In Val Tanaro i rifugi sono quattro. Quello di Chionea (frazione di Ormea,) a 1100 metri di altezza, ha una straordinaria storia recentissima. L’edificio della scuola elementare, senza studenti, ristrutturato dal Comune ed adibito all’ospitalità. Una sala pranzo di pochi tavoli per una quindicina di commensali. Due camere da letto con 12 posti letto. Un locale nato dalla scelta di vita di due amici: Danilo Pelassa di Mendatica e Gianluca Gai di Ormea. Hanno lasciato il lavoro di perito chimico il primo, artigiano di restauri e decorazioni il secondo.
Chionea, nel passato fu una delle frazioni più grandi di Ormea. Il nome pare derivi da ‘Cian’ che significa piano, inteso come area coltivabile. La chiesa è dedicata alla Madonna Assunta. Il paese ha due sottofrazioni: Porciette Soprana e Sottana. Distanti un paio di chilometri. Chionea punto d’arrivo della seconda tappa della Balconata di Ormea, a tre ore di cammino da Villaro, dopo aver attraversato Perondo Sottano e Valdarmella. Porcirette, secondo lo scrittore ing. Filippo Bonfiglietti (vedi il libro Ormea, qualcosa di più. Informazioni, storia, proposte) avrebbe preso il nome da antichi allevamenti di maili di cui però non è rimasta traccia.
Nel ‘viaggio culinario’ di Menù delle Erbe abbiamo scoperto qualcosa di più e inedito. I suoi 23 abitanti effettivi, la più anziana ha 97 anni ed è felice perchè può continuare ad abbeverare il ‘becco’ dopo essere guarito. La vera novità è la scoperta che nella ricca e fastosa Montecarlo vivono almeno 300 sudditi del principe Alberto discendenti del primo migrante di Chionea che ha fatto fortuna. Ora c’è chi, tutti i sabato, lascia il principato e raggiunge il paesino dove ha conservato o acquistato una casa.
“Tra i clienti più affezionati – confermano Danilo e Gianluca – ci sono proprio i ‘montecarlini’ o monegaschi. Ma quassù cominciano ad arrivare anche inglesi, tedeschi, americani e ci dicono come sia possibile che non si conosca questo posto, a loro dire un angolo di paradiso delle Alpi. Da parte nostra non abbiamo dubbi. Ci sarà un ritorno alla montagna, alla campagna, all’agricoltura tradizionale. Anche se non ci sentiamo molto considerati né dalla nostra Regione Piemonte, né dalla Liguria. E di fronte alla scarsa promozione del territorio, non ci resta che l’autopromozione. La scelta del Menù delle Erbe, con collaborazione con Slow Fodd della Riviera dei Fiori e delle Alpi Marittime (Monregalese Cebano, Alta Val Tanaro e Pesio) va proprio in questa direzione. Metterci alla prova dietro i fornelli e nell’ospitalità. Qui non facciamo certo a gara nel lusso, nell’alta cucina, nei galloni delle divise. Sappiamo però che in 50 minuti di strada si possono raggiungere le città della costa imperiese e savonese che al mattino si può magari sciare e al pomeriggio raggiungere la spiaggia”.
Gestire un rifugio può sembrare tra i mestieri più facili, meno impegnativi. Non è così. “Lo sappiamo dall’inizio – confidano Danilo e Gianluca -, non diventeremo mai ricchi, però non si vive solo di denaro. C’è la salute dello spirito e quella del corpo. Qui non respiriamo particelle da traffico ed inquinamento urbano. La pace ed il silenzio sono una compagnia impagabile. Qui nessuno è pigiato come acciughe, tra i bagnanti delle spiagge; non si fanno code chilometriche per raggiungere la meta vacanziera, peer una pranzo, una cena. Si cambia davvero vita, è un altro mondo, ma bisogna conoscerlo e saperlo apprezzare. Il rifugio l’abbiamo aperto ed inaugurato, grazie all’allora sindaco Gianfranco Benzo, due anni e mezzo fa, da novembre 2014. Siamo ristoratori autodidatti, senza seguire un corso di cucina, di ospitalità. La nostra sfida è accontentare il cliente che, se sta bene, ritorna e può diventare strumento efficace del passaparola. Coltiviamo un orto e privilegiamo soprattutto i prodotti a chilometro zero. Dopo le vacanze natalizie chiudiamo a gennaio e febbraio”.
