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La ‘regina’ di Monesi (Triora) detta le condizioni per vendere. E ha rifiutato 2,5 mln da una banca cuneese che comprava

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Un buon servizio giornalistico per i lettori più attenti della infinita attesa alla ‘rinascita’ di Monesi di Triora, già locomotiva della Valle Arroscia e dell’Alta Val Tanaro. La proprietaria della montagna, la più vasta proprietà terriera della Liguria (e in parte Piemonte), rende note, via stampa, le sue condizioni: “Voglio vendere a chi possa far funzionare le cose”.

di Luciano Corrado

Tiziana Sabato (foto archivio Trucioli.it 2020)

Tiziana Sabato, già vice sindaco di Briga Alta, dimessosi sbattendo la porta (gestiva anche un utilissimo bar-tavola calda), trasferendo la residenza a Pieve di Teco, aggiunge al giornalista Andrea Fassione (Il Secolo XIX e La Stampa):”Ci vuole un progetto serio. Non voglio che la montagna  venga rovinata  da piste per biciclette, salti, con gestione da affidare all’ultimo che arriva…”.

Già, avrà pure condivisibili argomentazioni, ma ormai si potrà davvero credere  al ‘rilancio’ (annunciato decine di volte da giornalisti fans o incensatori del potere politico di turno in Regione e nell’imperiese’)  solo quando la ‘montagna di Monesi di Triora’ avrà un proprietario capace di progettualità e pronto ad investire milioni. A questo proposito a Piaggia c’è chi ritiene di sapere che un paio d’anni fa (?) una banca del cuneese era disposta ad acquisire la estesa proprietà con un corrispettivo di 2 milioni e mezzo. Ma la richiesta si aggirerebbe intorno ai 4 milioni, mentre c’è chi parlava di una pretesa iniziale di 6 milioni (?). In passato parrebbe che si sia fatto avanti anche un imprenditore imperiese (o magari una mini cordata), la trattativa si è subito arenata per via della distanza tra richiesta ed offerta. Si aggiunga che c’è un’altra famiglia di imprenditori commerciali molto attiva e presente sul territorio (i Porro di Nava con il ristorante-albergo La Vecchia Partenza ed il moderno Rifugio La Terza) ) che ha la vocazione, interesse, volontà e capacità, già dimostrata in loco, per far seguire dalle parole ai fatti la sorte della ‘nuova’ Monesi. C’è di mezzo tuttavia la disponibilità ad investire (e rischiare) un bel gruzzolo di euro.

Tiziana Sabato (agosto 2020) con Remo Porro. “Era il  1995 quando mia moglie Franca ed io abbiamo deciso di acquistare la terza stazione della seggiovia di Monesi; un luogo incantato che inizialmente abbiamo vissuto come rifugio di famiglia dove insieme a figli e nipoti abbiamo trascorso momenti indimenticabili.
Il nome “La Terza” in quanto terza stazione della seggiovia che dagli anni 50 agli anni 80 ha fatto sciare intere generazioni di liguri, piemontesi e francesi, all’epoca stazione sciistica molto rinomata”.

Si aggiunga che sono almeno tre, quattro anni, che si ascolta da esponenti di governo imperiesi (dapprima l’assessore regionale Marco Scajola, poi lo zio da quando è presidente della Provincia, Claudio Scajola) un neppure troppo velato avvertimento alla terriera Tiziana Sabato.  “La signora o si decede a sbloccare l’impasse nelle trattative, oppure si deve ricorrere ad altre strade, compreso l’esproprio”. E il sindaco di Triora, Massimo Di Fazio, ha dichiarato a Fassione: “Se non si arriverà ad un accordo bonario sulle aree sciabili ed estive- vedi seggiovia e skilift- siamo propensi ad andare verso l’utilità pubblica”. Leggi esproprio che potrebbe provocare potenziali ricorsi al Tar e oltre. E di avvocati, vertenze, consulenze legali, la ‘Monesi story’ non è certo avara. Era già accaduto negli anni  ’70 con i fratelli Terenzio ed Enrico Toscano (quest’ultimo ancora in vita venduto la sua quota alla Sabato che ha ereditato da Terenzio). La stessa Sabato si è affidata a studi legali per condurre le trattative (fallite fino ad oggi) con la Provincia e il Comune di Triora.

