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Parliamo di ‘media’ e giornalisti del ponenteIvg attacco muscolare e cambio di direzione.Imperia Tv via Marchi e Bianchi, Giò Barbera a La Stampa, al Secolo XIX altre partenze

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Si rafforza lo staff redazionale di Ivg dell’editore pietrese Matteo Rainisio. L’ultimo arrivo, da settembre, Daniele Strizioli che ha cessato la collaborazione con La Stampa per la zona del ponente savonese, subito sostituito da una firma affermata, Giò Barbera alassino – imperiese. Per Ivg le novità non sono finite. Pare prossima l’investitura a direttore responsabile di Andrea Chiovelli di fatto già coordinatore capo ed alter ego del ‘boss’. L’attuale direttore Federico De Rossi, giornalista professionista che aveva sostituito Felix Lammardo (oggi tra i pionieri di Morenews), resta in azienda, a correre. A Imperia Tv per l’arrivo di un volto giovane, Arianna Bova, al telegiornale, hanno ‘lasciato’  Federico Marchi  passato alla Confartiginato di Imperia, sede di Sanremo e Floriana Bianchi che ha raggiunto la pensione.  Annunci, dietro l’angolo, nelle redazioni di Stampa e Secolo XIX, ormai fuse e in attesa della ‘ristrutturazione’ finale, dopo il matrimonio a tre con la Repubblica- l’Espresso. Vedi a fondo pagina nota di Strizioli.

Matteo Rainisio editore IVG- Edinet

Se l’editoria nazionale e regionale continua a soffrire, a perdere copie e pubblicità, c’è un editore di siti, web e giornale on line che va a gonfie vele e sapremo qualcosa di più leggendo dalle pagine del bilancio – esercizio 2016. Un momento d’oro, si direbbe, forse non proprio come la stagione favolosa appena vissuta da Bagni  Marini e stabilimenti balneari, pizzerie, bar, panetterie, gelaterie e finalmente per gli esercizi alberghieri. L’azienda editoriale di Matteo Rainisio, famiglia di ex albergatori pietresi, procede col vento in poppa e si rafforza a suon di prove ‘muscolari’ rispetto alla debole e poco agguerrita concorrenza.

Bisogna ammettere che Ivg sulle notizie di cronaca fresca, da ponente a levante, entroterra, si presenta imbattibile sul piano locale.  Quanto ad essere sulla notizia e come quantità. Di ben altro spessore il discorso sull’analisi ed approfondimento, il ruolo del giornalismo d’inchiesta e di ‘ controllo’. Pagella con tanti zero. Non c’è spazio ? Qui impera quel detto “non disturbare troppo il manovratore ed il potere di turno”. E la pubblicità ti sarà amica se non grata. Al lettore, al ‘popolo della pancia‘ va bene così. Non protesta, anzi indifferente non si avvede più di tanto. Non parliamo di scuola della polemica, di cui la gente è stufa, quanto allergica a certa politica. Il nodo è di andare più a fondo delle principali tematiche socio economiche della nostra provincia, Regione, della platea di politicanti al potere, quasi a gara nelle passerelle e soprattutto negli ‘annunci spot’. Qualità della vita, prospettive reali per i giovani, laureati e diplomati in particolare. Il loro avvenire, farsi una famiglia. Lontani da quel detto: prima fate, realizzate, poi annunciate. Di recente un notista scriveva: “….perché l’Italia non cambia mai e ci troviamo tra i fanalini di coda in Europa ?”. Tra le risposte al primo posto si indicava “la mancanza di informazione….”. Noi diremmo la qualità nell’approfondimento, non accontentarsi di ciò che passa il ‘palazzo’, la lobby.

Daniele Strizioli ha lasciato La Stampa per IVG

Gio Barbera dal primo settembre firma per La Stampa

 Ivg in grado di dare concrete speranze alle aspettative dei giovani aspiranti giornalisti? Di una sistemazione professionale e di vita dignitosa? Daniele Strizioli, figlio di Marco che segui senza troppa fortuna le orme di papà Romano, era collaboratore fisso de La Stampa e dopo la fusione con Il Secolo XIX, i suoi pezzi (pagati a notizia) finivano su entrambi i quotidiani. Copriva in prevalenza la zona tra Ceriale, Andora e relativo entroterra. Ora farebbe parte dello staff redazionale di Ivg con Luca Berto (era un introdotto e solerte corrispondente del Secolo XIX per il comprensorio loanese), Christian Galfrè che si occupa di cronaca sportiva, Enrica Bertone copre l’area della Valbormida e collabora con l’Eco della Valbormida; Olivia Stevanin, con De Rossi gli unici professionisti, si occupa di cronaca nera e giudiziaria da Savona; sui generis la posizione del trentenne pietrese e collaboratore Nicola Seppone che ricopre anche il ruolo di consigliere comunale di opposizione, con non pochi mal di pancia per chi – altrettanto consigliere o con ruolo istituzionale – non può godere di esposizione mediatica… autoprodotta . Nel quotidiano prediletto dai savonesi che pare ‘viaggi’ su una media di 50 – 60 mila accessi  giornalieri (ovvero l’indice dei click, cosa diversa dalla visualizzazione di un articolo), superando pure quota 100 mila per certi eventi, non mancano le miscellanee tra articoli redazionali, link sponsorizzati (dunque redazionali e foto pagati) e mirabolanti offerte pubblicitarie di ‘superguadagni mensili’, oppure consigli utili “per allungare il pene… ottimizzare i seni ” e così via. Piccolezze nella civiltà del frivolo e frivolezze, in un Paese che con Grecia e Turchia, superati dalla Spagna, è in fondo alle classifiche quanto a lettori e ‘consumatori’ di libri. Un Paese dove nulla cambia, la burocrazia figlia della legiferazione paralizza sviluppo ed investimenti. Dove chi sale sulla plancia di comando a Roma, in Regione, in Provincia, nei Comuni, da sempre la colpa ai predecessori. Dove l’arma del ‘divide et impera’ ha ancora successo.

Per  Strizioli che lascia la corazzata  La Stampa – Il Secolo XIX (in evoluzione la fusione con la Repubblica – l’Espresso dell’editore De Benedetti) dove aveva collaborato per oltre un quindicennio nonno Romano, c’è un ritorno significativo di un mastino 51 enne, Giuseppe (Giò) Barbera che torna sul ‘ring’ dei quotidiani cartacei. Giò che per 12 anni aveva fatto gavetta, a Savona e provincia, tra cronaca nera e giudiziaria, politica. Che dopo essere stato assunto al Secolo XIX aveva rassegnato le dimissioni nel 2009. Lavorava alla redazione di Imperia e l’allora direttore gli propose la ‘promozione’ alla redazione centrale di Genova. Giò finì per privilegiare moglie e figlioletta, lasciò un posto sicuro. Iniziò a collaborare con Savona News, poi assunse la direzione di RSVN con un’esperienza amara; si raccontava che l’Inpgi (Istituto Nazionale Previdenza dei Giornalisti) pretendeva da Barbera una somma perchè “l’editore del giornale on line” che nel frattempo era stato regalato a Radio Savona Sound, “risultava irreperibile” e l’hotel che possedeva ad Alassio era intestato al fratello. Ora Giò mantiene la collaborazione fissa con ” Riviera 24“, direttore responsabile Andrea Di Blasio. E con l’ingresso, pagato a notizia, nel gruppo Stampa – Secolo XIX ha rinunciato a scrivere per Ivg.it.

