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Savona: la giunta del cambiamento e del declino. In cerca di anticorpi per crescere, senza la banca del territorio. A Cuneo invece

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Savona aveva la sua banca (Carisa) ed è finita alle ortiche. Negli anni ’70, invece, fu svenduta per una faida famigliare la Banca Galleani di Alassio. Una decennio dopo finì in un mare di debiti l’esordio di un ‘credito cooperativo’ ad Albenga. La provincia di Cuneo (590 mila abitanti, contro 280 mila della provincia di Savona) può contare su sei banche di credito cooperativo, altrettante Casse di risparmio, oltre al Banco di Credito Azzoaglio. Savona orfana di un istituto di credito che faccia ripartire e crescere la città e la provincia ? Sempre in cerca di amministratori pubblici in grado di dare del loro meglio per capacità, competenza ? onestà scontata. Intanto assistiamo a continue liti, divisioni, migrazioni da uno schieramento all’altro, rimpasti di giunta.

La pratica di ‘è colpa tua’, ‘tocca a me, non tocca a te’. Campa cavallo e corri, Savona, corri. “I leghisti padroni a palazzo Sisto’. ‘Il voto premia il nostro operato’. Titolavano i quotidiani all’indomani delle politiche del marzo 2018. E nel maggio 2017 nasceva Alpha, associazione della società civile per “migliorare  e rilanciare la città‘ e il suo sindaco ‘socia onoraria’. Gli altri fondatori l’arch. Maria Gilda Falco, il pianista e musicista Loris Orlando, il pediatra del San Paolo, Silvia Zecca. E ancora, componenti della giunta e della maggioranza consiliare: l’assessore Maurizio Scaramuzza, i consiglieri Elda Olin Verney, Andrea Sotgiu avvocato, Alessandro Venturelli insegnante, Giancarlo Dogliotti.

Il sindaco di Savona Ilaria Caprioglio e l’assessore  Maria Zunato, in quota Lega, allo Sviluppo Economico e Attività Produttive (Industria, Artigianato, Commercio), Politiche attive del Lavoro, Demanio, Progetti per l’Innovazione, Azioni per la Smart City e per l’Agenda Digitale, Personale

CON FEDERICO BERRUTI E LUCA MARTINO – Savona che ha votato e sognato un sindaco e governo del cambiamento. Invece resta in apnea. Solo colpa dei debiti e dei sciagurati derivati che  Federico Berruti sindaco e commercialista continua a difendere ? Colpa in vigilando di un ‘grande (o poco) esperto’ di bilancio e finanze pubbliche come tale Luca Martino assessore con Berruti ? Scriveva il grillino Manuel Meles: “…. il caro assessore, per gli amici “Sbiascico”, con l’ eccezionale  capacità di mangiarsi, durante l’esposizione delle pratiche o quant’altro, cifre, numeri, parole…., usare entrate da indebitamento per la spesa corrente, in modo da non tagliare servizi e non aumentare tasse, ma oggi si ritrova a dover spostare circa 5 milioni di euro (ma non chiamatelo buco di bilancio), dagli avanzi di amministrazione, per coprire l’errore tecnico-contabile…..Nel bilancio i 350 mila euro annui per mantenere la staff del Sindaco…. e oltre 400 mila euro pro Rari Nantes per il mantenimento della piscina….. Il Savona Calcio è fallito e lui da consigliere di amministrazione non si è accorto di nulla e a sua insaputa…”.

