E’ volata con l’alieno una persona che stimavo, gentiluomo in una società di marpioni; gran signore d’animo, bontà, buone maniere e virtù. L’ho conosciuto lungo il cammino professionale. L’ho incontrato quando ero giovane cronista alle prime armi, ci siamo sentiti al telefono l’ultima volta pochi mesi fa per un invito a cena. Mario Panozzo, 77 anni, loanese era nato a Borghetto S. Spirito, rimasto attivo quasi fino all’ultimo. I nonni e bisnonni delle ‘Vignasse’, dal 1960 albergatore eccellente. In un giorno di gioa disse: “Sono anche nonno felice di Margherita e Benedetta, potranno essere orgogliose: eletto Priore delle Rolandette”. (Leggi anche la medaglia a Caramanti a fondo pagina).
E’ stato partecipato, commosso, sincero, il grazie di Loano ad un cittadino che non è retorica definire ‘d’altri tempi’. La chiesa parrocchiale strapiena, gente di ogni ceto sociale. C’erano i massimi rappresentanti del Comune, ad iniziare dal sindaco Luigi Pignocca, il papà Osvaldo nutriva aperta stima ed ammirazione per Mario. C’erano appartenenti alle categorie commerciali e del turismo. Mario negli anni ’70 era presidente degli albergatori loanesi, all’epoca 115 associati. Mario era contitolare di ‘Bagni Marini’ da Ceriale e Loano. C’erano gli amici che l’hanno apprezzato e stimato, qualcuno l’aveva votato alle elezioni comunali del 26-27 novembre 1972, nella lista della Democrazia Cristiana. Una piccola delusione per non essere stato eletto, ma doveva competere con figure quali due futuri sindaci (Giuseppe Guzzetti e Elio Garassini); tra i candidati alcuni sono in vita come Flavio Casto e Arturo Germano, medici; l’ormai decano degli ex componenti il consiglio comunale, l’ing. Nicolò Elena; l’artigiano edile rag. Manfredi De Francesco, Pasquale Ebe, ex parrucchiere, contitolare di Bagni, esperto di ‘caccia alle preferenze‘, il dr. Filippo Maffeo, magistrato, allora laureando in giurisprudenza; Giacomo Ravera della nota famiglia di autotrasportatori, la rag. Luisella Rosso, impiegata. Dopo quell’esperienza Mario si tenne lontano dalla politica, pur coltivando relazioni, con la moderazione e rispetto che lo distingueva. Con coerenza era l’emblema del vero signore: nella vita quotidiana, ad iniziare dai dipendenti (è tra i pochissimi imprenditori onorato da persone che hanno lavorato nei due alberghi della famiglia superando la soglia dei 35 anni di fedeltà). Stimato e ammirato dai fornitori, dagli stessi clienti degli hotel e dei Bagni marini. Mario non portava rancore nonostante qualche pugnalata alle spalle, oppure ripagato con l’ingratitudine.
Mario Panozzo con il quale ho condiviso, seppure ognuno per la sua strada, bellissime serate nei locali del dancing Saitta allora gestito dall’indimenticato Piero Manfrino, altro loanese esemplare d’animo e di cuore. Con Piero, con le rispettive famiglie, Mario trascorreva le ferie nel trentino, clienti apprezzati, ben voluti, squisiti. Tra le mete preferite dai coniugi Panozzo i soggiorni nella Svizzera di lingua italiana. Ricordo le serate trascorse in giuria per le elezioni di Miss, allora avvenimento da cronaca rosa, oppure le gran sfilate di moda; ricordo la serata con il premio Nobel Salvatore Quasimodo, turista a Loano, che soggiornava con un avvenente e giovane compagna al Grand Hotel Moderno; ricordo le feste degli albergatori, dei commercianti, dei bagni marini. Mario, un generoso, mai invadente, né col nasino all’insù; rispettoso, sapeva stare e fare compagnia, apprezzare l’amicizia, la sana allegria. Il vero amico che tutti vorremmo trovarci a fianco.
Mario che ha costruito la sua fortuna grazie a Fanny, consorte eccezionale e schiva, con un cognome ‘pesante’ nella storia cittadina, basti pensare al lungomare Garrassini Garbarino.
