L’artigiano ‘maestro’, musicista, noleggiatore di pianoforti. Pubblico amministratore onesto, saggio, riflessivo, che rifuggiva il palcoscenico mediatico. Marito e padre esemplare. ‘Una persona davvero perbene’ lo definiva un ex comandante della stazione carabinieri di Borghetto che aveva seguito un’indagine giudiziaria e le intercettazioni telefoniche. Lucio Canavese,76 anni, dopo una lunga sofferenza da ricoverato al Santa Corona, quasi due anni pendolare dalla sua abitazione di Toirano, due interventi chirurgici.
Ora l’addio, senza più ritorno, all’esistenza terrena, senza ‘onorificenze’ e medaglie pur meritate, un funerale ‘solenne’ e partecipato con commozione. Non erano gli applausi dal palco di un’orchestra, di un teatro, di un Festival, ma di un mesto giorno di dolore.
Caro Lucio ti ho conosciuto negli anni ’70 quando iniziai a scrivere per Il Secolo XIX ‘coprendo’ da Andora a Finale Ligure, entroterra. Eravamo giovani, tanti flash e aneddoti di vita che non si dimenticano. Ci siamo incontrati davanti al Municipio di Boissano dove papà Paolo era un’impiegato esemplare e da pensionato vice sindaco. Un uomo buono, retto, sempre disponibile se poteva aiutare. Allora i cronisti di provincia erano di casa nelle caserme dell’Arma, nei Comuni, ai Pronto soccorso, negli ospedali. Corrispondenti di strada, dal marciapiede. Un rapporto costante con istituzioni e cittadini, dal basso si direbbe.
Ricordo papà orgoglioso dei due figli: Lucio e Gianluigi. Non avrebbe mai immaginato che il primogenito diventasse un ‘fuoriclasse’, stacanovista nel lavoro, nel mestiere, nell’arte musicale pur senza conquistare titoli di giornali. A papà, con riconoscenza, hanno intitolato, per benemerenze riconosciute, una piazza di Boissano. Non riusciamo a credere che al suo Lucio, non si riconosca chi è stato e quali traguardi di successo, di meriti, ha raggiunto anche oltre i confini.
Ha fatto notizia che sei nato nella grotta di Santa Lucia il 1° agosto 1944 e che il papà, da sposato, è sempre rimasto a Boissano dove siete cresciuti, frequentando le elementari, le medie, infine la ragioneria a Loano. Non ha fatto notizia che per anni sei stato pendolare, con i pianoforti, sulla Costa Azzurra, nel Principato di Monaco, in mezza europa. Che hai seguito, come ‘fornitore’ di attrezzature, il Festival di Sanremo, appuntamenti musicali pianistici a livello nazionale ed internazionale. Ricordiamo solo quello di Finale Ligure, di Cervo, di Albenga. Seguivi, per lavoro, le stagioni teatrali a Savona (Chiabrera), Alessandria, Torino, l’assistenza a diversi Conservatori musicali.
Ti ricordo, caro Lucio, quando a Loano hai iniziato la prima tua attività insieme al fratello Gianluigi. Da una mia semplice idea avevate dato il nome (‘La banca del pianoforte’) al vostro primo negozio di strumenti musicali (e riparazioni) in corso Europa. Poi vi siete trasferiti ed ampliati in piazza Assereto. Tra i vostri ammiratori e datori di lavoro, clienti affezionati, c’era il giovane Piero De Giovanni, la sua storica famiglia del ‘Sirena‘, sul lungomare a pochi passi dalla Porta di Passorino. L’edificio non era ancora ristorante e pizzeria.
Loano con i suoi caffè concerto, la stagione delle sale da ballo. Suonavi il pianoforte nei concertini pomeridiani e serali; eri apprezzato ed ammirato. Ti distinguevi. Mai una parola di troppo, sempre affabile, educato, attento a soddisfare i clienti e l’esercente. Ricordo quel tuo sorriso semplice ed affabile, quel tuo modo di presentarsi quasi timido, quel sorriso per i don giovanni, abituè dei locali, non era ancora esplosa la moda dei ‘leoni da tastiera‘, andava forse meglio ai latin lover che salirono alla ribalta nazionale già ai primi anni ’60. Perfino assurgendo a copertine di settimanali popolari: in Italia, in Germania, nella Mittel Europa. In archivio decine di reportage dalla nostra Riviera delle vacanze.
