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Il neo ‘re delle capre’ di Roccaverano ? Simone, perito elettronico di Savona ‘ Sono pastore per passione da 20 anni ‘

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Il papà Francesco Grappiolo era il direttore delle Poste di Savona centro. Il figlio Simone – una sorella postina e un fratello geometra, ex sacerdote, emigrato in Brasile –  si è diplomato perito elettronico al Ferraris. Ora gestisce due stalle all’avanguardia a Roccaverano, capitale della Robiola: 400 capre tra autoctone e camosciate, 10 quintali di latte al giorno, 200 mila all’anno.  E’ consulente dell’azienda Agrilanda (Vesime) dell’imprenditore Oscar Farinetti (Eataly). E’ presidente eletto della sezione Ovi caprina dell’APA (Asti), 40 associati. La moglie Liliana Garino è architetto di 5 comuni. Insieme, nei primi tempi, mungevano, accudivano il gregge, fatto nascere con le loro mani almeno 200 capretti.

Simone Grappiolo nei campi di Roccaverano

Simone Grappiolo, classe  1971 come la sua compagna di vita che gli ha regalato Marco, 9 anni e Gaia, 6 anni, non ama il protagonismo. Mai un’intervista, se non un intervento pubblico alla Terza edizione regionale della Mostra Caprina. Il ritorno all’antica fiera. Era un importante appuntamento per allevatori, contadini o semplici curiosi, provenienti anche dalle regioni limitrofe che si ritrovavano in un grande mercato. Era un momento di incontro, d’aggregazione, in cui si confrontavano i capi e si aveva la possibilità di scambiare esperienze, fare conoscenze.  Ieri fiera, oggi mostra. E penare che il caprino di Roccaverano e delle aree limitrofe rischiava l’estinzione, di pari passo con la desertificazione dei paesi, l’emigrazione. Gli allevamenti  pian piano abbandonati, mentre avanzava la Caev, malattia che colpisce soprattutto le articolazioni e decimava i capi rimasti. La Caev si localizza nelle ghiandole mammarie, provoca la progressiva e drastica diminuzione della produzione di latte che pur non subendo, a quanto pare, alterazioni della sua eccezionale qualità, durante l’allattamento si trasmette ai capretti.  Dal 1997, la ‘Langa Astigiana – val Bormida’ sotto la guida del compianto Giuseppe Bertonasco, medico veterinario e pubblico amministratore, ha fronteggiato e vinto la malattia, fermato la strage, con la pratica degli ‘allevamenti sani”. E oggi Simone è il simbolo della bandiera della vittoria, del ripopolamento sul territorio della razza Roccaverano. Ha persino assunto i primi due dipendenti.

Un savonese che si fa onore, diploma elettrotecnico nel cassetto, ora pastore che continua a sporcarsi le mani col lavoro. Un caso, un esempio davvero raro. 

Non prediligo la polemica, la lamentela, preferisco darmi da fare. Un cosa va detta, a mio modo di vedere le cose e alla luce dell’esperienza vissuta, maturata. Se il Centro di selezione caprina l’avessero in mano francesi, inglesi, belgi, olandesi, saremmo davvero alle stelle. Invece continua a mancare diciamo la volontà politica, la forza trainante di chi dovrebbe avere una visione d’avanguardia. Abbiamo un prodotto eccezionale, senza concorrenti. Il nuovo disciplinare impone la produzione  del formaggio solo con latte crudo, nè pastorizzato, né trattato, rigorosamente da stalle controllate e in alcuni comuni  della provincia di Asti e di Alessandria. Il Robiola di Roccaverano è tutelato dal decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 13 gennaio 2006 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale  n. 27 del 2 febbraio 2006.  Norme talmente severe che creano un solare handicap nella commercializzazione all’estero.

Eppure se dovesse tornare indietro, siamo soliti dire, rifarebbe lo stesso cammino ?

