Il suo ‘epitaffio’ più esibito: onestà, esperienza, concretezza. L’impegno di lunga data: fermare lo scempio edilizio ed urbanistico di Loano e della Riviera. La promessa elettorale ricorrente: tenere fede agli impegni, così come ha sempre fatto dal 1994 al 2004 da presidente della Provincia, il più giovane nella storia dell’ente. Alessandro Garassini, 55 anni, coniugato, due figlie, avvocato, ambizioso quanto basta, brillante, suscettibile, generoso, podista per hobby in coppia con ‘fido’, aspirazione a ‘volare alto’ in politica e non solo. Nel 2009 ha fatto parte della squadra Fondazione Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo e, a Genova, tra gli oratori. Nel 2015 presidente di un’azienda che produce cioccolato in Piemonte (Dulcinova Srl) e Dolcetto Spa, nel Cda della Ligur Capital. Dal 2012 iscritto all’albo dei Direttori generali della Regione Liguria per tutte le tipologie di direzione. E dopo la gloria è arrivata la stagione delle pene che alla lunga demoralizzano i più audaci e fiaccano la resistenza psicofisica.
E’ stato presidente del Consorzio del Depuratore di Borghetto S. Spirito. Vice presidente dell’Autofiori. Vice presidente del Comitato bioetica del Santa Corona. Consigliere di Arco Latino (associazione delle province dei paesi europei affacciati sul Mediterraneo). Consigliere della Fondazione di Comunità del Ponente (designato dai fondatori GF Group Spa Orsero e Noberasco Spa). In tour elettorale era solito ‘esibirsi’ alla guida di una spyder decapottata. Un giorno ormai lontano disse: “Io sono d’accordo con Beppe Grillo, la rivoluzione si fa dalla base…dobbiamo partire dai Comuni…”.
LAUREA E TIRONICIO – Si era laureato nel 1987, in Giurisprudenza, all’Università Cattolica del Sacro Cuore con la tesi “Lo snellimento delle procedure di pianificazione urbanistica”. Gli albori professionali, con tirocinio, nello studio legale Nan di Pietra Ligure, quando Carlo Nan che poi ha lasciato al figlio Enrico, quattro legislature da parlamentare di Forza Italia e Pdl, era un affermato civilista e penalista sopratutto in tema di contenzioso edilizio. Garassini che nel corso degli anni ha condiviso lo sbocciare di almeno quattro formazioni impegnate nella società civile. Lui ‘cavaliere e condottiero’ per la legalità, ma anche difensore in inchieste e processi. Basti pensare ad un nome ‘altisonante’ per la cronaca. Monica Nucera, sorella dell’arch. Andrea, accusata di reati minori, emigrata con il resto della famiglia. Ebbene ‘Chicco’, per una volta, ha vissuto la ‘tremenda’ esperienza di inquisito – perquisito: nello studio, in casa, nell’ufficio Ata. Da mattino a sera, gli uomini della Finanza al setaccio. E un perito del Pm sta ‘rileggendo’ i contenuti del cellulare e dei computer sequestrati ai quattro indagati: oltre a Garassini, l’ad Matteo Debenedetti, i consulenti Valerio Perdaroli e Giancarlo Zanini.
ADESIONE A ITALIA FUTURA – L’avvenimento (novembre 2009) occupò pagine di cronaca nazionale. Al tavolo Luigi Merlo, presidente dell’Autorità portuale, Giovanni Calvini, Paolo Oddone, presidente Camera di Commercio, Giovanni Delle Piane, il principe Cesare Castelbarco Albani (agente marittimo già a capo di Filse, nel 2017 incoronato presidente di Banca Carige), l’editore Tv Maurizio Rossi. Tra i presenti Augusto Cosulich, Alessandro Garrone, Raffaello Orsero (tra gli amici di Garassini propoziatore del tete- a- tete con l’allora giovanissimo ministro del governo D’Alema, Enrico Letta), Gabriele Noberasco, Beppe Anfossi, Giovanni Bormioli, Piero Lazzeri, Francesca Accinelli e l’immancabile Luciano Pasquale quando era “re” delle poltrone in Liguria.
