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Borghetto non volta pagina grazie al medico sconfitto, c’è almeno l’elettricista galantuomo

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Borghetto: quando l’informazione ‘indipendente’ da una mano si possono vincere le comunali quasi senza rinnovamento, se non di facciata. Il plotone di comando potrà decidere nel business immobiliare, nella ‘confraternita’ Servizi Ambientali Spa. E non si parla di impegno per regolamentare gli affitti di seconde case nella città che vanta il primato. Invano lo chiede da anni Assoutenti. Nella rissosa campagna elettorale hanno messo la sordina persino a scelte di vitale importanza per il futuro e lo sviluppo (posti di lavoro e commercio) quali la sorte del complesso ex Roveraro, da anni in rovina, i suoi volumi residenziali e non, destino del Puc e aree della futura stazione ferroviaria. Non meno importante il tema ‘cultura della legalità’ nei giorni in cui torna d’attualità il ‘dossier Fazzari e cave’ per via del dissociato Rolando Fazzari e di un attentato vandalico con matrice in odore di mafiosità, invece silenzio elettorale perfetto.

Per fortuna, ma bisognerà attendere “dal dire al fare”, dalle “promesse alla concretezza”, Borghetto S. Spirito, l’unica cittadina della Riviera che, con Albenga, dal dopoguerra si era vista con due sindaci finiti in carcere; per fortuna, dicevamo, che l’artigiano Giancarlo Canepa si presenta da neo sindaco con ‘le mani pulite’.  Zero esperienza politico amministrativa, sorretto almeno nella campagna elettorale da chi ha avuto esperienza organizzativa ed ha messo in moto un apparato che ha saputo conquistare la maggioranza del consenso. Deviare l’informazione scritta e via web su temi ‘leggeri’, che non disturbano i manovratori.

A Borghetto sono rimasti in parte delusi, chi come Giannino Pesce, ex esponente della Lega bossiana e poi convinto sostenitore della ‘rivoluzione Grillo’, ripeteva agli amici: “Io con tutti quelli che parlo, ascolto solo gente che voterebbe per i 5 Stelle”. E’ vero, a Borghetto di lista neppure a parlarne, i dirigenti provinciali pentastellati contattati da Pesce non si sono neppure più fatti sentire. Si ripeteva però che un paio di esponenti ‘grillini’ erano rappresentanti informalmente nella lista di ‘Villa sindaco’, che da Loano erano arrivati un paio di attivisti di ‘LoaNoi’, in particolare l’ideologo sindacalista ferroviere esperto in Comitati.  Pier Paolo Villa si è comunque detto soddisfatto del risultato. “Ho guadagnato 160 voti rispetto alla volta scorsa mentre l’affluenza alle urne è scesa dal 63,72 al 60, 5 ” .

Chi ha avuto la possibilità di leggere l’umilissimo trucioli.it troverà che già una settimana prima avevamo scritto “fonti vicine al presidente Toti, dove si monitorizza l’andamento preelettorale, danno vincente il centro destra imposto, voluto ed accettato anche a Borghetto”. Per il gruppo Villa si ripropone la sconfitta dell’uomo che per due volte ha puntato le fisches sulla sua elezione a sindaco. E ora, a risultato finale, se la prende pure lui con il bersaglio privilegiato della campagna elettorale 2017, Giancarlo Maritano, medico di famiglia, veterano di competizioni ed esperienze di comunali, in quel di Loano è stato assessore.  Spara Villa: “Mi fa sorridere che oggi – ha dichiarato a Federica Pelosi del Secolo XIX -  proprio Maritano cerchi la condivisione di proposte come quella della commissione d’inchiesta sul buco di bilancio lasciato dal sindaco Gandolfo, quando è stato l’unico  a rifiutare di sottoscrivere un documento da me proposto a inizio campagna elettorale con il quale invitavo i miei avversari a collaborare sui temi più importanti ed urgenti per la città”.

Seggi presidiati all’esterno dai candidati, soprattutto della lista del sindaco vincente

Che dire sulla commissione d’inchiesta: si o no ? Il Bel Paese è zavorrato dalle commissioni d’inchiesta. Il fatto che la proponga un Maritano che a quanto pare, dopo decenni, continua a non essere in sintonia con il popolo che vota, la dice lunga. E nonostante in lista potesse contare su tre o quattro figure con curriculum di ottime competenze professionali, di buon profilo etico. Maritano aveva iniziato male ed ha concluso peggio, almeno visto da chi di campagne elettorali ne ha raccontate, da cronista e testimone, qualche decina. Avevo iniziato da giovane  studente con la vittoria di Felice Elice, a Loano, che aveva battuto la Dc. Da neo pensionato aveva dato una mano, a Spotorno, alla vittoria del sindaco galantuomo, da sempre di sinistra, Bruno Marengo, ex primo cittadino di Savona ed ex consigliere regionale, scrittore per hobby e a Noli quando per la prima volta fu eletto sindaco Ambrogio Repetto lista civica di centro sinistra.

Giancarlo Maritano aveva esordito ‘sposando Macron’, poteva restare in casa nostra ed indicare anche solo per scaramanzia (?) Romano Prodi, l’unico che in campagna elettorale è riuscito a battere la potente confraternita di Berlusconi. E che con Prodi presidente del consiglio c’è voluto un Mastella campano da una parte e franchi tiratori del comunismo forcaiolo dall’altra, per decretare il fallimento del governo di centro sinistra. E oggi un illuminato di sinistra alla Giuliano Pisapia , ex sindaco di Milano, mai inciampato in scivoloni giudiziari, ripete: “Prodi premier, ci metterei la firma”. 

Maritano che ha proseguito negli autogol deridendo la pochezza ‘culturale’ di candidati a sindaco che nella vita fanno l’elettricista o il tabaccaio. In sostanza è vero, ma in una realtà sociale dove i laureati non brillano, né come numero, né come esempio di probità per il bene comune, forse non era il ‘tema che poteva attirare’ consensi. Si aggiunga che non si è letto nulla, nessuna risposta alla tremenda accusa dell’ex assessore forzista geometra Orzelli. Il cittadino, professionista, imprenditore Maritano beneficiato addirittura dalla prima delibera di giunta del capitano sindaco Gianni Gandolfo. Non per un palazzo, parrebbe una piccola mancia, un posto convenzionato in più a carico del Comune nella struttura della famiglia Maritano. Che Orzelli abbia atteso la campagna elettorale per pubblicizzare un presunto ‘favore’ la dice lunga sulla sua coerenza da cittadino che invoca la legalità a scoppio ritardato. Se era un ‘sotterfugio’ doveva ‘gridarlo’ subito a IVG.it, Il Vosytro Giornale libero e d’inchiesta sulle malefatte, imbattibile in quanto a lettori. Noi ci ritagliamo l’angolo dei 12 ‘apostoli’, basta e avanza.

Il tempo, si suole dire, è galantuomo, generalmente per tutti. Basta sedersi sulla riva del fiume. Parlare di svolta, a Borghetto, è davvero eccessivo. Il cordone ombelicale che ‘unisce’ idealmente gli interessi legittimi di Santiago Vacca, del suo ‘protettore’ politico Angelo Vaccarezza, con l’uomo forte della squadra, Roberto Moreno, commercialista e revisore dei conti anche per il Comune di Loano, la Provincia,  in Regione,  non è un’invenzione da primo d’aprile. A questo si aggiunga la cugina Cinzia Vacca peraltro entrambi indicati dai 5 saggi di trucioli quali amministratori meritevoli per il futuro di Borghetto. Si aggiungano i legittimi interessi della famiglia dell’imprenditore edile Angelucci che operano pure su Loano (zona alberghiera ormai bloccata da 20 anni e gli Angelucci rappresentano l’eredità Miino). Moreno del resto è l’uomo di fiducia di quel centro destra che ha un’aperta vocazione per quello che definiscono ‘sviluppo edilizio’, non a caso nel loro gruppo parlano di ‘sanare il buco di bilancio anche con gli oneri di urbanizzazione‘, senza specificare a quali oneri pensano. Nuove case, nuovi volumi, altro suolo da depredare.

Il responso elettorale ha premiato  i migliori, i meritevoli, chi farà finalmente di Borghetto una città capace di risollevare il suo centro storico, senza ripetere gli errori del passato ? Una curiosità, ad ascoltare gli interventi degli stessi vincitori in campagna elettorale abbiamo sentito parole severe per come si è amministrata la città fino ad oggi. Per un ventennio ad opera del centro destra. Ben vengano gli innovatori, il sindaco, gli assessori, i consiglieri che si occupano prima di tutto delle piccole cose, a cominciare dall’unico gabinetto pubblico scandaloso sul lungomare, al punto che nessuno ha sentito l’esigenza di indicarlo ad esempio, nonostante la foto di trucioli.it e le reazioni che ha suscitato nel mondo del web. Piccola cosa si dirà, ma è dalle piccole cose che bisogna partire, dalla pulizia del ‘giardino di casa’ per capire se chi la abita è educato al decoro. Nella compagine ci sono i leghisti che in campo nazionale parlano lingue diverse dai berlusconiani. Ma in Regione il tandem Toti – Rixi, la sponda massonica e leghista presente anche a Borghetto, è cimentata. Vedremo se prevarranno gli interessi dello ‘sviluppo’, oppure gli ‘interessi’ di mettere ordine nel disordine.

Una noticina finale. Non può stupire che un medico di famiglia, Marina Olimpio, figlia di un compianto benemerito sindaco di Bardineto, sia ‘premiata’ con 45 preferenze, oppure l’imprenditore ingegnere Simone Fresia con 37; tutto sommato non si sono mai interessati alla vita socio economica borghettina se non da pochi mesi.  Lascia l’amaro in bocca invece la quota di preferenze (47) raggiunta da Lorenzo Michelini, borghettino verace che, nella vita, si è dedicato al lavoro (dapprima in un’azienda dell’industria di Vado Ligure) e poi alla terra.  Con coerenza anche ai tempi dell’adozione del Puc. Non ha mai suonato la tromba, ma è tra coloro che nei fatti hanno difeso l’ambiente, ciò che resta della storia gloriosa dell’agricoltura di Borghetto. Il suo impegno nella terra non è un aspetto che riguarda solo lui, è un tema di cultura e di civiltà quanto mai d’attualità. Una candidato che lavora la campagna, produce due eccellenze come l’asparago violetto ed i carciofi, magari avrebbe meritato il ruolo da sindaco alla stregua dell’artigiano Giancarlo Canepa; in una comunità civile che apprezza certi valori, c’era da aspettarsi un buon consenso e riscontro elettorale. Vuol dire che Borghetto non è ancora matura per una vera svolta ? Speriamo non sia così.  Michelini merita la solidarietà e con lui tutti coloro che nella terra degli avi dedicano lavoro, passione, ingegno. Con quanti si indignano a vedere che nei negozi della patria delle pesche Michelin, arriva frutta da fuori, pesche napoletane, piemontesi.

In una comunità l’informazione conta eccome, ha ripetuto in tivù Matteo Salvini che un giorno si e l’altro pure è ospite di trasmissioni televisive in prima serata e parla la lingua che molti condividono, anche quando dice che l’Europa sta massacrando gli stabilimenti balneari e “c’è già chi vuole vendere“. Fate correre la voce, aprite le orecchie se qualche ‘povero bagnino’ è costretto a vendere, facciamoci avanti.  La categoria che ha sempre benedetto la ‘macchina perpetua’ delle seconde case ha bisogni di aiuto. Più gente c’è nelle case, più vengono clienti sulla spiaggia.  Gli stabilimenti balneari fanno anche bar, ristorante, pizzeria, parco giochi. C’è chi ha fatto lo spezzatino nella gestione. Poi c’è chi si è accorto che la massa ha ucciso la qualità del turismo e di vita delle città. Che gli albergatori sono rimasti ‘merce rara’ e i posti di lavoro per i diplomati dell’Alberghiero sono andati in fumo. Borghetto ha pagato più di tutte come meritava per la sua caotica espansione. Per il responso dei suoi elettori. Oggi in soccorso sono arrivati i terroristi e fanatici islamisti. Le mete che facevano concorrenza, a prezzi stracciati e popolari, sono diventate off limits e il turismo ligure, ponentino, ha ripreso a tirare, anche con un tessuto alberghiero decimato. Fino a quando ?

Luciano Corrado

LE DUE LISTE CHE HANNO PERSO LA SFIDA ELETTORALE


Viaggio nel ‘cimitero’ delle 2 Monesi nella vana attesa dell’inviato speciale

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“A scopo cautelativo è fatto divieto di accesso e permanenza nelle frazioni di Monesi di Mendatica, Valcona Soprana, Valcona Sottana, Località Secae e Salse… l’ordinanza  non trova applicazione per il personale comunale, Protezione Civile, Forze dell’ordine, personale di soccorso… 26 novembre 2016, il sindaco Piero Pelassa”. Un sabato di giugno, viaggio da cronisti di montagna a Monesi di Mendatica, Monesi di Triora e Piaggia nella vana attesa dell’Inviato speciale del Secolo XIX, lo storico quotidiano della Liguria. L’inviato in effetti è arrivato, ma si è fermato a Triora dove “nel paese delle streghe, la magia del sindaco uscente per 3 voti fa il bis e sconfigge Di Fazio che puntava sul turismo”. Qui,  in quella Monesi di Triora che per prima ha scoperto il turismo delle Alpi Liguri, che negli anni 50 e fino a metà degli anni ’80 ha fatto da locomotiva economica e sociale, motore di sviluppo, di un’intera valle, sconfinando fino all’Alto Tanaro, ora c’è deserto, silenzio degli abissi. A poche centinaia di metri in linea d’aria, a Monesi di Mendatica, troviamo qualche audace visitatore che non si rassegna ai divieti, vuole vedere con i propri occhi.

Quassù l’inviato speciale non avrebbe riservato solo poche righe al ‘dramma dei drammi’, alle due Monesi ridotte una a cimitero senza salme, l’altra a desolante stazione turistica dove resiste una coppia alassina di albergatori – ristoratori che allarga le braccia: “Siamo soli, desolatamente soli, in questi palazzi ci sono una cinquantina di proprietari, se non hanno loro la forza di farsi sentire, noi  siamo dei moscerini”. Alle soglie della transumanza sono arrivati i primi malgari nelle malghe dei fratelli Terenzio ed Enrico Toscano,  brigaschi scapoli, proprietari della più estesa tenuta montana e terriera della Liguria, fino in Piemonte: oltre un milione e mezzo di metri quadrati. Nessuno sa ipotizzare cosa accadrà con la morte dei fratelli. Terenzio che viveva a Piaggia si è trasferito a Pieve di Teco ospite di una coppia di conoscenti e a chi l’ha incontrato dice: “Ripete che lui non tornerà più….”. Enrico dimora da sempre ad Alassio, dopo aver fatto anche il vaccaro nelle sue montagne, ha scoperto le bellezze e il fascino della Thailandia, dove con un mese di pensione si può soggiornare per mezz’anno.

Un cartello sistemato prima dell’alluvione ricorda i lavori di messa in sicurezza sulla strada comunale in una frazione dove sono sparite, asservite da privati, strada e sentieri che gli avi percorrevano

Monesi che era diventata miniera, una risorsa e che negli anni delle maggiori traversie (morte dei Galleani e di Armando Lanteri e aggiungiamo Guido Lanteri) doveva essere tempestivamente supportata dalle istituzioni, dal sistema bancario ligure e piemontese. Era un patrimonio già acquisito, ma contrariamente ad una cava, ad una miniera, non aveva perso lo smalto ambientale, le opportunità di far turismo. Unica meta invernale della Liguria di Ponente, unica a disporre di una seggiovia seppure mutilata nella lunghezza e azzoppata nella stagione estiva. Una ‘fabbrica’ che avrebbe dovuto vedere interessati, coinvolti, uniti, tutti i comuni dell’imperiese, la Provincia, la Camera di commercio, la Regione, le associazioni di categoria, gli Industriali, i sindacati ed il sistema bancario che invece ha dilapidato miliardi prima e milioni poi per ‘foraggiare’ gli amici degli amici, aziende  decotte ed operazioni speculative, fino a dilapidare i risparmi di tante famiglie, di investitori. Certo, la difesa (persa) del pastificio Agnesi era importante, quassù si andava oltre una proprietà, c’era e c’è il ‘bene comune’, crescita e benessere anti desertificazione.

Oggi il fardello delle rovine pesa  umanamente sulle spalle del sindaco Piero Pelassa, artigiano andato in pensione dopo una vita di lavoro e che da il buon esempio nel fare. Nel suo paese natale ha aperto da un paio d’anni un ristorante bomboniera, ricco di legno pregiato e lavorato da papà, di muri a secco. Il suo pane è di farina di grano di Mendatica, macinato da un volontario nel mulino storico del Comune.  L’apertura del locale manco a dirlo non ha fatto notizia come meritava, trucioli.it escluso. Sette, dieci posti a sedere, ai fornelli  la mamma che conosce le antiche ricette mendaighine e della valle, c’è la sorella che per anni ha cucito camice per un grossista piemontese, cameriere ai tavoli Piero che coltiva un uliveto di famiglia in quel di Pornassio e l’olio extravergine è della casa. Una famiglia che ha creduto e crede nel futuro di Mendatica, anzichè fare proclami si è tirata su le maniche ha investito, tutti al lavoro nonostante le primavere. E per fortuna che in questi paesi di famiglie ‘eroiche’ ce ne sono ancora.

Sindaco in tempi di ‘disgrazie’. “Non voglio dare illusioni – dice il primo cittadino – , per ora non si parla di revoche di ordinanza di sgombero, presto inizieranno i sondaggi che hanno dovuto fare tutta la trafila burocratica, speriamo possano concludere in un paio di mesi e dopo il responso inizia l’iter dei lavori di consolidamento. Finora il Comune di Mendatica ha speso 570 mila euro in lavori di somma urgenza, finché si è potuto abbiamo anticipato, ora la cassa è prosciugata. Speriamo entro luglio di ricevere almeno il denaro speso. La Regione e la Provincia non ci hanno lasciati soli, ma l’impresa è titanica, non ci siamo solo noi.  A Monesi occorre anche ripristinare l’acquedotto e la rete fognaria. Abbiamo per quanto di competenza ridotto l’Imu al 50 %, sospeso la tassa spazzatura e la bolletta dell’acqua. Speriamo che lo Stato acceleri al massimo e che tutte le persone di buona volontà continuino a darci una mano, ciò di cui non abbiamo bisogno sono le divisioni e le polemiche”.

E’ vero, sarebbe un errore rimuginare, rinvangare il passato. Serve semmai capire perchè ancora oggi Monesi di Triora e Monesi di Mendatica non meritano un ‘inviato speciale’, non meritano la prima pagina dei quotidiani, delle televisioni, siano esse pubbliche, che private. Il loro salutare accanimento mediatico. Questa non è una tragedia ‘cimiteriale’ per qualche centinaio di proprietari che qui hanno investito magari i risparmi, che qui sono legati dagli affetti e dal ricordo degli avi, che qui hanno trovato quel relax e qualità di vita che sono davvero un forte valore aggiunto. Questa è una sciagura che dovrebbe mobilitare tutti, senza essere dei talebani, perché Monesi è un patrimonio della comunità e che lasciamo ai nostri posteri.

Lo sconsolato gestore alassino del ristorante albergo La Vecchia Partenza a Monesi di Triora: speriamo che non chiudano come pare anche il ponte sul Bavera per non restare totalmente isolati

Qui l’inviato speciale avrebbe appreso qualche brandello di speranza. A giorni finalmente inizieranno i primi sondaggi, l’appalto lo ha vinto una società genovese, due mesi di tempo e tutto sperano anche prima, per conoscere cosa riservano le ‘viscere’ della paleofrana di Monesi di Mendatica. Quella paleofrana la cui esistenza molti ignoravano, pure noi che quassù abbiamo vissuto da bambini la stagione della transumanza vera. Quella paleofrana che non ha impedito a tecnici del settore di progettare, dirigere lavori di palazzi, palazzine, ampliamenti, ristrutturazioni, lavori sulla strada provinciale 100. Anche loro ignari ed inconsapevoli del rischio, del pericolo ? Quei tecnici e diciamo quei professionisti della politica, pubblici amministratori,  che magari ignoravano quanto ha lucidamente descritto uno dei primi ‘monesini’ che hanno comprato il ‘teccio’, Rinaldo Sartore, coraggioso e dinamico presidente dell’Associazione Monesi Borgo Antico, cittadino di Sanremo e che ha deciso di dimettersi.

Nello scorso numero di trucioli.it (l’articolo è stato letto da oltre 600 persone) Sartore ha messo a fuoco una situazione allucinante del perchè e come siamo arrivati a tanto: “...La foto mostra come tutta la superficie della frazione di Monesi sia stata flagellata, durante le piogge torrenziali, da una cascata d’acqua. La mancanza di drenaggio delle acque meteoriche può essere stata una concausa del disastro? È evidente che sia stata, quanto meno, un’aggravante. I terreni che oggi sono incolti, un tempo erano coltivati e assorbivano l’acqua piovana. Oggi le erbacce che ricoprono quei terreni si piegano sotto la pioggia a formare una sorta di tetti di paglia. Quasi tutta l’acqua delle piogge corre verso valle, supera la portata dei corsi d’acqua e travolge tutto ciò che trova sul suo cammino….”. Non ci interessano, sia chiaro, i capri espiatori, non ci interessa se la Procura della Repubblica di Imperia ha rilevato quantomeno i presupposti di un’indagine a carico di ignoti. Ci interessa capire perchè un tema così importante quale la tutela delle nostre montagne ‘abitate’ sia stato ignorato e sottovalutato, dalla politica, dall’informazione, dalla società civile.

E chi ha letto (da trucioli.it…….) sempre lo scorso numero, un altra testimonianza sconvolgente, accorata, dell’ex sindaco di Ormea dr. Gianfranco Benzo, dovrebbe chiedersi se alla fin fine non siamo tutti un po colpevoli di tanta ignavia, al punto che quella richiesta di aiuto, di intervento prima che sia troppo tardi, viene addirittura ignorata, nessuno risponde. In quel caso la Regione Piemonte, con gli assessori allora in carica (novembre 2011) Roberto Ravello, Claudio Sacchetto, ma neppure il prefetto di Cuneo. Le tivù nazionali ci ripropongono massicciamente le tragedie solo quando ci sono le catastrofi che fanno vittime. Più il alto il numero, più il megafono aumenta il volume. Bella e penosa consolazione.

Onori ai fedeli visitatori de La Freccia de Loa che hanno casa a Piaggia pure evacuata, ma loro….

Sartore e Benzo, rileggendo le loro lettere-denuncia, impongono una sconsolante riflessione. Qui sono dimenticati perchè non si sono contate fortunatamente le vittime ? E ai sindaci alluvionati di Briga Alta (con Piaggia), di Mendatica e della valle, non è ancora arrivato un centesimo neppure per i lavori di ‘somma urgenza’.  Beati i titoli dei giornali, le locandine. Denaro che deve arrivare dallo Stato, tramite la Regione. “Abbiamo fatto i lavori finchè ci è stato possibile anticipare con i nostri fondi - ripete più di un sindaco -, poi ci siamo dovuti fermare”. E’ chiaro a tutti ? I soldi promessi ai Comuni alluvionati sono in itinere dal novembre scorso. La Liguria ha due ministri di peso, si direbbe, Difesa e Giustizia, ci sono i parlamentari.  Conosciamo, però, quali sono le ‘ricette’. Senza il peso massimo dei mass media, se non si finisce sotto i riflettori, campa cavallo. Lo aveva detto chiaro e forte il sindaco di Pieve di Teco, geometra Alessandro Alessandri, un po’ al centro, un po’ a destra ed un po’ a sinistra. In occasione della prima ed unica riunione ‘oceanica’ di tutti gli alluvionati e non, proprietari di case a Monesi: “Se lasciamo spegnere i riflettori, addio ricostruzione e fondi pubblici, dobbiamo martellare, farci sentire….“. Come dargli torno !

Da Loano e da Boissano a godersi solitari il relax Monesi di Triora con il formaggio d’alpeggio ed il loro fido, un pomeriggio di sole da unici clienti della Vecchia Partenza

E come ignorare cosa accade all’unico ristoratore di San Bernardo di Mendatica, terza generazione di un’attività (da Settimia) dove negli anni d’oro bisognava fare la fila per poter pranzare. Sbarrato Monesi, anche la strada che porta al Garezzo, per raggiungere Triora, Molini, le altre valli imperiesi, frequentata soprattutto da escursionisti in moto, bike, jeep, è bloccata. La Provincia di Imperia, dopo gli anni delle vacche grasse (brillava in Liguria per numero di dirigenti, ovviamente voluti dai soliti politici preoccupati del bene comune), è alla canna del gas in quanto a disponibilità finanziarie. I comunicati stampa della Regione raccontano di finanziamenti a destra e a manca. Se non si corre al capezzale di un malato grave, prima che sia terminale, se non si mobilità l’opinione pubblica all’emergenza, che fare ? La sorte di ‘Settimia’ non può interessare solo un ristoratore che ha avuto la sfortuna di trovarsi su quelle montagne negli anni sbagliati, è la sorte di una comunità, dei suoi giovani, gli uomini del domani. E fa male, tutto sommato, vedere che gli ‘inviati speciali’ corrono a Triora perchè il paese delle streghe fa notizia mentre gli altri soffrono. In attesa dell’inviato che racconti e ‘scavi’. In attesa di sapere quando sarà sistemata l’ex strada militare Monesi – Limone, messa in sicurezza due anni fa, aperta e raccontata dall’inviato speciale del Secolo XIX, oggi bloccata da smottamenti nel tratto imperiese e cuneese. Per il transito a motore si pagava un tiket, un movimento di turisti, vacanzieri, italiani e stranieri che dava lavoro alle valli sul versante ligure e a quello piemontese. Ora nessuno sa dire quando riaprirà.

Luciano Corrado

IL VIAGGIO FOTOGRAFICO  NEL PARTE ORIENTALE DI MONESI DI MENDATICA

Questa era l’aia in cui giocavano i bambini ai tempi di Monesi abitata da pastori

La strada provinciale 100 divorata dalla frana nella valle scoscesa del Tanarello, un tempo erano fasce coltivate a patate

Altra significativa immagine del cedimento della strada provinciale nel tratto in cui solo due anni fa erano state realizzate palificazioni di sostegno e sicurezza
E’ rimasto al suo posto anche nel contenuto il bidone dell’immondizia dal 24 novembre 2016
L’ingresso da Piaggia all’abitato di Monesi di Mendatica sulla provinciale 100

Dall’alpeggio è fuggita una mucca che vaga nell’ambitato deserto di Piaggia dove vigel’ordinanza di sgmbero, due malgari sono all’opera per catturare l’animale

Sulla parete d’ingresso di un’abitazione di Monesi di Mendatica è rimasta intatta la statuina della Madonna, almeno lei ci protegga

Irriconiscibile  per  la quantità di detriti l’alveo del torrente Bevera che nasce nel territorio di Cuneo, confluisce nel Tanarello e che minaccia la stabilità del nuovo ponte

Un cartello sistemato prima dell’alluvione ricorda i lavori di messa in sicurezza sulla strada comunale in una frazione dove sono sparite, asservite da privati, strada e sentieri che gli avi percorrevano

 

Alassio, super attico e piscina per il ‘re’ dell’auto’. Damonte vende, Galvagno compra Esemplare storia di migrante da Narzole

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Da Narzole ad Alassio, migrante a 14 anni, come garzone di officina meccanica. Oggi la famiglia è neo proprietaria di un super attico, con piscina scavata nella roccia ed ampio giardino, nel promontorio simbolo della Città del Muretto: Capo Santa Croce, con la sua storica cappella in memoria dei Caduti del mare, innalzata sulle rovine del torrione, di cui i resti sono inglobati nell’abside. E’ qui che, a levante, termina con Passeggiata Cadorna una delle migliori spiagge del mondo. E’ qui che ha comprato e sta ristrutturando, senza risparmi, l’ultimo piano di un palazzo, Danilo Galvagno, rampollo di Mario. La Rivierauto Galvagno Spa, sede ad Albenga, storica concessionaria Ford, succursali a Savona – Vado, Imperia e Sanremo, fattura 35 milioni €, 37 addetti, occupa il secondo posto in provincia, dopo il colosso Autoliguria Srl, Gruppo De Filippi (39 milioni di fatturato). E’ qui che abitava, in uno dei più belli appartamenti di Alassio, Bruno Damonte, discendente dell’omonima famiglia di costruttori, a papà Giovanni il Comune ha dedicato una piazzetta del centro storico.

