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La veterana di San Romolo (Sanremo): A nove anni vendevo pane, a 85 mi curo in panettiera. Ho vissuto il periodo d’oro

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‘La mia gente’. Uomini e donne della Liguria, tra storia e vita quotidiana. Il volume edito dal Secolo XIX,  quando Tommaso Giglio era direttore (1983), ebbe un’accoglienza strepitosa, esaurite miglia di copie. Il coordinamento redazionale di Guido Arato e Piero Pruzzo. Forse mancava un capitolo. Ieri e oggi di San Romolo, frazione montana di Sanremo dove si è lasciato morire la ‘funivia più lunga del mondo’. Raggiungeva il paradiso di Monte Bignone (1300 metri sul mare). C’era un albergo, un ristorante. Ora rovine e desolazione. Hanno realizzato una selva di antenne che deturpano un ambiente magico, unico. A San Romolo vive l’ultima testimone: Emma, 85 anni, memoria e lucidità alla Eugenio Scalfari. Lei non è giornalista. Conosce tutto della storia del borgo dove è nata e ha  vissuto. A 9 anni vendeva pane nella longeva panetteria di famiglia.

Emma Bormida, in panettiera dall’età di 9 anni, a 85 anni non ha abbandonato il mestiere, aiuta il figlio e il genero. E’ la decana di San Romolo (Sanremo)

Un incontro casuale, in una giornata calda e limpidissima di giugno. A San Romolo, a 14 chilometri da Sanremo, 786 s.l.m, si può arrivare da tre direzioni. La più insidiosa e pericolosa: da Coldirodi. L’arteria comunale è stretta, curve che ti portano fuori mano e doppio senso di marcia.  Retromarcia garantito.  Ai bordi dell’asfalto malandato avanzano arbusti ed erbacce. I decespugliatori non sono ancora arrivati, nonostante l’avvento dell’estate turistica. Abitanti ed abituée utilizzano in stragrande maggioranza la tortuosa provinciale che si dirama dal Sanremo. Terzo percorso e itinerario da Bajardo, da Perinaldo.  La borgata di San Romolo pare sia meno nota (e visitata) rispetto a Bussana Vecchia e Coldirodi, Eppure qui non c’è solo il ‘santuario e ritrovo’ dei motocrossisti, e motociclismo; non c’è solo un ex campione delle due ruote e il suo museo. Fanno bella mostra castagni secolari, un’area di verde pubblico attrezzata di 20 mila mq,  il parco naturale tra scorci, sentieri, ruscelli, dirupi, avvallamenti da funghi. San Romolo custodisce incurante uno scenario, un  vademecum non proprio frequente in terra ligure che pure può fregiarsi delle Cinque Terre, dell’Isola Gallinara, della Baia del Sole.

San Romolo, lontana dai riflettori, ha anche la ‘sua eroina’: Emma Bormida. Vedova, mamma e nonna. Il carattere dolce e aspro dei liguri, ostinato e forgiato da indimenticati anni di povertà, sacrifici, avversità inaudite, peripezie. Ha conosciuto quelli che i paesani definiscono ‘tempi grami’ e delle avversità. E’ stata allo stesso tempo testimone, coprotagonista degli anni della grande vitalità, del ‘risorgimento’ del paese natio, dei suoi abitanti, la prosperità, i turisti, i villeggianti da seconda casa. Il turismo significava flotte di gente. Lavoro per tutti. Il benesssere nel portafogli ed in banca. L’investimento immobiliare in Riviera.  Emma, donna affabile che regala sorrisi, è un libro aperto della sua vita di ieri e una lezione: interrogarsi sul passato per trarne l’insegnamento e la volontà per trovare nuovi orizzonti alle future generazioni.

E’ seduta all’ombra nel dehor – terrazzo del ristorante Dall’Ava, aperto dal 1950 e oggi alla quarta, i giovani coniugi Davide e Claudia. Ci fanno compagnia, a ridosso di un castagno gigantesco e ‘storico’, i fringuelli che saltellano per nulla impauriti, alla ricerca di cibo. Hanno preso il posto dei passerotti assai più comuni e socievoli tra gli esseri umani delle città e dei borghi.

