“La verità fa male e bisogna avere il coraggio di raccontarla senza per questo essere eroi o magari tacciati, come nel mio caso, pure da disfattista”. Trucioli.it affronta il tema delle rovinose frane a Cenova di Rezzo (e Lavina) che hanno fatto cronaca sui media liguri e non solo. Persino una colletta della Diocesi di Albenga -Imperia.
di Luciano Corrado
Trucioli.it è venuto in possesso di una ‘mappa idrica’ di Cenova (ruscelli esclusi) pubblicata su Facebook il 13 dicembre 2016 (dopo la prima frana) e di cui sarebbero a conoscenza autorità ed enti pubblici, tecnici. In quanti la conoscono ?
In totale risultano ‘censite’ 15 sorgenti e fontane. Si da conto, per testimonianza, che “anni or sono un gruppo di speleologi, scendendo da un ‘buco’ nella grotta da dove parte l’acquedotto, hanno percorso centinaia di metri verso l’abitato di Cenova.”
Si legge, inoltre, nel documento a firma di Marco Dell’Erba del 24 novembre 2016: “Dal crinale alle spalle dell’abitato, esiste una vecchia frana (Liggia) ai cui piedi parte l’acquedotto di Pieve di Teco (Cian de ven)”. Non sono citate né le sorgenti, né la frana sotto l’abitato. Le foto che Trucioli.it pubblica sono state scattate dal nipote Nicola Dell’Erba. E sarebbero la prova provata di quanto è stato reso di pubblico dominio con Facebook. Quale uso ne ha fatto, ad esempio, l’Amministrazione comunale ? La Provincia ? La Regione ?
Tutta colpa dell’uomo e non già come si vuole far credere di ‘madre natura’ ed eventi ‘imprevedibili’. Marco Dell’Erba al telefono: “Siamo un paese, una frazione, invasa letteralmente da sorgenti d’acqua. Ebbene è stato realizzato e solennemente inaugurato il 4 aprile 2011 (vedi……..) la variante di Pieve di Teco sulla strada statale 28 del Colle di Nava“. L’Anas ricordava che “la nuova opera consente di liberare il centro abitato dal traffico pesante, con l’obiettivo di realizzare un tracciato moderno, in grado di garantire il collegamento veloce tra Imperia e basso Piemonte”.
Alla cerimonia erano presenti il Presidente dell’Anas Pietro Ciucci, il Sindaco di Pieve di Teco, Alessandro Alessandri, il Presidente della Provincia Luigi Sappa, il Presidente della Regione Claudio Burlando, l’ex ministro Claudio Scajola, il sen. Gabriele Boscetto. Nel comunicato stampa si ricordava ancora che “La variante di Pieve di Teco ha una lunghezza complessiva di circa 2.300 metri e consente di completare l’ammodernamento dell’intera tratta di oltre 20 km, da Pontedassio ad Acquetico, che proseguirà sul versante piemontese con la realizzazione del traforo di valico Armo Cantarana, nell’ambito della tratta tra Acquetico e Ormea. Le principali opere d’arte sono la galleria naturale Pieve di Teco (lunga 1.830 metri) e il viadotto a tre luci lungo complessivamente 180 metri. L’intervento, interamente finanziato da Anas, ha richiesto un investimento di oltre 50 milioni di euro”.
L’opera d’arte ? Ovvero la galleria. Il j’accuse del cittadino di Cenova Marco dell’Erba è esplicito, pesantissimo come un macigno e in attesa, a questo punto, di smentite da parte di tecnici più che dai politici di turno di oggi e di ieri. “Si è messo a rischio e deturpato – dice in parole semplici – l’assestamento di un intera zona, quella sovrastante Cenova. Nella casa di mio fratello, ad esempio, si era subito formato un vero e proprio gradino da dissesto. Siamo una zona carsica che ha i suoi laghi interrati e di cui l’Anas, ma non solo, non ha tenuto conto. Come accade nell’area dell’acqua Santa Vittoria c’è un lago sotterraneo di almeno 90 mq. Un ‘fiume’ che scende dal Fronté e si scarica in prossimità di Pieve di Teco. Un’area ricca di caverne.L’acquedotto che fornisce Cenova. Una galleria. Quel by pass credo sia all’origine del vasto movimento franoso. O sbaglio di grosso ? Se ad uno sfogo d’acqua ci metti un tappo è come se chiudessi una fontana che finisce per creare e sfogarsi con altre ‘bocche d’uscita’. Ebbene ecco perchè dovrebbe far riflettere la mia cartina storica con tutte le sorgenti alle spalle di Cenova e chiunque geologo dovrebbe prendere atto e spiegare, chiarire il motivo e le conseguenze di scelte tecniche e politiche si si sono rivelate disastrose per Cenova e Lavina. Una cartina che, a suo tempo, fu consegnata al sindaco Adorno, al presidente Toti, agli assessori Gianpedrone e Marco Scajola”.
“La prima frana risale al 2016 partita dall’alto, sopra Cenova, si è ‘scaricata’ su Lavina. Poi è arrivata la seconda proprio alle spalle della frazione e in ‘bolla’ con il primo evento franoso. Ha portato via case e orti, strade e sentieri, mulattiere, un disastro. Fino alla terza”.