Novità a Imperia Tv dell’editore cav. Francesco Zunino, la figlia Lorella Zunino è direttore responsabile.  Una tv a vocazione popolare. Come per Ivg sarà interessante leggere l’ultimo bilancio depositato. In questo caso la cura, quanto a forza lavoro, appare però ‘dimagrante’. Da un paio di mesi sono assenti dal piccolo schermo Federico Marchi e Floriana Bianchi. Il primo si è affrancato all’Ufficio Stampa e pubbliche relazione di Confartigianato della provincia di Imperia, la seconda ha raggiunto l’agognata pensione. Il suo posto, per ora come collaboratrice, l’ha preso Arianna Bova che frequenta i corsi di Scienze della Comunicazione all’Università di Savona, fidanzata del nipote dell’editore Zunino.

Sul fronte La Stampa – Il Secolo XIX, redazioni ponentine, le prossime uscite dalle redazioni sono indicate nel 2018; nel quotidiano ligure sono previsti, per il terzo stato di crisi, altri 7 (non 17) prepensionamenti. E nelle edicole pare continui la discesa, a beneficiarne resta l’ex concorrente torinese.Tra i primi ad uscire sarà Flavio Pin (Sanremo), seguito Claudio Donzella; restano Paolo Isaia, Giorgio Bracco al Secolo XIX dal 1991, grande appassionato di sport e in particolare della palla a pugno ( col collega Maurizio Vezzaro sono autori del libro “Imperia segreta. Storie, luoghi e personaggi della città” , Historica edizioni, 2016). Bracco e Milena Arnaldi in forza lavoro con l’articolo 36 (pubblicisti che esercitano  esclusivamente attività giornalistica con orario di lavoro di massima 36 ore settimanali si applica il trattamento economico e normativo previsto per i giornalisti professionisti).  Alla Stampa di Imperia – Sanremo rimangono Enrico Ferrari, Maurizio Vezzaro, Giulio Gavino e Daniela Borghi. Oltre a collaboratori e corrispondenti senza i quali i giornali tutti non ‘uscirebbero’ nella veste che hanno quando arrivano ai lettori.

Diego David, già giornalista a Sanremo News, ora cronista di bianca e politica al Secolo XIX e La Stampa

Alla redazione del Secolo XIX Imperia c’è la curiosa o forse singolare, anomala, situazione del giornalista Diego David (ormai passato alla storia il suo faccia a faccia con l’ex ministro Scajola che lo ridarguì con..’Lei è una persona falsa ci vedremo in tribunale…’.) che, a quanto si dice, da almeno cinque anni, lavora con contratto Cocopro (?).  Bisogna aggiungere che da allora David non perde una notizia da ‘villa Scajola’, sempre presente ed informato. Ha fatto il suo dovere che a volte paga. E nelle stesse condizioni di cocopro si troverebbe, nella redazione di Savona, Mario De Fazio. Pure lui segue la cronaca bianca e la politica del capoluogo, della provincia.

Mario De Fazio giornalista alla redazione di Savona del Secolo XIX

Negli anni d’oro, i due prestigiosi quotidiani ligure – piemontese sono stati fonte di lavoro e in qualche caso trampolino di lancio per giovani giornalisti che hanno fatto carriera e gli stipendi erano più che dignitosi. Gli anni del sindacato unitario di categoria fin troppe ‘forte’ e capace di far tremare i bilanci di un editore, causa scioperi e rispetto rigoroso, quantomeno nelle redazioni centrali, del contratto di lavoro giornalistico e poligrafico (altra categoria privilegiata ai suoi tempi ed ora quasi sparita con le nuove tecnologie).

Siamo pressapoco al ‘si salvi chi può’ sul fronte delle assunzioni, con contratti al ‘ribasso’, con comitati di redazione deboli che si arrendono senza un giorno di sciopero alla girandola ‘stato di crisi’. Chissà cosa direbbero quei sindacalisti ‘duri e puri’ che nelle redazioni spesso e volentieri ‘dettavano legge’: tra agitazioni, scioperi anche ad oltranza, qualifiche, assunzioni, stipendi, bonus vari. Ieri troppo, oggi niente o pochino. (L.Cor.)

Ps. Ha telefonato al blog Daniele Strizioli precisando che non è stato assunto – né collabora – da Ivg e che forse se ne riparlerà da ottobre. Ora è ancora per pochi giorni impegnato in un’attività commerciale di Alassio.

 


Loano, il pescatore rivela: ‘Delfini vandali sottocosta, l’assessore Mai impotente promette. L’Europa uccide la piccola pesca’

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“In Liguria non esiste porto turistico con una zona attrezzata e riservata ai pescatori professionisti come a Loano, si è copiato da Sanremo, ma la nostra struttura è più funzionale e spaziosa. La stagione della pesca e il lavoro sono andati bene, non possiamo lamentarci. Ci sono però alcune criticità di cui si parla poco, a partire dalle conseguenze del rialzo della temperature dell’acqua. A giugno, 5 gradi. C’è il problema grave, insoluto e taciuto, dei delfini ‘vandali’ che arrivano sotto-costa, a farne le spese sono le nostre reti. Accade ormai da 5-6 anni. Prima nella stagione invernale, ora tutto l’anno. In Sardegna la Regione ha stanziato 200 mila € per i danni, da noi zero. Perchè tanti delfini ? C’è abbondanza di tonni – rosso il più pregiato e ricercato dai giapponesi – che dal 2000 possono essere pescati un mese all’anno. Loano può anche fregiarsi della barriera di ripopolamento ittico tra il molo del Kursaal e l’ex cantiere navale Zunino a ponente, da 7 a 50 metri di profondità, ma sistematicamente violata da pescasportivi di frodo e spesso impuniti, incoraggiati. Al l’amo catturano oratine e…”.

Roberto Bosano pescatore professionista loanese e ora artefice con la sua barca di pescaturismo

Una mattina di settembre nel porto di Loano, nell’area pescatori. Non c’è più la folla ad attendere l’arrivo delle barche per comprare pesce fresco a chilometro zero. Roberto Bosano, loanese doc, è tra i 18 ‘professionisti’ (14 iscritti alla locale associazione) che ha sposato l’antico mestiere per passione, amore. “Le prime volte iniziai col papà di Gian Riccardo Ferrari (‘u Cabàn), ma fino a 40 anni facevo altri lavori: rappresentante, marinaio su yacht e di reti da pesca non capivo un accidente.  Poi la mia vita è cambiata.  Ora sono in grado di cucire, tagliare, rammendare le reti da pesca, se non lo fai da solo non c’è più nessuno che provvede. Ho 57 anni, ho scelto vita da scapolo dopo qualche esperienza di fidanzamento, ho un fratello sposato, in casa vivo con papà 90 enne, mamma (una Cepollina) di 86 anni. Faccio la spesa e provvede  ai lavoretti csalinghi. Il resto della mia giornata è la barca, il mare, il porto e non sono affatto pentito”.

La locandina con cui Bosano fa promozione a pesca-turismo con la sua barca  Marea 1

D) Un’estate da incorniciare, con l’assalto di turisti alla Riviera e spiagge da ‘tutto esaurito’ come non accadeva da un paio di decenni. Le seconde case tutte occupate. Gli esercizi alberghieri tirano un sospiro di sollievo anche se non sono tutte rose e fiori. Il ‘mercato del pesce’, nella cittadella portuale, affollato ogni mattina dalle massaie….

