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Banca Carisa 15 miliardi Prestiturismoper aziende alberghiere e di ristorazioneBanca Carige miliardi all’edilizia ligure Le ‘signorie’ Grillo & Scajola, il cardinale Bertone, Ior di Tedeschi e l’Opus Dei

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Correva l’anno 1986, 23 febbraio, avevamo la lira. Sulle pagine locali de La Stampa ed Il Secolo XIX annuncio ufficiale a pagamento: Stanziati 15 miliardi e 500 milioni. Prestiturismo ’90. Un finanziamento a favore delle aziende alberghiere e di ristoro di Savona e Provincia. Correva l’anno 2018, 12 agosto, con il Bel Paese in vacanza al mare, in montagna. Fabbriche chiuse, città di bagni e di sole da tutto esaurito.  Il quotidiano di Confindutria (Il Sole 24 Ore) che di ‘crisi bancarie’ si intende, ha scritto un documentato e pungente ‘escursus’ della prima banca ligure. Ripropone ciò che i più hanno dimenticato, oppure mai letto, infierisce contro le ‘signorie’  politiche che in banca dettavano legge da ‘regno dei feudatari’. Cita la montagna Npl (crediti dubbi). Il cardinale di Genova Tarcisio Bertone, lo Ior Vaticano di Ettore Gotti Tedeschi “da sempre vicino all’Opus Dei. Una nota di curiosità: la Fondazione De Mari (Carisa) erogava, a bilancio, 287 mila euro, nella voce ‘prevenzione della criminalità’.

SECONDO CAPITOLO DI TRUCIOLI DI CARISA STORY – Iniziamo da dove eravamo rimasti. Correva l’anno del primo quadriennio (ne seguiranno altri due) della presidenza del prof. Franco Bartolini. Lui che era presidente al Liceo Linguistico G. Deledda di corso Ricci, legalmente riconosciuto, frequentato da un centinaio di alunni. Lui con la passione della vigna, dell’orto, un democristiano vero e vecchio stampo. “Almeno noi – è solito ripetere – avevamo degli ideali, oggi....”. Non aveva difficoltà a rendersi conto che per tanti studenti il futuro poteva essere un impiego nel turismo, un’industria che iniziava a dare segni di crisi nel comparto alberghiero e della ristorazione, quest’ultimo riuscirà a rialzarsi, sia quanto a numeri, sia a fatturato. Forse un po meno sul fronte della ‘qualità’ tenuto conto della risicatissima presenza nelle due o tre maggiori guide culinarie d’Italia. E nonostante, a leggere articoli locali e seguire trasmissioni di Tv liguri, si sprechino parole quali ‘eccellenza’, ‘alta cucina’, ‘cucina di assoluta qualità’, ‘menu a km 0’, ‘pescato nostrano’, ‘specialità del mar Ligure’, ‘carne delle Alpi Marittime’, ‘formaggi del nostro pastore’. Oppure chef stellati, a destra e manca, come il prezzemolo: in realtà, in provincia di Savona, la rigorosa Michelin, 61 anni compiuti, ne cita ormai solo due. Anche se bisogna riconoscere l’esistenza di alcuni ottimi, scrupolosi, seri ristoranti che la stella non l’hanno mai ricevuta e la meriterebbero. Non perchè è nostra opinione, ma per la clientela esigente e competente che li rende assai unici nel panorama ligure.

Resta pur sempre, molti lo sapranno, un grande divario con il prorompente e confinante cunesse che sulla ristorazione di prestigio e ‘stelle Michelin, ha fatto una  straordinaria risorsa e un indotto in espansione. Stesso discorso  nel comparto hotel di lusso e ricettività in genere. Loro sono andati avanti, il Savonese e l’Imperiese, come riporteremo la prossima settimana, hanno perso centinaia di strutture alberghiere di ‘ogni stella’. Dal lusso alla locanda. Dal mare alla prima collina, all’entroterra, alla montagna.

Bartolini che non aveva la scuola e la stoffa del ‘banchiere – finanziere’. Era l’uomo di fiducia della Carige e di Berneschi, della finanza curiale e dintorni.  E’ con la sua presidenza che Carisa, diciamo intelligentemente, assieme ai tifosi dell’industria ricettiva alberghiera, varò Prestiturismo.  Carico di miliardi (c’era la lira) e che avrebbe dovuto garantire, dopo agonia e morte del settore industriale e manifatturiero, una promettente alternativa socio economica. Un futuro per le giovani generazioni. Non era ancora iniziata la grande fuga di laureati, diplomati, lavoratori, oltre i confini nazionali.

