“Da 70 anni frequento queste montagne e ho raccolto, dalla memoria di tanti valligiani che oggi non ci sono più, racconti di vita vissuta, molti ancora inediti e spero di poter darne presto conto. Storie vere e leggende di uomini, donne che si potrebbero umanamente definire selvatici”. Luciano Frassoni, 92 anni il prossimo 13 dicembre. Una personaggio straordinario, una vitalità ed una memoria eccezionali. Un innamorato ‘cantore’, forse rimasto unico, della ricca e affascinante storia delle Alpi Liguri, a partire da Viozene, sua seconda abituale dimora.
di Luciano Corrado
Il suo ultimo libro, 108 pagine, molte illustrazioni ed immagini, edito 2016 con la seconda edizione: 300 copie presto esaurite, il ricavato in beneficenza all’Associazione Culturale Sant’Erim. Tito di copertina: La Cappella delle Alpi Liguri. Il coautore don Antonio Allaria Olivieri mancato nel settembre 2010 a 86 anni. E’ stato parroco a San Lorenzo al Mare. Addetto all’Archivio diocesano e conservatore archivista della Curia di Ventimiglia. Per oltre 40 anni Assistente ecclesiastico dell’Associazione Coldiretti della provincia di Imperia e collaboratore de ‘La Voce dell’Intemelia’.
Luciano Frassoni ci tiene subito ad esibire i suoi felici 60 anni di matrimonio. La casa rustica, quasi museale, di Viozene che ha realizzato e in buona parte arredato con l’arte delle sue mani. Ha Cavorato nella galassia Telecom (in origine altre dizioni) per 40 anni. Al suo attivo libri di storia ma anche di ‘aggiornamento professionale’ sulle fibre ottiche. Ricorda gli anni di lavoro nell’imperiese. “Un giorno mi chiama il direttore a Genova, non immaginavo la proposta. Vuoi andare a Roma come nostro consulente…corsi per perito elettronico, ‘trasformato’ in tecnico elettronico”.
Frassoni insignito “Maestro del Lavoro’ e parte attiva nella Federazione. Porta il suo ‘messaggio di cultura’ ai giovani studenti nelle scuole medie e superiori. E si, “perchè è la scuola la vera anticamera della nostra vita lavorativa”. “Insegno cos’è e rappresenta il mondo del lavoro, cosa significa la dispersione scolastica. Racconto che ogni rivoluzione industriale porta dapprima miseria e poi benessere. Penso alla prima macchina a vapore del 1794, penso a quando il mezzo di trasporto merci e persone erano i cavalli.” E ora non ha dubbi: “E’ prossima la quinta rivoluzione industriale, oggi siamo alla quarta. Siamo arrivati al digitale terrestre, siamo arrivati alla vasta platea di chi studia mentre un tempo chi andava a scuola era il ‘maestro’ di bottega’. Hanno sconvolto il mondo del lavoro la macchina a vapore, la chimica e l’acciaio. Si è passati allo sviluppo sostenibile, al motore elettrico. E’ nata l’ingegneria e dopo i velieri la più grande occasione di sviluppo sono state le navi. E le Università faticano a trovare professioni per nuove e future invenzioni”
Frassoni “sono nato per caso ad Ancora, mio papà si era congedato da capitano“. E’ rimasto orfano a 4 anni. Una sorella più anziana l’ha fatto studiare Si è diplomato all’Istituto tecnico nel 1890. A 28 anni era capitano dell’artiglieria pesante. Da civile assunto da una società olandese, parlava bene inglese e francese. A Venezia ha fondato una società di spedizioni. E nella città della laguna sono nate due sorelle. Poi altra nuova sede ad Ancona e da qui a Livorno. A 9 anni Luciano abitava a Genova; era il 1940. Nel ’54 entra in telefonica Tirrena (quindi Telecom, Tim).
Frassoni innamorato e testimone di Viozene nel tempo. “Non amo i romanzi, ma le storie vere. Non mi pace Mauro Corona che si inventa troppe cose.” Viozene scoperta nel 1950, giovanissimo. Risale a quei tempi la costruzione della strada. Lui ricorda che era sceso in corriera a Colle di Nava ed aveva letto sul Secolo XIX che Viozene ‘usciva dall’isolamento‘. Un paese che nel 1800 aveva raggiunto i mille abitanti. Luciano che si trasferisce a Sanremo nel 1971.
Resta incantato e coinvolto dalla storia millenaria della Valle dei Maestri. Che ha preso il nome dalla presenza del prete che in estate teneva lezioni di italiano ed i sacerdoti, negli anni, si alternavano. Qui infatti salivano ai pascoli i pastori di La Brighe zona francese di confine con le Alpi Liguri. Almeno 30 mila pecore, molte famiglie. Nelle feste comandate si celebrava la Messa nella chiesetta con tetto in paglia (poi distrutta dal fuoco e qui nasce la leggenda). La cappella di oggi di Sant’Erim rimessa a nuovo grazie ad un centinaio di donazioni e con tetto in rame che è eterno.