Roberto Bosano: “Non possiamo davvero lamentarci, io mi dedico, al mattino, anche alla ‘Pesca turismo’ ed è stato un successo. Accompagno in prevalenza bambini, posso ospitare fino a 4 persone. In Adriatico è molto diffusa, in agosto ho salpato tutti i giorni. Senza fare promozione on line, non sono ancora tecnologico. E’ bastato un manifestino affisso nel banco di vendita e il passaparola di chi si è trovato bene”.

D) Dalla gloria alle problematiche. Ovvero ai problemi concreti, vissuti, di chi lavora con professionalità sulle barche da pesca che operano nel porto di Loano.

Bosano: “Non vorrei iscrivermi tra gli sponsor delle lamentele, piagnistei, polemisti. Mi piace la concretezza e non riesco ad abituarmi ad un paese dove ci sono le regole e non si rispettano o si tollera.  Loano ha una ‘riserva marina’ non simile a quella di Bergeggi segnalata da boe, assai sorvegliata ed è difficile farla franca. Purtroppo la nostra è sistematicamente violata. C’è chi cattura pesce nell’area protetta pure per farne commercio. Magari pescano oratine che se finiscono nella mia rete ributto in acqua, cernie grandi e piccole, ombrine. Da quando c’è la riserva il ripopolamento è reale, però mancano i controlli, prevenzione e repressione. A giugno la temperatura dell’acqua, del nostro mare, superava di 5 gradi la media stagionale e non accadeva da tempo. Il riscaldamento è stato propizio alla presenza di mormore, mai così tante. Estate positiva per la pesca dei totani favorita dalla temperatura dell’acqua e tante, tante seppie, una presenza dovuta all’alta pressione e al mare calmo, ideale per la deposizione delle uova, fenomeno iniziato due, tre anni fa. Qualche barca ha raggiunto i 30 chili di seppie. In genere sono due, tre etti l’una. I naselli, invece, si pescano in primavera. Non bisogna andare lontano, nell’area della Caprazoppa, al largo di Borgio. A Loano siamo fortunati, la zona di vendita del pesce non ha pari in Liguria. Non ci batte nessuno, neppure Sanremo, mentre altre città marinare come Sestri Levante e Lerici dispongono solo di un locale”.

D) E le mitiche acciughe ? Pesce azzurro per eccellenza ?

Bosano: ” Non si è letto nulla, la ‘golfata di Loano’ è stata caratterizzata quest’anno da un evento eccezionale.  Sono arrivate barche da ogni angolo della Liguria, c’è stato un periodo di passaggio e di acciughe idonee alla salatura. Solitamente questo non accade. Anzi c’è chi ricorda, con nostalgia, gli anni ’70 quando arrivavano nel nostro mare le barche dalla Sicilia; da maggio ad agosto per la pesca alle acciughe liguri. Nel levante, invece, pescano fino a settembre. I meno giovani ricorderanno le suggestive luci delle lampare. Le bughe.  Le pescelle…. “

D) Una priorità che vi affligge e non è stata trovata una soluzione ? Pesa sul lavoro e sui  vostri bilanci.

Bosano: “Tutti decantano la presenza di balenotteri e delfini. Un ritorno a fini commerciali e turistici per chi organizza escursioni.  Benissimo, però si dica che noi pescatori siamo da alcuni anni alle prese con delfini che si spingono sottocosta per alimentarsi nelle ore notturne. Risultato ? Danneggiamenti continui alle reti. E’ vero che non siamo gli unici, riguarda gran parte dell’Italia. Guardando in casa nostra il problema  si è aggravato di anno in anno, non è più limitato all’invero. Personalmente ho sottoposto la questione all’assessore regionale alle Pesca, Stefano Mai. Nulla è mutato. La Sardegna per risarcire i pescatori stanzia 200 mila €, c’è chi propone e pare sia allo studio la posa di sensori per allontanare i delfini dalla costa. Sta di fatto che aver ristretto la cattura dei tonni ad un mese all’anno favorisce i delfini a nostro discapito. Il nostro tonno rosso è assai più pregiato rispetto al giallo, arrivano grossisti giapponesi, e spagnoli che si sono  attrezzati per ingrassarli dentro gabbie marine. Si aggiunga che la pesca del tonno è di fatto appannaggio di flottiglie di barche siciliane e salernitane”.

D) I ristoratori locali, del comprensorio, si riforniscono al mercato del pesce di Loano ? Oppure a Savona, o ancora dai grossisti e soprattutto si fa ricorso all’allevamento e ai surgelati.

Non voglio coinvolgere altri colleghi pescatori, ognuno ha i suoi clienti. Per quanto mi riguarda servo da anni il ristorante Ai Torchi di Finale specializzato, direi, nel menù a base di pesce crudo. In passato c’è stato il caso di un collega che smerciava un prodotto acquistato altrove e l’abbiamo richiamato all’ordine…

D) Il pesce nostrano ha prezzi spesso proibitivi, in pescheria e al ristorante. Gli intenditori del buon pesce certo non sono  la maggioranza. Di che vi lamentate ?

Intanto non vorrei ridurre alcuni seri problemi a banali lamentele,a sterili polemiche. Diciamo le cose come stanno. E andate a chiedere magari ad una piazza di pescatori come quella di Noli, negli anni prestigiosa. Proibire di fatto la pesca alla sciabica è stato un delitto. C’è chi uccide con le armi e chi con leggi inique. La sciabica bandita, è rimasto il tramaglio. A Noli, con le acciughe, la sciabica era la prima fonte di guadagno di quei pescatori. A Nizza mi risulta  che sia ancora consentita a marzo ed aprile. E che dire del divieto di pesca ai bianchetti ? Stop e basta, mentre nella vicina Costa Azzurra è consentita. Perchè  non si adotta il modello francese che prevede divieti di pesca a zone e mi si dice sia un successo nel ripopolamento ittico ? I bianchetti erano un prelibatezza di tanti nostri ristoratori. Ora restano i rossetti che da noi mancano e inizialmente erano stati, a loro volta vietati. I prezzi sono proibitivi. (Non meno di 40 € in pescheria con punte di 65 ndr).  Da quest’anno sono state fissate quote per pescare il pesce spada. A Loano sono due le barche autorizzate e si doveva presentare le fatture degli ultimi tre anni al Ministero competente. Qui non c’entra essere brontoloni o meno, semmai rendersi conto che con le leggi Europee e l’impotenza dei nostri governi si finisce per tagliare le gambe alla piccola pesca, alle famiglie che vivono del mare.  Qui c’erano due barche  con licenza per pescare bianchetti e sono state vendute. Una licenza per la sciabica, stessa sorte. E la cosa più orribile è sapere che la sciabica, mi ripeto, non distrugge. A Noli hanno messo famiglie in mezzo ad una strada. Si potrebbe pure fare un cenno ai pescasportivi, ne conosco di bravi ed onesti, qualcuno lo fa quasi di mestiere e d’estate frutta bene la pesca dei totani.

D) La Liguria, non da oggi, ha due ministri di peso, Pinotti (Difesa) e Orlando (Giustizia). Ci sono i parlamentari liguri, savonesi, imperiesi, a Roma come a Strasburgo. Possibile non si siano resi conto della tragedia umana ed economica per la morte della piccola pesca ? A livello Europeo sono state presentati filmati e studi che documentano come la sciabica non distrugga la posidonia. Sarà perchè, contrariamente ai Bagni Marini, i piccoli pescatori non hanno lobby, non sono organizzati in un sindacato forte. Non fa certo onore a chi ci rappresenta o ci ha rappresentato anche con i governi di centro destra e leghisti. Orlando, Pinotti, battete un colpo…..contro  tanta un’ingiustizia verso i pescatori !

