La cittadella portuale di Loano non si sottrae alla sorte ‘apri e chiudi’ o cambi di gestione, frequenti nelle località dove il turismo di massa resta la maggiore risorsa. Il ‘mega – porto, già della famiglia Ligresti, ora del colosso bancario assicurativo UnipolSai, ha vissuto in costante fermento commerciale dall’inaugurazione. Con un periodo alle stelle quando la famiglia Zeffirino di Genova feceva faville con tre locali. E’ seguita la discesa, l’incendio della discoteca (verso Pietra L.), i tempi di crisi. Zeffirino indicato da TripAdvisor come eccellenza nel YCML. Resiste il veterano della prima ora Se Stante. Ha chiuso, dopo un primo trasloco, Rivolution 2.0. Trasloco e nuova sede per La Plancha, accompagnato da ottimi giudizi dei clienti.
Il porto: da alcuni definito ‘faraonico’. Nello scenario della costa ligure ha il dominio, dotato di ottime strutture e servizi, alcuni mega yacht da 70 metri. Qualche big della scena mondiale. Il cantiere del Gruppo Amico rappresenta un ulteriore tassello qualificante e di ‘attrazione’. Nel frattempo ha aperto i battenti il ‘fratellino’ ai confini di Borghetto S. Spirito e Loano, di altra proprietà (famiglia Murialdo di Ceriale sempre in attesa della fusione con il Gruppo Dellepiane di Savona interessato al porticciolo di Ceriale e aree edilizie attigue). Nelle attese iniziali, soprattutto da un fronte politico loanese e della immancabile propaganda, il porto turistico era rappresentato quale toccasana al rilancio e consolidamento di crescita della cittadina, persino del comprensorio. Un quasi spot del tipo: a Loano la musica sta cambiando e il porto ci da una mano. Posti di lavoro e calamita per il turismo, il commercio, il trend immobiliare, a cui si doveva aggiungere la nuova zona alberghiera di levante. Persino un 5 Stelle di lusso all’ex Ospizio Marino che invece è sempre più rudere e costa alle casse della comunità ligure mille € al giorno di interessi passivi, ha rivelato al Tg3 Liguria Angelo Vaccarezza, ex sindaco, ex presidente della Provincia, neo capogruppo forzista in consiglio regionale.
Brillava uno specchietto delle allodole, diffuso nella ‘credenza popolare’. Arrivano i mega yacht, i miliardari, chi la crisi forse la legge o la ascolta dai media. I ricchi della terra, in parole semplici. Facile a dirsi. I ricchi ed i super ricchi non stanno solo in barca e sul mare. Quando scendono a terra cosa trovano ? Cosa offre Loano a questa clientela molta particolare ? Siamo proprio sicuri che la cittadina dei Doria, oltre al fascino del suo centro storico ( e non è l’unico), alla passeggiata sopraelevata e privata della caratteristica cara ai pescatori (vedi Noli) sia attrezzata al ‘dopo porto’ ? I fatti, la realtà conta più di ogni commento o giudizio soggettivo. La cartina di tornasole sono i locali pubblici, ristoranti, bar, negozi, l’offerta alberghiera. Nessuno pensa di nascondere i passi avanti, i cambiamenti, le nuove vetrine, una certa patina di buon giusto, il mega complesso ricettivo Ai Pozzi, con investimento milionario e che deve confrontarsi con un’attivo Loano 2 ai primi posti della classifica quanto a percentuale di occupazione delle camere che è poi ciò che conta davvero nell’arco dell’anno. Resta il tallone d’achille, il più difficile si direbbe e non da oggi, della ristorazione. Qui si vince soltanto attraverso la qualità totale, un’alta professionalità, la scuola per imparare e praticare il difficile mestiere. Anche nella semplice, si direbbe, pizzeria.
Nell’area del porticciolo della Marina di Loano emerge in tutta evidenza un aspetto non trascurabile. Un’infinità, si fa per dire, di spazi vuoti, mai occupati. Oppure sgomberati. Qualche trasloco e qualche iniziativa di coraggiosi, forse fiduciosi. Sulle dita di una mano i ‘resistenti’ della vecchia gestione comunale, poi Portobello, tralasciamo due altri passaggi (Frey – Miramonti), per approdare ai Ligresti. L’illusione portafortuna non è durata a lungo. Diamo un’idea delle aspettative con un titolo del Secolo XIX del 26 giugno 2010: ” Loano sarà la capitale della movida in Liguria. Zefferino e il BFly. L’idea è nata a Dubai. In questo disco beach, racconta Marco Bellomi, c’è la mia filosofia di vita e una nuova avventura imprenditoriale….”. Ora è difficile pensare che il brillante e rodato imprenditore che, ricordava ancora il giornale, dal capocuoco alla spiaggia dava lavoro ad uno staff di 70 persone, straparlasse o fosse esaltato. La nuova discoteca sul mare all’interno del porto, applaudita troppo in fretta, era un palese autogol ? Il disco – beach a fianco dello Yacht Club era uno stridente contrasto ?Pare proprio di sì. Forse davvero in pochi possono dire l”avevo detto, l’avevamo scritto“. Non per magia, buon senso ed un pizzico di competenza. Eppure si finiva etichettati per visionari disfattisti, allora non era ancora di moda, il termine ‘gufi’. Come era di facile previsione, a fronte della china presa dallo sviluppo urbanistico sconsiderato dato negli anni alla città dal gruppo di potere&affari dominante, il flop della riqualificazione della T 1. Leggiamo, come testimonianza, poche righe riprese da La Stampa del compianto corrispondente Augusto Rembado, in parte riversate sulle pagine del Decimonono: ” L’amministrazione Vaccarezza ha deciso di arrivare in tempi rapidi alla definizione di una vicenda, la T 1, che ha tutte le caratteristiche di un’opera biblica visto che se ne parla da anni (l’articolo è del marzo 2010), ma non se ne vede mai la partenza. Vaccarezza incalza: Siamo pronti a partire, c’è l’aut – aut’ della mia giunta, è in gioco la nostra credibilità…proprio il porto è destinato ad attirare un’ampia clientela con riflessi positivi su alberghi, negozi, ristoranti, bar….”. Non ripetiamo, per amore di patria, le volte in cui si è tirato in ballo, grazie al nuovo porto, “il turismo di lusso,….qualificato…d’élite…il traino…”. Non passava molto tempo e nella stagione 2011 ecco un titolo significativo ed un articolo di Silvia Andreetto, corrispondente del Secolo XIX di lunga data: ” Musica alta al BFly, la discoteca loanese disturba i ricoverati del Santa Corona…si raccolgono firme…primi malumori anche tra gli utenti in porto…”. Assicurazioni di Zeffirino, non siamo noi a disturbare, ma la musica di una spiaggia, come la prossima stagione è già stato ristudiato l’impianto e le casse….”. La sorte finale, del come è andata a finire, è davanti agli occhi di tutti.