Emma:Ho conosciuto il commendator Dall’O‘, era piccolo, quasi un nano, carico di inventiva, coraggio, passione. Abitava a Villa Magnolia. E’ stato l’artefice della funivia, dell’albergo, del ristorante, del rilancio della montagna e della valle. Quando fu inaugurata eravamo tutte vestite da piasanelle. Che tempi…!!!.alle 23 di sera l’impianto era ancora in funzione….Ricordo l’Hotel La Bomboniera, qui vicino, prese fuoco, c’era legna nelle stanze. Sul monte Bignone, mezzo secolo fa, c’erano le mucche e una pastorella ha resistito finchè le forze l’hanno tenuta in piedi”.

La funivia più lunga del mondo. Hanno scritto fiumi di inchiostro, poi il dimenticatoio, il disinteresse dei più. Il 95 per cento dei liguri, la maggioranza degli imperiesi, sanno poco o nulla.  Emma:Era stata inaugurata il primo settembre 1937 ed ha chiuso mi pare a fine anni ’90.  Poteva ospitare persone e cose. Dava lavoro a 18 conduttori, qualcuno arrivava da Triora, da Molini di Triora. Una manna dal cielo, facevamo anche 20 panini farciti alla volta. Si faceva il pane per tutti, per il ristorante del Monte Bignone, una processione di gente, i turisti giungevano pure in pullman. Centinaia al giorno, migliaia all’anno, italiani soprattutto, francesi, tedeschi, inglesi. “.

Orlando Dall’Ava, 73 anni, ex pilota, collezionista di moto: la sua famiglia ha aperto il locale -ristorante 65 anni fa. Mostra la bottiglia di vino rosso della casa (L’Armen) che può fregiarsi dell’etichetta Rallye Sanremo, Rallye dei Fiori, Rallye Monte Carlo

Emma: “Mia mamma, nel 1924, aveva aperto in una baracca di 2 metri e settanta.  Ho imparato da ragazzina, del resto si iniziava giovanissimi a lavorare, un mestiere. Nel periodo che ero sposata, mio marito aveva preso il posto da panettiere, avevamo due aiutanti: è morto 11 anni fa, a 83 anni. E’ subentrato mio figlio, abbiamo cessato l’attività di negozio e continuato a produrre pane, cotto nel forno scaldato a legna. Non credo siano molti in Liguria. Se allora era un successo sfornare il primo pane all’olio o alla sardenaria, oggi  il lavoro non manca.  Mio figlio, 65 anni e il genero lavorano di notte, al mattino mi sveglio all’alba e vado in negozio, dietro il banco, alla cassa; così mio figlio  può andare a letto un po’ prima. Mia nuora, col furgone, scende in Riviera e serve negozi di alimentari.  E’ dura, tanto impegno, serietà commerciale, le soddisfazioni non mancano. Stare tra la gente è un po’ la mia vita, anche se chiudendo bottega non c’è più il via vai di un tempo. Sono nata il giorno di Sant’Anna, nevicava forte. Sono la più anziana in attività, si fa per dire, da commessa. Non mi manca il buon umore, nonostante l’artrosi cervicale e una piccola ischemia.  E pensare che studiavo da maestra, ma i miei avevano bisogno di aiuto ed ho rinunciato”.

Arrivederci Emma, auguri per il futuro: “ Grazie, perchè prende appunti ? E’ la prima volta che mi capita, questo ristorante sono parenti, nipoti. E’ rimasto l’unico e lavorano con tanto scrupolo ed impegno. Un tempo si faceva tutto in famiglia, ora c’è bisogno almeno del cuoco, domani sera serata speciale, in menù la paella di pesce fresco, hanno già 50 prenotati. Mi fa piacere… “ Arrivederci signora Emma per la gentilezza e lontana anni luce dal cinismo imperante, dalla società digitale, ambasciatrice di un fascino d’altri tempi.

Luciano Corrado


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