Bozano: non voglio parlare di politica, di schieramenti. Dico che sono deluso e amareggiato perchè la piccola pesca potrebbe vivere bene e creare occupazione, benefici. Invece ci si preoccupa di elevare le sanzioni, si arriva fino a 15 mila €. Che dire dello spettacolo desolante nel legiferare del tonno, del pesce spada. In Sicilia fanno come vogliono, qui rischi l’arresto. Che dire, a Noli si accontentino di pescare lussi, zeri, cicciarelli….. Noi dobbiamo augurarci una stagione come quest’anno. Non si può sempre vivere alla giornata, non è da paese civile.

Fin qui il racconto di un ‘testimone del mare’ che lo vive non per sentire dire, leggere o seduto alla scrivania. La nostra Liguria che protegge le ‘praterie marine’, ma ha esteso i ripasciamenti del litorale a 360 giorni l’anno. Quella posidonia, pianta acquatica endemica, che si vuole giustamente tutelare, preservare, tenendo a 50 metri da i pescherecci e la pesca a strascico (non si può calare la rete sulla posidonia, nè tirare la rete da riva o dalla barca, consentita solo la sciabica), dimenticando i danni (alla stessa posidonia) quando si riversano in mare tonnellate di sedimenti da cava. Si uccidono i microrganismi presenti nella sabbia, si rischia di soffocare la fauna associata alla prateria costituita da animali sessili che vivono adesi al substrato costituito dalle foglie e dai rizomi.

Il mix esercita una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione. E dovrebbe far felici gli associati del presidente nazionale Riccardo Borgo al quale non dispiace apparire in tv, ma predilige protezione per la categoria che rappresenta e non abbaia alla luna. I pescatori più anziani ricordano che un tempo i ‘nemici’ del nostro litorale erano le navi e il loro inquinamento da petrolio. Oggi è la pratica di gettare in acqua milioni di metri cubi di materiale. Si vuole proteggere le spiagge dei bagnanti e dei Bagni Marini. Un bene comune. Con le discariche ‘perpetue’ si foraggia, forse, il business per eccellenza del movimento terra, delle cave liguri e del Basso Piemonte, di cui tanto si è scritto e parlato a proposito di infiltrazioni mafiose. Cave e movimento terra, un annoso capitolo da dimenticare proprio in Liguria. O meglio farne tesoro.

Luciano Corrado

La banchina riservata ai pescatori del mercato ittico di Loano nel porto turistico

DAL SITO DEL COMUNE DI LOANO

La Barriera Artificiale di Ripopolamento Ittico realizzata nel 1998

L’Amministrazione Comunale di Loano, nell’ambito delle iniziative rivolte allo sviluppo armonico delle risorse economiche cittadine, ha ritenuto opportuno affrontare anche la problematica della difesa del mare e del ripristino di condizioni ecologiche atte ad incrementare le risorse da pesca.
La soluzione scelta è stata quella della costruzione di una barriera artificiale, nella convinzione che con tale intervento si potesse realizzare contemporaneamente la protezione di un’area di mare dai danni causati dalla pesca a strascico costiera, e la creazione di una zona di scogliera che fungesse da polo d’attrazione di specie ittiche pregiate e da protezione delle fasi riproduttive e giovanili, accogliendo la deposizione delle uova di molte specie.

La barriera di Loano è la prima vera e consistente iniziativa del genere realizzata in Mar Ligure e Alto Tirreno. La progettazione ambientale è stata curata dal prof. Giulio Relini dell’Università di Genova ed è stata realizzata con il supporto economico della CEE e del Ministero della Marina Mercantile.
Tra le nuove tecnologie volte alla salvaguardia della fascia costiera, si è rivelato promettente un intervento d’ingegneria ecologica, le barriere artificiali, costruzioni sommerse realizzate per promuovere la biodiversità dei fondali. Le barriere artificiali trovano la loro finalità nell’incremento della fauna alieutica, attraverso la creazione di tane e ripari e l’innesco di nuove catene alimentari, e concorrono alla protezione di determinate aree nei riguardi dello strascico illegale. L’intervento consiste nell’immersione di corpi solidi d’opportune dimensioni dotati di cavità, che promuovono la rinascita della vita marina.

A dieci anni dalla realizzazione della barriera di Loano, i periodici controlli effettuati sull’area marina interessata, fanno rilevare un ampio processo di sviluppo della flora e della fauna marina. Inoltre le misure di protezione hanno reso possibile un ripopolamento della fauna ittica del tutto identico a quello di ambienti marini naturali (parchi marini).
A distanza di anni inoltre, attraverso un censimento della fauna, si è registrato un aumento non solo quantitativo ma anche qualitativo della comunità ittica.
Pesci, cefalopodi e crostacei sono stati censiti attraverso osservazioni dirette da parte di subacquei. L’elenco comprende 76 diverse specie. Nell’elenco compaiono alcune specie di un certo interesse commerciale quali: l’orata sparus aurata, il branzino.

Ave Monesi, risorgi e cammina! Storie di ponti e strade. Tutti uniti, tappa a Ormea

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Che peccato non leggere sui media o ascoltare in Tv la vera storia del nuovo ponte sul Bavera, tra Monesi di Triora e Piaggia, che tutti danno per spacciato causa alluvione del novembre 2016 ed invece è un ‘malato’ cronico da lungo tempo. Il costone verso ponente su cui appoggia sta scivolando da anni ed ora i tecnici sono arrivati allo stato di allerta con chiusura no stop dal 5 settembre. Che peccato non leggere che a Monesi  di Triora è calato il sipario e ‘fuori tutti’ alla ‘Vecchia partenza’ e al bar di Annalisa Lanteri, ma analoga sorte è prossima per la decina di abitanti di Piaggia quando non potrà più essere raggiunta via Upega con la provinciale colpita dal ‘divieto di transito’ invernale. Peccato non leggere che è cancellata la stagione sciistica di Monesi 2017- 2018. Che i carotaggi a Monesi di Mendatica sono ultimati ed hanno riservato anche positive sorprese. Il costone nord-ovest della frazione poggia su una roccia trovata a 7-8 metri di profondità. A sud invece, fronte Piaggia, ci sono 53 metri di terra, poi roccia. Infine c’è chi assicura che la Regione Liguria stia facendo del suo meglio, ma i tempi della risurrezione non saranno brevi. Un paio d’anni ?

Il ponte dei ‘sospiri’ sul rio Bevera è stato realizzato negli anni ’80, con appalto aggiudicato all’impresa Damonte di Alassio, qualche anno dopo ci fu un’inchiesta della Procura della Repubblica di Savona per un presunto giro di tangenti che coinvolse e scagionò anche l’allora sottosegretario al teso Manfredo Manfredi , costretto a dimettersi. Pm era il magistrato Alberto Landolfi. Ora la chiusura perchè dopo l’alluvione del novembre 2016 la struttura è a rischio

Un appuntamento, da non perdere, è quello fissato per lunedì 25 settembre a Ormea, tra i tre sindaci dell’area disastrata (Mendatica, Triora, Briga Alta), l’Unione dei  comuni della Valle Arroscia, i presidenti delle province di Imperia e Cuneo, la Regione Liguria (si parla dell’assessore Giacomo Raoul Giampedrone che ha le deleghe ai Lavori pubblici, viabilità, infrastrutture, ambiente e tutela del territorio, parchi, difesa del suolo e protezione civile) e forse del Piemonte.

