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Borghetto S. Spirito, dopo 50 anni parla la testimone scampata al crollo del palazzo

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Una cerimonia semplice per ricordare una tragedia di mezzo secolo fa: cemento e speculazione nella capitale ligure che ha fatto scuola. Con un pizzico di ritardo la giunta comunale, dopo l’inaugurazione del monumento a ricordo perenne dei 7 caduti sul lavoro per il crollo di un palazzo quasi ultimato, ha organizzato la ‘giornata della memoria’. Con una vergognosa latitanza: nessuno dei 5 sindaci viventi che si sono succediti, erano presenti; in gran parte assenti assessori e consiglieri comunali. Tutti coloro dai quali ci si attende sensibilità e buon esempio. Trucioli.it, per l’occasione, ha scoperto una testimone inedita della sciagura, salva per un caso fortuito. E’ Iose Opizzo, 68 anni, famiglia nota a Loano per aver a lungo gestito un bar del lungomare.

Iose Opizzo di Loano aveva 18 anni il giorno del crollo del palazzo ed era la segretaria del costruttore proprietario dell’immobile

Iose Opizzo era tra i presenti, non c’era folla come dimostrano le foto, ma non si è ecceduto nel cinismo imperante. Ognuno ha fatto la sua parte, ad iniziare dalla ammirevole compostezza, dignità, dei parenti delle vittime. Le mamme, in particolare, fratelli e sorelle, gli amici, i compagni di cantiere. Una lezione di stile nella città dove anche la sinistra ha governato tra mediocrità, miopia, scarsa lungimiranza, autolesionismo.  Più volte bocciata dagli elettori. Qualche scandalo e scandaletto. Due sindaci in manette, poi assolti. Meno fortunati un ex vice sindaco e un ex assessore. La tragedia  avvenne durante il governo del cementiere sommo del ‘sistema Borghetto’, il compianto Silvano Barone, maestro elementare. Se n’è andato anche un galantuomo Tito Reale piegato dal manipolo di imprenditori edili.  Barone e Reale democristiani usciti indenni, pare senza neppure un avviso di reato. Allora, a Borghetto S. Spirito, dominavano i costruttori dal cuore d’oro: i Miino, i Vacca, i Murialdo (trasferiti poi a Ceriale, a Borghetto hanno realizzato il porticcciolo turistico), i Salvini, i Vaccarezza, gli Stella, i Zatterin. Le cronache ci ricordano che erano 32 a rivoltarsi contro un piano regolatore, fecero sfilare gli operai, si levò la voce dei sindacati edili.  Minacce subdole ed anonime agli allora assessori  Guido Trucco (compianto) e Ernesto Piccinini, vivente. Appartenevano alla sinistra Dc, con il giovane segretario Guido Michelini che è stato fino all’ultimo nel consiglio di Fondazione della Carige, nel periodo in cui la banca era travolta da eventi giudiziari con arresti e ricapitalizzazione ai danni soprattutto degli azionisti.  Michelini estraneo e mai inquisito.

Il monumento – lapide ai Caduti del Lavoro nel crollo di Palazzo Albatros 50 anni fa (foto Fasano junior)

A Borghetto dopo la stagione Dc arrivò quella del Pci col sindaco architetto Pierluigi Bovio di Albenga, quindi il socialista borghettino verace Gianluigi Figini ( una brillante carriera all’Asl 2, fino a far risparmiare 2 milioni all’anno nell’acquisto di farmaci, ora consulente di una azienda di medicinali a Vado Ligure). Poi fu eletto un galantuomo, Riccardo Badino, centro sinistra, oggi direttore didattico, da sindaco ricevette qualche minaccia di troppo durante la lunga stagione dei Fazzari e della cava dei veleni, con 10 miliardi spesi dallo Stato per la bonifica. Quindi sterzata a destra con Franco Malpangotto gentiluomo, ingegnere alla Piaggio di Finale Ligure, forse con qualche difetto o pregio di troppo, a seconda dei giudizi, degli amici e dei nemici. Infine il rampollo di quella che negli anni è diventata la famiglia più immobiliare e benestante della cittadina, Santiago Vacca, assurto ad esponente di spicco  della Casa delle Libertà – Forza Italia. Vacca unito ad un sodalizio di ferro con Angelo Vaccarezza, da primo cittadino di Loano e uomo forte del partito in sede locale.  Vacca, come papà Cecco, è persona mite, piuttosto schiva, nonostante l’appartenenza ad associazioni elitarie e benefiche, spesso nel ruolo di tesoriere, economo, cassiere. E’ probabile che abbia dato di più di quanto ricevuto nella vita pubblica, affari privati a parte.

Acqua passata, anzi ne è passata di acqua sotto i ponti. Il vizio dell’amnesia si è rinsaldato. Il futuro delle prossime generazioni è un’interrogativo anche se c’è chi è convinto che l’agricoltura possa avere ancora un ruolo, alla stregua del risorsa- entroterra- comprensorio con Toirano e Balestrino. C’è chi crede nel traino che potrebbe scaturire, a ponente, dall’ex Castello Borelli, tra parte alberghiera e parte residenziale. Non si è finora parlato, ma  il complesso sarebbe stato acquistato da due famiglie russe, molto ricche, con tanti soldi da investire. L’area è di grande pregio ambientale e panoramico, potrebbe attirare turismo di qualità, una nicchia. A ponente il piccolo porto per una nautica senza pretese, pur sempre motivo di interesse e rilancio se affidato in buone mani. Resta il grande ‘buco nero ‘ dell’ex oleificio Roveraro. Dapprima le immancabili discordie e rivalità di eredi, di famiglie, ottiche e visioni diverse.  Avrebbe avuto senso realizzare, tra goffi palazzoni, fronte e retro mare, un borgo mediterraneo ? In quel contesto ? Pareri divergenti, non sappiamo quanto autorevoli, frutto di luminari che conoscono le potenzialità del territorio. Che dire, un Renzo Piano, un po meno quegli urbanisti e architetti che prima realizzano i piani regolatori  pagati col denaro pubblico dei cittadini e con gli anni diventano i progettisti di fiducia dei maggiori imprenditori. Anche quelli da mordi e fuggi.  Difficile quantificare quale sia stato il danno conseguente ai rinvii, alle sollecitazioni anche dall’alto ( Regione Liguria inclusa, ai tempi di Burlando e non solo). La tenacia non è il forte dei borghettini e di chi li rappresenta, lodevoli e rare eccezioni a parte. La rassegnazione, di fatto, ha vinto, ha avuto la meglio, sullo stesso metro della disinformazione, dell’assuefazione, del distacco del mondo giovanile. Anche in questo caso con poche mosche bianche e in rosa. Alla fin fine deluse e perdenti. (L.C.)

IL RACCONTO DELLA TESTIMONE DI PALAZZO ALBATROS. 

Iose Opizzo lavorava nell’ufficio del palazzo crollato, racconta come è scampata alla morte e al destino

Iose Opizzo: “Avevo 18 anni, il mio secondo impiego, il primo nel cantiere navale di Caviglia – Patrone. Avevo iniziato da due mesi, facevo la segretaria nel caniere di Palazzo Albatros della famiglia Michelini. Il giovane Michelini, allora giocatore di basket, frequentava come tanti altri il bar in Pineta, a Loano, di papà e mamma. Anni d’oro, grazie al turismo, ma anche alla affezionataclientela loanese. Papà chiese a Michelini  se aveva bisogno di un’impiegata, senza pretese. La classica prova. Quel giorno, ricordo come ieri, mi recai all’ultimo piano dello stabile. Ad un certo punto feci una battuta a proposito del dislivello che emergeva  sulle piastrelle dei terrazzi, già con le ringhiere.  Ho lasciato l’ufficio verso le 12,40 e dovevo tornare alle 14,30. In quel lasso di tempo il crollo, la morte, la disperazione dei sopravvissuti, dei primi famigliari accorsi. La prima persona ad informarmi fu Battistino De Francesco, venne al bar e mi disse che era successo qualcosa di grave….insieme abbiamo raggiunto Borghetto S. Spirito.  Uno scenario impossibile da dimenticare, conoscevo solo alcuni di quegli operai, uno era ancora appeso mentre si affannavano i soccorritori. Mio fratello frequentava il nautico a Savona e la notizia si diffuse in Liguria, la diede il Gazzettino, poi le radio nazionali. Chiamò a casa allarmato e preoccupato, sapeva che io lavoravo nel cantiere.  Ho avuto soprattutto conseguenze psicologiche, non tanto perchè avevo perso il posto di lavoro. Di notte, nel sonno, per due anni, ho continuato a svegliarmi con incubi.  Tra una risata e una crisi isterica, non è stato facile.  Ma ne sono venuta fuori bene, assai peggio è andata per le vittime che poi ho saputo potevano essere molte di più. Restava l’indelebile sofferenza delle madri, dei padri, dei fratelli, delle sorelle. Oggi sono venuta anch’io per una gesto di solidarietà umana e di testimonianza civile”.

 

Il sindaco Giovanni Galdolfo ricorda commeora la tragedia sul lavoro di 50 anni fa

Alcuni famigliari commossi delle sette vittime sul lavoro  a Borgetto S. Spirito

Tra i presenti l’anziano medico di famiglia dr.Aldo Gianatti, già sindaco di Ceriale tra le memorie storiche

La cerimonia in ricordo dei caduti sul lavoro: a sinistra Iose Opizzo, allora segretaria del costruttore e scampata al crollo dell’immobile

Il primo a sinistra il presidente dell’Associazione vittime sul lavoro della provincia di Savona durante la commemorazione


Amici di Peagna a tavola, in piazza, sotto le stelle

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A pochi chilometri i baccanali d’agosto, lungo la Riviera affollata e festaiola. Sagre per tutti i gusti, dal mare all’entroterra. In piazzetta della chiesa a Peagna, invece, si respirava relax tra amici e i profumi di 34 portate culinarie ‘fai da te’.  Nulla a che vedere con la sagra dei turchi. Semmai calore umano e semplicità capaci di far riviere i vecchi tempi quando tutti eravamo bambini, lo spirito di comunità non era optional. La dignitosa povertà post bellica era solidarietà. Cosa è rimasto ? Peagna derubata dei suoi valori dalla moderna civiltà. I peagnoli testimoni dei tempi ? Presenti solo due Nando e Nico. Poi i fratelli delle Muragne: Franco, Gianni e Marilena. Gli altri erano i benvenuti delle nuove generazioni.

Il più commosso, ma non lo dava a vedere, era Luciano, capelli grigi dagli anni, serbatoio di infiniti ricordi. Non c’era Peppino il volontario dell’Associazione alpini, tra i delusi di ‘come siamo diventati‘.  Non c’era Domenico che ha fatto carriera nello staff tecnico del Santa Corona. Una tiepida serata di inizio agosto, sotto le stelle, la luna a fare la guardia. Per pochi  ’intimi’ il racconto ‘ come eravamo’. Peagna con la luce nelle case (allora contattori Cieli), senza illuminazione, strade polverose o ciottolate, prive di asfalto. Una fontana per tutte le famiglie sulla piazzetta della chiesa, un abbeveratoio per il bestiame sull’attigua ‘piazza’ dove oggi si affaccia il teatro all’aperto. Solo tre 0 quattro famiglie avevano ‘vc’ alla turca; nè doccia, nè vasca da bagno. Si utilizzavano la stalla o il letamaio, l’orto.  Il camminetto o la stufa a legna per cucinare, scaldarsi d’inverno, il forno a legna per cuocere il pane o nelle festività solenni i dolci casalinghi, oppure la torta di patate, di bietole,  di zucche, o  ancora gli squisiti e saporiti ripieni di cipolle, zucchine.

Il bucato si lavava ad Anthia, due vasche lavatoio (i troggi). Non c’erano negozi, ma la rivendita di sale e tabacchi ( u Tanacca). Il primo negozietto- bar arriverà negli anni ’70 per essere poi chiuso. Da un paio d’anni, finalmente, ha aperto il bar a corredo del piccolo teatro, arena comunale. La prima auto, a Peagna, risale all’inizio degli anni ’50, la Topolino, poi una Balilla, una Lancia. Negli stessi anni la Vespa 125, la Gilera 150, la Lambretta 125, le biciclette. La maggioranza delle famiglie poteva contare su un carro trainato dal mulo e più raramente da un asino, in tre o quattro casi dal bue.

L’unico svago domenicale o festivo, per la mezza età e gli adulti, era il campo di bocce, attrazione anche per i più piccoli che assistevano divertiti. L’hobby più praticato la caccia. Ogni famiglia, con poche eccezioni, aveva uno due o anche tre cacciatori; possedevano un calibro 12 o 16. I ragazzi, nella stagione venatoria, attendevano l’arrivo dei signori ‘genovesi’ esperti ed appassionati di caccia agli uccelletti migratori: fringuelli, cardellini, tordi, verdoni, starne, merli. La ricompensa era la raccolta delle cartucce esplose ed abbandonate. Si portavano a casa per darli a papà o al nonno che li riutilizzavano dopo la ricarica manuale. In quegli anni era anche pratica da ragazzi dar la caccia ai nidi di uccellini che allora abbondavano, oggi rarissimi. Per i bimbi un altro svago era la raccolta, in prossimità del periodo pasquale, delle ‘purasse‘. Venivano da fuori a comprarle, nascevano soprattutto nei terreni coltivati ad oliveti, nelle rive scoscese. Le bimbe si dedicavano alla raccolta delle violette selvatiche richieste da ambulanti forestieri. Il momento clou restava la raccolta, rigorosamente a mano, una per una, delle olive, sacchetto – contenitore allacciato a giro vita.

Non c’erano i bidoni dell’immondizia. Ognuno si arrangiava. Per alcuni decenni la periferia di Peagna, a ponente, ha ospitato la discarica a cielo aperto di Ceriale.

Le famiglie più agiate, chiamiamole così, si contavano sulle dita di una mano. Potevano disporre del frantoio per olive e olio, del torchio per l’uva ed il vino. Le prime a far fortuna si erano trasferite alle Muragne, lungo la vecchia Aurelia di ponente, ai confini di Albenga. Peagna che nel Dopoguerra aveva il suo parroco, don Pietro Menini che verrà trasferito a Bastia d’Albenga, mantenendo il posto in Curia, sostituito da don Bellocchio, infine dall’ormai mitico di don  Fiorenzo Gerini memoria storica e non solo.  Messo a riposo lo scorso anno dal vescovo  Mario Oliveri che non ha voluto farsi mancare neppure questa ‘perla’ nei suoi 25 anni di episcopato.  L’ottantenne ex economo della Curia ha obbedito, quasi tacendo e accogliendo il successore don Cosimo Quaranta. Dagli anni ’50 fino agli anni ’70 diceva Messa anche con De Negri, che aveva acquistato la tenuta del generale Caviglia per realizzare quello che aveva denominato Villaggio Santa Maria Belfiore dove non era ospitati orfanelli o orfanelle, ma nei primi anni si confezionavano piccoli contenitori di lavanda profumata da inviare a migliaia di indirizzi di benefattori. Non è mai stata scritta la vera storia di don Angelo De Negri, origini a Pieve di Teco, al quale il Comune di Ceriale ha dedicato uno slargo, alla memoria, con targa recante il nome sbagliato (Giacomo De Negri).

La targa sbagliata, don Giacomo anzichè don Angelo

 

Peagna dei ricordi narra l’arrivo delle rondini, prendevano dimora, con i nidi, sotto un paio di porticati. Di notte si ‘ascoltava’ la civetta. Si racconta che dopo la prima Grande Guerra, nell’edificio della ‘bandia’ (proprietà U Finun) che ospitava due famiglie di pastori di Viozene, accadde un episodio particolare. Mentre si recitava il Santo rosario, come era nella tradizione, nella stanza ed al capezzale del defunto, una civetta con insolita insistenza non dava tregua all’esterno della casa. Il suo ‘canto’ porta sfortuna secondo un detto popolare. E fu la conferma. Ad un certo punto il pavimento cedette e la salma, con gli astanti in preghiera, si ritrovarono al piano di sotto, nella stalla, Nessuna grave conseguenza, piccole ferite. Per anni, a Peagna, la civetta sinonimo di disgrazia. C’erano le volpi che con frequenza facevano visite ai pollai, solitamente vicino alle case. Le lepri erano invece un gustoso bottino. Rari i cinghiali e comunque oltre i confini delle colline. I lupi in pochi li ricordano.

Non mancavano i personaggi buontemponi, almeno tre per la gioia da ‘scherzi a parte’:  ’u Carachettu’,  ’ Romulu’, ‘u Lenciu’.  Una delle famiglie più umili del paese, per anni, ha vissuto in una stalla, con conigli e galline: locali anneriti dal focolare, il tavolo rustico per i pasti, materassi di foglie di granoturco, coperte senza lenzuola.

La dignità collettiva  faceva si che l’armonia e la tolleranza, il rispetto, la fede, le tradizioni religiose e popolari, fossero patrimonio comune, con qualche eccezione e poche esagerazioni. Vita mondana  senza pretese. Le serate da ballo, un paio all’anno; la Madonna di Capriolo era l’appuntamento più affollato, attirava gente dalla pianura, dal comprensorio. Il falò si accendeva la vigilia di San Giovanni Battista (festa del Santo patrono), a San Pietro in un vasetto d’acqua fuori dalla finestra, il bianco dell’uovo e al mattino si ammirava la ‘barca’ del santo pescatore. A Natale era usanza che i bambini facevano il giro delle case, delle famiglie per la recita della poesia e ricevevano un piccolo, graditissimo obolo in denaro. La settimana santa i chierichetti, causa silenzio delle campane, si prodigavano con le batole (raganelle) casarecce.

Peagna che nel tempo ha perso, tra i bambini diventati adulti, Carlo, Ivano  (il fratello maggiore Severino ucciso da tumore al cervello a 15 anni dopo atroci sofferenze), Giampiero direttore di banca. Ci hanno lasciati anzitempo, qualcuno li ricorda, i parenti li piangono, ma Peagna, in maggioranza, resta pigra ed indifferente, rapinata dai suoi valori. Tutto il mondo è paese. Orfani di quel focolare che la civiltà ha strappato alla storia, derubando molte usanze, il collante della comunità, si è rinnovata nel tempo, in senso positivo, la cantoria. Voci femminili ha ‘cancellato’ il coro che nei tempi vedeva prima voce ‘u Perpellin (Pedrinin)’. Ma non erano ancora anni dei robot umani spesso senza cuore e senza anima. Nostalgia ? Rimpianti ?  Ciao Peagna, disiscriviti dall’albo degli ingrati smemorati. Terra di ‘foresti’ benvenuti. Loro non sanno quanto fosse bella la semplicità! Con virtù e difetti degli umili, di chi ha faticato, sudato, si è sacrificato per i figli e che riposano nel sonno eterno. Presto, per la ricorrenza del 2 novembre, andremo a trovare. (L.C.) 

Post Scriptum: Un sorriso non costa niente e produce molto. Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo da. Dura solo un istante ma talvolta il suo ricordo è eterno. Nessuno è così ricco da poterne fare meno, nessuno è così povero da non meritarlo. Crea la felicità in casa, è segna tangibile di amicizia. Un sorriso da riposo a chi è stanco, rende coraggio ai più scoraggiati, non può essere comprato, nè prestato, nè rubato,  perchè è qualcosa di valore solo nel momento in cui viene dato. E se qualche volta incontrate qualcuno che non sa più sorridere siate generosi: dategli il vostro, perché nessuno ha mai bisogno di un sorriso quanto colui che non può regalarne ad altri.

 

 

Il cameriere (massone) di Albenga che ha servito 5 generazioni

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Giuseppe Bruzzone, Pino per gli amici, nato ad Albenga il 25 maggio 1945, commerciante. Anzi ex giramondo e cameriere in servizio. Ad Albenga conosce tutti e tutto.  Dai 9 sindaci: da Emidio Viveri a Giorgio Cangiano, passando per Romagnoli, Anfossi, Isoleri, Carceri, Angioletto Viveri (‘mio cugino’), Vio, Tabbò, Guarnieri. Pino da ragazzino, al suo primo lavoro, al bar Principe di piazza del Popolo, ora sede Carige. “Avevo 12 anni, non c’era ancora la legge dei 14 enni. Purtroppo vanto di essere il più vecchio esercente della città, forse della provincia come cameriere. Trascorro la giornata al bar di Piazza San Michele. Dopo 6 anni all’estero avevo nostalgia di tornare. Leggo e parlo tedesco, francese, olandese, inglese, spagnolo e col secondo matrimonio, un po’ di russo”.

Giuseppe (Pino) Bruzzone al Bar Carpediem di piazza San Michele di Albenga

Un testimone d’eccellenza e memoria storica della vita albenganese. Eppure mai una dichiarazione pubblica, né interviste o una citazione sulla cronaca locale. Pino Bruzzone oltre a conoscere fatti e ‘misfatti’ di qualche migliaio di albenganesi doc e immigrati dal Sud, custodisce, con memoria di ferro, un forziere incredibile di notizie dei tempi andati. Sa tutto dei cronisti della sua città che si sono susseguiti, da Beppe Morchio, al rag. Benedetto Fassino, a Romano Strizioli, a Giampiero Mentil,  Ernani Iezzi, tutti compianti.  L’abbiamo scoperto da occasionali clienti del bar che si affaccia sulla piaza del Municipio e della cattedrale. Il cameriere non si tradisce e sbotta: “Ma lei…scriveva….Come sei invecchiato….!”. Pino ricorda quando il giovane studente non ancora giornalista frequentava, con gli amici, il Principe.  Gli anni d’oro. Il cliente più illustre era l’ingegner Emanuele Della Valle, possidente di Campochiesa, uomo di grande cultura ed integrità. Arrivava in Mercedes blue, con autista. Prima di entrare al bar raggiungeva la vicina edicola. Tornava al tavolo con la mazzetta dei quotidiani. Due o tre quelli italiani, un paio inglesi, altrettanti  tedeschi, francesi. L’aperitivo mentre iniziava a sfogliare, un’oretta prima di ripartire. “Gli unici clienti ‘poveri’  e tollerati- sorride Bruzzoneera proprio il vostro gruppo…, al bar per ore,  dentro e fuori, spesso senza consumare. Ma si tollerava di fronte ad un giro d’affari da sogno. Non meno di sei chili di caffè al giorno, aperitivi, digestivi, superalcolici, toast. Si apriva alle 6 del mattino per chiudere alle 5 di notte.”  Il locale era di gestito da Alvio Manini e della moglie Maria figlia riconosciuta del Marchese Alfonso Del Carretto, con proprietà terriere; alcune a caso, a Toirano. L’unico socio era Angiolin Canepa di Loano. Hanno poi ereditato il figlio Piersanto e la figlia Marinella Manini…”. Che anni ! Quanti ricordi e personaggi ! Vittorio Fiori….Mario Bonfiglio….Porta…Casarino… Tony Capaccio…

Pino Bruzzone, 58 anni di lavoro avendo iniziato a lavorare a 12 anni al bar Principe di Albenga

Pino Bruzzone un’esistenza di lavoro, tra avventure e disavventure, tra colpi di fortuna e di sfortuna, alti e bassi, a terra e sulle navi da crociera. “Avevo sposato una cittadina tedesca, mi ha regalato due figli. Il destino crudele me l’ha strappata per un brutto male. Ho deciso di risposarmi, una cittadina russa, conosciuta ad Albenga. La sorella ha sposato Bosio, era sottufficiale dei carabinieri, uomo di punta e di azione”.  

Ad Albenga Bruzzone è il cognome più diffuso, quarto posto della classifica, dopo Enrico, Parodi, Ferrari, seguito da Delfino.  Sono almeno un’ottantina. “Mio papà vendeva sul mercato a Villanova d’Albenga, mio zio, omonimo, era commerciante.  Ho un fratello vivente, più anziano di me, ha lavorato al Santa Corona, nelle cucine. Non mi sono arricchito, nonostante il lavoro e le terre di famiglia, vendute.  Vorrei  fare una semplice considerazione. So di avanzare tanto da tanta gente, nessuno invece è mio creditore. Devo ammetterlo, anch’io mi sono fatto imbrogliare. In compenso pratico quel detto che per una sana, giovane vecchia  devi sempre avere una moglie giovane e cambiare fa bene. Rende l’esistenza meno cupa, si diventa meno musoni”.

La curiosità qualche volta va appagata. Bruzzone affronta il tema ‘bidoni.’ “ A Ceriale avevo preso in gestione i bagni comunali San Sebastiano davanti alla pineta.  Il primo anno, era il 2002, hanno dato fuoco al locale. Ho rifatto l’impianto elettrico, ho speso un sacco di quattrini, ho rinnovato i Bagni nel 2010 per scoprire, ad opera di un vigile, credo Sanguineti, che era tutto abusivo. Ho speso altri soldini per difendermi , alla fine mi hanno dato ragione, ormai ero pelato. Forse ostacolavo qualche interesse privato, mi pare di ricordare che dipendevo, in Comune, da Piero Revetria e qualcuno voleva che lasciassi un pezzo di spiaggia alla famiglia Torelli, in vista del progetto di costruzione del porto. La famiglia di albergatori perdeva il  vecchio litorale. Ho resistito 10 anni, credo di aver speso oltre 200 mila euro, ho lasciato tutto anche su consiglio del mio legale…”.  Strana storia per un democristiano. “ Io, per precisione, ero tavianeo convinto e praticante. Frequentavo Bardineto, il prof. Secondo Olimpio, il Piccolo Ranch. Il giro degli amici più stretti nel partito. Ricordo quel toscanaccio di Andrea Lorenzini,  compianto. Una galleria d’arte a Mondovì, un campeggio nella zona di ponente a Borghetto S. Spirito, molto introdotto all’epoca tra i palazzinari della zona. Conosco la compagna, Rosalba Galli, vive ad Albenga…”.

Altra esperienza da dimenticare ? “Essere entrato nella società della famiglia Borea di Albenga, dopo la morte di Piero e l’avvento del figlio Dario (La Genovese). Ma preferirei non parlare, dimenticare. Non è colpa di nessuno, tutta colpa mia che mi sono fidato ed ho investito, sbagliando grosso. Per il resto vivo e ripenso con nostalgia ad una mia creatura, l’epoca del Bar Napoleon che rilevai nel 1981 fino al 1985. Era frequentato dalla crema di Albenga, che soddisfazioni !”. Oggi è il bar all’insegna del Piccolo Principe di via Trieste. Altre esperienze di esercente o cameriere al Campeggio Europa, al bar Carillon con Amilcare, all’Welkome residence.  “Ho lavorato in alberghi e da imprenditori di successo: gli Ascheri, i Gerosa, i Bergero.  Al Bel Sit di Alassio, al Ritz; nei locali del sanguigno Banchio come il Manila, poi la Suerte di Laigueglia.  E un pizzico di orgoglio, lo riservo nell’impegno civico  e sociale, quando ero presidente della Polisportiva ingauna. Ma resta l’ìndelebile stagione: i 500 posti a sedere, tutti occupati, dentro e fuori, al Principe. Anni in cui ad Albenga mi pare fossero, in tutto, otto i bar; oggi  si sono superate alcune decine. In ogni angolo ne spunta uno, girandole di gestioni, professionalità da mosche bianche. Tutti si improvvisano, invece… qui sto cercando di mettere a frutto professionalità ed esperienza, soprattutto con i visitatori stranieri. Non ho mai pensato di essere unico ed indispensabile, però credo di poter far tesoro di 58 anni di lavoro attraverso il mondo. In Germania, a Kiel,  in Olanda a Rotterdam, le Americhe, una compagnia di navigazione norvegese, giramondo che non si è fatto mancare nulla. Ho persino assimilato la cura della buona salute che consiglio: aloe tritato, fai da te. Un litro, un bicchiere ogni mattina. Da una carica di energia, di buon umore, ne abbiamo tanto bisogno”.