Pagine di storia del 1500 e 1600. Lassù c’era anche la canonica dove il sacerdote rimaneva tutta l’estate. La leggenda pare abbia inizio con Sant’Erasmo protettore della gente in pericolo in mare. I pastori l’hanno chiamato Sant’Elmo, a la Brighe è nata l’Associazione pastori di Sant’Elmo che per i ‘carninesi’ è diventato Erim. E ancora la leggenda tramanda di un pastore buono che si chiamava Elmo ed era solito fare da paciere nelle controversie che sorgevano per via dei pascoli e dei terreni adibiti.
Frassoni racconta come arrivò la prima volta a Viozene. “Cinque giovani di Genova abbiamo comprato una tenda e siamo arrivati a destinazione sbagliando strada, subito ammagliati dall’imponenza e dalla bellezza del Mongioie. Era il 28 luglio 1950. C’erano due negozi di alimentari ( uno è rimasto), il forno del pane, le donne che a loro volta cuocevano nei forni casalinghi gustose, genuine pagnotte ricche di profumi.“. Ricorda: “Siamo andati dal parroco, don Regis: io ho una stalla con fienile, li potete pernottare, ma non andate a Upega perchè lassù stanno sparando mine. “.
Casa Frassoni, a Viozene, costruita con le pietre delle Fascette, rivestita in legno. Scavi iniziati nel 1957-’58. Un giovane di Frabosa ha realizzato i muri a secco. Ultimata in tre anni. E’ la seconda casa di villeggiatura “dopo quella di mio cognato”. Ricorda la bella villa del ragionier Calamaro. Ricorda la grande sorpresa conoscendo la maestra Pierina Dolla che “era severissima”. Impossibile dimenticare che tutti parlavano benissimo italiano e l’attuale dialetto di Viozene è stato ligurizzato. Sostituendo molte parole provenzali. Ricorda che la maestra era moglie del titolare dell’albergo Miramonti. Che il rag. Calamaro aveva spesso tra gli ospiti persone di alto rango sociale. Ricorda Angelo Galleani che arrivava da Milano. E che ha scritto un libro di una trentina di pagine. La consorte era Maria Canonica.
Viozene diventata terra di vacanza e in estate caratterizzata da una vera e propria rinascita. Il paese che per primo ha conosciuto la civilizzazione: andavano a vendere i formaggi a Ormea, un percorso a piedi di 2 ore e mezza. Mentre Upega e Carnino sono rimasti più ‘indietro’, più isolati. E frequenti gli sposalizi tra gente del paese, persino imparentati. E da qui i cognomi che ricorrono con frequenza. Casi non rari, invece, che a Viozene si sposassero ad Ormea.
E i difetti più ricorrenti riscontrati ai viozenesi da uno dei suoi primi villeggianti e ammiratori? Frassoni: “Non li chiamerei difetti. La diffidenza iniziale si era presto tramutata in meravigliosa accoglienza. Le mie sorelle che non sono più vita sono sepolte a Viozene dove riposerà anch’io. Ho imparato molte cose diciamo di culturale generale. La conservazione della patate nelle cantine fredde e al buio. I boschi di larice censiti per costruire navi ordinante da Napoleone. Il paese delle aquile, dove si poteva rimanere isolati dalla neve per quattro mesi. Dove ha vissuto il fabbro ‘Bruciaferro’ Dolla: aveva anche il mulino, macinava il grano quando esisteva la tassa sul macinato. Il nipote Marco Dolla, perito elettronico, insegnava a scuola, ora pensionato
Un mio desiderio prima di lasciare questa terra ? Realizzare a Viozene
un Museo Etnografico. Tutti qui sapevano scrivere in corsivo. In tempo di guerra i tedeschi invitavano tutti all’albergo Italia per ballare. Parla di Emilio Mazza di Torria di Viozene che è stato guardia caccia della riserva alpina del conte Federico Galleani. Riserva poi ceduta alle famiglie Carli e Manfredi di Imperia.
Un figlio di Luciano Frassoni è laureato in Economia e Commercio, vive a Modena, la figlia è biologa. E’ nonno di 4 nipoti maschi ed una femmina. Sorride, sorride quando ricorda che a volte, nella dimora di Viozene, si ritrovati a tavola ben 18 famigliari. Che gioia immensa per nonna e nonno. Una grande e impagabile ricompensa umana e terrena.
Luciano Corrado
LETTERA DA RENATO CICCONE (Genova) – Un ringraziamento a Luciano Frassoni per lo splendido racconto di mamma Elisabetta. E’ riuscito ad esternare i sentimenti di una mamma, una vera mamma, e la spensieratezza dei suoi figli, due veri figli. Storia di un passato al quale sono legato con la mia passione di ricerca di villaggi abbandonati e delle loro vicissitudini delle quali vengo a conoscenza grazie a scritti ritrovati
fra le macerie o grazie a qualche anziano che tramanda queste “fiabe” e che riesce a stimolare l’immaginazione di chi lo ascolta e ad apprezzare personaggi che ci hanno insegnato a vivere e ad apprezzare la vita nonostante gli stenti.
Grazie Luciano!
L'articolo Viozene un cittadino onorario ricco di storia e cultura. ‘Le mie ultime volontà: creare un Museo Etnografico’. E sepolto con le mie sorelle proviene da Trucioli.