La manna speculativa edilizia che da lavoro a tempo si avviava alla resa dei conti. Terminati palazzi, ville, moltiplicazioni di monolocali e bilocali nei centri storici, quasi esaurita l’edificabilità dei piani regolatori, delle varianti, dei Puc, si andava inesorabilmente verso la decapitazione dei posti di lavoro. Bartolini e la sua ‘corte’ in Carisa non avevano sbagliato obiettivo, ma non si erano neppure posti, magari con l’ausilio di consulenti esperti, che ne sarebbe stato della Riviera che si era votata al sviluppo edilizio, alle diffuse ‘rapallizzazioni’. Arrivò così l’era dei ‘becchini’ degli alberghi. Prima a qualche distanza dalla fascia costiera, poi  immobili fronte mare, trasformati  spesso in goffi ‘casermoni’ per investitori lombardi, piemontesi, qualche veneto, ai quali il ‘nero’ non mancava. In minoranza chi era ricorso al mutuo da seconda casa. Con senno del poi qualcuno, si suole dire, ha fatto i conti senza l’oste. Esempi di hotel chiusi da anni, affacciati sul mare, non si contano sulle dita delle mani. E con la crisi, con aziende costrette a tenere aperto con guadagni ridotti, pressione fiscale (nazionale e comunale) in aumento, c’è chi pretendeva di condannare gli albergatori ai lavori forzati. Puoi chiudere, ma basta trasformazioni, cambi di destinazione d’uso. Non puoi seguire l’esempio dei palazzinari nostrani o venuti da fuori.

15 MILIARDI DELLA SPERANZA E DI ILLUSIONI – Un’iniezione di 15 miliardi e 500 milioni annunciata in uno degli inflazionati convegni. Tema “Riviera: turismo anni ’90”.  Una misura draconiana per “rilanciare  il turismo della nostra provincia” ricordava con malcelato orgoglio il ‘banchiere’ della Carisa. Tre diversi finanziamenti, a partire  dal 20 gennaio 1986. La campagna pubblicitaria, di sensibilizzazione, partì a febbraio. La somma più consistente era riservata al miglioramento delle strutture ricettive. Un mutuo per finanziare le spese (durata 5 anni), oppure per l’acquisto dell’immobile sede dell’attività (durata 10 anni).  E ancora: finanziamenti, per oltre un miliardo di lire, di cui hanno beneficiato diverse entità: dalle associazioni di categoria, alla formazione professionale, alle scuole alberghiere, al sindacato.

I dati, le tabelle non hanno bisogno di commenti. Ne pare ormai utile additare capri espiatori, o rappresentanti degli albergatori che, nel tempo, per ‘autodissoluzione’, autolesionismo, hanno ‘venduto l’anima al diavolo‘. Altro che nuovi hotel che avrebbero dovuto dare uno sbocco lavorativo ad alcune decine di migliaia di persone, nel corso dei decenni, ai diplomati delle tre scuole alberghiere, oltre a Finale ed Alassio, c’era  Celle- Varazze. Una voce assolutamente minoritaria, e modestamente c’eravamo anche noi, sosteneva che non bastavano le massicce dosi di credito Carisa, il meglio poco che nulla si è rivelato una pillola, non bastavano le provvidenze  della Regione Liguria, mai davvero ponentina rispetto ad una ‘genovesite’ poco attenta o interessata al futuro alberghiero della Riviera di Ponente. Il ‘cambiamento’, la ‘svolta’ consisteva in copiose campagne di annunci e ottimismo, non quelle della ragione e del buon senso.  Si erano illusi che sarebbero bastati i vincoli edilizi ? I miliardi di lire ? Gli articoli di giornali e web locali ?

IL BUON MAESTRO ALTO ADIGE – Bastava copiare un pochino l’esempio della Provincia autonoma di Bolzano. Si dirà, ma loro godono di privilegi. Che servono allora i governi regionali ? Non hanno forse piena competenza nel turismo, anzi fin troppo visto i risultati. E’ vero nella provincia di Bolzano è da sempre in vigore il divieto assoluto di trasformazione alberghiera in alloggi, bilanciati da finanziamenti sia agevolati (tassi), sia a fondo perso soprattutto se fuori città. Vietato il cambio di destinazione d’uso, ma anche la  possibilità di costruire edifici civili per i vacanzieri. Ridotto davvero al lumicino il mercato delle ‘seconde case’. Non era ancora sufficiente senza che la Provincia autonoma intervenisse partecipando a grandiosi progetti, sia termali, sia cabinovie, seggiovie, Sckilift, impianti sciistici, persino  con partecipazione minoritaria a complessi alberghieri con arredatissimi centri benessere. Hanno dato priorità alla rete stradale, in particolare nelle zone più votate e frequentate dai turisti, in città non hanno risparmiato nei parcheggi interrati. Hanno addirittura anteposto la priorità nella valorizzazione dei ‘masi’, come richiamo di vacanzieri e camminatori (trakking), incentivi affinchè agricoltori, pastori e montanari non abbandonassero il loro presidio sulle Alpi, lontani dalle aree urbane. Hanno incentivato al massimo le cooperative di viticoltori e produttori di mele.  Politica, categorie, associazioni, sindacati, banche, hanno operato in sinergia, guardando lontano, pur tra contrasti, ma con un partito maggioritario e sempre al comando ( la Südtiroler Volkspartei, SVP, letteralmente in italiano “Partito Popolare). Una rappresentanza costante anche per i ‘Verdi’  (Grünen Südtirols).