Nessun accenno ai fratelli massoni. Qualche tempo dopo da un elenco della massoneria scopriamo un Giuseppe Bruzzone.... forse in sonno. Non si può chiedere a chi ha fatto il giuramento di rilevare, parlare. Ad Albenga, non è un mistero delittuoso, che la massoneria sia abbastanza attiva, un periodo ebbe fino a tre obbedienze, ora sono due. Palazzo Giustiniani e Piazza del Gesù. Forse Pino Bruzzone frequentava quella villa, sulla strada per Caso, Villanova – Alassio, dove una loggia si riuniva. Ricordiamo i tempi dell’imprenditore Nunzio Cricenti, caduto in disgrazia a suo dire per colpa di Carige, e che ha sposato una cugina di Pino Bruzzone.  Una famiglia agiata, Cricenti ha pagato un prezzo altissimo stando all’intervista rilasciata ad Angelo Fresia il 14 giugno 2014. Ha raccontato che a partire dagli anni ’80 le sue sei società di  import – export fatturavano fino a 100 miliardi di vecchie lire all’anno. Nacque una contestazione da parte di un’azienda spagnola, con richiesta di fallimento per un debito insignificante rispetto ai bilanci complessivi.  Un patrimonio ufficiale, descritto in sentenze, di 14 miliardi di lire. Oltre ad una fidejussione bancaria svizzera di 8 miliardi.  Tutto inutile, nel 1993 il tribunale di Savona ha sancito il fallimento, accogliendo la tesi del curatore. La Corte d’appello ha annullato la sentenza, anche la Cassazione ha dato ragione a Cricenti. Troppo tardi e senza clamori mediatici nazionali. Se in tutto l’affaire Cricenti ci sia stato lo zampino di qualche frattellanza che ha agito per interposta persona, è un’impresa titanica dimostrarlo. Non sarebbe la prima volta. Ma neppure di questo tema scottante e sempre attuale, con Pino, si è fatto cenno.

Luciano Corrado 

Imperia don Antonello testimone di nozze, ma di divorziate. Ecco Beatrice giornalista

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Una notizia bellissima, da prima pagina, che Imperia Tv ha ‘regalato’. Terzo matrimonio per la giornalista free lance Beatrice Baratto, già collaboratrice del Secolo XIX – Imperia, volto noto del jet set rivierasco, presentatrice di eventi, amica fidata di Vip, infaticabile organizzatrice di meeting, conferenze, party pubblici e privati, inaugurazioni, spettacoli e successo, anche a Savona. Lei  50 anni, piena di fascino e fluido, lui Martins Fernandes Vinicius, 24 primavere, attore brasiliano. Sposi in Comune a Imperia, con testimone d’eccezione per la sposa: don Antonello Dani, canonico, parroco (Piani), vicario foraneo, conosciutissimo. Origini a Viozene, cresciuto a Pontedassio, attivo nel sociale e cooperative onlus, antimassone dichiarato. Incardinato nella diocesi Albenga – Imperia.  (Vedi…. il video di Imperia Tv ).(Leggi …..Beatrice sesso e sport).

Beatrice Baratto giornalista per la tradizionale foto dopo il matrimonio in Comune a Imperia, con lo sposo e a destra don Antonello Dani. Con la fascia tricolore l’assessore Pino De Bonis

E’ vero il  codice di diritto canonico (sempre più superato ed anacronistico) non vieta e peraltro non prevede il caso di un prete testimone di nozze civili, in aggiunta ad una divorziata. La sola presenza al rito potrebbe apparire disdicevole ? Se poi, come accaduto, si fa pure pubblica esibizione alla tivù, lasciamo perdere.

Don Antonello non è un presbitero diocesano secondo i canoni più comuni,  vecchio stampo, tradizionalista.  Il vescovo monsignor Alessandro Piazza, predecessore di Oliveri pare, ripetiamo pare, non fosse entusiasta e ‘rinviò’ l’ordinazione del diacono Antonello e del compagno Simone (il sacerdote che si imbarcherà sulle navi da crociera con qualche evento in).  Motivazione ?  Culturalmente impreparati ? Don Antonello, giovane, fresco di ordinazione sacerdotale, diventa segretario del vescovo Mario Oliveri che si accinge a festeggiare il 25 ° con una concelebrazione in cattedrale il 7 novembre (domenica), segue il pranzo (offerto) in Seminario.

Prima esperienza pastorale di don Antonello: curato a Porto Maurizio col prevosto don Gustavo Del Santo. Trattandosi di una ‘collegiata’ ha ricevuto anche il titolo di canonico onorario. Così come ci sono i canonici emeriti della cattedrale San Michele di Albenga. Da Porto Maurizio alla ‘promozione’ di parroco a Piani in sostituzione dell’ultra settantenne don Giovanni Brunengo che accettò Mendatica, portando con se un fardello ed un rammarico che ha sempre custodito almeno in pubblico. Non in privato, con il parrocchiano e anziano cronista. Don Brunengo amato, a Piani, dalla stragrande maggioranza, e che aveva realizzato la struttura di accoglienza valorizzata dal successore. Don Brunengo aveva lasciato in salute i conti della parrocchia, nessun debito come è accaduto a Mendatica. E oggi, in alcune realtà parrocchiali, grandi e piccole, può invece succedere che causa debiti vengano perfino disattivate le utenze della luce.

Sul fronte dell’impegno sociale e del protagonismo non si può certo sostenere che don Antonello abbia demeritato. Anche se forse una maggiore distinzione di ruoli non guasterebbe. L’archivio di internet documenta Don Antonello presidente dell’attivo Gruppo Sportivo Riviera dei Fiori. La cooperativa sociale “Goccia” che nasce dal desiderio di Don Antonello ed alcuni amici di realizzare una comunità alloggio per bambini in situazioni di disagio. La prima realizzazione è la comunità “L’abbraccio”, sede a Molini di Prelà , per ospitare bambini dai sei ai dodici anni affidati dai Comuni e dal tribunale dei minori. Alla presidenza Liliana Glandi.

Il sacerdote Antonello in prima linea, tra simpatie ed antipatie degli abitanti, nell’ospitalità agli sventurati migranti.  Imperia Post e Riviera 24 riferiscono che a Piani sono già passati qualche centinaio di diseredati stranieri, dai 18 ai 23 anni. Don Antonello in prima linea e con coraggio a denunciare le commistioni di certi ambienti massonici imperiesi. Al punto da rivelare un colloquio con il prefetto dr. Giuseppe Piccolo. “Mi confidò che era amareggiato per l’influenza negativa nell’estremo ponente ligure di due realtà:  massoneria e Casinò. Capaci di influenzare scelte politiche, amministrative, sociali, lobbistiche”. Don Antonello che ribadiva con forza “massoneria e fede cattolica non possono convivere, i fedeli che appartengono ad associazioni  massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”. Ricordava che nel 1983 papa Wojtyla ha vietato l’iscrizione alle logge dei Fratelli muratori di sacerdoti.  Trucioli.it ha pure pubblicato sul n. 14 del 28 novembre 2013 un interessante servizio di Rivisto con un intervento inequivocabile del sacerdote (vedi a fondo pagina).

IL BRILLANTE CURRICULUM DI UNA NEO SPOSA AL TERZO MATRIMONIO

E’ lei stessa, Beatrice Baratto, a dipingere: “Sono nata 50 anni fa, a Vercelli, in mezzo alle risaie e sono scappata appena possibile, l’essermi sposata giovane non era desiderio di fuga, era amore. Per un calciatore, con cui ho condotto la vita normale tipica di quel mestiere. Una vita che mi ha dato molto, ho imparato ad adattarmi facilmente e capire al volo le persone  e anche la gioia della maternità. Ho imparato anche un mestiere, quello di giornalista sportiva. (Dal 1995 al 2010 collaboratrice del Secolo XIX, redazione di Imperia, per sport, cultura, spettacoli ndr).  All’epoca non era esattamente un lavoro da donna. Ma ho anche svolto professioni tipicamente femminili: dalla modella a Milano alla maestra di sostegno alle elementari per 15 anni.  E’ il lavoro che mi ha dato di più.  Insieme alla passione per i viaggi. Ho girato quattro continenti su 5, ho sempre cercato di vivere alle stessa maniera delle diverse popolazioni che incontravo. L’ultima tappa della nostra vita zingara (e del matrimonio) è stata Imperia dove ho lavorato come cronista praticamente in ogni campo, come si fa nei giornali di provincia, quelli che forgiano i giornalisti migliori. Mi sono trasferita a Cannes per un periodo dove mi sono occupata di eventi, poi sono tornata al mar ligure dove ho trovato un altro marito e una nuova figlia ha trovato me. Ho ricominciato a fare la cronista, mi sono specializzata in gossip anche per mettere a frutto le conoscenze e le amicizie accumulate negli anni, Capace anche di dimenticare il jet- set per badare alla famiglia e rivestire gli abiti con cui sono più conosciuta appena il lavoro lo richiede”.

Imperia News ha scritto della vita di Beatrice Baratto “.…per 10 anni al fianco di uno degli uomini della scorta di Claudio Scajola. Una vita da agenti costellata di sacrifici, rinunce,  vacanze saltate, ferie dimenticate per poco più di mille euro il mese. Sempre in giro a proteggere la perdsonalità, con le famiglie a casa ad aspettare, senza neppure sapere dove si trovano”. Beatrice paparazzata con l’ex divo Lele Mora.  Beatrice che querela Fabrizio Corona ed ottiene, nel processo, 10 mila euro di  risarcimento danni, oltre ai danni morali in separata sede. Lei lo aveva denunciato per truffa.  Indotta a versare la ‘tangente’ con la promessa di collaborazioni a giornali e tv, ma dopo aver intascato i soldi Corona si rese irrintracciabile alla ‘vittima’. Tra le ultime esperienze del curriculum: Beatrice testimonial per la linea  di abbigliamento Fairy Tales. Serate al Covo  di Nord Est di Santa Margherita, ufficio stampa al Sortilegio Club di Diano Marina e prima ancora ufficio stampa alla 59° edizione del Festival di Sanremo,  rapporti con la stampa estera per lo Yachting Club di Monaco, l’Imperia Calcio, la Sanremese Calcio.

L’ultimo ‘sogno’ realizzato la scambio di ‘si’ e di ‘fedi’ con l’attore brasiliano Martins Ferandes Vinicius.  Un amore da incorniciare. Da ammirare ?

Luciano Corrado 

 
 

Tutti hanno storie drammatiche da raccontare: come quei dieci afghani ora ospiti a Camporosso che l’Austria ha rispedito indietro nei giorni scorsi. “Sono figli di poliziotti che sono scappati dai rastrellamenti dei talebani. Rischiavano di essere uccisi – dice don Antonello Dani – Hanno camminato fino alla Grecia e poi sono saliti su al Nord verso l’Austria e dirottati qui ai Piani e poi a Camporosso”.

E nell’emergenza spunta anche una bella notizia: una ventunenne nigeriana, ospite nella struttura di Molini di Prelà, a giorni partorirà un bebè. Don Antonello e i suoi collaboratori sono pronti a fare festa.

LEGGI RIVISTO

Loano, RFI dismette la stazione dal 2017, resta la biglietteria. Allarme passaggi a livello. L’occasione persa di Pietra Ligure

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Loano resta un riferimento storico alla ‘divertente’ favola dei binari a monte tra Andora e Finale Ligure. E’ a Palazzo Doria che il 17 novembre 1969 ci fu l’annuncio ufficiale di un ministro della Repubblica, Remo Gasperi. Ad una condizione: la collaborazione fattiva di tutti gli enti interessati, a partire dai Comuni. Come è andata a finire? tra si, no, ni.  E delle 26 personalità politiche presenti (sindaci, presidenti di enti, parlamentari) sono ancora in vita tre. Come se nulla fosse accaduto proprio Loano si accinge a dare addio ad un altro tassello del depotenziamento della linea ‘spacciato’ per innovazione tecnologica. Eppure c’è chi gioisce alla notizia che le FS regalano in provincia di Savona 14 stazioni dismesse. 

A Loano resterà solo la biglietteria di Trenitalia. La data della chiusura della stazione, per fine 2017, è stata comunicata ufficialmente dal dirigente responsabile, ing. Vincenzo Macello, durante un incontro con le parti sindacali, già qualche mese fa. Tutti zitti ? Una parte del sindacato Cgil si era adoperata per convocare un tavolo permanente dei sindaci da Finale Ligure a Ventimiglia. Obiettivo fare un fronte comune contro il depotenziamento. E’ seguita una prima riunione, la seconda campa cavallo ! Albenga ha il ruolo di capofila.  Su questo tentativo di creare coesione alla giusta causa, è stato redatto un verbale. Pure questo ufficiale. Da esso emerge che il Comune di Loano era assente, non si era fatto neppure rappresentare. Una dimenticanza ? Una sottovalutazione, o più probabilmente mancanza di considerazione al tema. Loano si sente forte, politicamente rappresentato dal partito unico di Angelo Vaccarezza che ha già vinto la guerra del ‘tracciato’ in galleria. Una folla festante, di elettori loanesi, festeggiò l’avvenimento alla stregua delle idi di marzo. Ovvero di quei gruppi e movimenti che invece chiedevano e invocano il raddoppio in sede, anzi sotterraneo. Costerà qualcosa di più, ma c’è in ballo la risorsa strategica del turismo, del pendolarismo. Una proposta (raddoppio in sede, sotterraneo) avanzata anni fa da Assoutenti. I binari tra Loano e Albenga rimanevano al loro posto, sono già due e servono alla prima piana agricola della Liguria di  scongiurare l’avanzamento del mare verso la fascia costiera.

Nella discussione- confronto del ‘tavolo permanente’ / antidepotenziamento – da non confondere con le mire dei gruppi oltranzisti che si oppongono sempre a qualcosa – è stato coinvolto anche il sindacato Or.s.a. (quello meno politicizzato)  che, a detta di alcuni presenti, ha puntato soprattutto sulle problematiche relative alla sicurezza che le ‘innovazioni tecnologiche’ non garantirebbero a sufficienza. C’è a questo proprosito un documento che non pare lasci spazio a molti dubbi. Fino ad oggi topo secret per gli autorevoli organi di informazione locale (leggi….).

A Loano e comprensorio è calato la collaudata cortina del silenzio. Non è certo una congiura, solo un metodo che predilige la riservatezza. Per la serie: è meglio che il cittadino non sappia, ci pensiamo noi a tutelare i suoi interessi. Sarà per queste ragioni che a Loano governano sempre le stesse famiglie, o perlomeno un giro ristretto, favoriti dalla solida incapacità dell’alternanza democratica. Farsi i fatti propri, ovvero i propri interessi paga, a quanto pare, in termini economici e di potere effettivo, a cominciare dal boccincino edilizio – urbanistico, aree edificabili grazie alle varianti e in futuro al Puc, sempre da varare dopo le elezioni (?), chiuso nel cassetto e riservato agli occhi discreti, nonostante gli impegni, carta canta, in campagna elettorale. Nessuna motivazione, finora, sul perché del rinvio sponsorizzato dalle solite eminenze grigie. Finché dura ! Nessuno vede o sente, ad iniziare dalle istituzioni della Repubblica alla Guardia di Finanza.

Ancora silenzio per un incontro tra associazioni di consumatori ed il neo assessore ai Trasporti della Regione Liguria, il sanremese doc Giovanni Berrino. Molto attivo e impegnatissimo per via delle deleghe  ai trasporti,  ai rapporti con le organizzazioni sindacali, alla promozione turistica, al marketing territoriale, al personale e alla tutela dei consumatori.  Altro che farsi in quattro. Deve correre fino a Monesi e rassicurare che dopo 40 anni di inerzia e abbandono, l’ex locomotiva delle Alpi Marittime poteva fidarsi delle sue rassicurazioni, ovvero coinvolgere la Regione Piemonte e quindi la provincia di Cuneo per via di alcune aree sciistiche che cadono nel suo territorio e devono assolutamente fare sinergia, anzichè essere di ostacolo. Si tratta è opportuno chiarirlo di terreni di proprietà privata, due fratelli, soli ed anziani.

Per tornare all’argomento ferrovia sarebbe utile rendere di pubblico dominio ciò che è stato detto nel corso dell’incontro. Non è un segreto di stato o di società per azioni.

Parliamo ancora di Loano, un tempo non lontano era la terza o la quarta città della Liguria per incassi ferroviari, basti pensare al movimento del turismo invernale. E Loano era stata la prima a beneficiarne, al pari con Bordighera. Difficile dimenticare che Gianangelo Panizza, compianto, precursore dei centri commerciali in Riviera, già titolare dell’allora Hotel Continental e di uno stabilimento balneare, tra gli azionisti di peso (per un periodo) alla fabbrica di cioccolato Novi Ligure, puntualmente esortava e sollecitava il cronista a pubblicare le foto del lungomare loanese superaffollato della terza età, villeggianti invernali. Tutti gli alberghi e pensioni aperti, molte seconde case occupate, marea umana nel centro storico anche durante i giorni feriali, esercizi pubblici esauriti all’ora del thè.

Oggi a Loano sono rimasti attivi due soli binari, è sotto gli occhi di tutti. Il dirigente del movimento ( un tempo capostazione) oltre ad occuparsi della manovra dei segnali e di alcuni passaggi a livello (in parte sono già automatizzati) fa gli annunci a Loano, Borghetto e, quando è chiusa Pietra Ligure per carenza di personale, anche in quella località. Quali sono le novità che portano alla chiusura della stazione, biglietteria esclusa ?  Il nuovo sistema tecnologico prevederebbe l’annunciatore automatico e l’unico dirigente di movimento superstite dovrebbe operare ad Albenga, gestendo il tratto di linea che va da Andora a Loano.  Razionalizzazione di costi e personale. Altri parlano di farlo arrivare alle porte di Finale Ligure, lasciando a Pietra Ligure un solo binario e pochissimi treni con fermata. Anche a Pietra Ligure prevale la pace silenziosa, da resa e impotenza. E pensare, a proposito di Pietra, che si fosse realizzato un sottopassaggio al servizio della stazione, si sarebbero certamente salvati per gli anni a venire il secondo o il terzo binario con alta probabilità di far fermare, in futuro, tutti i treni regionali.  Invece potrebbe accadere il bis di Borgio Verezzi e cioè che, con un binario unico, i treni devono liberare la tratta il prima possibile e quindi si evita di farli fermare.

A Loano, nel 1997, gli anni gloriosi del sindaco – giudice di ciclismo professionista, Francesco Cenere, i cittadini stupidamente disinformati si dichiararono contrari alla realizzazione di alcuni sottopassaggi lungo la ferrovia. Quali sono stati i benefici ? I passaggi a livello sono 7 e da decenni si discute inutilmente (come lavare la testa all’asino) dei disagi provocati alla viabilità, all’economia, alla ‘borsa’ dei cittadini come perdite di tempo e di lavoro. Basta rileggere le cronache di quel periodo ‘elettorale’ per capire che  nulla sapevano del progetto preliminare di Linea Ferroviaria, con spostamento a monte con raddoppio, del tratto Andora Finale Ligure, redatto dall’ingegner Alberto Rogano e dal collega Antonio Ricciardi.  Era il maggio del 1981.  La relazione allegata è di 63 pagine, molto chiara ed eloquente.  Sarebbe stato logico dire di no, qualora si avessero elementi per ipotizzare con un alta probabilità che il raddoppio a monte era davvero dietro l’angolo. Già in questo Bel Paese, del Buon Governo, con una certa classe di Greganti, affaristi delle politica, delle cooperative sociali ora vere, ora finte, rosse e bianche, con una buona proliferazione in terra loanese e dintorni. Alla faccia dell’imprenditoria privata meritocratica. Quella che con le proprie forze e capacità sa rischiare, fare profitti, creare posti di lavoro per i giovani di oggi e domani. dare un futuro ai propri cari. Quella che non vive sui poltronifici delle raccomandazioni, ma bada al sodo, ai risultati. Ha per nemici i tangentifici e le lubrificazioni burocratiche.

Da ultimo torniamo alla visita del ministro a Loano, 17 novembre 1969.  Della lista delle autorità presenti sono in vita l’allora sindaco, Mario Rembado, avvocato, il collega Stefano Carrara (ex parlamentare) e Gilberto Costanza (ex consigliere comunale). Il tempo è volato ? Può darsi, solo la ferrovia è rimasta salda al suo posto, con i passaggi a livello a strangolare un’intera città sempre più assediata e caotica dal traffico e che può vantare anche tre vigili in servizio, per turno diurno, sull’intero territorio.

L. Cor. 

SUL PROSSIMO NUMERO DI TRUCIOLI LE TAPPE DEL SOGNO FERROVIA A MONTE RACCONTATE DALLA RASSEGNA STAMPA. TENETEVI FORTE ! 

 

 

 

 

Elena, russa benestante, ha comprato Castello Borelli. Una speranza per Borghetto dopo Riccadonna (2007) ‘re dello spumante’

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Elena Lykosova, 64 anni (non li dimostra), è amministratore unico della società (Avatar S.R.L. sede legale ad Albenga) che ha acquistato Castello Borelli e il suo parco. Un patrimonio unico in Liguria. Difficile che la ‘castellana’ conosca il lungo calvario di questo angolo di paradiso, abbandonato da decenni, nella cittadina ‘ricca’ di 10 mila seconde case, 9 mila domande di condono edilizio, agricoltura all’osso. Dove buona parte della classe politica non ha brillato in meritocrazia, lungimiranza, coesione, semmai risse continue, conflitto di interessi. E l’imprenditoria nostrana non si è distinta in buon esempio. Ora è possibile una svolta. L’occasione di un circuito virtuoso è dietro l’angolo. Non è la notizia da prima pagina che a Borghetto (4 agosto 2008) rubano i turisti dell’Est per vacanze di una sola notte: 20 €, letto e prima colazione. E’ la sfida di Elena, benvenuta dall’Est, dotata di una robusta cassaforte per sfruttare le potenzialità di un gioiello: attrattiva turistica, storica, culturale. 

Leggi …..come veniva promozionata l’operazione immobiliare.

La parte centrale di Castello Borelli destinata ad ospitare l’hotel a 5 stelle e il ristorante

Il geometra Vincenzo Ricotta storico portavoce del Gruppo Riccadonna e della società Castello Borelli Srl

Basta rovine e inerzia, basta con i professionisti delle polemiche? Nel marzo di quest’anno i più diffusi organi di informazione locale annunciavano che il castello di Borghetto S. Spirito e annesso parco, sarebbe stato venduto ad una società russa leader nel settore alberghiero. Poi silenzio. Notizie con rodata salsa allo champagne: a cominciare da un hotel a 5 stelle lusso (per gli amanti di statistiche si tratta del trentesimo annuncio, uno più, uno meno, a proposito di iniziative alberghiere sulla costa savonese, senza andare lontani doveva essere un magnate russo a comprare il cadente ex ospedale Marino Piemontese di Loano, oppure il fatiscente ex ospedale vecchio di Albenga). Nel ruolo di ‘press agent’, di lunga data, il geometra Vincenzo Ricotta, un personaggio (pure di Slow Food) di Savona, ben rodato negli ambienti degli affari e della politica provinciale. Le sue parole: ” E’ nata da subito una grande sinergia tra la società russa e noi. Hanno capito la rilevanza dell’area, aderendo al nostro progetto il cui obiettivo è realizzare un fiore all’occhiello per il turismo borghettino e della Liguria”. Con quali concrete prospettive? Non sappiamo se sia stata fatta una ricerca di mercato ad hoc, sulla base delle caratteristiche che avrà il complesso alberghiero e residenziale una volta ultimato. Ricotta pare abbia delle certezze: “ Sarà un’opera capace di attirare una clientela importante, nazionale ed internazionale”. Turisti che prediligono mete di lusso, scampate al turismo di massa? Al mordi e fuggi, alle spiagge ridotte a scatole di acciughe, alle interminabili code del rientro da week end in autostrada. Castello Borelli  in futuro? Oasi del relax con la natura, il mare, il fruscio silenzioso degli alberi, il verde piuttosto che distese di asfalto e cemento. Molti vip russi, ma non solo, sono proprietari di yacht, jet personali o aziendali. A Loano c’è un porto di gran classe in quanto a strutture e servizi annessi. A Villanova d’ Albenga un aeroporto da sempre penalizzato e sottoutilizzato, nonostante la felice posizione geografica (mai nebbia, ne burrasche di vento), ormai la lunghezza della pista non è più un problema.

IL CARTELLO INFORMATIVO - Nel cartello all’ingresso del cantiere – a ridosso della curva insidiosa di Capo Santo Spirito – non è indicata la data del fine lavori, né l’importo. Ricotta si sbilancia, parla di un anno, un anno e mezzo. Il tempo necessario per completare una ristrutturazione – riqualificazione alberghiera parecchio impegnativa.  C’è il Parco del Monte Piccaro (403.479 mq) che da solo merita un’escursione non frettolosa. Ricotta conferma: ” L’hotel sarà a 5 stelle, già ricevute peraltro nella prequalificazione sulla base del progetto presentato ed approvato in via definitiva”. Non c’è ancora la certezza se il complesso, come meriterebbe, avrà un accesso diretto al mare, alla sottostante piccola porzione di litorale, da incrementare con interventi non invasivi.  Albergo e ristorante sono il centro vitale. Dall’originario progetto di 35 camere, si è scesi a 25 / 26.  Pochine ? Si parla di suite e camere normali.  Vale la regola dell’esperienza e degli obiettivi. Il cliente che può spendere va alla ricerca del massimo comfort. Ecco allora il centro benessere da 350 mq. Lo spazio ristorazione si estende per 200 mq, all’interno di un ‘giardino d’inverno’ da 1400 mq, vista mare e Isola Gallinara, monito di  un’altra eccezionale bellezza dormiente e non ‘produttiva’. Al castello non manca la piazza caratteristica:  2000 mq.  Previsto, inoltre, un ampio giardino  di 260 mila mq. per gli ospiti dell’albergo e della zona residenziale.

