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Assessore Mai (perito elettronico), i pastori la cercano, non parta col piede sbagliato

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E’ il primo comunicato stampa da assessore all’agricoltura, allevamento, caccia e pesca, acquacoltura, sviluppo dell’entroterra, escursionismo e tempo libero. Stefano Mai, 45 anni, per tre mandati sindaco di Zuccarello (SV), ha annunciato il varo di una delibera della giunta Toti per ‘nuove opportunità di accesso a finanziamenti per le imprese di settore”. In pratica allevatori di bovini e ovini, produttori di latte e formaggio. Il fedele leghista indossa l’abito guerriero e parla di “segnale forte e chiaro all’Ue, contro il provvedimento che cancella di fatto la legge 138/74  e permette sostanzialmente di produrre formaggi con polvere di latte”. Lotta sacrosanta in un settore pure alle prese di truffatori  nostrani, allevatori improvvisati, prendi e scappa. Presto metteremo in rete un fotoservizio eloquente di ciò che accade su certe bancarelle dei mercati, mercatini, i trucchi ai danni dei consumatori e dei produttori onesti. Il perito elettronico Mai con chi si è già consigliato, ha incontrato i pastori? Il presidente regionale A.R.A,  Stefano Ghiso di Dego ? Oppure Aldo Lo Manto, mandriano col gregge di ovini più numeroso della Liguria (1.100 capi), memoria storica di alpeggi e transumanze, leggi regionali, esigenze e priorità, illusioni, attese. Iniziò ragazzino, con papà siciliano. Passione e sacrifici. Glorie e disgrazie.

Per l’assessore Mai è motivo di merito, sensibilità, iniziare dai più bisognosi, dagli ultimi (non nel senso lato della povertà). Da una categoria (allevatori in aziende famigliari) che solitamente fa notizia per la nuova moda della ‘transumanza’, trasformata in attrazione e festa popolare. Da Mendatica a Bardineto, ma le cronache la citano in molte zone d’Italia. Oppure per la storia dei lupi che attaccano i greggi, provocano danni, sulle Alpi Marittime e sul Beigua. Un tempo c’erano le fiere vere del bestiame. Quella di San Michele, ad Albenga, ad esempio, con un vasto spazio riservato agli animali amici dell’uomo; da anni si è cambiato pelle e l’unico momento di vendita e mostra di animali, almeno sulla Riviera di Ponente, è lo spazio parrocchiale di San Giorgio. A Mendatica, sentinella  della Valle Arroscia, c’era l’appuntamento tradizionale (21 settembre) della fiera di San Matteo.  Decine di capi bovini e ovini, persino buoi. Arrivavano da mezza liguria e Piemonte. Più che curiosi, si esibivano i protagonisti autentici: pastori, piccoli allevatori, commercianti di bestiame; il contratto si siglava con il rito della stretta di mano. Restano vive alcune fiere in Val Bormida, nel Basso Piemonte, solo per citare la zona di cui si occupa il nostro modesto blog che non ci stanchiamo di ripetere, non accetta pubblicità, né contributi onlus. I sacrifici sono personali. E quando sbagliamo chiediamo scusa, non ci sono ‘mandanti’, suggeritori occulti. Non sappiamo quanti siano informati, in una società a diffusa disinformazione soprattutto su temi locali.

Barbara Saltarini davanti al suo agriturismo di Rezzo (IM)

Bene l’esordio pubblico dell’assessore regionale, con 8 deleghe, Stefano Mai ? Il primo passo può essere degno di plauso se si pensa che gli allevatori professionisti nelle quattro province non raggiungono il numero di un condominio – alveare che caratterizza l’urbanistica dei centri urbani o della costa. Nel savonese primeggiano i bovini, nell’imperiese gli ovini, meno significative numericamente le presenze nelle province di Genova e La Spezia. Spesso fa notizia, alla stregua della bella favola, questo o quel ritorno alla pastorizia di giovani single (abbiamo raccontato la storia esemplare di Barbara Saltarini di Rezzo, ormai personaggio capace di imprenditorialità, ottima press agent di se stessa). Da blog di provincia ci siamo impegnati, con lo slancio del volontariato, di  far conoscere, apprezzare, le iniziative, a volte inedite e singolari, di questo o quel pastore dell’imperiese, del savonese, del cuneese. L’archivio del blog conferma.

