Gianfranco Fazio, con una tradizione che dura da 25 anni, ha festeggiato il ritrovo della sua leva (1945) a Cosio d’Arroscia. Lui è un personaggio semplice e da ammirare per la sua eccentrica passione di collezionista della ‘pastorizia’ di montagna e dintorni. Forse unico, non solo in Liguria. Le telecamere di Rai 3 Regione, di Imperia TV (ora purtroppo spenta) hanno mostrato il tesoretto che orgogliosamente custodisce, da esibire agli amici quando lo vanno a trovare. E ai foresti in occasioni particolari.
Centinaia di ‘pezzi’ tra autentici cimeli ormai introvabili. Spiccano una straordinaria raccolta di campanacci ( ‘sognali’) per mucche, capre e pecore da pascolo. Un esemplare di bastone forgiato a mano, lavoro certosino di cesello di Armando Sereno leggendario pastore eremita delle Alpi Marittime, reduce dalla guerra in Russia e che aveva scelto la solitudine per invecchiare. Si è spento per vecchia nel 2012. Franco Guarino l’aveva ‘raccontato’ a Rai TGR. Altri documentari testimoniano l’eredità storica che ha lasciato.
Cosio d’Arroscia, alle urne per le Regionali, ha premiato Toti presidente con 70 voti (73,7%) a Sansa 20 (22,1). Primo partito ‘Cambiamo’, 25 voti, seguono Fratelli d’Italia – Meloni con 17, Lega 16, Forza Italia 13, Pd 11, M5S 4, Chiappori 2, Udc 1. Alle politiche del marzo 2018 erano i 5 Stelle di Grillo ad avere la maggioranza: 38 voti (35,8%), seguiti dalla Lega Salvini premier con 27 (25,%%), 17 al Pd (16,6%), 14 a Berlusconi. Il centro destra era comunque al primo posto con 46 voti (43,4), seguito dai grillini ed il centro sinistra al 17,16. Cosio che sui media aveva fatto notizia: qui si vive più a lungo.
Cosio d’Arroscia che negli anni ha saputo conquistare il palcoscenico per iniziative particolarmente originali. Primeggia, per il suo richiamo, la Festa delle Erbe e della Lavanda (causa Covid l’edizione 2020 è stata annullata). Un paese da vivere e scoprire per Imperia Tv che è sempre stata generosa nella promozione degli eventi, negli annunci all’insegna dell’ottimismo e del rilancio dietro l’angolo. Dava la carica a un potenziale futuro di sviluppo, ma dove purtroppo si allunga l’elenco delle case disabitate, abbandonate, in stato precario. In attesa di acquirenti.
“Un paese da percorrere e dove gustare squisiti piatti della tradizione, tra condivisione e convivilità, allegria – raccontava il popolare e stimato telecronista Andrea Pomati“. Contraccambiato da un grazie collettivo. “Senza Imperia Tv saremmo dimenticati….ci fate conoscere ed apprezzare con tutte le nostre nostre bellezze e tradizioni…”. La Valle Arroscia che si muove e si vestiva a festa. E anche a Cosio un mirabile laboratorio di squadra, di volontariato e coesione da esportare. Tanto slancio che farebbe ben sperare, ma non basta. La montagna è la vera grande malata della nostra cara terra ligure, noi ultimi montanari stiamo assistendo a molte elemosine e nessun investimento radicale di sviluppo, programmazione, ragionevole certezza del domani. Resta un divario abissale con i soldi pubblici che la Regione Liguria ha investito sull’opulenta Riviera dove si vendono alloggi sul mare fino a 18-20 mila € il metro quadro (Varigotti, Portofino). Le concessioni balneari si comprano a peso d’oro. I terreni edificabili si aggirano tra 150 – 250 € il mq. Dove non passa mese senza che si apra un bar e gli affitti nei centri storici da una parte consentono ai proprietari redditi remunerativi, dall’altra pesano per chi deve far quadrare i conti, far fronte a spese, tasse locali e statali, gabelle varie.
Nei piccoli paesi hanno lavorato e resistono benemeriti come Gianfranco Fazio. Orgoglioso di poter almeno esibire il suo locale museo nascosto negli angusti e suggestivi vicoli saliscendi del paese che gli ha dato i natali. Ha collezionato e colleziona attrezzi da lavoro e
ricordi della storia contadina e montanara, pastorizia, agricoltura, olivicoltura. Veri gioielli di tempi lontani che ha ereditato dai nonni, dai genitori, grazie alla sua esperienza e passione di pastore come secondo lavoro. Mentre restano i ricordi da portalettere che conosce tutti. Gianfranco che non perde occasione per visitare i ‘mercatini’ della Basso Piemonte, delle vallate ponentine, si spinge fino alla Costa Azzurra. Con l’occhio della competenza non si lascia sfuggire il ‘pezzo’ antico per arricchire la collezione quantitativa e qualitativa. Custodisce alcuni tesoretti quasi introvabili nell’antiquariato nostrano. Una ‘Singer’ macchina da cucire vecchia di oltre un secolo, tra i primissimi modelli. Un altro pezzo raro ? Una serratura secolare. Poi una ‘cassettiera’ che racchiude spazi ‘invisibili’ dove si nascondevano soldi e preziosi. E che dire di due targhe originali di carri agricoli quando ne dovevano essere muniti alla stregua di autoveicoli.