I lavori in corso a Castello Borelli una meraviglia unica nel ponente ligure

E’ proprio sui nuovi insediamenti abitativi che sono aleggiati dubbi, perplessità, timori, interrogativi. Si è paventata una colata di cemento, forse meriterebbe priorità il rischio idrogeologico. La collina ha dimostrato in più occasioni, lungo le pareti rocciose affacciate sull’Aurelia, quanto sia ‘mobile’, fragile, pressata da movimenti franosi, da annosa incuria del bosco. Da qui la strategica importanza che la scienza e la coscienza dei geologi svolga il suo ruolo con estremo rigore e  professionalità. Nel pieno rispetto del Creato. Il taglio delle cubature e dei volumi, il via libera della Soprintendenza, di per se non sono a prova di garanzia, è chiaro tuttavia che nessun imprenditore degno di questo nome può ‘giocare’ con l’equilibrio di madre natura. Il cemento non è veleno purchè non sia usato a modello Borghetto S. Spirito e non solo. Per la cronaca in precedenza si prevedevano 79 alloggi su 4 mila mq , ridotti a 53 su  3 mila mq.  Il volume da 12.704 è sceso a 9.337. Per concludere la descrizione dell’intervento, il portavoce Ricotta parla di “un’area di parcheggio raso realizzato su un invaso coperto e non visibile dalla strada in modo da lasciare il panorama inalterato”.

L’AVATAR S.R.L. - La società che parla russo, ha acquistato il castello dopo essersi costituita il 15 marzo 2013, con 1 socio, 1 amministratore. Ha depositato i bilanci 2013 e 2014.  Ha sede legale ad Albenga, in via Valle D’Aosta 4/5-6, dove operano tre uffici di dottori commercialisti, nel nuovo quartiere di levante, zona Pontelungo.  L’oggetto sociale è ampio, raggruppa tutte le attività di un complesso turistico residenziale e balneare.  Elena Lykosova, amministratore unico e socio unico, inizio attività di impresa il 4 settembre 2014.

PROGETTISTA - L’ingegner Giuseppe Olcese, 64 anni, varazzino, ristrutturazioni in corso in una decina di cantieri di diverse località della provincia e a Cogoleto. Il sito internet descrive: dirigente dal 1978 al 1982 di Società di progettazione nel settore dell’edilizia residenziale. Dirigente di Impresa di costruzioni dal 1982 al 1994. Ha fondato Dedalo Ingegneria con l’Ing. Enzo Galliano e ha coordinato come progettista e direttore dei lavori gran parte degli incarichi della società che hanno comportato l’analisi e la definizione di aspetti urbanistici e gestionali. In particolare si è occupato degli incarichi di pianificazione strategica e dei programmi complessi di trasformazione urbana.

L’ìngegner Giuseppe Olcese

DIRETTORE DEI LAVORI –    L’ingegner Enzo Galliano, oltre alle indiscusse capacità e intuizioni, si è trascinato dietro non pochi tenaci avversari, peraltro mai coinvolto, se non marginalmente, in vicende giudiziarie, con epilogo da scagionato.  Il blog Uomini Liberi gli  aveva cucito questo profilo: ‘Galliano Enzo, già ingegnere capo, pensionato precoce, forse anche in vista dell’attività “privata” ed in società con Olcese Giuseppe nato politicamente nel Pci di Varazze, coevo di Carlo Ruggeri,  ex sindaco di Savona, ex assessore regionale all’Urbanistica, grande appaltatore di lavori pubblici e privati. Dedalo, professionisti del progetto Bofill, Crescent, direzione  lavori del Rilevato Ferroviario a Celle Ligure...’.   La Direzione del cantiere della riqualificazione di Castello Borelli è invece affidata al geometra Franco  Riccardi di Alessandria.

IMPRESA DI COSTRUZIONE GIA’ PROPRIETARIA- Castello Borelli S.R.L. sede ad Alessandria in corso Virginia Marini 103.  La società risulta costituita nell’ottobre 2006. Capitale sociale  25.902 €, 1 addetto, 8 soci, una sede. Amministratore unico Alessandro Pampiro, 56 anni, Alessandria, frazione Cascinagrossa, detiene quote per 1400 €.  Gli altri soci sono Mario Morandi,  59 anni, Alessandria frazione Spinetta Marengo, 2000 € di quote;  Franco Riccardi,  56 anni, Alessandria Via Urbano Rattazzi,  1400€ di quote; Ottavio Riccadonna, 77 anni, domiciliato a Canelli, via Cassinasco, 1400 € di quote, il personaggio più noto del gruppo; Francesco Bartoli, 73 anni, Celle Ligure, via Costa 137, 2951 € di quote. La società FRAN.CO, con 7 mila € di quote, costituita nell’ottobre 2005 ed inizio attività nel dicembre 2010. Soci risultano: Colette Reynaert, nata in Belgio,  71 anni, residente a Quattorno (Al) via Giovanni XXII; Cecilia Nicoletta Pettazzi, 49 anni, stesso domicilio e Cesari Pettazzi, 48 anni,  Alessandria, via Dei Martiri.

E ancora la società  EOS S.R.L. con 2951 € di quote, costituita  nel 1990, capitale sociale 10.4000, un addetto, 4 soci, 6 amministratori. Soci figurano: Antonio Ghigliotto, presidente del Consiglio di amministrazione, nato in Francia, 85 anni, residente ad Albissola Marina, Via Barrili; amministratore delegato Gerardo Ghigliotto,  55 anni,  Albissola Marina, via De Amicis; amministratore delagato, Delma Traverso, 82 anni, Albissola Marina, moglie di Antonio Ghigliotto; amministratore delegato Gabriella Gatti, 55 anni, moglie Gerardo Ghigliotto; amministratore delegato Giulia Ghigliotto,  26 anni, Albissola Marina, via De Amicis; Gabriele Ghigliotto, 30 anni, fratello.  Nel 2012 risulta un progetto di fusione mediante incorporazione della Nova Glass Srl.

L’industriale di Canelli Ottavio Riccadonna

SUBAPPALTI - Il sub appalto affidato ad Alfa Costruzioni Edili di Mondovì (CN).   La società ha un capitale sociale di 78.600 €,  15 addetti, 7 soci, 1 amministratore. Socio ed amministratore, detentore del 55 per cento delle quote, è Fabrizio Barbano, 45 anni,  Savona, via Montenotte; socio Carlo Revelli, 76 anni,  Cuneo, via Cascina; Federico Barbano, 49 anni, diritti di pegno sulle quote; Alessandra Aschero,  50 anni, Quiliano via Parodi; Vittorio, Ludovico, Marianna Barbano.  Responsabile tecnico è Gianfranco Ottonello, 51 anni, Tovo San Giacomo. Agli atti anche la fusione mediante incorporazione della Montenotte SRL, con sede a Mondovì.  Alfa Costruzioni ha magazzino ed uffici in corso Ricci a Savona.

IL COMPLESSO RESIDENZIALE -  Le notizie stampa diffuse nel marzo scorso chiarivano che la  nuova zona residenziale, all’interno delle mura del Castello, sarà ricavata al posto dell’ex colonia non sottoposta a vincoli e che ‘sarà rasa al suolo per ospitare 55  (53 ?)alloggi venduti come ‘seconde case’ e realizzate, sostiene il geometra Ricotta, ‘con una tempistica di due anni anche se strettamente legata  all’insediamento alberghiero’. Stando a fonti ufficiose a questo secondo insediamento sarebbe interessata un’altra famiglia di imprenditori russi. Nulla di ufficiale, comunque. Il tam tam promozionale ha visto in prima fila il diffuso giornale online IVG, che con il suo editore ‘immobiliare’ è sempre attento al mercato. Mancherebbe altro ! In un articolo di IVG viene scritto che “un’altra delle meraviglie italiane sta per essere rivalutata, preservata, trasformata in opportunità di guadagno, e magari anche per tutti coloro che graviteranno attorno al mondo  dell’albergo a 5 stelle. Dal personale della struttura, ai commercianti della zona che beneficeranno dell’arrivo del turismo di elite“.  Un termine ricorrente quando si parla di Riviera. Troppo generosi o troppi illusionisti ? Sarà una bella notizia, ammesso che ci credano, soprattutto per i proprietari degli immobili al piano strada del centro storico di Borghetto S. Spirito. Desolatamente mortorio con la chiusura a catena di attività, nonostante l’avvicendarsi di gestioni e sconsolati proprietari dei muri. Fiduciosi?

Il giornale aggiunge che la “tutta zona sarà promossa a livello internazionale grazie a mezzi a disposizione degli acquirenti, ed il bacino di utenza sarà ampio, a dimostrare che le risorse paesaggistiche e culturali non mancano, a volte mancano le risorse o la volontà di sfruttarle al meglio”. Nessun cenno ai tanti, troppi cattivi esempi di devastazione ambientale e turistica di cui è rimasta vittima la riviera e in parte il primo entroterra. Negli anni ’60 i turisti arrivavano anche a Borghetto, oltre che a flotte nelle altre cittadine più blasonate, 6-7 mesi all’anno, italiani e stranieri.  Se si è fatto un passo indietro, anzi è stata una strage alberghiera (vedi i posti di lavoro persi, a migliaia, soprattutto per giovani e famiglie). Sarà merito dei pochi illuminati pubblici amministratori e loro sodali immobiliaristi ? di una diffusa cultura di disinformazione popolare, inclusa quella di organi di  stampa e web sensibili al fattore k – pubblicità ? Sepolto il tessuto culturale del territorio, ad iniziare dal ‘petrolio agricolo‘. L’urbanizzazione è avvenuta secondo le buone regole dell’interesse comune e non di pochi o dei privilegiati ed untori ? Suvvia, anche le bugie hanno le gambe corte.

In un articolo de La Stampa, a firma del compianto Augusto Rembado, è citato il geometra Ricotta. Sue parole: “L’avvio dei lavori a Castello Borelli è un momento importante e storico per noi della Castello Borelli Srl e per tutto il territorio. Un momento di rilancio anche di forze di lavoro per il futuro; ci sarà inoltre l’opportunità di sviluppare attività di gestione dei servizi connessi all’albergo, alla parte residenziale e naturalistica per un’oasi ambientale della Liguria di Ponente. Ci auguriamo di poter realizzare tutto il progetto, box e parcheggi inclusi. L’edificio del castello mantiene inalterate le sue dimensioni per uso albergo. Ci sono alcune modifiche della sistemazione esterna a ponente, a partire dalla riqualificazione del giardino storico esistente dove sarà pure realizzata una piscina esterna. Sono previste due Spa separate, una ad uso esclusivo dell’hotel, una seconda più grande ad uso di esterno”.

RASSEGNA STAMPA DAL 2007 AD OGGI

Negli anni 60, Castello Borelli ospitava ancora un seminario dei Padri Camilliani.  Una comunità che nel periodo  in cui fiorivano le vocazioni, soprattutto i primi due decenni post bellici, era arrivata fino ad una quarantina di seminaristi provenienti dalla Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto. A proposito, quale sorte per la chiesetta ?

Gennaio 2007 -  Il Re dello Spumante sbarca a Borghetto. Blitz di Riccadonna. Acquistato castello Borelli. Operazione da 10 milioni di euro per realizzare alloggi e strutture turistiche.  L’intervento della società  Castello Borelli Srl, con maggiore azionista  Ottavio Riccadonna che ha già realizzato il recupero della Colletta di Castelbianco, amministratore delegato Alessandro Pampiro. La destinazione  del castello, secondo le previsioni del Puc recentemente adottato dal consiglio comunale ( nel 2007), è di tipo  turistico alberghiero con una quota residenziale pari a 5 mila mq.  Alle spalle del castello anche le vasche di contenimento costruite dall’ingegnere e  senatore Borelli che  edificò nel 1871. Il sindaco Franco Malpangotto nell’incontro con i nuovi proprietari  chiederà formalmente che una parte dei 40 ettari di terreno del parco venga destinata ad uso pubblico.  Malpangotto: “ Sono soddisfatto della vendita del Castello. è una ricchezza inestimabile per la nostra cittadina, operazione andata in porto anche grazie alle previsioni contenute nel Piano urbanistico” . Nello stesso articolo del Secolo XIX la notizia che Riccadonna è impegnato in un altro importante investimento a Bergeggi e gli fa da portavoce il geometra Vincenzo Ricotta.

Febbraio 2007 - Il Comitato per la salvaguardia del territorio di Borghetto e del monte Piccaro contesta in toto la cementificazione prevista dal nuovo Puc. “…Crediamo che l’acquisto da parte di Riccadonna sia  un’occasione di recupero per questo meraviglioso manufatto da troppo tempo abbandonato. Ben venga un Grand Hotel, purchè il restauro sia effettuato solo in modo conservativo senza alternarne la’spetto architettonico.  No ai 5 mila mq di nuove abitazioni, sarebbe uno scempio colossale sul promontorio le cui pendici arrivano al mare integre, coperte da una folta pineta e ricca vegetazione mediterranea.  Aree scampate al fuoco e a famelici speculatori.”

Febbraio 2007 - Oltre a Wwf, Italia Nostra, Gruppo Speleologico, Anpi, anche 100 cittadini hanno sottoscritto le osservazioni al Puc.

Maggio 2007 - Case e albergo nel Castello Borelli, si dei commercianti di Borghetto. Consensi alla riqualificazione e al piano di Riccadonna.  Il geometra Ricotta dice: “Con 400 mila mq di parco vorremmo  creare Il parco botanico ligure del Monte Piccaro e non saranno sufficienti i giardinieri comunali; per questo riteniamo di aver bisogno dell’aiuto di contadini e agricoltori che conoscono il territorio e così aiutarci a tutelare un patrimonio unico, lasciato per troppo tempo in balia di se stesso”. Dubbi espressi dal consigliere  Antonio Franchi, in particolare sulle reali intenzioni di salvaguardia del monte Piccaro.  “Nel 2004 la giunta approvò una delibera per far passare una strada di 5 metri sul monte”.

Settembre 2007 -  Un architetto spognolo per il recupero del castello.  E’ Carlos Ferrater, già ideatore della nuova sede  dell’istituto del Parco botanico di Barcellona.

Febbraio 2008 - Ecco il progetto di castello Borelli. Prevede un centro benessere con un borgo per il 40 % costituito da strutture ricettive (residence) e il 60% da alloggi.  Il consigliere di opposizione Antonio Franchi non è stato ammesso alla presentazioni del progetto al gruppo di maggioranza consiliare. La critica degli oppositori:  si al castello residenza turistico alberghiera, eccessivi i 9500 mq di superficie utile a fronte dei 4 mila esistenti. Il Castello sorge sopra i resti dell’Antico Ospizio e segue i canoni architettonici medioevali.

FEBBRAIO 2008 - Il sindaco Vacca replica alle accuse dell’opposizione. Castello e parco riqualificano Borghetto.  Il sindaco: Il Puc prevede in quest’area che oggi si presenta con  edifici per circa 4 mila mq ad uso abitativo, una superficie di 9500 mq, compreso il castello. Di questi  ben il 40 per cento, pari a 3800 mq dovrà avere destinazione turistica ricettiva su un totale di 349 629 mq di superficie territoriale. Dubbi sul rischio cemento nell’area del monte Piccaro sono stati espressi dai consiglieri della lista “Una mano a Borghetto”: Giovanni Sanna,  Rosangela Ferrando, Antonio Franchi,  Stefano Roascio,  Raimondo Villa.

MARZO 2008 - Il sindaco Vacca entusiasta, è pronto il progetto di recupero per il castello, l’intervento prevede la destinazione albergo. Illustrato (il progetto) dall’architetto Ferrater all’assessore regionale all’urbanistica Carlo Ruggeri, al direttore regionale della pianificazione Franco Lorenzani e del sovrintendente  ai beni culturali Giorgio Rossini. Vacca, sindaco: durante la precedente amministrazione (Malpangotto)  era stato presentato un progetto  che prevedeva interventi sul monte Piccaro che non condividevamo. Via libera della giunta Vacca al restauro e riqualificazione del castello.  Prevista una piazzetta  di 1200 mq affacciata sul mare.  Nel parco sarà realizzata una erte di sentieri (12) suddivisi in 4 percorsi tematici, su 12 km, un vivaio per la riforestazione, un orto botanico nella zona di ponente del castello.  Gli edifici realizzati  riprenderanno l’architettura dei centri storici liguri e saranno dotati di box interrati.  Oltre alla destinazione ad attività sportive e benessere realizzate anche in caverna nello spiazzo sopra le vasche di raccolta delle acque provenienti dal sistema idraulico realizzato dall’ingegnere Borelli.

APRILE 2008 - Il sindaco Vacca annuncia: “Abbiamo chiesto alla proprietà del castello  di affrontare anche il problema  dell’accessibilità veicolare ed eseguire uno studio d’approfondimento del paesaggio storico- naturalistico esistente, e preparare la proposta  turistico – economica da legale indissolubilmente alla parte immobiliare”.

MAGGIO 2008 - La giunta del sindaco Santiago Vacca boccia il progetto di recupero del castello. Troppi volumi destinati al residenziale e pochi all’albergo. Va rivisto. La giunta contraria al progetto di Casa Vacanza della proprietà Riccadonna.  Il geometra Ricotta risponde: ” Siamo tutti al corrente della forte crisi che investe il settore alberghiero e da buoni imprenditori, anche su sollecito della Regione Liguria e dell’assessore Ruggeri che ci ha chiesto garanzie, abbiamo pensato che questa forma di gestione potesse essere quella più adatta a garantire a sostenibilità della struttura recettiva”.

FEBBRAIO 2009 - Presentata dalla società che fa capo al gruppo Riccadonna la nuova soluzione per il recupero del castello Borelli. Il volume complessivo dell’operazione è di 24 mila mc, di cui 16 mila esistenti, 8 mila di nuova realizzazione. 11 mila destinati a uso alberghiero e servizi, corrispondono a 2 850 mq suddivisi tra albergo (2 mila), ristorante 223 mq, centro benessere e palestra 635 mq.  Il sindaco Vacca: ” La realizzazione comporta per Borghetto la possibilità di diversificare l’offerta turistica aggiungendo al prodotto spiaggia un parco naturalistico che si affaccia sul mare.

MARZO 2009-  Il castello rilancerà il turismo. Opposizione favorevole al progetto di recupero dell’area Borelli.   I consiglieri Sanna, Ferrando,  Roascio, Franchi e Villa: ” Le cifre parlano chiaro, si è passati dagli oltre 14 mila mc di nuove costruzioni all’attuale previsione di 8 mila.  E non si deve certo alla lungimiranza  e sensibilità ambientale dell’amministrazione Vacca e soci costruttori, quanto al duro lavoro che il nostro gruppo ha fatto nei confronti della Provincia, Regione e Soprintendenza”. E Roascio: “Altro che sbandierare rispetto per l’ambiente naturale e il patrimonio agroforestale,  fortunatamente ci siamo mossi per tempo a due anni fa abbiamo invitato la Soprintendenza a porre un vincolo di protezione  sul castello ed abbiamo portato a conoscenza  degli uffici  di tutela il giardino botanico e la straordinaria opera di ingegneria  idraulica che riguardano tutto il Monte Piccaro e che fanno di quest’area un patrimonio unico, da preservare attentamente. Possiamo dire di aver sventato l’ennesima operazione edilizia selvaggia. Il resto lo hanno fatto la sensibilità e l’intelligenza dei nuovi proprietari che hanno finalmente capito che dalla valorizzazione di un silime straordinario patrimonio  c’è tutto da guadagnare, sia per loro stessi, sia per il nostro paese. Ora auguriamoci di poter vedere al più presto i fatti”.

NOVEMBRE 2009 -  Castello Borelli, nuova frenata. Si litiga sulla struttura turistica.  La Regione taglia le cubature e la proprietà : Cosi faremo solo una casa vacanze.  Il Comune: per noi la RTA è imprescindibile.  Vacca: “Non ci sto  a riconoscere aumenti di indici se poi non viene realizzata la struttura  alberghiera.  Di case per vacanze ne abbiamo già troppe”.

MARZO 2010 - Due progetti per castello Borelli. Le proposte del gruppo Riccadonna, “Noi siamo interessati – dice Vincenzo Ricottama a costo di non rimetterci economicamente, pertanto condividiamo la richiesta della Regione di una maggioore tutela dell’area”.

OTTOBRE 2010 - No della Regione al progetto Ferrater, le scelte dell’architetto catalano non convincono.  La Castello Borelli Srl aveva già presentato due ipotesi progettuali quando la regione aveva chiesto di dimezzare i volumi.

MARZO 2011 - Castello Borelli, si riparte da zero.  Volumetrie ridotte ed albergo a 4 stelle.

MAGGIO 2012 -  Albergo a 4 stelle, edilizia residenziale e parco a Capo Santo Spirito. Castello Borelli  tornerà a splendere. Approvato dalla Conferenza dei servizi il progetto presentato dal gruppo Riccadonna.  Ratificato il piano di riqualificazione, parte l’iter amministrativo per l’approvazione dei progetti tecnici dei lavori da eseguire nella’rea. Quindi subito dopo  il via ai cantieri.

GIUGNO 2012 -   Il castello decolla, via al progetto.  Un marciapiedi di 250 metri di lunghezza  collegherà il centro cittadino.  Una volta ultimato  diventerà la più importante risorsa turistica della città.  “Il castello sarà collegato –  dice il vice sindaco assessore Emanuele Parrinello anche a percorsi pedonali nel rispetto della vegetazione con il centro storico, al fine di incentivare gli ospiti della struttura a frequentare il paese”.

GENNAIO 2013 –  Anche nuovi posti di lavoro con il recupero di Castello Borrelli.  Tutto l’intervento, dice la proprietà,  sarà propedeutico per aprire il fronte occupazionale nei processi di gestione e dei servizi annessi. Una realizzazione di grande spessore urbanistico, storico e sociale in un angolo meraviglioso della Liguria”.

GENNAIO 2015 -  Meno cemento a capo Santo Spirito. Su richiesta della Soprintendenza la volumetria è stata ridotta da 12 mila a 9 mila mc.

Si possono trarre delle conclusioni ? Pare di si.  Al bando definitivamente l’edificazione selvaggia a cui siamo stati condannati da decenni, anche grazie al voto popolare. L’edilizia significa infatti farsi una clientela elettorale inossidabile. Chi investe, è ovvio, vuole una contropartita, né fare beneficenza. L’alternativa che spesso conosciamo, è lasciare un patrimonio in abbandono. Ruderi e mancanza di decoro.  Il biglietto da visita si suol dire. Anche questo succede purtroppo nel (mal)governo del Bel Paese.  Sempre in attesa di un rinnovamento della classe politica e di mentalità, di vocazione al bene. Ora sarà la volta dell’Oleificio Roveraro ? E il Puc a chi giova che resti al palo ? Dietro ci sono dei briganti e dei brigatori, o figure cristalline ? L’appello: non meritiamo più deturpazioni e deturpatori, diavoli a parte.

Luciano Corrado

L’ingresso dall’Aurelia a Castello Borelli

Il tratto di via Aurelia, con la pedonale panoramica sottostante l’area del Castello Borelli, con la pedonale panoramica del tratto del Comune di Borghetto

Alassio smonta lo Zero Beach. In porto il monumento ‘Ai Marinai’ e il Wc. Lo scontrino fiscale dell’assessore Vinai.

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Notizie sulle onde corte di ‘Alassio informa’. Lo Zero Beach, la spiaggia più chiacchierata del litorale (decine di articoli, soprattutto di giudiziaria e polemiche) impropriamente incoronata “spiaggia dei Vip” o “spiaggia delle disgrazie” ha iniziato un percorso inverso. Rimozione totale dei manufatti mobili. Mentre sul vicino porticciolo fa ‘bella mostra’, ignorato dai più, il trasferito monumento ai Marinai d’Italia. Peccato che qualcuno abbia avuto l’idea di rinchiuderlo tra auto in sosta nei parcheggi  a pagamento e col vicinato dei gabinetti pubblici. Senza parola! E poi ecco lo scontrino fiscale del bar del porticciolo. Attesta che la cassa risponde ad Angelo Vinai, assessore del Comune, esercente rodato, grande impegno nel mondo sportivo giovanile. Infine è volato in cielo, nel vergognoso e immorale silenzio dei mass media locali, Ezio Mombelli, 73 anni. Fu ingiustamente accusato (1974) ed incarcerato (vedi sentenza….) per il ‘sequestro ‘, con riscatto di 300 milioni di lire, di Mario Berrino. Era stato colpito da un brutto male. Lascia una famiglia unita, oltre al fratello e alla sorella.

 

 

 

IL MONUMENTO AI MARINAI D’ITALIA E DI ALASSIO E I GABINETTI- Due immagini, riprese il 4 novembre Festa della Liberazione, sul piazzaLe – parcheggio del porticciolo turistico di Alassio di proprietà comunale e gestito da una una società pubblica, Marina di Alassio. Che tristezza recarsi, dopo il trasferimento dal pontile Bestoso, nel cuore della città e del lungomare, a far visita, rendere omaggio “Ai marinai di Alassio, marinai d’Italia, dalle Americhe a Lepanto, alla Haven, per oceani e per le nostre acque, grandi in pace e in guerra, brava gente. La città, L’AMNMI”. Questo, tra virgolette, è il testo scolpito sulla lapide. Peccato che non siamo in grado di riferire, con precisione, l’iter della ‘pratica trasferimento’. Il sindaco Enzo Canepa in risposta alle polemiche di qualche settimana fa sul trasferimento del Monumento ai Caduti e alla Resistenza, sempre da Molo Bestoso, aveva elogiato proprio il trasloco ed nuova ubicazione del Monumento ai Marinai.  Ci sarà qualcuno della benemerita associazione che ha avuto modo di recarsi, rendersi conto della nuova sede ? Un pugno nello stomaco, al buon enso, diciamo pure al rispetto di chi non può far sentire la sua voce, ma si sarebbe ribellato. Sarà esagerato sostenere, come fanno alcuni, che non c’era posto peggiore per mettere a dimora dignitosa la ‘pietra sepolcrale’, seppure alla memoria. Non conosciamo chi del ‘gruppo marinai di Alassio‘ che ha sede a Palazzo Morteo, ma non figura tra i gruppi regolarmente costituiti – vedi sotto la scheda ufficiale – abbia avallato una scelta scellerata. Meraviglia, ancora, il diffuso silenzio dei rappresentanti le istituzioni democratiche, a partire dagli esponenti eletti nel parlamentino locale. Non lo meritano, senza ombra di dubbio, le gloriose medaglie d’oro al valore militare della provincia di Savona. Ricordiamole: Alessandro D’Aste di Albenga, Giuseppe Garrassini Garbarino di Loano,  Giuseppe Brignole di Noli, Giuseppe Aonzo e Augusto Bazzino di Savona. Non lo meritano i tanti marinai che hanno servito ed onorato la marineria tricolore, che hanno solcato spesso per un vita, mari e oceani del pianeta.  Qui non sono in ballo privilegi, raccomandazioni, tangentifici, poltronifici, è in discussione, meglio se serena, il rispetto, la dignità ed il decoro che non si esprimono solo a parole, ma con il concreto esempio. Quale esempio si da, confinando un monumento, con tutto ciò che rappresenta negli ideali ispiratori, tra le lamiere di auto in sosta, a tre metri i gabinetti pubblici ?  Chi devono ringraziare e cosa si aspettano le famiglie dei ‘marinai di Alassio‘.  Sono davvero consenzienti ? Chi ha deciso? Il sindaco, l’assessore, gli assessori, un tecnico comunale? Abbiano il buon gusto e la dignità di dire pubblicamente “sono stato io e non me ne pento. Sono orgoglioso”. I contrari, finora, solo flebili voci. Che disgrazia l’indifferenza!