Lavori in corso nel super attico di Capo Santa Croce di Alassio acquistato dalla famiglia Galvagno dall’imprenditore pensionato Bruno Damonte

Danilo Galvagno amministratore della Rivierauto Galvagno Spa ha acquistato il mega attico a Capo Santa Croce di Alassio

E’ lo stesso palazzo nobile dove, al secondo piano, ha la sua dimora un personaggio di spicco tra i Vip del golfo: Pupi D’Angeri, ex Ambasciatore del Belize, proprietario di una superba collezione di 23 Rolls Royce. Dalle finestre “della sua splendida casa”, scriveva Stefano Zurlo quando era inviato speciale de Il Giornale, si possono ammirare spiagge che battono la blasonata Costa Azzurra. D’Angeri si era detto convinto che con l’avvento del sindaco imprenditore Enzo Canepa, Alassio saprà cogliere le occasioni “per attrarre i paperon dei paperoni che oggi vengono calamitati a qualche chilometro più in là, tra Montecarlo e Saint Tropez”.

Chi ci ha creduto, ha investito e sta investendo: la famiglia Galvagno. Il mega alloggio di Bruno Damonte era in vendita da parecchi anni, probabilmente la richiesta era considerata troppo alta. Poi sono arrivati gli attentati alle Torri Gemelle, la crisi finanziaria e bancaria negli Stati Uniti, la propagazione della stasi e recessione mondiale, anche in Riviera ha picchiato duro. Chi, nonostante tutto, ha continuato a macinare utili e soprattutto ampliarsi, è stata l’azienda dei Galvagno. Papà Mario, 73 anni, da garzone a titolare di autofficina ad Alassio, anni  1969 – ’70, quindi si è trasferito ad Albenga, dapprima nel Palazzo Boschetti, con il marchio Ford di cui oggi è unico apprezzato concessionario da Varazze a Ventimiglia. Nel 1979 la costituzione di Rivierauto Galvagno Spa nel capannone che si è via via ampliato di Regione Cavallo.  E’ seguita la costante espansione con aperture di succursali a Savona- Vado Ligure, via Aurelia, Imperia via Argine Destro e Sanremo via Padre Semeria. Al marchio Ford si sono aggiunti Nissan e Subaru, il nuovo centro autorizzato Volkswagen in Albenga dopo la cessazione dell’attività di Zolezzi.

Sul sito della Rivierauto si legge che  “nasce da Mario Galvagno e viene tuttora portata avanti dall’impegno congiunto della

Il complesso affacciato sul golfo di Alassio a pochi passi dal porto turistico

famiglia”. Mario viene al mondo a Narzole un piccolo centro del Cuneese e si trasferisce con i genitori ad Alassio, in giovanissima età fa il garzone d’officina. La passione per le automobili, mista al personale slancio, lo parta a lanciare la sfida all’imprenditoria. “Rilevando senza non pochi sacrifici, un officina Ford autorizzata in quel di Alassio. Fortemente motivato dando un servizio completo e di prim’ordine, i risultati non tardarono ad arrivare. Trascorsi altri otto anni, nel duro lavoro, l’incontenibile passione per il proprio lavoro, spingono Mario ad espandere il proprio mercato anche alla vicina e non facile piazza Albenganese, con un Salone di vendita ed annessa officina. In poco tempo, travolto da un mercato sempre in crescendo, da salone ed officina nell’albenganese, divenne la più prestigiosa concessionaria di auto nel panorama regionale. Vantando sistemi tecnologici, attrezzature di officina e personale ad altissimo livello, premiando la linea di condotto mai tradita di Affidabilità e servizio assistenza clienti sempre al massimo. L’inesauribile passione della famiglia Galvagno, si spinge ad aprire altre officine autorizzate, nelle cittadine limitrofe, quali Andora, Alassio e Finale Ligure ed oltre…Oggi la Rivierauto vanta sedi che abbracciano tutto il ponente ligure dando lustro al marchio FORD.”

Il figlio Danilo, amministratore della società, coltiva la passione del padre e come il genitore non ama i riflettori, mantiene il basso profilo, fa parte dei 45 soci del Lions Club Albenga Host. Tra gli hobbies il Golf, le auto sportive, il mare, l’esoterismo, le buone compagnie. Un staff di collaboratori affiatati e motivati;  ad Albenga responsabile delle vendite è Maurizio Strizioli, della sede di Vado, Luigi Scorza. Il peso di una realtà economica che nella piana di Albenga occupa il terzo posto per fatturato dopo i Noberasco (110 milioni di fatturato) e Fitimex di Piero Ferrari (47 milioni).

Alassio che ha perso lo smalto straniero iniziato nel 1961 con la calata delle bagnanti inglesi – le inglesine (l’anno di apertura del mitico Whisky a Gogo dei fratelli Tito e Franchino Ferranti), a cui seguirà il Tabù di Mario Marchesini, terra di caccia di instancabili latin lover che facevano stragi di conquiste. Due locali simbolo dell’Alassio by night per turiste scandinave prima, poi teutoniche. Stragi di cuori e notti di sano divertimento e buona musica fino all’alba. Al massimo si alzava un po’ il gomito per chi se lo poteva permettere, la ‘coca’ era ancora lontana, non serviva per allietare le lunghe veglie.

Bruno Damonte, affezionato lettore del Secolo XIX, sulla spiaggia di Alassio

Alassio che cerca di recuperare il suo glorioso passato di “regina del turismo” in Liguria. Con gli investimenti. La settima scorsa trucioli ha pubblicato la messa in vendita della storica villa, sempre su passeggiata Cadorna, nel levante, degli eredi di Romano Massara, 86 anni, conte di nobile famiglia calabrese, cittadino di Roma, Gentiluomo di Sua Santità, Principe aiutante al Soglio Pontificio’, Cavaliere di Grazia Magistrale del Sovrano Ordine Militare di Malta, aveva chiuso gli occhi il 3 giugno 2016 (vedi….).

Una struttura di pregio quasi gemella di Villa Zanelli a Savona, opera dello stesso architetto. Alassio dove i coniugi Ricci, Antonio, papà di Striscia la Notizia e la moglie Silvia Arnaud, hanno investito e restituito ‘alla città’, al turismo, la splendida Villa Pergola, gioiello della testimonianza inglese ad Alassio, precursori della valorizzazione della sua spiaggia. Una struttura ricettiva di alta qualità, a cui è abbinato il ristorante Nove che sta conquistando i riflettori delle più prestigiose guide gastronomiche. Alassio che scommette sulla risorsa Grand Hotel, Alassio dove famiglie di albergatori continuano a rinnovare, investire. E’ qualcosa di più di una speranza.

(L.Cor.)

 

 

 

 

 

 

Ero lavapiatti a Monesi, ora sono operatore turistico. Serve un progetto di 5 anni per un territorio candidato a Patrimonio Unesco

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C’era Emilio Cordeglio tra i relatori del convegno di Upega sulle potenzialità economiche delle Valli Alpine tra Liguria, Piemonte, Francia. Cordeglio il maggiore operatore dell’imperiese, volto noto al popolo di Imperia TV, con il fraterno amico editore, Francesco Zunino. Quali prospettive ? “Io sono l’espressione turistica di questo territorio – ha esordito Cordeglio -; c’ero quando è nata Monesi e io lavavo i piatti, arrivavano flotte di turisti italiani e stranieri. Due sabati fa sono andato a vedere le ferite dell’alluvione, nell’unico ristorante eravamo due clienti. Fatiche e sudori andati in fumo, ebbene ho deciso di scuotervi, la realtà della nostra terra non merita il decadimento. Bisogna fare presto per recuperare ciò che si è perso con l’alluvione, iniziando dalle strutture ricettive”. E dietro l’angolo liete novelle: un territorio candidato a Patrimonio Unesco e corsi di laurea “Terre Alte”.

Emilio Cordeglio, operatore turistico a Imperia, ‘babarcio’ di nascita, conversa in una pausa del convegno di Upega

A Upega, secondo la ‘ricetta Cordeglio‘ si può fare turismo con il satellite, ‘scaricare contenuti’ con l’aiuto delle tecnologia web, far conoscere il territorio all’estero, a cominciare dal Nord Europa; far conoscere ed apprezzare  la buona cucina di una volta, la meraviglia di passeggiate nei boschi. Proporre un modello delle tre valli. Salvare e difendere a denti stretti almeno l’immagine.

Cordeglio: “Non ci resta che piangere ? No, bisogna reagire. La Merkel per il suo paese ha scelto di ospitare i siriani… Noi dobbiamo vincere la battaglia con la comunicazione, e si perchè  i nostri problemi sono saper comunicare, gli altri continuano a crescere…si calcola che oggi ogni cittadino visita in vita sua almeno 30 paesi ed in futuro saranno sempre di più, fino a cento….Io conosco il turismo ligure come le mie tasche, da decenni rinnovo i contratti per le strutture alberghiere della Riviera con un’attività di dieci mesi all’anno come nelle città d’arte. E le strutture che hanno avuto più incremento in Italia sono state quelle liguri. Certo, si è perso la bassa stagione, quei turisti scelgono le navi da crociera. E noi che dobbiamo e fare ? Andarli a prendere a casa loro e portarli sulle Alpi Marittime, finora non ci siamo riusciti. Possibile che nel deserto ci siano le jeep e non da noi ? Vi propongo un progetto di cinque anni per offrire a 1 euro una casa al turista….io che sono di Montegrosso Pian Latte ho due case, vuote per 12 mesi all’anno. E questo non va bene, bisogna invertire la rotta, saper attrarre con proposte innovative… Costruire insieme più Liguria “.

Altrimenti succede, ha citato Emilio Cordeglio, ciò che “ho già vissuto da operatore del settore, quando da Varazze a  Montecarlo la mia agenzia portava a svernare 20 mila persone ed oggi non vengono più. Vorrei concludere con la riflessione che per i Sassi di Matera si investono 200 milioni e per le nostre Alpi ?….”.

Volti sorridenti e distesi Cordeglio conversa con Domenico Gaia, scrittore e un grande amore da turista con casa a Upega, lui che è albenganese dove è stato assessore

Le giornate di Upega, un programma volto a mettere a fuoco “le possibili strategie di recupero per contrastare l’abbandono di aree montane che presentano tuttora realtà economiche” hanno visto la costante ed attiva presenza di Elena Norzi, presidente del Cai di Imperia, regista del dibattito con il presidente Belgrano. E’ toccato a lei l’esordio: “Noi siamo particolarmente legati a questo territorio….alla palestra di ghiaccio, di roccia….presenti con il nostro gruppo speleologico…50 anni di attività, l’illustre e benemerito socio Gilberto Calandri. “.

Il presidente Belgrano, a sua volta, ha ringraziato la Regione Liguria per il “contributo all’organizzazione dell’evento”, Il Parco Alpi Liguri ed il Parco Alpi Marittime e quanti da 35 anni sono uniti nell’Associazione A Vaštéra che difende costumi, tradizioni, la lingua delle terre brigasche. “Ringraziamo Imperia TV  per il risalto con cui tratta sempre le nostre manifestazioni e qui rappresentata dal suo proprietario, l’amico cavalier Francesco Zunino. Il nostro è un territorio diviso tra Italia e Francia,  Liguria e Piemonte, il Dipartimento delle Alpi Marittime che è pure rappresentato  con esponenti della nostra comunità. Una comunità che da secoli ha un’unica lingua, mai mutata, sempre la stessa che si tramanda dalla pastorizia. Un teritorio ricco di bellezze naturali uniche al mondo. Un territorio candidato a Patrimonio Unesco “.

Belgrano ha ricordato la storia di una terra che hanno sempre vissuto di pastorizia e transumanza, l’origine occitana, un dialetto che fa sentire tutti uguali. Come tutti uguali devono sentirsi gli abitanti di Amalfi, gioiello della costa campana. Una targa ricorda: “Nel giorno del giudizio i cittadini di Amalfi che andranno in paradiso sarà un giorno come un altro”. Il ricordo – citazione è farina del sacco del presidente della Camera di Commercio di Cuneo, Ferruccio Dardanello, già al vertice nazionale delle Camere di Commercio, che ha insistito ” sull’importanza delle Alpi del Mare, la valorizzazione turistica, l’urgenza di nuova cultura per i giovani, elemento cardine a cui offrire opportunità di lavoro proprio a casa loro”.

A sinistra il sindaco di Ormea Giorgio Ferraris nel salone della Pro Loco di Upega

Il geologo albenganese Roberto Macciò, del Cai di Albenga, impegnato da alcuni anni per conto di comuni nell’intervento sulle aree franose dell’Alta Valle Arroscia, si è soffermato sul patrimonio geologico, con le sue rocce: Upega, Viozene, Carnino. Geositi, monumenti da conservare e valorizzare. Il primo è la gola delle Fascette, lunga 700 metri e profonda 300. La presenza della Danburite, minerale rarissimo vecchio di 250 – 350 milioni di anni fa  e che andava a ruba sui mercatini.

Mariapia Alberti, presidente della società Lagaré di Upega, consigliere comunale di Briga Alta, ha ripercorso l’esperienza della costituzione  della società (24 soci, la più numerosa “che ha costituito il nostro notaio”)  sfociata nel trampolino di rilancio di Upega. Un paese, una frazione, che fino al 2013 si stava spegnendo come una candela, senza un negozio e il ‘rifugio comunale’ dato in gestione con il campeggio avevano fatto flop. L’acquisto da parte dei soci di un immobile già sede ricettiva, i proprietari sensibili anche nelle pretese, i lavori e l’arredamento con la rigorosa salvaguardia delle tradizioni coreografiche locali (molto legno), finalmente l’inaugurazione  nel luglio 2014. “Ho trascorsi notti insonne – ha confidato alla platea – , sentivo la responsabilità ed il peso di una scommessa, con l’esborso di quote da parte dei soci che non potranno certo rientrare in tempi brevi. Con la fortuna di una squadra di giovani che non solo si è fermata a lavorare nel locale, ma alcuni hanno preso la residenza.

Certamente come ha lamentato un’anziana tra il pubblico presente che ha preso la parola “è una vergogna che Upega sia ancora senza copertura telefonica cellulare”.  Il sindaco di Ormea Ferraris ha ricordato che i tempi lunghi non sono dovuti a negligenza, ma alla difficoltà di trovare una compagnia disposta ad investire. C’era infatti da portare l’energia elettrica

Elena Norzi (a sn) presidente del Cai di Imperia e la presidente della Provincia di Cuneo Milva Rinaudo entusiasta dell’Alto Tanaro

al ripetitore, e come ha riportato il passato trucioli.it , c’è voluto alla fine fine l’impegno totale della Regione Piemonte per finanziare i costi. Ora tutto è pronto ed entro l’anno il ripetitore sarà attivo. “Anche se trascorrere le ore in questa sala senza il fastidio del cellulare che suona, non è poi così male “ , ha scherzato Ferraris. Si aggiunga che nei locali della locanda di Upega è attivo wife ed è possibile collegarsi e navigare con il resto del pianeta.

Non sarà casuale che nella struttura del salone della Pro Loco di Upega, con un cucina linda, pulita ed attrezzata che non sempre si trova in tanti ristoranti dal mare ai monti, campeggia in alto la grande scritta: ” Tutti insieme in allegria”.

L.Cor.

 

Non far sapere che a Upega sono tornati i ‘briganti’. Un convegno in terra brigasca con i media assenti, ma nessuno ci fa più caso

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Non sappiamo se gli organizzatori siano rimasti delusi dall’assenza di cronisti, con un paio di eccezioni (Imperia Tv e trucioli.it) ma dal convegno di Upega, in quella terra brigasca dove gli archivi stampa narrano di ‘inviati speciali’ alla ricerca degli ‘ultimi briganti’, sono emerse straordinarie notizie, anche inedite, sulle Alpi Liguri e Marittime. Ignorate causa spopolamento ed abbandono in massa, con ‘macerie’ anagrafiche e sociali ? In compenso ‘la terra madre’ pare risorta con l’eccezionale presenza di specie botaniche rarissime. Patrimonio unico in Italia, raro nel resto del pianeta, da potenziale risorsa turistica – economica (non effimera): promozionando, sensibilizzando, coinvolgendo  soprattutto il mondo giovanile. Giovani  capaci di regalare un talento come Marco Servalli, 24 anni, imperiese che ha scritto una tesi di laurea di 90 pagine, con un confronto documentato, da analisi e ricerche, tra il 1954 – 2010. Risultato: ‘gigantografia’  in parole e cifre delle montagne upeghesi. E che ne sarà tra mezzo secolo ? I boschi avranno inghiottito prati e cespugli.

Marco Servalli, laurea specialistica in quattro università, dopo tre anni al Politecnico di Torino ed il diploma da geometra a Imperia

Una previsione allarmante, quella del dr. Servalli, esperto di progettazione delle aree verdi e del paesaggio: scuola da geometri a Imperia, tre anni di politecnico a Torino, frequenza specialista in quattro università: Unige, Unito, Unismi, Polito. L’unico della sua sezione di laurea ad aver svolto un certosino lavoro di studio sui monti ‘brigaschi’ e figlio di uno degli associati di A Vaštéra.  L’associazione del popolo brigasco “residente” in otto paesi che conta  750 persone. La maggioranza è in territorio francese: La Brigue e Morignolo, insieme, arrivano a  633 abitanti. In Italia, nel comune di Briga Alta (Piaggia, Carnino e Upega), sono residenti 39 persone. Il resto è nei comuni parzialmente brigaschi di Ormea e Triora: con 43 persone a Viozene in Piemonte, 25 a Realdo, 6 a Verdeggia uniche isole linguistiche in Liguria, dove lungo la costa abitano decine di discendenti “dispersi”.

Un popolo, un convegno sul tema ‘Alpi Liguri e terra brigasca’: natura cultura e potenzialità economiche‘. Un osservatorio autentico e privilegiato che meritava la presenza quantomeno della Tv pubblica regionale Rai (Piemonte o Liguria), non solo per gli illustri relatori, per i ‘contenuti’ che sono emersi. Ma Rai 3 Liguria, come abbiamo documentato in altre circostanze, è spesso latitante sulle notizie concrete (di recente è accaduto a Noli con le celebrazioni del Transylvania ed il ricordo dei pescatori eroi, poco prima a Ceriale con l’inaugurazione del primo monumenti Ai Nonni della Liguria). Si rincorre  la mediocrità, oppure informazioni che ricalcano ciò che i giornali pubblicano il giorno prima; giornalisti inviati alla ricerca di banalissime ‘eccellenze’ e senza preoccuparsi di fronte agli ‘annunci’ di come sia andata a finire. Per non parlare dell’ostracismo a ‘personaggi ‘ scomodi e più impegnati nelle lotte civili o ambientali.

Non si è stupito di essere stato ignorato dai media Marco Servalli che queste terre conosce e frequenta da bambino fino a diventarne un benemerito studioso, affascinato dalle tante meraviglie nascoste, poco note. Nelle linee guida dello svolgimento della tesi  di laurea si è servito del materiale dei voli fotogrammetrici militari e delle più recenti ‘ortofoto’ che riprendono dall’alto, con elicotteri, il territorio. “Ho utilizzato secondo scienza – osserva Servalli, presente al convegno di Upega – pendenza, esposizione, altimetria; una volta ‘pesati’ i fattori e confrontati, sono giunto ad ipotizzare cosa ne sarà di queste terre tra 50 anni. Il bosco che avanza, il mutamento del paesaggio e ciò che ne consegue sotto ogni aspetto”.

Non ha sviluppato l’interrogativo che ne sarà della presenza umana. I migranti che privilegiano la costa ed il primo retroterra arriveranno fino quassù ? L’analisi del trend attuale non incoraggia, l’asticella segna abbandono. “E fino a quota massima di 1800 slm. – prosegue Servallisi avrà uniformità del territorio e influssi negativi  sulla biodiversità. E’ vero, il mondo giovanile che abita nelle città, e non solo, ignorano l’esistenza del patrimonio delle nostre montagne. Ho amici di Albenga che si e no conoscono queste vallate, ho un’amica a Finale Ligure che ignorava persino l’esistenza della nota grotta dell’Edera nel finalese”.

IL SINDACO DI ORMEA GIORGIO FERRARIS -  Il presidente dell’Associazione A Vaštéra, dr. Giovanni Belgrano, che non ha risparmiato impegno ed energie per la buona riuscita della due giorni di Upega, ha ricordato: “Siamo piemontesi che gravitano in Liguria anche se da questa regione  non riceviamo molto”. Un cenno che nell’intervento del sindaco di Ormea, Ferraris, insegnante e politico, pubblico amministratore di lungo corso, ha assunto toni sferzanti: ” In Valle Maira ci sono 70 attività e 1400 abitanti, più meno il numero di persone del mio Comune, ma con ben altro risultato socio economico.  Non siamo neppure d’accordo se chiamarci Alpi Marittime o Alpi Liguri.  Non sono qui per polemizzare però che senso ha leggere titoli sui giornali o di convegni in cui si parla  di rilancio della Via del Sale.  Non siamo in grado di fare un’altra proposta meno riduttiva? Basta andare su Wikipedia, cliccare Via del Sale e escono fuori una settantina di percorsi…dal Sud al Nord Italia….è tutto detto…“. L’interrompe lo scrittore e studioso di storia locale e del Ponente, Giampiero Laiolo: “Quando ho chiesto spiegazioni, mi hanno detto ‘l’abbiamo denominata Via del Sale, anche da Limone a Monesi, perchè ormai qualche giornalista l’ha definita così.’ La strada del sale ha altre origini….parte da Nizza….”.

Il presidente della Provincia di Cuneo Milva Rinaudo conversa con il presidente del Cai di Imperia Elena Norzi

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI CUNEO MILVA RINAUDO – Tra le presenze istituzionali annunciate nel depliant, assente l’assessore regionale all’Urbanistica, Demanio, Pianificazione territoriale, tutela del paesaggio,  politiche abitative  ed edilizia, attività estrattive e rapporti con i lavoratori trasfrontalieri, Marco Scajola; assente il notaio Franco Amadeo presidente della Camera di Commercio di Imperia (nessuna presenza pare per la Provincia di Imperia), presente  il presidente della Provincia di Cuneo,  Milva Rinaudo: “E’ la prima volta  che raggiungo questa zona,  vallata di un selvaggio eccezionale, con  potenzialità enormi. Dico questo anche se noto che nel depliant della manifestazione manca proprio il logo della nostra provincia … dopo la legge Del Rio del 2014 siamo  rimasti 12 consiglieri con 3800 km di strade, 250 Comuni, l’unica provincia d’Italia ad aver già approvato il bilancio. Cuneo che ha presentato la candidatura a Capitale Italiana delle Cultura”.

IL RESPONSABILE  DEL ‘MORINESIO ALPES D’OC VALLE MAIRA -CN PAOLO RIBA - Il caso della Valle Maira è emblematico sul fronte della sopravvivenza e sviluppo economico delle ‘terre alte marginali’. Un esempio di integrazione storico, di organizzazione sul territorio. Dieci comuni, meno di 2 mila residenti, discreto successo turistico. “La nostra era una terra ormai abbandonata e nessuno ha potuto rovinarla, l’area è rimasta quella che era e ciò ha contribuito allo sviluppo della vallata, anche se resiste la mentalità montanara con il suo estremo individualismo.  Invece – ha rimarcato – per vincere e uscire dall’isolamento bisogna fare squadra, remare insieme, anche se non c’è stata alcuna regia dall’alto,  semmai tante iniziative singole. Primo, in Valle Maira chi è rimasto è convinto di riuscire a fare qualcosa di utile e ci crede. Secondo, non è una favola quella che risale  a 35 – 40 anni fa quando una coppia di tedeschi diretta in Francia si è fermata in valle, ha iniziato dando vita ad una struttura ricettiva  molto montanara ed ha riscosso successo sopratutto tra i connazionali del centro e nord Europa. Non è turismo di massa, ma di nicchia che ama soprattutto l’integrità del territorio. E’ così che sono nate le prime locande arcaiche e senza creare sistema, di fatto un’attrazione costante, durevole, che non ha risentito della crisi mondiale ed il turista più numeroso è rimasto quello tedesco”.

Non solo turismo, connubio con l’agricoltura, sfruttando in modo particolare la stagione estiva e quanto offre. Paolo Riba ha affrontato la tematica della potenzialità della trasformazione dei prodotti agricoli di montagna: lamponi, ribes, mirtilli, more, avvertendo che non bisogna far l’errore di passare attraverso la tagliola dei mediatori. Sono quelli più ingordi, che trattengono il tornaconto maggiore. Occorre invece oltre alla produzione diretta, la capacità di trasformazione e la vendita al mercato locale. Se la Valle Maira ha fatto ‘miracoli’ è un buon esempio che fa scuola.

La montagna, se anche la politica fa solo ‘conti’ elettorali, può resistere o addirittura risorgere. Abbiamo il vicino esempio della Valle delle Meraviglie del parco nazionale del Mercantur, la regione dei cento laghi, dove la stagione turistica dura 8-9 mesi all’anno, dove hanno inventato gli ‘sherpa‘ che accompagno gli escursionisti in jeep e a piedi. Mentre in Liguria si ha notizia, come ha ricordato Paolo Riba, di un unico ‘sherpa’.

Per amore di Patria non parliamo dell’Alto Adige, del Tirolo italiano. E non si dica che è solo questioni di ‘indipendenza’ e ‘sovvenzioni pubbliche’. La politica sudtirolese, ben pagata, da decenni ha fatto la scelta di dare priorità alle aree più difficili: la montagna, favorendo la permanenza di pastorizia e agricoltura che, a sua volta, è diventata anche imprenditoria turistica. Sono decine gli impianti vecchi e nuovi (seggiovie, cabinovie, è ancora in funzione la gemella della prima seggiovia di Monesi), le strade di montagna sono costate cifre ingenti e la più sperduta è come la nostra Aurelia, i giovani non devono emigrare alla ricerca di lavoro. Anzi, nella turistica provincia di Bolzano ormai la presenza di lavoratori comunitari e sloveno, croati, ha assunto un ruolo primario, senza di essi non potrebbero esistere centinaia di attività. Eppure, fateci caso, del ‘metodo’ Alto Adige i nostri politici presenzialisti a convegni, expo, sagre, feste, con mangiate a ‘sbaffo’, non parlano mai. Non certo per invidia, siamo alle solite, meglio non far sapere. E Rai Regione ti da un mano !