Vivere ed ascoltare da vicino cosa significa l’antico mestiere. La sveglia alle 5,30 del mattino, 360 giorni l’anno, salute permettendo. La mungitura, i parti, le nascite, la lavorazione del latte e dei formaggi. Una lunga giornata, per nulla monotona, fino a sera. Pochissime feste, zero ferie,  sempre in stalla o in mezzo alla natura con le giornate di sole, di freddo, con tempeste di pioggia, l’insidia dei temporali, di fulmini e saette. La solitudine come amico. La pulizia delle stalle, il letame, le malattie, gli adempimenti di legge, controlli Usl, veterinari, pastoie burocratiche, la vendita del prodotto. Sarebbe  interessante un confronto tra un pastore delle Alpi Svizzere o dei Pirenei francesi. Cosa fa la differenza. Dalla stalle ai prati. I contributi, ovvero il sostegno economico, che non è assistenzialismo, bensì programmazione di certosino rilancio di un settore che potrebbe davvero fare differenza per la ripresa, il ritorno allo sviluppo dell’entroterra, delle aree depresse da mezzo secolo. Sono cattivi profeti coloro che pensano si debba solo puntare sul turismo, grazie alla costante crescita a livello mondiale, al formicolio di sagre e feste paesane, con le tivù locali e articoli da fuoco d’artificio, destinati a durare un’ora. Poi si spengono le luci della ribalta e che resta, chi resta ? Chi si immedesima ?

Aldo Lo Manto dell’azienda Il Boschetto di Albenga, 1100 pecore e capre, nel suo stand ad una manifestazione gastronomica a Oneglia

L’esperienza nelle province di Savona ed Imperia insegna. La morte sistematica delle industrie, lo sciagurato e dissennato sfruttamento della terra ricoperta di cemento e asfalto, ci ha impoverito, privato, di una materia prima. Le nostre peculiarità della frutta e verdura, baciati dal clima, dalla qualità del terreno, dalla stagionalità. L’incapacità cronica e spesso taciuta delle associazioni di categoria di realizzare un progetto per la commercializzazione dei prodotti,  la stabilizzazione dei prezzi, creando diffusa cultura di base capace di battere, con gli ideali e l’informazione corretta, la concorrenza mondiale del basso costo e della qualità scadente. Vincere la sfida con la pratica della qualità, salute a tavola, del vero chilometro zero, non quello in parte fasullo che l’ignoranza e la furbizia di pochi o di tanti ci vuole propinare. Qualità delle produzioni, tolleranza zero verso i truffatori (mercatini inclusi), rigore per un ritorno alla legalità ad iniziare dal basso all’alto. Troppo facile e sfacciato vendere più formaggio, più miele, più frutta e verdura, più olio, più vino di quanto si produce nell’azienda di famiglia ! Non c’è trasparenza nell’operato degli organi di controllo, neppure dei dati statistici.

Non è compito del giornalista salire sul pulpito ed impartire lezioni, emettere sentenze, semmai descrivere i fatti, farli conoscere, informare, far tesoro dell’esperienza. Viene da chiedersi, altro esempio, se sia una priorità per gli allevatori come aiuti alla zootecnica, i soldi spesi per la ‘formazione professionale‘, o invece un urgente politica di sostegno economico. La Regione, con Burlando presidente, dava un contributo significativo per mantenere le razze ovine in via di estinzione.  Beneficio soppresso. Perchè? C’è un altra priorità ? Cosa accade nelle zonee cuneesi e dell’astigiano dove si è assistito ad un autentico ‘miracolo’ con la difesa delle capre camosciate e autoctone ? Ci sono investimenti ad opera di esponenti di spicco dell’imprenditoria nazionale, quali Oscar Farinetti, fondatore della catena Eataly, ex proprietario della catena di grande distribuzione UniEuro. E’ proprietario di una stalla con 200 capre per la produzione del Roccaverano dop. Per finire, il ritorno della mietitura del fieno nei campi abbandonati da anni. Perchè comprarlo in Francia ?