Chicco Garassini, nel 2009, ancora battagliero, seppure ormai apparentemente distaccato dal ‘teatrino politico’, con alti e bassi. In una lettera a la Repubblica, del 13 dicembre 2009, scrive: “…. Il mio distacco dalla politica incompetente ed immorale resta, e resta l’amarezza in chi si è illuso che dopo Tangentopoli fosse fiorita la stagione nuova…in numerosi articoli dt stampa, dal 2005 in poi, ho esposto il mio pensiero senza fare sconti….Si sappia che continuerò sempre a perseguire l’obiettivo di una politica rispettosa delle regole, onesta, propositiva, capace di generare speranza e fiducia nel futuro….Ho due bimbe piccole e devo loro l’impegno per un società un po’ migliore – e ci vuole poco – di quella attuale….le ragioni del mio amaro distacco…stanno tutte nel tradimento degli ideali riformisti”. Intervento polemico e di precisazioni dopo un articolo sullo stesso quotidiano di Enrico Costa che attribuiva a Garassini l’amarezza e la scelta di mettersi da parte in quanto il centro sinistra aveva tradito gli ideali riformisti. E disgustato da quella coalizione politica, aggiunse che “la nuova maggioranza di centro destra nella Provincia di Savona era molto peggio del centro sinistra…“.
Alla domanda del giornalista: Garassini si ritira o no dalla politica perchè sconfortato ? Costa dava conto: “…mi venne da esortarlo a non farlo, anche se faticavo a ritrovare ideali riformisti in chi, come Enrico Musso, è eletto in Parlamento e si accinge a ricandidarsi in Comune a Genova con il sostegno di un partito che fabbrica leggi ad personam e di un altro che organizza White Christmas anticlandendistini”.
IMPEGNO POLITICO AMMINISTRATIVO ELETTORALE – ” Mi scuso – ebbe a scrivere in un messaggio elettorale da candidato mancato alle Regionale 2005 – se la gente mi vede poco a cerimonie, feste, brindisi, processioni, inaugurazioni, banchetti, preferisco stare nel mio ufficio di Savona dell’Amministrazione provinciale a lavorare per il futuro, mettere a frutto il mio impegno, far toccare con mano ciò che si risolve, portare avanti i progetti che intendo realizzare…”. Nell’agosto 2009 un titolo sul Secolo XIX: Valzer di poltrone, bufera sulle nomine. Fa discutere l’arrivo a EcoSavona (azienda monopolista dei rifiuti in provincia) dell’ex presidente Garassini“.
Da li a poco Angelo Vaccarezza diventerà presidente della provincia. EcoSavona: la proprietà si suddivideva tra il 70% del gruppo Geotea (formato dall’unione di European Capital Partners e la famiglia dell’imprenditore Bagnasco, oggi impegnato nella ristrutturazione del vecchio ospedale san Paolo). Il 25% del Comune di Vado Ligure e il 5% del Comune di Savona. Garassini sostituiva Enrico Pozzi, medico proveniente dal gruppo di Pietro Bovero, socialdemocratico della prima ora, decano senza rivali dei consiglieri comunali del savonese.
