Il Savona FBC, 112 anni di vita tra gloria, altari e fallimenti, è davvero ad un bivio. Palazzo Sisto IV, la casa dei cittadini, non può più fare da spettatore e da ingrato con ignavia. La politica e ciò che resta dei partiti non possono voltarsi dall’altra parte, ignorare i 200 tesserati biancoblu, almeno 500 tifosi presenti allo stadio la domenica, l’entusiasmo che stava accompagnando la stagione sportiva.
Una squadra dilettantistica che diversamente da altre tre realtà (Legino, Priamar, Speranza) non riceve contributi di sorta per il suo campo da gioco. Con un’alternativa secca: o prende in gestione il Bacigalupo, o lo affida ad un’altra società, oppure ci chiude. Uno stadio di 60 anni che attende lavori strutturali non più rinviabili. Savona che nel 2018, anche per incapacità ed impotenza della sua rappresentanza politica, ha perso l’occasione dei fondi Coni del Bando Sport e Periferie. Certo, resta impellente, anche una soluzione per la Rari Nantes, qui si spendevano circa 400 mila € l’anno di soldi pubblici e dopo una proroga, stop a contributi.
Savona Calcio e Bacigalupo vittime di una macroscopica disparità di trattamento dunque. Senza che le casse municipali versino un un contributo alla gestione ordinaria dello stadio. Si può tacere, ignorare, dimenticare, non chiedersi la ragione e quali siano le conseguenze ? E’ colpa di tutti e di nessuno, o ci sono palesi responsabilità ? Ci sono eccome anche se, a quanto pare, non fanno neppure notizia. E ora i nodi vengono al pettine dopo che si è fatto ‘macelleria’ proprio ai danni di una società. Chiamata sempre a farsi carico degli oneri della cittadella calcistica, privata privata di urgenti lavori, di interventi strutturali. Quelli ad esempio che Palazzo Sisto ha deciso per il Palazzetto dello Sport.
Il Bacigalupo, da figliolo rinnegato, attende invano lavori alle tribune. Sono stimate in 50 mila euro le opere di coibentazione per evitare infiltrazione e allagamenti degli spogliatoi, rimediare agli scoli d’acqua e alla sua penetrazione discendente lato gradinate, con tribunale alle prese con crepe dove nascono erbacce e pianticelle. Lo stadio avrebbe poi bisogno della messa in dimora di erba artificiale, probabilmente soluzione dispendiosa, ma definitiva per il terreno da gioco. Ora si è affidato alla società l’impegno di accollarsi la spesa della risemina del manto erboso, il ‘rullamento’ del fondo, l’erba è cresciuta però, incredibile e vero, non si è più provveduto ad un indispensabile taglio, al punto che fa bella mostra, rigogliosa di oltre un palmo di altezza. E’ così perchè il trattorino taglia erba, affittato dalla ditta Giordano di Cairo Montenotte, i proprietari se lo sono ripreso in quanto i gestori non provvedevano a pagare quanto pattuito da contratto di locazione.
Giocare nel campo di Vado Ligure costa 1600 euro a partita. Soldi che si sottraggono al Bacigalupo che forse è utile rimarcare, è di proprietà del Comune di Savona. Si dirà, la città ha un sindaco rosa per la prima volta nella sua storia e a lei erano affidate molte speranze di cambiamento. La sinistra per una sana alternanza aveva finalmente lasciato il posto al centro destra, anche grazie ad una certa cecità di un M5S che in pieno boom elettorale nazionale (cavalcando diffuso malcontento, protesta contro partiti fallimentari) non è stato capace di presentare un candidato sindaco forte.
C’è un assessore Maurizio Scaramuzza (delega a Sport, Impianti sportivi, Manifestazioni e Spettacolo, Protezione Civile) il suo curriculum: nato il 20 giugno 1969, dopo gli studi all’Itis, entra come operaio alla Vetreria Etrusca di Altare fino a che, nel 1997, decide di rilevare insieme alla sorella una polleria in corso Tardy e Benech. Non è stato calato dall’alto, ha ricevuto il consenso degli elettori. C’è la terza Commissione consiliare con i suoi 15 componenti in cui sono rappresentati tutti i gruppi consiliari che fanno parte del parlamentino della città capoluogo. E’ così difficile rendersi conto che il Bacigalupo, ‘punito’ dalle disparità di trattamento, in queste condizioni è sì mal gestito, ma rimane pur sempre per la città una potenziale risorsa sociale, sportiva, ricreativa, aggiungiamo pure educativa giovanile.
Una squadra che cinque anni fa era in serie C, e che ad un anno e mezzo dal rinnovo del consiglio comunale vede tiepide prese di posizione (“La Lista Civica 2.0 – spiega in una nota – segue con costante attenzione le vicende del Savona Calcio, in modo particolare in questi momenti di incertezza per il futuro della squadra” leggi…..). Senza indicare soluzioni che dal 29 novembre diventeranno pressanti. Non bisogna più promettere all’insegna del ‘bisogna fare’, serve mettere in pratica, certezze e concretezza. Senza le quali il Savona Calcio ‘sparisce’ una volta per tutte, muore.
Dopo le dimissioni- ritirata del presidente Roberto Patrassi, dopo i roboanti proclami di Serie B in tre anni, se il Comune decide di dire basta con l’attuale gestione per la perdurante mancanza di garanzie fidejussorie il Savona Calcio chiude. Ma quali alternative sarebbero praticabili con buon senso, saggezza ? La società per sopravvivere (al di là di chi sarà il ‘proprietario’) deve ridurre i costi complessivi di gestione, troppe spese rispetto alle entrate effettive. L’amministrazione comunale, a sua volta, deve fare la sua parte non per gentile dono. Come investimento produttivo. Serve avere con chiarezza e senza fronzoli demagogici una svolta che vada oltre le idee e buoni propositi, puntando dritta a soluzioni sostenibili. Patrassi e amici nel ruolo di traghettatori che lasciano un’eredità da cui si può uscire o ‘portando i libri in tribunale’ (copione non inedito per Savona), oppure facendo tesoro delle esperienze fin qui acquisite. E se ne sono viste in abbondanza per non ripetere errori, omissioni, con il glorioso Savona da un baratro all’altro.
Politici e Palazzo Sisto IV, senza distinzioni, si diano una regolata o se volete l’ultima sveglia possibile.
Luciano Corrado