Luciano Corrado

 LE DUE GIORNATE DI UPEGA RACCONTATE CON LE IMMAGINI DI PROTAGONISTI, PERSONAGGI E OSPITI

Upega, è l’ora dell’apertivo. Il presidente dell’Associuazione A Vastera, dr. gianni Belgrano seduto ai tavoli della locanda con l’editore e patron di Imperia Tv, cav. Francesco Zunino e consorte

L’arrivo del presidente degli industriali di Imperia,  Alberto Alberti, proiprietario dell’omonimo caseificio, si unisce alla comitiva degli amici invitati

Per approfondire gli studi sulla simbologia dei pastori brigaschi e delle Alpi Marittime anche una scrittrice proveniente da Gorizia ha seguito il convegno di Upega

Lo schivo sindaco di Briga Alta Ivo Alberti, guardia del Parco Alpi Marittime, conversa con una turista

La tavolata degli invitati, a pranzo, alla due giorni di Upega

Il presidente della Camera di Commercio di Cuneo Ferruccio Dardanello e consorte a colloquio con Gianni Belgrano

In primo piano Elena Norzi, di spalle l’ex sindaco di Montegrosso Pian Latte e ristoratore di successo Riccardo Cordeglio l’unico ad aver presenziato dall’inizio alla fine ai lavori e di aver ripreso le immagini più significative per Imperia TV

Il sindaco di Briga Alta, Ivo Alberti con l’ex sindaco di Montegrosso Pian Latte, Riccardo Cordeglio

Il banchetto molto apprezzato dell’azienda De Benedetti, transumanti da Leca d’Albenga a Upega, da decenni, con mandria e formaggi

Ottimo padrone di casa e tuttofare nella struttura della Pro Loco, l’ex sindaco di Briga Alta, Mario Zentilini, sull’uscio che accoglie gli ospiti

Mariapia Alberti presidente della società Lagarè durante il suo intervento e che con 24 soci sparsi per la Liguria ed il Piemonte hanno reso possibile l’apertura della Locanda di Upega con piccolo negozio di alimentari

Nel porto di Loano arriva Lostecco che inaugura il settimo locale ‘birra & braciere’. Novità: finalmente il park da 4 a 1,5€ l’ora

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Uno spazio di 300 mq., 18 dipendenti, l’ottava sede dopo Parma, Alessandria, Alba, San Sicario, Caste Gandolfo, Salice Terme, dallo scorso anno pure alle Canarie. E ora il porticciolo più grande della Liguria, decimo al mondo per la dimensione degli yacht ospitati, fino a 77 metri. Una struttura- non sono molti a saperlo – che frutta alle casse comunali 250 mila € l’anno, da lavoro a 25 persone che aumentano ad una quarantina nella stagione estiva. Lostecco è il decimo ristorante della cittadella portuale anche se dietro l’angolo c’è la sorte dello sfratto per ‘scadenza contrattuale’ del Sestante, il primo e più longevo locale sorto quando era ancora attivo il vecchio scalo. Prima a gestione comunale, quindi passato attraverso cinque privati: Frey, Miramonti, Grassetto, Ligresti e finalmente al colosso assicurativo bancario Unipol – Sai. Si lavora giorno e notte per aprire al pubblico le serrande de Lostecco di proprietà dell’omonima società srl, con sede a Tortona in via Carducci, amministratore unico, dal 2013, Massimo Sanna, 44 anni, residente a Valenza; quote societarie a Ilma srl per 16 mila euro e Picasso per 4 mila euro. La tabella di marcia annunciata da Ivg.it che con Edinet Srl, di Matteo Rainisio, Pietra Ligure, ha ricevuto l’incarico di curare il marketing di Marina di Loano (ciò non le impedisce di fare ‘libera informazione’ senza condizionamenti e anche per questo riscuote successo tra i lettori) era stata indicata il 29 giugno festa di San Pietro Apostolo, padre e pescatore ai tempi della predicazione di Cristo Gesù.  Ritardi che non sono un’eccezione quando si devono affrontare lavori ed arredamenti. Importante è il traguardo ed il risultato finale.

L’arrivo del colosso commerciale italiano può essere letto in una duplice ottica.  Per due anni la ‘Marina di Loano‘ , nelle strategie dei dirigenti designati a reggere le sorti della cittadella portuale, ha cercato di rivolgersi e coinvolgere in primis gli operatori della città. Un obiettivo raggiunto solo in parte, anche perchè non sono molti sulla dita di una mano le realtà imprenditoriali locali disposte a raccogliere la sfida di un vero rilancio della grandiosa struttura marittima. I motivi ? Non è semplice integrare con il territorio un porto pur con caratteristiche in qualche caso uniche. Si pensi che rispetto ai porti di Finale, Alassio, è di fatto nel cuore della città, un tutt’uno. Si pensi alla felice posizione della stessa passeggiata a mare di levante, prosecuzione naturale di quella di ponente che si dirama fino a Borghetto Santo Spirito ed ora con la panoramica prosecuzione verso capo Santo Spirito e Ceriale. Lo ‘spettacolo’ suggestivo di un panorama senza pari mare – monti, il fascino della vista notturna, cartoline incantevoli da album.

La banchina di ponente del porto di Loano dove aprirà a giorni il ristorante Lostecco occupando 300 mq di locali

Tutto questo non è stato sufficiente per dare un colpo d’ali alla ‘galleria’ commerciale all’interno del porto. E qui siamo all’altro aspetto. Lo scalo per certi versi è considerato il ‘paradiso dei ricchi‘, dell’opulenza, ovviamente con una scala di imbarcazioni il cui valore va da poche migliaia di euro a somme faraoniche. Da interi palazzi galleggianti. L’interrogativo: un miliardario, vuoi italiano o straniero, uno sceicco, un nababbo, sceso a terra cosa trova nel mondo delle ‘vere eccellenze’ a cui è solitamente abituato ? Il ‘salotto’ superaffollato di via Garibaldi ? Il lungomare impreziosito dalle fontane artistiche ? Piazza Italia accarezzata dalle vecchie mura ? I palazzoni di corso Europa e via Aurelia ?

E’ fuori dubbio che la trasformazione dell’industria alberghiera a ‘industria privilegiata delle seconde case’, persistendo in scelte socio urbanistiche autolesioniste, ma elettoralmente paganti, abbia di fatto creato un turismo di massa, popolare, da week end.  Solo ora fa capolino grazie al terrorismo e alla crisi di altre mete più o meno esotiche.

E’ dunque giocoforza, nell’ottica prettamente commerciale, che occorra investire in attività di ‘largo consumo‘, a discapito delle ‘eccellenze‘ per ricchi. Si pensi, per un attimo, alla più blasonata Alassio dove quasi simultaneamente, negli anni scorsi, hanno aperto due strutture che possiamo chiamare per un turismo d’elite: il Grand Hotel e Villa Pergola; quest’ultima di proprietà dei coniugi Ricci – Arnaud aveva alzato il prezzo massimo delle 5 suites a 900 € a notte. Quest’anno diminuito a 795, mentre il Belmond Splendido di Portofino ha potuto adeguare in salita i suoi prezzi massimi fino a 1.600 €. a notte.

Il Grand Hotel, dall’inaugurazione di fine gennaio 2011, ha cambiato sei direttori e nonostante una proprietà solida (Imprenditori del cuneese) non è facile far quadrare i conti, non a caso a fronte di un’iniziale volontà di apertura annuale si è passati a nove mesi.  Non meno significativa la parabola del G. H. Garden Lido di Loano, affacciato sul porto, inaugurato nel ’68 come ’5 stelle’, ha avuto alti e bassi e solo grazie ad una proprietà di industriali torinesi ha potuto resistere, pur con tagli robusti (la cucina aperta solo nella stagione estiva), in compenso si è passati all’apertura annuale, ma con una drastica riduzione del personale. In compenso ha acquistato (si parla di 4 milioni di euro) la spiaggia In di Loano: Lido Sole, conglobata con quelle di in proprietà del Grand Hotel e Varesine.

E’ in questo scenario socio – economico- commerciale che non ci si poteva attendere dalla ‘Marina di Loano‘ di proliferare in un ‘mare di eccellenze’. La settimana scorsa abbiamo pubblicato (siamo stati gli unici a farlo, seppure in ritardo) l’abbandono, alla vigilia dell’estate di Marco Zeffirino Bellomi, arrivato a Loano  come il ‘marchio di garanzia’ di un porto d’avanguardia che avrebbe fatto favile (vedi……). E’ finita male ed il velo di silenzio sul divorzio con la Marina di Loano ha fatto più male che bene. Non bastano le buone intenzioni, la professionalità, occorre un contesto di aspetti positivi. Bisognerebbe trovare imprenditori hanno la vocazione di ‘fare squadra’, di avere la lungimiranza della ragione e non dei sogni astrusi.

Sbagliano, ad esempio, quanti criticano la gestione della Marina di Loano sul fronte del caro affitti ? Certo, la calmierazione in certi momenti soprattutto può essere il toccasana per un’azienda che parte da zero. Ma non può essere solo questo a salvare i conti degli inquilini, delle attività commerciali, a moltiplicarsi. Occorre saper investire avendo come proiezione ciò che offre ora la città ed in prospettiva quale evoluzione del mercato, della concorrenza. Dieci ristoranti presenti nell’area portuale sono tanti, sono troppi ? Forse no, possono rappresentare una sana concorrenza. Non c’è dubbio la possibilità di parcheggio nelle città di mare (Andora esclusa) offre alla zona portuale grande utilità e potenzialità. Poi ogni locale deve sapersi ritagliare la sua clientela tipo, non solo giovane o meno giovane, ma anche nella proposta del menù, del rapporto qualità, prezzi, servizio.

La scelta di Lostecco, forte del suo spot ‘birreria italiana‘ è proiettata su brace, birra e divertimento‘,appare vincente, pur con qualche aggiustamento tenendo conto che siamo in ‘mezzo al mare’. Ed è probabile che oltre al ‘piatto forte’ del marchio, ovvero le specialità cotte su un braciere a vista, con carne suina (?), di manzo, pollo, costata, controfiletto, pollo disossato, si aggiunga qualche piatto di pesce. Tenendo conto delle dimensioni non è difficile immaginare che Lostecco punterà sui giovani, quelli più propensi a fare calca, folla, i giovani degli Hamburger, i giovani che amano fare gruppo, tirare tardi. Con i soldini contati, figli e figlie di papà esclusi.

Il cartello di protesta in inglese: Questa marina (porto) è enorme I suoi costi ancora di più onerosi. Chiamaci per ordini

Per un locale che arriva, un altro che lascia senza rinunciare alla protesta. Parliamo dell’annuncio plateale ad opera della Captain Marine Store (sede a Sanremo in via Volta, negozi a Oneglia, Genova, La Spezia, Viareggio, Olbia, Cagliari) che commercializzava una vasta gamma di prodotti per la nautica. Ha lasciato i locali della Marina di Loano esponendo un cartello gigante in cui ‘denuncia’ l’esosità dell’affitto e la chiusura. A quanto si sussurra la società dapprima ha chiesto ed ottenuto di ridurre l’affitto pensile da 1500 a 1000 € per sei mesi, poi avrebbe fatto presente che sarebbe stato necessario un periodo di due anni ad ‘affitto zero’. Proposta ritenuta irricevibile, da qui lo ‘sfratto’.

Forse viene sottovalutato il fatto che la Marina di Loano ha un suo bilancio e deve far quadrare i conti. C’è il personale e non è difficile ascoltare lamentele sul fatto che si applichino stipendi minimi, dai marinai in su. E con la gestione diretta del bar – ristorante, dopo la partenza di Zeffirino, anche alcune figure professionali di livello debbano accontentarsi di inquadramenti e livelli all’insegna del risparmio. Ci sarebbe da chiosare perchè la spesa per i dipendenti top può essere un investimento soprattutto nel campo della ristorazione e servizi collaterali.

Il risparmio, si diceva. Non è difficile rendersi conto che spesso più punti luce della ‘pedonale’ restano spenti anche per mesi, creando obiettive discrasie. Non è difficile osservare come dei seimila mq di verde, ci sono aiuole che lasciano a desiderare in quanto a decoro, cura, pulizia. La replica è che in gran parte sono ‘luoghi pubblici’ comunali e la Marina di Loano “non può vietare o interdire l’accesso ai cani’. Nè colpire chi sporca e getta mozzoni di sigaretta.  In realtà si tratta di non trasformare diversi tratti di aiuole, nella zona di levante, in particolare, tra l’ingresso centrale ed il mercato del pesce, in ‘orinatoi per i quattrozampe’.  Visto che non ci sono neppure cartelli indicanti il divieto.

Curioso, tra le altre cose, il caso di un ‘vagabondo straniero’ che ha sistemato la sua ‘abitazione’ nell’area portuale. Pare che la Marina di Loano abbia chiesto invano aiuto ai vigili urbani, ai Carabinieri, alla Capitaneria, senza risultato.  Curioso, senz’altro, che Loano sede del Comando della Capitaneria del ponente savonese, non possa mettere in atto un intervento risolutivo, anche se la persona in questione non da fastidio, semmai costituisce un precedente. Ne potrebbe arrivare un secondo e così via. Meglio prevenire subito.

Forse una maggiore incisività nella ‘comunicazione’ può aiutare a far breccia nel cuore e nella mente con i loanesi, in netta maggioranza acquisiti, creare sinergia di ideali tra la Marina di Loano ed il tessuto sociale cittadino di cui la Marina è parte integrante e non un corpo estraneo.  Un cambio di passo reciproco, si direbbe. (L.C.)

 

 

 

Loano ‘copia’ Rimini: ‘gemellaggio nel mare delle post – verità’ con Tavaroli e Tremonti, Pinotti, Quirico’. 5 giorni da copertina

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Il Comune di Loano e Marina di Loano in sinergia per dare vita al ‘premeeting’, sulle orme dell’ormai affermato ‘incontro di Rimini’. Con ospiti illustri, chiamati ad affrontare tematiche d’eccellenza per la storia, la sociologia, l’attualità, la cultura del nostro Paese. Con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, l’ex ministro delle Finanze dei governi di Berlusconi, Giulio Tremonti, ma anche un personaggio nazionale del calibro di esperienza vissuta, quale Giuliano Tavaroli, albenganese d’adozione e scrittore. E ancora, il giornalista Bruno Mastroianni, don Vincent Nagle, Beatrice Fazi attrice, Domenico Quirico giornalista e inviato speciale de La Stampa, ‘sequestrato’ dagli islamisti del terrore; Mario Mauro, senato ed ex ministro, don Claudio Burgio cappellano del carcere minorile di Milano.

Il direttore di Marina di Loano, Marco Cornacchia con Paolo Desalvo presidente Associazione Cara Beltà

Quando Carlo Scrivano (direttone dell’Unione Albergatori della Provincia di Savona, ciellino di vocazione ndr) è venuto a propormi questo evento, con un calendario ed una scaletta di contenuti sociali e culturali di grande spessore, non ho avuto esitazioni e mi ha coinvolto, io che sono di Rimini. Una bella iniziativa, importante per Loano. C’è il contenitore di argomenti ed invitati, ma c’è anche l’occasione di una grande promozione per la città, per il territorio” . Parole di Marco Cornacchia direttore di Marina di Loano Spa‘, società del gruppo Unipol – finanziario.

Loano in gemellaggio con Rimini attraverso le potenzialità del mondo di Comunione e Liberazione, fondato da don Giussani. Loano che è stata tra le prime città d’Italia ad intitolare un’area dei nuovi giardini dentro le mura al fondatore dell’Opus Dei. Loano che dal dopoguerra, salvo una breve parentesi, è terra madre di ‘balena azzurra’ o ‘balena bianca’. E la giunta del sindaco, Luigi Pignocca, dell’assessore al turismo e cultura, Remo Zaccaria, ha ‘sposato’ senza tentennamenti la proposta di ospitare a Loano personalità, pure controverse, pure discusse (pensiamo alle vicende giudiziarie di Giuliano Tavaroli e in misura minore di Tremonti), capaci di offrire ‘materiale di ascolto, dibattito, confronto’ di estrema attualità ed importanza. Loano che per cinque giorni, dal 5 al 9 luglio, cerca di coinvolgere centinaia, migliaia di cittadini.  C’è musica e divertimento per i più piccoli, per i giovani; ci sono gli appuntamenti che in qualche modo sono destinati ad introdurre la regia del meeting di Rimini del 20- 26 agosto, tradizionale appuntamento da prima notizia della giornata sui telegiornali e quotidiani nazionali.

Giuliano Tavaroli ospite al premeeting di Loano

Carlo Scrivano, durante la conferenza stampa, con il sindaco Luigi Pignocca e i giornalisti

Loano, nel suo piccolo, ma non troppo, è riuscita a trasformarsi in grande palcoscenico dove si parla e si dibatte, si impara, si scopre “se esiste il metodo per raggiungere certezze’, con il tema “Navigando nel mare delle post- verità”, ad opera di Giuliano Tavaroli esperto in sicurezza  delle telecomunicazioni.  Con lui l’autore televisivo e giornalista Bruno Mastroianni.  Oppure il tema “Quello che abbiamo ereditato ha ancora una valore nell’Italia di oggi“, con Roberta Pinotti, ligure e ministro della Difesa, con Giulio Tremonti, ex ministro e docente universitario, Emilia Guarnieri, presidente del Meeting riminese.  C’è il tema “Eredità e Libertà“, qualcosa da cui ripartire anche nella vita più difficile, svolto da don Claudio Burgio, cappellano di vasta esperienza nel carcere minorile milanaese.  C’è il tema “L’eredità dei padri e la sfida del futuro‘ che vede in cattedra, Europa e Medio Oriente, Mario Mauro, già ministro e senatore,  Wael Farouq, docente di letteratura islamica a Milano, il Cairo e New York, l’inviato speciale Domenico Quirico. Analisi e testimonianze. Riflessioni e proposte.

L’impronta di Comunione e Liberazione chiuderà la manifestazione alle 18,30 di domenica con la storica Marta Busani e la presentazione del libro sulle origini del movimento ed è il solco in cui si inseriscono l’associazione  Cara Beltà e le sue decine di volontari, desiderosi di riscoprire nelle proprie radici “la freschezza  di un’apertura a tutto ciò che, ovunque lo sis copre, rappresenta un bene da valorizzare e condividere”.

Marco Cornacchia, direttore di Marina di Loano, con Antonio Landi presidente del Banco di Solidarietà che opera a Loano ed assiste 32 famiglie

Con la stessa matrice collabora all’evento loanese il Banco di Solidarietà S. Francesco Maria da Camporosso con il presidente locale, Antonio Landi, dipendente comunale in pensione e che hanno la sede nei locali dell’ex convento dei Cappuccini, ora parrocchia. Un’opera ‘silenziosa’ e discreta a favore dei bisognosi. Nel loro caso 32 famiglie per l’80 % italiani, nuclei famigliari, più rare le persone sole.  “Raccogliamo soprattutto derrate alimentari – ricorda Landi – , una volta al mese  e partiamo 2 a 2 a distribuire nelle case, anche perchè c’è chi  non osa farsi  vedere a ritirare il pacco. Andando nelle abitazioni si ha la possibilità  di scoprire, far emergere tanti aspetti umani. Ma riceviamo pure segnalazioni dai parroci, a volte da medici di famiglia. Con queste persone finisce per nascere un rapporto di fiducia, amicizia, collaborazione”. I soci fondatori della onlus sono un ventina, molti di più quanti collaborano e  si organizza anche una sagra per raccogliere fondi.

E’ l’altra faccia di Loano che soffre, che ha bisogno di solidarietà oltre all’opera del Comune che, secondo il sindaco Pignocca, ha mantenuto inalterati gli stanziamenti complessivi per i ‘bisognosi’, sulla base dei requisiti Isee, una cifra di sostegno che si aggira sui 100 mila euro l’anno e i beneficiari si aggirano sul centinaio. L’altra faccia di Loano di cui poco si parla e poco si sa che riguarda anziani, ma anche giovani, famiglie con figli.  C’è l’aiuto del Comune, delle parrocchie (ai Cappuccini si servono pasti caldi),  delle associazioni. Difficile immaginare una società che non abbia diseredati che non hanno bisogno solo di carità. (L.Cor.)

Borghetto, denuncia penale contro Filippo Fazzari e C. (in Spagna) per 2 milioni di €

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Borghetto S. Spirito non tifa più Macron ? L’ufficio pubbliche relazioni del Comune ha ripreso a funzionare da gioiellino. Non solo notizie ufficiali, ma corredate di foto finalmente pubblicabili. L’ultimo comunicato parla del primo consiglio comunale, con il giuramento del primo cittadino. Fresco di nomina e neo telecronista di Ivg.it per le “ultimissime dell’incendio di una palazzina sull’Aurelia in corso di ristrutturazione”. Nessuno dice, invece, che tra il pubblico sorveglia i ‘lavori’ Rosy Guarnieri, leghista doc siculo – ingauna. In missione speciale ? Mentre ‘radio giustizia’ riferisce di un esposto denuncia per la Fazzari story,  recupero danni bonifica della cava maledetta. Andrà proprio così ? I giudici spagnoli sono più ‘bravi0′ dei colleghi italiani che hanno avuto bisogno ‘solo’ di 20 anni ?

Nell’immagine si riconoscere Rosy Guanieri, ex sindaco di Albenga, capogruppo per la lega Nord in quella città e da subito molto vicina alle elezioni comunali di Borghetto

Il momento della lettura del giuramento, alla sinistra del sindaco il segretario comunale, alla sua destra il vice Roberto Moreno

Nessuno ricorda più che Borghetto S. Spirito ha un robusto conto in sospeso con il ramo della Famiglia Fazzari che ha ereditato le fortune ‘all’estero del patriarca Francesco Fazzari. Non c’entrano Giulia e Rita che vivono tra Toirano, Borghetto, Albenga; Giulia detenuta nel carcere di Piacenza dal 19 luglio 2016 con l’accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Alchemia della DDA di Reggio Calabria. Ricevuta la notifica di chiusura indagini ha chiesto di esser sentita dai Magistrati. Emergerebbe che nel 2015 il Comune di Balestrino commissionò un preventivo alla Samoter / Comito dei Gullace – Fazzari. L’assegnazione doveva servire anche a risanare un vecchio credito del Comune da parte della società del sodalizio relativo alla “coltivazione” della cava / discarica di Balestrino ?, accanto allo stabilimento di Rolando Fazzari (il dossociato ed accusatore della famiglia). Perchè – a detta di Giulia Fazzari davanti ai Magistrati – il Comune di Balestrino nel 2015 commissiona un preventivo lavori ad una società gestita di fatto dalla famiglia Gullace e proprio dopo l’ennesimo arresto di Carmelo (Ninetto) nell’ambito dell’operazione “Real Time” della Procura di Savona ? Il blog NiNiN scrive per ora senza smentite: “Ci risulta che a quell’epoca fosse già in carica (dal 2011) la stessa Gabriella Ismarro, attuale sindaca di Balestrino” che finora pare abbia risposto solo alle domande del capo redattore del Secolo XIX, Nicola Stella.

Giancarlo Maritano ormai soprannominato il ‘mancato Macron’ di Borghetto dopo che nelle intenzioni doveva rappresentare il trampolino di lancio per la vittoria finale

Il Comune di Borghetto S. Spirito, già sotto la giunta del capitano Gianni Gandolfo (centro sinistra) aveva avviato le pratiche legali e civili (studio avvocato  Roberto Romani di Savona, uomo di sinistra, ex presidente della Fondazione De Mari ex Carisa, lo stesso studio che avrebbe curato con successo alcune pratiche civili dei Fotia di Vado e Savona contro la Casa della Legalità di Cristian Abbondanza) per sequestrare in Spagna proprietà riconducibili a Filippo Fazzari, primogenito di Francesco.

La somma in ballo (danni per la bonifica dell’ex cava di rifiuti tossici) si aggira sui due milioni di Euro. Pare che il tentativo sia fallito e a quel punto il legale con il consenso del Comune abbia consigliato l’azione penale. Da Savona è partito un dettagliato esposto – denuncia, consegnato tramite il referente legale spagnolo, alla magistratura inquirente di quel paese. Per quanto si sa Filippo Fazzari non avrebbe direttamente intestati beni che già erano frutto di investimenti del padre; ci sarebbero in ballo società di comodo e prestanomi.

Oddio se si riuscisse effettivamente a mettere le mani sul presunto ‘bottino’ il Comune di Borghetto avrebbe risolto il problema del suo buco di bilancio (1 milione e 600) e ne avanzerebbero. Ma non è detto che in Spagna i tempi della giustizia siano più rapidi che in Italia, basti pensare alla lunghissima storia giudiziaria della discarica – bomba, con la bonifica costata miliardi (di lire) alla comunità e che oggi ospita in parte il Depuratore Consortile. Eppure la memoria non è il pezzo forte dei media liguri, salvo qualche rara eccezione (La Casa della Legalità di Genova)  e cosa è accaduto in tanti anni, con tutti i protagonisti, resta negli archivi stampa perchè anche gli atti giudiziari, dopo un certo periodo, vanno al macero. E su quella cava, sui bidoni – bomba ambientale interrati per anni, non è mai stata scritta forse tutta la verità, con le complicità, i beneficiari, non solo quelli finali.

Pierpaolo Villa doveva diventare sindaco con la marea di voti grillini, ma per chi hanno votato i fedeli di Beppe Grillo ? Forse sono rimasti a casa, altri hanno preferito la destra

Non sappiamo quale sarà l’interesse della giunta di centro destra e del consiglio comunale nel perseguire la linea della fermezza. Finora la riservatezza era giustificata dal fatto che era meglio che il ‘Fazzari spagnolo’ non conoscesse le mosse del Comune e dei suoi legali. Ora speriamo che qualcuno ci tenga almeno aggiornato dell’esito dell’azione penale. Manco a dirlo altri spese, altri tentativi e forse il ministro ligure della Giustizia e quello degli Esteri potranno esercitare tutta la loro influenza.

Borghetto Santo Spirito che tra applausi e silenzi, ha bocciato la proposta dell’umile trucioli.it di un governo di ‘salute pubblica’, capace di fare squadra, forte delle competenze e della meritocrazia, di consiglieri ed assessori scelti senza bilancini. Borghetto che ha forse rischiato di essere governata dal ‘sosia’ che invocava Macron, il salvatore.

Un Macron presidente alla francese, mai ironico e mai banale, che dopo l’evviva di tanti italioti, ha chiuso la porta in faccia, anzi l’ha tenuta sbarrata, al dramma dei migranti a cui è condannato dalla storia il nostro paese e in particolare la frontiera di Ventimiglia. Quella Francia di Liberté, Égalité, Fraternité (in italiano Libertà, Uguaglianza, Fratellanza)  celebre motto risalente al 1700.  Quella Francia che ha ospitato i perseguitati dal fascismo, ma anche migranti affamati del nostro entroterra imperiese, post bellico, alla ricerca di fortuna  e  oggi integrati alla terza e quarta generazione. Quella Francia che, con i socialisti in particolare, ha dato ospitalità a molti intellettuali di sinistra, qualcuno alle prese con ordini di cattura ai tempi del terrorismo brigatista rosso e nero. Quella Francia dove persino in Costa Azzurra sono ‘emigrati’ fratelli mutatori e tuttora la collaborazione tra obbedienze (specie Piazza del Gesù del ponente ligure) è costante e si dice ‘proficua’.

Quel ‘modello Macron‘ che avrebbe dovuto portare alla vittoria, a Borghetto, nelle pie intenzioni del suo estimatore, il colto e ricco medico di famiglia Giancarlo Maritano, con una compianta  Maritano cugina che è stata vice sindaco di Gandolfo e alla quale è intitolata la sala consiliare. Quel ‘modello Borghetto’ che non solo ‘rifiutava’ ‘Borghetto Uniti’ , definendola una ‘banale minestra‘ (da Ivg.it), ma riproponeva la moltiplicazione delle liste, pur non superando le sciagurate lotte della montana Calizzano. E, ricalcitrante a suo dire, è tornato in pista, candidato sindaco, il tabaccaio, già di vocazione leghista, ma non massonica, né affarista. Quel Pier Paolo Villa che avrebbero dovuto votare in massa i grillini di Borghetto, primo o secondo partito alle regionali.

Dopo la frittata, con la vittoria ‘annunciata’ di un certo potere economico, ma con un sindaco ‘immacolato’, resta da vedere che ne sarà dell’urbanistica, dell’edilizia, dei terreni agricoli o meglio di un ritorno vero alla valorizzazione dell’agricoltura, dell’esigenza di dotare almeno gli ultimi ‘eroi’ della campagna di un mercatino agricolo al pari dei colleghi di Loano. Nessuno è così ingenuo da pensare che in quattro e quattr’otto si affrontino temi rimasti in naftalina per anni. La sterzata non può attendere, a cominciare dalla sorte del ‘monumento’ al degrado e all’antisviluppo socio economico della cittadina, ovvero l’ex Oleificio Roveraro. Tra le proposte più coraggiose, intelligenti, oneste, quella di raderlo al suolo, creare giardini, aree verdi, parcheggi, e trasferire all’esterno gli indici edificatori. Il mite e umile Giancarlo Canepa avrà la forza e soprattutto la coesione necessaria per una svolta epocale da lasciare in eredità ai futuro dei giovani ? (L.Cor.)

LA STORIA /

Sgomberata villa Fazzari da 20 anni discarica dei veleni

Finisce il maxi abuso nella cava di Borghetto

Gli eredi del proprietario sono già stati condannati

La villa abusiva della famiglia Fazzari che si trova all´interno dell´omonima cava di Borghetto Santo Spirito (trasformata negli anni ´80 in una discarica abusiva di rifiuti tossici), nei giorni scorsi è stata finalmente sgomberata dalle autorità ed entro la fine dell´anno sarà abbattuta dalle ruspe. Ci sono voluti quasi vent´anni, proprio come nel meridione infestato dalle mafie, ma nel ponente savonese, dove traffici illeciti e intrecci politico affaristici incrociano spesso le piste della criminalità organizzata, è stato demolito un simbolo dell´illegalità.