Non conosciamo il bagaglio di conoscenze dell’assessore Mai, in tema di realtà in cui il pastore affronta le esigenze quotidiane, a medio e lungo termine.  Stefano Mai lo ricordiamo al lavoro all’Autogrill di Ceriale Nord e a quello di Valle Chiappa, fine anni ’80, assunto come operaio di 5° livello.  Lo ricordiamo,  nei primi anni ’90, gestore ed addetto alla vendita  del distributore di carburante Agip, nell’azienda  di Calcagno – Mai (Ads Andora) di via Aurelia.   Dopo gli anni ’93, all’Autogrill di Ceriale Sud, sull’Autofiori, da operaio ad impiegato di primo livello. Responsabile del servizio manager dell’offerta. Nel 1992, dopo la scuola media superiore, si è diplomato perito elettronico, che comprende informatica e chimica di base. Conosce, buona infarinatura, inglese e francese. Oltre a sindaco, è stato capogruppo leghista in Provincia, col presidente Angelo Vaccarezza. Ha fatto esperienza nella ex Comunità Montana Ingauna, nella società di pesca sportiva (trucioli aveva riportato la notizia della protesta per la chiusura della pesca all’anguilla, di cui un tempo il savonese e l’imperiese potevano fregiarsi, come accadeva per le lumache nostrane, non quelle allevate a Casanova Lerrone dove opera il maggiore produttore del ponente, un secondo si trova nell’imperiese). Mai che può ancora fregiarsi  di esperienza nella squadra della protezione civile ed antincendio boschivo, nel consiglio di circolo didattico, nel consiglio di istituto comprensivo.

Forse conosce quale sia oggi, anzi da sempre, il calvario dei pastori che frequentano i pascoli montani, la stalla nella stagione autunnale e invernale. Lo stato dei terreni, dei boschi, dei pascoli abbandonati, delle gabelle che pure gli enti locali chiedono per l’affitto; dover vivere quasi all’addiaccio oppure in camper trasandato. E’ vero, ci sono zone dove sono state realizzate strutture per il ricovero degli animali e dei pastori. La mancanza di controlli e verifiche dello stato dei luoghi, da Bel Paese, non ha giovato; ha creato persino sprechi di risorse, vedi l’installazione di pannelli solari inutilizzati, il mancato rispetto di conservare il bene immobile non solo con buon senso.  L’assessore Mai che conosce le mansioni di operaio, saprà chi siano i collaboratori- dipendenti dei nostri allevatori. Sono cittadini stranieri, extracomunitari in particolare. Non c’è un dipendente, a quanto  risulta, che sia cittadino italiano, nonostante migliaia di disoccupati. Che sia una questione di sacrifici , indigesti a destra come a sinistra ?  Un segnale forte di vicinanza dovrebbe partire dalla conoscenza capillare delle problematiche dei pastori, delle loro famiglie,  iniziando dai professionisti del mestiere, da non confondere con i professionisti della politica tuttologi di mestieri e professioni. I pastori per produrre latte e formaggio pagano un bollo CEE di 1500 €, da versare all’Asl, per autorizzazioni e certificazioni. Pagano la tassa CEE a quintale per latte prodotto. Se vogliono diventare clienti e vendere alla Coop devono versare 600 euro e produrre i ‘bilanci’ dell’azienda degli ultimi tre anni.

Silvio Berlusconi e ci scusino i navigatori – lettori per questo inciso, ha reso noto di recente: “ Credo che il futuro non possa che essere portato avanti con successo da gente che viene dalla vita vera e non da chi fa politica di mestiere e pensa al proprio personale interesse e all’orticello che lo circonda”. Un messaggio chiaro rivolto a tanti politicanti, dal centro alla periferia. Serve gente che lavori e prima di parlare, di prendere decisioni, conosca bene la materia, si consigli con persone capaci e competenti, che nella vita hanno prodotto risultati con le proprie forze. Che abbia fatto cose, annunciandole dopo averle realizzate, lasciando spot e propaganda ai soliti ciarlatani mestieranti. Anche in Liguria, in Piemonte hanno nomi e cognomi.  Nelle premesse del comunicato stampa fanno capolino.

Luciano Corrado

Ps: a completezza, sembra corretto informare i lettori che chi scrive proviene da un’antica famiglia di pastori dell’Alta Valle Arroscia; dall’età di 7 anni pascolavo mucche, pecore, capre, come tanti coetanei; in estate raggiungevo con i nonni le malghe delle Alpi Marittime e seguivo col lavoro la vita della pastorizia. Testimone negli anni in cui l’entroterra aveva un patrimonio di migliaia di ovini e bovini, gli anni della vera transumanza, dalle  Alpi al mare. Un’adolescenza che ha insegnato tante cose, ad iniziare dai sacrifici e dall’umiltà di chi ha sempre da imparare.