Dal sito dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia riportiamo:

Uno sguardo particolare alla Regione Liguria. Come compete alle locali, antiche e radicate tradizioni marinare, nella Regione sono attivi 25 Gruppi con un totale di circa 3.900 Soci. Per numero di Soci la Liguria è al quarto posto tra le regioni italiane, preceduta nell’ordine solo dalla Lombardia, dalla Puglia e dal Veneto Va tuttavia considerato, al riguardo, che la popolazione della Liguria rappresenta soltanto circa il 3% dell’intera popolazione nazionale.

In Liguria, i 25 Gruppi Marinai d’ltalia sono così suddivisi, per Provincia di appartenenza:

– IM: Imperia, Diano Marina, Ospedaletti, Sanremo, Taggia/Arma, Vallecrosia, Ventimiglia.

– SV: Savona, Cairo Montenotte, Finale Ligure, Pietra Ligure, Varazze.

– GE: Genova, Cogoleto/Arenzano, Cicagna Fontanabuona, Moneglia, Rapallo, S. Margherita L., Sestri Levante, Sori.

– SP: La Spezia, Lerici, Levanto, Sarzana, Varignano/Incursori.

Le relazioni tra la Dirigenza dei singoli Gruppi e le rispettive Amministrazioni Comunali sono, per consuetudine ed antica tradizione, fattive e solidali.

Nei centri minori, di norma, i Presidenti di Gruppo rappresentano un punto di riferimento per il Comune nell’organizzazione di Cerimonie, ricorrenze, sagre tradizionali e commemorazioni, ed i Gruppi godono

ovunque del locale consenso.

Nel tempo, non sono mai venuti meno i compiti istituzionali e fondamentali dell’Associazione che, senza retorica, si possono riassumere in alcuni brevi punti:

– mantenere tra i Soci quei vincoli di rispetto, amicizia, stima e considerazione, da sempre alla base dell’ambiente e del servizio prestato nella Marina Militare;

– tutelare il prestigio dei Marinai in Congedo, alimentando in essi il sentimento della reciproca solidarietà, con particolare riguardo verso chi ha bisogno di assistenza ed affetto;

– tenere vivo lo spirito delle tradizioni marinare nazionali, contrastando l’indifferenza e tramandando, sempre e con sobrio orgoglio le nostre, di Marinai d’ltalia, Memorie.

Amm. Nicola Sarto  Delegato Regionale A.N.M.I. per la Liguria

LA SMOBILITAZIONE DELLA SPIAGGIA DEI VIP

Alassio, come si presenta lo stabilimento balneare Zero Beach il giorno in cui è iniziata la rimozione per fine stagione balneare, ai primi di novembre

 

Non si contano i titoli di quella che è stata impropriamente definita la ‘spiaggia dei Vip della Baia del Sole’. Forse l’immagine scattata nei giorni scorsi, quando sono arrivati gli operai di un’impresa per iniziare lo smantellamento, descrive cosa sia rimasto, a stagione balneare ultimata,dello stabilimento balneare finito all’asta in tribunale ed acquistato ad inizio estate da una professionista titolare di uno studio dentistico della provincia. Superfluo ricordare i tre, quattro sequestri, le inchieste giudiziarie, l’impegno profuso nelle indagini, l’opera dei legali. Con una ‘vittima’, Chiara Ravera, di Ceriale, famiglia di umili origini che ha fatto fortuna col lavoro sodo e onesto sudore; lei alla terza generazione e pare sia stata gabbata alla grande. Un’operazione sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato, con pratogonisti in parte rimasti nell’ombra. Sfogliando l’archivio stampa, mai avaro di notizie verso Zero Beach, si va dalle violazioni edilizie in zona sottoposta a vincoli, alle violazioni normative demaniali e paesaggistiche, all’occupazione abusiva del demanio, al concorso in abuso d’ufficio.. Non sappiamo se i processi, le accuse siano già diventati definitivi, se per tutti gli indagati o solo per alcuni. Non è il tema che appassiona, la giustizia è storia  a se.

Il giorno delle foto ( sull’area) incontriamo un geometra ed  alcuni operai. Il professionista imprenditore manifesta con determinazione il suo rammarico e stupore: ” E’ possibile che questi manufatti  deturpino l’ambiente, la costa, solo nei mesi extra stagione balneare. Perchè per la legge italiana possono stare al loro posto da aprile a settembre, ottobre e gli altri mesi vanno rimossi. Diventano abusivi, da reato penale. Qui non siamo sul lungomare, non c’è una passeggiata, non ci sono abitazioni. E’ un assurdo, una vergogna. Poi ci domandiamo perchè chi ha voglia di investire vada all’estero. In nessun altro paese può accadere un’assurdità simile”. Un discorso che non fa una grinza, ma perde di vista il nocciolo della questione. Chi ha realizzato questi manufatti mobili, sapeva fin dall’inizio che le norme sono chiare ed esplicite. Non sono previste eccezioni, a meno che gli enti competenti (Comune e Regione) non promuovano norme ad hoc,  affinchè Zero Beach non sia costretto ogni stagione estiva (a quanto pare è la prima volta che si procede alla rimozione totale)  a smontare tutte le strutture mobili, a loro volta autorizzate in quanto tali, su un sito, tra l’altro soggetto a vincoli come la confinante Punta Murena dove non sono mancati i tentativi di forzare i rigidi strumenti a tutela delle aree protette. Le uniche che fanno ancora parte di un ambiente dove gli scempi non sono una cruda realtà messa in pratica ai danni dell’industria turistica e della salvaguardia idrogeologica. Leggi frane e tutte le conseguenze sul territorio, sulla popolazione, sui bilanci dove affluiscono le tasse dei cittadini contribuenti.  Nulla vieta che per Zero Beach si disponga con una regolamentazione, finchè nulla cambia è difficile applaudire alle eccezioni particolari.

IL BAR DEL PORTICCIOLO -  Dopo aver raccontato fatti e storie vere ben più pesanti, lo scontrino fiscale del bar del porticciolo, resta più che altro una curiosità e solleva qualche piccolo interrogativo. Non è un mistero che la gestione l’abbiano dei parenti dell’assessore comunale  all’Ambiente e alla Protezione Civile, Angelo Vinai, titolare del bar della stazione che questa estate ha avuto il merito di farsi promotore, nel locale, di serata musicali ed attrazioni, sempre utili in un contesto turistico e commerciale. Il buon esempio del fare, insomma. Forse sono davvero in pochi quelli che sono al corrente, da quanto emerge, che il gerente fiscalmente responsabile dell’esercizio pubblico del porto (ora chiuso per ferie) sia Vinai in persona, neppure per tramite di una società. Ci mette il nome, non si nasconde dietro il dito. Resta da capire cosa succede quando il Comune deve decidere e deliberare sul tema porticciolo e società partecipate.  C’è da stupirsi ? Chi lo dice ? Alassio non si tradisce, ieri (o quasi) come oggi. Cambiano i sindaci, qualche assessore (altri restano ben saldi, anche nello stipendio), ma vizi e virtù sembrano ereditarie. Anzi, c’è chi sostiene che i marioli siano gli stessi.  Chi ci crede ?  Il verde pubblico, tema dolente. Basta osservare il grande vaso che ospita, nei pressi del bar e del Circolo Nautico, una rigogliosa palma (palmizio). Abbandonata e triste, zeppa di seccume. Evviva il decoro. (L.C.)

 

Una palma in vaso nel parcheggio del porticciolo turistico di Alassio, quando si dice incuria e biglietto da visita. Il sindaco e gli assessori vanno solo alle feste e alle cerimonie?

 

SPORTELLO ANTIVIOLENZA “ARTEMISIA GENTILESCHI”, CORSO PER VOLONTARIE

Aperte le iscrizioni per l’iniziativa che si svolgerà al Centro “L’Isola che c’è” di Alassio

L’iniziativa prenderà il via sabato 14 novembre, dalle 9.00 alle 12.00, con la presentazione degli obiettivi e dei partecipanti, focus su “La carta del volontariato e sua applicazione nello sportello Artemisia Gentileschi”, “Gruppi di lavoro: l’identità del volontario; secondo appuntamento sabato 21 novembre, dalle 9.00 alle 12.00: “Il lavoro di rete con il pronto soccorso, le forze dell’ordine e i servizi sociali”; “Il dialogo dei consulenti con la rete territoriale”; “Laboratorio: condivisione di esperienze”; terzo appuntamento sabato 5 dicembre, dalle 9.00 alle 12.00: “Caratteristiche delle relazioni violente”; “Ruolo della volontaria nello sportello”; “Laboratorio: accoglienza e confini”; quarto e ultimo incontro, sabato 12 dicembre dalle 9.00 alle 12.00: “Il colloquio: l’accoglienza, l’ascolto attivo, l’aiuto alla definizione del problema”; “Laboratorio: ascolto e accompagnamento”; “Gruppi di lavoro: feedback e chiusura”.

Per informazioni e iscrizioni, è possibile rivolgersi allo Sportello Antiviolenza “Artemisia Gentileschi” al numero 0182 571517, e-mail: segreteria@sportelloartemisia.it, sito web www.sportelloartemisia.it, pagina Facebook.com/sportelloartemisia, Skype: Artemisia Gentileschi.

 

 


Il bravo cronista rottamato di Ceriale? In divisa prepara 101 piadine. Un successo! Al Grifone, sull’Aurelia, Angelo Fresia

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Dai colleghi anziani e navigati, Angelo Fresia, era considerato giovane promessa del giornalismo ponentino. Cronista scrupoloso e determinato, ricco di umiltà, permaloso moderato, coerenza professionale. Nessun sfoggio della sua appartenenza alla buona borghesia ponentina. Non per questo era riuscito a sottrarsi alla gavetta. Anzi l’ha conosciuta, praticata. Non era colluso col giornalismo ‘marchettaro’ che per anni ha fiorito attraverso ‘giornalini’ dei Comuni, di enti pubblici, associazioni di categoria. Cortigiani per necessità. Forse non era la scuola ideale, permetteva comunque di ‘farsi le ossa’, bussare ad un mestiere che appassiona tanti giovani e non. La fortuna, si direbbe, non è stata amica. Pare gli abbiano voltato le spalle i colleghi che a La Stampa si trovano nella stanza dei bottoni. Trucioli ha già raccontato:  Vedi articolo….  Leggi anche….

Angelo Fresia, dalla carta stampa e web a esercente della ristorazione a Ceriale (Foto Silvio Fasano)

Acqua passata, da non gettare alle ortiche ? Fa riflettere. Angelo Fresia era diligente e giudizioso corrispondente de La Stampa - edizione savonese; curava il vasto e popoloso comprensorio di Albenga e spesso chiamato a coprire le notizie fino ad Andora, a ponente e a Finale Ligure, a levante, oltre all’entroterra. Senza orari o giorni di riposo, né la ‘cosiddetta corta’, il secondo riposo  settimanale previsto dal contratto nazionale di lavoro giornalistico. Nessuna indennità festiva, né notturna, o straordinari in busta paga. Era pagato a notizia e quando ha chiesto se, dopo 10 anni di ‘tirocinio’, meritasse il riconoscimento secondo i canoni della correttezza contrattuale, avere un futuro si suol dire, è arrivato il benservito. Ha sbagliato lui, ha sbagliato l’editore o meglio chi lo rappresenta ? Non è questo il momento dei ‘processi’, il giudice del lavoro è stato chiamato a pronunciarsi, si sono tenute le prime udienze, il  magistrato che se ne occupava ha cambiato tribunale, La causa riprenderà nel 2016 e non mancano pare ovvio ottimi legali a duellare.

La nuova vita del pur sempre giornalista pubblicista è iniziata la prima settimana dello scorso aprile. Senza battage pubblicitario e basso profilo secondo lo stile di Angelo. A Ceriale, la sua città, nella zona di San Rocco, sull’Aurelia, nei palazzi realizzati dagli anni 70 in poi, ha aperto ‘Grifone’ piadineria, in grado di offrire 101 tipi di piadine dolci e salate, per tutti i gusti. Con una particolarità. Il giornalista non si è affidato ad un lavorante, ha imparato l’arte e l’ha mette in pratica con scrupolosità. Ad iniziare dalla qualità della materia prima. Un sito internet descrive finora 536 attestazioni di ‘mi piace’. I giudizi dei clienti sono lusinghieri e stupiti. I ‘foresti’, i turisti è probabile che nulla sappiano del curriculum del giovane esercente. “Da anni trascorro le ferie a Ceriale – nome e cognome di chi scrive il post - ci voleva questo locale….i miei figli  vanno matti per le piadine. Sono artigianali, molto gustose, leggere e non appesantiscono “. Basterebbe quest’ultimo attestato per assegnare un 10. Ne sa qualcosa chi frequenta abitualmente la ristorazione e dopo il pasto si ritrova con il peso sullo stomaco e digestione inerte al digestivo.

Non manca chi commenta, divertito, che i nomi delle piadine sono associati a sportivi, a personaggi famosi. Qui prevale l’estro di Angelo Fresia genoano dalla testa ai piedi, sapientemente estroso, attento alle mode, come quella di organizzare il trofeo Fifa 16, assegnando al vincitore la Playstation 4, usata per giocare. Oppure rilasciare un tesserino raccogli punti per un omaggio finale. Anche sul fronte prezzi ,da Grifone conviene.  In una forbice da 1 a 5 €, indica il listino. A partire dal mezzo litro dell’acqua minerale in bottiglia al litro e mezzo. Al vino, alla birra.

Un altro ‘frequentatore’ fa osservare: ” Unica pecca la location e al massimo può ospitare una decina di persone “.  Una zona che in passato è stata interessata da qualche problemino di ordine pubblico. Un bar frequentato da personaggi non raccomandabili, lo studio di un geometra fatto segno a colpi di pistola. Un avvertimento. Tra l’altro, in un’area a rischio esondazione, già danneggiata.

E chi lo dice che il gran fiuto di Angelo non abbia scelto proprio quella posizione, quel locale ( a fianco c’è la succursale di un notaio) proprio perché si è trattato del primo passo, mettersi alla prova, senza strafare. Lui dietro il banco, alle prese con l’impasto, la cottura, la diligenza con ogni cliente, lo scrupolo. L’acquisto di prodotti di  prima scelta, per il detto chi più spende meglio spende. Un salutare ed irrituale andare controcorrente dove spesso la parola d’ordine è invece risparmiare e chi propone la merce cerca di fa presa sul ‘fai un affare‘. Un locale spartano, senza pretese –  è il giudizio di un internauta – dove l’alta qualità dei prodotti e la maestria della lavorazione si sentono al palato”. Ottima occasione per spuntini, diurni e notturni. Di sabato e nei prefestivi orario continuato dalle 11 alle 3 di notte. Per gli appassionati di fotografia le pareti  ’parlano’,  incantano, su tutti una bellissima istantanea di Zoff. Pure TripAdvisor, per quello che conta, annovera finora 15 recensioni, con un 4,5 complessivo. Ormai dovrebbe essere risaputo, più che un giudizio, il punteggio di una guida gastronomica, di un sito di viaggi capace di spopolare, serve il passaparola. Il cliente soddisfatto. E non farsi mai illusioni se tanti, troppi ‘gastronauti’  si credono esperti culinari. Elargiscono pagelle. E’ la cassa, a fine anno, il testimonial di un successo o meno.  Non montarsi la testa, è il consiglio del buonsenso. “Ho trovato un pezzo di Romagna sulla Riviera Ligure – scrive un ammiratore del Grifone – , una delle migliori piadineche dove io abbia mangiato….degno delle migliori piadinerie della mia Emilia, ottime farciture, per tutti i gusti, ottima l’accoglienza  di Angelo e Sara che fanno da fantastico contorno all’eccellenza”.  Una cerialese di cognome, Vanessa Ascoli, si spinge oltre: ” Per Ceriale è davvero una bella novità “.

La piadineria di Ceriale in occasione della tappa e transito del Giro d’Italia in Liguria 2015

C’è chi ha descritto Angelo Fresia come un ex giornalista, sbaglia grosso; la penna, la sapienza, l’esperienza restano nella mente, nel cuore, nelle vene. Angelo in qualsiasi momento di vita potrà riprendere, magari per hobby, la vocazione di informare, far sapere, coinvolgere. Non tutti fanno i giornalisti per essere sempre sulla notizia. Ci sono le narrazioni, i romanzi, i commenti, le riflessioni, le testimonianze. Ceriale, nulla di inedito, ha bisogno come il pane di ‘informazione libera‘ e di ‘volti nuovi’ nella civica amministrazione, capaci di unire anzichè dividere, saper guardare oltre il proprio naso, con lungimiranza. Fare raffronti e risultati raggiunti. Angelo Fresia che facendo tesoro della sua esperienza, delle tante conoscenze ed estimatori, può contribuire alla rinascita e alla riscoperta dei valori che hanno contraddistinto la civiltà cerialese. Certo, appartenere ad una famiglia che ha robusti interessi nel settore immobiliare, dei bagni marini, delle aree interessate dal Puc, dalle future scelte urbanistiche, può dar adito a naturali conflitti di interesse, ma Angelo non è fatto della solita pasta che conosciamo. Ha già dato prova da che parte sta, del suo stile etico.  Essere imprenditori non è una diavoleria, mai dalla parte di chi affigge manifesti “Anche i ricchi piangano”.  C’è fretta di una nuova generazione e Angelo neo esercente, a Ceriale, può essere il battistrada. Un’occasione da non sottovalutare. Ci sono tanti politici, pubblici amministratori che non sanno nulla di turismo d’avanguardia, di economia manageriale, ma non dovrebbe interessare il colore. Contano le capacità, la lucidità, se sanno portare ricchezza, benessere, posti di lavoro soprattutto. Non c’è più bisogno di ammazza imprenditoria, da quella agricola, alla commerciale. Non c’è più bisogno di chi si sente onnipotente, senza rendersi conto dei danni che ha provocato alla comunità a cui appartiene. Intolleranti alla cronaca senza bavaglio. (L.Cor.)

  


Pieve di Teco, se 7 anni di attesa vi sembrano pochi

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Il centro per la raccolta differenziata, al servizio della Valle Arroscia, da realizzare a Pieve di Teco, era già finanziato quando nel 2008 Renzo Brunengo ha lasciato la Comunità Montana. L’ex sindaco, attuale consigliere di opposizione, allarga le braccia: “Una disgrazia che la comunità della valle non merita”. Sbaglia ! Chi amministra Pieve di Teco è stato scelto ed eletto dalla maggioranza dei cittadini. E che dire, allora, della mancata richiesta di finanziamenti per il dissesto idrogeologico ? Vogliamo ‘scherzare’ sulla pelle della gente?

Se gli elettori scelgono di dare fiducia ad un sindaco, ad un gruppo di consiglieri, lo fanno nella speranza o consapevolezza di eleggere i più bravi, meritevoli, galantuomini, capaci. Il giovane sindaco – geometra che ha anche esperienza di Piani regolatori, è stato eletto una prima volta e premiato una seconda. Avrà pure influito il sostegno di alcuni ‘maggiorenti’, di qualche fratello massone, della protezione, giornalisticamente parlando, dell’editore e di un paio di attenti giornalisti di Imperia Tv, il principale organo di informazione dell’entroterra. Una mano lava l’altra. Soprattutto quando c’è di mezzo la pubblicità. Imperia Tv non è di proprietà di un magnate alla Berlusconi che pure con i suoi giornali (vedi Il Giornale) ha picchiato duro e tagliato le redazioni periferiche, affidato ad altri la loro gestione autonoma. Ce ne sono andati di mezzo i posti di lavoro per giornalisti e tecnici. E’ accaduto in molte Regioni d’Italia, a partire dalla Liguria, al Piemonte.  A Pieve di Teco il successo elettorale, dunque, pure propiziato da stampa amica. Nulla di scandaloso, va così non solo in Italia. Il presidente gentiluomo Romano Prodi è stato tra i primi a coniare il detto “i cittadini meritano la classe politica ed amministrativa che scelgono, eleggono”.

La volta scorsa abbia citato il caso della gita organizzata dal vice sindaco, apriti o cielo ! Lesa maestà di qualche cireneo dell’umanità. Manca ancora il sultano capace di risollevare le sorti dei pievesi. Non vogliamo tanto, semmai un po’ più di competenza quando si occupano posti pubblici ! Ha poco da lamentarsi, da stracciarsi le vesti Renzo Brunengo, peraltro una delle isolate voci del dissenso democratico. Uno che attaccherà pure qualche tatzebao di troppo, è tra i pochi a rivolgersi agli organi di informazione. A non chiedere il ‘silenzio stampa’ o benevolenza nel trattare questa o quella notizia. Se un dato di fatto è vero va raccontato e portato a conoscenza dei cittadini, a prescindere da chi giovi o non giovi. Il dissenso è democrazia. Chi ha vissuto il fascismo può testimoniare qualcosa di più in tema di libertà di espressione. In un altro contesto sociale la vicenda della mancata realizzazione del centro per la raccolta differenziata avrebbe scosso i cittadini pievesi, l’opinione pubblica della valle, provocato un confronto ed approfondimento con gli organi di stampa. Invece basta sfogliare l’archivio e tirare le conclusioni, non opinioni. Parlano i fatti che purtroppo sono quelli che danno fastidio. Nel mese di agosto titoloni, nella cronaca imperiese, dopo la diffusione ufficiale dei dati sullo stato della raccolta dei rifiuti. La differenziata.

La provincia di Imperia, un tempo feudo Dc con molti esponenti perbene, poi di Forza Italia, quindi una stagione di rimonta del centro sinistra, solido fanalino di coda in Liguria, come lo è in molti settori. In compenso per anni ha avuto una Provincia che batteva i record, sempre in Liguria, per numero di dirigenti e stipendi. Per scoprire alla fine che non si hanno neppure i soldi per le strisce di mezzeria sulle provinciali, con un’infinità di problematiche in caso di incidenti, per automobilisti ed assicurazioni.  La provincia di Imperia con il 21,21%,  di differenziata rispetto al 37,29 di La Spezia, al 23 , 31 di Savona.  Con l’annuncio che la Corte dei Conti era pronta a chiedere i danni per il flop.

Pieve di Teco, con 1437 residenti, con 659 ton. di rifiuti prodotti , era a quota 19,7 di raccolta differenziata. Negli ultimi banchi dell’asino si diceva a scuola.  Colpa dei cittadini, del senso civico, delle cattive abitudini, o di chi ha il dovere di fare da battistrada, da pungolo, creare le condizioni, le premesse perchè ci si allontani dall’autolesionismo che si ripercuote su tutta la comunità, ad iniziare da chi lavora, produce, fatica, si sacrifica. Vorrebbe appartenere ai cittadini della Comunità Europea del centro e nord Europa.

E che dire di una notizia che meritava la prima pagina dei giornali liguri. A Pieve di Teco il centro dialisi chiuso per carenza di utenti. E’ costato alla casse della Regione oltre 600 mila euro, era stato inaugurato in pompa magna durante l’era del presidente Claudio Burlando. Accadeva sei anni fa e solo un modesto cronista di provincia e montanaro si chiedeva allora se quel denaro fosse ben speso, soprattutto tenendo conto delle prospettive future. L’inaugurazione fu un osanna collettivo e pubblico ludibrio per chi aveva osato farsi delle domande. Dove sono finiti quelli che applaudivano ?  L’associazione dializzati di Imperia che all’epoca tacque, almeno ufficialmente, ora punta l’indice: “ Uno spreco di soldi“. Così riporta Il Secolo XIX.  Il portavoce Aned, Giuseppe Colombo  chiede che i vari enti che hanno sostenuto e portato a termine il progetto Pieve di Teco si assumano le responsabilità del fallimento e porgano riparo ad una vicenda che meriterebbe l’intervento del Gabibbo. Il sindaco Alessandro Alessandri al giornale ha dichiarato: ” Il centro dialisi non è chiuso, ma sospeso per mancanza di utenza, non ci sarà smantellamento. Si potrà utilizzare magari come ambulatorio sanitario turistico estivo e ne parleremo presto con il nuovo governo della Regione e Asl imperiese”. Per ora, sembra, nulla di nuovo.

Tutti tacciano sul fatto che fin dall’inizio la struttura era sovradimensionata, a fronte di potenziali 20 pazienti da trattare, nella realtà la media si è attestata a 4 dializzati, con picchi anche inferiori.  Il giornalista Giorgio Bracco l’ha definita spending review alla rovescia dove invece di accorpare, razionalizzare, si è deciso di decentrare in periferia aumentando i costi dell’assistenza sanitaria pubblica e sottraendo inevitabilmente risorse e personale da altre strutture, settori. Poco soddisfazione per chi può documentare: l’avevamo scritto e siamo stati derisi alla stregua dei qualunquisti. Speriamo di non essere uccelli di male augurio sul disastroso esordio dell’Unione dei Comuni della Valle, anche se ascoltando Imperia Tv e la voce del  potente sindaco Alessandri pare che si stiano raggiungendo soluzioni ottimali sotto una luminosa guida ed intelligente regia. Certamente risse e divisioni non giovano mai, c’è un limite a tutto. Ma all’orizzonte, con queste prerogative, non si intravvede la resurrezione. Non quella celeste.  Per i cittadini sarà un altro motivo di riflessione.

Luciano Corrado

Storie ‘segrete’ di pastori. Che sorpresa La Stalla di Giuseppe, imperiese. Il ‘processo’ Slow Food ad Aldo, il savonese. OliOliva?