“La Ditta Cima Srl di Firenze ha appaltato lavori con posa-palificazione di centinaia di pali, non so esattamente quanti, poi incredibilmente andati distrutti, spazzati via come un fuscello. Proprio così e non si deve tacere! L’obiettivo di arrestare la frana ha causato per concausa un’altra frana. La mia casa si trova ancora in zona rossa, evacuati. C’è chi, di fronte alle mie implacabili rimostranze, mi ripeteva che sarei stato chiamato a testimoniare. Esiste per fortuna una memoria storica dei nostri luoghi, di chi conosce ogni centimetro…ebbene la rabbia è stata tale che ho scelto di disertare il mio paese….dopo aver perso anche il mio carissimo fratello Luigi…direttore delle Poste in pensione, altra memoria storica, trovato esanime da un caro amico….era andato a dar da mangiare alle galline, è crollato sulla strada ucciso da infarto….”.
Marco Dell’Erba ripete di aver spesso informato e telefonato anche l’ing. Modena in Comune a Rezzo, di non aver nascosto il malessere e detto con franchezza cosa ne pensava dei ripetuti movimenti franosi, dei lavori in corso, le asserite motivazioni, presunti errori nelle scelte della stessa amministrazione comunale e regionale.
Lui che è stato consigliere comunale in tempi lontani e non ricorda se fosse sindaco Guglieri o Diana. Lui che ha fatto battaglie per avere la rete fognaria e ricorda quando si mise in bella mostra, sulla strada, un cartello di protesta. Del tipo: ‘Loro vanno sulla luna, noi siamo ancora tra la m….”.
La ves polemica racconta di telefonate infuocate al sindaco Adorno. “Dopo tre anni di zona rossa…dopo tutto quello che Cenova ha passato, manca solo che la mettano in un gabbiotto e faremo la fine dell’abitato dei ‘signori’ di Mendatica a Poilarocca, diventato un borgo fantasma. Ma Cenova resiste, può esibire tante caratteristiche uniche, un polmone di verde e di pace impagabile, la gloriosa storia, gli artisti. Non a caso, tra i 24 residenti ci sono iraniani, russi, francesi, belgi, scozzesi. Un medico ha comprato una vecchia casa in pietra, un fienile si direbbe e l’ha trasformato in una dimora graziosa con piscina. Cenova forse apprezzata, valorizzata, più da stranieri che dagli italiani.
Insiste Dell’Erba: “Sì, sono arrabbiato, lo riconosco; è il mio paese e dei miei avi. Anche una delle mie tre sorelle è stata danneggiata, un angolo di casa portato via, ora in zona rossa. Ho un’altra sorella infermiera al Pronto Soccorso e pure lei ha proprietà. Sono arrabbiato perché è pure successo che a Cenova disastrata io abbia pagato la prima reta di Imu del 2020. Ho scritto al sindaco, Imu abolita ? Ingiunzione di pagamento ? Ebbene ho chiesto il rimborso che non è mai avvenuto, del resto va da se che l’Imu è una tassa statale ed il primo cittadino non può abolirla. Detto questo devo riconoscere che il sindaco Adorno è stato tra i primi del paese a salire sulla ruspa, togliere fango e detriti dalle strade. Con altrettanta franchezza non gli riconosco capacità amministrative che avrebbero dovuto segnare ben altra sorte alla nostra Cenova”.
Il cittadino Marco Dell’Erba, classe 1946, risiede a Loano, scuola media, saldatore a Chiavari in un Istituto, fabbro al Sestriere e a Sanremo, imbarcato su navi, da Trieste a Miami, al Marocco. Una vita da ‘giramondo’. Come tanti giovani della montagna “partito senza soldi, in mutande e canottiera”. Nelle vene il culto dell’attaccamento alla famiglia, ai suoi valori. Per anni ‘appassionato’ di scala, secchio e pennello: ‘imbianchino’. Vorrebbe far conoscere la sua verità dell’amata Cenova, a partire dalla sorte di sorgenti, fontane e grotte. E perché l’uomo dei nostri giorni è riuscito a distruggere ciò che intere generazioni avevano coscienziosamente conservato. “Non sono giustiziere, ma neanche un somaro che china sempre il capo o un emerito disfattista…”.
Luciano Corrado
A PROPOSITO DI SICCITA’ L’ASSESSORE IMPERIESE MARCO SCAJOLA HA DICHIARATO CON UN COMUNICATO STAMPA DELLA REGIONE.….”
”Il ponente paga errori del passato – ha spiegato l’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola – e adesso ci troviamo in una situazione di emergenza. Regione Liguria ha dimostrato con atti concreti la vicinanza al territorio imperiese, affrontando con determinazione la questione dell’acqua. Infatti sono stati anticipato poco meno di 6 milioni di euro per permettere di intervenire sulle tubature nel comprensorio imperiese e dianese e fare in modo che non vi siano più rotture frequenti con i conseguenti disagi che si verificano soprattutto durante la stagione estiva. Dall’altro lato la condizione straordinaria che stiamo vivendo in conseguenza alla crisi idrica ci impone di dover pensare, oltre a un miglioramento e un potenziamento dell’utilizzo del fiume Roja, anche ad alternative per non essere dipendenti da un’unica fonte”.
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