Se l´azione amministrativa intrapresa dal sindaco Santiago Vacca va giustamente sottolineata, è un dato di fatto che il clima in provincia di Savona sia cambiato grazie all´arrivo del nuovo procuratore Francantonio Granero, che ai reati contro la pubblica amministrazione e alla criminalità organizzata sta dedicando uomini ed impegno. E non va dimenticata l´opera di denuncia di associazioni come la Casa della Legalità.

La cava Fazzari fu oggetto, agli inizi degli anni ´90, di una maxi inchiesta che portò alla scoperta di migliaia di bidoni contenenti rifiuti tossico nocivi. Il processo, dopo la morte del principale imputato, Francesco Fazzari, portò alla sola condanna a quattro anni e mezzo (nel 2009, in secondo grado) per il figlio Filippo Fazzari che da anni si trova in Spagna. A lui lo Stato e gli enti locali stanno cercando anche di presentare il costo della bonifica milionaria. Ma l´inchiesta aveva anche consentito la scoperta di una casa completamente abusiva. Villetta che da allora, nonostante la palese e pluridenunciata illegalità, nessuno si era mai sognato di sgomberare e tanto meno di abbattere con una ruspa. E anche le iniziative di alcuni coraggiosi funzionari erano state isolate e frustrate nel totale disinteresse dell´epoca degli organi inquirenti.

Nella casa abitavano Rita Fazzari ed il marito Roberto Orlando e nell´area erano stati visti spesso anche la sorella Giulia Fazzari, ed il marito di lei Carmelo Gullace. Presenza ingombrante quest´ultima, visto che oltre a pesanti precedenti penali, anche recenti informative di reparti investigativi indicano Gullace come persona legata a famiglie calabresi referenti delle cosche in Liguria. Tra l´altro è all´esame della procura un episodio che riguarda lo stesso Gullace ed un volontario del Wwf di Savona. L´ambientalista sarebbe stato avvicinato da Gullace che lo avrebbe invitato ad interrompere la contestazione ad un progetto di discarica a Campochiesa cui era interessata la Samoter, società di Rita Fazzari.

Marco Preve (da Uomini Liberi settembre 2010)

 

 


Finalmente! I fratelli Toscano vendono: Monesi e i 650 ettari, la più estesa proprietà in Liguria nei comuni di Triora e Briga Alta

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Notizia attesa da anni e che appariva ormai una chimera. Gli anziani fratelli Terenzio ed Enrico Toscano, eredi unici, proprietari della più estesa proprietà terriera e montana della Liguria ( 650 ettari, 6 milioni e mezzo di mq.) hanno deciso: da ottobre, quando scadranno gli ultimi contratti con i pastori delle malghe e che potrebbero esercitare il diritto di prelazione, sarà in vendita l’intera montagna che si affaccia in gran parte sul Mar Ligure, abbraccia l’Alta Valle Arroscia, l’Alta Val Tanaro. Si estende nei comuni di Triora e Briga Altra(CN). E’ sulla loro proprietà che i tre fratelli Galleani negli anni ’50 hanno realizzato la ‘Nuova Monesi’ e la prima seggiovia della Liguria su un percorso di 2.352 m., altezza massima di 15 m., 40 minuti di tragitto nel ‘paradiso panoramico’ delle Alpi Marittime. E’ qui che per 30 anni si è vissuto uno straordinario ‘miracolo economico’ e di sviluppo con oltre un milione di ‘visitatori’. E’ qui che c’era una stagione estiva nell’albergo Redentore (ora in macerie), una stagione invernale con lo scii. E’ qui che sono stati realizzati, alcuni mostri multipiano, per 400 alloggi con piscina, pista di pattinaggio, sul ghiaccio, persino il Piccadilly night e discoteca. E’ qui che si è consumata la più grande ‘tragedia dell’abbandono’ vissuta in Liguria. La dove c’erano i ricchi, da anni ballano i topi, annusano i lupi, ‘gridano’ le marmotte, volano le aquile.

Enrico Toscano, con il fratello Terenzio primogenito, sono i proprietari della ‘montagna di Monesi’, 650 ettari, la più estesa della Liguria che sconfina anche in provincia di Cuneo

I fratelli Toscano persone comuni, ma che hanno vissuto tutte le contraddizioni possibili ed immaginabili di un’Italia lenta, mediocre, spesso incapace di valorizzare e sfruttare le sue risorse. Esperta in ricette contro lo spopolamento della montagna e della campagna dai microfoni di tv pubbliche e private, sui media. Ma a Monesi, nella proprietà dei Toscano, è successo qualcosa di opprimente e scandaloso. La ‘Nuova Monesi’, nel Comune di Triora che ora frutta 50 mila euro l’anno di Imu, era stata realizzata dal nulla, dalla collaborazione e disponibilità offerta dalla famiglia Toscano quando papà tornò dal Sud America dove aveva fatto fortuna in Perù, ma i suoi beni, proprietà terriere, finirono ‘nazionalizzate’. Dopo aver comprato la montagna, nè cedette  una fazzoletto di poche migliaia di mq. ai banchieri Galleani; viveva ancora il papà, conte Federico, che passò gli ultimi giorni di vita nella ‘casa dei cacciatori’ delle Navette.

La Nuova Monesi la seguiva il figlio Ingo, con la supervisione del fratello ‘banchiere’ Enrico e di Roberto. Nei patti, a quanto si dice, non erano previsti ‘casermoni’, ma il rispetto non solo della natura, doveva essere un centro turistico montano d’eccellenza, diciamo non proprio popolare, di nicchia.  E all’inizio fu così. Qui soggiornavano famiglie genovesi benestanti, i Taviani, le famiglie più facoltose di Imperia, qui Claudio Scajola ha ‘legato’ con la rampolla della famiglia Verda. Qui cominciarono ad arrivare, nella stagione estiva, decine di pullman di turisti stranieri, soprattutto, da Diano Marina, da Sanremo, dalla Riviera delle Palme.

Era il sogno dei Toscano, padre e figli che sono tutt’altro che talebani ambientalisti, la vocazione socio politica è sempre stata a destra. Il primogenito, Terenzio, insegnante delle medie ad Ortovero e Pieve di Teco, è stato assessore e consigliere comunale di Briga Alta. E’ persona schiva, riservata, apparentemente scontrosa, ha sempre seguito  la gestione della tenuta, gli impianti di skilift. Ora è ospite di amici a Pieve di Teco dopo che il paese, Piaggia, è finito nella morsa dell’alluvione del novembre 2016 , con ordinanza di sgombero e divieto di dimora. Non è neppure il caso di approfondire, citare la lunga stagione delle incomprensioni sia con i Galleani fino a loro crollo, sia con la Provincia di Imperia, controllata e sorvegliata per anni da quel centro di potere capace di fare e disfare, danni inclusi.

Basti pensare alla ingloriosa sorte della ‘vecchia signora seggiovia’ che ad un certo punto fu dichiarata ‘inabile’ al collaudo. Quando si scopre che la gemella, uguale identità, anche nelle caratteristiche altimetriche, è ancora in ‘servizio’ nel Tirolo italiano.  Basti pensare alle folli scelte della burocrazia della Regione Liguria che con l’avallo della politica, di ogni colore, ha autorizzato il tratto della nuova seggiovia condizionandola all’utilizzo nella sola stagione invernale della neve per tutelare un paio di specie di fauna (galetto forcello). Ci si preoccupa degli animali e si dimentica la sorte sociale degli uomini, di cosa significa per un’intera vallata, una Monesi dinamica come lo è stata, con i benefici a pioggia fino ad Ormea, Garessio, Bagnasco e verso Ovest per il comprensorio del Comune di Pieve di Teco.

Che accadrà ora con la decisione di vendere al migliore offerente ? Come calcolare il valore di 650 ettari ?  Viene in mente l’esperienza, pur nel piccolo, messa in atto per risollevare dall’abbandono la frazione di Upega. 24 cittadini, tra residenti e proprietari di seconde case, hanno deciso di autotassarsi, acquistare un vecchio stabile già sede di  locanda, renderlo fruibile come ristorante, bar, negozio, albergo, affidando la gestione ad una cooperativa già attiva sulle Alpi e nei rifugi. Un’esperienza con risultati positivi sotto ogni aspetto. I giovani impegnati con passione hanno persino preso la residenza.

Enrico Toscano, sorridente, conversa con il cronista montanaro

E’ possibile un discorso analogo per Monesi ? Dare vita, tra i tanti ‘amici di Monesi‘ ad una società che acquisti la proprietà e, con l’aiuto indispensabile della ‘mano pubblica’, si passi a ricostruire il rilancio ?  Non quello parolaio che ascoltiamo spesso e volentieri nella passerelle dei canali televisivi dove tutto è ‘eccellenza’, tutto è favoloso, tutti predicano la ‘ricetta contro lo spopolamento’. Pochi si rapportano con la terra, il recupero dei terreni, la fatica a coltivare e vendere i prodotti in modo remunerativo.

Certamente se la Regione di centro  destra col vento in poppa del presidente Giovanni Toti che ha nel suo governo tre assessori di punta imperiesi come la Sonia Viale, Marco Scajola e Gianni Berrino, assumesse la regia dell’operazione  Monesi – Toscano sarebbe un eccezionale risultato, da traguardo per il gioiello alpino dell’imperiese, diciamo pure per l’intera economia di una gran parte della Liguria. L’occasione di Monesi è unica per tante ragioni, sociali ed imprenditoriali. Un volano sicuro da ‘opera strategica’.

E’ un sogno pensare che 5 – 10 mila cittadini siano disposti ad investire diciamo quote di 5- 10 mila euro in un società privata (in maggioranza), pubblica (di minoranza) per sfruttare una risorsa, rilanciare un’economia, dare una prospettiva alle future generazioni di  valli altrimenti destinate ad essere divorate dai boschi ?

Enrico Toscano, classe 1938, giovane di spirito, ricco di interessi di vita e  da turista innamorato della Thailandia, ma anche di Alassio dove ha tanti amici, si lascia sfuggire una confidenza: “Non abbiamo eredi diretti, una cugina vive ad Albenga….tanti in questi anni ci hanno chiesto di creare una Fondazione ad hoc a cui lasciare la nostra proprietà. Una proposta suggestiva, anche in onore e in memoria di nostro padre, delle nostre origini brigasche, ma sono tante e troppe le delusioni. La decisione di vendere, prima che sia troppo tardi visto la nostra età, è definitiva. Nei nostri auspici non vorremmo  si consumasse altro suolo, ma si ricostruisse sull’esistente. Sarebbe un buona idea portare a Monesi i croceristi di Costa Crociere che arrivano a Savona, una trasferta mare -monti incomparabile, all’andata alla scoperta della valle dell’Arroscia, al ritorno Ormea, Garessio. Si risolverebbe il destino di paesi e vallate altrimenti condannate a morte lenta. Certamente – conclude Enrico Toscano - occorre che la seggiovia sia prolunga sino al Redentore, resti attiva  oltre la stagione invernale, si recuperi il patrimonio edilizio nel rispetto della natura, dell’ambiente, del paesaggio. C’è bisogno come il pane di posti di lavoro, basta giovani costretti ad emigrare all’estero e lasciare i loro paesi che narrano del sudore, dei sacrifici di intere generazioni”.

Ecco come si presentava Monesi, in cartolina, a fine anni ’60 e primi anni ’70, quando le costruzione non erano ancora tutte ultimate

Chiediamo se ha idea di quanto ammonti la richiesta di vendita e se nel recente passato ci sono già state avance,  Enrico Toscano, persona a modo, semplice ed affabile sorride: “ E’ un terno al lotto, che dire….non si pensi ad una svendita, speriamo in un progetto serio e fattibile….”. I due fratelli già lo scorso anno avevano messo in liquidazione la società che si occupava degli impianti di scii. Di fatto rinunciando alla stagione invernale, in caso di neve.

Il caso vuole che nel maggio scorso, pur nell’abituale disinteresse e distacco sulle notizie del media liguri e piemontesi, sia stato pubblicato il bando d’asta relativo alla tenuta di Valcasotto (Valle dei Castori). La quasi totalità della superficie ricade nel territorio del Comune di Garessio (tra le realtà più disastrate nell’economia della Val Tanaro, se si esclude la forte presenza  della San Bernardo Spa ) e solo in minima parte  fra i Comuni di Roburent e Pamparato.  La tenuta si sviluppa a quote comprese tra 940 e 2100 metri slm. E’ costituita da due grandi comparti separati, situati l’uno a destra e l’altro a sinistra  del torrente Casotto, hanno una superficie complessiva di 1.856,83 ettari. Di questa  1200 ricoperti da bosco,  480 interessati da zone di pascolo, mentre 150 ettari sono terreni non boscati. Un ricco patrimonio naturalistico e di biodiversità. Per quanto riguarda  la conformità dei manufatti esistenti il proprietario dichiara che “l‘immobile oggetto della presente asta è conferme alle norme edilizie ed urbanistiche ed è libero da vincoli”. Nel 2000 la proprietà fu acquistata da una società di Pesaro, dalle Ferrovie Nord Torino (finite in procedura concorsuale) per 4 miliardi di lire. La Regione Piemonte fece valere la prelazione sul solo Castello di Casotto e ora il proprietario  la rivende  il tutto a 6 milioni e 800 mila euro.

Due vendite in territori vicini sono senz’altro un avvenimento che va oltre i confini regionali. Non possono non avere influenza reciproca sull’eventuale mercato, con la Provincia di Cuneo coinvolta in entrambi i casi. Quella di Monesi appare oggettivamente più avvantaggiata, più accessibile nel binomio mare – monti, si aggiunga che è in corso per le Alpi del Mare il riconoscimento a patrimonio Unesco. E poco importa se oggi la ‘tenuta di Monesi’ dei fratelli Toscano frutta 47 mila euro l’anno per i pascoli dei pastori provenienti dal Basso Piemonte e dal Torinese, e 25 mila euro nelle stagioni di neve per via degli impianti  di proprietà della Provincia di Imperia e dati in gestione ad un imprenditore onegliese.

Monesi da rilanciare, dalle parole, alle promesse, ai fatti. Cara Liguria se ci sei batti (e conti davvero e ci credi), un colpo ! Magari coinvolgendo la potente e tenace lobby dei Bagni Marini, tanto cari alla famiglia Scajola: prima il ministro Claudio, ora il nipote Marco. Bagni di sole e di mare e durante la vacanza un ‘bagno di montagna col marchio Monesi’ e le sue straordinarie bellezze. Un pensiero lo deve pur fare la famiglia imperiese Cozzi – Parodi che, con la fattiva collaborazione dell’onorevole Vittorio Adolfo, ex assessore regionale ai Trasporti, acquisirono anni fa l’immobile che ospitava l’albergo Redentore finendo in un ginepraio burocratico e legale. Da paralisi totale e cumulo di rovine.

Luciano Corrado

Monesi in vendita: 16 mila grazie, ma in agguato disfattisti, polemisti, disinformatori

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Nessun trionfalismo per una notizia data in esclusiva da trucioli.it (blog montanaro) sulla messa in vendita della montagna di Monesi (esclusa la zona edificata) di proprietà dei fratelli Terenzio ed Enrico Toscano.  Solo l’orgoglio professionale di non perdere la presa sulla ‘piccola Svizzera’ che tanti trombettieri decantano a parole, nei fatti campa cavallo. Le 16 mila visite a trucioli.it raggiunte fino ad oggi dimostrano quanto esteso sia l’interesse dei cittadini, liguri e piemontesi o magari dall’estero, per la sorte di un nome che è storia, con un passato di locomotiva di due intere vallate: Arroscia e Alto Tanaro. E dietro l’angolo avanza in uno dei tanti ‘silenzio stampa’ lo spettro che anche nella prossima stagione sciistica non si possa raggiungere Monesi ( via San Bernardo di Mendatica) perchè la ‘variante’ all’abitato della vecchia Monesi, incontra difficoltà e dunque va a rilento. Sarebbe un’altra sciagura. Mentre arriva la buona novella che è tornata transitabile, da mercoledì, la Monesi – Limone anche sul versante imperiese. Il presidente della Provincia Natta merita un plauso convinto.Il Secolo XIX del 7 luglio, a firma del corrispondente Ino Gazo, titola: “ La Valle Arorscia reclama aiuti. Obiettivo: sopravvivere al futuro. Per ridare vita alle aree depresse servono 9 milioni di euro. Patto tra sindaci a Pieve  di Teco. Presto l’incontro con la Regione”. Nessuno cita Monesi, nessuno cita che se Marco Scajola, potente ed ascoltato assessore regionale forzitaliota, firma  78 annunci dell’ufficio stampa per aiutare i ‘poveri’ ed abbandonati proprietari di stabilimenti balneari della Liguria a vincere la battaglia contro la Bolkestein, non resterà sordo a quelle aree dove da piccolo trascorreva l’infanzia estiva con la nonna. E papà Alessandro, onorevole democristiano, benemerito ex vice presidente Carige, ha comprato e venduto l’alloggio a Monesi di Triora negli anni giusti, prima che arrivasse il deserto. Basterebbe invogliare qualche migliaio di bagnanti nel mare verde dell’entroterra per risolvere qualche problemino di sopravvivenza.

Il Comune di Mendatica si è mosso facendo del suo meglio, la Provincia assicura abbia fatto altrettanto e così pure la Regione che può contare sull’appoggio di tre big imperiesi, tutti in giunta (Viale, vice presidente e leghista Doc, Scajola FI, Berrino FD è lui l’assessore ai Trasporti, alla Promozione turistica e al marketing territoriale).  Le nostre fonti solitamente informate descrivono questa situazione. La ‘bretella’ è stata ‘progettata’ di 3 metri di larghezza e ha avuto il consenso di tutti i titolari delle aree interessate. E’ sorto un primo problema sulla ‘proprietà’ della strada, se è provinciale come la n. 100 franata, occorre prevedere la larghezza di legge di 10 metri, in quel caso un cittadino originario di Mendatica, ma residente del comprensorio di Pieve di Teco, si sarebbe messo di traverso: ” Tre metri va bene, dieci metri no, fate l’esproprio”. E qui entrerebbero in ballo possibili tempi lunghi della causa, seppure accelerata quando c’è di mezzo l’interesse pubblico. Si aggiunga che la variante interessa terreni da decenni abbandonati e dove gli avi seminavano  grano, avena, patate. Di fronte a questa problematica, la Provincia si sarebbe detta disposta a rinunciare alla sua giurisdizione su tutto il tratto di strada fino all’abitato di San Bernardo, in quel modo l’opera già finanziata con 500 milioni della Regione, questo l’annuncio stampa di due settimane fa, potrebbe ricadere nella totale competenza del Comune, rimanere nei tre metri, dunque senza l’ostacolo dell’unico privato (pure simpatizzante leghista) che si metterebbe di traverso.  In tutto questo però il fattore tempo gioca un ruolo importantissimo.

Marino Arimondi titolare della società che ha in appalto per sei anni gli impianti sciistici di Monesi e la seggiovia

Nonostante nelle sue dichiarazioni, Marino Armondi, titolare di Noir Srl  la società che ha in appalto dalla Provincia di Imperia gli impianti sciistici, continui a ripetere il concetto di “Monesi come grande opportunità per rilanciare il comprensorio”, non ha finora speso una parola, forse per scaramanzia, sul rischio che non si arrivi in tempo a ‘sfruttare‘ la prossima stagione invernale, augurando tutti copiose nevicate. Eppure non è un aspetto di poco conto, è un’urgenza di assoluta priorità e tutti, diciamo tutti, dovremmo essere impegnati affinchè  siano superate tutte le pastoie burocratiche e non.

Il dr. Ferruccio Dardanello, presidente della Camera di Commercio di Cuneo, a Upega con il dr. Giovanni Belgrano, presidente di A Vastera (associazione brigasca), è ottimista sul futuro delle Alpi Marittime

Ferruccio Dardanello, presidente della Camera di Commercio di Cuneo, intervistato da Imperia Tv nei giorni del convegno brigasco, a Upega, dice di essere “fiducioso e ottimista per natura, è il mio Dna”.  E ha aggiunto: “Il futuro delle Alpi del Mare ci regalerà pagine importanti per dare finalmente prospettive ai giovani, mentre l’Europa ci aiuta”. Dardanello che è stato  presidente delle Camere di Commercio italiane, fa molto affidamento sul ‘bollino Unesco’ per le Alpi del Mare, il cui iter è in corso e si dovrebbe concludere entro l’anno. “Questo riconoscimento – ha rimarcato - ci regalerà occasioni interessanti per dare prospettive di lavoro alle nuove generazioni. Non è più un sogno. L’agricoltura dei monti - sic ! ndr- è un paniere unico al mondo, lavoreremo per un trend che può offrire prodotti unici, quali il tartufo, il vino, i funghi; ci sono eccellenze con certificazioni di qualità, con la certezza di provenienza dei prodotti, bisogna far presto, servo un progetto complessivo“.

Andrea Pomati giornalista e capo redattore di Imperia Tv al carnevale di Pieve di Teco

E l’intervistatore Andrea Pomati, capo redattore di Imperia Tv, collaboratore de La Stampa ed Il Secolo XIX, considerato il principe dell’informazione ponentina, già intravvede per queste terre da decenni abbandonate “un ritorno all’economia agricola, alla campagna e forse grazie ai giovani  anche alla pastorizia”.  Ha parlato di “patrimonio Unesco- Alpi Liguri alla stregua di un’azienda meravigliosa che può tornare a far crescere la Valle Arroscia e la provincia di Imperia”. Se lo sostiene un giornalista esperto della sua caratura bisognerebbe credergli. Del resto  il suo editore, il cav. Francesco Zunino, dice di “amare la montagna imperiese più di ogni altra cosa e nonostante le colpe e le incapacità dei politici, intravvedo con la nostra collaborazione televisiva grandi opportunità di ripresa…”.

L’augurio è non si tratti solo di ‘sponsorizzare’, anche grazie agli introiti pubblicitari, le sagre e feste di paese, che nonostante tutte le buone volontà del mondo non hanno finora creato un posto di lavoro in più, né si sono viste riaprire strutture alberghiere ricettive, le sole capaci di creare posti di lavoro, attrarre correnti turistiche. Eloquente il caso di Cosio d’Arroscia dove dopo la chiusura di Ilva il paese è rimasto senza un albergo, ha un ristorante dei fine settimana molto apprezzato per la qualità dei menù ed un agriturismo. Qui è attiva una Pro Loco che da Imperia Tv propaga fiducia, impegno, strategie vincenti, coesione sociale. Ogni tanto sarebbe giusto fare un bilancio dei risultati socio economici. Il sindaco di Cosio ha spesso parlato in Tv di promozione utile a spingere giovani coppie a scegliere come dimora il paese, ospitare  nuove famiglie con bambini. Non conosciamo i traguardi raggiunti  sul fronte immobiliare. Speriamo di non ritrovarci  con qualche delusione, con la chiusura degli eroici titolari di negozi di alimentari, bar e tabacchi.

Non mancano, a torto o ragione, neppure le cassandre e di recente avevano diffuso notizie ‘allarmistiche’ sulla Limone – Monesi, definita molto pericolosa dopo la tragedia dell’auto francese precipitata nel burrone, con due anziane donne morte, c’è chi invoca via Facebook la chiusura. Chi ha scritto la notizia sul Secolo XIX e La Stampa, chi ha ascoltato Imperia Tv, gli organi di informazione più seguiti e letti, oltre ai giornali on line, ha appreso che a dare l’allarme  dell’incidente, testuale “era stato un agente  di polizia penitenziaria fuori servizio, Giacomo Romeo, in forza al carcere di Sanremo, che stava transitando in motocicletta”. Sarà anche così, ma forse c’è un difetto di ‘fonti di informazione’ se a trucioli risulta una versione piuttosto divergente. Spieghiamo perchè, proseguendo nelle lettura degli articoli ‘autorevoli’, firmati da colleghi professionisti: ” Sulla Toyta Land Cruiser precipitata nel dirupo, con un volo di una sessantina di metri, viaggiavano infatti in cinque, tutti pensionati che avevano deciso di fare una gita….Si sono salvati quelli rimasti nell’abitacolo che, intrappolati e gementi, hanno dovuto attendere l’arrivo dei soccorritori per essere  estratti da ciò che restava dell’auto….I feriti sono una donna francese di 64 anni ed un uomo di origini italiane di 83 anni, entrambi trasportati a bordo dell’elicottero, trasferiti all’ospedale Santa Corona ed un terzo occupante nell’ospedale Santa Croce di Cuneo….”.

Enrico Toscano proprietario con il fratello maggiore Terenzio della più estesa tenuta agricola- montana della Liguria: 650 ettari che da ottobre saranno in vendita al migliore offerente

Le fonti del Comune di Briga Alta e dall’ospedale Santa Corona danno una versione piuttosto diversa. La Toyota, a trazione integrale, era condotta da un 83 enne; ad un centro punto hanno incrociato un’altra vettura proveniente da Limone e diretta a Upega. Dove c’era la deviazione obbligatoria, nonostante gli stessi giornali avessero annunciato l’avvenuta inaugurazione della Limone – Monesi per il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, riparata dalla frane. Cosa che non era vera in quanto il tratto finale verso Monesi, nelle proprietà dei fratelli Toscano, era  ancora interessato da frane consistenti ed occorrevano lavori di un certo impegno assegnati ad una ditta di Nava.

Un occupante del Fuori strada francese, è sceso per facilitare la manovra tra le due auto. Pare esclusa la retromarcia, semmai l’accostamento al ciglio-strada. Cosa è poi accaduto ? Lo racconta il testimone francese: “Terminata la manovra, l’auto che abbiamo incrociato ha proseguito regolarmente, io attendevo di risalire sulla nostra vettra quando la ruota posteriore sinistra, ma forse anche quella anteriore con le marce automatiche innestate, ha iniziato a ‘perdere presa’ e scivolare. E’ stato un attimo, davanti a me il vuoto, l’auto carambolava…è sopraggiunto un motociclista …. io  davo l’allarme…una scena terribile..poi i soccorsi, ero sotto choc….“.

Dunque pare escluso un guasto al sistema frenante, semmai una disattenzione, accostandosi troppo ai limite di sponda e quando si è trattato di ripartire le trazione integrale ha portato la vettura ha perdere la presa e precipitare.

Si è scritto, nei giorni successivi, che la Monesi – Limone è pericolosa ed andrebbe chiusa. Chi lo dice ? Non è cambiato nulla rispetto a prima, c’è una vistosa presenza di cartelli che indicano l’assenza di protezione, l’obbligo di procedere a bassa velocità tenendo conto che ci sono tratti  che si affacciano su precipizi. Non è da oggi che quell’arteria, pur al centro di un robusto intervento regionale, resta ad alto rischio. Basti pensare al dramma di cui si era involontariamente macchiato Beppe Grillo.  Un’arteria, con pedaggio, che con la chiusura di Monesi resta in parte monca e depotenzia i passaggi che lo scorso anno hanno raggiunto quota 3500.  Si aggiunga che l’arteria del Garezzo che consentiva il percorso, panoramico e suggestivo, dal Colle Melosa, da Triora e Molini di Triora resta chiusa per frana e la Provincia di Imperia ha difficoltà a far presto, dunque resta accessibile da Limone, dal Colle di Tenda (versante francese), da Monesi, da Upega. Il presidente della Provincia di Imperia, Natta, ha rivolto un invito alla ‘massima prudenza su un  tracciato meraviglioso, ma non per tutti”.C’è da dire che la maggioranza degli ‘utenti’ (si paga un pedaggio) sono motociclisti, soprattutto stranieri: tedeschi, francesi, svizzeri, austriaci.