LA PRIMAVERA DELLA CAPRIOGLIO E I DEBITI PREGRESSI DEL COMUNE – Doveva essere la ‘primavera’ di Ilaria Caprioglio e dei ‘rivoluzionari’ leghisti. Nelle attese, auspici, promesse: il sindaco e la giunta comunale della svolta. Forti, vento in poppa, con la sfida del porto e della piattaforma, della ripresa edilizia con i grandiosi progetti di riqualificazione. Peccato che continuino a mancare strade adeguate e ferrovia. Non è poco. E il politologo Franco Astengo a ricordare: “.…Com’è noto il Comune di Savona ha perso la causa intentata alla Deutsche Bank sulla tragica questione dei derivati ed è stato condannato a pagare 25 milioni di euro. ....Il colosso bancario tedesco è entrato in scena in un secondo tempo per la ristrutturazione dell’investimento che in origine (amministrazione del sindaco Carlo Ruggeri) era stato effettuato con Merryl Linch. L’errore dell’amministrazione Caprioglio è stato quello di andare a giudizio (ci saranno anche le parcelle da pagare ad uno studio specializzato di Londra) invece di transare una fuoriuscita come molto opportunamente, ma nel 2011, aveva fatto la  giunta Vincenzi a Genova”. E ancora Astengo: “ La notizia del giorno però è questa: interrogato nel merito l’ex sindaco Federico Berruti, uno dei principali responsabili di questo disastro (non da solo beninteso, e non si tratta del solo disastro di una gestione dissennata durata dal 1998 al 2016: gestione poi sostituita da un’altra che davvero è difficile da giudicare data-almeno – l’inconsistenza de non peggio) dichiara: “Rifarei tutto: sono stato tradito dai mercati”.

L’ANALISI NELL’AREA DI CRISI DI SERGIO DEL SANTO – Recentemente il giornalista Sergio Del Santo, tra le memorie storiche della mondo economico e sindacale savonese, già collaboratore di Luciano Pasquale, per anni deus ex macchina di un certo potere, ha rivelato che, nel 2017, ben 21 comuni, inseriti nell’area di crisi, avevano presentato progetti per 1.5 milioni, con i benefici della legge 181 per la riqualificazione industriale. 33 imprese, una spesa di totale di 255 milioni, 700 nuovi posti di lavoro. Come è finita ? Alla chiusura del bando le domande sono scese a 15 con 107 milioni di investimento e 440 addetti.

Savona dove un migliaio di bisognosi hanno presentato domanda all’Inps per accedere al ‘reddito di inclusione‘. C’è chi ipotizza una città con 5 mila poveri e grazie che la Caritas c’è, ci sono le parrocchie, i parroci, le comunità religiose che si prodigano nella carità.  Con servizi sociali del Comune costretti ad una gran mole enorme di lavoro, ma l’organico dell’ufficio è ridotto all’osso per pensionamenti. Il predisse-sesto ed il piano di riequilibrio impediscono inoltre nuove assunzioni. Eppure a Savona è passata inosservata, o quasi, la notizia che sei consiglieri ed un assessore avevano dimenticato di rendere note le proprie dichiarazioni dei redditi secondo la normativa sulla trasparenza. Consiglieri di maggioranza e minoranza ‘ritardatari’: Karunaratne, Ghiso, Roosi, Spivak, Venturino, Saccone, Apicella, Romagnoli.

Giovanni Toti, giornalista e presidente forzista della Regione Liguria

IL PRESIDENTE TOTI: I CITTADINI ASPETTANO RISPOSTE AGLI IMPEGNI – La stessa Savona che in un appello del presidente della Regione, Giovanni Toti, riportato dai media l’8 luglio, invitava i savonesi a porre fine la stagione delle liti e delle divisioni: “I cittadini aspettano risposte agli impegni presi…”. Altro che zuffe quotidiane. Savona, incalzava Toti, ha urgenza di mettere in sicurezza l’Ata, il ciclo dei rifiuti da affrontare con priorità. “Alla città arriveranno 11 milioni tra fondi regionali e governativi, permetteranno di cambiare  finalmente il volto  della città….” . E invece ? Gli ex fedelissimi scrivono alla sindaca: “....mi hai deluso…“. E lei  bolla i contestatori: ‘traditori ‘, strumento di lotte politiche e faide personali. “Chi siete voi per accusarmi….? Delegittimarmi…“.

Savona dove le strumentalizzazioni portano pure alla ribalta minoranze ed estremisti, gruppuscoli e facinorosi. Il confronto dialettico si trasforma in incendio, coinvolgendo fascisti (?) ed antifascisti (?) in una gara a chi spara di più. Tutta gente che si preoccupa di accelerare i progetti di sviluppo e di crescita ? Opere pubbliche, temi di edilizia privata in attesa di una scelta definitiva, coraggiosa ed utile alla città, senza  le armi dei talebani contro chi investe e deve avere il suo tornaconto diciamo pure non speculativo. Dall’urbanistica ai lavori pubblici ? Alla legalità diffusa, perfino lotta ai mendicanti, terra bruciata venne annunciato a titoloni. Finalmente una città ‘pulita e ripulita‘ osannava la Lega.

