizionale celebrata in forma solenne da monsignor Brancaleoni, già vicario generale di monsignor Oliveri e lo stesso monsignor Borghetti ha assistito dal coro….”.
UNA CHIESA GREMITA – La festa del trapasso del beato Padre San Benedetto è stato un “giorno di grazia e di gioia a Villatalla“. La spiegazione affidata alla descrizione del sito del monastero: “ In una chiesa gremita, mons. Guglielmo Borghetti è venuto ad erigere il nostro monastero in Istituto di Vita Consacrata di diritto diocesano nel corso della messa solenne celebrata in rito tradizionale”. Non solo. Presenti una quindicina di sacerdoti della diocesi e numerosi sacerdoti di diocesi vicine, amici della comunità. Il Sindaco Eliano Brizio con la fascia tricolore, il maresciallo Daniele Bertolino comandante la stazione dei Carabinieri, accompagnato del suo vice, in rappresentanza delle autorità ufficiali del paese. Numerosi i fedeli amici e oblati accorsi per “assistere e per unirsi con il cuore e con la preghiera alla grazia di questa cerimonia così bella e commovente, nel cuore della quale Padre Jehan e Fra Antonio hanno rinnovato i loro solenni voti monastici, mentre Fra Mariano prometteva obbedienza, conversione dei costumi (castità e povertà) e stabilità per tre anni”
L’OMELIA DEL VESCOVO – Nell’omelia, mons. Borghetti ha sviluppano con “eloquenza la definizione di monaco che dà San Benedetto, un «cercatore di Dio», di quel Dio di cui il monaco ha fatto l‘assoluto della sua vita”. Ecco un ulteriore estratto di cui si può ammirare la profondità di pensiero e analisi: «…..L’etimologia del termine “monaco” significa colui che è “solo”. Allora ci si domanda legittimamente: perché la Chiesa cattolica dovrebbe sostenere la scelta di colui che vuole “restare solo”? Non sarebbe più utile orientare le vocazioni verso una vita più simile a quella delle parrocchie, soprattutto oggi che i sacerdoti sono sempre meno numerosi? In realtà, a ben considerare la vita monastica, essa ha un’importanza particolare nella vita della Chiesa, come ha sempre sottolineato il magistero petrino. L’uomo ha per natura una dimensione religiosa che non si può sopprimere e che orienta il suo cuore alla ricerca dell’assoluto, di Dio, del quale avverte più o meno chiaramente e confusamente l’insaziabile bisogno. Quando nel corso degli eventi della vita tale bisogno affiora alla coscienza, esso fa dell’uomo un cercatore di Dio. Per San Benedetto questo è il segno fondamentale e il criterio di un’autentica vocazione monastica. Nell’ambiente cristiano questa ricerca è diventata la «sequela Christi», cioè a dire la «via che porta a Dio», nell’ascolto obbediente della sua Parola di grazia, di verità e di vita. Il monaco non è dunque un uomo solo ma un uomo che, attraverso la solitudine del suo stile di vita, mette al centro di tutto Dio, creatore del cielo e della terra. Dio autore della grazia che dà senso alla vita presente e futura, alla vita che continuerà dopo il passaggio cruciale della morte e della decadenza del corpo mortale. La vita e la morte vi sono assunte nella speranza del Regno. È questo tutto il senso della visione che ebbe San Benedetto quando contemplò il mondo intero raccolto sotto un unico raggio di luce che l’univa a Dio: è nel loro intimo rapporto con Dio che tutte le realtà di quaggiù sono assunte e trasfigurate. È dunque la ricerca di Dio che definisce il monaco e che costituisce l’asse su cui poggia la sua vita di preghiera, di lavoro e di esempio per noi tutti che siamo nel mondo senza essere del mondo “.
Dopo la liturgia solenne e grandiosa della preghiera è stato la volta ” altrettanto sacra dell’amicizia attorno ad un rinfresco. Sono i conviti gioiosi in cui si ritrovano tutti coloro che si sono uniti nel silenzio estasiato di una stessa comunione santa, ” annota padre Jehan
“Cari amici, nell’arco di due anni, grazie al vostro aiuto, siamo stati in grado di rifare il tetto e la facciata della casa San Giovanni, dalla quale dovremmo ricavare tre ulteriori celle, un refettorio, una cucina separata ed un capitolo per le riunioni della comunità. Potete vedere qui sotto la trasformazione, la quale tuttavia riguarda solo gli esterni.
Siamo ora pronti a ristrutturare gli interni, dove tutto è da rifare: rivestimenti, tinteggiature, impianto idraulico, impianto elettrico e impianto di riscaldamento, oltre a porte e finestre. Sono ben consapevole che la situazione finanziaria di molti di voi è difficile e che molte comunità legittimamente vi sollecitano da più parti per le loro opere di apostolato. Approfitto tuttavia della grazia della Quaresima e dell’invito della Chiesa alla penitenza e alle opere di misericordia per richiamare la vostra attenzione e il vostro cuore sulla nostra comunità e sui suoi bisogni vitali.
