Achille Maccapani scrive a Trucioli.it: “Conosco Gianmarco Parodi da parecchi anni. Per la precisione da quando vinse meritatamente il Premio letterario ‘Città di Ventimiglia’ con il romanzo inedito “Oblio”. Da qui l’autore è andato avanti con coraggio, costanza, continuità, senza mai fermarsi”.
La mia famiglia è semplice. Una madre e un padre che hanno sempre lavorato. Nessuna grande risorsa e molti sacrifici, a volte. Ma anche loro, sempre pieni di amici. Ciò che ho più caro sono le tavolate d’estate e i bei natali d’inverno. Cose semplici, fatte più di persone che di cose. La vita però cambia, si è sempre di meno e di questo ne ho molta nostalgia. Una nostalgia che a volte mi piace mettere nei miei libri.
Vengo da studi agrari. Un mondo che ti tiene per forza radicato alla terra, ma che ti fa comunque guardare in alto. La biologia e la chimica sono parte integrante anche del mio raccontare: il sistema di funzionamento delle cose, la bellezza che si trova nel microscopico e si collega nell’universale. Ho messo questo spesso nella mia scrittura, e molto frequentemente ho capito che funzionava. Devo ringraziare dunque i miei insegnanti.
E le passioni che ha continuato a coltivare.
Sono state tante nel tempo, di sicuro quella di pedalare è una passione che mi ha salvato la vita tante volte. Si unisce poi anche quella del volo in parapendio, che con la scrittura ha davvero molto in comune.
I suoi maggiori successi di scrittore e qualche delusione.
Scrivere è un mestiere fatto di alti e bassi per forza di cose. Ho avuto dei bellissimi successi, tra questi i premi letterari vinti e le occasioni che mi sono state date dal destino. Ci sono state anche molte delusioni, ma quelle fanno parte del percorso, si inciampa, ma da lì si capisce che cosa si sbaglia per poter poi prendere la rincorsa.
La persona che maggiormente ha segnato la sua vita.
Non ce n’è una sola, altrimenti se venisse a mancare quella, sarebbe un guaio.
Il termometro culturale della Sanremo di ieri e di oggi. Dell’imperiese in generale. Qualche consiglio e raccomandazione a chi amministra la cosa pubblica.
Non sono all’altezza di dare consigli a nessuno. Quello che posso dire è che abito una città splendida che una volta era fiorita e che mi piacerebbe tanto veder fiorire di nuovo, anche culturalmente. Ci sono tante cose da fare, ma capisco la difficoltà dall’immaginare al metterle in pratica. Quello che mi piacerebbe e che la cultura fosse messa in un posto d’onore, perché forma la speranza del nostro futuro, e del futuro dei luoghi che abitiamo.
I suoi progetti futuri.
Dare spazio a questo nuovo romanzo, che è l’occasione più bella che mi sia capitata nella mia carriera di scrittore. Pubblicare con una casa editrice del calibro di Mondadori è stata un’impresa dura, fatta di tante rinunce, fino all’accadere della magia. Adesso voglio essere all’altezza della situazione, andando a raccontare di che cosa parla il mio libro ovunque.
Cosa è per Lei la felicità ? E la ricchezza ? La bellezza ? La bontà ?
La felicità è un momento imprendibile, fatto di qui e ora, purtroppo non conservabile, ma assimilabile.
La ricchezza non la conosco…
La bellezza credo sia in tutte le cose, e dipende dalla luce.
La bontà preferisco chiamarla generosità, ovvero fare una carezza senza aspettarsene un’altra in cambio.
Chi è il personaggio-i/ ligure-i del mondo della cultura che più stima e ammira.
Se dicessi Italo Calvino sarei ormai monotono. Avrei tanto voluto conoscere Luciano de Giovanni, un poeta straordinario.
E il sanremese più meritevole della storia cittadina. Come viene ricordato.
Non userei il metro di più “meritevole” perché sarebbe una classifica impari, c’è di mezzo il tempo le epoche e le azioni. Stimo molte figure ma non riesco ad eleggerne una in un solo ambito.
Ci parli dei suoi hobby, delle sue preoccupazioni ? Come immagina la sua vecchiaia ?
Una domanda complicata che mette insieme tre cose che sembrano lontane ma in realtà si accomunano. In genere non ho un hobby, perché comunque tutto quello che faccio finisce per diventare, da capricorno, una cocciuta missione. Così come scalare una montagna in bicicletta o decidere di fare una passeggiata diventano sfide con me stesso, che spesso perdo.
Le mie preoccupazioni sono soprattutto sul futuro, ma cerco di non pensare, per scrivere non è per nulla necessario in prima battuta. Nella riscrittura però sì.
La mia vecchiaia non la vedo proprio, non so se sia un problema o una virtù.
Come è cambiato il mondo giovanile di oggi rispetto alla sua gioventù. Che consigli darebbe ad un giovane in cerca di lavoro.
Direi innanzitutto di cercare ciò che ama e di fare ciò che ama davvero. Perché ciò che amiamo può diventare un lavoro vero e io l’ho fatto. Occorre essere visionari e avere però gran senso del sacrificio, e coraggio. Soprattutto sincerità con se stessi nel dire che quello che scegliamo è davvero la nostra strada, non un capriccio o un ripiego. Non è facile riconoscerla. Io sono stato fortunato.
Le sue letture preferite, quali programmi tv segue con interesse.
Le mie letture passano da grandi classici, ai saggi, alla poesia. Ho un ritmo di lettura che mi dà un programma giornaliero ben preciso, che spesso disattendo, e che invece si tramuta a volte in sessioni anche di otto dieci ore continuative. La televisione mi interessa un po’ di meno, ma adoro tantissimo serie televisive che seguo online, o documentari (che mi ricordano il tempo del buon Super Quark di Angela.)
L’entroterra imperiese, i piccoli paesi di montagna che si spopolano. Qualche suggerimento per non vederli ‘morire’.
Io ho raccontato storie, e le storie a volte riportano le persone a casa. Le ho ambientate soprattutto in questi borghi sperduti, non so se avranno qualche potere per il futuro, ma i giovani in questo momento stanno voltando lo sguardo dal mare soprattutto verso la valle. Non solo nel senso dell’arte, ma anche nel pratico del creare situazioni di convivenza e nuovi modi di vivere l’entroterra. Ne conosco moltissimi.
Come vorrebbe essere ricordato. E l’aneddoto più simpatico e forse curioso.
Quello che lasciamo scritto nei nostri libri penso sia già un buon testamento per noi scrittori. Vorrei essere ricordato per quello che ho dato, e per tutta la gentilezza che ho saputo regalare. Ancora però sono un allievo in questo…
Luciano Corrado