Roberto Porro con il fratello Stefano e papà Remo sono titolari dell’omonimo pastificio di Nava di pasta fresca, proprietari dell’albergo ristorante bar La Vecchia Partenza di Monesi di Triora ed hanno ristrutturato un vecchio rifugio sulle Alpi, tra il Redentore e Monte Frontè

Torniamo al tema della messa in vendita della proprietà Toscano, a Monesi (nelle province di Imperia e Cuneo, Comuni di Triora e Briga Alta) e all’interesse che ha suscitato. Pare poco utile chiedersi perchè i Toscano hanno scelto il momento peggiore (frane, provinciale cancellata nell’abitato di Monesi di Mendatica), importante è essere uniti nel proporre alternative credibili. E’ qui che deve entrare in campo, non a gamba tesa, la ‘politica nobile’, capace di essere faro ed apripista. L’ipotesi migliore sarebbe quella di trovare un gruppo imprenditoriale serio e solido, affidabile, non è difficile ad esempio fare il nome quale ‘catalizzatore’ del presidente degli industriali imperiesi Alberto Alberti che, tra l’altro, avrebbe in Monesi la più estesa ‘malga’ per i pastori che producono latte. Non è difficile fare il nome, in un’auspicata cordata, dei fratelli Porro di Nava,  proprietari dell’albergo- ristorante- negozio La Vecchia Partenza a Monesi di Triora e impegnati nella realizzazione del rifugio tra il Saccarello e Monte Frontè. Una famiglia che nei fatti ha dimostrato capacità e fiuto imprenditoriale, spirito di sacrificio e coraggio, da papà Remo, origini a Mendatica, ai figli Stefano e Roberto, ai giovani nipoti. Non solo possono vantare un piccolo patrimonio immobiliare nell’imperiese soprattutto, intuizioni ed abilità, sono orgogliosi di essere utili a quella terrà, iniziando dai posti di lavoro della loro azienda di pasta fresca.

Come non ipotizzare ed auspicare l’impegno concreto (dalle parole ai fatti) di un altro big dell’imprenditoria quale Emilio Cordeglio, nato a Montegrosso Pian Latte dove ha una paio di seconde case ed il fratello Riccardo, ex sindaco, gestisce con la figlia il più avviato e annuale ristorante della Valle Arroscia. Cordeglio che nella due giorni di Upega ha indicato la road map  per Monesi (vedi….). Cordeglio che con la sua ‘fabbrica di viaggi’ ed il suo sostanziale ‘aiuto’ a Imperia Tv, potrebbe essere una formidabile promoter.

Elio Cordeglio l’imprenditore e agente di viaggi nelle province di Imperia e Savona, è originario di Montegrosso Pian Latte

Lo stesso Enrico Toscano, il fratello che ha girato il mondo, ha ipotizzato che a Monesi potrebbero arrivare i croceristi di Costa Crociere che sbarcano nel porto di Savona (si è arrivati fino a cinque navi in contemporanea con sei mila ospiti). Enrico con la sua esperienza, ha fatto pure il malgaro nelle sue montagne, suggerisce che è indispensabile e prioritario per il rilancio di Monesi (diciamo le due Monesi) allungare la seggiovia fino al Rendentore, sulle orme della ‘vecchia signora’ dismessa ed è necessario renderla usufruibile d’estate, come si era fatto per oltre tre decenni, con successo. Pare indispensabile coinvolgere la famiglia Cozzi – Parodi che hanno acquisito la proprietà dell’ex Albergo Redentore e nell’imperiese hanno interessi consistenti, alcuni in lista d’attesa.

Il cav. Giovanni Massa titolare della rinomata azienda di vino ed olio Il Cascin a Borgo di Arzeno D’Oneglia

Sarebbe un errore ignorare un’altra famiglia importante, quella del cav. Giovanni Massa, conosciuto per la martellante presenza pubblicitaria e redazionale a Imperia Tv delIl Cascin‘ di Borgo di Arzeno D’Oneglia. Con la moglie e la figlia sono proprietari della più affermata azienda agricola (vino ed olio, vasetti) del ponente. Massa ha  interessi quale ‘concessionario Vailant per il ponente ligure. E’ un perito chimico che si è diplomato al mitico Ferrini  di Albenga quando era gestito da don Lasagna. Massa è stato  insegnante.  Politicamente è cresciuto alla scuola dell’onorevole Manfredo Manfredi democristiano Doc e mai transfuga. Negli ultimi anni Massa, con Claudio Burlando presidente della Regione per due legislature è stato referente in Valle. Ha ottenuto finanziamenti, ha comprato la tenuta della famiglia Viani, il denaro l’ha investito per ampliare, produrre, realizzare un frantoio ed un’azienda modello.

La famiglia Massa: Sara, Giovanni, Jose

Ce ne fossero di imprenditori con un passato e una visione commerciale come ha avuto ed ha il cav. Massa. E  perchè non inserire in un futuro ‘progetto’ di rilancio di Monesi con l’acquisizione della proprietà Toscano, i fratelli imprenditori Marchisio di Pieve di Teco, sempre di Pieve un altro nome illustre dell’imprenditoria pievese e della valle, la famiglia Ferrari. 

E non sarebbe neppure sbagliato, anzi sinonimo di garanzia coinvolgere nell’operazione Monesi quanti hanno fiducia e la possibilità di investire nel futuro; coinvolgere i Comuni della Valle, la Provincia, le due diocesi su cui gravita Monesi: Albenga – Imperia per Monesi di Mendatica e il Monte Frontè, Ventimiglia per Monesi di Triora, Upega e Piaggia, uniche due parrocchie del cuneese sotto il vescovo di Ventimiglia.

La politica, i politici cuneesi, imperiesi, di ogni colore, dovrebbero impegnarsi a far si che una banca del territorio si impegni davvero per  la ‘locomotiva Monesi‘ e non si ripeta la scena a cui si è assistito con la Fondazione Carige per via del finanziamento che colposamente la Provincia di Imperia aveva trascurato, fino a far scadere i termini e per la banca è stata l’occasione buona per revocarlo. La Carige, oggi con suo maggior azionista Malacalza, potrebbe farsi garante, magari in tandem con un istituto bancario piemontese ; il dr. Dardanello, il parlamentare big di riferimento della zona, il ministro Costa, potrebbero interporre i ‘buoni uffici’. Non per far sognare gli ‘Amici di Monesi’ che sono tanti, a cominciare da molti giovani che abitano in Liguria e non solo. Bisogna fare presto. Chi ha proposte sensate si faccia avanti, anche senza battere la gran cassa mediatica. Lavorare in silenzio è l’arma di tanti imprenditori di successo. E non abbiano invece il sopravvento gli onnipresenti disfattisti, polemisti, disinformatori o quei mafioselli dell’informazione che pensano ancora di esercitare il quarto potere con la delegittimazione.

Luciano Corrado

Gli anni felici del ‘popolo di Monesi di Mendatica e dell’Associazione Monesi Borgo Antico e c’è chi reclama a gran voce il ritiro delle dimissioni del suo tenace e sapiente presidente

 

 

 

 

 

 

La malattia più grave al mondo? Da Loano, con Tavaroli, allarme analfabetismo digitale

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Un esperto nazionale di spy story: tra sipe, spioni e spiati. Giuliano Tavaroli invitato al ‘Pre – meeting’ di Rimini a Loano.  L’evento, nelle intenzioni degli organizzatori, avrebbe dovuto suscitare l’interesse dei media, non solo a livello locale. Un impegno arduo, in parte fallito, anche se almeno c’è stata partecipazione di pubblico, condivisione per la qualità degli argomenti affrontati. E’ arrivato l’ex ministro Giulio Tremonti che in queste settimane fa presenzialismo in tv, tornato alla grande sulla scena pubblica da protagonista. Con quale futuro ? Da Loano avrebbe potuto ‘lanciare’ uno scoop, non è andata così. A Tavaroli, tra i massimi esperti in sicurezza delle telecomunicazioni e di intelligence, abbiamo cercato invano di strappare una ‘notizia’, un giudizio da ‘tecnico’ sull’intricatissimo ‘scandalo Consip di Napoli e Cpl Concordia’ in cui sono coinvolti altissimi rappresentanti delle istituzioni, con strascichi clamorosi per fuga di notizie che chiamano in causa Henry John Woodcock, tra i magistrati inquirenti più noti e discussi d’Italia.

Da sn, Paolo Desalvo, direttore di banca e presidente dell’Associazione Carà Beltà, Giuliano Tavaroli, la moderatrice e il giornalista professore universitario Bruno Mastroianni

Giuliano Tavaroli esperto di sicurezza delle telecomunicazione ed intelligence

Un libro di successo scritto da Giuliano Tavaroli

Diciamo subito che Giuliano Tavaroli, gioventù ad Albenga,  servizio nell’Arma dei carabinieri, ‘era stanco’ e “in questo momento non sono in grado di rispondere’. La fuga di notizie sulle vicende Consip, i sospetti e le accuse ai vertici dei carabinieri del Noe, la chiamata in causa al veleno di agenti dei servizi segreti, l’avviso di reato al Comandante generale dell’Arma ed al generale comandante la Divisione della Toscana, i sospetti di traditori e complottismo tra procure, giudici, magistrati inquirenti, il ruolo del padre dell’ex presidente del Consiglio Renzi, la fuga di notizie con il coinvolgimento della giornalista televisiva Sciarelli, compagna del magistrato napoletano. Una storiaccia che non ha precedenti pure in un paese che di ‘vicende oscure’, tenebrose, sconvolgenti ne ha vissute tante, troppe. Dal terrorismo di destra e di sinistra, alle ‘stragi di stato’ (basti pensare alle Bombe di Savona rimaste senza responsabili e men che meno mandanti), ai servizi segreti deviati, al ruolo della massoneria, sia essa deviata, affaristica o stragista, all’invincibilità checche se ne dica del potere mafioso in tre regioni d’Italia. Alle penetrazioni all’interno della classe politica e soprattutto il ruolo di colletti bianchi collusi.

Giuliano Tavaroli ha conosciuto anni da recluso nelle carceri italiane, l’isolamento, la gogna, perchè a sua volta coinvolto in una ‘spy story’ che fece enorme scalpore.  Tavaroli presentato dalla moderatrice dell’incontro come “massimo esperto di intelligence del paese“.

Non so che dire, è una storia complessa – ha risposto alle nostre domande a fine dibattito, a tu per tu – sulla vicenda Consip-, in questo momento sono stanco ed un po’ confuso…”. Non ha avuto sorte migliore la domanda sul mistero dell’orribile morte riservata, nel luglio 2006, al finanziere – cassiere dell’Opus Dei Gianmario Roveraro, albenganese di nascita e dove ha trascorso molti anni della sua vita, dove aveva rapporti d’affari ed amicizie, dove ogni estate trascorreva nella sua villa di Marmoreo, frazione di Casanova Lerrone, le vacanze con l’adorata famiglia.  Che idea si è fatto da esperto di intelligence ? Tavaroli: “Roveraro quale ?… Si, si, ricordo vagamente, ora però non riesco a focalizzare…a mettere assieme i ricordi, so che era un’ottima persona….mi spiace non posso ricordare altro”.

In prima fila l’ex presidente della Provincia e primario al S. Corona Marco Bertolotto ossequiato dal direttore di IVG.iT, Federico De Rossi, che hanno in appalto il marketing di ‘Marina di Loano’

Giuliano Tavaroli che sedeva a fianco a Bruno Mastroianni, giornalista, autore televisivo, insegna Media Relations presso la facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce, direttore dei progetti italiani dell’Associazione Iscom, ente che promuove attività di comunicazione e formazione per organizzazioni no-profit. Dirige l’Ufficio Stampa della Prelatura dell’Opus Dei in Italia.

A Loano sono stati chiamati per parlare di altri temi, dal titolo: ” Navigando nel mare delle post -verità“. Si è parlato di quella rivoluzione  tecnologia capace di rendere i cittadini nevrotici  e lasciare tracce digitali ovunque. Si è accennato, ad esempio, all’evoluzione digitale e tecnologia nel capo della Sanità. La Regione Lombardia è un esempio e in futuro “avremo servizi migliori”.  Tutti stiamo vivendo nella ‘repubblica digitale’  e tutti possiamo renderci conto  dei clamorosi errori  che vengono commessi con l’informazione web.  Si è sviluppata un’identità digitale, un’economia digitale che nel mondo  muove 22 miliardi all’anno.  E poi come non tenere conto che dalla rete “non scampare niente’, resta tutto. L’archivio cartaceo può andare in fiamme, l’archivio digitale no.

Giuliano Tavaroli salute due amici presenti all’incontro

Pre meeting, a Loano,  con il ruolo attivo di Comunione e Liberazione, una delle realtà socio economiche e politiche che hanno avuto ed hanno un peso, una forza nelle strategie di penetrazione nel governo del Paese, dell’economia,  in alcune regioni in particolare, in alcune realtà imprenditoriali. Comunione e Liberazione che a Loano – tra le prime città in Italia a dedicare una piazza – giardino al fondatore dell’Opus Dei -  ha trovato la collaborazione dell’Amministrazione comunale del sindaco Luigi Pignocca, dell’assessore al Turismo e cultura Remo Zaccaria ed il sostegno logistico di Marina di Loano che fa parte del Gruppo Assicurativo e bancario Unipol. Proprietaria del primo scalo turistico della Liguria, rilevato con il crollo finanziario e giudiziario del gruppo Ligresti.

Il palcoscenico di Rimini ormai è un solido appuntamento in cui vengono invitati i big e le personalità diciamo più ‘rappresentative’ del momento. Una settimana di riflettori televisivi nazionali, inviati speciali per Tv e quotidiani, settimanali.  Un evento di straordinaria promozione e di contenuti. Per Loano è stato il primo passo, un esordio da pre meeting che merita di essere riproposto, pur con gli aggiustamenti che l’esperienza può insegnare. Coinvolgendo, magari con obiettivi precisi, sia il mondo dell’informazione e gli esperti di marketing su vasta scala.

Loano che in questa ‘tappa’ ha visto la collaborazione dell’Associazione Cara Beltà, del banco di Solidarietà ‘Padre Santo’, la sponsorizzazione di Omnia Medica di Savona (aveva vinto l’appalto per il reparto di ortopedia di Albenga da quale poi è stata estromessa  a seguito di un’inchiesta giudiziaria che si è parecchio ridimensionata), Noberasco leader della frutta secca in Italia , sede ad Albenga e Carcare,  Loano 2 Village, impero immobiliare ed alberghiero delle famiglie Cappellutto – Roveraro, la banca BCC di Pianfei e Rocca Baldi che ha una nuovissima agenzia, sull’Aurelia, dove  in passato c’era un piccolo magazzino Anas, poi passato alla Provincia di Savona, venduto all’asta, acquistato da un operatore balneare di Verzi (Loano) e che ha realizzato, con la pratica delle varianti, il manufatto esistente.  E infine  l’azienda Presscommtetech. (L.Cor.)

La platea che ha seguito l’appuntamento che aveva come ‘esperti oratori’ Tavaroli e Mastroianni

Carlo Scrivano, direttore dell’Unione albergatori della Provincia di Savona, impegnato nel sociale e vicino a Comunione e Liberazione è stato tra gli ‘inventori’ del pre meeting di Loano

La gara alle sagre montane più affollateCosio d’Arroscia in pole pisitionMa attenti ai Wc, fai da te, del Comune

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Nei paesi dell’entroterra c’è un momento in cui la coesione sociale da il meglio di se: le sagre. Spesso ci si divide su inezie, mentre prosegue la saggia pratica di fusioni tra piccoli comuni a vantaggio della comunità e delle casse comunali. Quando c’è di mezzo la sagra del paese l’unione e lo spirito di gruppo fanno faville, miracoli. Cosio d’Arroscia è l’esempio classico. Domenica scorsa ha coronato la XIII edizione della Festa delle Erbe e della Lavanda, con il vecchio borgo ‘preso d’assalto’ dai ‘foresti’ o da chi è tornato a rivedere il paese. Non esiste la media dei clienti che ritornano, non è noto quante siano le vendite mobiliari da un anno all’altro, frutto della promozione enogastronomica. Non è ancora sbocciato l’amore di un ‘benefattore’ imprenditore che sceglie di investire, magari in un albergo, per incentivare il turismo. Intanto resistono, da valorosi, un ristorante dei fine settimana, l’agriturismo, bar- negozio -tabacchi, arredatore di mobili, grossista di miele, pastore che produce formaggi di mucca.

In bella mostra all’ingresso di levante di Cosio d’Arroscia il ‘carro simbolo’ del dopoguerra trainato dal bue, dal mulo, più di rado dai cavalli, per trasportare fieno, grano, patate, legname, quasi un camioncino con un sistema frenante manuale posteriore e si poteva sganciare nella parte anteriore. E’ il carro della transumanza dei pastori dalle Alpi al Mare.

Decine i cartelli ‘vendesi’ con opportunità di acquistare una casa più o meno antica, più o meno caratteristica, purchè in genere si abbiano delle buone gambe

Tanto impegno, amore, passione, altruismo, orgoglio di far rivivere per un giorno il proprio paese, vestito con gli ‘abiti da festa’. Abbellito, reso quasi magico nella sua atmosfera da vecchi tempi. Se ne fanno interpreti con Imperia Tv – sempre presente sia con la redazione, sia con l’ufficio pubblicità – il sindaco Danilo Gravagno ed il presidente della Pro Loco, Antonio Galante, con un Andrea Pomati, caporedattore e principe dell’informazione del ponente ligure (collabora con la Stampa ed Il Secolo XIX), popolare quanto autorevole e che ha fatto egregiamente il telecronista di sagra montana. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono presente. “Tutto buono, tutto accogliente, meglio di così non poteva andare – commenta in tv un sorridente ed entusiasta primo cittadino – “. E il ‘direttore d’orchestra’ della Pro Loco: “I giovani hanno voglia di mantenere le tradizioni, un buon segno. Sono meravigliosi. I nostri borghi sono persino poco valorizzati“.

In paese si racconta che la sagra di Cosio sia nata dopo il successo della ‘Festa della Cucina Bianca’ di Mendatica che scivola verso un evento di massa e mette a dura prova la povera rete stradale vecchia di un paio di secoli. A Cosio che in quanto a strade non sta meglio, volevano far qualcosa di simile, non essere da meno, in questa caso la buona rivalità spesso è salutare. Ed ecco l’idea di valorizzare i piatti di una volta, “i piatti rustici” li definisce lo chef più promozionato dell’entroterra e della costa: Renato Grasso, origini di Mendatica, mamma di Montegrosso Pian Latte, ristorante di lungo corso a Varazze, ospite fisso ai programmi di Imperia Tv, insegnante di cucina all’alberghiero e ai master, chiamato da un magnate russo, a Mosca, per organizzare la cucina di tre ristoranti. “Avrei dovuto essere ancora a Mosca – dice Grasso -, ma le condizioni di salute di mia moglie che ora sta molto meglio, mi hanno consigliato di interrompere e tornare a casa, ho anche approfittato di trascorrere qualche giorno a Mendatica e sono stato alla Sagra di Cosio, tutto ottimo, perfetto, magnifico”. Qualche piatto avrà fatto la differenza ? Grasso: ” Diciamo che ho trovato squisite le Turle di patate con un eccezionale sugo di funghi, mica male le Rajore anche se io preferisco quelle di Montegrosso e i nostri mitici ‘turteli’.   Nel complesso fa enorme piacere vedere l’impegno dei giovani e lo sforzo, la passione dei più anziani, coinvolge il loro entusiasmo. Bravi e complimenti per il buon esempio“.

Vendesi piuttosto malconcia, ma la vista è spettacolare e all’ultimo piano nel vecchio borgo

Tutto bene, tutto perfetto, forse al cronista che fa la fila, ascolta, vede, osserva può non sfuggire una scenetta curiosa. Sulla piazza della Chiesa si trovavano le postazioni 1 e 2 per l’aperitivo, comprese patatine sfogliate industriali, pistacchi e Agliè di Montegrosso. Sulla piazza c’era pure una delle due casse per l’acquisto  del ‘biglietto’ percorso di degustazione, 16 euro, una bottiglia d’acqua. Un costo onesto, alla portata di tutti che consente di utilizzare ed accedere ad 11 postazioni; dall’aperitivo al digestivo che è opera di un volenteroso di Ceriale, sposato a Cosio e sponsor convinto del paese.

Siamo in compagnia di due colleghi giornalisti tedeschi, uno del primo canale Tv (cronaca e politica), l’altra del primo quotidiano economico di quel paese. Sulla piazza notano un vistoso cartello indicante WC, si ritirano, entrano (è il primo piano del palazzo Municipale) e ritornano dopo pochi istanti. Ci spiegano che deve essere successo qualcosa…. Entriamo, ecco la scenetta. Dal bagno esce prima un signore che riempie d’acqua un pentolino e torno nel vano WC per uscire subito dopo. Si sente l’acqua scorrere. Stessa scena con una signora, piuttosto robustella: “Venivo qui da giovane, Cosio è ancora più bella….peccato che deve essersi rotto il gabinetto proprio oggi….”. E un signore le spiega: “Nulla di irreparabile, non arriva l’acqua e così hanno messo questo pentolino per versare….io torno ai tempi del militare”. Manco a dirlo non tutti si trovano a proprio agio, siamo nella sede del Comune, luogo simbolo di una comunità. Ma l’imprevisto è dietro l’angolo.

Proseguiamo l’itinerario numerico. La stand più affollato ed indaffarato ? Più o meno tutti, forse il top l’ha raggiunto il ‘Pan Fritu’, a ruota seguito dai dolci misti, compresi due pezzetti di pane nostrano  con gelatina di rosa e di lavanda. Ottimo e bilanciatissimo nei gusti, nel palato, il Broddu d’òvu. Una oculata tecnica commerciale è stata quella di tenere basso il prezzo complessivo ed iniziale (solitamente in altre manifestazioni similari si aggira sui 25-27 euro) per poi ‘tentare’ il consumatore con proposte tipo ‘birra’, menta e wodka, spumante e così via.b Fare il bis culinario, se piace. Un pezzetto di torta di patate di Mendatica, 3 €.  Corretti i prezzi dei due bar lungo il percorso, con caffè ad un euro.  Come pure per un botoglietta di minerale.

La postazione del barman con l’aperitivo della casa analcolico alla frutta o alcolico

Una giornata che ha visto la lodevole collaborazione intercomunale, con gli uomini della protezione civile di Ormea a dar man forte alla pattuglia di carabinieri, con il pulmino comprensoriale di Pontedassio a fare la spola  lungo l’arteria principale da ponente a levante del paese. Auto parcheggiate  in un raggio di tre chilometri.

Senza dimenticare l’inaugurazione, forse non proprio reclamizzata dai media come meriterebbe, del grande murales realizzato dagli alunni dell’artistico di Imperia e di cui abbiamo scritto già la scorsa settimaa. Un capolavoro molto significativo, di contenuto culturale, storico, educativo.

Dimenticavamo un piccolo particolare. Capita spesso di recarsi a sagre e vedersi offrire prodotti che col territorio hanno poco a che fare, almeno sul fronte della produzione e dell’indotto. A Cosio il punto di ‘ristoro’ 4 offriva  Patate e Brussu (in realtà a noi ed altri vicini è toccata mezza patata).  Ad Andrea Pomati  l’addetto dice: “ Patate a chilometro zero, autoctone….”. Peccato che poco prima alla stessa domanda, un altro addetto dello stand abbia riferito che non ci sono ancora le nuove patate di Cosio, è troppo presto e queste “dovrebbero arrivare da Albenga“. Già ma sul mercato di Albenga dicono: qui la produzione è molto limitata, i negozi e le sagre si riforniscono di patate che in questo periodo arrivano dalla Puglia, più avanti ci sono quelle Venete e Piemontesi.

Piccoli ‘travicelli’ che anche ai colleghi tedeschi non lasciano una cattiva impressione di Cosio d’Arroscia che si fa in quattro per organizzare un evento che attrae tantissimi italiani della costa, dell’entroterra, ma pure commensali stranieri, come dimostravano le targhe tedesche, francesi, inglesi, danesi, finlandesi. Mancavano gli svizzeri. (L.Cor.)

Lunga fila alla stand del Pan Fritu, consumato oltre un quintale e mezzo di farina

Le allieve del liceo artistico di Imperia danno gli ultimi ritocchi prima dell’inaugurazione del Murales In Herbis Salus di Cosio D’Arroscia 2017

Ormea trema, l”incendio’ migranti ‘brucia’ due consiglieri comunali e i media restano zitti. Lettera di Anna D’Oria (Ufficio Iat): ‘Metto al bando Trucioli, squallida vicenda’

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I media di Liguria e Piemonte tacciono, ma il caso del migrante che ha ‘soffiato’ la moglie a ‘Mimmo’, panettiere ad Ormea, consigliere comunale di maggioranza, origini marocchine, persona perbene e colto, eletto nella lista di sinistra del sindaco Giorgio Ferraris, crea un crescente disagio politico e malessere sociale.  Mohammed El Ani  ha lasciato il paese per Alba mentre l”incendio migranti’ starebbe deflagrando. Un’altra consigliera comunale, sempre di maggioranza, sarebbe stata ‘lasciata’ dal marito per una nuova fiamma operante nello stesso centro migranti. Il responsabile dell’Ufficio Iat, la genovese Anna D’Oria ormai ormeasca, bacchetta trucioli.it per ‘omesso silenzio stampa’: il blog non riceverà più i comunicati di eventi e manifestazioni. Invita perentoriamente a “omettere la pubblicazione di tutte le notizie… di Ormea”. In ossequio, manco a dirlo, alla libertà di stampa, al diritto di informare i cittadini sancito dalla Costituzione, come il diritto al lavoro, alla casa, alla salute.

Tutto questo mentre sabato e domenica ad Ormea è in programma l’Expo della Val Tanaro e la Festa della Lavanda, riproponendo in parte quanto già realizzato domenica scorsa a Cosio d’Arroscia. Oltre all’esposizione, con la presenza di molti stand per la promozione e vendita di prodotti della terra e non solo, l’obiettivo è far riprendere quota al prodotto lavanda che vede già impegnati comuni ed enti di tre province: Imperia, Cuneo e Savona.  C’è il brand Lavanda dei Fiori, c’è l’Associazione  turismo nelle Alpi Liguri. Complessivamente sono 34 i paesi aderenti.

Nel primo dopoguerra era Nava con il marchio della “Lavanda Coldinava”, poi acquisito da una società torinese, ad essere la ‘capitale’ della coltivazione, produzione ed alambicco. Con l’abbandono di massa della montagna, il ‘mercato’ si è  estinto resistendo solo in un paio di paesi ponentini. Ora si cerca di tornare all’antico, valorizzare ciò che è possibile, in attesa che i sogni si avverino e le montagne liguri e cuneesi risorgano, non dividano, ma uniscano. “Si torni – come ha di recente detto Ferruccio Dardanello, a Upega, presidente della Camera di Commercio di Cuneo ed ex presidente della Camere di Commercio italiane – all’economia agricola dei monti soprattutto per dare certezze alle giovani generazioni”.

E Ormea che nella sua storia ospitava un Grand Hotel, un casinò, la cartiera. Ormea pioniera nello sviluppo turistico ed edilizio, attende e spera nel miracolo. Attende e spera che si concretizzi quel progetto di filiera del legno, logico complemento al turismo e alla ripresa del mercato immobiliare, ritorno nell’investimento della seconda casa che finora ha continuato a ‘baciare’ zone di mare e prima collina già sature di cemento e povere di infrastrutture. Mare e monti che hanno avuto in comune una maledetta caratteristica: il depotenziamento dell’attività alberghiera, capace di dare posti lavoro e valore aggiunto. Solo che in Riviera gli alberghi sono stati trasformati a peso d’oro in mono e bi- locali. In montagna dove gli albergatori hanno resistito da eroi, non c’è alcuna prospettiva di far cassa sull’esempio dei colleghi rivieraschi. E come non bastasse, hanno le stesse imposizioni fiscali, gli stessi oneri contributivi, con l’aggravio che quassù c’è bisogno del riscaldamento che costa come dieci dipendenti. E si lavora, tempo permettendo, soprattutto la domenica e nel mese di agosto.

Expo e lavanda siano di buon auspicio. Dardanello si è detto fiducioso nel futuro “perchè sono ottimista per natura ed è il mio Dna”.  Meglio sarebbe un ottimismo della ragione, senza piangersi addosso, ma capace di essere realisti e non sognatori.