Oggi l’80 % delle presenze su quel territorio sono stranieri del centro Europa, con significative presenze extra europee nelle maggiori città. E non si bada solo all’asticella degli arrivi e presenze, alla durata del soggiorno. Si da  molta importanza alla capacità di spesa del turista in hotel e al dopo albergo. Salutari strategie in parte ‘copiate’ in Val d’Aosta e nella provincia di Trento, diffusi nei Pirenei e sulle Alpi francesi. Turismo estivo (da aprile a fine ottobre), turismo invernale (da metà novembre, dipende dalla neve che comunque in assenza ci sono impianti artificiali a fine marzo).

QUALCHE CIFRA A PROPOSITO DI CARISA spa

E DELLA FONDAZIONE DE MARI CHE NE ERA PROPRIETARIA

Nella sede della Banca d’Italia di Savona, aperta nel 1864 e poi chiusa, nel 2008 c’erano 19 dipendenti, a Imperia 16,  a Genova 55,  a La Spezia 17, a Cuneo 30. Nel 2006  – dati di bilancio riferiti al 2004 – la Fondazione Agostino De Mari  contava (siamo nell’Euro) un patrimonio netto di 162 milioni763,345; erogazioni per 3 milioni 484; compensi e rimborsi ad organi statutari – erogazioni, pari a 8,6 milioni; compensi totali per erogazioni 15,7;  spesa totale  amministrativa e funzionamento – erogazioni, 17,7.  Era nella categoria che Il Sole 24 Ore inseriva nelle Fondazioni medio piccole, con un patrimonio netto superiore  a 50 e fino 250 milioni. Nella lista anche la Cassa di Risparmio  della Spezia. A chi andavano i finanziamenti di Fondazione della Carisa ? Dati di 10 anni fa: 287 mila euro a famiglia, religione, diritti civili, prevenzione criminalità.  507 mila a educazione, istruzione, crescita giovanile. Zero euro per volontariato, filantropia e beneficenza.  192 mila per  assistenza anziani e categorie deboli. Zero euro per sviluppo locale ed edilizia popolare. 468 mila per  protezione civile e qualità ambientale. 929 per salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa.  30 per ricerca scientifica  e tecnologica. 1 milione 53 mila per arte, attività e beni culturali. 82 per altri settori. Complessivamente 3 milioni 547 mila.

L’allora presidente  della Piccola Industria Ligure, Francesca Accinelli, famiglia di imprenditori di Finale Ligure, dichiarava al Sole 24 Ore: “Più che sfiducia verso le banche c’è un po’ di collera. Gli istituti di credito, quelli liguri inclusi,  continuano a chiedere ai piccoli imprenditori, non a quelli maggiori,  non progetti di sviluppo, ma garanzie all’insegna della sfiducia verso di noi”.

COSA ACCADEVA NEGLI ANNI ALLA CARIGE – Se la Carisa finanziava il turismo, la Carige dopo gli anni del boom da prima banca ligure e che si era pure comprata la Carisa, ma non solo, distribuiva finanziamenti a piene mani e agli amici influenti delle ‘signorie’. Mentre i crediti alla clientela erano in caduta libera. Dai 24 miliardi del 2010 al 17 miliardi del 2017.  La Carige, parlano i dati ufficiali, che pubblicava un budget 2008 con utile da 220 milioni di euro. Con 9 milioni e mezzo di risparmio gestito. Le imprese maggiori o si finanziano  sul mercato, se quotate,  o ottengono credito  a basso costo dalle grandi banche. Si è anche arrivati alla resa dei conti del padre – padrone  Giovanni Berneschi, condannato in appello, a 8 anni e 7 mesi. Finanziava progetti di sviluppo immobiliare locale (leggi speculazioni) ed ironia della sorte, denaro finito  nei Npl (qualche volta addirittura scomparso nei paradisi fiscali), oppure progetti incompiuti, abbandonati con i loro cementi armati, aree di degrado.

Il giornalista Graziani scrive: “Soldi prestati anche per accontentare  il mondo della politica locale, Come il progetto del villaggio tecnologico degli Erzelli, caro all’ex presidente della Regione  Pd Claudio Burlando,  che per Carige si è tradotto in 250 milioni di Npl. O i crediti concessi  per il progetto Marina di Genova – Aeroporto anch’essi finiti  tra i crediti dubbi come documentano i verbali di Bankitalia”.