Ti ricordo, caro Lucio, schivo ed orgoglioso amministratore della tua Toirano, nel Cda della Servizi Ambientali, ligio alla riservatezza, alla casa di vetro, mai supponente ed arrogante, pur fiero del tuo ruolo pubblico. Direi che ti sentivi quasi appagato, timoroso di una parola di troppo. Non ci tenevi ad apparire anche se, a volte, ti amareggiavano certi notizie e accostamenti. E da padre a figlio il Dna non mente: la rettitudine nell’amministrare il bene comune, il tempo sottratto al calore famigliare. Non sono mancate le amarezze, le difficoltà, i giorni tristi e bui. Non è il caso di riproporli, sapevo che li hai conservati nel cuore e nella mente. E chiesto scusa quando dovevi.
Ti ricordo, caro Lucio quando, tra i primi, mi avevi espresso solidarietà e vicinanza nel giorni difficili di cronista della Teardo story. Non erano ancora arrivati i giorni della retata, con arresti clamorosi, la prima grande tangentopoli nazionale (poi seguirà il terremoto senza fine di Mani Pulite a Milano). In carcere il presidente della Regione, della Provincia, dell’Istituto autonomo case popolari, sindaci, assessori, funzionari, esponenti del Psi, Dc, in un caso del Pci (poi scagionato). Si arrivò all’epilogo della maxi inchiesta e mega processo nella prima aula bunker della storia giudiziaria ligure e dopo oltre due anni di difficilissime indagini.
Non è il caso di ricordare il mio ruolo e quello del compianto collega Renzo Bailini, forse non interessa a nessuno. Invece mi trovai nell’inferno delle querele, richieste danni miliardarie (sic), processato per diffamazione aggravata, violazione del segreto istruttorio per aver riferito di perquisizioni e comunicazioni giudiziarie in parte ancora ‘riservate’. Sbattuto in prima pagina da imputato, ripreso dalle Tivù, con me il compianto direttore Tommaso Giglio che rifiutò qualsiasi ipotesi di transazione. E tu, caro Lucio, tra i pochi a farmi coraggio e scherzoso: “Vuol dire che ti porterò un piatto di minestra….”.
Ti ricordo, caro Lucio, negli anni, ora sereno, ora pensieroso, una moglie genuina, orgogliosa, parca di parole, dispiaciuta quando sei finito nel tritacarne dei mass per un’inchiesta ed io ero ancora cronista di giudiziaria. Con la buona sorte toccata alle persone rette e giuste ne sei uscito a testa alta. E dopo qualche anno, ci siamo rivisti in un ristorante di Toirano affacciato sul torrente. Anche se non ce ne fosse bisogno è seguita una riappacificazione tra amici che non hanno mai perso la stima e la tua carissima Carmen che non perdeva una battuta.
Caro Lucio non mi resta che rivivere con nostalgia quei giorni felici e piuttosto spensierati nei locali dove suonavi. Con orchestre allora di successo; mi raccontavi delle trasferte in Olanda, Germania, Svizzera. Impossibile dimenticare le serate Ai Pozzi ancora con patron Piero De Giovanni, imprenditore del divertimento pieno di energie, di idee fortunate, alle prese con una cittadella musicale prima in Liguria con i suoi 5 mila posti, tre piste da ballo, bar, ristoranti, attrazioni, serate con Vip internazionali. Il tutto esaurito garantito con Bebbe Grillo che faceva crepare dal ridere e nelle prime fine l’high society della Riviera. E tu a ricordarmi quel mestiere che tanto affascinava. I personaggi conosciuti. Tornavi spesso ai mesi del tuo servizio militare a Cuneo nella Banda degli Alpini e del Circolo Ufficiali.
Caro Lucio te ne sei andato senza la ricompensa di risparmiati sofferenze, un destino crudele ed ingrato con i giusti, con i buoni. Te ne sei andato con la sincera presenza di tanti amici ed estimatori presenti ai funerali alle prese con la peste Covid 19. C’è chi non ha voluto mancare neppure al rosario dei morti (l’ex sindaco di Borghetto, rag. Santiago Vacca). Cittadini semplici e cittadini importanti.