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I fari e gli applausi per la 15° edizione OliOliva Imperia. Record di visitatori, incassi, vendita di prodotti, tanti turisti, stand e locali assediati dalla folla. E quante storie, ignote ai più, tra i banchi di contadini, commercianti, pastori  iscritti a Coldiretti e altri (pastori?) iscritti a Confartigianato. Una novità ? Si vende e omaggiano formaggi nostrani  ’La Stalla’, pare squisiti stando alla calca. ‘Stalla’ senza animali propri da latte ? La fonte ufficiosa dice: “Ai nostri uffici non risulta azienda agricola, bensì  artigiana”. E al cronista, in veste di turista ? Giuseppe Campanella diceva: “Ad Arma ho una trentina di mucche e tante pecore, capre; vendo sui mercati e fiere, il mio socio si occupa del pascolo”. Meno fortunato, si direbbe, Aldo Lo Manto, siculo – albenganese, pastore dalla testa ai piedi, da mezzo secolo e senza ‘aquila di diamante’. E’ stato appena ‘assolto’ dai vertici Slow Food per una lettera – denuncia di una coppia di rivieraschi. L’accusa ? Uno dei suoi 7 mandriani romeni morsicato da un cane, trovato vestito di stracci e denutrito. Che padrone ? !

Il vice presidente della Regione Sonia Viale omaggiata da una coppia di visitatori savonesi a OliOliva

Una giornalista di punta ed esperta, come Milena Arnaldi, cresciuta alla redazione di Sanremo, felice consorte di Marcello Gattai, una vita e carriera al Secolo XIX di Imperia e Genova, ho ‘sorvolato’ nei servizi di cronaca sull’evento onegliese dei pastori e loro stand. Ha citato pesce fritto pescato nel mar Ligure, pan fritto, birre artigianali, vino, dolci della tradizione. miele, prodotti dell’orto, torte verdi, frittelle di verdura o di pesce. E ancora, l’angolo Città dell’olio con la ricette tipiche del territorio. ‘La palpabile attenzione per la qualità’, ha rincarato un raggiante Franco Amadeo, commissario straordinario, pur sempre il popolare presidente.

Sugli organi di stampa e web non si è letto una piccola citazione riservata alla pastorizia, ai ‘figli della transumanza’ del terzo secolo. E non certo per partito preso, ci mancherebbe altro. Lo stesso Gattai su Twitter rimarca fedelmente la ‘grande risposta dei media, giornalisti e tv anche dall’estero’. Non era semplice il girotondo agli oltre 200 espositori; tanti volti noti, giovani e giovani coppie.  Iniezione di fiducia e speranza. Ottimismo. Qualche politico un po’ di visite le ha curate; merita una citazione il vice presidente della Regione e già sottosegretario di Stato, Sonia Viale, leghista senza macchia, delega alla Sanità, alle politiche socio- sanitarie, al terzo settore, alla sicurezza, all’immigrazione e all’emigrazione. Sonia, nella tarda mattinata di domenica, ha partecipato ad un rapido giro, accompagnata dal notaio Amadeo, mancato sentore, futura promessa del centro destra in Parlamento. Più defilato, tra gli ospiti – visitatori, è apparso, in compagnia della moglie, Ferruccio Dardanello, popolare presidente non solo nel cuneese e Unione Camere del Piemonte;  in Liguria e in Italia per aver retto con dinamismo la presidenza nazionale di Unione Camere per due mandati.

Piccoli inciso forse utile a chi ha a cuore il problema dello ‘sviluppo rurale’, attraverso interventi concreti. La Regione Emilia Romagna ha di recente fatto un bando per lo sviluppo rurale 2014- 2020 destinato agli ‘under 40′, con un finanziamento complessivo di 38 milioni di euro riservati ai giovani agricoltori iscritti alla gestione dell’Inps,  Il contributo può coprire fino al 50 % della spesa. Si tenga conto che nel ponente ligure le aziende agricole si sono dimezzate del 50 % negli ultimi 10 anni, nonostante gli interventi della Regione Liguria, evidentemente si è andati nella direzione sbagliata o quantomeno non efficace, poco incisiva.

I FORMAGGI E LA STALLA  - Vale la pena, per colmare un vuoto, soffermarsi su due stand di formaggi ? Diciamo che si possono ascoltare, apprendere, magari per interposta persona utili notizie. Intanto la presenza del banco, vicino ad un produttore agricolo e prima ancora alla ‘pastora di Rezzo’ di cui trucioli.it ha più volte scritto.  Poco oltre attrae parecchio l’insegna “La Stalla’. Un nome efficace, sinonimo di letame, di odori, di ovini e per i non più giovani ricordi che non si dimenticano. Le stalle dei nonni producevano un ottimo letame, la ninfa dell’agricoltura sana, robusta e saporita. Le piante e le piantine non avevano bisogno di ‘essere pompati’ per crescere, i prodotti ‘organoletticamente’ eccezionali. Non era, insomma, drogati. Quella che solo in parte accade per gli orti di casa. Forse può apparire una leggenda, c’è chi nella terza età ricorda che le stalle erano pure luogo dove si poteva dormire. E’ qui che venivano ospitati, parliamo degli anni, dopo la Grande Guerra, i viandanti del centro e nord Italia che giungevano  nel ponente ligure.

Giuseppe Campanella vende formaggi di produzione propria ed è iscritto a Confartigianato

IL PROTAGONISTA – Giuseppe (Pino) Campanella, la Campania gli ha dato i natali, ha escogitato un binomio che fa presa. Un vistoso cartello segnala” La Stalla. Formaggi, dalla produzione alla tavola. Le specialità: bocconcini, nodini, primo sale, cacio cavallo, scamorze, trecce, burrato, ricotta. Una lista non proprio comune ai consumatori non più ragazzini della terra ponentina, imperiese, savonese.  Un altro cartello, più piccolo: Formaggi di mucca, di capra. Latte di zona. Dalla produzione alla tavola. Dal produttore al consumatore: mozzarella, burrata e stracciatella. Ricotta fresca di giornata”.  efficacia della promozione ? Merita i complimenti. Non è un caso che ovunque vada, lo stand ‘La Stalla’ attira curiosi, acquirenti ai quali viene offerto con generosità l’assaggio.  Ottima, manco a dirlo, l’arte e l’impronta napoletana. Pino infaticabile,  stessa ‘divisa’ scoperto per caso un paio d’anni fa alla fiera di Laigueglia.  Popolare  tra commercianti ed ambulanti dell’imperiese e della vallate. Col cronista, nella veste di turista e dunque sconosciuto, si può un tantino fuorviare. Complimenti per il banco e la produzione, ma dove possiamo venirla a trovare nell’azienda pastorizia ? Risposta: “Nell’immediato entroterra di Arma di Taggia….”. Una vita dura tra pascolo, stalla, laboratorio, 365 giorni l’anno, gli animali vanno accuditi giornalmente, i mercati, le fiere, gli affezionati clienti.

Aldo Campanella, nel 2014, alla fiera di Laiguglia

Campanella: “Non dura, durissima, però c’è la soddisfazione, la clientela apprezza…“. Tutto da solo, in famiglia ? “E che ! sono mica di ferro. Ho un socio che si occupa del pascolo, noi non facciamo transumanza….”. Proprio la scorsa estate Campanella ha raggiunto Mendatica, ‘capitale‘ della transumanza imperiese (a Savona c’è Bardineto a festeggiare).  La Stalla era presente con i suoi cartelli ed il suo stand sulla antica piazza della chiesa. Pare che qualche mugugno ci sia stato, alla fine prevale il ‘farsi i fatti propri’. Al punto che anche in Comune credono di aver a che fare con un pastore vero.  Nulla di male, purchè non si tradisca la buona fede degli acquirenti e soprattutto garanzia di qualità. Pare che il latte, Giuseppe Campanella, lo acquisti dal caseificio Frascheri di Bardineto. Un nome ed una storia prestigiosa.

Il cartello dello stand La Stalla indica formaggi di mucca, capra e pecora

IL PRINCIPE SENZA SCETTRO - Chi non può confondere il consumatore è Aldo Lo Manto reduce dalla trasferta al Terminal traghetti di Genova per la manifestazione di protesta organizzata da Coldiretti, col presidente regionale Gerolamo Calleri. Ha reso noto che in Liguria ci sono 2800 ovini che producono latte, si vende ora a 33 centesimi il litro, rispetto ad un costo che supera di 40 centesimi. Come non bastasse arriva latte dalla Germania, dalla Francia, forse dai paesi dell’est. Tra l’altro, Il Sole 24 Ore, della Confindustria,  scrive che in Italia con la crisi sono diminuiti i consumi a fronte di rincari del 300% al consumatore finale. La Francia e Repubblica Ceca accusano addirittura che il latte ai produttori è pagato ancora meno, si scende sotto i 30 centesimi il litro. Conclusione: il latte è un mercato globale e se si applicasse la regola base del costo più basso, l’Italia sarebbe fuori gioco. Per fortuna resistono tante nicchie. L’azienda Il Boschetto di Aldo Lomanto è tra queste. La più vicina  alle onde del mare. A suo modo è un personaggio, a tratti eccentrico, sempre di compagnia e buon umore.. Striscia la Notizia – 8 milioni di telespettatori –  nel 2014 gli ha dedicato un servizio breve ed efficace dall’alpeggio.

Aldo Lo Manto pastore di Bastia e della transumanza sulle Alpi Marittime

Lo Manto rivela che ha dovuto rinunciare a realizzare il progetto di ‘stalla moderna‘, con laboratorio e vendita, a Villanova d’Albenga. La zona prescelta è industriale e l’amministrazione comunale non ha alcuna intenzione di derogare agli oneri di urbanizzazione. 70 mila euro se  vuole costruire.  Troppi anche per uno scafato del mestiere. “Papà mi portava al pascolo quando avevo tre anni – racconta Lo Manto – , dalla Sicilia ad Albenga con le pecore, il gregge ha attraversato la città dalla stazione ferroviaria. Da allora vivo con le beste e spesso da bestie, si suol dire. Senza feste, vacanze, al 5 del mattino già all’opera inverno ed estate.  Sulle Alpi Marittime e nella piana di Albenga, in un’area della Tenuta Anfossi.  Ho comprato poco meno di cinque mila metri nella zona agricola di Ortovero – prosegue Lo Manto -, ho presentato un progetto abbastanza analogo a quello di Villanova, sono fiducioso e ciò mi consente di non fare il passo più lungo della gamba, pensare al futuro della famiglia.  Ho due figli maschi di 11 e 8 anni, ed una bimba di 7. Non so chi di loro riuscirà a calcare le orme del padre, finora c’è un nipote molto bravo e volenteroso”.

Vita grama da pastori, si diceva. Le notizie, show esclusi, non sono molte.  Un ambiente riservato. si direbbe. A fine estate Aldo Lo Manto è stato al centro di una storiaccia inedita. Sulla questione preferisce tacere. “Non ho nulla da dire, nè commentare”. Trucioli.it, a fine settembre, aveva appreso da un altro pastore delle Alpi Marittime, che era stata pubblicata, sul sito di Slow Food, la lettera di una coppia imperiese che mentre percorreva le Navette si era imbattuta in un giovane romeno, “sanguinante, con abiti sgualciti, stravolto, barba incolta. Barbone, trasandato e mal nutrito’ , il quale avrebbe riferito di essere rimasto vittima di un cane pastore mentre accudiva al gregge. Ferito, senza aiuti, nè  potersi curare. Lo Manto quel giorno si trovava al Castello di Masino per una ripresa di Striscia La Notizia. Il primo ad essere avvertito pare sia stato il nipote. Lo Manto, allarmato e preoccupato, sotto pressione, si sarebbe messo in contatto con i militi della pubblica assistenza della Valle Arroscia, apprendendo che era in atto il soccorso e la persona presentava  vistose ferite sanguinanti ed “una frattura esposta“. La sorpresa un paio d’ore dopo. Al pronto soccorso di Imperia, il ‘paziente’ veniva  però dimesso dopo una visita in quanto non era emerso nulla di grave. Fine di un incubo ? La Monto non è un novizio.  E’ tra i soci del presidio di Slow Food della Riviera dei Fiori e Alpi Marittime che non appare più, così sembrerebbe,  tra i 14  indicati in Liguria dal sito ufficiale.

Sta di fatto che nelle scorse settimane si è tenuta una seduta ad hoc  di Slow Food, da parte di tre produttori ed un dirigente nazionale. Non si è ritenuto sussistessero elementi di gravità tale da ledere il prestigio della Fondazione e l’espulsione del socio. Da qui l’archiviazione della pratica, del ‘capo di accusa’. Sarebbe emerso che al di là delle condizioni psicofisiche del cittadino rumeno in quel giorno, risultava regolarmente assunto da tre anni, per tre, quattro volte era tornato al paese d’origine, il cane che l’aveva morsicato non apparteneva a Lo Manto e la zona non era quella dove avrebbe dovuto trovarsi il pastorello al pascolo.

La questione delle condizioni igieniche da tempo è stata sollevata dallo stesso Lo Manto. Lui prende in concessione ogni anno un terreno di proprietà del Comune di Mendatica  in località Fascia Pornassina. Complessivamente si tratta di 102 ettari, come risulta dalla delibera di giunta comunale in cui si legge “tale terreno risulta essere soggetto ad uso civico  dalla legge del 1927 e destinato al pascolo del bestiame dei cittadini di Mendatica…. Nei periodi più recenti ha subito un continuo degrado ed una progressione lenta della zona arbustiva laddove prima era tutto pascolo, proprio a causa della mancata presenza sul territorio di un numero adeguato di animali da pascolo e della attiva presenza umana…vista la richiesta di Lo Manto, tenuto conto delle positive passate esperienze, conferma per l’anno 2015 l’importo di € 7 mila. …La partecipazione degli allevatori alla tradizionale Festa della Transumanza consente uno sconto dell’1% per ogni mucca o 10 pecore o capre che partecipano alla suddetta festa, fino ad un massimo del 2 % di sconto in caso di partecipazione con 20 mucche o 200 pecore o capre”. I terreni sono in provincia di Cuneo, nel Comune di Briga Alta.

In altre zone d’alpeggio sono stati realizzati, sia con la Regione Piemonte (vedi Upega e nella zona del Tanarello cuneese), sia in Liguria stalle e strutture immobili per ospitare i pastori. Alle Navette, protette da diversi vincoli, dove si trovano già altri immobili, non è stato finora possibile creare un rifugio per pastori.  Per colpa del pastore Lo Manto ? il quale si è trovato alle prese, di recente, con il problema dei lupi assassini di ovini di cui si è tanto scritto sui giornali, per poi dimenticare un utile approfondimento a 360 gradi.  Anzi il suo caso neppure menzionato. Nonostante abbia da tre anni 7 cani pastori  bianchi dell’asia centrale: Eppure l’intelligenza dei lupi affamati non lascia scampo. Capaci di distogliere i cani. Così uUn vitello del valore di 650 € è stato assaltato e sbranato. Era già accaduto una volta. Lo Manto ha fatto la domanda di risarcimento secondo legge. Risposta dalla Regione Liguria:Il fatto è avvenuto in provincia di Cuneo, è competente la Regione Piemonte“. Che a sua volta manda a dire: “Il territorio dove si è verificato il fatto è del Comune di Mendatica, si rivolta dunque alla Regione Liguria”. Per concludere: esiste un progetto copiata dal Comune di Montegrosso in cui si chiedeva, anche a nome di Carlin Petrini di Slow Food, di Giancarlo Vinai, con il sostegno dell’allora Comunità Montana di Pieve di Teco, di realizzare un struttura di riparo per le persone proprio nella zona delle Navette. Tutto inutile, tanto cinismo, belle parole, promesse.

Aldo Lo Manto non rilascia volentieri dichiarazioni stampa. Teme strumentalizzazioni, lui che può vantare diverse visite e il ‘conforto’ dell’ex presidente della Regione Liguria Burlando, quando era presidente. Un paio di cose però vuole fare sapere dalla sua viva voce: “Ho comprato da un po’ di tempo una mungitrici per le pecore (ne possiede un migliaio, oltre a capre e mucche, 1400 capi ndr) alla fine preferisco mungerle a mano, è più naturale, anche se la macchina resta inutilizzata. Sono finito imputato e sottoprocesso, in attesa di sentenza, perché pascolavo nell’alveo del fiume Centa. Doveri tanti, diritti campa cavallo che l’erba cresce. E alla fin fine ascolto critiche di chi sostiene che il mio listino prezzi del formaggio è caro, superiore ad altri. Io ho pecore, capre e mucche e quando è possibile pascolano. Non sono proprio sicuro che la serietà e la qualità paghino. Non mi interessa cosa fanno altri. I furbi sono sempre più furbi di me”.

Luciano Corrado 

IL PRESIDENTE COLDIRETTI DELLA LIGURIA GEROLAMO CALLERI AL TG3 RAI PARLA DI ALLEVATORI E LATTE IN LIGURIA

VISITA AGLI STAND DEL VICE PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA SONIA VIALE E DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO FRANCO AMADEO

AL BANCO DELL’ASSOCIAZIONE ‘ A LECCA’, C’E’ DA LECCARSI I BAFFI PER IL LAVORO DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE

LA COOPERATIVA PESCATORI DI ALASSIO VENDE ACCIUGHE IN VASO RIGOROSAMENTE PESCATE NEL MAR LIGURE: E’ COME TROVARE UN TESORO, SONO SEMPRE PIU’ RARE, MA TUTTI VENDONO ACCIUGHE , ARRIVARNO DA ALTRE ACQUE E SI SCOPRE SOLO DA UN NUMERINO, CON SIGLA, NON DALLA SCRITTA RIPORTATA

I FORNI A LEGNA, NOME ACCATTIVANTE ANTICA FARINATA DI SAVONA, I CARTELLI, MA NON SI LEGGE IL NOME DEL VENDITORE. TRASPARENZA CERCASI 

IL CARTELLO DICE LIMONI NOSTRANI NON TRATTATI 3 € IL KG. SULLA RIVIERA VERDE E’ FACILE SCOPRIRE ALBERI DI LIMONI CHE NON VENGONO PIU’ RACCOLTI, I SUPERMERCATI VENDONO PRODOTTI DELLA SPAGNA, DEL  SUD AMERICA

TRA I PIU’ AMMIRATI ED ORIGINALI LO STAND DEL COMUNE DI BAJARDO

IL COMUNE DI ANDORA ERA PRESENTE CON UNO STAND AL FEMMINILE E PRODOTTI DEL TERRITORIO

I VETERANI ESPOSITORI DI DIANO MARINA AZIENDA AGRICOLA, OLIO E VINO IN PARTICOLARE E ESERCENTI AL MITICO BAR SITO SULL’AURELIA IN CENTRO CITTA’

NOVITA’ 2015: IL GELATO COL LATTE DI CAPRA DELL’AZIENDA AGRICOLA  CIAPPARIN DI COSIO D’ARROSCIA

IL MITICO VETERANO E ANIMA DELLA CONFRATERNITA, DEL COMITATO SAN GIOVANNI,  VECCHIA INEJA, ALL’OPERA CON I PANINI SENZA BISOGNO DI GUANTI  PER MINIMANGIANDO

GOLOSITA’ GIOVANILI, LARGO ALLE GIOVANI IDEE

ERBE AROMATICHE E PATE’ DI OLIVE, MA NON SOLO

MOLTO RICHIESTI I PRODOTTI DI GARESSIO, ANZI DI PIEVETTA, CON AGRICOLTORI ASSIDUI A MOSTRE E MERCATI

LA FAMIGLIA DI CHIUSAVECCHIA E LUCINASCO PROMUOVE L’OLIVO TAGGIASCO

LA BELLA ESPOSITRICE DI LA FARM EDUCATIONAL SOLITARIA MA NON E’ MAI SOLA, CORDIALE E COMPETENTE

Loano porto novità: inaugurato La Plancha, ha chiuso Revolution 2.0. Il nodo caro affitti

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La cittadella portuale di Loano non si sottrae alla sorte ‘apri e chiudi’ o cambi di gestione, frequenti nelle località dove il turismo di massa resta la maggiore risorsa. Il ‘mega – porto, già della famiglia Ligresti, ora del colosso bancario assicurativo UnipolSai, ha vissuto in costante fermento commerciale dall’inaugurazione. Con un periodo alle stelle quando la famiglia Zeffirino di Genova feceva faville con tre locali. E’ seguita la discesa, l’incendio della discoteca (verso Pietra L.), i tempi di crisi. Zeffirino indicato da TripAdvisor come eccellenza nel  YCML. Resiste il veterano della prima ora Se Stante. Ha chiuso, dopo un primo trasloco, Rivolution 2.0. Trasloco e nuova sede per La Plancha, accompagnato da ottimi giudizi dei clienti.

Chiuso non riaprirà i battenti Revolution 2.0 aperto sulla Piazza Capitanerie di Porto, lungo il molo sud nella cittadella portuale. Potrebbe arrivare una pasticceria.

Il porto: da alcuni definito ‘faraonico’. Nello scenario della costa ligure ha il dominio, dotato di ottime strutture e servizi, alcuni mega yacht da 70 metri. Qualche big della scena mondiale. Il cantiere del Gruppo Amico rappresenta un ulteriore tassello qualificante e di ‘attrazione’. Nel frattempo ha aperto i battenti il ‘fratellino’ ai confini di Borghetto S. Spirito e Loano, di altra proprietà (famiglia Murialdo di Ceriale sempre in attesa della fusione con il Gruppo Dellepiane di Savona interessato al porticciolo di Ceriale e aree edilizie attigue). Nelle attese iniziali, soprattutto da un fronte politico loanese e della immancabile propaganda, il porto turistico era rappresentato quale toccasana al rilancio e consolidamento di crescita della cittadina, persino del comprensorio. Un quasi spot del tipo: a Loano la musica sta cambiando e il porto ci da una mano. Posti di lavoro e calamita per il turismo, il commercio, il trend immobiliare, a cui si doveva aggiungere la nuova zona alberghiera di levante. Persino un 5 Stelle di lusso all’ex Ospizio Marino che invece è sempre più rudere e costa alle casse della comunità ligure mille € al giorno di interessi passivi, ha rivelato al Tg3 Liguria Angelo Vaccarezza, ex sindaco, ex presidente della Provincia, neo capogruppo forzista in consiglio regionale.

Il bar ristorante Revolution 2.0 occupava un’ampio spazio panoramico affacciato sul porto e sul mare, in estate anche concertino

Brillava uno specchietto delle allodole, diffuso nella ‘credenza popolare’. Arrivano i mega yacht, i miliardari, chi la crisi forse la legge o la ascolta dai media. I ricchi della terra, in parole semplici. Facile a dirsi. I ricchi ed i super ricchi non stanno solo  in barca e sul mare. Quando scendono a terra cosa trovano ? Cosa offre Loano a questa clientela molta particolare ? Siamo proprio sicuri che la cittadina dei Doria, oltre al fascino del suo centro storico ( e non è l’unico),  alla passeggiata sopraelevata e privata della caratteristica cara ai pescatori (vedi Noli) sia attrezzata al ‘dopo porto’ ? I fatti, la realtà conta più di ogni commento o giudizio  soggettivo. La cartina di tornasole sono i locali pubblici, ristoranti, bar, negozi, l’offerta alberghiera. Nessuno pensa di nascondere i passi avanti, i cambiamenti, le nuove vetrine, una certa patina di buon giusto, il mega complesso ricettivo Ai Pozzi, con investimento milionario e che deve confrontarsi con un’attivo Loano 2 ai primi posti della classifica quanto a percentuale di occupazione delle camere che è poi ciò che conta davvero nell’arco dell’anno. Resta il tallone d’achille, il più difficile si direbbe e non da oggi, della ristorazione. Qui si vince soltanto attraverso la qualità totale, un’alta professionalità, la scuola per imparare e praticare il difficile mestiere.  Anche nella semplice, si direbbe, pizzeria.

Nell’area del porticciolo della Marina di Loano emerge in tutta evidenza un aspetto non trascurabile. Un’infinità, si fa per dire, di spazi vuoti, mai occupati. Oppure sgomberati. Qualche trasloco e qualche iniziativa di coraggiosi, forse fiduciosi.  Sulle dita di una mano i ‘resistenti’ della vecchia gestione comunale, poi Portobello, tralasciamo due altri passaggi (Frey – Miramonti), per approdare ai Ligresti.  L’illusione portafortuna non è durata  a lungo. Diamo un’idea delle aspettative con un titolo  del Secolo XIX del 26 giugno 2010: ” Loano sarà la capitale della movida in Liguria.  Zefferino e il BFly. L’idea è nata a Dubai. In questo disco beach, racconta Marco Bellomi, c’è la mia filosofia di vita e una nuova avventura imprenditoriale….”. Ora è difficile  pensare che il brillante e rodato imprenditore che, ricordava ancora il giornale, dal capocuoco alla spiaggia dava lavoro ad uno staff di 70 persone, straparlasse o fosse esaltato.  La nuova discoteca sul mare all’interno del porto, applaudita troppo in fretta, era un palese autogol ? Il disco – beach a fianco dello Yacht Club era uno stridente contrasto ?Pare proprio di sì. Forse davvero in pochi possono dire l”avevo detto, l’avevamo scritto“. Non per magia, buon senso ed un pizzico di competenza. Eppure si finiva etichettati per visionari disfattisti, allora non era ancora di  moda, il termine ‘gufi’. Come era di facile previsione, a fronte della china presa dallo sviluppo urbanistico sconsiderato dato negli anni alla città dal gruppo di potere&affari dominante, il flop della riqualificazione della T 1. Leggiamo, come testimonianza, poche righe riprese da La Stampa del compianto corrispondente Augusto Rembado, in parte riversate sulle pagine del Decimonono: ” L’amministrazione Vaccarezza ha deciso di arrivare in tempi rapidi alla definizione  di una vicenda, la T 1,  che ha tutte le caratteristiche di un’opera biblica visto che se ne parla da anni (l’articolo è del marzo 2010), ma non se ne vede mai la partenza. Vaccarezza incalza: Siamo pronti a partire, c’è l’aut – aut’ della mia giunta, è in gioco la nostra credibilità…proprio il porto è destinato ad attirare un’ampia clientela con riflessi positivi su alberghi, negozi, ristoranti, bar….”. Non ripetiamo, per amore di patria, le volte in cui si è tirato in ballo, grazie al nuovo porto, “il turismo di lusso,….qualificato…d’élite…il traino…”. Non passava molto tempo e nella stagione 2011 ecco un titolo significativo ed un articolo di Silvia Andreetto, corrispondente del Secolo XIX di lunga data: ” Musica alta al BFly, la discoteca loanese disturba i ricoverati del Santa Corona…si raccolgono firme…primi malumori anche tra gli utenti  in porto…”.  Assicurazioni di Zeffirino, non siamo noi a disturbare, ma la musica di una spiaggia, come la prossima stagione è già stato ristudiato l’impianto e le casse….”.  La sorte finale, del come è andata a finire, è davanti agli occhi di tutti.