LA LETTERA INVIATA A TRUCIOLI.IT DA

ANNA D’ORIA RESPONSABILE DELL’UFFICIO IAT DI ORMEA

Egr. Signori,

Le prelibate castagne di Ormea messe in vendita dal ‘centro migranti’ del paese durante le manifestazioni estive, nella foto con la direttrice Paola Colombo

Purtroppo dopo l’ultimo articolo uscito sulla vostra testata (vedi……), relativo alla squallida vicenda riguardante alcuni cittadini di Ormea, con grande rammarico sento il dovere non solo di cancellarmi dalla vostra newsletter, ma anche di evitare la vostra testata che pur sempre ha dato ampio spazio alle nostre iniziative. Però arriva un momento in cui, umanamente parlando, è necessario prendere delle posizioni seppur controvoglia e questo per il rispetto dei cittadini di Ormea, di chi lavora sodo per cercare di portare non solo serenità ma anche nuove energie in luoghi già di per sé sacrificati per tutta una serie di motivi che tutti conosciamo.

Queste uscite arroganti e di poco gusto non fanno bene a nessuno, al di là di prese di posizione politiche e con spirito assolutamente neutrale ma umano, bisogna ad un certo punto essere in grado di comprendere fin dove si può arrivare a colpire la dignità delle singole persone, cittadini innocenti ed ignari di quello che si può scatenare contro di loro…è questione di intelligenza e sensibilità, pur rispettando (almeno da parte mia) l’etica giornalistica e la libertà di parola.

In tutta la mia vita lavorativa non avrei mai immaginato di dover scrivere una lettera del genere, ma se lo faccio ora è per il bene del paese in cui ho scelto di vivere: perché ad Ormea la percentuale delle persone che vivono sui pettegolezzi e sul provare piacere delle sfortune altrui è molto bassa rispetto a tutti coloro che si adoperano per il bene comune, ma questo non viene mai sottolineato e reso pubblico.

Attaccare chi è indifeso in maniera sommaria è pratica delle popolazioni che non hanno ancora

Il banchetta della birra alla festa Terra di Ormea del 10 giugno 2017

raggiunto una civiltà o che sono succubi di tirannie di qualsivoglia origine, pertanto sono dispiaciuta ma mi trovo costretta ad allontanarmi da chi punta il dito arrogantemente contro tutti ma nella pratica non è diverso da chi vuole condannare.

Chiedo pertanto che non vengano più presi in considerazione dalla vostra testata i nostri appuntamenti e le nostre iniziative, di cui non riceverete più nessuna notizia nella speranza che, in un mondo già di per sé difficile e sempre in conflitto un giorno venga capito che la guerra porta solo dolore e nessun beneficio.

Cordiali saluti, Anna D’Oria (Ufficio IAT Ormea)

Risponde Luciano Corrado, giornalista professionista e pensionato, coordinatore del blog trucioli.it scritto da volontari, senza pubblicità, né sovvenzioni o donazione onlus.

Ha fatto benissimo a scrivere, senza nascondersi, Anna D’Oria che dal 2012 ha accettato di  gestire l’Ufficio Turistico di Ormeacon entusiasmo e con un po’ di timore, non sentendomi forse all’altezza di ricoprire questo ruolo, avendo sempre considerato l’incarico della promozione turistica un compito alquanto impegnativo, anche per una piccola realtà come Ormea e per me che arrivo dall’attività della promozione pura come ufficio stampa e gestione eventi, sarebbe potuto essere una sfida troppo ardua; ma amo le sfide e se aggiungiamo il fatto che ormai la mia intenzione è e rimane quella di vivere in pianta stabile a Ormea…sono fiera  ed orgogliosa di intraprendere questo cammino, pur cosciente che il percorso è in salita….”, come si legge nel ‘giornalino’ di Ormea di quell’anno, a firma della stessa D’Oria.

Oggi la D’Oria impartisce anche ‘lezioni’ di giornalismo. Perchè ? Piccola premessa: trucioli.it non ha bisogno di vendere, implementare le ‘visualizzazioni’ per motivi di cassa o di mercato pubblicitario vitale per qualsiasi editore. Le spese del blog sono interamente a carico del coordinatore, non per beneficenza, per passione. Quella passione che ci porta a dedicare alle tematiche delle nostre montagne, fin troppo dimenticate dai ‘media’ cartacei e web, più spazio e servizi rispetto alla popolosa e ricca Riviera Ligure, alle città. Dove si vendono copie ed il business pubblicitario è importante.

Si aggiunga che trucioli.it non fa parte dell’affollata confraternita di quella stampa asservita che non accenna mai un dribbling, ma aspetta gli assist che arrivano dagli uffici stampa o dalla bocca della verità medesima, quella del padrone di turno, vuoi della scena politica locale o meno, vuoi del mondo imprenditoriale, dai poteri più o meno forti, più o meno massonici. I loro metodi di influenzare la libera stampa non ci spaventano perchè non abbiamo bisogno di favori, né per noi, né per i nostri pochi amici di cui siamo orgogliosi. Anche per questo non ci arrenderemo a nessuna pressione o ritorsione.

Non è immaginabile, come forse  vorrebbero i nostri fieri critici, piegarsi a un giornalismo prono ai soli comunicati stampa. Un giornalismo a cui si vorrebbe impedire un’informazione che registra non solo l’ufficialità di un comunicato, ma pure le indiscrezioni che sono la linfa di un lavoro fatto di indagine, di approfondimento e di rispetto delle fonti.

La lettera di Anna D’Oria, responsabile dell’Ufficio Turistico fino a prova contraria ufficio pubblico (e non privato), che riceve sovvenzioni dal Comune, è legittima, peccato ignori che nessuno ci può vietare di riportare notizie vere e che pettegolezzi e scandalismo non fanno parte del nostro Dna professionale. Conosciamo i nostri limiti umani e professionali, sappiamo che sbagliare nel complesso lavoro giornalistico è facile. Contemporaneamente, con orgoglio, possiamo dire di non aver riportato condanne per diffamazione, né l’editore (Il Secolo XIX) per i quale abbiamo lavorato per  33 anni ha dovuto pagare un centesimo di risarcimento danni. E’ vero, siamo finiti alla sbarra, primi e unici in Liguria, per aver documentato l’associazione a delinquere su cui basava il suo strapotere, anche su certi media, il presidente della Regione Liguria, Alberto Teardo socialista e la sua ‘banda’ di presidenti di Provincia, Iacp, sindaci, architetti, ingegneri, imprenditori, porta borse.

I nostri giudici primi sono i lettori, liberi di criticarci,  biasimare, querelare. La lettera di D’Oria ci amareggia ed è ingrata, paradossale, colpisce l’umile lavoro di un blog con tanti collaboratori onesti e preparati che, da decenni, seguono con passione le vicende  liguri e del Basso Piemonte. Credibili al punto che le visualizzazioni sono passate dalle 400 iniziali del 2012 alle 15 – 20 mila settimanali, con 8476 persone iscritte alla news letters.

Cosa c’è di arrogante o di poco gusto nell’articolo di trucioli fonte della stizzita lettera di Anna D’Oria ?  Un articolo che “dice e non dice”, questo è vero. Non abbiamo parlato di ‘squallida vicenda’, né citato il nome di Ormea, né le generalità dei protagonisti, se non un generico Mohammed comune a moltissimi mussulmani. Un’omissione per non ‘infierire’ e personalizzare nei confronti di persone che, a nostro avviso, non hanno commesso reati, né fatti disdicevoli,  protagonisti di una liberissima scelta di vita, giusta o sbagliata che sia. Interessa la sfera privata, non siamo tra quelli che guardano dal ‘buco della serratura’.

Certo,  vivendo ad Ormea, come Anna D’Oria, avremmo potuto essere ben più pesanti in base a ciò che percepisce la gente del paese e si ascolta dopo la pubblicazione dell’articolo. Ci hanno rimproverato semmai di aver omesso che uno dei protagonisti e diciamo ‘vittime’ involontarie è un consigliere comunale di Ormea.

Anna D’Oria si è ‘sfogata’ o forse è stata ispirata. Abbiamo citato il populista Matteo Salvini nazionale. La cosa non è piaciuta magari a chi si serve dei meccanismi cari alla ideologia stalinista ? Esiste una diuturna cura burocratese della base incolta, con una lenta costruzione di un nucleo di potere personale nell’involucro della amministrazione pubblica ormeese? Disprezzo vendicativo per critici e oppositori ? Capacità teatrale di stare in politica,  girando l’Italia, predicando le buone pratiche dell’accoglienza ‘modello Ormea‘ ?

Non abbiamo espresso condanne, sia per il dovere morale e cristiano dell’accoglienza, anche se potremmo discutere sul fatto che c’è un limite a tutto. La migrazione genera ingenti profitti a mafie internazionali, a discapito della povera gente, degli ultimi, come ripete papa Francesco. E le mafie si dovrebbero combattere pure oltre i confini nazionali, non solo preoccuparci di bombardare l’Isis, dopo che potenze capitaliste ed Emirati l’hanno foraggiato ed armato.

Ormea mormora, e non poco, la maggioranza silenziosa è stanca, forse sfiduciata. Il cronista deve tacere ? Non deve riferire fatti veri ? Quanto è accaduto, ci si dice, pare sia stato portato a conoscenza anche di altri organi di stampa e web.  Nessuno ha scritto, in attesa che la pentola venga scoperchiata ? Tanto che la vicenda potrebbe avere ripercussioni sulla stessa dell’amministrazione comunale:

1)  Mohammed  El Ani, 54 anni, che gestiva un avviato panificio a Ormea insieme alla moglie, nel suo curriculum risulta iscritto al terzo anno della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino e sarebbe entrato in rotta di collisione col Sindaco per la gestione del centro di accoglienza. Si sussurra abbia ventilato le dimissioni, si è trasferito ad Alba in attesa di andare in Francia, sulla Costa Azzurra, dove vive un fratello.

2) Uno degli addetti del centro migranti di Ormea avrebbe, a sua volta, lasciato la compagna, consigliere comunale di maggioranza, per ‘associarsi’ ad una responsabile del centro stesso. Anche in questo caso circolano ‘voci di dimissioni, o un passaggio in minoranza con i consiglieri Gianpaolo Minazzo, Alberto Bottero e Paolo Gai. Sta di fatto che il sindaco, Giorgio Ferraris, rischia di ritrovarsi, dopo il risicato successo elettorale del 25 maggio 2014,  con un sei contro cinque.

3) Il numero dei migranti della struttura è aumentato (siamo a 36 ? 46 ?): in tale caso il Sindaco aveva pubblicamente annunciato che si sarebbe dimesso. La minoranza consigliare e le forze politiche “non comuniste” pare reclamino il rispetto della parola data (da Giorgio Ferraris).

4) Si sussurra che la vendita delle  confezioni di castagne di Ormea da parte del ‘banchetto’ dei migranti sia il frutto dei castagneti del Presidente della Casa di Riposo che gestisce il Centro e di altri esponenti dell’Amministrazione Comunale. Da qualche parte le castagne devono essere raccolte e se il presidente, come pare, le ha offerte, anzichè lasciarle marcire per terra, ha fatto solo bene. Semmai in ossequio alla trasparenza sarebbe corretto dare conto dei ‘donatori’ tutti.

5) Si mormora che qualche cittadino ha notato trasferimenti di denaro (in Posta via vaglia) e prelievi bancomat effettuati da “immigrati”, peraltro sfoggianti collane, anelli, monili vari e smart-phone. Tutta e solo bigiotteria ?! L’Amministrazione comunale resiste sull’adesione allo Sprar del Ministero dell’Interno (Sistema Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Forse perchè per i comuni fino a 2.000 abitanti sarebbero ospitabili  fino a 4- 6 rifugiati?  E a Ormea sono qualche decina, cosi come accade nel confinante Comune di Pornassio.

Ormea – scriveva Anna D’Oria nel  2012 - sta facendo un ottimo lavoro, ha un sito internet che potrebbe tranquillamente competere con realtà di città ben più grandi, è presente sui social network….e solo con un lavoro corale si potranno raggiungere obiettivi comunali. Sono fiera ed orgogliosa di intraprendere questo cammino, pur cosciente del percorso in salita, ma certa che le soddisfazioni potranno essere grandi…”.

Basta un articolo verità di trucioli.it a far venire meno il lavoro corale ?  Non c’entra la ‘sfera privata’, ci sono in ballo due consiglieri comunali ed il rischio che salti l’amministrazione Ferraris proprio sul tema caldissimo dei migranti. Oltre ad aspetti concreti, esiste una sensibilità umana, comune ai consiglieri di maggioranza e minoranza. A prescindere da quell’articolo di targatocn.it, a firma di Marco Roascio, dal titolo: “Viaggio nel sito web del Comune di Ormea tra sindaco e consiglieri”. Buona notte !

Luciano Corrado

Per non fare i ‘soloni’ abbiamo chiesto ad un autorevole collega, che per correttezza vogliamo mantenere estraneo lavorando per altre testate giornalistiche, di darci un suo giudizio a caldo sulla lettera inviata a trucioli.it. Eccolo: ” La notizia pubblicata la scorsa settimana da trucioli.it rappresenta uno spaccato sociale e pubblico del Ormea, senza nessun atteggiamento di condanna o parzialità, ma con una riflessione sui fatti e sugli umori della gente, di una comunità che si trova a fronteggiare la transizione verso una società multietnica. La pubblicazione di una singola notizia non inficia l’impegno di trucioli nella resa della realtà di Ormea, in tutti i suoi aspetti. Del resto, quel del giornalista non è solo il compito del passa-carte. Un’associazione che si propone l’attività promo-turistica, con l’aiuto pubblico peraltro, non può ergersi a censore di questo o quel giornalismo quando si rispetta il principio della veridicità della notizia e della continenza. Speriamo che non sia farina del sacco di chi ha ben altri interessi da difendere, siano essi economici o politici o di carrierismo di potere. Pare ovvio che alla signora D’Oria debba essere lasciato lo spazio per ogni ulteriore e utile chiarimento”.

APPUNTAMENTI : Sabato 22 luglio a Ormea, per la rassegna Spazio all’Autore, Giuseppina Gullì presenta “Storie d’Africa: gli animali raccontano” (ore 17:30 in Piazza Angelo Nani). Per il weekend di sabato 22 e domenica 23 luglio, Festa della Lavanda: il territorio della Lavanda della Riviera dei Fiori si ritroverà ad Ormea per due giorni di festa legati all’agricoltura, alla tipicità e all’artigianato all’insegna del recupero del territorio.

Domenica 23 luglio un altro importante appuntamento per tutti i bambini con Pompieropoli ed i Vigili del Fuoco di Ormea, per apprendere le norme di comportamento in situazioni di emergenza con percorsi tecnici ludico-didattici.

LE BELLE IMMAGINI DI ORMEA PER I GIOVANI E LE FAMIGLIE

La sede estiva che ospita ogni anno giovani parrocchiani di Imperia accompagnati da famigliari ed assistenti volontari

 

Mendatica agonizzante per la sua Monesi chiusa (e un geometra part time) festeggia il Patrono con 4 Cresimandi e 4 Comunioni

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E’ una partita da vincere. Ci voleva la penna di Milena Arnaldi, dalle colonne del Secolo XIX Imperia, per ricordarci che la ‘politica che conta‘ in Regione ed in provincia, con il leader massimo Marco Scajola, non ha affatto trascurato la sorte delle due Monesi, l’una in simbiosi dell’altra. Neppure l’attivissimo e moderato sindaco Piero Pelassa ha tuttavia voluto sbilanciarsi sui tempi dell’intervento più pressante: il by pass all’abitato di Monesi Vecchia, in terra battuta, che trucioli.it indicato ad opera urgente per non correre il rischio di perdere pure la prossima stagione sciistica. Si parla di ‘tempi tecnici’, di ‘iter burocratico’, forse si potrebbe aggiungere che Mendatica, disastrata da frane alluvionali in paese e nella sua Monesi, può contare solo di un geometra part-time, da due giorni in settimana. E’ tutto detto ? Passando ad altri scenari si annuncia per venerdì, 28 luglio, festeggiamenti solenni in occasione del Santo Patrono.  Il vescovo, cresima e comunioni, almeno una giornata di gioia.

Paola Ferrari e Maria Ramella della Cooperativa Brigì, con il sindaco Piero Pelassa, il presidente della Pro Loco, Antonio Agnese e l’ex direttore del Parco Alpi Liguri, Paolo Ramella insegnante in pensione

A rendere la  cerimonia ancora più ‘solenne’ e sacra, la presenza del vescovo Guglielmo Borghetti che impartirà il sacramento della Cresima a quattro bimbi e nella stessa circostanza la Santa Comune ad altrettanti ragazzi e ragazze. Nessuno vive e risiede stabilmente a Mendatica, sarebbe troppo bello pensare che il paese montano delle Alpi Marittime si è risvegliato una mattina con tanti piccoli mendaighini. Qui nascite e  battesimi sono ormai eventi rarissimi, come le famiglie con più figli che si contano sulle dita di una mano.

Con l’arrivo di don Enrico Giovannini , parroco in quattro paesi della valle e l’aiuto di don Daniele, la pastorale nel mondo giovanile vede le iniziative del ‘catechismo’ di valle (Arroscia) con la collaborazione delle catechiste Franca, Raffaella e di Emidia Lantrua, vice sindaco, ex sindaco,  ex presidente del Parco, tra le anime che tengono viva la coesione sociale. Per Mendatica la rinascita della Confraternità di Santa Caterina. In valle ci sono gli appuntamenti settimanali di vita, volontariato, attività parrocchiali, nuove forme di aggregazione e di impegno: le cantorie, le iniziative dell’Associazione Vallinmusica e che a Mendatica ha un suo valente giovane organista e maestro, Roberto Grasso.

Nelle chiese della Valle Arroscia non c’è bisogno della ‘musica registrata’ in chiesa, le domeniche e nelle feste ci sono le cantorie ed persino difficile fare una graduatoria delle eccellenze quelle vere, non quelle sbandierate ad ogni piè sospinto a destra e a manca per ritrovarsi con un pugno di mosche: da Mendatica, a Cosio d’Arroscia, da Pornassio, a Montegrosso Pian Latte, a Rezzo, fino a Pieve di Teco.  Cantorie, confraternite, attività parrocchiali contribuiscono a creare o ricreare  lo spirito di comunità, di aggregazione, di mantenimento di valori veri di vita, con le virtù della saggezza.

A Mendatica, nonostante tutto, opera un gruppo di giovani, anche laureati e diplomati; hanno dato vita alla Cooperativa di comunità Brigì che il 26 maggio scorso ha festeggiato il secondo compleanno, aderisce a Legacoop; impegnata nel parco delle Canalette ed in servizi sul territorio “per un turismo sostenibile“, gestisce il Il Rifugio Ca’ da Cardella inaugurato nel 2011: Ha come presidente il geometra libero professionista Francesco Meoli, origini mendaighine; tra le più attive collaboratrici l’ingegnere edile Maria Ramella, vice presidente e Paola Ferrari, diploma in agraria, titolare di azienda agricola. Meoli è il direttore della Scuola Sci Monesi, allenatore federale.

Il geom. Francesco Meoli direttore della Scuola Sci Monesi, allenatore federale e presidente della Cooperativa di comunità Brigì di Mendatica

Se Mendatica faceva già fatica a risollevarsi dall’accanirsi di frane alluvionali (2011) passate e recenti,  campanello d’allarme del tessuto idrogeologico, l’ultima batosta ha picchiato duro. Se domandate ad un mendaighino scelto a caso come va, non è difficile sentirsi rispondere “Mendatica sta morendo”. La ferita di Monesi, isolata da mesi, ha di fatto paralizzato quel turismo del fine settimana da parte dei proprietari di seconde case; a Monesi di Mendatica in particolare, a Monesi di Triora e in misura minore di Piaggia (Briga Alta). “Ho parlato con Adriano della pizzeria – dice Gianni Pagliano, casa dei nonni e genitori a Mendatica, per anni un abituè del paese, pensionato, cittadino di Porto Maurizio - e mi dice che il lavoro è crollato, non va meglio per l’agriturismo Il Castagno che tra l’altro produce ottimi formaggi e salumi e che ha perso i clienti di passaggio. Una situazione seria, non credo che ci si possa risollevare, di buone promesse ne ho già ascoltato tante; ovviamente meglio essere fiduciosi, però  se in tasca di rimane sempre di meno, non credo si possa ballare di gioia”.

Una dura mazzata che l’orgoglio di paese non riesce a nascondere e con gli immancabili interrogativi. Le opere di contenimento realizzate dalle prime frane devastanti di Mendatica finora hanno dato risultati positivi, ha spiegato ad Andrea Pomati di Imperia TV, il sindaco Pelassa e ‘dobbiamo munirci di pazienza perchè ci vuole il suo tempo pur con tutto l’impegno possibile ed immaginabile’.  E che dire della sorte di un ‘vero eroe’ di questi tempi e di questi monti: Walter Gandolfo, titolare dell’albergo Settimia di San Bernardo di Mendatica. Qui non molti anni fa, grazie a Imperia Tv e allo chef per eccellenza della Valle  Renato Grasso, ristorante a Varazze, avevano persino organizzato la ‘cena mare monti’ con piatti di pesce in montagna e con il durissimo j’accuse dell’editore  televisivo cav. Francesco Zunino verso chi  non è stato capace a promuovere il territorio dell’entroterra imperiese’ (vedi……).-

Insomma il futuro, allora, appariva roseo, al punto che con l’aiuto della tivi più popolare nell’imperiese si poteva incrementare il turismo mare – monti.

Il ristoratore di San Bernardo – è stato consigliere comunale a Mendatica, maestro di sci -, aveva ereditato da nonna e papà un’azienda che era punto di riferimento della buona tavola dell’alta valle, arrivano dal Basso Piemonte, dal genovesato, dalla Riviera. Walter non ha abbandonato la barca, pur con chiusure ed intervalli, neppure nella lunghissima stagione seguita allo smantellamento della seggiovia, alla morte dei Galleani e del loro braccio destro imprenditore Armando Lanteri che coltivava ambiziosi progetti di rilancio e sfruttamento turistico non solo di Monesi, di Upega. Nella sua ultima intervista a Imperia Tv, Gandolfo ha chiesto solo che almeno possa essere riaperta, in toto ressa fruibile la ex strada militare Monesi – Limone, vale a dire il tragitto che portava a transitare gli escursionisti da San Bernardo. “Mi accontenterei di questo – ha sussurrato con tristezza – , non pretendo di più, la situazione  tragica non ha bisogno di parole”. E’ come essere appesi ad una  croce. Da San Bernardo, oltre al collegamento con Mendatica e Nava che resta transitabile, si poteva raggiungere altre mete montane a ponente, verso le valli imperiesi e francesi, dove d’estate c’è una buon movimento di bike, moto, fuori strada, auto. Anche questo percorso, prima del passo del Garezzo, è bloccato da un esteso movimento franoso e la Provincia di Imperia non può intervenire in tempi celeri e dare la priorità all’opera visto le situazioni di sofferenza di molte altre zone dell’entroterra.

Mendatica e le due Monesi che, nei giorni della disgrazia, hanno ricevuto la visita di esponenti al governo della Regione Liguria, un paio di parlamentari (uno europeo), ma non si è letto nulla a proposito di Raffaella Paita, abituale frequentatore di Monesi durante la vice presidenza e la presidenza di Claudio Burlando. Paita candidata che aveva fatto il pieno di consensi ed appoggi di sindaci ed amministratori nell’entroterra e nell’imperiese, Valle Arroscia in particolare. E che la sconfitta ad opera di una destra unita e coesa, almeno nelle strategie elettorali, aveva fatto la differenza rispetto ad una sinistra divisa, litigiosa.  E chi l’ha più vista la Paita nella Monesi agonizzante ? E mai arrivato quassù, quantomeno per una vicinanza morale ed umana, il deputato del Pd, Franco Vazio, di Albenga, visto che tanti proprietari di seconde case abitano proprio nell’albenganese ? Eppure bisogna dare atto che durante la presidenza Burlando di interventi pro Mendatica, Monesi, Rezzo, Pieve di Teco ce ne sono stati. A parte la ‘sciagura’ di aver lasciato a metà la seggiovia, mentre la Regione avrebbe dovuto intervenire su un cifra tutto sommato modesta (poco meno di un milione di euro); a parte la scelta di aver ascoltato i diktat di un paio di funzionari della Regione che hanno imposto che l’impianto fosse attivo solo d’inverno per non disturbare i galli forcelli del Saccarello (quanti sono ?); a parte che la seconda centralina per la produzione di energia ‘pulita’ a Monesi di Mendatica, realizzata a quanto dicono all’Associazione Monesi Borgo Antico senza rispettare il rischio idrogeologico, con profondi scavi e tagli di alberi d’alto fusto. Quelle peculiarità geologiche che hanno contribuito, forse, ad accrescere il movimento franoso che ha cancellato un tratto della provinciale 100 e diverse immobili, tra cui un nuovissimo Bad & Breakfast costato una fortuna ad una famiglia di commercianti imperiesi.  I loro tecnici si sono fidati della solidità della strada  provinciale sottostante.  (L.Cor.)

Monesi e Nava rimpiangono un amico fedele e sincero e un po’ deluso: Carlo Carli, Croce al merito di guerra e Cavaliere del Lavoro

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Carlo Carli appassionato di caccia e di Monesi. Per anni titolare di una ‘riserva’ di mille ettari sulle Alpi Marittime. Tra i primi clienti dell’albergo Redentore (nuova Monesi), nella stagione estiva e invernale, quando soggiornavano i Verda di Imperia ( l’avvocato persona squisita ed educatissima), gli Scajola, i fratelli Garrone e i Mazzetti di Genova. Carli, Croce al merito di guerra e Cavaliere del Lavoro, senza l’ausilio di ‘Red Carpet’, che fino all’autunno 2016 frequentava abitualmente, con l’adorata moglie Carla, il ristorante prediletto, Lorenzina di Nava. E’ qui incontrava spesso il cronista montanaro della terza età e ci si scambiava impressioni, commenti sulla sorte di Monesi finita in ginocchio e senza prospettive reali. A volte il discorso ricadeva sulla sua Imperia: “Io che ho vissuto gli anni della guerra, le lotte partigiane, ho visto cosa significa miseria e fame, ho conosciuto la ricostruzione ed il miracolo economico, oggi sono arrivato al punto che non si sa più chi votare…i grillini?….a tanto non sarei arrivato “. Eravamo alla vigilia delle ultime regionali.

Carlo e Gianfranco Carli, padre e figlio in una foto d’archivio de La Stampa

Gli occhi, il cuore, la mente di Carlo Carli sempre lucidissimo, discreto, riservato, di poche parale, riflessivo. Si racconta, nell’entourage, sia rimasto molto scosso dai problemi di salute della moglie, difficoltà di camminare, ricovero a Milano. I pensieri di Carli spesso e volentieri rivolti a quelle Alpi del Mare tanto amate, apprezzate, frequentate  per una vita. Il cav. Carli che come narrava uno dei testimoni dei tempi, il compianto Guido Lanteri, sindaco di Briga Alta, nel 1954 aveva visto nascere l’albergo Redentore, gestito dai Lanteri dal 14 novembre 1956 al 1987 con l’aiuto delle moglie e delle due zie, Rita e Teresa; Carli, dicevamo, abituè di Monesi, delle Navette. Nei primi anni qui trascorreva un breve periodo di vacanze l’allora ministro Paolo Emilio Taviani con la famiglia. “Era ghiottissimo di finocchi – ricordava Lanteri – prediligeva la julienne di verdure, le insalate miste, la camera numero 16 e da responsabile del Viminale ha fatto avere prima 80 e poi 200 milioni per sistemare le strade per Upega e Carnino, Piaggia; Taviani che alle 12 in punto si presentava al ristorante, che riceveva le visite di Manfredo Manfredi, del segretario particolare Paccagnini, del capo ufficio stampa Secondo Olimpio“. Oggi il figlio Guido è uno dei commentatori – esperti di terrorismo, spy story e guerra medio orientale; è stato corrispondente del Corriere della Sera prima a Tel Aviv, poi negli Stati Uniti e in estate raggiunge la casa paterna di Bardineto dove incontra la mamma e la sorella medico a Toirano. Frequenti le sue apparizione negli approfondimenti  di prima serata della Rai.