Non ho più la forza della commozione in questo abbraccio, troppi ricordi, il rispetto reciproco anche se lontani. Ti lascio sapendo che eri fiero dei tuoi “ragazzi”: Massimiliano e Gianluca che hanno seguito e fatto tesoro della tua eredità professionale e morale, del tuo esempio di vita. Non è per ‘filosofia’ che “da morti siamo tutti delle brave persone.” Tu hai ‘insegnato’ la vera scuola del bravo cittadino ed imprenditore. Non far caso se i media hanno risparmiato nello spazio che meritavi da ‘personaggio silenzioso’. Moltissimi lettori ormai si accontentano dei social, si divertono. E’ la messe culturale dei tempi moderni. Non si leggono più i quotidiani. Il Secolo XIX, a Loano, e non solo, era il più venduto e letto nel periodo invernale ed autunnale: non mancava nei bar, nei ristoranti, dal parrucchiere. Si direbbe faceva opinione. Oggi ci si accontenta di un ben altra informazione. Seduti al desk a copiare.
Caro Lucio anch’io conto i giorni e magari ci ritroveremo. Non ero al tuo fianco durante la sofferenza ed il male che ti perseguitava, non dava tregua, tra speranza e delusione. Mi preparo anch’io carissimo Lucio. Non so più suonare, avevo iniziato con il canto gregoriano, ero prima voce ‘bianca’ della cattedrale di Albenga nelle Messe pontificali con la cantoria del Seminario vescovile. Ti raggiungerò e ci faremo compagnia, magari canticchiando ‘Mamma sono tanto felice…’ o ‘Vecchio scarpone’:…Lassù in un ripostiglio polveroso
Tra mille cose che non servon più
Ho visto malinconico e deluso
Un caro amico della gioventù.
Luciano
COMMENTI E PARTECIPAZIONE –
Il Comune di Toirano: “Carissimo Lucio, amico di tante sfide e dei tanti progetti per la nostra Toirano, oggi ci lasci, nella consapevolezza di aver perso una grande uomo, un emerito concittadino. Mancherai molto alla tua Toirano, a questa cittadina che ti ha dato i natali in uno dei giorni più significativi della sua storia. Era infatti il 13 agosto del 1944, quando tu nascesti nella grotta di Santa Lucia, dove i tuoi genitori avevano trovato riparo durante il cruento bombardamento del giorno precedente. Un segno che Ti accompagnerà per sempre durante tutta la Tua vita, che dedicherai alla comunità con uno sguardo d’amore e di rispetto rivolto alle tue grotte. Lucio Canavese, già Vicesindaco del Comune di Toirano nel 2000 e consigliere al Turismo dal 2014 al 2019. A nome di tutta l’Amministrazione comunale e dei dipendenti. Il Sindaco, Giuseppe De Fezza
Riccardo Ferrari: “Caro Lucio Canavese eri un amico da tanti anni, una persona che aveva un animo nobile. La Confraternita delle Cappe Turchine partecipa con fraterna amicizia al dolore della famiglia. Riposa in pace, porterai la tua musica tra gli angeli…..”
Fiorenzo Panizza: “Ci lascia un grande uomo! Grande e modesto come tutti i grandi! Sono onorato di avere goduto della sua amicizia e di avere collaborato con lui, imprenditore illuminato, nella conduzione delle Grotte di Toirano alle quali era molto affezionato e per le quali ha speso molto del suo tempo e delle due capacità, apportando un grande contributo di cui il settore ha potuto beneficiare! La sua opera vivrà nella memoria di tutti!”
Cristina Basei: “Lucio sei stato importantissimo, devo a te il più grande stimolo per la scrittura della mia tesi di laurea, ai tuoi racconti in laboratorio, alla tua generosità, alla tua intelligenza, alla tua simpatia, mi sarebbe piaciuto stare ancora in tua compagnia…. buon viaggio”.
Poche ore prima il figlio Massimiliano Canavese aveva postato sulla pagina Facebook: “Apriamo le stalle…..tutti in giro come niente fosse….l’importante è che teatri, musei, cinema, sale da concerto ne siano esclusi…..maledetta cultura…. Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. La cultura è ciò che rimane quando si sono dimenticate tutte le nozioni”. E alle 2,20 alla notizia della morte: “Ti voglio tanto bene caro papà’.
Il manifesto funebre della famiglia annuncia da il triste annuncio con la moglie Carmen, i figli Massimiliano e Gianluca, le nuore Nu-oy e Michela, i nipoti Paolo,Stefania, Thipnapapa e Aurora, il fratello Gianluigi con Gilda , il cognato Mirko. Non fiorio ma offerte all’A.I.L. Associazione Italiana contro Leucemie, Linfome e Mieloma. Iban IT43KK020080328400040054311.
L'articolo Caro Lucio, la tua vita silenziosa e valorosa tra la Riviera, Costa Azzurra, l’Europa. Tra Festival, teatri e concerti proviene da Trucioli.