“Sono nata a Moglio, 82 anni fa, in piazza Merlini. Per 45 anni ho svolto la professione di commercialista che continua mia figlia Marina che è anche titolare dell’abbigliamento ‘Borgo Barusso’. Mia sorella minore ha svolto la mia stessa attività. Mio marito, invece, è stato imprenditore agricolo a Campochiesa d’Albenga”.
di Luciano Corrado
Non è un racconto dall’archivio giornalistico. Da c’era una volta… Siamo nel mitico e più frequentato centro storico della Liguria. Il ‘Budello di Alassio‘, pittoresco carruggio commerciale di quasi 2 chilometri parallelo al mare. Ospita, su entrambi i lati del suo antico lastricato, negozi di ogni genere, ‘firme’ e lusso, bar e pasticcerie, bazar e non possono mancare le agenzie immobiliari (75) in una delle ‘capitali’ del mattone. Qui ‘si dice’ che gli affitti commerciali siano secondi solo a Portofino. E gli alloggi sul mare ‘viaggino’ a 6-7,5 milioni il mq. I bilocali sono contesi.
Eppure c’è una ‘sorpresa’ con 38 anni di storia inedita. Un negozio e un ‘insegna storica’ verrebbe da dire. Perchè sono ormai una rarità le famiglie alassine che si tramandano turismo e commercio.
Il ‘Borgo Barusso’, dalla sua apertura, non ha cambiato gestione e offre capi di vestiario “solo interamente realizzati in Italia“. Come informa un ‘cartello’ affisso sulla vetrina d’ingresso.
Utile chiarimento. E’ facile, sulle etichette, trovare indumenti con la scritta ‘Made in Italy’. Forse pochi sanno che c’è una grande commercializzazione, nella colonizzata Prato (Toscana), ad opera di manodopera e produzione cinese. E di ‘made in Italy‘ c’è solo la lavorazione finale. A leggere certe cronache storiacce di sfruttamento e lavoro nero. Una spiegazione ai prezzi ‘scontatissimi’, alla portata di tutte le tasche sia nei negozi, sia sulle bancarelle dei mercati settimanali e fiere.
Può stupire, una volta entrati nel negozio ‘Borgo Barusso’, apprendere che dietro il banco di vendita, ci troviamo di fronte ad una commercialista, una laureata, con esperienza e conoscenza nel settore dell’abbigliamento. “Sono qui a sostituire mia figlia (Marina Zunino che ha preso le redini della studio Carlini ndr) e dopo anni trascorsi dietro la scrivania, con un centinaio di clienti, per me è quasi un piacevole passatempo”.
“Mio papa, Enzo Carlini, faceva di mestiere lo scalpellino. Molava le mole dei frantoi, allora numerosi nel vasto comprensorio. Credo fosse quasi l’unico. Raccontava che durante un inverno ha sistemato pure le basole del ‘Budello’. La mamma, invece, vendeva frutta e verdura sul mercato spostandosi con il carrettino spinto a mano”.
Chi più di una commercialista può conoscere come è cambiata Alassio, nomea di un glorioso passato non solo in Liguria. In molti paesi Europei era la località turistica estiva più conosciuta, frequentata, apprezzata. “Purtroppo bisogna ammettere – commenta la signora Enrica– che abbiamo fatto passi indietro. Credo di non sbagliare quando penso che sia opportuno puntare molto su nuove attrattive, offrire divertimenti gratuiti e di una certa qualità. Avevamo, tra l’altro, cinema all’aperto, ora è rimasto quello dei benemeriti Salesiani. C’erano gli spettacoli a Parco San Rocco, un fiore all’occhiello. Meno folla nei fine settimana e un turista che spendeva di più, apprezzava…Insomma quella qualità di clientela che tutti invocano”.
E i sindaci che hanno lasciato un’impronta ? “Non amo dare pagelle, mi sono rimasti impressi anche per il loro spessore di vita, cultura e rettitudine Grollero e Mela“.
Quali sono i clienti, le categorie, che nella sua attività professionale avevano il maggiore volume di affari e redditività ? E quali più in crisi?
“Debbo invocare il segreto professionale….”.
Il ‘Budello’ non si è salvato dall’invasione di bazar, con cittadini asiatici, quasi tutti del Bangladesh, che non hanno problemi ad affrontare spese ed affitti che per nostri connazionali sono diventati proibitivi. Ad ascoltare alcuni commercianti ci sarebbe lo ‘zampino’ con finanziatori oscuri della mafia straniera.
Risposta: “Non sono disposta a fare queste analisi, ci sono le nostre istituzioni. Le voci, finora, restano tali”.
Si è mai schierata nella vita pubblica ? “Sarei troppo umile a non riconoscere che conosco la realtà alassina dall’A alla Z. Pubblicamente mi ero impegnata, da attivista, una sola volta. Per la tutela e salvaguardia di Piazza Stalla, scampata al cemento. Con il compianto e benemerito avv. Bottelli si erano raccolte almeno duemila firme….”.
Torniamo al negozio, nei panni di chi ha a che fare con l’acquirente, sia alassino, sia turistica o di passaggio. Una riflessione in particolare. “Diciamo, contrariamente a quanto si crede, che la nostra filosofia di scegliere e proporre solo marchi italiani viene apprezzata, riceviamo i complimenti”.
Qualche volta avete pensato di chiudere, cedere l’attività al migliore offerente? “Mai ! Siamo stati costretti, per motivi famigliari, ad abbassare le serrande per tre anni e mezzo”.
I suoi hobby ? “La professione mi impegnava molto. C’è un detto: più ore dell’orologio. Non sono abituata a stare in casa. E ora eccomi al banco di vendita e attendere, proporre, spiegare, pazientare…”
Gli anni dell’infanzia, quali ricordi? “A otto anni e mezzo, con le vacanze scolastiche, lavavo già i piatti nelle pensioni famigliari. E così è stato, a lavare piatti e pentole, finché mi sono laureata. Ma come dimenticare le donne di Moglio che, a piedi, scendevano ad Alassio con la cesta sul capo ripiena di frutta e verdura….”.
Un accenno al marito… “Lui agricoltore, a partita Iva, coltivava ortaggi, campi a Campochiesa di Albenga. L’età e il venir meno dei suoi unici collaboratori hanno posto fine all’attività. Ora fa vita da pensionato”.
Grazie dottoressa Carlini per la cortesia, la modestia, la saggezza. Auguro a Lei ed ai Suoi cari ore sempre serene.
Luciano Corrado
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