L’esperienza aiuta ad evitare errori e farsi sangue marcio. Non sono pentito, sono felicemente integrato.

Savona, la sua città, le manca? Qui siamo a 800 metri, tanta natura, un mare di verde, silenzio di tomba, solitudine, difficile incontrare qualcuno per molti mesi all’anno. Savona è sul mare, una città viva e vivace, forse fin troppo sotto certi aspetti non sempre edificanti.

L’ho vissuta quando, negli anni ’80 e ’90, la città era più a misura d’uomo.  Erano gli anni che per una piazza e una birra, un dolce  bastavano dieci mila lire. C’era la compagnia, l’animazione della sera. Tra gli amici più cari ricordo  Vittorio Neri, ora ingegnere a Savigliano.  Oppure  Gianluca Guidarini  architetto.  Ce ne sono  tanti altri,  un po’ di nostalgia.  Ogni tanto scendo a Savona, l’ha ritrovo caotica, rifletto sulle tante occasioni perse. Il Priamar credo sia un gioiello unico, sul mare che avrebbe dovuto fare da traino e da attrazione. Savona che potrebbe esibire la passeggiata più lunga e suggestiva della Liguria turistica, da Albissola a Vado Ligure. Provo  disagio quando passo davanti  all’oratorio salesiano  chiuso e deserto.  Era la fucina ed il ritrovo di migliaia di ragazzi di Savona.  All’Itis giocavo a biliardo, sono stato rappresentante di classe dell’Istituto  negli anni caldi della  Guerra del Golfo.  Ho fatto l’animatore  e l’allenatore di calcio. Ho vissuto la positiva esperienza  degli incontri promossi dai Salesiani tra i movimenti giovanili, alla Spezia, in Toscana. Ho incontrato don Riboldi, il giudice Caponetto.  A Savona abitavo in via Cavour, grazie ai Salesiani ho iniziato ad apprezzare la montagna; avevano organizzato un campeggio al Tanarello (Monesi), un’ altra volta la ‘scalata’ del bellissimo Mongioie.  Gli oratori erano luogo di incontro abituale. Tra le persone che ho più apprezzato  nel periodo scolastico  la professoressa  Gabriella Rosso, mitica preside, preferiva che i suoi ragazzi fossero più preparati ad affrontare le difficoltà della vita piuttosto che secchioni. E poi, non so se sia ancora un vita, l’insuperabile Lelio Speranza.….

Fare il pastore nel terzo secolo, il nome affascina, riporta alla pastorizia dei nonni, la transumanza, la vita grama. Sarà per la crisi, c’è una rivalutazione del mestiere, la tecnologia aiuta, i supermercati…..

Posso raccontare la mia esperienza. Tutti i giorni dell’anno sono in stalla alle 5,30. Inizialmente mungevo a mano aiutato da  mia moglie. Ora c’è l’impianto di mungitura, al mattino si inizia alle 6, al pomeriggio alle 17.  Ogni capra può dare dai 2 ai 6 litri di latte al giorno. Nelle due stalle si trovano 400 capi, tra cui una quindicina di becchi di razza. In un’ora l’automazione consente 120 mungiture. Quando non si pascola e personalmente preferisco la stalla, l’alimentazione viene preparata da un carro miscelatore. Pasto Unifed: miscela di erba medica dei nostri prati, grano  turco, soia,  vitamine di origine vegetale. Il letame prodotto lo utilizziamo per concimare i campi di fieno.  Non si vive nell’oro, però non mi lamento. Il latte si vende al caseificio a 90 centesimi il litro. (Quello di mucca il mese scorso veniva pagato 36 centesimi ndr).

Si considera un fortunato, un fenomeno, una persona normale….