LA BATTAGLIA PERSA CONTRO LA CORRUZIONE – Nella pagina commenti ed opinioni del Secolo XIX del gennaio 2008, dove compaiono articoli del vice direttore Luigi Leone, del politologo don Gianni Baget Bozzo, di David Bidussa, giornalista, saggista e storico, c’è un intervento sfogo di Garassini: “…..Avevo chiesto ai locali segretari di partito, durante un’assemblea nazionale della Margherita, di porre la questione morale al centro del dibattito politico, stante la pervasiva corruzione del sistema riscontrabile ovunque e a qualsiasi livello…vedi la mia lettera a Maggiani pubblicata dal Secolo XIX nel 2006, a proposito del Partito democratico al quale, con orgoglio, non ho aderito…Avevo chiesto ai locali segretari di partito di fermare la dilagante corruzione, nepotismo, abusi reiterati commessi, con un’arroganza ed un senso di impunità scandalose da chi ricopriva e ricopre ruoli istituzionali. Nessuna risposta: gli oligarchi dei partiti al centro come in periferia, sono sordi e non può essere altrimenti: il loro potere, la loro esistenza e sopravvivenza economica e sociale e garantita non dalle competenze, non dalla capacità, non dai progetti realizzati….. ma da un meccanismo autoreferenziale, bipartisan e ‘inciuciato’ all’interno del quale ciascuno garantisce il proprio vicino che, a sua volta, provvederà a restituire il favore, Carriere incarichi professionali, consulenze agli amici degli amici, assunzioni, non in base alla capacità, ma dalla affiliazione al sistema….Fino ad oggi non è servito il libro di Rizzo e Stella (La Casta), l’articolo di Peter Gomez sull’Espresso intitolato ‘Fronte del porto’ nel quale si denunciava la cementificazione della Liguria, gli articoli di valenti giornalisti sulle pagine locali dei quotidiani più diffusi, gli articoli di Micromega su cemento, abusi e nepotismi….I burocratici dell’apparato, seduti ed intoccabili sulle loro poltrone, guardano sogghignando con indifferenza la marea che monta….Si spera in una nuova tangentopoli per togliere le castagne dal fuoco ? Spero in un rigurgito di dignità, se esiste ancora. ….Per far si che dell’Italia non si impadronisca quella che Corrado Alvaro definisce ‘La più grande disperazioni’: la consapevolezza che vivere rettamente è inutile”.
ALLA GUIDA DELLA ‘COSA BIANCA’ – E’ febbraio 2008 e Antonella Granero, giornalista, poi dirigente all’Ente porto, figlia dell’ex procuratore capo della Repubblica, scrive: “Alessandro Garassini scende in campo: è lui, in provincia, l’uomo di fatica – un ‘manovale’ si definisce – di ‘Officina 2007’, il movimento lanciato da Savino Pezzotta. Lunedì si è sentito al telefono con Bruno Tabacci, negli ultimi tre giorni ha tenuto riunioni a Albenga, Alassio, Ceriale, Borghetto, Varazze. E’ il referente della ‘Cosa Bianca’ under costrutction. Anche in Liguria ci sarà una nostra lista”.
All’ultimo congresso della Margherita si alleò con Piero Biamino, socialista, ex Cda Carisa e ‘gola profonda’, per contenere il controllo del partito al gruppo del presidente provinciale Marco Bertolotto e del suo braccio destro Carlo Scrivano…
Garassini, già prodiano di ferro, in prima fila alle primarie del 2004, non ha mai aderito al Pd. ….Esalta la questione morale ed attacca Bertolotto e il coordinatore Pd Giovanni Lunardon….”Trovo indecoroso l’approccio loro e del Pd alla questione morale….Io voglio occuparmi di progetti e non di equilibri di potere…”. E ancora: “…..Io sono d’accordo con Beppe Grillo, la rivoluzione si fa dalla base…dobbiamo partire dai Comuni.” E infine annunciava che il ‘primo banco di prova sarà Ceriale….bisogna smetterla che prima si vince e poi si governa. Rivendico il dovere, non il diritto, di fare alleanze su progetti condivisi”.
ECCO SPUNTARE LA ‘ROSA D’ITALIA’ – Siamo a metà dicembre 2009. Ultima in ordine di tempo spunta La Rosa per l’Italia. Il coordinatore regionale Alessandro Garassini fa sapere: “Mano libera su possibili accordi in vista delle regionali….ai candidati Burlando e Biasotti mandiamo a dire: se ritengono di voler trovare il nostro consenso sul loro progetto Liguria dovranno verificare con noi la bontà del loro programma e degli uomini chiave chiamati ad attuarli”.