E banco di prova la presenza di cittadini. Si parla tanto del cordone ombelicale Monesi – Valle Arroscia, sottovalutando un secondo ‘cordone’: Monesi – Alta Val Tanaro. I benefici di Monesi turistica siano essi visitatori occasionali, siano soprattutto proprietari di seconde case, si riverberano in primo lungo nei centri della valle, ma anche a Ormea soprattutto (commercio, ristorazione, artigianato) e un tempo fino a Garessio. Ecco perchè non dovrebbero essere soltanto gli imperiesi a mobilitarsi.

Osserva un pubblico amministratore dell’alta valle: “Tutto il male non viene per nuocere nonostante questo disastro non fosse da augurare a nessuno. Un anno di blackout di Monesi di Mendatica e conseguente Monesi di Triora ha fatto si che molti si siano resi conto, a partire dagli operatori economici, dai fruitori della casa in montagna, quanto conti il fattore Monesi  nel suo complesso.Vogliamo parlare, ad esempio, di chi fa scii ? Monesi ha una peculiarità unica, mare monti, sulle piste con un’ora d’auto dalla città. Senza Monesi oggi ci vogliono almeno un paio d’ore, solo di andata ed altrettanto di ritorno, per sciare nelle valli cuneesi. Una comodità ed un’opportunità che fa di Monesi una perla, al di là delle sue condizioni strutturali, dopo la chiusura dell’albergo Il Redentore, della carenza di adeguati parcheggi, persino il tema servizi igienici per migliaia di ospiti da week – end. Monesi viva ed attrezzata al turismo invernale ed estivo era un polmone vitale, per questo dobbiamo lottare uniti, liguri e piemontesi della Val Tanaro. La presenza di amministratori locali e provinciali ad Ormea è di stimolo alla politica che pesa l’elettorato, alla burocrazia quando diventa lentocrazia”,

Irriconiscibile l’alveo del torrente Bavera che nasce nel territorio di Cuneo, confluisce nel Tanarello e che minaccia la stabilità del nuovo ponte

Non è un mistero che la ‘mobilitazione della piazza’, le sacrosante battaglie popolari, siano un pungolo efficace, facciano notizia, così come la corretta informazione, la sua presenza costante.

Iniziamo dall’ultimo capitolo in ordine di tempo della Monesi story 2017. Ha fatto discutere l’improvvisa chiusura del nuovo ponte sul Bavera, piccolo affluente del Tanarello che si trasforma in Tanaro lungo il percorso. Il ponte realizzato dall’impresa Damonte di Alassio oggi non più attiva (a papà Emanuele, persona stimata ed apprezzata, Alassio ha dedicato una piazzetta, il fratello Nino, scapolo, è stato presidente dell’Albenga calcio in anni gloriosi) fu  aperto nel 1981 e rimase transitabile una decina d’anni. Poi sorsero problemi di sicurezza, al di là di un’inchiesta giudiziaria di cui abbiamo già scritto e si concluse con  nulla di fatto, se non le dimissioni dell’allora sottosegretario al Tesoro l’imperiese Manfredo Manfredi. Politico di lungo corso che, assieme al più giovane Claudio Scajola, può essere iscritto nell’album  d’oro delle opere pubbliche realizzate sul territorio. E dei posti di lavoro che sapevano ‘trovare’ per i concittadini – elettori, dai paesi, dalle valli, alle città. Il ponte rimase chiuso per alcuni anni, emergeva un suo lento ‘spostamento’, scivolamento quasi impercettibile. Non per il peso verticale della struttura, dunque. Non c’entrano neppure le alluvioni. La foto del Bavera, a monte del ponte, indica che è scesa a valle con l’alluvione 2016, pur nel breve tratto, una quantità di materiale che ricopre l’alveo per parecchi metri d’altezza. Hanno resistito i piloni che reggono un manufatto alto oltre una ventina di metri.

A quanto pare di capire in due ‘perizie’ della Provincia di Imperia è scaturita una ‘sentenza’ che parrebbe inappellabile. Non ci sono speranze di recuperare e tenere in vita il ponte. Motivo principale, la montagna verso Monesi di Triora, ci ripetiamo, scende a valle, cede. Nessuna speranza dunque ? Non pare giusto rassegnarsi. Si può almeno allungare la vita del ponte studiando più a fondo l’evoluzione del movimento franoso. Trovando quantomeno una soluzione provvisoria. Senza il ripristino del ponte i collegamenti per Monesi, Piaggia, le frazioni di Mendatica quali  Valcona e Salse dove sono presenti nuclei di seconde case, ma anche attività agricole (coltivazione di patate), appartenenti a ‘forestieri’ e mendaighini, sono destinate al ‘deserto’.

La vecchia strada che univa Monesi di Mendatica e Piaggia è fuori uso. Il primo antico ponticello sul Tanarello, verso ponente, si è salvato, il letto del torrente si è alzato di qualche metro,  le acque hanno trovato sfogo e defluiscono. In passato qualche metro oltre, verso Piaggia, c’era l’unica sorgente dove i pastori di Monesi si recavano a far provvista con i secchi. Pochi metri dal ponte, nell’alveo, c’erano alcuni grossi massi dove le lavandaie casalinghe facevano il bucato con acqua e sapone. Il secondo ponticello verso Piaggia e sul Bavera è invece letteralmente ricoperto da metri di detriti e l’acqua ci scorre sopra. Arduo e costoso recuperare quel tratto di arteria, non resta che puntare tutte le attenzioni sulla sopravvivenza del nuovo ponte degli anni ’80. Con l’avanzare delle moderne tecnologie esiste la concreta possibilità di una soluzione ? Non arrendersi alle oggettive difficoltà.

Lasciamo ancora la parola all’amministratore comunale e testimone dei tempi: “Per correttezza bisogna dare atto che pur essendo così lontani da Genova, la Regione Liguria ha messo mano al portafogli e agli interventi di somma urgenza con tempestività. Con 500 mila euro destinati al viabilità per realizzare la variante stradale all’abitato di Monesi di Mendatica e 200 mila euro per i carotaggi nella stessa Monesi a cui dovranno seguire, con altri stanziamenti, per quelli meno difficili a Monesi di Triora.

A Monesi di Mendatica i carotaggi sono pressochè ultimati e si è trovato ancoraggio a profondità diverse e sbalorditive, come accennato. In alcuni casi si è scesi fino a 53 metri per trovare la roccia, in altri a 7- 8 metri. Difficile ipotizzare che i lavori possano andare avanti con un no stop, a meno che la stagione invernale non riservi temperature ‘estive’, senza neve e gelate estese.”

Non si può ignorare il capitolo di spesa per i danni e la ricostruzione, la messa in sicurezza delle case e degli edifici lesionati. Tre, forse quattro, sono irrimediabilmente persi. Su questo fronte l’attesa è rivolta agli stanziamenti statali per la Liguria e la protezione civile. L’obiettivo, restando con i piedi a terra, è quello di ricevere, una volta andato a buon fine l’iter della stima danni, almeno il 50 per cento. Le cifre salgono fino al 70 – 80 per cento per i residenti, ma nel caso di Monesi sono tutte seconde case. Diverso il discorso di Piaggia colpita solo parzialmente (due case irrecuperabili), in pratica la messa in sicurezza e meno complessa e costosa. Piaggia capoluogo di Briga Alta (con Carnino e Upega) che ha ancora la sede comunale trasferita nel locali del Muncipio di Ormea.

