Da almeno due anni avanza la pratica di cambiare il cognome, cancellando quello di papà o del nonno. Accade in silenzio in località di Savona e di Imperia. Vittime in età scolastica. I genitori sono intervenuti per proteggere i loro figli al centro di un dramma umano, creature incolpevoli ed inconsapevoli. E’ soprattutto dentro la scuola, la classe che il cognome scotta, imbarazza. Un’infanzia che si scontra con le locandine davanti alle edicole, con nomi, volti dei papà, nonni, zii. Notizie di arresti, blitz, sequestri, condanne. La scelta è emigrare, andare lontano. Altri, sei quelli che conosciamo, sono rimasti. Hanno ottenuto dal tribunale e dall’anagrafe comunale un cognome diverso. Utile leggere quanto ha scritto su la Repubblica il prof. Vittorio Coletti, imperiese, in gioventù presidente di azione cattolica.
Il titolo era: “Se le colpe dei nonni ricadono sui nipoti…” Coletti affrontava una questione di candidati. Invece si potrebbe eliminare candidati e riproporre le storie di famiglie calabresi o napoletane a Varazze, Savona, Vado Ligure, Loano, Albenga, tre località della provincia di Imperia. Con i nostri modestissimi mezzi editoriali, la scoperta è avvenuta già un paio d’anni fa, verificando via internet atti dell’anagrafe comunale che riportano decreti del tribunale dei minori. Siamo stati in imbarazzo, casi di cronaca da autocensura. Non sarebbe stato difficile mettere in piazza famiglie e bambini già a disagio, sottoposte ad uno stress che può provare, ci raccontavano due genitori, chi si trova a combattere una situazione sempre più sconvolgente, con crescente consapevolezza dei ragazzi. Gli amici, i vicini di casa, in parrocchia, i giochi, le frequentazioni. Si finisce per emarginare con un’ingiustizia difficile da descrivere. In piccoli centri ci si conosce tutti, i bambini frequentano plessi scolastici sovente unici. Gli stessi insegnanti, si ammette, hanno di fronte casi difficili, gli alunni chiedono, fanno domande.
Coletti affronta il ‘caso di Taggia’, nessuno prima e dopo di lui l’ha approfondito con l’ottica del peccato originale, come colpa dei padri e dei nonni ricaduta sui figli che, ricorda lo scrittore, “oggi persino biblisti e teologi rifiutano….poi le acute considerazioni di Sciascia sui professionisti dell’antimafia”.
Cosa è accaduto a Taggia, ma a parte la presenza di un candidato, è un affresco di famiglie, di casi, che non rappresentano un’eccezione in altre città del ponente, non conosciamo invece cosa è successo nel levante. La scelta, i ragazzi, le ragazze ‘in odore…’ abbandonano il cognome infangato, conosciuto a memoria, impresso a grandi e piccoli cittadini di questa terra. Coletti: “…Dal comunicato accusatorio del consigliere comunale di Imperia, Antonio Russo, si evince chiaramente che nessuna macchia penale, nè procedura legale è ascrivibile ovviamente a Daniele Comandini e neppure a Carmine Mafodda, la cui colpa consisterebbe dunque solo nell’essere nipote di suo nonno”.
Si è mai saputo, si è mai letto di figli, nipoti cresciuti in terra savonese, imperiese che hanno finito per ‘ripudiare pur senza dichiarazioni ai mass media, senza proclami, i padri, i nonni, gli zii, le zie ‘ ? Che vivono nell’ombra magari in questa regione, oppure si sono dovuti trasferire per il cognome imbarazzante, trovare un lavoro, presentandosi magari prima dal maresciallo dei carabinieri ed esporre la situazione.
Vittorio Coletti aggiunge: “ Qualunque principio o valore, anche quello nobile della legalità, se diventa un idolo, rischia di trasformarsi in stoltezza e ingiustizia: perchè nessun valore è tale se ne esclude degli altri, come il rispetto della persona, il diritto di chiamarsi perfino Mafodda e a non essere per questo trattato da malavitoso, se non si è fatto niente, il diritto di essere un amico di qualcuno, specie se costui è onesto e incensurato. Un valore è tale se non nega gli altri valori, Non bisognerebbe mai diventare professionisti di un valore, neppure, ripeto, del più alto, perchè se ne diventa dei fanatici e non dei difensori. O il giovane Mafodda è anche lui concretamente sospettabile (per sentenze o almeno indagini della magistratura ) di combutta con il malaffare o non può avere la colpa di essere nipote di suo nonno. Non parlimao poi del suo amico, la cui colpa consisterebbe appunto solo nell’amicizia col nipote del nonno”.
Chissà se saranno fischiate le orecchie a qualcuno, pensiamo al combattente, sempre in prima linea, Christian Abbondanza e valorosi sostenitori. Chissà se qualcuno ha pensato che il papà è stato dichiarato fallito dal tribunale di Savona per ‘soli’ 17 miliardi di lire (anni 80) e per questo deve sentirsi figlio di un bancarottiere che è pure una persona a modo, e sarebbe un crimine additarlo all’opinione pubblica, peggio che mai i figli onesti nella vita e nel lavoro. Che dire, incalza Coletti, degli onorevoli ” specializzati in parolacce e insulti ‘” Se l’efficienza di un metodo si misura dai risultati, leggete le inconsistenti interviste della candidata presidente in Liguria, Alice Salvatore, cui uno non affiderebbe neanche la gestione di un condominio. In effetti all’ombra di internet si possono infiltrare tanti insospettabili: non solo di malaffare, di interesse privato, di cattive frequentazioni, di nonni inquietanti, ma persino di fesserie e futilità clamorosa e , come rivela il comportamento di Russo, di feroce stoltezza…”.
Già i candidati votati solo via internet. Trucioli.it, due settimane fa ha scritto di quella ‘rappresentante di lista al seggio di Loano’ alle europe e arrestata per droga con un amico ed un diciottenne; trucioli.it, ha scritto di quell’attivista salito per anni alla ribalta della cronaca nera e giudiziaria. Chi tace acconsente ? Certo sono da ammirare gli onorevoli, i consiglieri regionali che si riducono stipendi e rinunciano ai vitalizi. Coletti ritiene che “sia un atto dovuto, viste la scarsità di rendimento e la qualità umana e professionale che la maggior parte di loro ha mostrato. I pochi buoni se ne sono andati o sono stati messi ai margini…”. Parole al vetriolo che, da modesto cronista di giudiziaria per una vita, non mi sentirei di sottoscrivere se sono a prova di diffamazione, richiesta danni.
Un tempo, un valoroso maestro e capo cronista, il compianto Pietro Ferro, mi rincuorava durante la pioggia di querele per lo ‘scandalo Teardo”: ” Un bravo cronista non è tale se non riceve almeno cinque querele....”. C’è chi cavalca l’antimafia e la moralizzazione, nulla da eccepire, bombardato di querele spesso a scopo intimidatorio, ma soprattutto di condanne fa collezione. Non solo, da nullatenenti le cause civili e i danni è meglio non chiederli. Tutte queste ‘miserie’ o ‘medaglie’ ai bimbi ai quali i genitori cambiano cognome poco conta, forse potranno apprenderlo da grandi, quando ormai sono stati ‘marchiati’. Che colpa hanno ?
L. Cor.