LA POLITICA LIGURE DECISIVO TUTOR IN CARIGE – CARISA. La politica ligure è stata molto influente  nei confronti della varie autorità romane per garantire libertà di manovra alla spregiudicata gestione Berneschi & friends.  Le ‘signorie’, come nel Medioevo,  si sono spartite l’influenza politica su Carige.  Quella dei feudatari della riviera di Levante capitanata  dall’ex senatore spezzino  Luigi Grillo. E quella  comandata dal ‘gran signore’ della riviera di Ponente, l’ex ministro Claudio Scajola, forte anche  per il conferimento a Carige  della Cassa di Risparmio di Savona.  Sia Grillo, sia Scajola sono stati protagonisti  di primo piano  dell’era berlusconiana di Forza Italia. Da ex democristiani (veri?) hanno  trovato modo di accordarsi nei grandi affari locali in cui è coinvolta  Carige. Dai porti ai trasporti,  fino alle grandi opere.

Era stato Claudio Scajola (la Carige era dal 1967 Cassa di Risparmio di Genova e Imperia) a gestire il blitz sulla Fondazione. Suo fratello, Alessandro, ex parlamentare Dc, padre di Marco assessore regionale con FI, è stato vice presidente uscito indenne da tutte le indagini che hanno massacrato Berneschi e C. Molto importante anche per la provincia ponentina, la banca genovese era infatti diventata  sempre più la stanza  di compensazione politica ligure, o almeno da Sestri Levante a Ventimiglia dove l’asse di potere si reggeva pure su un’intesa di ferro tra il diessino Claudio Burlando ed il cdl Claudio Scajola. Lo spezzino ha la sua Carispe del gruppo Cassa di Firenze. Grillo  esercitava il suo massimo potere in Carige nell’era del governatore di bankitalia, Fazio.

I RAPPORTI CON IL CARDINALE BERTONE –  La Vigilanza Europea non ha mai avuto del tutto chiaro come sia stato possibile che – all’epoca del cardinale  di Genova Tarcisio Bertone – lo Ior guidato da Ettore Gotti Tedeschi, da sempre considerato vicino all’Opus Dei,  nel 2010 tentò di entrare  nel capitale Carige rilevando dalla Fondazione,  per 100 milioni di euro, parte dei diritti di opzione di un prestito convertibile che serviva per ricapitalizzare una Carige già in affanno. Niente di illecito documentò un’indagine della Procura della repubblica, Ma certamente testimonianza di quanto certi ambienti delle finanza cattolica avessero a cuore le sorti della di Carige, per motivi ed interessi mai spiegati. Forse una piccola, utile, chiave di lettura si intravvede andandosi a rileggere la rassegna stampa dell’epoca, quella nazionale e i due quotidiani  Il Secolo XIX e la Repubblica LiguriaRai 3 Regione. Bertone che aveva frequentazioni nel savonese, ad Alassio una sorella ha la seconda casa ed il fratello era solito far visita, persino recarsi sulla spiaggia per i bagni, passando inosservato in quella veste. Ben di altro spessore gli appuntamenti.

Emerge, grazie anche ad informazioni confidenziali,  un coacervo di politica (vecchia e nuova) di lobby affaristiche locali ed elitarie (e non solo); si intravvede l’opportunità di entrare in gioco, pilotando la banca verso  un’aggregazione amica. Poi la clamorosa rottura tra Fiorentino e Malacalza, la presenza del finanziere  Raffaele Mincione e del petroliere Gabriele Volpi, il primo forse in sintonia con propagazioni massoniche  che operano tra Londra e Genova. E ora non resta che attendere al varco la nuova dirigenza dopo che la vecchia ha lasciato tra lacrime e sangue alcuni clienti che avevano accettato di essere finanziati. Un caso che ha aspetti clamorosi interessa anche la Riviera ponentina Savonese, un grandioso e moderno complesso alberghiero. Se dovesse esplodere il bubbone  c’è da scommettere che ne vedremo delle belle. Altro che miliardi per rilanciare il turismo della ‘povera Carisa’ nell’erea di Bartolini, un bonaccione con le mani pulite, ma servitore di una causa che non ha portato bene a quest’angolo di Liguria, al suo turismo di cui tanto si straparla, con inflazione di esperti, o forse poteva andare  ancora peggio ?

Luciano Corrado

IL 13 NOVEMBRE 2006 UN AVVISO A PAGAMENTO SU QUOTIDIANI E SETTIMANALI NAZIONALI PIU’ DIFFUSI.

SI TENTAVA DI METTERE UN COPERCHIO SULLA PENTOLA IN EBOLLIZIONE E L’AVVERTIMENTO AI CRONISTI

 

 

 


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