Non si dimentichi quanto trucioli ha già fatto presente in passato e cioè che Mendatica può contare di un geometra part-time e sarebbe stato utile, nonchè saggio, che si provvedesse tempestivamente ad un rafforzamento con l’ausilio di Provincia e Regione. Provincia, va aggiunto, che già si dibatte tra carenze di organico – dopo aver primeggiato in Liguria per numero di dirigenti ovviamente con il beneplacito della politica e dei presidenti eletti – che mettono in grave difficoltà il comparto edilizio, sia esso abitativo, sia commerciale. La mancanza di fondi per un’abolizione delle province venuta meno con il no al referendum vede un organo democratico azzoppato, impotente.

Con l’autunno (ottobre e novembre) se si procede spediti nella realizzazione della ‘pista’ alternativa, variante all’abitato di Monesi, con un vasto tratto di provinciale messa fuori uso da frane irrecuperabili, si fa un buon passo avanti dopo che sono state superate le ultime difficoltà di adesione dei proprietari di terreni interessati dalla nuova strada. Contestualmente si deve procedere alla realizzazione della ‘piattaforma armata‘ che serve da raccordo tra la variante stradale e la vecchia strada per Monesi di Triora. Un tratto di 500 – 600 metri negli anni è stato interessato da importanti lavori di allargamento, protezione antifrana e muri di sostegno verso il Tanarello.

La speranza della ragione e del buon senso dicono che una corretta e diciamo pure rigorosa tempistica, supportata dalle due Regioni, dalle due Province, dai Comuni interessati, fanno dire che per l’estate potranno essere riattivate le condizioni di viabilità e di vita delle due Monesi, di Piaggia e della frazioni di Mendatica. Non si dimentichi che nella stragrande maggioranza dei casi, oltre alle spese di acquisto degli immobili (diciamo delle case in pietra di pastori e boscaioli), molti hanno investito nelle ristrutturazioni e non certo per speculazione immobiliare. Qui c’è gente che ha pensato al sereno angolo turistico della vecchia, della pensione, ai figli, ai nipoti. Non meritano di essere trattati alla stregua di speculatori. Un fattore economico e sociale di cui tenere conto. Come meriterebbe tutta l’attenzione possibile il caso del bad&breakfast costato un piccolo patrimonio e raso al suo, per Monesi rappresentava non solo un’iniezione di fiducia.

C’è un cittadino ‘forestiero’, Rinaldo Sartore, arrivato giovincello a Monesi di Mendatica, che da mesi si sforza di dare il buon esempio nell’impegno civile affinchè il Bel Paese non si adagi tra promesse e lentezze, tra rinvii e belle parole, tra immancabili difficoltà e giustificazioni. Ebbene è anche non lasciando ‘isolati’ cittadini tenaci e coerenti che si può vincere. Non è una partita dove deve prevalere il migliore, ma giustizia e democrazia del fare. Lo dobbiamo alle future generazioni, a chi resta a presidiare il territorio nonostante tutto e non sceglie la ‘fuga’ o l’alternativa di vita. Già troppa gente ha dovuto lasciare queste montagne alla ricerca di un lavoro per mettere su famiglia. Lo dobbiamo a quanti e sono tanti hanno sacrificato la loro esistenza, tra sudore, privazioni, rinunce, su queste montagne e nelle valli. Tutti elogiano la ‘Liguria verde‘, incontaminata, pulita, risparmiata dalla voracità umana e dall’arricchimento facile a suon di piano regolatori e varianti folli. Tutti dovrebbero impegnarsi affinchè ci sia finalmente una priorità praticata, mesa in atto a destra e a sinistra, dagli imprenditori e dai sindacati, sorvegliata da una libera informazione.

A Ormea non c’è bisogno di altre passerelle e visibilità, ma impegni, verifica dei tempi, certezze. E il linguaggio della verità.

Luciano Corrado

P.S. Sulla Riviera del benessere, dello sviluppo, del boom turistico 2017 e ottime previsioni per il 2018 qualcosa  finalmente si muove. Non dall’imperiese, o almeno non abbiamo notizie, Né letto a proposito, ma da Alassio ed Albenga. Nella città delle torri dove non mancano gli ingauni proprietari di seconde case nelle due due Monesi,  è stata presentata una mozione consiliare per sollecitare tutte le forze politiche, Stato e Regione, Province, affinchè si acceleri la soluzione  all’isolamento stradale.  Ad Alassio è stato il consigliere comunale Rocco Invernizzi a farsi parte diligente  e promotore. Tra l’altro, il gestore della ‘Vecchia Partenza’ – di proprietà della famiglia Porro di Nava- , che ha dovuto abbandonare Monesi di Triora è un alassino, e come lui figurano proprietari di seconde case. Senza contare che fu la famiglia Galleani (banchieri) di Alassio a ‘fondare’ Monesi turistica, dare vita allo sviluppo edilizio.

Il presidente della provincia di Imperia ha ricevuto alcuni alluvionati di Monesi e Piaggia.

In seguito alla domanda di incontro, formulata dal presidente dimissionario di Monesi Borgo Antico® Rinaldo Sartore, il presidente della provincia di Imperia, Avv. Fabio Natta, ha accolto un nutrito gruppo di proprietari di seconde case nella frazione di Monesi di Mendatica e nel comune di Briga Alta, più nota come Piaggia. Non è passata inosservata l’assenza dei quattro gestori di attività commerciali di Monesi e San Bernardo di Mendatica palesemente sfiduciati ed esasperati. Oltre al presidente Natta, erano presenti il comandante della Polizia Provinciale Dott. Giuseppe Carrega, l’Ing. Roberto Durante e il Geom. Roberto Barla dell’ufficio provinciale strade. Il presidente Natta ha ripercorso, minuziosamente, tutta la drammatica vicenda senza confermare o smentire l’isolamento di Monesi e Piaggia, fino alla primavera 2018, per effetto del divieto totale di transito sul ponte Rio Bavera dal 6 u.s. Solo dopo una precisa domanda, il presidente Natta ha ammesso che è oggettivamente impossibile ripristinare il collegamento della s.p. 100 prima del prossimo inverno. Ha pure preso visione del confronto “Annunci e Fatti” e ammesso che tale riscontro è reale. Il presidente ha inoltre chiarito che l’aggiornamento dell’ordinanza 12 del 26/11/2016, “di divieto di accesso e permanenza nelle frazioni di Monesi, Valcona Soprana, Valcona Sottana, loc. Secae e Salse” spetta esclusivamente al sindaco di Mendatica. A tale proposito è stato fatto rilevare che l’inagibilità non è più tollerabile, per gli immobili strutturalmente intatti; i legittimi proprietari delle case non danneggiate hanno il diritto di entrare nelle loro abitazioni senza rischiare una denuncia penale. L’amarezza degli alluvionati per i danni subiti dovrebbe essere alleviata; al contrario è resa ancor più opprimente dal sentirsi sempre più sudditi e sempre meno popolo sovrano.