I confronti – scontri nella maggioranza di centro destra che aveva beneficiato del ‘regalo’  M5S (leggi candidato sindaco) spesso all’ordine del giorno. E quale sorte ha avuto il ‘tagliando‘, a due anni e qualche mese, della giunta Caprioglio ? Chi lascia ed abbandona la sindaca è animato da un sincero e pragmatico spirito di resistenza che non teme i revisionismi. Conosce i fatti e la stagnazione in cui si dibatte la città, al di là della buona volontà e dei buoni propositi. E’ saggio abbandonare nel momento in cui la prima sindaca donna di Savona non è mai stata così debole ed accerchiata da dissenso e malessere, delusione, che parte dal basso ? Una sindaca capace di ‘perdere’ l’addetto stampa a Palazzo Sisto, giornalista a modo, preparato, corretto, trait d’ union con l’informazione e la comunità. Proprio oggi che la politica è soprattutto comunicazione. Lega di Salvini e M5S di Di Maio docet.  L’ha capito Alassio, Albenga, Loano con ufficio stampa e prossimamente altre cittadine.

QUANDO IL CAPOLUOGO E LA PROVINCIA ERANO ALLE STELLE  – Savona con sviluppo al palo e vede crescere disuguaglianze economiche, sgretolarsi parti significative dello stato sociale. Dove è finita la propaganda elettorale del centro destra (quando era unito) che predicava l’indispensabile ‘spinta propulsiva e innovativa‘ di una città prossima al ‘disarmo‘ nonostante gli annunci. Dove si assiste ad linguaggio poco consono alla prudenza e alla cautela, con metafore che producono danni piuttosto di benefici. E si spacciano obiettivi che restano tali confidando nei senza memoria, nell’oblio e nella disinformazione.

I savonesi che nel ‘primo rapporto‘ anni ’70 della Provincia, testo di Giannello Beniscelli, potevano leggere:  “Senza clamori reclamizzati, senza improvvisazioni (anzi sfruttando le esperienze lungamente acquisite); forse con un riserbo eccessivo e con quell’orgoglioso puntiglio di chi aspirando al successo, lo conquista prima ancora dei proclamarlo ai quattro venti. Le imprese e le aziende sono nate così: come sviluppo di promettenti mestieri, graduali investimenti in attività produttive, caute realizzazioni di idee abbastanza ardite al momento della loro enunciazione e poi condotte con criteri di praticità e vivace spirito di iniziativa. I nomi  dei ‘pionieri’, degli imprenditori di questa provincia sono noti a tutti ed ancora vivi, nel ricordo,  poichè hanno costruito  una parte di storia civica. Hanno creato l’industria del Savonese; nelle città e nei paesi dove esisteva soltanto il lavoro artigiano, dove operavano pochi cantieri, si trascinavano  stancamente  le attività pescherecce ed agricole e la risorsa del turismo iniziava a dare i primi frutti.  L’industria nostrana  ha rappresentato, sempre, un essenziale  complemento del lavoro portuale. E grazie ai programmatori di ieri e di oggi l’evoluzione industriale  del Savonese rappresenta  la continuazione di imprese più antiche, con dimensioni artigianali e che utilizzavano i capitali offerti dalla natura ed in certi ambienti. C’era abbondanza di boschi e legna, di corsi d’acqua…Poi gli anni dell’industria chimica, anche più di quella metallurgica rappresenta la struttura portante dell’economia savonese…”.

Purtroppo le cautele di ordine ecologico riservarono tragiche sorprese di inquinamento. E l’enorme realtà produttiva aveva una dimensione regionale e nazionale. Dovette fare i conti (spesso errati) con scelte politiche, di pianificatori che vedevano coinvolto anche  il ‘Comitato per lo sviluppo dell’industria chimica’. Il catasto industriale della provincia di Savona formato anche da industrie elettriche, estrattive, minerarie, olearie, cartarie, tipografiche, dei trasporti, del legno, degli alimentari e dei prodotti conservati, delle bevande, dell’abbigliamento, dei refrattari, dei pellami, dei saponi e dei farmaceutici non ha retto alle sfide, non ha potuto contare sulla programmazione e sulle infrastrutture, l’innovazione.