Carlo Carli  che aveva ottenuto per 29 anni la riserva di caccia montana che ricadeva nella giurisdizione di Briga Alta, seppure nella proprietà di Tenda: mille ettari per un corrispettivo di 13 milioni di lire ed era facilissimo incontrarlo alla guida del fuoristrada diretto nella riserva, a volte solo, a volte in compagnia di amici cacciatori. Andava per le battute di caccia, oppure per trascorrere una giornata con la natura, a rendersi conto delle presenza di selvaggina. Un appuntamento abituale per un imprenditore che ‘fuggiva’ volentieri dalla città per rifugiarsi nella pace montana. E la sua longevità lo testimonia.

Carlo Carli nel 2014 al ristorante Lorenzina di Nava

La sorte, l’abbandono di Monesi lo viveva con tristezza, conosceva ogni angolo, ogni aspetto della vita e della storia, i personaggi. Lungo il tragitto si fermava spesso da Settimia, parlava con Walter, ristoratore;  negli ultimi anni aveva diradato le sue ‘gite’ e si limitava  soprattutto a raggiungere la domenica o nelle feste il suo ristorante preferito, Lorenzina appunto, della famiglia Pasquinelli. Aveva un tavolo ‘prediletto’, il primo, entrando in sala ristorante, sulla destra. Qualche volta con amici, ma il più delle volte solo con la moglie. Fino all’ultimo guidava il fuori strada e si racconta che quando negli ultimi mesi non ha più rinnovato la patente, abbia voluto fare ‘giro’ nella sua Imperia: “Se mi fermano…., con la mia età è difficile mi arrestino”, sorrideva. Lui che nella vita non solo aveva meritato due esemplari onorificenze: Croce al merito di guerra ( concessa ai combattenti italiani che hanno onorevolmente prestato servizio attivo per   in zona di guerra o fossero stati feriti, nel suo caso per essersi distinto nelle formazioni partigiane ) e Cavaliere del Lavoro, un onore che gli concesse un altro figlio illustre della nostra Liguria, il presidente più amato dagli italiani, Sandro Pertini, cittadino di Stella e simbolo della Resistenza vissuta e sofferta.

Carlo Carli che dopo l’ultima guerra ha rimesso in piedi gli stabilimenti distrutti nei bombardamenti e riavviato la produzione industriale, iniziata con il fondatore Giovanni Carli. E fino all’ultimo in simbiosi con quella discrezione,  umiltà, signorilità propria delle persone che hanno una dote in più; ha mantenuto la carica di presidente della Fratelli Carli, con l’apprezzato figlio Gianfranco amministratore delegato ed anima di un’azienda con 300 dipendenti, un milione di clienti, con empori in diverse città del Nord Italia e che sta espandendosi sul mercato estero.  L’oleificio Carli pioniere nella vendita per corrispondenza, un marchio famigliare nell’imperiese, in Liguria, in Italia.

La vedova Carla nel 2016 al ristorante Lorenzina di Nava

La dinastia dell’olio d’oliva ha perso un uomo di spessore umano e morale, da non dimenticare in fretta. Imperia orfana di uno dei suoi figli migliori. Carlo Carli che per Monesi e la Valle Arroscia è stata a lungo un ‘giovanotto’ tra i più fedeli ammiratori. A Nava possedeva la villa che poi ha ceduto alla parrocchia di Diano Marina. Un cittadino che preferiva il silenzio, la concretezza del fare, dei risultati. Anche nelle opere di bene, nella filantropia, non amava apparire. Sarebbe troppo bello pensare che non vada perso quell’entusiasmo, quello slancio, per un territorio che è stato colpito dalla sventura di un alluvione, da frane devastanti, colpa anche dell’incuria umana e dell’abbandono da spopolamento radicale. Ma il filo conduttore di Carli resta quello di un sincero amore verso tutto ciò che affascina l’anima ed il corpo. Tocca a chi è rimasto far si che le montagne tanto care a Carli non vadano dimenticate nella fogna del tempo. E poco importa se nelle cronache che abbiamo letto in questi giorni, tutti abbiano ignorato o omesso il legame che univa Carli alla nostra valle Arroscia. L’esempio della sua saggezza e concretezza restino monito indelebile.

Luciano Corrado


Loano, compleanno amaro da imprenditoreRapina al taser e flop telecamere comunali

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Sarà un compleanno amaro (86 anni) quello di  Giuseppe (Pino) Del Balzo il 29 agosto, festa del Martirio di San Giovanni Battista. Pino tra i pochi cittadini loanesi veraci che è giusto chiamare imprenditore. Che con papà ‘U Punta Russa’ ha creato un’importante azienda famigliare in cui sono occupati alcune decine di dipendenti, tra attività commerciale (supermercati) ed alberghiera. La ricompensa ? Pino è una persona semplice, alla buona, non ha mai praticato il ‘nasino all’insù’, non fa parte di lobby bianche o nere, oppure azzurre, non appartiene neppure ai ricompensati con titoli di ‘cavaliere’ o ‘commendatore’. La sua vita è il lavoro, la famiglia e da qualche anno la salute. Forse tutto immaginava fuorché gli facessero un agguato in pieno giorno, nella zona più frequentata della città. E quelle telecamere che il Comune ha spesso sbandierato ai quattro venti, si siano rivelate quasi una ‘burla’. Uno scherzo. E ora ?

Giuseppe (Pino) Del Balzo con il figlio Giacomo

Non sappiamo quanti siano stati i concittadini loanesi, aldilà di quanto si è letto della solidarietà dei dipendenti, che hanno manifestato  vicinanza e ferma condanna per i vili aggressori. Per un ‘pugno di soldi’ (40 mila € sono tanti o pochi a seconda di quale metro si usi) non hanno esitato a mettere a rischio la vita di un cardiopatico e solo il caso ha voluto che dei due colpi, solo uno andasse a segno. E’ vero che la malvagità diventa più abbietta quando si prende di mira una persona anziana, oppure un bambino, chi non si può difendere. Nella rapina a Del Balzo hanno agito incuranti delle possibili conseguenze letali. E non si dica che la circostanza fosse ignorata. Chi ha messo a segno il colpo da professionisti del crimine non solo ha avuto ottimi informatori, presumibilmente anche un palo. Conosceva perfettamente le abitudini del deposito in banca, alla Carige, quella banca che nel corso dei decenni è stata al centro di quattro, cinque rapine, e che fu anche teatro di un delitto. Colpita a morte una guardia giurata di Borgio Verezzi.

Chi ha organizzato e realizzato la rapina ha seguito da giorni Pino Del Balzo, nei suoi spostamenti, sapeva che era solito farsi accompagnare con un ’600 Fiat gialla. Ma è difficile non ipotizzare che fosse pure al corrente dell’inutilizzabilità della rete di telecamere installate dal Comune e di cui si è parlato in più occasioni.

Ci era rimasta impressa l’assemblea popolare dell’inverno scorso quando un esponente della Lista civica ‘LoaNoi’, consigliere comunale che tra l’altro mesi dopo è stato bersaglio di un ‘singolare messaggio – avvertimento’, parlò  senza mezzi termini di una città ”piena di delinquenza e di aver saputo da….che Loano è una zona molto pericolosa per quanto riguarda lo spaccio, la droga…“. Aveva aggiunto che “il Comune dal 2006  al 2016, dieci anni, aveva speso 400 mila euro per la videosorveglianza, ma non esiste una statistica sul loro uso…ci sono telecamere posizionate persino contro i muri, altre che lasciano a desiderare in caso di atti criminosi….Telecamere quasi tutte in centro città…..”. Trucioli.it titolò ed scrisse in merito a quello scandalo, taciuto ed ignorato dalla libera stampa, quella on line in particolare; i loanesi vanno matti e fanno a gara per leggere le verità di Ivg.it, Il Vostro Giornale, che merita applausi per l’informazione graffiante e coraggiosa. Basti pensare che quando la famiglia Del Balzo ha inaugurato il nuovo supermercato di Leca d’Albenga, non hanno scritto un rigo, neppure la notizia in breve. L’azienda non fa pubblicità on line ed ecco ripagata. Questo è giornalismo da imitare e da insegnare ai giovani.

Già,  via Stella e corso Europa dove si trova la banca Carige, non sono forse in pieno centro ? Nelle pagine di cronaca dei media si è letto  che probabilmente i rapinatori che si sono allontanati verso ponente, hanno fatto uso di un ciclomotore rubato. Ha scritto Federica Pelosi, novella sposa di un capitano della Benemerita: “...E saranno le telecamere a dire di più, in particolare quelle dei privati, visto che il sistema di videosorveglianza loanese avrebbe più di una lacuna. Sono in corso indagini dei carabinieri  della Compagnia di Albenga….”. Solitamente i quotidiani locali hanno l’accortezza di ascoltare l’altra campana. Si parla di ‘sistema di videosorveglianza flop‘, non sappiamo perchè non hanno detto la loro il sindaco Luigi Pignocca e l’assessore competente, Enrica Rocca, commercialista con studio proprio in Corso Europa, responsabile delle POLITICHE FINANZIARIE E PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, PATRIMONIO e POLIZIA LOCALE.  Non conosciamo la ragione del silenzio  perdurante dell’Amministrazione comunale che solitamente sa farsi valere ed è loquace. Hanno buone notizie sulle indagini ?

Meraviglia chi ha fatto cronaca per una vita ed oggi assiste ad un copione già visto. Due giorni di clamore, locandine davanti alle edicole, discorsi al bar e poi tutto finisce nel dimenticatoio. Pino Del Balzo doveva essere più accorto ? Con la sua età ed i suoi malanni  non avrebbe dovuto esporsi al pericolo ? Ecco questi sono i pensieri dei troppi benpensanti loanesi che si ascoltano dietro le quinte. Questo è il substrato culturale di una società dove tacciono i professionisti laureati, o titolari di studi affermati, i pochi  colleghi imprenditori, ma finisce per voltarsi dall’altra parte anche il cittadino comune. Ci auguriamo che siano stati molti ad esprimere la loro indignazione contro i barbari aggressori ed i loro complici, contro quelle istituzioni che vengono meno ai loro doveri verso la comunità tutta. E si comportano da emeriti incapaci (vedi fallimento videosorveglianza pagata col denaro dei contribuenti).

La riservatezza degli investigatori – queste notizie non sono mai motivo di gloria – speriamo riesca almeno a riavvolgere il film integrale di quanto è accaduto. I volti degli assalitori. Senza zone d’ombra anche per sapere se in effetti i banditi hanno avuto dalla loro parte pure il sistema di videosorveglianza. Sarebbe un pessimo buon compleanno ad un loanese benemerito e galantuomo che è sopravvissuto a tante avversità, che a Ferragosto non era in ferie, ma al lavoro e che forse dopo quanto è accaduto alla figlia Rosaline, di 46 anni, ha preferito correre lui un rischio che poteva costargli la pelle.

Purtroppo anche per molti loanesi vale quel detto della ‘memoria corta’…. Non sarebbe nulla di trascendentale, di allarmistico, la rapina (con un precedente tentativo andato a vuoto) a De Balzo se si pensa ai sette colpi banditeschi alla Banca di Novara quando era nella piazza del Municipio. Ai due clamorosi colpi messi a messi ai danni delle Poste, in un caso fruttò 400 milioni in contanti (anni ’80), in un altro 350 milioni ed altri due assalti falliti. In ballo il malloppo delle pensioni. Professionisti al punto di tagliare gli impianti di allarme che si trovavano lungo il Nimbalto nei pressi di piazza Cadorna.  Nel secondo colpo i ‘ladri’ si calarono addirittura dal tetto dell’attuale nuova sede in via Deledda. O ancora, la drammatica rapina all’oreficeria Bosio con la morte del titolare sotto gli occhi di una moglie terrorizzata. L’orefice reagì, ma ebbe la peggio.

Pino Del Balzo almeno potrà raccontare la brutta disavventura agli adorati nipoti e nipotine, esprimere tutto il suo stupore ed ingratitudine verso la malvagità umana. Ricordare che nonna Rosa era solita fare la guardia alle casse del supermercato, piena di coraggio e di grinta. E’ sempre stata fortunata. Ignoriamo se con padre Enzo Viviani, priore del convento di Monte Carmelo,  Pino dall’alto della sua veneranda età avrà parole di perdono per i rapinatori (e non solo).  Nel nostro umile lavoro giornalistico non ci resta che esprimere desolazione e rabbia, non abbiamo in questi casi la virtù dell’assoluzione, semmai l’impegno a non dimenticare. Impotenti, ma tenaci pur sapendo che purtroppo siamo rimasti in pochi a lottare. Terza età permettendo. (L.C.)

L’ASSESSORE ROCCA LAVORA E FA SAPERE CHE…

Leggiamo sul Secolo XIX, edizione di venerdì 18 agosto, a proposito delle polemiche sul servizio spazzatura e nettezza urbana che a Loano i trasgressori sono perseguiti anche grazie all’installazione di cento telecamere che vigilano e controllano.  Nessuno ha ancora spiegato perchè le telecamere hanno permesso di ‘farla franca’ ai rapinatori al laser di Loano. Ecco il testo integrale con la dichiarazione dell’assessore Enrica Rocca. «Possiamo contare su più di cento telecamere, alcune puntate anche sulle isole ecologiche, e il sistema è efficiente: ogni tanto c’è bisogno di manutenzione, è vero, ma dire che non funziona per nulla è lontano dalla realtà».

CONSOLIAMOCI CON IL MENU’ DEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI

Fino al 18 agosto, a Loano, nel cortile della Parrocchia S.M. Immacolata in via dei Gazzi, si svolgerà la 36^ edizione della sagra “Cuellù cù passa ù cunventu”.

La sagra offrirà una ghiotta occasione per scoprire i sapori della cucina locale. Si potranno assaporare piatti tipici liguri come ravioli, le trenette al pesto preparate secondo la ricetta tradizionale, panissa fritta, frittelle di baccalà, coniglio alla ligure, fritto misto, condigiun.

I più golosi potranno scegliere un dolce tra un vasto assortimento di torte. Non mancheranno le frittelle di mele, piatto tipico di questa torica sagra loanese.

Il tutto sarà accompagnato dalla musica da ballo dal vivo. Gli stand gastronomici apriranno alle 19.00.

OPPURE CON MISS PRO LOCO LOANO PER UN TURISMO DI  VERA QUALITA’

GLI ONORI DI CASA ? CON IL PRESIDENTE MARIA GIULIANA AMELOTTI

COMUNICATO STAMPA -Domenica 20 agosto, a Loano si rinnova l’appuntamento con l’elezione di Miss Pro Loco. L’evento, organizzato dalla Pro Loco di Loano in collaborazione con l’Agenzia AST PROMOTION e con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo, Cultura e Sport del Comune di Loano, si svolgerà all’Ocean Bay Club di Marina di Loano. Giunto alla sesta edizione, il concorso è rivolto a ragazze di età compresa tra 14 e 29 anni. Le aspiranti miss dovranno presentarsi alle ore 15.30, munite di documento d’identità, per la selezione di ammissione al concorso. Le minorenni dovranno essere accompagnate da uno dei genitori. Una volta iscritte le partecipanti accederanno al backstage, dove saranno truccate. L’evento per il pubblico prenderà il via alle ore 21.00. Le concorrenti sfileranno prima in abbigliamento casual, poi in costume da bagno e infine con abiti eleganti e tacchi alti. La sfilata sarà intervallata da momenti di spettacolo. Sherry Cat, ballerina e coreografa, darà vita ad un seducente spettacolo di Burlesque. Sensualità, ironia, ballo e abiti sontuosi si fonderanno per creare un vero e proprio spettacolo da Belle Epoque. Ci sarà spazio anche per la musica con le esibizioni della vocalist Ilaria Torre. Madrina della serata sarà Miss Portamento 2017 Ester Iannelli. Condurranno l’evento Graziana Moretti e Alby Rich.

La serata si chiuderà con la proclamazione della vincitrice. Oltre a Miss Pro Loco Loano saranno assegnate le fasce per la selezione Ragazza Cinema OK e Un volto per fotomodella.

PRESIDENTE, Maria Giuliana AMELOTTI, VICE PRESIDENTE, Roberto Ossum. CONSIGLIERI: Domenico Piana, Giancarlo Garassino, Gianluigi Bocchio, Grazia Noseda, Graziella Delbalzo. SEGRETARIO/TESORIERE, Giovanni Battista Romanisio. REVISORI DEI CONTI: Stefano Calabria, Umberta Bolognesi. Collegio dei Probiviri: Silvia Dodero Olivari, Massimo Zarillo.

La rassegna delle bellezze al concorso di Miss Loano 2014, smentito che in giuria avesse preso parte anche il parroco

 

 

 

Garessio chiama Albenga, le carte vincenti? La ferrovia di valico Val Tanaro e Val NevaE la tranvia costiera Andora – Finale Ligure

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Non è una novità: Autostrade liguri al collasso ogni fine settimana. Nei ‘ponti’ festivi è l’inferno in autostrada e sull’Aurelia, intasata 10 mesi all’anno. Viabilità (e collegamenti) da terzo mondo. Eppure nulla si muove se non le cronache in tv e dei media. Con pesanti costi e ripercussioni sul piano sociale, turistico, economico. Qualità della vita e mancato sviluppo, un sano progresso. Se poi non si dimenticano le frane che incombono sulla vecchia statale, l’assenza di Aurelia bis in vaste e popolose zone ingolfate da ‘cemento selvaggio’, i carenti e difficoltosi collegamenti stradali e ferroviari tra Liguria e Basso Piemonte, c’è da chiedersi cosa si aspetta ad intervenire. In altri paesi (non parliamo solo di ‘grandi opere’) sono l’abc della mobilità urbana ed extraurbana. L’incontro di Garessio non è la passerella di qualcuno che vuole mettersi in mostra o che scalda i motori per una scalata elettorale. Vedremo dalla partecipazione il grado di sensibilità ed attenzione a temi di straordinaria e vitale importanza.

I primi ad accorrere dovrebbero essere i parlamentari eletti, assessori e consiglieri, i rappresentanti delle maggiori realtà economiche e sindacali. Pensiamo solo al turismo, al boom della lunga stagione 2017, di cui si fanno vanto gli uni e gli altri. Dimenticando di ricordare ai cittadini che la Liguria è stata per anni prima nelle graduatorie degli arrivi e delle presenze. Competevamo con il Lago di Garda che oggi ‘fattura’ una volta e mezza le nostre presenze annue. Con i suoi 24 milioni ed in costante crescita, anche senza i venti di terrorismo di mete ambite, come l’Egitto, il Marocco, Tunisia, Turchia. La Liguria non è più il best seller d’Italia con i nostri 1.122 alberghi, ma 800 hanno chiuso i battenti o sono stati trasformati solo negli ultimi 10 anni.

Tra i motivi della ‘costante crescita turistica sul modello spagnolo’, Marco Michielli, presidente di Federalberghi Veneto e Confturismo Veneto indica “l’accessibilità autostradale, la vicinanza dell’aeroporto di Verona, le attrattive collaterali come Gardaland. Non solo, non è un caso se  le presenze di turisti tedeschi, con la loro disponibilità di spesa, siano state già nel 2016 oltre la metà di quelle straniere totali. E al secondo posto si piazzano gli olandesi che economicamente non stanno maluccio”. C’è un altro aspetto che indica lo stato di salute di un’economia. Non solo arrivi e presenze, solo la sponda lombarda del Lago di Garda, in provincia di Brescia, annovera almeno una decina di cinque stelle, tra cui uno superior tra i migliori  del Bel Paese. Una gara quanto a cinque stelle con l’Alto Adige. Non è certo il panorama ligure dove la massa deve purtroppo confrontarsi con una territorio schiacciato tra la montagna ed il mare. Con un sistema viario fortemente penalizzante del turismo di qualità e degli investimenti. Non è un caso ascoltare da un’operatrice di un glorioso ed affascinante locale – ristorante sulla prima collina del savonese, dove si gode un panorama da sogno, questo discorso: “Gente tanta, ma è mortificante assistere a clienti che seduti a tavola ordinano una portata per dividerla in due, tre. Per fortuna non sono tutti così, non è incoraggiante,  né un buon segno”.

Gli organizzatori di ‘Garessio day‘ non appaiono animati da disegni fantasiosi e rivoluzionari. La loro caratura, quali studiosi, ricercatori e testimoni dei tempi, merita grande attenzione, approfondimento. Garexpo non è una provocazione che pure non guasterebbe, non è un sogno dopo tante illusioni, non è la sfida di un pool di tecnici alla classe politica e a quella amministrativa: dagli enti locali in su. Preferiamo parlare di una sveglia da parte di chi non si stanca di suonare. Non per ricordarci le occasioni mancate, le colpe, lo spopolamento e il declino. Sbagliato invocare il termine ‘crisi’, fenomeno passeggero e che poi viene riassorbito, come accadde nel ’29.   Nelle nostre vallate montane siamo al declino come robusto trend storico, che è enormemente difficile invertire se non con interventi draconiani. E’ quanto occorre mettere in un’ agenda realistica del futuro. Per quel detto: fatti e non parole, fate presto ! Fate presto.

Le infrastrutture strategiche ? Garessio chiama Albenga per giocare insieme le carte vincenti che sono la Ferrovia di Valico attraverso la Val Tanaro e Val Neva, il ruolo dell’aeroporto di Villanova d’Albenga, il nuovo stabilimento Piaggio, la nuova Ortofrutticola, il nuovo ospedale affidato ai privati, il casello autostradale e perchè no il progetto di ‘filiera del legno’ capace si risollevare paesi e comunità che non possono guardare solo al ‘mercato turistico’. Che peraltro troverebbe un utile volano da trasporti ‘civili’ su gomma e su rotaia.

Il raddoppio della linea ferroviaria Andora – Finale , atteso da mezzo secolo, che va integrato con la tranvia costiera, affiancata alla pista ciclabile. Albenga con ruolo apicale e di bretella con la nuova stazione. E ancora, cosa potrebbe rappresentare un sistema di funivie nelle aree montuose che arricchiscono e caratterizzano regioni come l’Alto Adige, il Trentino. La Liguria di ponente che deve fare squadra e sistema con il Basso Piemonte e non solo.

Tra i temi affrontati in questi anni, si ricorda l’importanza del mantenimento e valorizzazione delle infrastrutture esistenti, la realizzazione della linea ferroviaria di valico tra Albenga e Garessio (con valorizzazione della Val Tanaro e Val Neva), la creazione di reti tranviarie costiere e a servizio della Piana di Albenga.

I promotori ricordano che gli eventi alluvionali dello scorso autunno a Garessio e Ormea (e non solo, vedi l’isolamento di Monesi turistica) riportano l’attenzione su come, anche in caso di emergenza, sia utile disporre di una più capillare maglia di collegamenti rispetto agli attuali, che troppo spesso nelle valli si trasformano in pericolosi “vicoli ciechi”, in zone in cui la soccorribilità è già di per sé ardua.

In questo caso si fa riferimento in particolare alle valli Tanaro e Neva; paesi come Erli, Cisano sul Neva e Zuccarello potrebbero ritrovarsi, con l’attivazione del valico ferroviario, un’offerta di trasporti collettivi decisamente migliore, sia verso il Piemonte che verso il litorale. Per chi volesse approfondire questi temi, l’appuntamento di Garessio è un’occasione aperta a tutti. (L.Cor.)

 

Nel paese dove ritornano le rodiniLe strategie del Tal Garessio – Albengaimpegnato a promuovere il valico ferroviario

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Un paesone di 3.360 abitanti con una struttura urbanistica da città, un migliaio di seconde case, un patrimonio immobiliare in costante declino e a prezzi da super saldi. Garessio turistica, termale, filiera del legno e imprenditoriale può risollevarsi ad una sola condizione: dotarsi del polo ferroviario tra Piemonte e Liguria. L’ingegner Stefano Sibilla, amministratore della Forled Sr, garessino emigrato a Milano, papà compianto elettrotecnico Rai a Torino, non si stanca di ripetere: “Siamo ancora in tempo, se c’è la volontà politica, la sensibilizzazione e la presa di coscienza popolare. Dei giovani in particolare. E’ interesse di tutti, un po’ meno della lobby dell’asfalto e dell’autostrada”. Con lui Angelo Marinoni, esperto di progettazione, passionario del trasporto su rotaie, nemico dichiarato di chi ha ridotto la rete ferroviaria piemontese al 50 % della sua potenzialità. E che dire di quanto accade nelle province di Trento e Bolzano dove invece l’industria delle vacanze vede le Dolimiti al centro della mobilità sostenibile ? Unendo i territori con un nuovo collegamento ferroviario Calalzo – Cortina. Vedi anche il reportage ga Garessio di Silvio Fasano a fondo pagina.Domenica a Garessio con quattro ingegneri, all’insegna del ritorno delle rondini impegnate e operose a riprodursi nei nidi ‘appesi’ alle case del borgo antico, che hanno illustrato ed approfondito una vasta gamma di aspetti della mobilità su rotaia e gomma. Una lotta solitaria e che meriterebbe maggiore condivisione, conoscenza, confronto. Con una pietra miliare di cui poco si parla e molto si tace. Gli accordi comunitari  prevedono che entro il 2020 il trasporto ferroviario raggiunga il 20% per cento,  per passare al 30 % nel 2030 e nel 2040 al  40%. Come si prepara l’Italia a questi traguardi ? Garessio aveva iniziato bene, dato il buon esempio. Nel 1982 l’Amministrazione comunale chiese ad un neo laureato di predisporre un’ipotesi di collegamento ferroviario Garessio – Villanova d’Albenga, ma con una curiosità non proprio esaltante. L’incarico fu assegnato cinque giorni prima di un convegno ad hoc. E tra i testimoni di quell’evento un esperto di automazione, l’ing. Antonio Briatore di Fossano. Una sola ipotesi messa in campo, con una stazione intermedia a Nasino, lungo la Val Neva.

L’ingegner Stefano Sibilla

” Noi ci siamo posti l’obiettivo – dice l’ing. Sibilla -  della funzionalità a binario unico, incrociare i convogli a metà di ogni tratta. Partendo dall’esistente, Ceva – Garessio, la stazione intermedia a Bagnasco con un primo incrocio, il secondo a Garessio. Avendo a metro di riferimento  i nuovi standard che prevedono convogli di 750 metri, una trentina di vagoni. Oggi, ad esempio, sulla linea costiera ligure, interessata dal nuovo raddoppio siamo ai 660 metri, dunque c’è ancora tanta strada da fare per adeguarsi. L’altro obiettivo è che nel raddoppio e trasferimento dei binari a monte, Andora  – Finale Ligure, anzichè procedere a suon più cantieri, con inaugurazioni sparse da spot elettorali, con un investimento previsto da un miliardo e mezzo,  sia dia la priorità al tratto Andora – Bastia d’Albenga, in modo da interagire con la Garessio – Albenga“. E come ignorare la proposta di tranvia, nella sede attuale, per rendere meno caotica la mobilità urbana, la qualità del vita. Non lasciare alle future generazioni sono città ingolfate dal traffico ed abbruttite da troppo cemento, dalla speculazioni immobiliare che non si arresta anche sull’onda dei prezzi del mercato. Se a Garessio non si riesce a vendere a 500 mila € il mq, sulla fascia costiera si viaggia tra le 4- 8 mila € al mq., con punte di 10 – 14 in alcune località fronte mare, per monolocali e bilocali.

Ma quali solo i vantaggi sul piano economico e sociale, in particolare Garessio a quali benefici aspira con il progetto ferrovia ? Sibilla: ” Intanto diciamo che le linee ferroviarie del Piemonte  sono sotto utilizzate, il raddoppio in Riviera allo stato attuale non è redditizio perchè si deve pur sempre fare i conti con la tratta ancora a binario unico, da qui l’importanza della priorità di un valico, Garessio – Albenga,  che può garantire un recupero ed un ritorno dell’investimento.” Dal dire al fare…senza una concertazione politica, un movimento popolare….coinvolgendo enti economici e sindacati, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, alcune realtà professionali. Siamo, tra l’altro, in un’area che elettoralmente, visto il numero degli abitanti, non può vantare grande peso e non ha dunque grandi santi protettori.