Un anno prima brinderà alla fine del ‘Fidanzamento tra Claudio Scajola e Claudio Burlando. Motivo: “Vado Ligure non può pagare un altro prezzo alla stupidità. Non è pensabile che anni di sforzi, profusi dagli enti locali, per diminuire i carichi inquinanti, metanizzazione in testa, siano vanificati dalla spocchiosa arroganza ministeriale e della destra italiana, federalista a parole ma centralista nei fatti….L’assenza della Provincia di Savona e del suo presidente, impegnati nel loro suicidio politico, amministrativo ed istituzionale, anzichè nella tutela e cura dei diritti del cittadino. Con il Via nazionale siamo al gravissimo sgarbo personale, politico ed istituzionale, reso da Claudio Scajola a Burlando, forse il segnale della rottura del loro fidanzamento, il via alla battaglia elettorale povera di contenuti e di qualità umane. La Rosa Bianca farà la sua parte per elevare il dibattito e garantire speranza di un futuro migliore alla nostra provincia”.
Un anno dopo i quotidiani danno notizia di un vertice Garassini – Paolo Caviglia, segretario uscente dei socialisti, vice sindaco di Savona, un breve periodo alla presidenza della Camera di Commercio quando ‘governava’ Alberto Teardo. Perché l’incontro ? Garassini: “Pd e Pdl stanno portando l’Italia in rovina….Devo ammettere che i socialisti sono stati i primi a togliere l’appoggio al presidente Bertolotto che ha governato davvero male….Non gli ho suggerito io di aumentarsi lo stipendio e diventare primario al Santa Corona”. Unico caso in Italia di primario senza collaboratori medici. E poi altre riflessioni: “Da presidente della Provincia ho lasciato un Piano rifiuti che prevede l’inceneritore che oggi non c’è più. Ho lasciato il progetto Metrobus, Provincia e Comune si sono limitati a regalare soldi a Genova. Ho impostato il trasferimento della Piaggio di Finale Ligure per vedere realizzati alberghi di cui c’è tantissimo bisogno, anche per l’occupazione giovanile e mi ritrovo con 5 mila appartamenti. Il nuovo Puc di Savona ? Sul litorale di Ponente anzichè progettare hotel si pensa alle solite case…per i soliti noti….”.
SORTITA A CANDIDATO SINDACO DI LOANO – Per la storia politico amministrativa loanese: accadde nello studio legale di Elisabetta ed Alessandro Garassini di piazza Mazzini a Loano. Si tennero diverse riunioni che uno dei partecipanti provvide (di nascosto a quanto pare) a registrare con il cellulare. Sta di fatto che per uno strano ‘disegno’ saltò la candidatura a sindaco del magistrato Filippo Maffeo, ex giovanissimo consigliere indipendente nel gruppo Dc, all’epoca in servizio alla Procura di Imperia e che si disse disponibile ad alcune condizioni. Per primo a fare quel nome fu La Stampa con Augusto Rembado. Tra i presenti all’incontro, per un’alternativa al regno incontrastato del centro destra (Cenere – Vaccarezza e ‘banda bassotti’) anche il big ‘rosso’ Nino Miceli (è stato presidente regionale della Commissione Sanità) che ritiratosi in disparte fece una telefonata alla redazione del Secolo XIX di cui era a capo Roberto Onofrio. Toccò al giovane redattore Dario Freccero scrivere un articolo in cui di fatto sbucava un altro candidato di peso, Pier Luigi Revetria, esperienza in cooperative e da ultimo apprezzato risanatore del disastrato bilancio – buco dell’Ortofrutticola di Albenga. Revetria che non aveva concordato un bel nulla, si ritrovò, sui media, contrapposto al concittadino Maffeo. Locandine davanti alle edicole: “….Maffeo e Revetria...in corsa “. Risultato, senza perdere un minuto, entrambi si sono defilati. Il giorno dopo: “Il giudice Maffeo rinuncia….”. Un bel regalo al centro destra di ‘patron’ Angelo Vaccarezza e fedeli seguaci.