I danni (da selvatici) insostenibili per gli agricoltori liguri – Comunicato stampa

Aldo Alberto presidente Cia e il neo assessore Stefano Mai, Lega Nord

Cia Liguria e Regione Liguria subito d’accordo sui danni da selvatici e ungulati per gli agricoltori liguri : la situazione non è più sostenibile.

Un punto di vista condiviso nel corso di un incontro svoltosi oggi nella sede di piazza De Ferrari dove il presidente regionale di Cia Liguria, Aldo Alberto, insieme al direttore regionale di Cia, Ivano Moscamora, hanno consegnato al neo assessore all’agricoltura, Stefano Mai, un documento dettagliato con dati, problemi da risolvere e proposte di soluzioni.

“ La situazione di disagio e costante danno che l’abnorme presenza di ungulati e selvatici determina all’agricoltura ligure, è ormai oltre ogni limite di tollerabilità – spiega il presidente di Cia Liguria, Aldo Alberto -. Una situazione già grave che ha visto nell’ultimo decennio una vera e propria escalation delle presenze e dei danni, che ha umiliato la volontà ferrea di tanti agricoltori ed abitanti delle aree interne , costantemente oggetto di incursioni di selvatici nelle proprie coltivazioni”.

La problematica ha ormai travalicato i confini di qualche area regionale, divenendo problematicità per la stragrande maggioranza del territorio nazionale. Da qui l’iniziativa della Confederazione Italiana Agricoltori che ha promosso su tutto il territorio nazionale – a seguito di un ordine del giorno della direzione nazionale deliberato il 23 giugno – azioni di sensibilizzazione della politica e delle Istituzioni su questo ormai imprescindibile tema.

” Già questa settimana in un incontro con il Ministro Martina su altri temi – annuncia l’assessore regionale all’agricoltura, Stefano Mai – farò presente in modo informale l’urgenza di questa situazione che è sicuramente condivisa da tante regioni.

In Liguria dobbiamo cominciare a lavorare subito tutti insieme perché risolvere questo problema significa salvaguardare produzioni tipiche, posti di lavoro, capacità di attrarre nuove persone, soprattutto giovani, a lavorare nell’agricoltura.Il nostro impegno deve essere quello di consentire sia all’imprenditore di poter lavorare in tranquillità sia al semplice coltivatore di mantenere le proprie produzioni. Vogliamo che i nostri figli possano continuare a mangiare la frutta e la verdura delle nostre coltivazioni.

E’ evidente che, a oggi, il nostro territorio abbia perso il proprio equilibrio ambientale. Dobbiamo lavorare per ricrearlo”.

In Liguria in ogni provincia le diverse delegazioni di Cia sul territorio hanno consegnato oggi alle diverse Prefetture lo stesso documento consegnato all’assessore regionale.

“ Chiediamo siano messe in atto azioni forti e perentorie volte a diminuire la pressione sul territorio di queste specie, al fine di garantire, in primo luogo, la realizzazione della propria attività di impresa agricola, con il pieno diritto a coltivare ed a raccogliere i frutti del proprio lavoro – prosegue Aldo Alberto -. Chiediamo una definizione di un piano straordinario di abbattimento per ridurre la pressione; maggiori controlli per contrastare eventuali ripopolamenti abusivi; la obbligatorietà del raggiungimento dei contingenti e rotazione delle zone di caccia; la definizione delle zone di rispetto assoluto dalla presenza del cinghiale ove si definiscono procedure di abbattimento e /o controllo durante l’intero anno.

Su queste priorità chiediamo alla politica, alle Istituzioni, alle associazioni venatorie ed ambientaliste di giungere a condividere prassi che mettano l’agricoltura al centro, dando seguito con i fatti , ad affermazioni che tante volte ascoltiamo ma alle quali non seguono comportamenti concreti. Ci vuole un piano operativo che deve prevedere obiettivi , tempi mezzi e risorse”.

Intervista assessore regionale all’agricoltura Stefano Mai

 

Leggi anche i compensi percepiti in Provincia e le note spese…..

 

Intervista al presidente di Cia Liguria, Aldo Alberto

 


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