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Albenga, un’insegna che si spegne. Daniela 30 anni di passione e speranze

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Mancano pochi mesi al trentesimo ‘compleanno’ del negozio ‘…Intimanente…’. Siamo nel cuore pulsante di un centro storico che ha avuto una impetuosa evoluzione socio-commerciale. Si è arricchito di negozi, bar, pizzerie, ristoranti, laddove un tempo c’erano magazzini e stalle.

di Luciano Corrado

Nel ‘girotondo’ di aperture e chiusure, di nuove o vecchie attività che aprono e chiudono, di nuovi volti che ti accolgono all’ingresso, lascia sempre un senso di tristezza quando si apprende di un abbandono. Anzi una ‘tristezza infinita’ commenta l’albenganese Daniela Rebella nel suo addio a ‘…INTIMAMENTE…’ di via D’Aste, veduta sulla Cattedrale, monumento storico, Piazza San Michele su cui si affaccia il Municipio. Un po forzatamente potremmo parlare di ‘salotto’ pulsante della seconda città della provincia.

Daniela Rebella al lavoro nel suo negozio, in centro storico.

Daniela che qui ha trascorso, da commerciante e testimone dei tempi, 29 anni anni; aveva iniziato la sua prima esperienza commerciale in via Torlaro, altro ‘ritrovo’ urbanistico rinnovato ed impreziosito. Si pensi alla farinata Da Puppo (aperto nel 1956), oppure alla novità ‘Zio Pagnotta’  che si è guadagnato il podio in ‘Pane e panettieri d’Italia’ del Gambero Rosso.

Daniela che ha fatto della professionalità e savoir faire, competenza, un’arte di vita; aveva traslocato in una posizione ancora più centrale, di inevitabile passaggio per chi risiede e si sposta da turista. Uno degli angoli, degli scorci più visitati e fotografati, da album dei ricordi.

“Negozio rinnovato e sede più ampia e prestigiosa, così credevo di dare una svolta al bilancio dell’attività – commenta Daniela che da albenganese di nascita è una piccola miniera di informazioni -. Invece dopo qualche anno di soddisfazioni, non è più stato sufficiente l’impegno e l’attenzione ad adeguarsi ai tempi, alla concorrenza con la quale è ormai una vera lotta impari, si aggiunga soprattutto per i giovani la corsa all’acquisto on line. Ho sempre puntato sulla qualità, sul maniacale rapporto qualità-prezzo, le due stagioni dei saldi; in particolare per il nostro genere, ma credo di non essere l’unica, stanno via via scemando quanto a volume d’affari. Ma il vero nodo, almeno per me che ha sempre avuto la fortuna di aver al mio fianco Giorgia, è la difficoltà di far quadre il conti alla fine dell’anno, quando tiri le somme. Ero fortunata perché l’affitto non è da salasso come spesso si ascolta tra le cause delle chiusure. A pesare è la tassazione complessiva, le varie voci che la compongono  (IVA, IRPEF, IRES e IRAP, i contributi Inps, minimo 4.515,43€ pari importo indipendentemente del reddito, aggiungano le tasse comunali come Tari e Imu ndr).

Un periodo da dimenticare, per Daniela commerciante e non solo lei, quello del Covid. “Solo la grande passione e dedizione mi hanno aiutato a superare quei momenti, mesi interminabili”. Lei figlia di una delle famiglie più conosciute nel mondo agricolo ingauno, con l’azienda agricola  di papà Rebella (ora pensionato) e dove hanno preso le redini con impegno e amore il fratello e la sorella.

Daniela, abbigliamento intimo e taglie grandi, lascia in città un solo negozio che può vantare una merceologia simile. E come accade nei locali rimasti liberi dovrebbe trovare spazio una nuova attività. Una di quelle che hanno il vento in poppa e, tra gli esercizi pubblici, attraggono soprattutto il mondo giovanile. Le novità del mercato del divertimento.

Tutto questo accade in una città che fa gola alle grandi catene commerciali. Nel bilancio di fine mandato dell’amministrazione del sindaco Tomatis si fa cenno a Mc Donald, Action, Esselunga, Lidl “per fare alcuni esempi di città ideale per aprire punti vendita”. Nuovi e preziosi posti di lavoro per giovani, impulso finanziario anche per le tasse comunali e statali, obiettivo impoverimento di quel commercio comunemente chiamato ‘bottega famigliare’. E che nei programmi regionali (poco coerentemente) si vuole valorizzare e rilanciare.

Pensate alla sorte dei piccoli borghi dell’entroterra. Qui siamo al ‘tabula rasa’ o all’eroismo degli ormai rarissimi resilienti. Ed è poco risaputo. Chi ha la partita Iva in quei paesi dove spesso l’unico segno di vita è il rintocco della campana, ha le stesse aliquote di imposizione fiscale della cosiddetta Riviera dell’opulenza (con le sue macroscopiche eccezioni). Si pensi ancora all’antico patrimonio immobiliare –  in tempo di guerra rifugio degli abitanti della costa – ormai l’80 % disabitato, edifici sempre più fatiscenti, a confronto con l’esplosione urbanistica delle seconde case al mare, fino alla prima collina. Il boom del Piano casa della Regione. Ma qui i residenti, famiglie, giovani coppie, sfrattati, non trovano alloggi in affitto. Il mercato immobiliare è riservato ai vacanzieri, ormai a cadenza settimanale, mensile. Un monolocale con 4 posti letto, se bilocale 6. Insomma il costo degli affitti brevi o meno, non è più in base al numero dei vani abitabili.

Anche il centro storico di Albenga, un tempo abitato dagli ingauni, poi dai meridionali con la loro manodopera nelle campagne e nell’edilizia, oggi con presenza di extracomunitari,  insegna e si sta adeguando. Da storia contemporanea.

Luciano Corrado

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