Una scoperta e tante sorprese, il guinness mondiale di un netturbino. E si perchè incontrare, per le strade di Loano, Cristian Paccagnella, 55 anni ben portati, alto e robusto, tanto di capigliatura e pizzo, in abbigliamento da lavoro, scopa e ‘carrozzina’, e poi scoprire che possiede una collezione di oltre 20 mila dischi (vinile) dei quattro continenti, ma quasi nessuno lo sa. Vedere per credere, mai visto e letto nulla di simile. E in famiglia non è il solo. Il fratello secondogenito può esibire almeno 5 mila pezzi: 45 e 33 giri. Cristian con alcuni esemplari originali ormai introvabili sul mercato. Possono valere, per un amatore, qualche decina di migliaia di €. Ammette di aver comprato dischi fino a 800- 900 €, in passato da oltre un milione di lire. E’ stato alle dipendenze del Comune di Pietra Ligure, poi in quello di Loano, ora a libro paga della Stirano srl di Alba (Gruppo Egea) che ha in appalto il servizio di Nettezza Urbana in città.
Cristian persona eccentrica, estroversa e riservata quanto basta, ‘mostruosamente timido‘, si definisce che, scapolo e senza fidanzate, ha scelto come dimora un angolo storico, sconosciuto ai più, in mezzo alla campagna, ai rovi, sulla sponda del torrente Scarincio. Un rustico che più rustico non si può, un tempo abitato da una famiglia che coltivava la terra. Un’area dimenticata, sottoposta a vincoli della Soprintendenza, dunque ‘intoccabile’, arricchita da un ponte ed un acquedotto sopraelevato dell’epoca romana. Una dimora campestre, al civico 3 di via Canun, raggiungibile percorrendo una stretta stradina sterrata che costeggia il rigoglioso corso d’acqua della valle. Qui vive in compagnia di due gatti, dopo aver lasciato a Pietra Ligure l’anziana mamma e il fratello.
Quella che è diventata una ‘fobia’ da collezionista è iniziata quando Cristian era poco più di un ragazzone. “Prima la collezione di francobolli, a caccia di emissioni di ‘statarelli’ antichi…nel 1977 ha registrato qualche canzone…” E oggi possiede, lontano da occhi curiosi, una eccezionale patrimonio – collezione: oltre 20 mila dischi, ordinati e stipati in ogni scaffale, in ogni angolo della casa, primo e secondo piano. In cucina, nella stanza, lungo il corridoio, trasformati in un museo privato senza uguali. Tiene compagnia anche una vecchia stufa a legna per riscaldare. “Non cucino, mancherebbe ormai lo spazio, consumo i pasti da mamma e nelle osterie dei dintorni, a 10 – 12 euro.”
IL PRIMO DISCO – Il primo disco collezionato, in 42 anni, l’ha comprato dalla ‘R 2’ di Loano, ai primi di settembre del ’78, dei Mattia Bazar “Tu semplicità’. Un altro negozio di riferimento era a Ceriale, R 1, di Antonio Rotunno, poi a cercare in ogni angolo d’Italia; a Genova, dovunque si può trovare qualcosa “che mi interessa”. Ricerche anche navigando su internet con la sapienza di chi ha imparato cosa significa possedere un patrimonio musicale di dischi e non prendere fregature. Tra l’altro, la scelta di vivere in una dimora da eremita si sposa con un’altra particolarità. “Non ricordo nell’ultimo decennio, di aver acceso la Tv, ascolto invece la radio…”. Dicevamo, agli acquisti nei negozi di dischi, alla ricerca nel pianeta italiano degli appassionati come lui, nei negozi specializzati. Dischi nuovi di zecca, altri usati. “Ho l’intera collezione di dischi dei Pink Floyd, gruppo musicale britannico, il mio genere prediletto, con le melodie mediterranee”.
IL VALORE DELLE COPERTINE – “Ho scoperto differenze incredibili nelle copertine, tra gli originali e le ristampe successive….e si perchè hanno valore anche le copertine, più grandi sono….alcune gigantesche. E il valore può essere dato dalle copie fatte, ho pezzi del 1965….” Cristian con qualche titubanza ammette un ‘colpo di testa’. “Nel 2001, con la lira, ho comprato il disco che ho pagato di più, un milione e 750 mila ….oggi mi capita di ascoltare richieste da mille euro…si tratta di produzioni quasi universali. Il numero maggiore che ho collezionato è dal Sud e Centro America, Russia, Giappone, Jugoslavia, direi tutti gli stati dell’Est europeo, Albania esclusa. I naturalmente italiani. Gli anni migliori, dei bravi musicisti, per me sono dal 1970 all’80. Anche i paesi scandinavi negli ultimi 20 anni si sono distinti ed hanno primeggiato…una produzione talmente prolifica che alla fine ho detto basta, non mi interessa più.“
IL FORNITORE DI GENOVA IN VIA DEL CAMPO – E l’ultimo acquisto ? “Pochi giorni fa a Genova, in un negozio che conosco da tempo e che, a sua volta, ha prodotto almeno 250 autori… il Black Widow Records di via Del Campo….è una collezionista dal ’91 e continua….”. In base a quale metro di giudizio Cristian sceglie e valuta di volta in volta gli acquisti ? “Per me, ripeto, è importante la copertina e poi i suoni…io vado dall’acustico, all’elettronica, all’avanguardia universale….ho 2 o 3 cantanti tedeschi particolarmente bravi….e poi la lista degli italiani, cominciando da Le Orme, gruppo musicale di rock progressivo….Io mi arrangio a suonare la chitarra, le tastiere, le percussioni, per un paio di anni ho fatto il dj sempre privilegiando l’elettronica, ma è importantissimo anche il suono naturale, in locali di Andora, Alassio, Loano….certo non ho le entrature, nè conoscenze per volare alto…ormai mi accontento….sarei felice andare a qualche concerto in più, ma il lavoro ormai viene prima. Al mattino sveglia alla 4 e mezzora dopo puntuale sul posto di lavoro nella sede di Loano.”.