NEGLI ANNI ’70 L’INDUSTRIA SAVONESE DAVA LAVORO A 26 MILA PERSONE – Savona capoluogo, con i centri del suo circondario (Albissola, Vado e Quiliano) comprendeva nel 1975, anni in cui Beniscelli scrisse il libro, un centinaio di industrie di varia capacità, con 1900 impiegati e 11 mila operai. Il comprensorio di Varazze contava 16 industrie e mille operai, 140 impiegati. Il comprensorio di Cairo Montenotte totalizzava 58 stabilimenti con 7.182 operai e 1400 impiegati. Il comprensorio di Albenga  22 industrie con 400 operai e 73 impiegati. Quello di Finale Ligure riuniva 16 impianti con 1500 operai e 350 impiegati.  In tutta la provincia le aziende  oltre 200, senza contare le imprese edili e gli addetti ammontavano a 26 mila unità. Già allora si dibatteva il problema di fondo: l’adeguamento dei piani di organizzazione territoriale. Dei quali “si dovrà parlare in termini europei”.  Il turismo, all’ora, definito “capace di offrire un essenziale contributo al rafforzamento  dell’economia provinciale”. Gli ostacoli burocratici, l’assenza di sburocratizzazione, anzi, il contrario, si è fatta ancora più devastante. L’incapacità e l’inarrestabile china di una classe politica e sindacale molto mediocre, molto miope che ha finito per prevalere, creare la carovana perdente. Con un modo imprenditoriale che, a sua volta, si è fatto coinvolgere e trascinare nella disfatta.

Chi ha avuto la possibilità di viaggiare nella Germania riunificata, prima e dopo, in altri paesi del centro e Nord Europa, in Francia, in Spagna e Portogallo, potrà fare confronti. Dove sono arrivati loro e cosa è invece accaduto dalle nostre parti.

Savona che si mobilita, a leggere giornali e social, temendo per l’ordine pubblico, causa cortei e manifestazioni, qualche provocatore esperto di atti vandalici che ha però bisogno della cassa di risonanza. Parlatene male…., purché ne parliate. Si recrimina sui cortei antifascisti perché contestano sindaco e prefetto, come si trattasse o alla stregua di un’emergenza sociale. Che invece è drammatica sul fronte dell’occupazione lavorativa sempre più in ginocchio. La migrazione dei giovani laureati e diplomati, o comunque alla ricerca di un avvenire.

A SAVONA CI SONO DAVVERO I FASCISTI E GERMOGLIA IL FASCISMO  ? – E invece meglio gridare, urlare, imprecare,  fiumi di inchiostro, diluvi di dichiarazioni per: ‘ il fascismo che ritorna‘. Nacque il 28 ottobre del 1922. Fascista e fascismo, termini assai abusati nel definire certi comportamenti dei nostri giorni, ha di recente osservato Corrado Augias alla sua trasmissione  pomeridiana a Rai 3. Quanti, ha osservato,  durante il ventennio del regime, hanno convissuto col fascismo senza professare una dittatura tutta italiana ed unica in Europa. E Savona dove  un corteo antifascista (chi dice 1000, chi 1500 manifestanti), a leggere i media, ‘rischia di provocare la crisi a palazzo Sisto’. Motivo: la Lega attacca  la sindaca Caprioglio per la sua presenza tra i manifestanti che insultavano Salavini e tra i contestatori i centri sociali.

C’è invece chi parla di virata, a destra destra, della Lega di Salvini. Ricorda che lui, a differenza di Umberto Bossi,  non cita mai la Resistenza, né ‘ i leghisti nuovi partigiani’. Essere un sindaco, rimprovera alla Caprioglio il vice presidente della giunta regionale Sonia Viale, leghista da lunga data, ex sottosegretario di Stato nel governo Berlusconi – Maroni, “non significa solo amministrare, significa pure prendere posizioni politiche“. Per lo sviluppo della città, perché risorga o per distrarre l’opinione pubblica su tematiche assai poco coinvolgenti della società civile.

Già, oggi il vero dilemma di Savona è che nessuno, o forse solo i militanti e pochi loro fans, sembra rendersi conto che la ‘città’ è amministrata da troppi dilettanti. E urla, invettive, striscioni, titoloni, finiscono per ‘nascondere’ il vero dramma sociale ed economico in cui continua a precipitare Savona. Il voto degli elettori sognava la svolta, il rilancio, lavoro e sviluppo, opere pubbliche ed interventi strategici.

