Graziella, 61 anni, se n’è andata, dopo una devastante malattia vissuta con esemplare dignità e forza d’animo. Andreina, 76 anni, vedova, l’ha trascinata via il destino, sottraendola alla laboriosità, ai tanti che la stimavano e le volevano bene. Non erano unite da parentela nel cognome più diffuso a Loano: i Tassara. Nonostante, nella storia locale, manchi ancora un sindaco che porti quel cognome. Per distinguersi, i vari rami delle numerose famiglie aggiugenvano un sopranome. I Tassara, in prevalenza, erano agricoltori. Due Tassara siedono nel parlamentino locale: un assessore e un consigliere rosa. Loano, Città delle Sport per eccellenza, annovera il Trofeo Liliana Tassara di pallavolo, mentre un don Tassara è stato (anni ’60) l’anima dei pastori della Valle Arroscia. I due angeli che ci hanno lasciato non erano personaggi pubblici, semmai ricche di umanità e virtù, nel lavoro commerciale, nel buon esempio di spose, madri, nonne. Hanno ‘scelto’ la cremazione, una ad Acqui Terme, l’altra a Bra. Loano le ha ricordate come meritavano.
Graziella Tassara, ultima ad andarsene, dopo la fiducia e la speranza iniziale, si era resa conto di cosa l’aspettava. Solare e silenziosa, era il punto di riferimento, la memoria storica, il volto amico e laborioso a Borgo Castello dove è venuta grande ed ha ereditato il negozio di alimentari – panetteria della famiglia. Aveva imparato da testimoni del lavoro, impegno, rigore, passione, come papà Francesco (Cecchin) e lo zio Giacomo, personaggio pubblico, in consiglio comunale e in consiglio provinciale, di fede socialdemocratica. I due fratelli erano tra i fondatori, assieme al ‘comandante’, della già mitica Sagra del Crostolo. Si teneva nel borgo, tra le prime autentiche sagre mono prodotto, con Nostralino locale, alcune migliaia di visitatori (loanesi e turisti) entusiasti. Finché è stato in vita e in gran forma il compianto Cencin De Francesco, l’appuntamento gastronomico ha mantenuto le sue caratteristiche, poi si è ‘evoluto’ al turismo di massa delle ‘focaccette’, trasferendosi sul lungomare. Nuove generazioni di organizzatori più innovativi e meno sensibili alle radici della tradizione di un prodotto semplice, povero, gustoso. Non taroccato da insaporitori.
Graziella cresciuta con una mamma tradizionalista e maestra di vita, di commercio. Un’esistenza dietro il banco, per l’indimenticabile scia Gina. Altro che cappelli bianchi, fino alla soglia degli ultraottantenni è rimasta alla cassa, attenta e scrupolosa ad accontentare il cliente. Gina spettatrice ‘scandalizzata’ dell’avanzare dei supermercati, dell’invasione di merce planetaria, industrializzata, impoverita (o arricchiti a seconda dei giudizi) dalle ridotte conoscenze del consumatore, ad iniziare dalle giovani casalinghe. Lo sviluppo moderno che esalta la qualità della vita, in effetti ci ha reso tutti più succubi e vulnerabili. Se Gina era donna sapiente, orgogliosa, permalosa quanto bastava, lo scettro alla figlia Graziella non è stato immeritato, frutto di gavetta. Non apparteneva ai chiacchieroni, sapeva soprattutto ascoltare, capace a svolgere il suo ruolo con professionalità, competenza, discrezione, mai invadente. Non solo. Pur evitando di esporsi, era coscienza critica di ‘cose loanesi‘, sapiente da non accodarsi ai lacchè, ma neppure al mugugno facile, al pettegolezzo. Nonostante la strage dei piccoli commercianti di alimentari, la concorrenza spinta, il negozio Tassara di Borgo Castello è rimasto un esemplare fiore all’occhiello. Una specialità lo distingue e attira clienti dal circondario: il pane squisito che sforna il marito, ora vedovo, Gigi Crippa, origini a Bergeggi. Persona schiva, un’esistenza dedicata al lavoro (un tempo forno a legna), alla famiglia e da ultimo lo straziante calvario della moglie ammalata, aggrappata alla vita, tra sofferenze, speranze e delusioni, la gioia – ricchezza dei nipotini, il loro inconscio tifare “Forza nonna, resisti, ti vogliamo bene”. Uno stato animo difficile da descrivere, raccontare che ha dato la forza di lottare ad una donna semplice, retta, perbene. Non meritava l’accanirsi di una sorte ingrata.