LA LUNGA STAGIONE DEI CD MA DA 3 ANNI I VINILE – Conosce altri collezionisti di vinile ? Nelle edicole si trova l’omonima rivista bimestrale, patinata, a 9.90 €. L’ultimo editoriale “I nuovi cantautori“. Vinile che sin dall’inizio si è occupata di tutte le musiche con una naturale predilezione per quella di artisti collezionisti e con, in genere, carriere importanti – non necessariamente di particolare interesse. ma senza mai trascurare le nuove direzioni della nostra musica. Cristian con le sue incrollabili passioni, senza mai smettere un giorno di catalogare e archiviare la musica italiana e non più o meno storica, senza smettere di ascoltare i tanti cantautori e cantautrici emergenti o meno. In effetti qualche nome in giro c’è, un massimo di 10 mila dischi. C’è da tenere conto la lunga stagione dei CD che con la crisi ha via via lasciato il posto al vinile. A Firenze c’è un rivenditore si solo ‘vinile’, è a lui che Cristian si rivolge con maggiore frequenza.
Negli scaffali del rustico di via Canun si trova tanta musica africana, molti complessi, ma il 55 per cento si tratta ormai di ristampe. E poi dischi di zone lontane come la Nuova Zelanda. Un cenno all’Argentina grande fucina di ottimi complessi musicali e di successo.
Un collezionista che “dopo 43 anni di lavoro non vedo l’ora di andare in pensione, ma ci vogliono ancora sette anni”. Cristian: lavoro, casa, musica, dischi. “Avevo qualche amico, ne ho persi cinque che ogni tanto frequentavo, tutti con meno di 50 anni. Non sono tipo da bar, mi piacerebbe giocare al biliardo, al tennis da tavolo….”. Un’avventura che non si dimentica ? “Queste non mancano….in Francia 25 anni fa ho ballato per 5 ore di seguito…Dovevo andare a lavorare in Germania da mio zio….si guadagnava 5 euro l’ora….in Italia il netturbino o lo spazzino nel gergo popolare lavoro in strada come 50 anni fa….”.
IL RUSTICO MUSEO CON VINCOLO DELLA SOPRINTEDENZA – Vivere in una casa sperduta in mezzo al bosco, con il fruscio delle piante, l’acqua che scorre….“Ho comprato nel ’94 anni, e abito qui dal ’95….apparteneva ad un’antica famiglia del paese, i Morro, e me la sono ritrovata zeppa di vincoli, non posso rimuovere una pietra e ci sarebbe bisogno, mi accontento…Ho anche qualche fascia e devo trovare il tempo per ripulirla, coltivare. Due o tre anni fa ho vissuto con apprensione una tempesta di vento e fulmini…non c’era da stare allegri”.
Papà Amerigo Paccagnella, origini venete, è mancato a 78 anni, nel 2011, dopo una vita nel commercio, in centro storico, punto di riferimento per materiale scolastico. Il nonno era ferroviere. ‘Bravissime e laboriose persone‘ ricorda chi li ha conosciute. Zio Graziano Paccagnella, geometra, 83 anni, personaggio conosciuto e stimato in quel di Pietra Ligure e non solo; è stato il fac totum dei gestori del Grand Hotel Royal. “E io – ricorda Cristian – ho pure lavorato al Paco, altro hotel dei Palaoro – da apprendista cameriere, ricordo tre turni di lavoro e ho lasciato dopo aver subito qualche scherzo di troppo, con la rottura di una clavicola, 5 giorni ricoverato. La cosa finì li con un risarcimento in contanti. Nel 1981 ho fatto anche il cameriere a Ranzi di Pietra. E poi quell’esperienza indimenticabile da da ‘cucettista’ sui treni delle vacanze della Tui in Germania, grazie ai Mamberto di Pietra Ligure. E’ durata quattro mesi su e giù per la Germania fino all’Italia, Francia, Spagna, Jugoslavia, tricordo Fiume.”