Ma riecco un altro capitolo della ‘Garassini story‘, questa volta da candidato sindaco. Ultime elezioni della primavera 2016. Veniamo all’epilogo. Titoli: ” Chicco Garassini si defila, non sarà lui il candidato della lista civica….Prima viene la mia famiglia….”. Scriveva IVG.it che aveva dato in anteprima una serie di curiose indiscrezioni, tra cui quella di Piero Pesce, mitico socialista, poi pidiessino, quindi indipendente, da sempre amministratore pubblico, quale possibile fautore di un accordo con Luigi Pignocca sindaco e lui vice. Che succede ? Ci sono registrazioni, mail, sms, tra alcuni promotori della lista in cui nelle primissime riunioni si fa il nome del cav. Stefano Ferrari, 10 anni da presidente della Fondazione Simone Stella, ex sottufficiale dell’Arma con ruoli significativi: comandante di stazione, al comando del nucleo operativo della compagnia di Alassio, buona conoscenza del territorio, uomo delle istituzioni democratiche. Non allineato a combriccole, lobby, affiliazioni, fratellanze. Senonché ad una delle riunioni si presentano Garassini e Pesce. Entrambi danno la disponibilità di mettere la loro esperienza al servizio della lista civica. Pesce, ex vice sindaco di Loano, propone Garassini (nel 1988 consigliere comunale di maggioranza), candidato sindaco. Chicco si dice onorato e chiede di poter riflettere, c’è soprattutto l’impegno professionale accresciuto, due figlie da crescere, una moglie a cui stare vicino. Garassini sindaco pare entusiasmare il gruppo. Nessuno fa più cenno a Ferrari che non ha difficoltà a defilarsi. Che succede ? Ivg.it: “Garassini era uno dei nomi forti, il suo ritorno in campo avrebbe sparigliato le carte in maniera determinante, mettendo a rischio il potere consolidato del centro destra….ma Garassini si è trovato a dire no grazie….”. Un colpo di scena.
Qualcuno ricorderà telefonate e commenti apparsi sui web. Vaccarezza, Pignocca e C. con la Lega che contava di piazzare il suo ex assessore al Bilancio geom. Averame ed un secondo candidato. Non andò così, i leghisti delusi ed imbufaliti. Durissima la reazione dell’allora segretario provinciale Ripamonti. Si parlò di tradimento, resa dei conti, mano libera in futuro e mai più con chi ha tradito. La sorte ha voluto che proprio Ripamonti, da senatore e primo referente di Rixi in provincia – per esemplare ammissione dello stesso Garassini – abbia ‘imposto’ la designazione di Garassini a presidente nella disastratissima Ata, affidata in passato a mediocri sponsorizzati dai politici di turno e reduci, in cooperative, ridotte a pre-dissesti finanziari. Garassini che con l’entusiasmo di cui è capace, incontrando casualmente, sul far della sera, l’anziano cronista, blogger, poteva confidare: “….Mi stanno affidando un ruolo importante, in una situazione disperata di risanamento….Domani o dopo leggerai…”. Abbiamo rinunciato allo scoop. A volte il rispetto delle persone, messo in pratica, passa anche attraverso la lealtà.
Da potenziale candidato sindaco di Loano, a IVG, ebbe a dire: “Fare il sindaco della propria città è una delle cose più belle che possano accadere ad una persona. E’ per questo che quando ho detto di no avevo le lacrime agli occhi; resto comunque a disposizione della mia comunità. Grazie alla mia esperienza politica passata sono riuscito ad intessere una fitta rete di amicizie. Per qualsiasi necessità, Loano può contare su di me. Sono commosso per la gentilezza e la simpatia che mi hanno dimostrato le persone che hanno chiesto la mia disponibilità a candidarmi. Loro sono una squadra forte, i loanesi potranno trovare risposte ed idee interessanti e vincenti”.
Peccato, è seguita la seconda sonora sconfitta. In tandem con un altro soggetto sofferente, accomunati da diffusa miopia. Ciò che era rimasto del Pd aveva mandato a monte, con la fattiva collaborazione degli sponsor di Garassini, una lista unitaria. Gli uni non volevano candidati con etichetta del partito, né consiglieri comunali uscenti, gli altri mentre trattavano, l’obiettivo era di tenere alla larga la candidatura di Ferrari. Pure uniti nella malcelata arroganza verso chi testimoniava, da giornalista, Loano ieri e oggi, senza pretese e soprattutto per non dimenticare la lezione del passato.