Perchè tanti spazi vuoti, si diceva ? La campana, questa volta, pare all’unisono. Affitti troppo alti per la realtà loanese. Forse è il caso di aggiungere che  è accaduto anche in altre realtà minori della Costa Azzurra. Difficile resistere, o perlomeno ci vuole davvero il massimo sforzo, professionalità e capacità, per far quadrare i bilanci di fine anno.  Quando il divario tra entrate e uscite raggiunge la non sostenibilità. La stagione di lavoro è pur sempre condizionata dai mesi estivi,  da 4 – 5 week end di festività nazionali, dalla possibilità di sfruttare i tavoli all’aria aperta. Un gruppo giapponese che ha attività anche in altre località, finora è tra i pochi che hanno lanciato la sfida. Cucina innovativa e prezzi popolari, con scelta menù a volontà. Qui, è risaputo, siamo in un altro mondo, in particolare con il personale dipendente extracomunitario, gli orari.  Può anche darsi che abbiano una marcia in più, meglio così, Auguri.

IL RISTORANTE CHE NELL’INSEGNA RECA LA DIZIONE ‘…HIGH QUALITY RESTAURANT’ – A leggere le pagine internet di TripAdvisor, con i giudizi dei clienti, le durissime critiche, con particolari sorprendenti e proteste messe nero su bianco, in pochi dovrebbero piangere per la chiusura di Revolution Longe bar !!!! 2.0. Un’attività gestita dalla famiglia di Walter Negro di Loano, in precedenza aveva il locale di fronte, rilevato dalla società di giapponesi e prima ancora un bar su corso Roma, in centro città. Papa Walter era stato tra i soci di una società per l’attività di  addetti alla sicurezza, ‘guardianaggio’, servizi d’ordine per discoteche, stabilimenti balneari, sale da ballo del ponente ligure e basso Piemonte. La battagliera e documentata Casa della Legalità di Genova ha pubblicato la foto di Walter Negro ripreso insieme ad un ex sindaco di Loano vivo, vegeto e pimpante, con qualche interrogativo.

Per un esercente che abbandona, sempre sul fronte del porto, lo scorso venerdì, 20 novembre, inaugurazione in sordina, almeno per i media locali, del ristorante La Plancha, da 6 anni aperto sempre nella zona del porto, ma in un edificio di lungomare Loreto. Si è trasfetrito di una ventina di metri in linea d’aria, in posizione panoramica e suggestiva. Lo gestisce Andrea, famiglia di origini calabresi, lui nato in Liguria, gavetta in alberghi e ristoranti.  Con chef Andrea collabora la compagna Laura,  maitre di sala. Nell’elenco dei 124 esercizi pubblici citati da TripAdvisor che non è Vangelo e qualche critica sacrosanta l’ha ricevuta,  La Plancha occupa, in quanto a giudizi positivi e visite, la 18 esima posizione. Ciò che conta, comunque, è il ritorno del cliente soddisfatto, il rigoroso rapporto qualità – prezzo, e nel caso particolare il ‘certificato d’eccellenza’ del pesce fresco. Bisognerebbe distinguere tra il pescato in mare, tra allevamento o meno, zona di provenienza. E la tipologia di pesce. La preparazione, l’eventuale uso di insaporitori. I posti a sedere ora sono una cinquantina, compresa la panoramica terrazza sul mare. “Quando si lavora bene – dice Andreail ritorno c’è, bisogna avere una gran passione, tanto impegno e serietà”. Aggiungiamo umiltà, mai montarsi la testa, essere supponenti. La stagione appena trascorsa è stata definita eccezionale quanto a incassi e non solo per il bel tempo, il gran lavoro per un concatenarsi di eventi favorevoli sul piano internazionale che hanno premiato costa ed entroterra, come non accadeva da anni memorabili.

Una iniezione di fiducia, un motivo per i vertici della ‘Marina di Loano’ di valutare i pro e i contro di lagnanze che non appaiono sempre piagnistei. Chi resiste non può essere incoraggiato solo a parole. L’amministrazione comunale, se ne è capace, non sia semplice spettatore.

L. Cor.

Ceriale fiumana invade Onest, il nuovo market cinese con 30 mila prodotti

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Il titolare è un uomo d’affari cinese con un’attività commerciale a Oneglia. Inaugurazione di Onest market senza pompa magna, nessun invito ufficiale, né autorità. Dopo le polemiche per il mancato insediamento, negli stessi locali, di Mc Donald, è il momento di guardare avanti. Nei 600 mq, occupati da Onest, una scelta di oltre 30 mila articoli,  in piccola parte fa concorrenza alla vicino centro della multinazionale Lidl (tedesca) e Famila (gruppo famigliare piemontese), i due colossi degli alimentari e annessi. Cinque sono i dipendenti, apertura 7 giorni su 7, dalle 9 alle 20,  vasto assortimento pure di ‘made in Italy’, parcheggio e garage.

Ressa di acquirenti alle casse del nuovo market di Ceriale

A ponente del centro cittadino si rafforza, dunque, il ‘polo commerciale’, un’area di poche decine di migliaia di mq dove si concentra quasi il 90 per cento del commercio cittadino, con minime ricadute sul centro storico e cuore urbano. Non a caso continua la lunga sofferenza, emorragia di chiusure, iniziata negli anni ’90 e che ha visto vani tentativi di rialzare la testa. Neppure gli interventi edilizi, in origine di Franco Murialdo, da ultimo il potente Gruppo Verus di Magliolo con la ricostruzione di Palazzo Fizzotti  pare abbiano sortito gli effetti sperati. L’ultima illusione è quella di prevedere una ricaduta di benefici, sempre per il centro storico, attraverso la realizzazione, a levante, oltre la pineta, del porticciolo turistico e dell’operazione edilizia legata al recupero dell’ex hotel Perelli, del vicino residence e dell’ex pensione Villa Iolanda. Non conosciamo se siano stati fatti studi capaci di fare previsioni e proiezioni. Il nodo, il cappio, la trappola, il freno, chiamiamoli come vogliamo, stanno nella generale dequalificazione conseguente allo sviluppo edilizio e il conseguente incentivo al depauperamento di quella che tanti  cerialesi, a partire dal cav. Carlo Camino  – è stato presidente dell’Azienda di Soggiorno, assessore anziano in Provincia nella giunta dell’ing. Mario Siccardi - definiva la primaria risorsa del paese. Lo abbiamo ricordato più volte e lo riproponiamo agli eterni smemorati. Il  fulcro doveva essere il piano regolatore. I risultati, i frutti di scelte scellerate, delle sirene immobiliari, non hanno bisogno di commenti, parlano i dati, i fatti, il baratro anche se non è solo colpa delle amministrazioni civiche che si sono succedute ed hanno nel sindaco Ennio Fazio, già Dc, poi Forza Italia, il degno e veterano rappresentante. Con lui un manipolo di ex del centro destra. Hanno sbagliato tutto, bocciati ? Non esageriamo, sono i primi corresponsabili della miopia, dell’incompetenza o in altri casi mancanza di coraggio verso scelte coraggiose.  Comunque favoriti dai sodali della maggioranza, che tacciono forse appagati. Pure una certa minoranza non ha brillato, alle prese, a sua volta, con i conflitti di interesse ed altre cosucce. C’è la macchina burocratica comunale e sfogliando l’archivio stampa il quadro è cronaca, storia vera.

Ceriale, purtroppo, ha copiato il peggio di Borghetto S. Spirito dove fa triste spettacolo un altro centro storico desolatamente abbandonato dalle attività commerciali, un fuga spettrale, una corsa alla chiusura e le testimonianze amare di chi ha tentato. Spesso per ogni serranda che chiude, c’è una storia che meriterebbe di essere raccontata. Commercianti, esercenti , artigiani con una vita di lavoro, sacrifici, rinunce, speranze, alle spalle. Oppure  giovani che hanno invano creduto nel risveglio, nel loro spirito di iniziativa, nel mondo che cambia in fretta. Qualcuno ha resistito fino all’ultimo, alla stregua di chi non riesce a rassegnarsi alla resa. C’è il bisogno come il pane del posto di lavoro, del sostegno alla famiglia, ai figli che studiano. Anche a Borghetto i principali datori di lavoro sono il Comune e la società pubblica che gestisce il depuratore consortile.

A Ceriale che dire, se non parlare in positivo, dell’arrivo e dell’investimento di un operatore commerciale cinese, il primo del resto, a quanto si ricorda, nel commercio o esercizi pubblici della cittadina. Ci sono un paio di attività di cittadini bengalesi. In centro resistono alcuni bar, un paio di ristoranti, pizzerie. Se la stagione estiva 2015 è stata molto positiva, con primi beneficiari i Bagni Marini ed i locali attigui, resta il lungo letargo invernale, almeno 5 mesi in cui si attendono le vacanze di San Silvestro e di Pasqua. Davvero insufficiente a far quadre bilanci sani, pagare gli affitti,  le tasse, i servizi. E per fortuna che le maglie del fisco spesso lasciano molto a desiderare.

La presenza della nuova attività cinese non è destinata a modificare gli equilibri socio economici. In origine non doveva solo esserci lo slancio della  T 1 dell’imprenditore  Andrea Nucera, c’era il grandioso progetto di riqualificazione del Torsero dell’imprenditore Franco Fresia. Si è arenato tutto. Si continua a parlare di quisquilie anzichè di interventi di ampio respiro. 

Intanto stanno per scadere i 30 giorni che dovrebbero stabilire definitivamente l’ingresso nella farmacia comunale di Ceriale della famiglia di farmacisti Richeri di Finale. E’ il termine entro cui i 4 dipendenti possono far valere il diritto di prelazione, magari con l’appoggio di un finanziatore. Abbiamo provato i due circostanze a contattare il personale della ‘Moreno farmacia comunale’ Nel primo caso  era assente la direttrice e una collega ha cortesemente detto che non poteva dire nulla, bisognava chiedere alla direttrice. Contattata, via telefono, alle 10,30 di giovedi 26 novembre: “Non  posso dichiarare nulla”. Ha letto l’articolo di trucioli.it in cui abbiamo scritto che l’unica offerta è arrivata dal titolare della farmacia Richeri di Finale Ligure ? “Non ho letto, non so cosa sia trucioli.it, non devo dire nulla, buon giorno”.  C’è da meravigliarsi che una persona laureata, con la responsabilità di un servizio pubblico, intenda in questo modo la libertà di stampa, di trasparenza? A Ceriale non c’è da stupirsi di nulla, soprattutto per chi è stato testimone del baratro in cui  si è precipitati. C’è modo e modo di rispondere ad un cronista, che ha pure, da anziano, ha un pizzico di esperienza di problematiche con interesse sociale. La direttrice non doveva rivelare nulla, ma chiarire se i dipendenti hanno una posizione. E’ rivelazione di segreto d’ufficio sapere se rinunciano a no al diritto di prelazione visto che c’è un unico pretendente, dunque non danneggiano alcuno ? Quali interessi della comunità devono tutelare ? visto che sono ben pagati con i soldi della comunità e figurano nei bilanci del Comune? Può darsi che il silenzio stampa abbia una motivazione forte e allora si spieghi ai cittadini, meglio se con educazione e buone maniere.

Infine riproponiamo un’immagine scattata sull’Aurelia, non lontano dalla farmacia stessa, di uno dei soliti camion di ambulanti napoletani che vendono frutta superscontata. Poco oltre, verso Albenga, aveva aperto un negozio di frutta e verdura di provenienza dal cuneese – di cui abbiamo realizzato un servizio  l’estate scorsa – , ma a stagione conclusa ha chiuso i battenti. Nessun cartello indica la riapertura. Aveva una  autorizzazione – licenza stagionale ? Il discorso  degli ambulanti sui camioncini si inquadra nel tema della legalità e della prevenzione vera sul territorio. La tolleranza zero e non di facciata. Senza eccezioni, linea dura direbbe il Matteo Salvini che, alle ultime consultazioni regionali, a Ceriale, con la Lega Nord, ha ottenuto la maggioranza dei voti.  Pur senza leghisti cerialesi in campo. Anzi, i vecchi rappresentanti pare si siano dileguati. Ci pensa da supervisore lo storico, ex frantoiano, volontario  nella Croce Bianca di Borghetto e Albenga, Andrea Borda. Nei giorni scorsi Il Secolo XIX l’ha chiamato in causa tra i possibili autori della protesta – bravata antirifiuti urbani ad Albenga dove davanti alla porta del municipio, in Piazza San Michele, ignoti hanno depositato sacchetti di immondizia. Che c’entrava Bronda ? (L.C)

Ceriale, domenica 22 novembre, il camioncino ambulante vende frutta sull’Aurelia, una scena abituale nella cittadina

Laigueglia affittasi. La inedita storia del Lido, ristorante-discoteca, già degli armatori Costa e inaugurato da Adriano Celentano militare

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Chi avrebbe immaginato che dietro il cartello “Affittasi azienda’ si poteva alzare il sipario sull’inedita storia del Lido, già di proprietà degli armatori Costa di Genova e che nel corso dei decenni ha visto un susseguirsi di trasformazioni, gestioni. Con una chicca. L’inaugurazione curata da Adriano Celentano quando era sotto la naia. Il Lido, negli anni ’3o, era poco più di una capanna sul mare, negli anni ’60 realizzato in muratura. Prese il nome di Onda, di Up. Bar, ristorante, sala da ballo, discoteca, ritrovo di ballerine russe. Alti e bassi, tra i gestori anche il compianto Giorgio Maggiora che rilevò il mitico Caffè Roma di Alassio.

Laigueglia (1960 o 1961) Adriano Celentano, con Quansito Zunino, chiamato per e l’inaugurazione del nuovo Lido mentre prestava servizio militare a Novara (Foto archivio storico Bagni Lido)

Un locale di oltre 700 mq, all’ingresso di levante, di fronte alla ex stazione ferroviaria. Una zona tra le più suggestive della cittadina balneare che nei 360′ giorni dell’anno beneficia di più ore di sole, rispetto alla zona di ponente con la collina alle spalle. Da qualche tempo, bene in vista, un vistoso cartello informa che l’immobile (spiaggia sottostante esclusa) viene offerto in ‘affitto d’azienda, con relative licenze di bar, ristorante, locale da ballo / discoteca.‘ E’ affacciato a nord sulla statale Aurelia che fa da ampio parcheggio lungitudinale, sul lato opposto il mare, ai due lati la veduta di Laigueglia e di Alassio, l’isola Gallinara.  Una posizione felice, non è un caso se il Lido è stato coprotagonista del turismo balneare, delle serate by night, della ‘dolce’ vita notturna.  A fasi alterne meta di gourmet, buona cucina, stagioni di aperitivi, cocktail, punto di incontro per residenti e turisti. Tra  vita by night, pranzi, cene, ricordi, play boy, avventure da cuore. La spiaggia sottostante si è arricchita di cabine in muratura, di  un secondo ristorante – bar e non è certo un’attività in perdita. Tutt’altro discorso per i 727 mq a piano stradale, rifatti a nuovo non molti anni fa, una struttura dotata di tutte le attrezzature per ristorante, bar, discoteca. La nota dolente è sul fronte movida, la crisi degli ultimi anni ha colpito duro, ha fatto molte ‘vittime’ in termini economici, ovvero i gestori. Si aggiunga un aspetto che merita un approfondimento, cosa che finora non è accaduta. Gli immobili demaniali che sono stati ristrutturati,  anche con investimenti cospicui (al Lido si parla di un miliardo e 700 milioni nel 2000), dove l’inquilino – concessionario ha profuso fior di quattrini nell’immobile pur sempre di proprietà statale e per l’ammodernamento, sono oltremodo penalizzati. Un’assurdità da ‘silenzio perfetto’. Canoni esorbitanti, fuori da ogni logica, Così mentre per le spiagge si pagano cifre più che convenienti, a volte ridicole; per chi detiene un bene di “pertinenza dello Stato” è oppresso da batoste impressionanti. Più fortunati i concessionari che hanno edifici demaniali classificati di “difficile rimozione” perchè non ristrutturati, al massimo rattoppati. E’ partendo da questi presupposti che si presenta complesso trovare chi sia disposto a pagare un affitto pesante per tenere in vita, come nel caso del Lido, un intrattenimento per il ‘mondo della notte”. A meno che non si pensi ad un mega ristorante – pizzeria – bar , con prospettive tutte in salita per chi investe nel ‘popolo della notte’.

A Laigueglia non mancano quelli della terza età che conoscono a memoria le tappe, l’album glorioso del Lido. La prima precaria struttura – capanna, l’era del calciobalilla. Poi gli anni del juke box.  La prima costruzione in muratura, cemento armato, ferro e mattoni. Per l’inaugurazione fu chiamato Adriano Celentano, non era neppure ai primi albori dello strepitoso successo, non si cantava i  ”24 mila baci’. La futura star stava prestando servizio militare a Novara. C’è la foto ricordo della sua presenza a Lido.

Mio padre Giancarlo Brunazzi - racconta al telefono, da Novara, il figlio Roberto, geometra - mi ha raccontato che era il 1945 quando staccò l’assegno per comprare il Lido. Si era recato a Genova e la proprietà apparteneva agli armatori Costa. E’ l’anno in cui sono nato e dall’età di 10 anni  la spiaggia di Laigueglia è la mia seconda casa, direi fa parte della mia vita. Ho imparato a fare il bagnino, il barista, cameriere, manutentore, tuttofare.  Conoscere il salino inesorabile… E qui continuo a trascorrere i mesi estivi, molti fine settimana. Un impegno che solo la passione tieni in piedi perché se lo stabilimento balneare da soddisfazioni, è remunerativo, il ristorante – discoteca – bar resta fonte di problematiche e darlo in gestione non è un passeggiata. C’era un periodo che sale da ballo e discoteche in Riviera sono state un pozzo di petrolio. Fino a quando sono arrivati i tempi della crisi nera….”

C’è un retroscena umano e curioso sul come si sia arrivati all’acquisto del Lido dalla facoltosa famiglia Costa. Lo racconta per la prima volta il geometra Roberto Brunazzi.Mia zia Wilma era fidanzata con un costruttore di Torino. aveva fissato la data delle nozze. E’ venuta in vacanza a Laigueglia e ha conosciuto Quansito Zunino, è sbocciato un amore folle. Decise di lasciare il fidanzato e rifugiarsi sul Lago Maggiore da un’altra zia. Sta di fatto che dopo un summit di famiglia si optò per acquistare il Lido; papà e nonno non ebbero dubbi, affidare spiaggia e locale alla giovane coppia.  Nel 1992 è mancato Quansito e a quel punto sono intervenuto io che di professione faccio il geometra. La zia Wilma ha continuato ad occuparsi  dello stabilimento balneare, mentre  la discoteca dal 1980 data in gestione a Giorgio Maggiora, in precedenza il Lido era ristorante con ballo”. Maggiora di Asti, viaggiava in Ferrari e legò il suo nome al tentativo di rilancio del Caffè Roma con l’insegna Ad Majora. La cronaca ha raccontato pagine burrascose in quegli anni, persino un periodo in carcere per il noto esercente, difficoltà finanziarie.

Wilma Brunazzi e la sua storia d’amore, per anni ha gestito la spiaggia del Lido di Laigueglia (Foto archivio Bagni Lido)

C’ chi ricorda che gli anni di gloria per il Lido risalgono a quando prese il nome di Onda. Un successone, ma non durò lungo. Si narra che i fratelli Benvenuti che gestivano con grande successo l’U Brecche di Alassio, rilevarono la Suerte. Diedero avvio alla corsa ai prezzi popolari, concorrenza spietata si direbbe. Maggiora finì per voler competere e nell’arco di poco tempo iniziò, con la sfida, il decadimento, poi  la crisi delle discoteche, devastante. Lo testimoniano parecchi locali lungo la fascia costiera  e non solo. Non restava che affidare la sorte alle entraineuse russe che, in quegli anni, caratterizzavano la movida  in locali notturni di Alassio, dell’imperiese, del basso Piemonte. A Maggiora sono subentrati altri soci che gestivano Il Meta di Notte di Andora e l’ M 46 di Diano Marina, inizialmente c’era un socio del Timone, sempre di Andora.  Nel 1994 la spiaggia ha aperto il suo ristorante. Da cinque anni il Lido discoteca  ristorante era gestito da Angelo Pisella, grande esperienza, ha legato il suo nome alla Suerte e al Lido di Laigueglia aveva ‘inaugurato’ l’Up lasciato lo scorso anno.

Ora la famiglia di Roberto Brunazzi deve avere la fortuna di trovare la persona giusta… al posto giusto. Nel cuore resta la storia coinvolgente e nostalgia di ‘come eravamo’.  Ammirare le foto messe in rete sul sito dello stabilimento balneare. Con un particolare. Le giovani generazioni sono rimaste orfane della fama e del fascino  di Laigueglia. Oggi tutti conoscono la blasonata Alassio, pochi si fa per dire sanno dove si trovi Laigueglia.  In Italia e l’Europa era unica ‘fabbrica di vacanze’. C’è chi ha proposto al Comune di Laigueglia un francobollo a ricordo delle sbarco dei Saraceni ( a 475 anni) e chi pensa ad un museo di ufologia che in Europa non esiste, si trova a Tokio e Istanbul.  Laigueglia nel 17° e 18 ° secolo visse il fiorire della pesca al corallo, con un intenso commercio alimentato da una flotta di 40 velieri. Nel 1812 subì il bombardamento di quattro navi da guerra inglesi opponendo strenua difesa con due batterie. Mancava, nella storia più recente, il molleggiato più famoso d’Italia per le canzoni di successo, per via del suo modo di ballare. In tutta la sua carriera, Celentano ha venduto 150 milioni di dischi. Fu ospite di Laigueglia quando era ancora il ‘signor nessuno’.  E se si riuscisse ad organizzare un evento, con ospite Celentano che torna al Lido dopo 55 anni ? Sotto la regia dell’amministrazione comunale. Un’ottima occasione di promozione per Laigueglia turistica 2016.

L. Cor.

Loano, il cuore d’oro di Nico. L’imprenditore fondò il ‘Mosaico’ e fu consigliere comunale

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In chiesa erano presenti quanti l’hanno conosciuto ed apprezzato. Domenico (Nico) Dutto non era un cittadino qualunque per il suo impegno sociale. 19 anni fa era stato l’anima che aveva dato vita al Gruppo Mosaico: “idee e persone per una nuova Loano”. Il 27 aprile 1997 fu eletto consigliere comunale nella ‘Lista civica per Loano’, candidato sindaco (non eletto) il socialista Piero Pesce. Nico aveva coniato il suo slogan: ‘Per una Loano bella, pulita, ordinata, sicura e vivibile’. Lui figlio del compianto imprenditore edile Giuseppe, presidente della banda musicale cittadina. In vita il fratello geometra Bruno, mentre Mario, commerciante, non è più tra noi ed aveva perso un figlio soffocato dalla pizza mentre era a cena in una pizzeria di Borghetto S. Spirito.    

Lasciamo la parola al breve ricordo che ha letto la figlia Daniela (anche a nome della mamma e della sorella Serena) durante la Santa Messa nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: “Volevo solo dirvi che in questi giorni siamo state un po’ in disparte perché, credetemi, non è affatto semplice vivere in un piccolo paese come il nostro, a volte, è complicato; quando invece di essere così esposti e vulnerabili vorresti farti piccolo e sparire. Voglio approfittarne per dirvi grazie, perché sentiamo tutto il vostro sostegno e il vostro amore che ci dà la forza di sopportare questo dolore incontenibile. Papà parlava con tutti e voleva bene ad ognuno ed è per questo che è sicuramente contento che siate qui con noi. Ha fatto tanto rumore in vita, ma se n’è andato silenziosamente e serenamente, era una presenza importante e per questo lascerà un vuoto incolmabile dentro di noi e anche un grande esempio. Era un testone, ma aveva un cuore d’oro e un animo puro, capace solo di vedere il bene nelle cose e nelle persone, mi ha insegnato e trasmesso tutto ciò che di più bello mi appartiene. Oggi, carò papà, sono felice ed orgogliosa di essere tua figlia, di aver avuto te come padre e come ti ho detto fino all’ultimo istante : TI AMO E TI AMERÒ PER SEMPRE!….GRAZIE”.

Quando si piange un parente, una persona cara, non è difficile finire nella rettorica, nell’enfasi. Ancora più facile se accade ciò che troppi dimenticano: dimenticarsi in fretta di chi se n’è andato per sempre. Eppure ricordare tante figure meritevoli e benemerite sarebbe quantomeno di buon esempio, di stimolo alle generazioni, al rispetto dei vivi e dei meritevoli. Si è ricordato che Nico Dutto – la leva del 1947 l’ha onorato con un manifesto funebre assieme all’Associazione albergatori, alle storiche Cappe Turchine – apparteneva  all’imprenditoria turistica loanese, ma il suo impegno nell’economia e nel sociale era andato oltre. Negli anni ’90 fu tra i soci fondatori di Rescasa, Federazione Ligure dei Residence e successivamente tra gli attori del Consorzio Rescasa Professional (ora Residence di Liguria), ricoprendo ruoli in sede regionale e nazionale.

Nico Dutto fu soprattutto tra i precursori della coesione per una nuova politica di amministrazione civica. Certo, non era stato l’unico cittadino di Loano a rendersi conto, con lungimiranza, che la vecchia politica, il paludato sistema, stavano franando. Nico era tra gli assertori del rinnovamento e dell’alternanza, cosa che accade nelle più avanzate democrazie Europee e negli Stati Uniti per eccellenza dove si alternato repubblicani e democratici.  Loano, nel suo piccolo, si suol dire, poteva fare la sua parte. E’ stato possibile ?  Pur senza la bandiera del settarismo, del massimalismo, dell’estremismo, Domenico Dutto non faceva mistero della delusione e dell’impegno. Senza protagonismi aveva cercato, con diligenza e sensibilità, di impegnarsi dai banchi dell’opposizione consiliare. Cosa chiedeva e qui entriamo  nella spirale del dimenticatoio. Il tema, sempre attuale, della società ‘senza memoria’, di cosa significhi. Il testo della lettera ricordava che tre degli iscritti al ‘Mosaico’ ( Nico Dutto, Ezio Franzini e Stefano Ferrari)  si presentavano alle amministrative, appoggiando la candidatura a sindaco di Pier Luigi Pesce, un giovane e veterano socialista, già vice sindaco, poi assessore in provincia, oggi nella giunta comunale di Boissano.

C’era un passaggio significativo nella presentazione ufficiale: “…Poter accogliere il meglio senza dover subire condizionamenti legati ad un’appartenenza politica; il Gruppo Mosaico è per statuto autonomo e svincolato dagli attuali partiti e schieramenti politici…adoperandosi  per superare  quelle ingiustizie e quelle disparità di trattamento che la giunta Uniti per Loano (elezioni 6 giugno 1993, lista tra Dc, Pri e Pli, sindaco Francesco Cenere, tra i candidati di spicco  Alfredo Azzarello, Gianluigi Bocchio, Umberta Bolognesi, Pietro Oliva, Angelo Vaccarezza ndr) non solo non ha combattuto, ma ha ratificato ed anche aggravato. … Il Gruppo Mosaico non disponde di ricette miracolose, convinto che si possa amministrare  la città molto meglio di quanto non ha fatto l’ultima  giunta…. Siano sostanzialmente necessarie tre cose: buon senso, per superare sterili contrasti di partiti e procedere a concreti rimedi…buona volonta… buona fede….senza favoritismi e preferenze….perseguire il bene di tutti”. E non quello particolare, di lobby, della catena di clientele o dei voltagabbana, aggiungiamo.