Cristian non è un chiacchierone, semmai riflessivo, non risponde di getto, ti guarda raramente negli occhi, dice di essere molto timido. Gettiamo una domanda, forse avventata, scomoda. Come vede la sua vecchiaia, il futuro….uomo solo, lontano dalla città, isolato. La prima casa ad oltre un chilemetro. Lui che ha conosciuto uno dei drammi che ha fatto storia a Giustenice, un triplice omicidio. Una strage, pure con feriti, per le solite, piccole, discussioni che nascono tra proprietari di terreni e case confinanti. Salvatore Boasso, anni 61 (poi suicida in carcere), in passato ha fatto il guardiacaccia, proprietario di alcuni terreni. Vende Villa Alice ad una famiglia proveniente dalla provincia di Genova: i Vitali, con Angelo imprenditore che gestiva la GEFI, una immobiliare di Savona, la moglie Magda Milanese, titolare della COMITER una società che commercializzava lavori di oreficeria. La coppia ha una figlia di 23 anni, Luisella.
QUELLA STRAGE DEL 1991 – Tra Boasso e i Vitali, nasce una controversia per una stradina che passa davanti a Villa Alice, strada utilizzata dal Boasso per raggiungere i campi da coltivare e che i Vitali volevano deviare per poter liberare dei cani di grossa taglia da guardia, nel terreno prospiciente la casa. Nella serata sabato 29 giugno 1991, Salvatore con il figlio Bruno di 29 anni mentre transita alla guida di un motocarro sulla stradina sfiora rischiando di travolgere Vitali. Iniziano a litigare, i Carabinieri chiamati non possono intervenire, perché impegnati in un altro intervento di maggiore rilevanza, se fossero intervenuti, molto probabilmente con la loro semplice presenza avrebbero scongiurato il dramma. Luisella, la figlia di 23 anni studentessa universitaria, crolla a terra, gravemente ferita, lei si finge morta, da terra riesce a seguire con lo sguardo tutta la strage. Quando arrivano i Carabinieri trovano la carneficina , tre morti, Angelo e Magda Vitali, Corongiu il fattore e una ragazza poco più che ventenne, Luisella devastata del suo giovane corpo e che dovrà subire decine di interventi chirurgici, al fegato, ai polmoni e alla milza. Condannata in carrozzella.
“Li conoscevo e ho comprato dal figlio Boasso un amplificatore…“. Il teatro della tragedia si scorge in lontananza, con Villa Alice. “Non so ora chi ci abita...”.
Torniamo alla sua vecchiaia, caro Cristian. Come se la immagina. E quale sorte per il museo discografico, forse più importante della Liguria, tra i primi in Italia per la ricchezza dei suoi ‘reperti’ scelti con un crescendo di competenza e di unicità. Ha mai ricevuto proposte di acquisto ? Quanto può valere tutto questo tesoro di vinile ? “Non saprei…non me lo sono mai posto….certo che uno per l’altro....”. Bisbiglia “che so, forse 20, 30 euro, moltiplicati per 20 mila e più, in blocco….no, no, non sono per ora interessato. Anzi…se non lo scrive vorrei magari che il Comune di Giustenice pensasse ad una museo del vinile….Che dice lei ? “ Non credo ce ne siano molti in giro…sarebbe un’attrazione turistica di una certa qualità. Un’idea che può essere apprezzata o meno. Qui sono custoditi centinaia di vinili originali…la musica è anche cultura. Un museo destinato alle future generazioni, che acquista sempre più valore, sotto ogni aspetto, da non gettare affatto alle ortiche.
MAMMA INVALIDA E IL SECONDOGENITO DISOCCUPATO – Alla vecchia meglio non pensare, c’è qualcosa che la preoccupa di più, visto che la salute non le manca e sul lavoro non fa assenze. “Ho la mamma invalida al cento per cento, quando posso la porto nell’osteria, c’è mio fratello che vive con lei, ma non trova lavoro. Il mio nonno tedesco che ho conosciuto e dove d’estate mi recavo ogni anno, ha fatto la ‘campagna di Russia’ ed era un veterano della Wehrmacht. Da ragazzo ho frequentato anche la scuola delle suore a Villa Zaveria, poi dai salesiani ad Alassio, e dopo tre anni mi hanno ‘spedito’. Ho il computer per amico che mi tiene aggiornato, tifo per una società civile più giusta, non estremista, ma per un vero cambiamento che continua a non esserci e siamo in Italia. In politica si entra per il denaro… Credo di aver rinunciato a tanto pur di coltivare questa mia passione. Ho anche ricevuto un paio di visite ladresche, in un caso con parecchio danno. Conosco altri collezionisti della zona, ma non ci frequentiamo. Tutto sommato vivo in una timidezza mostruosa, sapendo che da tre, quattro anni, sta tornando di moda il vinile; il mio vecchio giradischi mi tiene compagnia, la mia console non ha pretese, ma efficiente, che dire manca la sala d’incisione..”. Tante esperienze per uno che parla correttamente la lingua tedesca, mancava quella di necroforo nel camposanto, ma ha fatto anche quel mestiere per il Comune di Loano.
Luciano Corrado