“Continuo a comprare quando scopro qualcosa che mi manca e trovo interessante.” Non c’è soltanto una fornitissima collezione di ‘campanacci’, dal più piccolo e leggero al gigante, di parecchi chili per la mucca capo mandria. “Compravo anche nel periodo in cui facevo il postino nelle vallate. Interessato solo a roba vecchia, antica. Qualche volta mi è capitato di vendere, se mi trovavo con doppioni”. Un portalettere (un breve periodo a Diano Marina), ma radicata passione mai rinnegata del pastore. ” Un mestiere iniziato ragazzino con i nonni, in gioventù con i genitori, in proprio fino a qualche anno fa”. Gianfranco ricorda l’estate alle Navette, un paradiso della natura. Le mucche, la predilezione per le capre, le pecore. Fino a 75 capi. Una vita di sacrifici, senza feste, con ogni tempo. Gli ha dato tante soddisfazioni e ora, con l’avanzare della terza età e un bicchiere di buon vino, una gioia tutta per se con l’eredità museale destinata ai due figli. La moglie, invece, attenta, scrupolosa, casa e chiesa, si diletta in poesie dialettali. Quei dialetti così diversi da un paese confinante all’altro. Con “i frsciöi du zöggia Santu” – le frittelle del giovedì Santo: non si poteva sprecare niente, per cui se alla sera avanzava la minestra a pranzo erano friscöi.
Perchè Gianfranco resta agli onori della cronaca ? Siamo in presenza di un collezionista che meriterebbe una sala espositiva assai più ampia e fruibile. Un patrimonio che Cosio d’Arroscia potrebbe esibire ai visitatori, fare da richiamo perchè non è frequente trovare un assortimento così autenticamente ricco e che tramanda alla nostra storia, alle nostre tradizioni e oggi il talento di Gianfranco ripropone in originale. Lui cosiese (cusciascu) d’altri tempi inonda di ricordi, testimonianze, fatti, usanze, pregi e difetti, feste, fiere, ribotte, piccole rivalità, nella sua straordinaria esperienza di vita e di gregge.
Un ‘museo’ valore aggiunto in una Cosio turistica. E ancora la semplicità di Gianfranco a far notare: ‘Custodiamo nel borgo antico un paio di scritte sui muri che andrebbero valorizzate, fatte emergere, descritte, così come alcuni angoli ed edifici con la loro storia. Per dire…qui c’è stato l’ultimo macellaio, l’ultimo negozio, qui abitava….Ma io non sono uno storico che devo insegnare, credo che lo imponga il buon senso. Il nostro patrimonio immobiliare è desolatamente alle prese con lo spopolamento, i giovani preferiscono le comodità. Restiamo tra gli irriducibili, ci vogliono idee nuove, non ci resta che testimoniare come eravamo, augurando a tutti un domani migliore” (Luciano Corrado)
Era il 16 aprile 2015 – COSIO D’ARROSCIA – Cosio d’Arroscia, piccolo comune di 245 (193 oggi) abitanti nell’entroterra di Imperia, si prepara ad essere “invaso”, digitalmente parlando. Il prossimo 26 aprile l’antico borgo di origini pre-romane sarà infatti protagonista del progetto “Invasioni digitali”, che punta a diffondere la cultura digitale e l’utilizzo degli open data per la realizzazione di progetti innovativi rivolti alla promozione e diffusione del patrimonio artistico e culturale italiano.
Appuntamento in Piazza S. Sebastiano dove inizierà il viaggio tra l’antica arte dell’intreccio dei cestini e i tipici caruggi che gli hanno conferito l’appellativo di “paese sotterraneo”. Un itinerario pieno di storia e archittettura, che si snoderà tra l’Oratorio dell’Assunta, con il suo campanile romanico del XIII secolo, la cappella foranea di S. Pietro, con il suo splendido abside affrescato e la secentesca Chiesa Nuova. Spazio anche per la scienza, l’amore per la natura e il piacere dell’enogastronomia. Il tutto a colpi di smartphone per immortalare le bellezze.
I RESILIENTI DELLA LEVA 1945 HANNO ASSISTITO ALLA SANTA MESSA CELEBRATA DA DON ENRICO GIOVANNINI E POI IL PRANZO AL RISTORANTE CADO’
L'articolo Cosio d’Arroscia, l’originale museo di Gianfranco. Ex postino e pastore custodisce storia e identità montanara. Quell’eremita … proviene da Trucioli.