Che dire del clima che si respira tra i tantissimi ‘amici di Monesi’ ormai convinti che il vero ‘intralcio’ siano le pretese della Sabato arroccata ad oltranza nella difesa dei suoi interessi. C’è da aggiungere che contrariamente ai politici, lei ha sempre evitato di esporsi con dichiarazioni ai mass media. C’è da parlare dei proventi dell’alpeggio che grazie ad un robusto rialzo danno buoni frutti. Andrà forse bene per Tiziana, che indossa pure ‘abiti’ dell’ambientalista, va molto male invece per la ‘resurrezione’ di Monesi di Triora e a ruota Monesi di Mendatica (peraltro in coma da 6 anni per frana). Pensiamo al mercato immobiliare mastodonticamente franato. Pensiamo agli ultimi  3 eroi che gestiscono attività commerciali. Va meglio a Piaggia con il recupero di vecchie dimore che attraggono soprattutto giovani coppie della Riviera. Senza dimenticare che il Comune di Triora incassa oltre 50 mila € l’anno di proventi Imu a cui aggiungere la Tari. Quanto reinveste a favore della sua lontana frazione? Il combattente Rinaldo Sartore, cittadino sanremese, tra i primi acquirenti di tecci a ‘Monesino’, su Trucioli.it, ha più volte affrontato l’argomento e fatto proposte. Persino il trasferimento istituzionale dal Comune di Triora a quello di Mencatica che dista a pochi km.

Trucioli.it, a sua volta, ha spesso documentato che venne fatto un ‘patto’ capestro a proposito della strategica nuova (e monca) seggiovia che ad oggi può solo funzionare (messa a ko dall’alluvione e in attesa di robusta manutenzione) nella stagione invernale e “tutti gli impianti di risalita dovranno essere utilizzati  solo nel periodo invernale, non oltre il mese di marzo“.  Con “l’assoluto divieto nel periodo coincidente  con la fase riproduttiva degli uccelli  nidificanti a terra come il gallo forcello, indicativamente da metà marzo a fine agosto”.

E’ quanto, a suo tempo, i tecnici della Regione (competenti per Ambiente e Fauna) avevano imposto per ‘tutelare il gallo forcello‘ con l’avvallo delle  amministrazioni locali. Il volatile che invece non è vietato ai cacciatori nella stagione di caccia.

C’era l’Albergo del Redentore: per non dimenticare. Fai un click sull’immagine per ingrandire

Che bei tempi con la vecchia seggiovia: 2352 metri di percorso, il più lungo d’Italia. Inaugurata, alle 11, del 14 giugno 1954. Eravamo tra i presenti, all’età di 9 anni. Seggiovia ricostruita nuova di zecca, ma venne stoppato il progetto del secondo tratto dalla Regione Liguria per ‘mancanza di fondi‘(aprile 2015). Un paradosso per un ente che ‘divora’ miliardi all’anno. Si trattava di due milioni di Euro che sarebbero serviti per collegare anche i Tre Pini alla Cima della Valletta. E l’allora assessore provinciale alle Infrastrutture e Viabilità dr. Paolo Ceppi (titolare della farmacia di Pieve di Teco) a commentare: “Avremmo preferito comunicare la buona notizia, un vero peccato perché questa decisione metto un freno allo sviluppo turistico del nostro territorio…”.

Non sono serviti alla buona causa neppure titoli più frequenti del tipo: “Nasce un comitato per il rilancio di Monesi. Pronti idee e Progetti (Comitato civico pro Monesi, 18 luglio 2020) con i portavoce  Marco Piana e Gianni Sbriscia”. Oppure (gennaio 2020) “Spezzato l’isolamento, Monesi rinasce dopo la devastante alluvione”. O ancora: sempre dal Secolo XIX a firma di Milena Arnaldi: “Monesi dopo l’emergenza ecco il piano di rilancio…c’è ottimismo”.  La surreale ‘saga delle illusioni’ potrebbe proseguire. Chi ha un archivio stampa con 1758 articoli (tema Monesi)  difficilmente può ricredersi al miracolo.