Sibilla: “Non voglio insegnare, né sostituirmi ad un sindaco democraticamente eletto in una lista unica per Garessio, credo che sarebbe utile se il primo cittadino si dedicasse diciamo a tutto campo al tema della realizzazione del valico ferroviario, delegando l’ordinaria amministrazione agli assessori. Insomma porsi degli obiettivi strategici di maggiore spessore per la comunità, per l’avvenire delle future generazioni. Garessio è il centro maggiore dell’Alto Tanaro, sarà pur vero che siamo passati  dalla quota massima di 9.408 abitanti nel 1811, a 5.936 del 1061, a 4.351 del 1981, ai 3200 dei nostri giorni, è pur sempre un luogo di villeggiatura sereno e terra di attività industriali con alterne fortune. Non possiamo più ignorare che da parecchi anni abbiamo imboccato il sentiero dell’involuzione ed occorrono interventi energici e di largo respiro. Oggi i giovani non hanno molte prospettive, diciamo da paese civile. C’è chi apre un attività commerciale con tutti i rischi che comporta in un’area in agonia, oppure si trasferiscono a Cuneo o Fossano, tra difficoltà di trasporto notevoli,  costi, fare fronte al periodo invernale. Il futuro non può essere un’altra Garessio 2000 all’insegna dell’immobiliarismo avventato e speculativo.  Un’altra testimonianza, senza andare lontano, è  il deserto di palazzo Pietrafaccia in piena area urbana e taccio sulla risorsa termale.”

C’è un altro punto fermo nel progettualità del Comitato Treni Alpi Liguri (Tal), non affatto secondario: “Inutile parlare di rilancio turistico, ricettività, se in queste valli, Tanaro, Arroscia, Neva, non si risolve prima il problema primario dell’accessibilità, ma per carità di Dio non si parli di incentivare la viabilità su gomma, non si dia benzina ai progetti di chi come l’industriale – finanziere Gruppo Gavio hanno tutt’altri interessi, anche se alla fin fine il trasporto ferroviario creerebbe sviluppo per tutti e dovrebbe essere proprio Gavio a fare da capofila in sintonia con gli enti pubblici locali, regionali e statali.”

Angelo Marinoni esperto di progettazione in itinere

“Se si risponde nel modo sbagliato – sostiene Angelo Marinoni, studioso di progettazione ed esperto di trasporti – accade proprio come abbiamo visto e viviamo con la storiaccia dell’autostrada più incompiuta d’Italia, l’Albenga – Garessio che continua ad esistere solo sulla carta,  società  fondata nel 1967, il percorso non è mai stato realizzato, ma ha sempre prodotto utili per i comuni e le province che ne erano soci, Garessio ha il 3 %.  Se da una parte la mancata realizzazione è un aspetto positivo per l’ambiente e negativo per le lobby del trasporto su gomma, dall’altra si è bloccato ogni possibile sviluppo di mobilità sostenibile. Molto modestamente mi sono fatto la convinzione, anche dall’esperienza maturata nella vita lavorativa, che un solo chilometro in più di strade ed autostrade sia un atto criminale per il futuro. Mi si dia pure del talebano dell’ambiente, tra Albenga e Garessio  dovrebbe avvenire il contrario, ovvero priorità assoluta alla ferrovia di valico. Costa molto meno organizzare e realizzare  le infrastrutture sia dal punto di vista ambientale, sia economico, rispetto all’autostrada. “

Marinoni da un altra notizia che forse non tutti conoscono.  La Convenzione delle Alpi prevede una graduale conversione modale del passaggio della mobilità e logistica dalla gomma alla ferrovia. Unica risposta che tecnici e scienziati stanno incentivando allo sviluppo sostenibile. “Perchè dobbiamo realizzare nuove strade, se come nel caso di Garessio e del Piemonte esiste  una ferrovia già pronta. Per questa ragione sono dell’avviso che la Asti – Cuneo  rappresenti una scelta strategica sbagliata, anche se allo stato delle cose vale la pena concludere l’opera.  Ha comunque senso se contemporaneamente si connette Cuneo e la sua provincia in modo efficiente al trasporto ferroviario.  E non avere un passaggio modale inverso dal ferro alla gomma, la cosa più perniciosa si possa fare”.

L’ingegnere italo – francese Jean Durbano

Marinoni incalza: “Veniamo dal mito dell’automobile e si ritiene il mezzo di trasporto pubblico un ripiego; da anni viviamo in una visione distorta  della ferrovia”. Cosa che non accade nei paesi del centro e nord Europa, pensiamo solo alla vicina Francia, alla Germania, alla Svizzera. “Oggi si continua – aggiunge Marinoni – a penalizzare la ferrovia, lasciandole un ruolo di pendolarismo, mentre urge ripristinare le linee della mobilità locale. La Costa Azzurra insegna che può contare su quattro reti stradali, ma anche due ferroviarie.  Una costiera e una veloce che arriverà sino all’aeroporto di Nizza,  come ricorda un altro componente del Comitato Tal, l’ing. Jean Durbano che vive tra Ventimiglia ed il Sud della Francia, opera in uno studio tecnico che lavora soprattutto per i notai francesi. Il servizio ferroviario transalpino si caratterizza per efficienza e la frequenza dei collegamenti. In Italia, invece, può accadere che la Freccia Bianca sia stata di fatto bandita nei collegamenti diretti con Savona, città capoluogo e di una riviera turisticamente importante.

I DANNI DEL TRASPORTO ‘PESANTE’ SU GOMMA - Ascoltiamo ancora il Marinoni pensiero: “Un mezzo pesante  devasta le strade, parlo ovviamente dei costi conseguenti alla manutenzione e all’usura del transito dei ‘ bisonti’, soprattutto nelle strade normali, quelle statali e provinciali, oppure comunali. In autostrada, si dirà, si paga il pedaggio. Forse non dovrebbe sfuggire neanche il susseguirsi di tragedie in cui sono coinvolti i cosiddetti ‘Tir’ selvaggi. E aggiungo: non si considera tra i costi sociali l’impatto ambientale. Quanto costa al Piemonte non utilizzare appieno la sua rete ferroviaria ? Invece si è finito di sposare mere politiche di ragioneria contabile. In passato la ferrovia univa Il Nord ed Il Sud Italia, il Nord Europa con la la Liguria con il suo Riviera Express giornaliero; poi sono arrivati i tempi bui della ‘cura Moretti’ con l’eliminazione della lunghe percorrenze Nord – Sud. Oggi assistiamo a decine di linee di bus  di privati che svolgono quel servizio fino alla Calabria, alla Puglia, alla Sicilia. Si parla di costi, di economie, facendo sempre riferimento al passato, ed non ad una ferrovia efficiente che da ben altri risultati anche sul piano dei bilanci.”.

LA NOTA DOLENTE DELLE FERROVIE PIEMONTESI -  Sempre Angelo Marinoni: ” Sono le nostre ferrovie che dovrebbero funzionare, la rete piemontese funziona a metà. Occorre andare oltre, serve il valico Piemonte – Liguria con un costo intorno ai 400 – 500 milioni di euro”. Interviene l’ing. Sibilla: “Quanti Tir al giorno partono dalla pianura di Albenga ? Quanti transitano sulle strade statali abbastanza malconce come quella del Colle di Nava e la statale 28 lungo la quale corre un traffico su gomma che va dalla penisola Iberica  ai paesi dell’Est Europa. Quale è la situazione del Colle di Tenda dove devono transitare mezzi pesanti superando la quota dei 1300 metri sul livello del mare. Mentre sul fronte dei collegamenti ferroviari, quella linea è servita da due corse al giorno per Cuneo ?”

IL PROGETTO DI VALICO GARESSIO – ALBENGA – Spiega Sibilla: ” Il progetto prevede una pendenza unica, scavare il tunnel da un lato solo, da Erli verso Garessio e da Bastia d’Albenga verso Erli, andare dunque sempre in salita e questo anche per far fronte più agevolmente a possibili deviazioni di sorgenti e cosa farne. Non siamo in una zona carsica  rispetto a quella del tunnel Armo-Acquetico- Cantarana di Ormea. ” C’è un aspetto nel tema della mobilità mondiale forse significativo. La superpotenza cinese non solo sta lentamente disincentivando il trasporto su gomma, anche quello via mare. In primavera è arrivato a Mortara il primo treno container dalla Cina; il comune Alessandrino sta ampliando il suo interporto sia per derrate alimentari, sia industriali.

IL MONFERRATO TRA ENFASI E CALO DEMOGRAFICO SPAVENTOSO -  Angelo Marinoni ha focalizzato lo stato di un’altra area di crisi, meglio sarebbe dire di morte lenta.  “Da Maranza dove vivo, a Garessio, incontro sei linee ferroviarie chiuse, ma efficienti. Abbandonate per  ragioni di economia. 1) Alessandaria – Castagnole. 2) Asti – Alba. 3) Bra – Ceva. 4) Cuneo – Mondovì. 5)  Saluzzo – Savigliano. 6) Ceva – Ormea. La recente legge sarà pure ricca di buone intenzioni, non è invece funzionale  ad recupero ed uso turistico.  Un conto è la riduzione a ferrovia turistica, un altro è ridurre il patrimonio infrastrutturale di cui disponiamo a parco giochi.  E’ giusto che la legge imponga la tutela, è invece criminale lasciare il patrimonio esistente al solo ruolo turistico che rappresenta una delle componenti del mosaico economico e sociale.”

LA FORZA DELLE ASSOCIAZIONI – Oltre al Tal ci sono diverse associazioni che concordano sulle strategie indicate dai progetti di massima illustrati dall’ing. Sibilla, Marinoni. “L’associazionismo locale è un elemento su cui possiamo contare, come Legamabiente, Fiab (amici della bicicletta), una risposta intelligente è pure arrivata  dal Comune di Casale Monferrato e dall’associazione dei comuni del Monferrato, del Comune di Vercelli. “Ho presentato un’istanza tecnica di ripristino  della linea ferroviaria  e loro l’hanno appoggiata con determinazione ed efficacia e si è ottenuto la riapertura di due linea Casale Monferrato – Vercelli nel  dicembre 2018 e nel 2019, a giugno, la linea per Mortara”.  Marinoni rivela inoltre un suo cruccio: la Alessandria – Castagnole Lanze – Alba. “Attraversa uno scorcio bellissimo, fantastico del nostro territorio, potrebbe creare una svolta turistica, diventare un volano, purtroppo non è compresa. La Regione Piemonte  ha sospeso l’esercizio di linea e l’ha inserita  nel gruppo optionabili per un nuovo vettore, ovvero l’affidamento a privati.  Di fatto si resta esclusi  dal Piano dei Trasporti regionale mentre la linea ha tutte le caratteristiche  turistiche e commerciali.  E siamo in presenza di un totale declino economico. Il Monferrato è un’area più curata, ma dal punto di vista sociale si è di fronte al costante e allarmante calo demografico”.

IL GRUPPO GAVIO PADRONE ASSOLUTO ? - Non solo la politica, la partitocrazia, i signorotti che dominano il potere locale, spesso facendo danni irreparabili come pare sia successo in quel di Garessio, un attore di primo piano resta il Gruppo Gavio, il ‘signore’, la ‘famiglia’ di Tortona. Ormai dagli affari autostradali, alle società quotate in borsa, alcune con ottimi rendimenti (Astm). Il Gruppo Gavio è attivo in Italia e nel mondo con un patrimonio di circa 5.600 risorse con elevate competenze tecniche e professionali, e con ricavi aggregati di circa 3,4miliardi di euro. Il quarto operatore al mondo nella gestione di autostrade a pedaggio con circa 3.320 km di rete. Gestisce in Italia circa 1.460 km di rete e, attraverso l’acquisizione del co-controllo di Ecorodovias, gestisce in Brasile circa 1.860 km di rete.

Beniamono Gavio patron dell’omonimo Gruppo internazionale

Il Gruppo Gavio è altresì tra i principali operatori nei settori dei trasporti, dei porti e della logistica. Nel settore dei trasporti su gomma il Gruppo opera, in particolare, nel trasporto di prodotti petroliferi e container, con un’ingente flotta di oltre 3000 automezzi (trattori e rimorchi) e 1500 addetti. Nel settore della logistica il Gruppo vanta importanti poli logistici ed intermodali per la concentrazione, smistamento delle merci e la fornitura di servizi combinati. In tale ambito il Gruppo Gavio gestisce alcune delle principali infrastrutture portuali in Italia, in città quali Trieste, Genova, Civitavecchia e Taranto, oltre a retroporti e interporti sviluppando piattaforme logistiche e centri di interscambio tra le diverse modalità di trasporto. Il Gruppo Gavio è inoltre un importante player nel settore della costruzione e gestione di grandi parcheggi pubblici in concessione, offrendo soluzioni e servizi innovativi in materia di mobilità urbana. Tra le principali strutture in gestione in alcune delle più importanti città italiane, si evidenziano a Milano il Parking della Fiera con 10.000 posti auto e il Parking di Piazza Meda con 552 posti, a Torino il Parking di Piazza Vittorio con 620 posti auto.

E’ significativo che lo studio di fattibilità dell’autostrada di carta Garessio – Albenga sia stato affidato, anche dagli uomini del Pd, ad un ‘team di ingegneria’ dello stesso Gruppo Gavio. E non sarebbe un’idea balzana chiedere ‘aiuto’ proprio al Gruppo Gavio affinchè il valico ferroviario tra Piemonte e Liguria possa riprendere quota come merita e ‘impone’ la legislazione europea con la quale dobbiamo fare i conti.

L’ing. Federico Mazzetta di Savona

E il savonese Federico Mazzetta, ingegnere esperto di mobilità – (tesi di laurea Progettazione di collegamenti sostenibili a scala urbana-Accessibilità all’Ospedale e al Quartiere Valloria di Savona), vincitore del concorso “Comune di Savona, storia, funzioni e servizi dell’Ente Locale”, Conferimento del Premio Speciale Mobilità “Laura Conti” , Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”Venezia 2011 – ribadisce che ” In quasi tutti i tavoli si valutano le opportunità offerte dai valichi per lo più in tema di logistica, trascurando così il ruolo che questi hanno per la mobilità sostenibile di viaggiatori, obiettivo altrettanto fondamentale e imprescindibile se ci si prefigge lo sviluppo sostenibile e armonioso del territorio, rendendo attrattive e vivibili anche le zone appenniniche più interne. Nell’ottica dei “corridoi“, quando si parla di sistema portuale ligure del Mediterraneo si intende un complesso portuale che va da Savona a Livorno e che inevitabilmente necessita di un sistema retroportuale che, in verità, è tuttora in corso di definizione e, tra le varie ipotesi, coinvolge importanti scali quali Mondovi’, Alessandria, Rivalta Scrivia e la stessa Livorno.”

E conclude: “Il Comitato TAL focalizza la sua attenzione sul ponente ligure individuando la necessità di un vero trasferimento gomma – ferro, dove il valico di Ventimiglia, soprattutto per le merci, gioca un ruolo fondamentale. Considerando la limitata capacità della ferrovia di Tenda (la cui vocazione turistica ha invece un forte potenziale) si è individuato, oltre al potenziamento dell’asse Savona-San Giuseppe di Cairo verso Torino e Alessandria, il valico Albenga – Garessio (con la sua già esistente prosecuzione per Ceva), come opportunità di sviluppo del territorio valligiano delle Alpi Liguri e riqualificazione dei collegamenti Savona – Cuneo, dei quali si avverte in entrambi i territori necessità e urgenza”.

Luciano Corrado

 

Arresti a Imperia mille candidati e concorso truccato, Saldo uomo di chiesa a Mendatica, il prof. Fontana teneva corsi anticorruzione a Savona e Loano. Ecco Casella esultare via Facebook:’ gli sforzi vengono ricompensati ‘

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Era maggio e Fabio Casella ‘postava’ su Facebook la soddisfazione di aver vinto il concorso con tanto di scritta: “Gli sforzi vengono sempre ricompensati”. A corredo dell’articolo su Stampa e Secolo XIX  che davano notizia dei primi verdetti, tra i mille candidati, che aspiravano ad un impiego a Rivieracqua. Ora gli arresti, gli imputati detenuti a domicilio che si avvalgono della facoltà di non rispondere al primo interrogatorio davanti al Gip, il presidente del tribunale Eduardo Bracco. La richiesta di sospensione dal servizio dello stesso ‘beneficiato’ Casella. I due arrestati che si dimettono dai rispettivi incarichi nella Spa pubblica. Ma dopo qualche decennio di ‘vita e informazione giudiziaria’ siamo tra gli ultimi ad avere certezze di colpevolezza. Certo l’arresto di Gabriele Saldo, 65 anni, tra i personaggi politici imperiesi più popolari nel ponente ligure per il suo ruolo di capogruppo (ex) in Regione,  ormai ex direttore generale del Consorzio idrico Rivieracqua e del prof. Federico Fontana, docente universitario a Genova, delegato della Facoltà di Economia al polo universitario imperiese, non può  lasciare indifferenti  neppure i savonesi e nel Basso Piemonte.  Il primo ha molti amici ed estimatori, conoscenti, oltre i confini della sua provincia e si è occupato di tematiche di comune interesse, come la salvaguardia dell’ospedale di Albenga. Il secondo che è nato  e vive a Novi Ligure dove ha scelto gli arresti domiciliari, ma pure noto a Palazzo Sisto a Savona e a Palazzo Doria, a Loano dove i dipendenti comunali lo ricordano in ‘cattedra’ a tenere corsi di anticorruzione. Oltre a vice direttore del Centro Studi e Ricerche sulle Autonomie Locali di Savona.

Un mini terremoto giudiziario che non ha avuto finora eco nelle cronache nazionali dei due quotidiani più letti in Liguria, Il Secolo XIX e La Stampa, che hanno rilegato il presunto scandalo sulle rispettive edizioni locali e richiamo in prima prima pagina, sempre nelle edizioni locali. Cronaca che dunque non possono leggere, ad esempio, savonesi, genovesi, nell’edizione del Basso Piemonte che devono affidarsi ai notiziari on line che non sembrano molto informati sul ruolo savonese dei due personaggi principali dell’inchiesta, il prof. Fontana in particolare con i rapporti con le amministrazioni civiche di Savona e Loano..

Il prof. Federico Fontana ha tenuto corsi di anticorruzione nei Comuni di Savona e Loano mentre viene accompagnato dai finanziarieri agli arresti domiciliari nella sua casa di Novi Ligure

A Loano l’amministrazione comunale, con decreto del sindaco Luigi Pignocca,  n. 6 del 15 luglio 2014, aveva provveduto a designare il prof. Fontana quale ‘istruttore’ nel corso di anticorruzione, stessa scelta compiuta dal Comune di Savona.  Del resto il curriculum di Federico Fontana che per l’incarico ha ricevuto dal Comune di Loano, in tre tranche, 10.500 € (2014/2016), è di indiscusso spessore.  Risiede a Novi Ligure  in Piazza De Negri, professore associato di economia aziendale, del Dipartimento dell’Università degli studi di Genova;  è docente di economia aziendale e controllo di gestione interno degli enti locali, finanziato dal Murst;  è stato impegnato in diversi filoni di ricerca, aspetti gestionali ed organizzativi delle aziende e delle amministrazioni pubbliche; è autore di opere e numerosi saggi, articoli su riviste scientifiche e tecnico specialistiche;  collabora alla rivista  Guida a edita dal Sole 24 Ore della Confindustria;  collabora con la rivista online Moltocomuni presso la quale è coordinatore delle rubriche; è socio Aidea – Associazione italiana di Economia Aziendale di cui è altresì referente per Genova;  effettua incarichi di formazione, ricerca e consulenza presso amministrazioni pubbliche, compresi programmazione e controllo metodologie e strumenti di valutazione del personale, un ruolo molto discusso e delicato nell’ambito dei Comuni (vedi ripartizione premi di produttività e incentivi);  è presidente e componenti di nuclei indipendenti di valutazione istituiti dagli enti locali.

Gabriele Saldo, con gli occhiali, in processione a Mendatica porta la statua del Santo Patrono (foto archivio trucioli 1989)

Gabriele Saldo, geometra, prima assunzione pubblica nel Comune di Imperia nel ruolo della Polizia municipale, poi una lunga gavetta quale consigliere ed assessore comunale nel Comune natio di Pontedassio, assessore alla Comunità Montana dell’Olivo, quindi la ‘promozione elettorale’ nel consiglio provinciale, anche qui assessore, infine il salto in Regione, sempre nel gruppo di Forza Italia e tra gli amici della prima ora di Claudio Scajola nell’epoca della sua maggiore epopea di potere locale, regionale e nazionale. Gabriele Saldo super presenzialista a cene (immancabile a Varazze al ristorante Santa Caterina in occasione del concorso culinario, ottima sintonia ed amicizia con il patron di Imperia Tv, cav. Francesco Zunino), volto amico e presente alle feste patronali soprattutto nella sua amata Valle Arroscia, spesso non disdegnava di essere tra i portatori delle statue nelle processioni solenni, come a Mendatica per la festa del Santa Patrono Nazario e Celso (vedi foto del 1989). Saldo che si faceva in quattro quando bisognava occuparsi di un problema segnalato ora dai sindaci, assessori, oppure dagli stessi cittadini. Curiosa l’immagine di Saldo, al Saccarello di Monesi, intento a ricevere ed ascoltare un conoscente. Accadeva nel 2009.

Gabriele Saldo popolare esponente politico,  ex Forza Italia in provincia di Imperia

Gabriele Saldo che, secondo l’accusa, è scivolato per aiutare un candidato ad un concorso della società pubblica Spa Rivieracqua che proprio in questi giorni è salita alla ribalta per i casi di inquinamento marino ad Andora e Diano Marina e la minaccia del sindaco forzista Demichelis di chiedere i danni di immagine, in pena stagione balneare. Rivieriacqua, col suo fresco presidente avv. Massimo Donzella, novello sposo, al centro di accuse anche sul fronte dei rifornimenti in alcune località rimaste con i rubinetti asciutti.

Al di là di quali saranno gli esiti finali della giustizia imperiese ed italiana, sono in molti ad augurarsi, con Claudio Scajola, il ‘tutti innocenti‘. E’ sempre sbagliato strumentalizzare arresti ed indagini. Anche se resta l’amarezza di uno scandalo che turba ancora una volta la fiducia dei cittadini verso le istituzioni democratiche, la legalità.

Tra gli ex colleghi di Forza Italia, partito dal quale Saldo si era infine allontanato, c’è chi ricorda la ‘marachella’ posto elettorale 2005- 2010, quando al gruppo consiliare in Regione, con capogruppo Marco Melgrati, uno stampatore – editore chiese il saldo di un debito lasciato in eredità da Saldo. Ci furo un tira e molla perchè pare che il partito sostenesse che Saldo quei soldi li aveva  ricevuti, ma non era stato pagato il debito. Sta di fatto che il ‘buco’ venne coperto con l’autotassazione dei consiglieri forzisti che non perdonarono quello sgarbo.

Oggi Saldo è accusato di aver favorito, peraltro non è accusato di corruzione o aver percepito denaro, un concorrente a vincere un concorso pubblico con mille pretendenti. Due giornalisti di esperienza dell’imperiese, gran conoscitore delle stanze del potere,  Paolo Isaia e Maurizio Vezzaro, lo definiscono “autentico globtrotter della politica già dai tempi della democrazia cristiana; considerato un abile tessitore capace di mediare tra le varie fazioni e forze, signore della parte bassa della Valle Impero dove non c’era foglia  che si muovesse senza il suo consenso, vecchio marpione….”

L. Cor.

Gabriele Saldo in una foto dell’archivio trucioli del 2009, alla festa sul Saccarello, mentre appartato riceve in un singolare rudere di guerra un elettore che voleva parlargli

Bastia d’Albenga, il paese che ha rinunciato alla sagra per solidarietà con Rosy GuarnieriL’ex sindaca al centro pancreas di Verona

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E’ una notizia che la libera stampa locale ha voluto tacere ai lettori. Eppure perchè ignorare l’ ‘omaggio’ di un intero paese, Bastia d’Albenga, alla concittadina più illustre e popolare anche oltre i confini comunali ? Un grande gesto di solidarietà, affetto, stima, auguri soprattutto, affinchè Rosy Guarnieri, passionaria leghista sicula – ingauna, possa superare una delle più terribili prove della sua esistenza. Ricoverata d’urgenza nel centro specializzato del Nord Est (Verona) per curare il pancreas ed ora tornata a casa in attesa di effettuare le terapie indicate e recuperare le forze, ricorrere magari ad un pancreas ‘artificiale’. Al suo capezzale, nell’abitazione di famiglia, l’inseparabile compagno, dr. Franco Vairo, altra personalità conosciuta in tutta la provincia, ex dirigente Asl e le adorate figlie di Rosy, i parenti, il primo marito.

Gli anni di Rosy Guarnieri sindaco assieme al suo fedele compagno di vita, il dr. Franco Vairo (foto Silvio Fasano)

Trucioli.it, il mese scorso avevo titolato e pubblicato la notizia della rinuncia alla Sagra di Bastia, con queste scarne righe: Un annuncio inatteso e stringato: “Si comunica che, per cause di forza maggiore, l’edizione 2017 della “Sagra du Burgu” di Bastia d’Albenga non si svolgerà. Gli organizzatori della ASD Bastia ringraziano tutti i collaboratori e tutti gli amici della manifestazione per la comprensione e per il sostegno. Arrivederci al 2018.” Che succede ? Problemi di sicurezza pare di capire”. Avevamo anche cercato di sapere qualcosa di più inviando una richiesta agli organizzatori, allo stesso indirizzo e mail. Senza fortuna.

Rosy Guarnieri edil dr. Eraldo Ciangherotti

Ora il tam tam crescente delle condizioni di salute dell’ex primo cittadino e capogruppo consiliare si è fatto sempre più insistente. Non solo a Bastia, Albenga, Ortovero, Villanova, Cisano. E l’indiscrezione che i giornalisti della piana hanno scelto di non divulgare la notizia della vera ragione di rinuncia alla sagra. Pare giusto del resto rispettare il desiderio dei famigliari che vorrebbero mettere la sordina ad ogni possibile clamore per le condizioni di salute della loro cara, che sta lottando con tutta la sua energia di cui ha dato mille volte prova, per vincere sul male.

Ma non si può ignorare, far finta di niente di fronte ad un personaggio pubblico e soprattutto su quella scelta degli organizzatori di una delle sagre di maggior successo e spessore del ponente ligure, forse la più apprezzata dal mondo giovanile, ma anche di qualità, di rinunciare all’edizione 2017 della manifestazione. Un appuntamento che coinvolge tutta la frazione ed è capace di attrarre migliaia e migliaia di persone dal ponente e dall’entroterra. Con centinaia di volontari e una decina di cantine aperte tra le più attrezzate ed apprezzate. Un evento che va oltre la sagra, premia le capacità e le qualità dei prodotti, delle cucine, dei menù, delle etichette, quasi in una gara a chi sa far meglio nel lavoro di squadra.

Il vescovo di Ventimiglia, Suetta, origini a Loano, con Rosy Guarnieri in un momento felice per entrambi (foto Ivg.it)

Riteniamo che il dovere dell’informazione sia quello di dare sempre e comunque una notizia vera e di interesse pubblico. Per questo non possiamo condividere il ‘patto del silenzio’ dell’ informazione locale. La caratura di Rosy Guarnieri, il suo ruolo, il suo impegno nelle lotte per la sua seconda terra natia, non meritano il silenzio, come pure la straordinaria ed abbastanza inusuale solidarietà di un intero paese che prega o fa voti affinchè si avveri il ‘miracolo’. Si può essere d’accordo o meno sulla Rosy impegnata e bandiera militante del leghismo ligure e nazionale, su alcune sue iniziative ora coraggiose, ora discutibili. Lei che si era impegnata senza guardare in faccia nessuno affinchè il nuovo ospedale di Albenga non fosse depauperato e ‘svenduto’. E ora si trova a combattere l’ultima battaglia, proprio sul fronte personale e sanitario. Forza Rosy non perdere la sfida decisiva! Non è la violazione del ‘silenzio stampa modello savonese 2017’ che può nuocere alla tua sacrosanta causa per la vita. Albenga ha ancora bisogno di te !

Rosy Guarnieri e Matteo Salvini

Rosy Guarnieri e Angelo Vaccarezza

Rosy Guarnieri e Silvano Montaldo, ex sindaco di Laigueglia, uomo di fiducia di Claudio Scajola, e attuale assessore al Comune di Savona
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