Ora che Graziella ci ha privati della sua luce, che ha scelto la cremazione (Acqui Terme), Borgo Castello la rimpiange e la ringrazia senza le parole dell’abituale retorica. Il vuoto non potrà essere facilmente colmato neppure dai figli. Il cuore gonfio di auguri, l’anima di Graziella possa ad illuminare il glorioso ponte romano, di fronte al suo negozio, a testimonianza dei Tassara story. Graziella la ‘cercheranno’ invano, in ogni angolo, i suoi cari, i nipotini angioletti. Lascia il suo testamento umano e morale che indica la strada della rettitudine vissuta e l’affermazione dei valori, quelli autentici, dei sacrifici: ninfa vitale di una società più giusta, meno chiusa in se stessa e capace di donare un sorriso rigenerante.
Non ce ne vorranno i famigliari di Andreina Tassara se siamo più concisi. La statura e caratura umana, la documentano già i manifesti e le partecipazioni pubbliche. Un cuore d’oro e dolce che si è fermato a 76 anni, lasciando nello sconforto il figlio Paolo, la nuora Carla, le adorate nipotine Martina e Alessia che potranno esibire orgogliose il curriculum di nonna Andreina. Era consorella della Confraternita dei Disciplinandi Bianchi di San Giovanni Battista. L’hanno ricordata il Comitato di S. Isidoro, la Confraternita di N.S. del S.S. Rosario Cappe Turchine di cui il figlio Paolo è revisore dei conti; le Confraternite San Pietro in Vincoli di Boissano e Santa Caterina di Pietra Ligure; Paolo è confratello. Una ampia e partecipata manifestazione di stima, vicinanza ed affetto in un momento di tristezza, di lacrime, di interrogativi.
Quando irrompono i ricordi di una vita, la riflessione e la meditazione ci conducono a scoprire i valori esistenziali, famigliari, del lavoro, senza egoismi. Andreina era nata ai Meceti, borgata storica di Loano, il suo nucleo famigliare (Tassara) apparteneva ai Lillè. Aveva sposato Mario Vaccarezza, navigante come tanti loanesi delle passate generazioni. Con il figlio Paolo aveva aperto e gestito il Bar Vecchio Caruggi, in piazza Palestro, in precedenza una pasticceria, fino a quando, sempre assieme al co’timoniere’ Paolo (ha sposato una Ferrari, storici fabbri in via Boragine), ha realizzato un avviato negozio di fiori. Quei fiori che Andreina, con sapienza e maestria, consigliava per le feste di battesimo, cresima, comunione, matrimonio, o un omaggio di compleanno, una ricorrenza. L’addobbo di un altare, di una sala pranzo. Quei fiori che si scelgono anche nell’ultimo viaggio terreno. Andreina cordiale, aperta, socievole, stimata, aveva voluto stimolare il figlio pure nell’attività di pompe funebri, in una realtà locale e provinciale saldamente in mano ad un gruppo societario che vede proprio due loanesi tra i maggiori azionisti.
Andava fiera dell’impegno e della dedizione di Paolo nelle confraternite – è stato priore delle Cappe Bianche, priore della Confraternita di Boissano che ha contribuito a rifondare – promotore dell’artistico presepe nell’oratorio del centro storico, con offerte devolute all’Istituto Gaslini di Genova. E ancora Paolo che una mamma raggiante vedeva ogni anno nella veste di addobbatore delle antiche e preziose statue portate lungo le strade cittadine.