E quanto sarebbe utile che i cittadini interessati rileggessero il risultato della seduta del VIA (Comitato Tecnico Regionale  per il territorio Sezione per Valutazione  di Impatto Ambientale) di ben 17 pagine. In data 27 giugno 2007. Con la prescrizione “della chiusura tassativa degli impianti di risalita da metà aprile, epoca in cui il gallo forcello inizia la frequentazione  delle arene di canto…”. Si possono pure apprendere le contestazioni (21 dicembre 2006) presentate dal signor Terenzio Toscano, comproprietario dei terreni….”su cui sorgerebbe la nuova seggiovia… e contitolare delle quote della ‘Nuova Monesi Srl’ proprietaria di un esistente  impianto sciistico di risalita…; c’era il problema della drastica e progressiva  riduzione degli innevamenti….”

Si leggono curiosità per chi ha vissuto la Monesi story: “…Si prevedono, per la seggiovia, attraverso l’analisi economica il pareggio dei costi-ricavi nel periodo invernale, mentre  si individua certamente critica  la gestione estiva  soprattutto se si considera che il finanziamento non ha consentito di raggiungere quota 2000 e il punto d’arrivo previsto a quota 1800 non rappresenta un punto di interesse  escursionistico e panoramico. Si aggiunga – si proseguiva – che il periodo primaverile-estivo  rappresenta il momento di maggiore  sensibilità  degli ecosistemi  e soprattutto della fauna selvatica. Dunque  la regolare gestione  della seggiovia nel periodo estivo, secondo quanto ipotizzato dalle analisi economiche, risulta  antieconomica  e ambientalmente impattante e potrà essere presa in considerazione  qualora sia completato  l’impianto  di risalita  fino alle quote  più elevate e con la tutela  delle valenze naturalistiche segnalate  all’interno del Sic”.

Per non farsi mancare nulla, si suole dire, nelle conclusioni VIA si prevedono ben 24 punti con altrettante ‘prescrizioni’ che al capo B ne includono altre 4, sono 15 quelle del capo C e buon ultimo tre ‘precisazioni’.

Nessuno si oppose a quel parere n.129/209. Ed è rimasto tale fino ai nostri giorni. L’eccezione la rappresentava l’inascoltato cronista montanaro che già occupava della sorte e del declino di Monesi di Triora, delle pesantissime ripercussioni sulla vallata. La morte delle attività commerciali e ricettive. Criticava le assurde imposizioni di un paio di alti burocrati della Regione ai quali i politici  sulla sella di comando pare abbiano steso steso il tappeto verde. O si erano illusi a rimediare nel tempo. I risultati purtroppo restano inoppugnabili nonostante si alternino dosi di buone promesse. Con gli italiani abituati a dimenticare troppo in fretta.

Da ultimo pare utile sapere che la società ALST ha sottoscritto in data 8 giugno 2007 una convenzione della durata quarantennale con  diritto di superficie per la costruzione della seggiovia e di relativa servitù di passaggio del caviodotto lungo il tracciato. La convenzione precisa, tra l’altro,  che ALST si impegna alla costruzione dell’impianto e al recupero  ambientale di tutte le aree di cantiere comprese le strade per accedervi”. L’ALST  (partecipata della Provincia di Imperia, dei Comuni di Triora, Briga Alta, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Cosio d’Arroscia, Pornassio, Ranzo e della Comunità Montane Argentina, Armea, Alta valle Arroscia, Alta val Tanaro) aveva presentato domanda alla Regione Liguria per accedere ai finanziamenti del ‘progetto integrato Entroterra montano‘ nel quale si prevede la costruzione della nuova seggiovia. Che non raggiungeva la quota della ‘vecchia signora’. Si imponeva ai contraenti che accettavano l’utilizzo solo nella stagione invernale. Per salvaguardare il gallo forcello. E sono trascorsi 16 anni.

Luciano Corrado 

ARTICOLO DEL SECOLO XIX E LA STAMPA DEL 10 GIUGNO 2023

ERA IL 16 GIUGNO 2022- E’ TRASCORSO UN ANNO

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