“Voi conoscete la grandezza e la necessità della preghiera non solo per ciascun cristiano ma anche per la salvezza del mondo”. E «il monaco è l’uomo della preghiera», diceva Dom Gérard. «L’anima contemplativa – scriveva Gustave Thibon – non è uno scrigno chiuso. Al di là delle parole e dei gesti e degli stessi pensieri e sentimenti, essa diffonde sulla terra i tesori che prende dal cielo. Questi luoghi di vita interiore sprigionano irradiazioni segrete che cambiano la temperie circostante. Poiché la preghiera non è solo domandare a Dio questa o quella cosa, non è neppure occuparsi esclusivamente della propria salvezza personale, è aprire le valvole attraverso qui penetra la grazia, è permettere a Dio di circolare nel mondo. E là dove tale circolazione rallenta o si arresta, la vita temporale essicca ed incancrenisce come un membro non più irrigato dal sangue. Il monaco immobile nella sua cella e solo davanti a Dio abbraccia e penetra l’intera estensione dello spazio e del tempo: la sua preghiera, ricadendo sugli uomini, agisce più sull’essenza che sull’apparenza, e questa infiltrazione divina è troppo profonda e troppo pura perché un pensiero di quaggiù possa comprenderne i sentieri. Chi dunque oserà assimilare la comunione dei santi ad un fenomeno sociologico? È l’intersoggettività assoluta che, al di là di ogni segno sensibile, unisce le anime alla pura interiorità della loro sorgente». E il nostro autore aggiunge: «Si parla di “vuoto” dell’esistenza dei monaci. Essa è un vuoto al pari delle porosità dell’organismo, ma è attraverso tali porosità che il mondo respira Dio».
“Queste sublimi parole dicono infinitamente di più di quanto io saprei dire l’importanza della vita contemplativa e la necessità vitale di sostenerla con un aiuto temporale senza il quale essa non potrebbe svilupparsi ed intensificarsi. I monaci sono al contempo il diapason di quel Dio che pregano e che servano, «il Dio degli eserciti che si è fatto il Dio disarmato», che fa dipendere il più alto dal più basso, il superiore dall’inferiore, poiché se la terra non ha bisogno della rosa, la rosa ha tuttavia bisogno della terra. La preghiera è l’Opera delle opere. Essa precede ogni apostolato, sostenendolo segretamente ed efficacemente. Ma senza il vostro aiuto essa non può crescere e prosperare sotto il cielo di questo mondo, che pur deve salvare dal male e dal dolore. Vi ringraziamo in anticipo di tutto cuore per l’aiuto caritatevole che vorrete recarci. La nostra gratitudine si esprime in modo particolare attraverso la messa che celebriamo mensilmente per tutti i nostri benefattori. Che Dio benedica voi e le vostre famiglie. «Fai l’elemosina con i tuoi beni – dice Tobia – e non distogliere lo sguardo da nessun povero, perché non avvenga che lo sguardo di Dio si distolga da te»
“Siamo felici di annunciare la prossima erezione canonica della nostra comunità, a cui provvederà il nostro nuovo vescovo Monsignor Guglielmo Borghetti il
prossimo 21 marzo, in occasione della festa di San Benedetto. Il 19 gennaio 2015 ne avevamo fatto richiesta a Monsignor Oliveri nei termini seguenti, che riassumono la situazione della comunità sin dalla sua fondazione. L’approvazione delle Costituzioni da parte della Santa Sede è una condizione di validità per l’erezione di un istituto diocesano. Firmata il 25 marzo 2015, essa è giunta troppo tardi a Monsignor Oliveri poiché quel medesimo giorno, su richiesta di Papa Francesco, egli rinunciava alla giurisdizione discendente dalla sua carica di vescovo diocesano. Monsignor Borghetti ha dovuto prendere tempo per conoscere la sua nuova diocesi e farci una prima visita il 12 marzo 2016. Pubblicamente e a più riprese egli dichiarava che, pur non avendo sensibilità tradizionale, nondimeno avrebbe rispettato pienamente il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Ed è stato di parola: diverse messe sono attualmente celebrate nella diocesi secondo il rito tradizionale a richiesta di gruppi di fedeli…”
“Cari amici, vengo a condividere con voi la nostra gioia di ricevere l’approvazione della santa Chiesa per continuare la nostra vita monastica nella completa fedeltà alla grazia trasmessa e ricevuta a Bedoin nel 1970 da Dom Gérard, di cui ho l’onore di essere il primo discepolo. Magnificat! Vi ringraziamo per le vostre preghiere che ci accompagnano in questo giorno benedetto e noi stessi vi ricordiamo nelle nostre ogni giorno. Che Dio benedica voi e le vostre famiglie!”