Si inizia l’11 febbraio, sul lungomare, con le fiaccole di N.S. di Lourdes. Il Venerdì Santo ancora fiaccole per la processione del Cristo Morto, vecchia di secoli e molto suggestiva. La processione del Corpus Domini che un tempo iniziava dopo la Messa solenne delle 11 e passava per le vie infiorate, con i più bei drappi casalinghi alle finestre e gli altarini in vari punti del percorso. Oggi tutto avviene il pomeriggio, con meno corollario e fasti. Il lunedi di Pentecoste, processione di S. Isidoro, patrono dei contadini. La statua è ornata con due trionfi di primizie in cui sono rappresentati i migliori esemplari di prodotti agricoli locali, testimonianza di quella cultura contadina che ha perso buona parte di fascino e smalto per la corsa sconsiderata ad uno sviluppo (autodistruttivo) che ha impoverito l’ambiente, disincentivato il turismo di qualità e della natura, snaturato la nostre origini, i suoi valori fondanti e delle sue radici. Le nuove generazioni, in stragrande maggioranza, non sanno, non hanno studiato, né approfondito quale fosse stata la retta strada degli antenati della città in cui vivono e che lasceranno lungo la ruota della vita ai posteri. Chissà tra qualche secolo come ci ricorderanno, ci giudicheranno, cosa resterà ?
La nuova cultura socio economica esalta ricchezza, edonismo effimero, sadismo del potere materiale, forse offusca la filosofia di vita tramandata dagli avi con i maestosi crocifissi delle confraternite, degli oratori. Autentica attrazione nelle processioni religiose. Per la maggior parte sono ‘barocchi’, ornatissimi alle estremità dei bracci cui con i ‘canti’ argentei ricchi di fiori, palmette e figurine. Crocifissi che ‘emigrano’ lungo la Riviera in occasione delle solennità religiose, spesso trasformate in spettacolarità, folklore per turisti e curiosi.
Il 24 giugno la processione di San Giovanni Battista patrono della città; il 2 luglio festa e processione della Visitazione di Maria SS a S. Elisabetta, celebrata nell’Oratorio dei Turchini. La statua è una stupenda opera di Olivari, grandiosa per le tre figure: la Vergine, Elisabetta e Zaccaria. Il 12 settembre la Confraternita dei Bianchi e la prima domenica d’ottobre la parrocchia di San Giovanni Battista concludono la serie di processioni con quelle del Nome di Maria e di N.S. del S. Rosario.
Negli stessi giorni, nelle bacheche riservate agli annunci funebri, altri manifesti annunciavano la morte di Fiorinda Checchi vedova Giannoni, 90 anni. Lei non era un personaggio di spicco, è stata la silenziosa compagna di vita del rag. Italo Giannoni, il più sagace polemista e combattente per la causa e gli interessi dell’Associazione Bagni Marini locale e provinciale, dove il loanese ha ricoperto importanti ruoli, anche di presidente. Tagliente e preparatissimo, il rag. Giannoni (simpaticamente baffone) era il contitolare, con la moglie, di uno dei due maggiori stabilimenti balneari della città, Lido Sole, che i nipoti hanno venduto all’unica famiglia di industriali italiani ( Magnetto di Almese) che gestisce a Loano il G.H. Garden Lido e tre stabilimenti balneari ora unificati.
Altri due manifesti necrologi ricordano, infine, un esemplare Don Niccolò Parodi. Nell’anniversario il Coro San Niccolò Parodi ha partecipato ad una messa nella Chiesa del Santa Corona dove è stato cappellano diligente, circondato dalla stima del personale medico, paramedico, amministrativo, tecnico della insigne azienda ospedaliera, inglobata nell’Usl 2. Don Parodi che ha celebrato una delle sue ultime Messe al rifugio di Pian delle Bosse, in una domenica di sole, con altare all’aperto e improvvisato, in ricordo dell’amico del Monte Carmo, Cencin. Da ultimo il manifessto di anniversario del cav. com. Pietro Goso, il re delle preferenze elettorali alle comunali, secondo solo al sindaco. Goso, da componente del Corpo Forestale dello Stato, in quel di Bardineto, a fedelissimo del prof. Secondo Olimpio, per anni uomo forte della Dc, nel ponente ligure, capo ufficio stampa al ministero dell’Interno, uomo di fiducia del galantuomo Paolo Elimio Taviani anche nel periodo di Gladio quando proprio all’ex sindaco di Bardineto furono affidate alcune missioni estere mai rese note e rimaste ‘top secret’.
L.Cor.