L’eredità umana e morale, l’impegno civile di Nico Dutto, rappresentano un limpido testamento di vita. Chi più ha, più occupa potere e posizioni, non dovrebbe distinguersi per i favori che riesce a distribuire.  L’imprenditore avrà pure bisogno, nella cronica malattia del Bel Paese, del sostegno di chi è al potere di turno, ma è un guaio quando i suoi interessi finiscono per danneggiare lo sviluppo armonico, soprattutto proiettato nel futuro.  Nico Dutto ha dato una lezione di stile e di concretezza.  Con quali risultati ? Il caso vuole che tra pochi mesi Loano sarà chiamata alle urne, dovrà scegliere tra il rinnovamento, l’alternanza, volti nuovi e capaci, meritocratici per il loro curriculum, o mantenere il rodato sistema.  Nico è stato salutato da centinaia di concittadini che hanno voluto testimoniare affetto e solidarietà.  Lui non aveva mai dimenticato il messaggio di onestà, correttezza, competenza.  ”Non fiori ma opere di bene”.  (L.C.) 

Il depliant del 1997 con lo slogan ‘Se non vuoi semplicemente tirare avanti’

Monesi Vecchio: se n’è andato Vittorio, a 88 anni, unico nato nella storia dei ‘tecci’

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Vittorio Pastorelli era nato a Monesi Vecchio (Mendatica) il 28 agosto 1927 nel ‘teccio’ dei giovani genitori Maitin e Taviè. Se n’è andato da taciturno. Dimenticato dai riflettori Tv liguri e media imperiesi nonostante fosse l’ultimo alfiere decano del vecchio borgo trampolino di lancio alla Monesi Nuova (Triora), peraltro decaduta ed impoverita. Vittorio apparteneva alla schiera di chi non credeva più ai farfalloni. Ma non urlava, rassegnato tra i rassegnati al destino della sua cara montagna, autentico testimone di inenarrabili fatiche di  un paio di generazioni di monesini veri. Pastori e boscaioli che abitavano in miseri locali senza luce, gas, senza acqua, né strade asfaltate. La fontanella era nel Tenaro dove le mamme e le nonne lavavano anche i panni. I bambini giocavano tra i massi del torrente.

Mendatica 2010: in primo piano, da ds, Aldo Pelassa e Vittorio Pastorelli, classe 1927, unica persona nata a Monesi nella storia degli ultimi due secoli.

La benedizione del feretro di Vittorio Pastorelli nel camposanto di Mendatica

Il mondo è cambiato, ma Monesi Vecchio, dopo gli anni dell’insensato e caotico sviluppo edilizio, dei ‘tecci’  venduti a villeggianti attratti dalla fama e trasformati in seconde case; dopo gli anni di un albergo costruito nuovo e poi chiuso per crisi di clienti; dopo la caserma della Guardia di Finanza (anni cinquanta) trasformata in abitazioni,  Monesino è rimasto al palo, assistito da volenterosi cittadini giunti dalla costa. Monesi Vecchio immobile e desolatamente solitario. Tante case, occupate a singhiozzo e per brevi periodi.  Annunci di affittasi  su gli Affari. La rassegna stampa, per chi ha avuto la costanza di seguirla e custodirla, ha riservato lampi di vana gloria ed illusioni. Tra progetti di piste da scii, tunnel, insediamenti turistici. Pur sempre meno blasonato rispetto alla sorte toccata a Monesi della seggiovia e dello scii, area di pascolo, marmotte e rododendri, dove solo un cittadino aveva il coraggio di raccontare all’amico cronista, dall’A alla Z, ciò che lui aveva vissuto. Le  smaccate ingiustizie. Tra politica in gran parte ladrona e dilettanti progettisti che volevano ‘omaggiare’ a suon di cemento e palazzoni, palazzine, lo sviluppo della località, oltre allo scempio già perpetrato, diventato monumento  e monito all’incuria, alla desolazione,  all’egoismo miope. Guido Lanteri, dai tempi della gioventù in quel di Piaggia (Briga Alta), fino alla sua esperienza negli anni d’oro dell’albergo Redentore e di sindaco che ha meritato l’intitolazione di una strada a perenne memoria e riconoscenza. Ha lasciato la straordinaria  ed impareggiabile vedova, le figlie. E un manipolo di ‘cavalieri del lavoro’ e della speranza.

Vittorio Pastorelli, cittadino qualunque, uno di noi, gran nostalgicoci ha lasciato in punta di piedi, si suol dire e lontano dagli echi. Ha testimoniato in vita avvolto nel silenzio della fierezza delle sue origini montanare. L’orgoglio di chi era cresciuto a pane e bruss, formaggio, ricotta, pastasciutta e minestrone, lumache, fino ad arrivare all’onore del mondo della terza età. Fiero ed orgoglioso del traguardo, dei suoi cari che adorava. Dalle povere fasce colme di ricordi e di sudore, con la coltivazione delle patate, grano, rape; la mietitura del fieno, il bestiame, le malghe. Vittorio, con i sacrifici quotidiani, col risparmio della saggezza, era un piccolo proprietario immobiliare ad Oneglia. A suo modo era l’enciclopedia di chi aveva conosciuto e vissuto i tempi della miseria, dei pastori, del pascolo, delle terribili ferite della guerra e del fascismo, della dittatura. Aveva nella mente e nel cuore i volti, i nomi, le storie di tanti ‘martiri della fatica’, della sofferenza degli ultimi, delle privazioni, delle ingiustizie sociali che hanno accompagnato per decenni tanti mendaighini, ma non solo. Aveva gioito quando Monesi turistica era un via vai di auto, pullaman, gitanti, vacanzieri, appassionati ed ammirati dalla ‘piccola Svizzera’.

L’avevamo intervistato, promettendogli che quei ricordi – testimonianze sarebbero serviti per scrivere “Monesi com’eri“. Teccio per teccio, famiglia per famiglia, gregge per gregge. Poi lungo quel cammino di ricerca ci siamo imbattuti in un testimone (nel frattempo mancato) che aveva vuotato il sacco. Nel bene e nel male, scaturiva un ‘album’ con pagine sconcertanti su ‘verità’ mai emerse.  Dagli inizi del ’900 alla fine del secondo millennio. Persone, eventi, fatti e misfatti, le crudeltà belliche, con pagine agghiaccianti. E non era più possibile cercare riscontri.  Vicende a volte amare, con evidenti ricadute sulle comunità, su qualche concittadino diventato illustre. Una scelta poteva essere di riportare le testimonianze ricorrendo all’autocensura, facendo un’eccezione al dovere del giornalista. Chissà se ci sarà ancora tempo. Vittorio regalava la gioia di ritrovarci nel cuore, nei ricordi d’infanzia, un compaesano autentico, semplice. Severo e buono, comprensivo e schietto, sensibile e generoso,  austero e riservato, molto legato alla figlia Carla, al genero Nello ammirevole volontario in Croce Bianca, al nipote Davide, alla piccola Luisa. Alcune decine di persone hanno partecipato ai funerali, l’hanno accompagnato, abbracciandolo per l’ultima volta nel sonno eterno. Vittorio, seduto sulla panchina – muretto davanti al Municipio del paese, a scrutare, osservare, salutare gli amici, ci mancherà, come il suo sguardo benevolo, ora triste, ora pensieroso. Abbiamo smarrito un amico. (L.C.) 


Quei pionieri della corriera Pieve di Teco – Albenga: Paolo, Luigi e Marco Lengueglia

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Quattro anni fa, a fine novembre, si spegneva la vita di Marco Lengueglia, sindaco democristiano di Pieve di Teco dal 1985 al 1990. Poi primo cittadino di Cisano sul Neva, assessore ad Albenga, presidente della SAR risanata. Prima di lui se n’era andato il fratello Luigi (Ginetto) e papà, nonno Paolo, capostipite e pioniere che ebbe l’intuizione di acquistare la prima corriera, inaugurare i collegamenti tra Pieve di Teco, i paesi della bassa valle e Albenga  (vedi articolo…).  Pagine di storia che onorano Pieve di Teco, da tramandare ai posteri, con il patrimonio umano e morale. Una famiglia di imprenditori, esempio di spirito di iniziativa, virtù, operosità, ingegno, posti di lavoro.

Dall’album storico: era il 1909 quando nasceva l’azienda di trasporti Alptur, con Paolo Lengueglia, capostipite

Del rag. Luigi Lengueglia avevamo scritto, ricordandolo, come meritava, la caratura imprenditoriale del personaggio. Non era stato invece possibile dedicare spazio al fratello Marco. Non è questo il momento delle ricorrenze e delle celebrazioni. Le feste di Natale irrompono. Può essere non superfluo,  nel quarto anniversario della scomparsa del commendator Marco, rivolgere un pensiero alle istituzioni e alla comunità di Pieve di Teco.  E’ trascorso oltre un secolo, 106 anni, dalla nascita dell’Alptur di Paolo Lengueglia, cittadino pievese. Accadeva nella capitale della vallata che allora contava 3500 residenti (oggi 1400) e a pochi anni dalla prima Grande Guerra dove sul fronte del Piave hanno combattuto e perso la vita tanti giovanissimi, strappati alle famiglie, a volte a giovani spose. Un contributo altissimo anche dalla Valle Arroscia, con tanti eroi al fronte per la Patria.

Il pioniere Paolo Lengueglia iniziò l’attività con una corriera assurta a cimelio e che  le immagini tramandano. Pieve di Teco e i paesi dell’Arroscia ricche di valori patriotici e religiosi, tradizioni, costumi, a lungo poverissimi di infrastrutture viarie e mezzi di trasporto pubblici e privati. Iniziava, all’epoca, un’era di sviluppo, con paesi e frazioni popolate, presidiati da una popolazione attiva e intraprendente. Un’economia quasi interamente agricola e silvo pastorale. In questa realtà è nata, cresciuta, si è sviluppata l’azienda Alptur, dalla corriera singola, al servizio di linea, ai pullman dell’ultima generazione per le escursioni, al turismo organizzato, le trasferte per le partite di calcio, i pellegrinaggi, mete italiane, ma anche europee. Con quel marchio, con quei protagonisti che non hanno mai dimenticato le origini, la terra natia. I figli della seconda generazione, Ginetto e Marco, che hanno saputo farsi onore, coronare traguardi e successi, lasciando un messaggio di rettitudine a esempio di vita,  lavoro, altruismo, rispetto, onestà. Non è un azzardo sostenere che Pieve di Teco ha quantomeno un debito morale verso questi suoi figli, così come ha ricordato e ricorda altri concittadini meritevoli, sarebbe una scelta intelligente e lodevole, un segnale qualificante, rendere omaggio ai Lengueglia pionieri. Si scelga e si concordi con la terza e la quarta generazione delle famiglie quale sia il modo migliore.

Marco Lengueglia quando ricopriva la carica di sindaco di Pieve di Teco (1985- 1990)

Un messaggio anche verso quanti hanno solcato e solcano il mondo della politica. La Stampa, dando notizia della morte di Marco Lengueglia, esordiva ricordando che ” aveva rilevato la presidenza della Sar sull’orlo della bancarotta e l’aveva lasciata con un bilancio attivo al momento  della fusione con la savonese  Acts. Marco si occupava, negli ultimi anni, del settore assicurativo Toro e a Pieve di Teco aveva un sub agente, e tanti affezionati clienti.  ”E’ stato un Mario Monti ante- litteram, anche nello stile sobrio e pacato, mai rissoso o irascibile, rispettoso degli avversari – ricordava l’ex sindaco di Albenga, avvocato Antonello Tabbò.  L’ex presidente della provincia di Savona, Alessandro Garassini, lo definiva  galantuomo, competente, serio e che alle parole preferiva i risultati”. E l’avvocato  Franco Maria Zunino ricordava che  Marco Lengueglia aveva superato a testa alta gli anni bui  della commistione tra interessi pubblici e privati “con rettitudine e probità, senza a scendere a compromessi, seppur uomo di partito, manteneva la barra dell’umanità e della tutela degli interessi sociali”.  Un saggio, con una predilezione per la concretezza e la sostanza. Nell’imperiese aveva conosciuto e frequentato quasi tutta la classe emergente del mondo politico, della Dc in particolare, anche dell’opposizione, a sinistra come a destra. Marco ha mantenuto buoni rapporti, all’insegna della franchezza, con il pievese Doc Manfredo Manfredi e con il big di sempre Claudio Scajola, il fratello Alessandro. Non è il caso di invocare nessuno e nulla, solamente testimoniare ciò che, per la storia, è dovuto.

I CITTADINI ILLUSTRI da Wikipedia

La prima foto in alto, il sindaco Marco Lengueglia stringe la mano a Giobatta Carnaglia, decano degli amministratori comunali pievese. A fianco gli allora vigili urbani Pietro Cavalleri e Fazio Maggiorino, con  Domenico Zaccuri. Nella seconda foto il prof. Luchino Visconti (amministratorecomunale dal 1970 al ’75) , Giocondo Caregnato, assessore nella giunta Lengueglia, il maresciallo dell’Arma Bellacicco che comandava la locale casserma. Il divano fa parte dell’arredamento di Palazzo Borelli sede del Municipio

Loano per fortuna che c’è Giuliana !

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Non c’era folla, c’erano le energie. Loano ha inaugurato, nella più estesa cittadella portuale turistica della Liguria, la nuova sede della Pro Loco. Seguirà l’apertura del Museo del Mare, gioiello della città per il  futuro polo d’eccellenza della marineria ligure. Un altro passo avanti nella riqualificazione. Un importante traguardo per il presidente Maria Giuliana Amelotti: alassina, impegno di lunga data nel loanese, tra soddisfazioni e qualche amarezza. ( Leggi da archivio di trucoli.it Come suona bene il decoro di Loano….)

Il momento della benedizione della nuova sede della Pro Loco nel porto turistico di Loano (foto SavonaNews)

Il sindaco Luigi Pignocca che senza rivali si accinge a coronare il secondo mandato: già vittorioso nel maggio 2011 con 3.295 voti, 50,43%, per Il Popolo della Libertà). Prevalse su due schieramenti di opposizione: E’ Tempo di Dino Sandre e Sinistra Unita per Loano di Paolo Tosi che totalizzarono 3.239 voti, rispettivamente 43,42% e 6,15. Divisi si perde la scommessa e si favorisce gli avversari ? Tosi affermava: “La lista di Sandre è quasi tutta di centro destra, perchè ha dentro Fli e anche l’associazione del dr. Gotti che nella passata amministrazione è stato presidente del consiglio comunale; la nostra è una precisa scelta strategica. Il nostro obiettivo è quello di cambiare il modo di fare politica a Loano….Loro hanno speso parecchio denaro per questa campagna elettorale…noi invece con pochi e limitati mezzi”.  Quali i frutti della ‘strategia’ ? Dopo cinque anni cosa è cambiato nello scenario delle alleanze e cosa accadrà alle urne della primavera 2016 ? Non ci saranno sorprese, nonostante voci e sussurri su Gimmy Piccinini. I tentativi dei ‘grillini’ di alzare la testa.

Giuliana Amelotti, presidente della Pro Loco di Loano, con il marito ing. Giancarlo Garassino ed Emanuele Filiberto, sangue blu nelle vene (foto d’archivio del sito Amelotti)

Con l’inaugurazione dei locali Pro Loco pare si sia dato avvio alla marcia di avvicinamento verso la vittoria bis del modello Loano di ‘centro destra berlusconiano’: Forza Italia, Lega Nord, esponenti dell’estrema destra e del centro. C’è chi pronostica molte riconferme e qualche promozione al merito (?). Se Roberta Gasco ha dovuto ripiegare, rinunciare all’obiettivo di prima donna in rosa, sindaco di Loano, sotto l’incalzare delle “spese pazze” nei panni di ex consigliere regionale Udeur, i primi discreti sondaggi danno in ascesa la ‘maratoneta’ presidente Pro Loco. Giuliana Amelotti non ha mai nascosto, sotto il tappeto, ambizione e passione, impegno, partecipazione attiva. Nel 2011 penalizzata, con 29 voti di preferenza, in penultima posizione tra i meno votati della lista. Avevano influito diversi fattori, si raccontava. La circostanza che, in un primo tempo, veniva data tra gli schierati – sostenitori della lista di centro sinistra ed aveva partecipato, con il marito ing. Giancarlo Garassino  – storico esponente della Dc progressista e morotea, apprezzato per competenza e moderazione – ad alcune riunioni del gruppo che sosteneva Sandre. La sede degli incontri era lo studio degli avvocati Alessandro ed Elisabetta Garassini, a sua volta, reduce da una precedente sconfitta a candidato sindaco.  Tra gli attori Nino Miceli e Pierluigi Pesce. Fu silurato subito (da Miceli) il nome del giudice Filippo Maffeo, loanese, cittadino di Albenga. Non fu una pagina brillante per la Amelotti, per la sua credibilità, affidabilità, ma si sa, la politica spesso viaggia con gli alieni. Ognuno ha il suo bagaglio di sensibilità, di fiuto, alti e bassi. Ci vuole soprattutto lo ‘stomaco buono’. E non sempre i ‘migliori’ sono premiati dagli elettori. A volte non giovano neppure pranzi e cene elettorali, i santini che ritraggono con il politico nazionale che conta.

Risale al 3 maggio 2011 la lettera ‘cari amici… unitamente al candidato sindaco Luigi Pignocca, sarò veramente lieta di incontrarVi, alle 20, al ristorante Manuel di via dei Gazzi, per cenare insieme e parlare nell’occasione delle prossime elezioni amministrative che si terranno a Loano, in cui sono impegnata direttamente con l’Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini, quale candidata a consigliere comunale.  Saranno presenti il consigliere provinciale Giancarlo Garassino ed il coordinatori provinciali dell’UDC”.  A completezza, Amelotti, non era l’unica candidata a far leva sul richiamo di ‘vediamoci a tavola, pago io’. Qualcuno coltivava  l’hobby di contare. Le comunali di Loano fruttarono una ventina di ‘inviti a cena’, da parte di candidati, per la gioia di commensali e ristoratori. Una spesa – spot che pare continui a far presa, dia risultati nell’urna elettorale.  Che rispondono i protagonisti e cosa li spinge a lanciarsi nella sfida ? Nella corsa al palazzo ? Con quali contropartite morali e materiali ?

Maria Giuliana Amelotti in una foto d’archivio con il presidente Casini

Questa volta Giuliana Amelotti partirebbe con altre chance, credenziali più robuste. Mancherebbe altro che gli elettori non le riconoscessero l’attivismo e il ruolo nella Pro Loco, nel rilancio (parola sempre di moda) e nel rinnovamento dell’immagine turistica della città. Dipende pur sempre da punti di vista, da quale ottica si osservano luci e ombre. E questo nonostante recenti titoloni di giornale con l’annuncio della “Mobilitazione della mamme reporter che pubblicano il dossier sul degrado di Loano (nel 2015 ndr) ed hanno raccolto  già 400 firme per liberare i parchi cittadini”. O ancora: “ La rivolta con lo smartphone delle mamme reporter. Infuria la battaglia anti degrado con l’app ‘Decoro urbano’.  Non c’è due senza il tre.  Altro titolo e paginata: ” Cinquecento mamme – reporter in marcia sul Comune di Loano.  Il sit- in anti degrado: più vigilanza e decoro ai parchi pubblici “.  Oppure “Loano, i musi lunghi degli albergatori (gli ultimi eroi rimasti ? ndr). Del Balzo, presidente, tre mesi di turismo non bastano, impariamo da Finale Ligure “.  Si direbbe che la città si è svegliata un bel mattino, irriconoscibile sul fronte dell’impegno civico. Ma è andata davvero così ? La mobilitazione è arrivata anche nella città dei Doria ? Sarebbero date da incorniciare.

Fanno ancora presa tra i cittadini le promesse, spot all’insegna dell’illusionismo, ottimismo di maniera con cerimonie, incontri, promozioni veicolate?  Contributi a destra e a manca ? Leggiamo le parole riportate dall’autorevole Ivg.it ( il quotidiano on line, edito a Pietra Ligure, informazione indipendente si direbbe, non piegata alla pubblicità e al potere locale, gareggia con Savona News). Gianna Amelotti:Ringrazio l’amministrazione comunale per il sostegno che sempre ci offre; ringrazio la Marina di Loano ed il suo amministratore e i direttori, che grazie alla nuova politica di apertura verso gli imprenditori loanesi, ci consente di avere una prestigiosa sede nel porto, riconoscendo il ruolo svolto negli anni dalla Pro Loco Loano. … Dalla sua fondazione, dal 2004, ha riunito, tra gli altri, alcuni dei maggiori imprenditori locali operanti nel turismo e nel commercio, oltre che appassionati della cultura e professionisti della sanità. L’obiettivo della Pro Loco è promuovere il turismo attraverso la valorizzazione del cultura, del territorio e l’organizzazione di eventi.  Dalla sua nascita la Pro Loco ha organizzato alcuni convegni regionali e nazionali….. Tanti sono gli eventi di intrattenimento turistico: dalla rassegna cinofila, alla valorizzazione delle eccellenze dei prodotti locali, dai convegni sulla biodiversità marina, alla collaborazione con l’Acquario di Genova, alle rievocazioni storiche con il contributo di eccellenti esperti del settore”. Tanta sostanza, insomma. Per la gioia degli operatori della ricettività prima di tutto, della percentuale annua di occupazione delle camere, dei posti di lavoro per  giovani delle scuole alberghiere.  Tutti uniti, solidali, verso un modo vincente di fare turismo ? Facendo tesoro del passato ? Magari cercando di trarre lezione dai risultati di un territorio ( vincente) come l’Alto Adige dove continuano ad aprire nuovi alberghi, si rinnovano, si riqualificano  quelli esistenti, con moderni servizi e offerte. Il personale è scelto con cura e professionalità. La stagione di lavoro dura 8 mesi. C’è un incremento di occupati nell’intero comparto ricettivo e commerciale. La voce arrivi e presenze di stranieri è in crescita.

Loano che urbanisticamente progredisce incrementando cubature e palazzoni  in centro; prendono il posto di vecchi edifici. Moltiplicazione dei vani abitabili, ricerca di parcheggi e box, benefici da oneri di urbanizzazione pro casse comunali. Sviluppo immobiliare a misura d’uomo ? per un turismo qualificato ? per nuove case al mare di cui c’è bisogno? opportunità per agenzie immobiliari che hanno soppiantato gli alberghi, assalto alle spiagge e al centro storico commerciale ? Loano dove la qualità della vita (un po’ di Humor non guasta) non deve fare i conti con il divario che ormai caratterizza in negativo gran parte della Riviera Ligure ? Gli albergatori si dividono tra i resistenti, comunque fiduciosi e chi riduce drasticamente l’attività, le spese, fino a chi getta la spugna abbracciando il mercato del mattone o sfrattato.

Non è forse casuale che parole di apprezzamento ed incoraggiamento, siano pronunciate, come emerge da Ivg.it, proprio dal presidente della Pro Loco, considerata un tecnico del turismo e memoria della Riviera delle vacanze estive ed invernali. Si legge che Giuliana Amelotti è consigliere regionale dell’UNPLI, delegata per il Forum del Terzo settore in Regione Liguria, membro del Coordinamento regionale sul turismo con compiti di partecipazione alla formazione della programmazione turistica regionale, membro della Consulta regionale sul turismo. E’ probabile che il curriculum sia incompleto.

Il sindaco ha ricordato che la Pro Loco di Loano ha fatto molto e meritava una sede confacente. “Una importante, qualificante tappa nella riorganizzazione del sistema di informazione turistica. Un punto di riferimento, ha aggiunto Pignocca, per le informazione destinate ai turistici, ma anche al servizio di tutti gli operatori della città. Un servizio orientato in particolar modo al mondo dei diportisti. E’ con queste premesse che Marina di Loano ha messo a disposizione della Pro Loco una sede prestigiosa, accanto ai propri uffici.” E’ difficile non essere d’accordo con la strategia della società proprietaria dello scalo, subentrata dopo gli anni, a tinte opache, di Ligresti family. Con un ministro della Repubblica, già a capo dei prefetti della Liguria, intercettata al telefono ad intercedere per la ricca famiglia siculo – milanese. Il porto, salvato dalla burrasca giudiziaria, costituisce una solida piattaforma economica, seppure in attesa di rilancio, di raggiungere gli obiettivi che erano stati cavallo di battaglia del centro destra vittorioso ad ogni tornata elettorale. Marina di Loano (già Portobello) con una robusta proprietà di riferimento, può resistere in tempi di crisi e puntare a crescere, contribuire al clima di fiducia degli operatori. Restano alcuni punti di debolezza, basti pensare al ‘caro affitto’ dei locali nell’area portuale e non solo. Il gruppo UnipolSai è una primaria realtà finanziaria del Bel Paese.  E di conseguenza a Loano. Può fregiarsi di competere nelle assicurazioni  anti -catastrofi, terremoti, disastri alluvionali. In America esistono dai primi anni novanta e sono polizze molto diffuse. In Italia sono  primizie. UnipolSai ha inaugurato, ad agosto,  il catastrophe bond, il primo in assoluto legato ai terremoti, mentre dall’aprile 2014 c’era stato quello di Generali rivolto ai paesi europei (Italia esclusa) a protezione delle tempeste. Unipol, in borsa, nel 2015, sta guadagnando 10,08. La ligure Banca Carige (proprietaria della savonese Carisa) ha raggiunto il meno 78 % per cento, nonostante la cura di ricapitalizzazione e la riconversione delle azioni, un azionista di maggioranza molto quotato.

Per Loano si può tifare verso un futuro socio economico incoraggiante ? C’è chi sostiene che senza il carburante dell’ottimismo non si va da nessuna parte. Ma di ottimismo si può perire, vedi la sorte del comparto alberghiero e tantissime attività commerciali schiacciate dalla concorrenza dei ‘colossi’, da crisi, affitti e tassazione. Iniezione di fiducia, nonostante i trascorsi Carige, in terra loanese. Il confronto possibile è con la pagella quotidiana, il declino della sensibilità sociale, le frange di improvvisazione, visione manichea, persistenti punti di debolezza e disuguaglianza. In un contesto ligure e provinciale dove credito, politica, affari, cooperative forti, si sono intrecciati con una scia di interrogativi, anche a livello istituzionale.