Ormea un passato di grande sviluppo, industria, turismo, posti di lavoro. Poi il crollo, devastante. Fabbriche chiuse, la linea ferroviaria abbandonata e sempre in attesa del ‘trenino’ turistico. Ormea che poteva contare, Viozene compresa, 40 attività incentrate sull’industria del turismo, persino capaci di sostituire la mitica cartiera. Dal 2008 il crollo, la discesa, l’abbandono, le chiusure, qualche fallimento nell’indotto. Il mercato della seconda casa ha smesso di tirare. Molti hanno cercato invan di vendere e chi l’ha fatto ha dovuto accontentarsi.
“Noi apparteniamo ai fiduciosi – continuano nella loro analisi Danilo e Luca -, crediamo che i rifugi possano rappresentare la novità, l’attrazione del futuro. E’ cresciuta la cultura di una vacanza, di un’escursione senza caos, senza frenesia, la cura del relax di madre natura. Si può riconquistare la felicità, liberandoci dello stress”. “Ho tre figli- spiega Gianluca – non vorrei vederli crescere, pensare al loro avvenire, lontano da queste valli. Hanno imparato che il loro papà ha deciso di cambiare vita non per causa di forza maggiore, per una libera scelta meditata. Con 20 anni di vita artigiana alle spalle ha girato in lungo ed in largo la Riviera, la Costa Azzurra. tre anni li ho trascorsi a Montecarlo per una ditta di pitture. Ho fatto anche il responsabile di cantiere”. Danilo, col trasferimento a Chionea, ha preso la residenza a Mendatica dove vivono i genitori. Il papà ha lavorato come capo squadra, ad Ormea, nella ferrovia. ” Ho il diploma di perito chimico, sono stato tre anni all’oleificio Borelli, poi responsabile di produzione all’oleificio Raineri. Dopo dieci anni ho deciso di dare le dimissioni ed ho scelto questa nuova vita, ricominciando da capo”.
Il primo lavoro stagionale negli alberghi, cameriere all’Italia di Ormea. Quattro anni dalla mitica ‘ Settimia” a San Bernarto di Mendatica quando i clienti arrivavano a frotte da ogni angolo della Liguria, del Piemonte e non solo. Tempi d’oro per tutti, difficili da dimenticare, utilissima scuola di vita.
Al rifugio di Chionea la parola d’ordine è rivalorizzare la tradizione attraverso la cucina semplice, se volete povera, ricca di sapori naturali, dunque genuina. Occorre cucinare riscoprendo passato e presente all’insegna dei sapori autotentici, non servano i palati sopraffini, gli insaporitori in polvere. Nei menù – proposta per tutto il mese di maggio i due chef – camerieri, privi di divisa, propongono “insalata di primavera con erbe selvatiche, fritelle di ortiche, crespelle di asparagi violetti con fonduta di toma di pecora Brigasca, il crostone di cinghiale e mele, ravioli di spinaci selvatici, polpettone di verdure, i cuoricini ripieni’. Oppure “l’insalata di patate, ceci, tarassato e trota del Tanaro, grano con bagnacauda, brandacuin, cima, palline fritte di formaggio di Ormea, ravioli di cinzemin, frittata di erbe di campo tiramisù della casa”. Si spende 27 euro, vini esclusi; 25 per i soci Slow food. Il vino si può bere in caraffa, Brbera più che accettabile. Altrimenti vini in bottiglia della Valle Arroscia o il classico Dolcetto. Apertura, in questo mese, venerdì sera, sabato pranzo e cena, domenica a pranzo.
Sul tavolo, a mo di tovaglia, la carta Alpi del Mare, dal Colle di Tenda al colle di Nava. Il sentiero degli alpini, Da Limone ad Ormea, Alto Tanaro Tour, Il giro del Marguareis, Il Giro del Saccarello, La Via del Sale, L’Alta Via dei Monti Liguri. Otto valli: Pesio e Bisalta, Ellero, Vermegnana, Tanaro, Pennavaire, Nervia, Arroscia, Argentina che abbracciano le province di Cuneo e Imperia, 46 locali aderenti. Dai rifugi agli alberghi, dall’agriturismo, al campeggio, dai B&B all’osteria, alla Locanda, alla Foresteria, all’Ostello.
La montagna vuole sfidare il mare ? Non è il caso, semmai in simbiosi, ognuno capace di scommettere sul turismo del futuro, l’week end fuori casa, la semplicità che sposa l’onestà professionale. Certo è difficile pensare che tutto sia perfetto, ad iniziare, dalle proposte culinarie. Se si ha la passione e l’umiltà di confrontarsi con i risultati, gli obiettivi raggiunti, siamo già a metà dell’opera.Anzi, quasi al traguardo.
Luciano Corrado