Rinaldo Sartore

I presenti all’incontro: Anna Magliani, Barbra Baldi, Carlo Gotta, Cristina Gavi, Elena Cappelli, Giancarlo Mureddu, Lorenzo Anfosso, Luciana Gallo, Valerio Nobbio, Luisa Piana, Marco, Magaglio, Marino Arimondi, Nico Brunengo, Paolo Bovero, Rosaria Leone, Rinaldo Sartore

Il ‘tavolo della sicurezza’ modello LoanoQuanti furti in un anno? Non si sa e tutti zitti

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Quanti sono i furti  denunciati in un anno a Loano ? Magari con destrezza ai danni di anziani, persone sole, i più vulnerabili ? Quale la percentuale dei reati con un responsabile assicurato alla giustizia, nelle abitazioni in particolare ? Accadono più di giorno o durante la notte ? Quante volte i malviventi hanno narcotizzato le vittime ? A leggere i giornali cartacei e on line, con cronaca locale, Loano è un’isola felice, non ci sarebbe da allarmarsi, né preoccuparsi. Solo la cronaca di Savona capoluogo, nel 2016 e primi sei mesi 2017, ha riportato una trentina di titoli a tutta pagina e locandine. Loano felix se, come ammette il sindaco stesso, ‘non ha notizie sul numero dei furti’ nella sua città, del resto ‘non l’ho mai chiesti, credo non sia importante ai fini dell’iniziativa di Controllo di Vicinato’ che il Comune ha avviato ed al quale hanno finora aderito le zona di Via Piste e dei ‘musicisti’.Martedì sera, 19 settembre, nella sede del Comando dei Vigili Urbani assemblea pubblica, riunione del Tavolo della Sicurezza istituito dall’Assessorato alla Polizia Urbana, “coinvolti – si legge – cittadini e associazioni del territorio nell’elaborazione di strategie di contrasto al fenomeno dell’insicurezza urbana”. Il sindaco Luigi Pignocca, Forza Italia, nel complimentarsi per la collaborazione ed i traguardi raggiunti, ha auspicato per il futuro “una maggiore presenza di persone agli appuntamenti su tema”. E si perchè, in platea, al di là degli ‘addetti ai lavori’, si fa per dire, di gente comune ce n’era pochina ed i pochi hanno ascoltato in silenzio, senza intervenire, quasi senza chiedere lumi.

L’intervento del presidente dei Bagni Marini, Diego Burastero, con il sindaco Pignocca, l’assessore Enrica Rocca, i militi della Cri di Loano

Difficile credere che il ‘sonno abituale della società civile loanese’  abbia un colpo d’ala da mattino a sera. C’è da stare tranquilli e sereni anche sul fronte ‘sicurezza’ ? Bisognerebbe domandarlo a chi ha subito un furto, magari più volte. E non vuole ‘pubblicità’. Derubati il giorno del funerale di un congiunto, oppure nell’area di Loano salute, vittime indifese. Ma forse sono davvero pochini i furti a Loano, o nella noma si dice in gergo; non siamo all’allarme sociale. Identico discorso per le attività commerciali prese di mira magari ripetutamente. Insomma quei pochi furti di cui raramente si legge sarebbero davvero un’eccezione. Va ancora meglio sul fronte degli abominevoli stupri. Zero violenze carnali. Nonostante timori e paure che si erano letti di ‘mamme coraggio‘ per l’arrivo dei migranti nell’ex convento di Sant’Agostino, di cui non si è più letto una riga e pare che il loro numero sia diminuito, a meno di una decina.

I più felici dell’Estate sicura 2017 sono i rappresentanti dei Bagni Marini che danno lavoro, dicono, a 300 persone per una stagione da record, da tutto esaurito e si sono fatti carico della lotta all’abusivismo commerciale, con due guardie giurate della società ‘La Pantera‘. Una guerra senza quartiere al commercio abusivo, sia quello di povere chincaglierie, sia quello più insidioso, ramificato, criminoso, della contraffazione di marchi e che coinvolge associazioni mafiose di varia etnia. Ottimi i risultati, ad avviso del comandante Luigi Soro: 18 verbali per esercizio di attività abusiva con sequestro e 6 sequestri di merce contraffatta con relativi fascicoli penali all’autorità giudiziaria a carico degli autori. Nessuno purtroppo ci ricorderà quanto alla fine dell’iter ha incassato il Comune e lo Stato dalle multe e la sorte dei fascicoli penali a carico di imputati irreperibili e nullatenenti.

Marco Zappa dinamico titolare dei Bagni Kursaal dice ‘ A Loano i turisti vengono perchè c’è sicurezza’

Il presidente del Sib (sindacato Bagni Marini aderenti a Confindustria), Diego Burastero, ha fatto presente che la collaborazione ed il bilancio  dell’attività svolta sul litorale (zone demaniali dello Stato), sono molto positivi. Unitamente ai commercianti, Loano ha organizzato un servizio di sorveglianza privata “per scongiurare la presenza di venditori abusivi e migliorare la sicurezza di turisti e residenti“. Un’azione preventiva, parrebbe di capire, perchè in fase ‘repressiva’ si è fatto ricorso, come supporto, ad un agente della polizia municipale a tempo pieno. Risultati pratici ? Burastero: “Con due vigilanti ed un vigile abbiamo raggiunto un calo dell’ 80 per cento dell’abusivismo, il 20 % restante consapevole di essere controllato”. E’ andato oltre Marco Zappa, altro giovane e volenteroso titolare di Bagni (Kursaal che con i Perelli fanno parte della storia balneare loanese): ” La gente viene in vacanza a Loano piuttosto che in un altro posto perchè cerca e trova  sicurezza, tranquillità e noi  abbiamo puntato ad offrire ordine pubblico a 360 gradi, alla stregua di un adeguato servizio sanitario….”. Nessun cenno al ‘dopo spiaggia‘, a cosa ne è degli ‘abusivi’ allontanati dal litorale loanese. Si trasferiscono a piedi, in pullman, via treno, a Pietra Ligure, Borgio, Finale; a ponente a Borghetto S. Spirito, Ceriale, Albenga, Alassio.  Sotto gli occhi di tutti, di altri operatori balneari. Qualcuno pensa che svaniscono con le loro mercanzie come neve al sole ? Io intanto li mando via, gli altri si arrangino, si organizzino come noi.

Il comandante dei vigili urbani dr. Luigi Soro

E chi ha un pizzico di memoria storica ricorderà che il procuratore capo della Repubblica, Francantonio Granero, quando era in carica (fino al 2015) aveva inviato una circolare ai vigili urbani e ai sindaci invitandoli, lo diciamo in parole semplici, ad occuparsi maggiormente di ‘reati e prevenzione di maggiore spessore sociale per l’ordine pubblico, piuttosto che occuparsi di dare la caccia agli abusivi delle mercanzie nelle zone demaniali’. Certo non si può far finta di niente, anche se ‘tollerare’  ed impunità nel Bel Paese è lo ‘sport’ più praticato. Ma i vigili urbani hanno incombenze prioritarie: traffico urbano sempre più caotico, Aurelia in centro semiparalizzata,  mercato settimanale da caos urbano, ingolfamento delle vie interne, incidenti, sedare litigi, fare rispettare i divieti ed i regolamenti comunali. Lo Stato deve fare la sua parte. Nella patria, forse unica al mondo, dove esistono cinque forze di polizia, dove i compiti si sovrappongono.

Nessuno ricorda più, ad esempio, che nel porto di Loano c’era la Capitaneria di Porto (ora a sede il comando del ponente), ma anche l’imbarcazione dei carabinieri e di frequente lungo le acque costiere si vedeva arrivare, per controlli, il natante della Polizia, o ancora della Guardia di Finanza. Tutti tacevano come oggi si tace sull’assurdità che i vigili siano chiamati a rincorrere i ‘vu cumprà‘ dove magari ci scappa l’oltraggio, la resistenza, ore a palazzo di giustizia della guardie sottratte al loro compito primario. E per cui i cittadini pagano fior di Irpef regionale e comunale, Imu, e balzelli vari sempre più salati.

La dr. Enrica Rocca assessore alla Polizia Muncipale

Loano che ha avviato, con i primi mesi del 2017, il suo iter e percorso di avvicinamento all’iniziativa del Controllo di Vicinato.  Speriamo bene. In Liguria non è ancora molto diffuso, ha ricordato l’assessore alla Polizia municipale Enrica Rocca che ha anche dato notizia della riunione del Tavolo della Sicurezza svoltosi in mattinata in prefettura e “ dal quale è emerso che i reati in provincia sono diminuiti del 15 %. Risultati lusinghieri, più sicurezza per tutti.  Prendiamone atto con gioia. Non abbassare la guardia.