Altro che rimettersi in sella e pedalare. Mesi di attesa per il rimpasto in giunta, per sostituire un assessore importante della Lega eletto in parlamento. Siamo rimasti alla stagione degli annunci. E lo scenario provinciale non è certo tra i più incoraggianti come documentano statistiche e trend turistico, industriale, i numeri, fame di infrastrutture e dove si è iniziato (Aurelia bis) i tempi continuano a dilatarsi.

DALLA FRANCIA 32 MILIONI DI TONNELLATE SU STRADE E ROTAIE

E IL PONENTE LIGURE AFFAMATO  DI INFRASTRUTTURE  – Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino Pd, dichiara ai media che 32 milioni di tonnellate di merce transitano dai valichi francesi verso l’Italia, Ventimiglia inclusa. Ma i no alla Tav (Lione – Torino) hanno preso vigore, la ferrovia  ligure è  sempre strozzata, tra Andora e Finale, naufragato il progetto del binario Bastia d’Albenga – Garessio, stazione intermedia a Erli.

L’Autofiori in panne ed inadeguata al traffico pesante. I progetti dell’autostrada Albenga – Garessio – Ceva o Borghetto Santo Spirito – Predosa sono al punto di partenza, anzi neppure considerati priorità. L’Aurelia bis, capace di alleggerire la vecchia statale ormai ‘soffocata’ e ridotta a strada urbana, in molte zone della Riviera vede l’ipotesi di tracciato ormai immolato al mercato immobiliare delle seconde case. L’autostrada Savona – Torino è ‘azzoppata’ da divieti di transito nel tratto savonese a certe tonnellate. E ora anche la sciagura del Ponte Morandi, le ripercussione a ponente.

L’articolo di Del Santo concludeva: “…Si rischia sempre di finire con gli accordi di programma  quando manca un’analisi chiara e condivisa  dei bisogni, quando non si scelgono delle priorità su cui puntare ma ci si limita  ad affidare la gestione di un piano a organismi come Invitalia che, conoscendo il territorio, si limiterà comunque a fare il suo mestiere, vale a dire a gestire in perfetto stile burocratico gli interventi raccolti dai soggetti più diversi”.

Savona e la sua provincia non possono neppure più puntare l’indice contro la banca di riferimento del territorio, quale era la Carisa, prima e subito dopo la sua acquisizione che doveva comunque salvaguardare autonomia ed incisività, vicinanza attiva al contesto socio economico locale, alle imprese. Invece il ‘vuoto’. Si sono insediati banche ed istituti di credito cuneesi, piemontesi e lombardi. E in previsione l’assorbimento Carige nell’area milanese della finanza.

La provincia di Savona che può leggere i valori economici ed umani del Gruppo Bancario Cassa Centrale Banca: 1518 filiali, 10.973 dipendenti, 72,7 mld di attivo, 44 mld di impieghi, 6,7 patrimonio netti 18,2 cet1 ratio. I valori economici e umani delle sei banche di credito cooperativo piemontesi è di oltre 50 mila soci, 115 filiali, 740 dipendenti oltre 3 mld di impieghi e 6 mld di Raccolta. “Questo consentirà – è scritto nel prospetto promozionale pubblicato a pagamento sui quotidiani –  di valorizzare, all’interno del Gruppo, un’area  territoriale  di fondamentale importanza per l’economia nazionale per uno sviluppo di un sistema della macroregione del Nord Ovest”.

Altro che galli e galletti, da cortile savonese, che litigano e si beccano 350 su 360 giorni l’anno. Ora si sono aggiunti i cortei, le lapidi, le contrapposizioni, gli immancabili sciacalli da vandalismo, a distrarre, farci dimenticare dove siamo rimasti o meglio sprofondati. Quel ponente ligure, compresa Imperia e la sua Riviera dei Fiori, che non può neppure più fregiarsi di una banca per il sano sviluppo del suo territorio. Il suo ultimo ‘banchiere’ di riferimento è stato messo alla porta, gentilmente, anche dalla Carige.

Luciano Corrado

 

 


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