INDAGATI PER STALKING E ABUSO D’UFFICIO – La Procura di Savona indaga inoltre sulla “frattura” tra l’ex direttore di Ata ing.
Luca Pesce e l’azienda contro la quale il manager, che si era licenziato lo scorso 9 maggio, ha presentato un esposto per stalking e abuso d’ufficio. Sul registro degli indagati i nomi dei vertici aziendali, il presidente Alessandro Garassini e l’amministratore delegato Matteo Debenedetti, ma anche quello del vicesindaco leghista Massimo Arecco. Pesce, piccola particolare, si avvalso dell’avv. Vincenzo Scolastico, già procuratore capo della Repubblica a Savona e alla Procura di Genova. Debenedetti, imprenditore vicino al centro destra, ha ricoperto anche il ruolo di vicepresidente di Ecosavona Srl, società che gestisce la discarica del Boscaccio (Savona) e creditore di Ata. Da qui nel dicembre 2016 l’interpellanza dei consiglieri comunali M5S, con le conseguenti dimissioni, nel gennaio 2017, di Debenedetti.
ULTIMA INTERVISTA E UNA DOMANDA PREMONITRICE – Alessandro Garassini ha rilasciato l’ultima intervista l’11 gennaio scorso. Non poteva sapere o prevedere che sull’Ata (85% delle azioni detenute dal Comune capoluogo), si stava abbattendo un mini ‘ciclone giudiziario’, pur senza spettacolarizzazione delle manette o del loro tintinnio. La Procura della repubblica era già al lavoro con la stretta collaborazione del nucleo investigativo delle Fiamme Gialle. Un giornalista veterano (e pensionato) come Bruno Lugaro, buon conoscitore della ‘sua Savona e dintorni’ (il fratello è stato assessore della giunta Berruti), una domanda, apparentemente ingenua, l’ha fatta…..”Avete pagato in un anno un milione e mezzo in consulenze a professionisti esterni. E 25 mila euro, in due mesi, ad una società genovese che vi organizza i servizi. Per un’azienda alla frutta”. Già le consulenze, il piatto forte di gran parte delle inchieste. Sponsorizzate.
D – Garassini, è tentato da un ritorno in politica? E con chi?
R- «Io sono un ulivista. Ma il Pd, al quale non ho mai aderito, non mi piace. Dunque non ho casa».
D- Credevamo avesse trovato ospitalità nella Lega.
R – «Non è così. Ho solo un rapporto di stima reciproca con il senatore Ripamonti che mi ha chiesto una mano per salvare Ata. Spero di riuscire a rispondere alla fiducia sua, del Sindaco e di Montaldo, persona seria e corretta». (leggi l’intervista completa nella pagina del Secolo XIX che riproduciamo).
Luciano Corrado
ATA Spa, Ripamonti (Lega), ottima notizia, ora avanti con il cambio di passo per la città di Savona
Roma, 16 gen. – “Un’ottima notizia. Desidero esprimere la mia soddisfazione per questo risultato, unitamente ai complimenti al presidente Garassini e a tutto il cda, oltre ovviamente all’amministrazione comunale di Savona e alla Lega, forza politica che ha a cuore il territorio, difeso gli interessi dei cittadini e sempre creduto in Ata e nei suoi lavoratori, oggi sicuramente più fiduciosi. Grazie a tutti coloro che hanno lavorato all’elaborazione del piano, fornitori compresi, e che hanno contribuito a raggiungere questo traguardo, che non è un punto di arrivo, ma di partenza per rilanciare una società che per troppo tempo è stata trascurata e mal gestita. Ora si dia seguito al piano concordatario, oltre che al cambio di passo nella città di Savona, al fine di consentire anche ad Ata di essere protagonista in questo settore nel panorama della nostra provincia”.
Lo dichiara Paolo Ripamonti, senatore della Lega.
INTERVISTE e dichiarazioni di Alessandro Garassini nel corso degli anni.DUE TRE QUATTROCINQUESEISETTEOTTO