La Pro Loco è un piccolo tassello del mosaico, può contribuire al fattore promozione e stimolo. Il rinnovamento non può essere manicheo o spavaldo. C’è chi propugna che non serve cambiare, volti nuovi, quando ci sono all’opera cavalli di razza. Qui non dovrebbe entrare l’avanspettacolo della politica. Loano non lo merita ? Purché non si perda di vista la visione futura. Senza giudizi sommari, ma neppure cecità. L’appuntamento elettorale si avvicina. Si moltiplicheranno i momenti per mettersi in mostra, sgomitare. Ogni occasione è buona per divulgare: dalla musica allo sport, dai ‘premi’ alle Frecce Tricolori. Lo spettacolo, nel cielo di Loano, si terrà per la seconda volta in primavera, alla vigilia della tornata elettorale. I potenziali  aspiranti candidati sono avvertiti. Gli elettori devono meravigliarsi ? I cittadini danno segni di maturità. L’ovattato silenzio che accompagna i risparmi comunali nelle luminarie natalizie, privando le strade più centrali e frequentate, di fantasmagoriche luci, non è stato accompagnato da strumentali polemiche. Non è una luce in più o in meno (illuminazione pubblica esclusa) che fa la differenza di una tradizione seppur millenaria. Semmai il decoro complessivo, la cura e la conservazione di ciò che è bello, accogliente, dignitoso, storico, caratteristico. (L.C.)

P.S. Ci scusiamo con i lettori per la mancanza di foto della manifestazione. Contrariamente ad altre città della Riviera turistica, l’ufficio stampa del Comune o chi per esso, non invia agli organi di informazione un corredo fotografico degno di questo nome. Una lacuna che alla fine penalizza soprattutto i promotori degli eventi, i volontari benemeriti di enti ed associazioni. Buon senso aiutaci.

 

 

 

Monesi rinasce con la ‘cura piano casa Scajola’ ? ‘ Da bambino andavo in vacanza e mio nonno era guardiaboschi’. Ma i gufi…

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‘Grazie al Piano casa Monesi rinascerà. E’ un entroterra meraviglioso che conosco bene. Con la famiglia trascorrevo le vacanze estive e c’è un legame profondo, mio nonno era guardia boschi”. Claudio Scajola, assessore regionale all’urbanistica parla in tv. E’ ottimista sul futuro di Monesi’ (di Triora) che aveva festeggiato i 60 anni all’insegna dell’entusiasmo. Nei primi mesi del 2015 doveva arrivare il contributo di 2 milioni di € per il potenziamento del ‘comprensorio sciistico di Monesi’ (seggiovia 2° tratto). La Regione Liguria ha preso atto che mancavano “i requisiti minimi richiesti’. Ora, dopo la riconferma della gestione impianti a Noir (di Marino Arimondi), l’annuncio di skipass scontati per i ragazzi sotto i 14 anni residenti, nei 10 comuni dell’Alta Valle. Monesi in paziente attesa – da 30 anni – del rilancio, di investimenti pubblici e privati, posti di lavoro. L’omaggio è ciò che passa il ‘ convento’. Intanto la provincia di Cuneo ha chiuso la provinciale Upega -Salse e sarà riaperta solo nella primavera 2016.

Ferragosto 2015, come si presentava il piazzale davanti alle rovine dell’ex albergo Redentore, già meta di politici illustri e benemeriti: dalla famiglia di Paolo Emilio Taviani a quella degli Scajola prima e seconda generazione

Gli auspici del nipote di Claudio Scajola, figlio dell’ex parlamentare Dc – ex vice presidente Carige, Alessandro, che per anni era proprietario di un alloggio (e villeggiante) nelle nuove costruzioni  sul versante del Tanarello – rischiano però di non essere prese sul serio. Chi ha origini in queste vallate o vive  in Alta Val Tanaro e Alta Valle Arroscia, i proprietari di seconde case, ha memoria storica a sufficienza per ricordare. Alle prese con scetticismo, rabbia, rassegnazione, in attesa della buona novella.

Sono stati proprio i politici  imperiesi (al potere o nella cabina di regia) ad aver propinato, per qualche lustro, promesse da marinaio. Gli ultimi interventi pubblici più consistenti e concreti, per la valorizzazione sciistica di Monesi – Triora, risalgono alla giunta di Claudio Burlando. Non risolutivi, con alcuni lacci assurdi, come la limitazione della funzionalità della nuova seggiovia al periodo invernale allo scopo di salvaguardare, tra i  vari vincoli, il gallo forcello, la nidificazione, i rododendri. Di questi paradossi trucioli.it ha scritto ripetutamente. Bisogna poi ringraziare un paio di alti funzionari della Regione che, beati loro, non hanno problemi di sopravvivenza e di priorità. Ma la giunta ed il consiglio regionale, le stesse comunità locali, perchè non hanno reagito con  determinazione ? forse convinti che le cose sarebbero cambiate. Campa cavallo !

A Monesi si doveva completare l’impianto di risalita. Il primo ostacolo era sorto perché venne meno il co- finanziamento di Fondazione Carige per via  di colposi ritardi anche della Provincia, del terremoto giudiziario che ha scosso la banca dopo la scoperta di centinaia di milioni di ‘crediti e fidi facili ‘, il crollo delle azioni, il risanamento forzato, i bilanci in rosso, fino all’ingresso di un finanziatore privato. Da ultimo la Regione doveva attuare le procedure del Par Fas (risorse 2007- 2013).  Alla provincia di Imperia la giunta regionale, il 5 ottobre 2012 delibera 1174, aveva assegnato un contributo di 2 milioni di euro ed erogato un anticipo del 10 % (310 mila €). La provincia ” non ha potuto produrre atti formali di impegno al cofinanziamento “, essendo venuti meno i soldi Fondazione Carige.  ”La Regione – riporta una lettera del 16 marzo 2015, a firma dell’architto Giovani Battista Poggi, direttore generale del Dipartimento Programmi regionali –  con delibera di giunta n. 1541, del 12 dicembre 2014, ha dovuto inserire – a seguito di delibera del Cipe del 30 giugno 2014 – nel piano finanziario i progetti che avevano i requisiti minimi  richiesti dal Cipe, escludendo implicitamente gli altri, tra cui quello che si sarebbe dovuto attuare in Monesi, a cura della Provincia di Imperia….”.  Scusate il burocratese.

Il mondo politico, chi ha governato la ‘Monesi story‘, non pare abbia dato prova di serietà e coerenza, al di là degli immancabili spot contingentati dalle elezioni. Sono i fatti, la realtà a testimoniarlo. Ci sarà pure chi si è impegnato senza finzioni, secondi fini e si è dovuto arrendere ? Non molto tempo fa sul pianeta internet, a proposito di Monesi, si leggeva un ‘malizioso’(?) commento di questo tenore: “….Ho letto con un sorriso il regalo della Noir Srl ai giovani sciatori che risiedono in alta Valle. Marino Arimondi, già consigliere comunale Pdl, persona ed imprenditore squisito, da sempre in buona rapporti con la famiglia Scajola, si era dimesso dal gruppo consigliare del Pdl berlusconiano per contrasti sulla proroga della concessione alla Porto di Imperia Spa ed al nuovo regolamento sui dehor; era rimasto in consiglio nel gruppo indipendente. Bisognerebbe chiedergli se anche lui è tra i convinti che Monesi sia oggetto, da lungo tempo,  di ‘marchette’ elettorali a tutti i livelli. Ciò che poteva rappresentare un significativo rilancio è stato accantonato per accontentare le ambizioni di qualcuno ? Non  resta che sperare nell’operato della giunta del presidente Giovanni Toti, con tre pesi massimi  quali Marco Scajola, Giovanni Berrino, Sonia Viale, vice presidente, imperiesi Doc,  tutti ansiosi del futuro di Monesi. Speriamo che al più presto smentiscano i gufi del malaugurio e delle insinuazioni”.

Lo stesso assessore Berrino, alla Tv imperiese, aveva abbozzato alcune tesi e convincimenti: “Bisogna coinvolgere nel progetto di rilancio di Monesi la Regione Piemonte e la Provincia di Cuneo; senza sinergia e collaborazione si fa un buco nell’acqua, ci sono aree private interessate e su questa strada bisogna superare gli ostacoli…”. Il riferimento, a quanto pare, è agli impainti e alle proprietà dei fratelli Toscano di Briga Alta.  Un tema non nuovo, resta da capire quali siano le strategie concrete che la Regione Liguria, i  suoi tre assessori di punta sapranno mettere in campo nella convinzione che non è in gioco solo Monesi, bensì il futuro di una valle. Il più ottimista appare il ‘popolo di Arimondi’. L’imprenditore, quasi un missionario in quel di Monesi, ha dichiarato a Ino Gazo del Secolo XIX: “La riduzione del biglietto giornaliero a 8 € anzichè 16, per i giovani sotto i 14 anni residenti a Mendatica, Triora, Briga Alta, Ormea, Pornassio, Pieve di Teco, Borghetto d’Arroscia, Armo, Cosio d’Arroscia, Montegrosso  Pian Latte,  non è soltanto un incentivo per scendere alle pendici del redentore ma è  anche e soprattutto l’occasione per rilanciare Monesi. Per cinque anni i comuni interessati  versano un contributo complessivo di 7 .700 euro e avranno lo sconto per i loro abitanti più giovani”.  I benefattori disinteressati sono utili e spesso rappresentano una risorsa. Difficile immaginare che un ‘omaggio’ possa sostituire l’aspirazione a vedere Monesi  volano dell’alta valle come era stato. Bisogna rassegnarsi ? Ha scritto di recente un testimone eccellente della Valle Arroscia, il dr. Nino La Manna, segretario comunale in pensione: ” ….solo contrastando il lento, continuo declino dei paesi, è possibile sviluppare le condizioni necessarie per la sopravvivenza….”.

Uno dei cartelli vendesi appeso ad una parte di uno dei complessi residenziali di Monesi

Il Comune di Mendatica, nei giorni scorsi, in previsione della stagione sciistica, ha organizzato un gruppo di volontari, capeggiati dal sindaco Piero Pelassa.  Muniti di ramazze, rastrelli, decespugliatori, sacchetti per l’immondizia,  ha pulito i bordi e le cunette della strada che da Mendatica conduce a San Bernardo e a Monesi.  Sotto silenzio, senza gli echi della cronaca imperiese e cuneese, invece, l’ordinanza della Provincia di Cuneo. Ha stabilito la chiusura al transito della provinciale nel tratto da Upega (Briga Alta) alla  frazione Salse di Mendatica, con decorrenza dal 25 novembre e riapertura dopo la stagione invernale “non appena si saranno ripristinate le condizioni di sicurezza e di percorribilità”. La decisione è del dirigente settore viabilità  Alba- Mondovì.  In considerazione, viene rimarcato, dell’elevata quota del tratto stradale, della convenzione tra le province di Cuneo e Imperia del 25 novembre 1986, sulla gestione del tronco Upega – Salse. ”Si fa presente l’impossibilità a causa delle numerose valanghe che invadono il sedime stradale, di garantire il pubblico transito dei veicoli in sicurezza e la stessa incolumità dei mezzi operatori.”

Gli ‘amici di Carnino’ sono gli unici ad aver dato notizia del provvedimento sul loro sito. Nel recente passato hanno fatto osservare i disagi che devono sopportare ad Upega dove da un paio d’anni c’è un fervore di iniziative sul fronte dell’ospitlità, del turismo verde e dell’impegno di alcune giovani leve che hanno preso la residenza. Chiudere la provinciale significa imporre un percorso alternativo di una settantina di chilometri, non tra i più agevoli. Non hanno voce per farsi sentire, non resa che brontolare. Fare gli anestetizzati.

Se a Mendatica devono tirarsi su le maniche per per la pulizia ed il decoro delle strade, a Monesi di Triora fanno ‘bella mostra’ alcuni gli scorci indecorosi non certo da cartolina, da biglietto da visita, soprattutto per una stazione turistica o perlomeno per la nomea  che dovrebbe tutelare. Per chi si fa in quattro, tutto l’anno, organizzando un calendario estivo di sport, cucina, natura, persino rassegna aquilonistica e sci a Ferragosto nella ‘regina’ (?) delle Alpi Marittime. Sono gli amici dell’Associazione Monesi Borgo Antico. Con i soci onorari Maurilio Giordano, Jari Alessio, Roberto Pecchinino.

Questa estate, proprio alla vigilia di Ferragoso, abbiamo fatto un viaggio, piccolo reportage fotografico, alla riscoperta di Monesi di Triora. Nei giorni in cui la Riviera era superaffollata in ogni angolo, assediata dai bagnanti, intasata. Come si presentava la ‘mitica’ Monesi ? Ogni commento al monumento al degrado, all’incuria, allo stato di abbandono, tollerato dal Comune e da quanti altri hanno competenza, pare superfluo. Non si può obbligare a ricostruire le ‘macerie’, la legge comunale consente però che non si tolleri l’indecenza, oltre ogni ragionevole causa di forza maggiore. Il Comune ha gli strumenti e non si getti alle ortiche il buon senso, la pulizia, l’immagine di chi non è abituato a convivere con abbandono, incuria, trascuratezza, indifferenza. Sarà pur vero che la comunità di Triora già nel 1975 aveva inserito nel piano regolatore la possibilità  di realizzare una galleria per collegarsi direttamente a Monesi e, titolavano i giorni dell’epoca, “rilanciare lo scii in Liguria’.  Il progetto, redatto dall’ing. Silvio Gismondi di Sanremo, era stato approvato dalla Regione. Un’opera il cui costo, 40 anni fa, si aggirava sui 4 miliardi di lire. “La galleria  - spiegava il sindaco allora in carica, Luigi Lantrua è importante per la ristrutturazione del nostro territorio. Da Triora con un percorso di 8 chilometri lungo la strada comunale della Guardia, a quota 1500, si raggiunge Rocca Barbone.  Qui ci sarà l’inizio della galleria, lunga 3 chilometri e mezzo, e alla sua uscita la stazione turistica”.  La distanza tra Monesi e Sanremo, di 84 chilometri, si sarebbe quasi dimezzata a 47 chilometri.

Per mesi si sono susseguiti articoli, dichiarazioni di esponenti della vita pubblica imperiese.  Un autorevole giornalista de La Stampa scriveva ( utile rileggere): ” Monesi, con la sua potenzialità ricettiva, i campi da scii, la neve farinosa che dura fino alla tarda primavera, è un vero pozzo di soldi.  Attualmente i turisti domenicali  variano tra i 2- 3 mila. Con collegamenti migliori, nuovi alberghi, il numero degli ospiti si gonfierebbe almeno del doppio”. E il sindaco, crediamo in buona fede, spalleggiato da qualche mestierante dei partiti, incalzava: ” Tecnicamente tutto è a posto, si potrebbe iniziare i lavori già domani se non ci fosse il nodo del finanziamento.  Il Comune da solo non ce la farebbe mai. Ma abbiamo parlamentari, assessori, esponenti di spicco nel mondo finanziario, sono imperiesi e non ci lasceranno soli. Sono i primi a sapere che Monesi rappresenta un’occasione turistica eccezionale per tutti, sarebbe un sacrilegio bruciarla come è successo 11 anni fa. Altrimenti il futuro di questi paesi è la desertificazione delle giovani generazioni”.  Speriamo che Scajola junior, spalleggiato dai validi colleghi, possa dimostrare che non è più tempo per tarallucci e vino con i biglietti omaggio.

Luciano Corrado 

 

Vigilia di Ferragosto 2015, un gruppo di amici pranza sul terrazzino di casa di fronte al prato centrale di Monesi

Vigilia di Ferragosto 2015, per fortuna che a Monesi resistono due attività: il bar Vittoria della famiglia (la figlia Annalisa) dell’ex sindaco Lanteri e il ristorante – albergo La Vecchia Partenza che ospita anche un negozio di alimentari

Loano non solo mare…gli escursionisti del giovedì che tanti invidiano. A piedi, in auto, in treno esplorano città, la natura, i tesori

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Hanno già stampato in centinaia di copie il depliant 2016 delle escursioni del giovedì nell’entroterra ligure e non solo. ‘Non solo mare…’ una splendida macchina, 21 anni di vita, che nel suo viaggio ha conquistato la simpatia, l’apprezzamento sempre più vasto degli escursionisti per hobby, passione, cultura. La prima gita il 7 maggio 1996. Con 5 fondatori, coordinatori eccezionali: Scarmagnani e Tagliano (compianto).  Oggi l’associazione è diventata una fuori serie che tanti invidiano ed ammirano. Una media di 45 gite all’anno, presenti 40-50 partecipanti, oltre 2000 mila presenze annuali. Età media 60 anni. La vocazione: conoscere a fondo il territorio per difenderlo, fare sano sport e socializzare con la terza età.

L’esperto camminatore ed animatore di Loano non solo mare, Beppe Peretti, vive a Toirano, è l’anima del gruppo

Undici mesi in gita, agosto escluso. A piedi, lungo i sentieri dell’entroterra, gli scorci da cartolina, ma anche le strade, le piazze, gli angoli delle città.  Trekking urbano, spostamenti in auto (con più passeggeri  per risparmiare e dividere le spese), in treno. Beppe Peretti, prestigioso camminatore di Toirano, un volto noto e coinvolgente, più volte premiato per le sue imprese e le mete, è l’anima, il motore del gruppo. Un cultore praticante di madre natura, della nostra terra Ligure, degli angoli  più suggestivi, incontaminati e che tutti dovremmo imparare a conoscere. Una straordinaria risorsa non valorizzata, soprattutto ai fini turistici, come meriterebbe. Con caratteristiche uniche (terra, cielo e mare) che fanno la differenza rispetto a tante altre zone del Bel Paese. Amare e rispettare l’ambiente che madre natura ha preservato significa anche tener puliti almeno i sentieri dell’entroterra. E’ quanto fanno i volontari, nel loro piccolo, di “Loano non solo mare“. Un’opera meritoria, in contrasto con la distruzione, spesso ignorata, tollerata, provocata dall’uomo, da motociclette e bike che si esibiscono in hobby estremi, distruggendo gli stessi sentieri.

Il ‘gruppo di Loano’, contrariamente a quanto si possa credere, ha avuto la capacità ed il merito di far da calamita lungo l’intero arco della Riviera. Aderisce al CAI e per coloro che sono iscritti non è necessario prenotare le escursioni  due giorni prima. Peretti: “In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un notevole cambiamento nel contesto sociale, gli anziani non più considerati  derelitti. E’ cambiata positivamente, in meglio la mentalità.  Il concetto base del CAI  era la conquista delle vette, ora andare in montagna e soprattutto saperla gustare. Ecco perchè ci sono tutti i presupposti per ‘Non solo mare…’.  Praticando, con le camminate, un sano sport, offrendolo a tutti, anche a coloro che diciamo sono più lenti. Conoscere  il territorio in cui viviamo  per poter apprezzare. Non ci sono soltanto le gite in montagna, c’è la pianura ha il suo fascino, le sue bellezze. Chessò, scoprire, ad esempio, tutte le realtà di una cittadina come Borghetto S. Spirito passata alla storia per la rapallizzazione. Eppure ha un patrimonio che merita. Col camminare – aggiunge Beppe Peretti – si promuove la socializzazione.  Ho fatto non molto tempo fa un’analisi. E’ cambiato dicevo il CAI, non più soltanto scalatore di cime, oggi il corpo escursionisti  è in netta maggioranza rispetto agli alpinisti. Contemporaneamente si è sviluppata a tutti i livelli, la voglia di ‘esplorare’ e di cultura storica, dell’arte, delle bellezze più nascoste. Non solo camminare. La riscoperta dei castelli, del santuario, della piccola chiesetta dispersa e sconosciuta, oppure antichi casolari, la loro storia. Altra curiosità. La partecipazione del gentil sesso segna una netta maggioranza.  L’estrazione sociale dei partecipanti alle escursioni può essere classificata medio alta. E’ importante il concetto filosofico dello stare insieme, pranzare quasi sempre al sacco, uniti da comuni ideali dalle 8 alle 18 e oltre”.

L’album dei camminatori benemeriti per l’impegno costante e da lunga data, il buon esempio del fare, prodigarsi, partecipare, oltre ai  primi pilastri Antonio Scarmagnani e Franco Tagliano, vede coordinatori Luigi Gilli (subentrato a Franco), coadiuvato da Elisa Buetano, Beppe Peretti, il veterano dell’entusiasmo e della passione Battista De Francesco. Un nucleo affiatato di collaboratori. Il primo depliant dattiloscritto risale al 1999. Un passo avanti, con una cena ristretta, nei locali del G. H. Garden Lido, negli anni della direzione di Alessandro Corrado. Oggi constatare il successo di un impegno che era iniziato dall’idea di un piccolo gruppo (erano 5) e che coinvolge un numero crescente di persone.  Attira gente iscritta ad altre sezioni Cai, Da Imperia, Albenga,  Finale Ligure, Savona.  Un numero di escursionisti in crescendo, tanti ambasciatori  di ” Loano non solo mare…”. (L.C.)

 IL NUOVO CALENDARIO DELLE ESCURSIONI 2016

 

 

Loano, ecco il colosso Egea per la raccolta rifiuti, affollata assemblea di commercianti. Applausi: l’albero di Natale più eco d’Italia

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Finora non ha avuto risonanza l’arrivo a Loano del Gruppo Egea di Alba che si è aggiudicato la gara per la raccolta dei rifiuti e l’attesovvio della differenziata, del porta a porta. Subentra alla Servizi Ambientali Spa nel prossimo marzo. Il primo incontro, venerdì 18 dicembre, nella sala consiliare di Palazzo Doria, presenti alcune centinaia di operatori commerciali, il sindaco Pignocca, l’assessore Tassara, il direttore della Divisione ambiente della società, Lorenzo Veronese. Nel settembre scorso Egea aveva inaugurato l’ufficio commerciale ad Andora (tra le 20 sedi di Liguria, Piemonte, Lombardia). La Regione Liguria era rappresentata da Angelo Vaccarezza. Quali sono le principali novità per gli utenti loanesi, residenti e turisti ? I primi commenti e reazioni sono positivi. Vedi anche fotocronaca sull’ eco alberto di Natale.

In un foto d’archivio della Gazzetta d’Alba, una festa per i 40 anni alle dipendenze dell’Egea, con i vertici aziendali: PierCarlo Carini e Fulvio Baratella

Le buone notizie, annunciate, sono la graduale riduzione della tassa sulla spazzatura. Non verrà più calcolata – la data è da stabilire – a metro quadro, ma in base alla ‘produzione di rifiuti’ delle famiglie e degli esercizi commerciali, artigianali. Uno degli strumenti della raccolta ‘porta a porta’ consiste in un microchip in dotazione ad ogni contribuente. In previsione dell’inizio dell’attività e dopo essersi aggiudicato l’appalto,  il colosso Egea ha investito nel ‘progetto Loano‘ parecchi milioni di euro, soprattutto attraverso innovazioni tecnologiche.  Tra gli automezzi che entreranno in servizio la caratteristica è quella dell’inquinamento zero perchè alimentati a batterie e a gas, inoltre dotati di due vasche per raccogliere elementi separati, con un unico passaggio. E ancora, saranno installate telecamere di controllo, palmari in dotazione al personale, tricicli con pedalata assistita a batteria, apertura di un punto d’ascolto, anzichè  il ricorso al call center che spesso si rivela inadeguato e con limiti oggettivi. Proseguiranno, infine, gli incontri informativi con le categorie e successivamente con la cittadinanza, zona per zona. Un avvio promettente si direbbe, almeno dai propositi e dalle informazioni date. Trasparenza e collaborazione, efficienza del servizio.

Va detto che forse nessuno si attendeva un incontro così affollato e partecipato, seguito con grande interesse. Commercianti, esercenti, albergatori, bagni marini hanno risposto all’invito con una massiccia presenza. Le premesse iniziali all’insegna dell’ottimismo. Egea, con 40 anni di attività,  è cresciuta e si è sviluppata come realtà imprenditoriale, ben radicata in tutto il Nord Ovest, rafforzando il suo ruolo all’interno del panorama delle multiutility territoriali, migliorando funzionalità e redditività. Può vantare di recente un progetto di collaborazione con tre colossi, Egea appunto, Fiat Chrysler automobiles, Cnh Industrial (Iveco).  Nel piano industriale 2014 – 2018, l’EBITDA di Egea passerà da 26, 2 mln a 47,9. In questo contesto emerge l’impegno contrattuale a Loano che estende la presenza operativa in Liguria, da Cairo Montenotte a Bordighera. Sono inoltre entrate a far parte del gruppo Egea due entità di rilievo sul territorio cuneese nei servizi di igiene ambientale, smaltimento rifiuti e bonifiche: Sisea e Sole.co che affiancano la ‘storica’ Stirano.  E’ quest’ultima che scende in campo a Loano. Tre società specializzate nelle attività di gestione dei rifiuti, capaci di operare sia a livello di raccolta urbana, partecipando a gare pubbliche, sia per i servizi ai privati.  Non solo, gestiscono l’intero processo dei rifiuti, dalla produzione alla destinazione finale.  Il Gruppo Egea è focalizzato pure nel recupero di ‘materie prime preziose’, rimettendole nel nel circuito produttivo senza sprechi, riduzione di consumi di energia ed emissioni in atmosfera “per limitare gli effetti sulla salute umana e sull’impatto ambientale’.

 

 

Dalla Gazzetta d’Alba la premiazione alla festa azienda 2014 con l’amministratore delegato Carini ed il presidente Baratella

Al vertice della Spa, l’amministratore delegato del Gruppo Egea,  PierPaolo Carini, con Fulvio Baratella presidente  del Consiglio di Sorveglianza. All’assemblea di Loano ha partecipato attivamente il direttore della divisione Ambiente, Lorenzo Veronese. Dal confronto è emerso che il principale obiettivo è recuperare il divario tra differenziata ed indifferenziata. Loano si trova tra i fanalini di coda della provincia di Savona per la differenziata: solo il 26 %, con un 74 %  di indifferenziata. Un grave ritardo che nuoce all’immagine, alle casse comunali e di conseguenze penalizza i cittadini contribuenti. Un obiettivo di civiltà europea se si pensa che i turisti nordici che scelgono la Riviera vivono in città e paesi dove da qualche decennio la raccolta differenziata viaggio oltre il 90 per cento, sia in centro, sia nelle periferie e nelle zone agricole. Il sindaco Pignocca e l’assessore all’Ambiente, Tassara, grazie alle strategie di Egea, sono fiduciosi. Non mancheranno le difficoltà, qualche disagio,  c’è da superare consolidate abitudini. Altrettanto importante potranno rivelarsi i suggerimenti dei cittadini, ascoltare le loro esigenze e collaborare per un obiettivo comune di progresso civile, migliore qualità della vita, dell’ambiente, la filosofia della comunità. (L.C.)

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