Non abbiamo scritto libri sul personaggio Claudio Scajola, non siamo mai stati alla sua corte, né tra i giornalisti che più di tutti lo conoscono, l’hanno seguito negli anni, hanno approfondito il ‘caso Scajola’ con la cronaca quotidiana, dentro e fuori i palazzi, quello di giustizia compreso. Non figuriamo nell’album dei Pm e dei giudici che hanno promosso indagini e poi scritto sentenze. Siamo tra i lettori che hanno cercato di tenersi informati e raccolto un mega fascicolo di ritagli stampa. Il Secolo XIX , la Stampa, la Repubblica – Liguria, con Vittorio Coletti docente, in particolare. Se, come indicano le previsioni, sarà premiato dalla maggioranza degli imperiesi (le astensioni dei votanti non saranno poche) il sindaco Scajola dovrebbe mettere in disparte le sue aspirazioni politiche, dedicandosi anima e corpo alla città che gli ha dato i natali e che gli ha permesso di raggiungere vette nazionali. Senza tornare nell’arena dei duellanti. Lo faccia per Imperia e la sua famiglia che, con lui, tanto ha sofferto più che nelle aule giudiziarie per la gogna mediatica capace di ferire più di un’imputazione.
Siamo stati tra i primi lettori del libro “Oltre l’Orizzonte – Dal passato al futuro nell’avventura politica di Claudio Scajola” – editore de Ferrari, autore dei testi Rino Di Stefano e finito di stampare nel giugno 2006 -; la citazione alla presidenza del Copaco (Servizi segreti) con vice presidente Massimo Brutti del Pd; la citazione di Taviani nella Resistenza con il nome di battaglia Pittaluga. La foto del matrimonio con Taviani testimone mentre firma il registro. Abbiamo letto ‘Politica a memoria d’uomo’, scritto da Paolo Emilio Taviani (il Mulino – 2002) dove in una pagina cità Claudio Scajola: L’avventura dei pontieri o tavianei. Milano 27 novembre 1967. “Un congresso che rischiava di essere una sanzione precostituita a tavolino dei detentori del potere. Rumor segretario del Partio, Moro presidente del Consiglio, Fanfani presidente del senato, Forlani, Piccoli, Silvio Gava, Zaccagnini, Emilio Colombo, Andreotti si sono accordati per una lista comune di maggioranza, lasciando in minoranza, l’intera sinistra politica (Galloni, Granelli, De Mita e Marcora) e quella sindacale (Donat Cattin, Pastore). Ho perciò costituito – prosegue il racconto testimonianza di Taviani _ una terza lista autonoma detta anche ponte (di qui il termine pontiere). Sono come me, in primo luogo ancora l’infaticabile Gasparri (il ministro che per primo, a Loano, nel 1967, accolse formalmente il trasferimento dei binari a monte a Sanremo a Finale Ligure) e poi Cossiga (si spiegherebbero i legami con Gladio ndr), Sarti (cuneese ndr), Micheli e Bova, i due campioni della lotta contro la mafia in Sicilia: D’Angelo e Alessi, quasi tutta la dirigenza Dc ligure: Dagnino, Borgna, Bonelli, Pastorino, Cattanei, Epifani a Genova, Scajola e Manfredi a Imperia, Morandi a La Spezia, Olimpio ed Enrico Rembado (ex sindaco anticemento e ‘mani pulite a Borgio Verezzi ndr). Siamo entrati al Congresso con l’8% dei voti ed ho tenuto – concludeva Taviani – il mio primo discorso. Al Congresso è stato un successo: il 12% dei voti congressuali, 14 consiglieri nazionali eletti al Congresso ai quali si aggiungeranno i rappresentanti dei gruppi parlamentari ed i tre segretari regionali. Potrò conaore nel complesso, su 24 voti al Consiglio nazionale”.
Claudio Scajola che con il ‘matrimonio politico’ Pdl (poi Forza Italia) diventerà l’uomo di punta di Silvio Berlusconi. Fu lo stesso Taviani al G.H. Garden Lido di Loano, alle 18 di un lunedì sera, dove aveva riunito una ventina e poco più di fedelissimi savonesi, a descrivere il suo stupore, l’amarezza umana e padrepolitico per la scelta dell’amico Scajola. “Non ho ben chiaro cosa ci sia dietro – disse e fummo testimoni seduti in platea – , la sua giustificazione (di Claudio) non mi convince, credo non sia sincero, anche se lo ritengo un sincero democratico. Chi mi fa paura è Berlusconi e in Italia abbiamo tre ‘istituzioni’ in grado di fermarlo in caso di pericolo per la Repubblica nata dal sacrificio e dal sangue della Resistenza….”. Taviani fece i nomi, tra cui un corpo speciale dell’Arma. Non è il caso di indicare i rimanenti visto che in passato abbiamo subito qualche monito.
Preferiamo concludere con le parole di Di Stefano, significative, ieri come oggi: “Per Claudio Scajola inizia una nuova stagione…A nessuno è dato a sapere cosa sarà il futuro e cosa accadrà nella propria vita….affronterà anche questa volta il suo destino…. certamente saprà guardare oltre l’orizzonte dell’immediato domani”.
Gli imperiesi chiamati a votare secondo coscienza, ad evitare salti nel buio, potrebbe davvero iniziare una storia nuova per una provincia che non ha mai brillato nei dati statistici nazionali, a cominciare dai giovani laureati, diplomati e non in cerca di lavoro, meglio se non precario ed estraneo allo studio, ai sacrifici.Verrebbe da dire per Scajola è davvero l’ultima chiamata. Nonostante “Mio nipote Marco sia contro di me, impegnato a far votare per un altro candidato. La realtà supera la fantasia. Ho ricoperto quattro dicasteri diversi, merito più rispetto dal centro destra.” E il nipote a replicare duro: ” Claudio Scajola che ricordiamo era uno che decideva su tutti, è stato bravo a livello di comunicazione, a insistere sul concetto di autonomia locale….la battaglia non era tra Marco e Claudio, semmai tra un vecchio modello di centrodestra e uno più moderno, innovativo. Ho dato una mano a Luca Lanteri e sono convinto che nel ballottaggio avrà la meglio”. (L.Cor.)