Perchè tanti spazi vuoti, si diceva ? La campana, questa volta, pare all’unisono. Affitti troppo alti per la realtà loanese. Forse è il caso di aggiungere che è accaduto anche in altre realtà minori della Costa Azzurra. Difficile resistere, o perlomeno ci vuole davvero il massimo sforzo, professionalità e capacità, per far quadrare i bilanci di fine anno. Quando il divario tra entrate e uscite raggiunge la non sostenibilità. La stagione di lavoro è pur sempre condizionata dai mesi estivi, da 4 – 5 week end di festività nazionali, dalla possibilità di sfruttare i tavoli all’aria aperta. Un gruppo giapponese che ha attività anche in altre località, finora è tra i pochi che hanno lanciato la sfida. Cucina innovativa e prezzi popolari, con scelta menù a volontà. Qui, è risaputo, siamo in un altro mondo, in particolare con il personale dipendente extracomunitario, gli orari. Può anche darsi che abbiano una marcia in più, meglio così, Auguri.
IL RISTORANTE CHE NELL’INSEGNA RECA LA DIZIONE ‘…HIGH QUALITY RESTAURANT’ – A leggere le pagine internet di TripAdvisor, con i giudizi dei clienti, le durissime critiche, con particolari sorprendenti e proteste messe nero su bianco, in pochi dovrebbero piangere per la chiusura di Revolution Longe bar !!!! 2.0. Un’attività gestita dalla famiglia di Walter Negro di Loano, in precedenza aveva il locale di fronte, rilevato dalla società di giapponesi e prima ancora un bar su corso Roma, in centro città. Papa Walter era stato tra i soci di una società per l’attività di addetti alla sicurezza, ‘guardianaggio’, servizi d’ordine per discoteche, stabilimenti balneari, sale da ballo del ponente ligure e basso Piemonte. La battagliera e documentata Casa della Legalità di Genova ha pubblicato la foto di Walter Negro ripreso insieme ad un ex sindaco di Loano vivo, vegeto e pimpante, con qualche interrogativo.
Per un esercente che abbandona, sempre sul fronte del porto, lo scorso venerdì, 20 novembre, inaugurazione in sordina, almeno per i media locali, del ristorante La Plancha, da 6 anni aperto sempre nella zona del porto, ma in un edificio di lungomare Loreto. Si è trasfetrito di una ventina di metri in linea d’aria, in posizione panoramica e suggestiva. Lo gestisce Andrea, famiglia di origini calabresi, lui nato in Liguria, gavetta in alberghi e ristoranti. Con chef Andrea collabora la compagna Laura, maitre di sala. Nell’elenco dei 124 esercizi pubblici citati da TripAdvisor che non è Vangelo e qualche critica sacrosanta l’ha ricevuta, La Plancha occupa, in quanto a giudizi positivi e visite, la 18 esima posizione. Ciò che conta, comunque, è il ritorno del cliente soddisfatto, il rigoroso rapporto qualità – prezzo, e nel caso particolare il ‘certificato d’eccellenza’ del pesce fresco. Bisognerebbe distinguere tra il pescato in mare, tra allevamento o meno, zona di provenienza. E la tipologia di pesce. La preparazione, l’eventuale uso di insaporitori. I posti a sedere ora sono una cinquantina, compresa la panoramica terrazza sul mare. “Quando si lavora bene – dice Andrea – il ritorno c’è, bisogna avere una gran passione, tanto impegno e serietà”. Aggiungiamo umiltà, mai montarsi la testa, essere supponenti. La stagione appena trascorsa è stata definita eccezionale quanto a incassi e non solo per il bel tempo, il gran lavoro per un concatenarsi di eventi favorevoli sul piano internazionale che hanno premiato costa ed entroterra, come non accadeva da anni memorabili.
Una iniezione di fiducia, un motivo per i vertici della ‘Marina di Loano’ di valutare i pro e i contro di lagnanze che non appaiono sempre piagnistei. Chi resiste non può essere incoraggiato solo a parole. L’amministrazione comunale, se ne è capace, non sia semplice spettatore.
L. Cor.