Normalissimo, a patto che si lavori con passione, dedizione, scrupolo; l’agricoltura, la pastorizia o la condividi oppure ti estranei, la sopporti. La mamma di papà  possedeva una casa nella zona di Acqui Terme. A  Castel Boglione, alto Monferrato. Zona vitivinicola. Una cascina da ristrutturare, ho iniziato a tenere qualche capra, era il 1994, ricordo che ritirava il latte il caseificio Merlo. Sono arrivato a tenerne una sessantina. Questa struttura di Roccaverano, dove ci troviamo, è stata realizzata nel 2000 dalla Comunità Montana grazie ai finanziamenti per la lotta alla Caev. Ospitava 200 capre, ma la gestione era difficoltosa sotto vari aspetti. Posso dire che hanno trovato soltanto il sottoscritto disposto a rischiare .Così mi sono trasferito con la famiglia. Mia moglie è stata davvero un tesoro, si è tirata su le maniche. Architetto nei Comuni e  la sera in stalla a darmi una mano. Ora, con due bambini, segue soprattutto la parte burocratica che non manca mai.  Tra queste montagne, nei campi l’unica attività che ti consente di vivere dignitosamente è allevamento, i campi del fieno e granoturco non sono più redditizi.

Una bella svolta nella Regione Piemonte: eccellenza di vini, di produttori, di esportatori, formaggi  pregiati, la globalizzazione non danneggia tutti.

Grappiolo con le pregiate capre camosciate, il loro latte è ricco di particolari proteine

Fino a 5- 6 anni fa il latte di capra arrivava ai caseifici soprattutto dalla Francia e dall’Olanda,  d’improvviso è salito a 1 euro causa il generale rialzo dei prezzi di soia e granoturco. In Francia hanno abbandonato gli allevamenti.  Direi che è arrivato il nostro momento.  Alcuni ceppi di capre camosciate e di Roccaverano danno una resa migliore e particolari proteine. Anche la razza bianca, a seconda dei ceppi, ha un latte eccellente.  Arrivano a 10-12 anni.  Siamo passati ad un’evoluzione del ciclo produttivo. Una parte  del gregge viene fatta partorire  in primavera, l’altra in autunno.  Diciamo il ciclo completo.  Con luci accese d’inverno; la bestia va in calore  quando aumenta l’intensità luminosa e di conseguenza la melatonina nel sangue,  ecco spiegato l’estate artificiale nella stagione più fredda.  Vaccinazioni un paio all’anno, tutti gli sforzi però stanno nella prevenzione, le cure costerebbero troppo. L’utilizzo di erbe officinali sono in questo senso ottimali, e poi diciamo che i veterinari specializzati per le capre sono rari, dunque massima attenzione proprio nell’alimentazione quotidiana. Nel benessere dell’animale.

Signor Simone, spesso chi emigra, anche in patria, si sente un po’ forestiero, guardato e invidiato a seconda della sorte.

All’inizio lo ammetto, è stata dura. Qualche difficoltà, non piccola, mi è stata confezionata. La serietà e la tenacia alla lunga pagano.  Credo che la Robbiola di Roccaverano crei un giro d’affari annuo  di qualche milione di euro, con decine di addetti nel circuito di produzione e indotto. Abbiamo a Roccaverano il caseificio sociale che negli anni ’70 è stato al centro di un dissesto, rilevato da giovani di Acqui Terme, credo dia lavoro annuale a 12 dipendenti. Il nostro latte lo vendiamo a loro destinato alla Robiola e ad Agrilanga di Vesime. Dove Farinetti è venuto alcune volte ed ha affidato la supervisione ad un manager di fiducia.

I suoi figli la seguiranno ? Ha un auspicio ?

In estate i bambini vanno volentieri al mare e sono contento. Non credo sia utile costringerli, semmai educarli e quando posso li porto in montagna, a vivere le tante bellezze di madre natura. Sono cattolico praticante, chiamiamole pure le meraviglie del Creato.

Luciano Corrado

  

 

 

  

  

Il ristorante locanda osteria di Roccaverano sulla piazza principale del paese

Il nucleo di case di Roccaverano dove vive e dimora con la famiglia Simone Grappiolo

 


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