Mario e Fanny praticavano l’impegno, la serietà, la correttezza, non predicati, ma vissuti. Una coppia agiata incapace di arroganza, malanimo, invidia e si suol dire ‘olio di gomito’ nei loro rispetti compiti, nelle presenza costante sul lavoro. Mario fino a quando le forze non gli sono venute meno si alzava alle 5 e mezza per recarsi nello Stabilimento balneare, dopo aver comprato la focaccia. Ha lottato con grande dignità, coraggio, dolcezza, speranza contro un male che non si augura a nessuno, con cure che lasciano il segno. Lui che da figlio unico venne salvato in giovanissima età. Se n’è andato, ha chiuso gli occhi, ha pronunciato le ultime parole, due giorni dopo essere stato colto da malore e ricoverato al Santa Corona. Fino all’ultimo era rimasto vigile, non toglieva lo sguardo dal figlio Federico, dalla figlia Beatrice, dalla persona che più gli dato nella vita e l’ha reso felice, Fanny; sapeva ascoltarlo, comprenderlo, perdonare se il caso. Mario riposa, col sonno dei giusti, nella tomba di famiglia lasciando ai suoi cari la testimonianza della sua grande passione: l’agricoltura, gli ortaggi, gli alberi da frutto, le viti ed il vino casalingo, gli ulivi e l’olio nostrano, i pomodori e la salsa genuina, le marmellate. Un’eccellenza nostrana destinata unicamente ai Panozzo, ai clienti affezionati dei due hotel e del ristorante dello stabilimento balneare di ponente. Tra gli ammiratori impossibile dimenticare gli elogi per cucina e prodotti della terra (l’orto appunto di Mario, a Loano, a Borghetto, a Bardino Vecchio) che decantava il compianto prof. Luigi Bergaglio, anziano e brillante viveur dei casinò, dei night, delle sale da ballo del Basso Piemonte, della Liguria, di Forte dei Marmi. Insegnante di educazione fisica al liceo di Savona, da giovanissimo era stato corrispondente del Secolo XIX da Gavi, dalle vallate del Lemme e dell’Orba, una figura popolare per le amicizie Vip e la cronaca mondana.
Un amico di lunga data, un uomo qualunque direi, mi fa osservare: Di Mario Panozzo ce n’era solo uno, chissà cosa resterà del buon esempio, dell’operosità, della moderazione, della saggezza, della forza d’animo. Ha coltivato il sogno e alla fine rinunciato al progetto ambizioso di fare la sua parte di imprenditore nel progetto della zona alberghiera del ‘sue Vignasse‘. Aveva acquistato l’ex colonia La Quiete, fronte mare, tra Aurelia e ferrovia da 50 anni in attesa del trasferimento a monte. Lui che ha lottato in silenzio, incapace di alzare la voce, lontano dai riflettori della cronaca locale, da dichiarazioni e prese di posizione, si era reso conto che quel sogno si stava sgretolando di fronte alla fuga e all’oppressione del turismo alberghiero. A chi vendeva solo illusioni e parole al vento.
La speranza, l’auspicio è che la ‘luce di Mario’ non si spenga, resti accesa la fiammella. Ha lasciato un album esemplare, un testamento morale di cui essere fieri e riconoscenti. Un loanese doc paladino della professionalità e meritocrazia. Non sarà semplice raccogliere la sua eredità. Un ultimo grazie, a Mario, non è sprecato e senza pietismo, semmai profonda commozione: tra un abbraccio, un sorriso da tempi felici, un triste e flebile arrivederci nell’Adilà, insieme ai nostri cari.
Luciano
MEDAGLIA ALLA MEMORIA PER LODOVICO CARAMANTI
Lodovico Caramanti il 2 giugno scorso era tra gli invitati della prefettura di Savona per ritirare la medaglia al valore militare quale prigioniero di guerra nei campi di concentramento nazisti tedeschi. E’ arrivato l’invito, ma lui riposa nel camposanto di Loano da gennaio (vedi trucioli.it). Era originario del modenese ed amava la sua terra, a Loano è stato economo in Comune, con la moglie gestiva prima la pensione poi hotel Caramanti. Il suo hobby erano l’orto, l’oliveto. Un benemerito da non dimenticare.
IMMAGINI E RICORDI DELLE SERATE CON MARIO PANOZZO, NEGLI ANNI ’60, ’70 E ’90, A LOANO: AL CABANA, AL SAITTA, AL GRAND HOTEL GARDEN LIDO