La coordinatrice del Controllo di Vicinato dr. Roberta De Andreis

Loano che può vantare l’istituzione “Zona di controllo del vicinato“: via Piste con la referente arch. Marzia Leotta e le strade dei musicisti, a ponente ( via Verdi, via Donizzetti, via Mascagni, via Ponchielli) con Giovanni Viani. Che a loro volta fanno riferimento e si confrontano con la coordinatrice dr.ssa Roberta De Andreis, sottufficiale di polizia municipale. Ed è importante la collaborazione dei cittadini tutti, siano essi residenti o turisti, proprietari di seconde case o vacanzieri in affitto. Col Controllo di Vicinato, si è ribadito, “non si è tenuti a svolgere alcun tipo di ruolo attivo, basta già segnalare situazioni sospette per contribuire a rendere più sicuro il proprio quartiere”.

Quali solo le zone di Loano dove c’è una maggiore incidenza criminosa, dove la gente “ha più paura” ? Il fatto che la zona di via Piste e di via dei musicisti si siano organizzati con il Controllo di Vicinato pare non dipenda dall’impennata di furti o micro criminalità. Mancano riscontri obiettivi, statistiche, abbiamo già detto ed è sempre meglio prevenire. Il sindaco ha giustificato “se a Loano ci fosse una situazione grave da allarme furti lo sapremmo e non mi risulta”. Un tempo il corrispondente dei quotidiani locali più diffusi raggiungeva almeno una volta al giorno la caserma dei carabinieri ( o telefonava più volte) e poteva apprendere cosa era successo, furti inclusi. Oggi l’informazione va a macchia di leopardo e i comandi locali non sono autorizzati a dare notizie che dovrebbero essere a  ‘servizio del cittadino’, il diritto di essere informato senza riverenze e ritrosie inconfessabili. Essere informati per conoscere, prevenire, sensibilizzare, collaborare.

Pare assistere ad una gara a scarica barile, dall’alto al basso. Fino a quando non accade il fattaccio o ci scappa il morto. Allora divampano polemiche e sterili lacerazioni. Come sarebbe sacrosanto che sulle aree demaniali, dove si pagano fior di tasse sia da parte del Comune, sia delle concessioni private, sia lo Stato attraverso la Capitaneria di Porto non a militarizzare spiagge e Stabilimenti balneari, ma svolgere prima di tutto prevenzione e quando è il caso costante repressione. Invece capita di assistere al puntuali e rigorosi controlli ai Bagni, al rispetto del metraggio al centimetro, lasciando ai vigili e molto raramente ad altre forze di polizia rincorrere gli ‘ambulanti abusivi’, ormai un piccolo esercito di disperati e sfruttati che con l’acquisto di decine di negozi da parte di extracomunitari, soprattutto del Sud est asiatico, trova parecchie complicità senza andare troppo lontano.

Che dire del commerciante italiano che non riesce a sopravvivere, tra fisco e caro affitti, sostituito dal ‘provvidenziale inquilino’ del bazar.  Non in periferia, ma sul lungomare, nei salotti commerciali dei centri storici. E questo sarebbe ‘fare turismo’ di qualità ? Creare le condizioni per investimenti alberghieri capaci di favorire un’industria turistica degna di questo nome, dove non è il numero che conta, ma la capacità di spesa di chi fa vacanza. E volano per un bene prezioso come il pane: posti di lavoro per giovani, per le donne, per le future generazioni: E non siano stipendi occasionali, precari e stagionali.

Quell’economia turistica ‘sana’, si direbbe, che caratterizza molte altre zone del pianeta e del nostro Paese. In Alto Adige c’è la gara tra imprenditori – albergatori da una parte, istituti di credito dall’altra a realizzare nuove strutture alberghiere all’avanguardia, con lo stimolo dei comuni e delle Province (Bolzano e Trento). In questa nostra Riviera che ha perso, oltre la metà dei posti letto alberghieri (non parliamo dell’entroterra); che ha perso oltre 5 mila occupati nel settore dell’ospitalità, non si neppure arrestata la corsa ‘palazzinara’. Oggi gli immobili si presentano più aggraziati rispetto al passato. Ma un palazzo una volta ultimato, ad là dei cottomi a operai stranieri, non offre posti di lavoro.

Loano non è  certo un’eccezione,  né la peggiore nel panorama miope della ‘speculazione’ immobiliare; senza andare lontano, ad esempio, l’opulenta Boissano, con l’area verde che la caratterizza, non ha attratto fino ad oggi una sola iniziativa di carattere alberghiero – occupazionale. Colpa degli albergatori ? A Loano l’area alberghiera è stata sbandierata per 20 anni, promessa e rivisitata in prossimità delle elezioni (persino con l’annuncio via La Stampa di un 5 stelle all’ex Ospizio Marino), non mancano gli amministratori di lungo corso che c’erano ieri e ci sono oggi. Il primatista Piero Pesce, socialista, pidiessino, indipendente, da Loano è accorso a dar man forte alla comunità di Boissano, ricco della sua quarantennale esperienza e memoria storica.

Loano che ha tiepidamente risposto all’assemblea del ‘Tavolo della Sicurezza‘, alla mappatura degli impianti di videosorveglianza di privati. Su 500 ‘inviti’, tante sono le attività, il comandante – dirigente  dr. Luigi Soro ha reso noto che hanno risposto 180 e di queste 30 positive. “Una percentuale piuttosto bassa – commenta – e ci auguriamo sia implementata”. Soro, garbatamente, ha pure toccato il tasto dolente della ‘videosorveglianza’ che è stata trattata in modo molto critico e documentato durante un’assemblea dello scorso inverno dal gruppo di opposizione consiliare ‘LoaNoi’: 400 mila euro spesi in 10 anno (2006 – 2016) e molte ‘telecamere’ fuori uso, oppure rivolte verso muri, senza alcun riscontro con la loro ‘produttività’ in caso di eventi criminosi.

Di recente, la vigilia di Ferragosto, la rapina con il ‘taser’ all’imprenditore (cardiopatico) Pino Del Balzo, in  centro città e un bottino liquido di 40 mila €. Un’arma che rappresenta una svolta nel mondo della criminalità savonese e ligure, un salto di qualità. Purtroppo si è saputo che l’impianto di videsorveglianza comunale nei pressi della Banca Carige non era a regola d’arte. Un flop. Il comandante Soro ha tuttavia chiarito che non bisogna fossilizzarsi su una telecamera, ma sul complesso. Ciò che non si vede con un ‘occhio elettronico’ si rivela e si scopre magari a centinaia di metri, quando il malfattore si sente al sicuro.

Si è letto parecchi giorni dopo che era stato arrestato, con le opportune misure di riservatezza decise dal magistrato, il pregiudicato Gaetano Barbieri, 56 enne, sicuramente noto a chi ha svolto servizio a Loano, come al maresciallo in pensione Remo Chiola. Arrestato perchè un cittadino coraggioso, sentendosi pedinato rincasando nel cuore della notte, con in braccio il figlioletto, non ha esitato a fare il suo dovere.  Barbieri, in attesa si accertino le sue presunte responsabilità, risultava nella lista – del 10 agosto 1984 – dell’allora procuratore della Repubblica Michele Russo, proposto al tribunale di Savona per le misure di prevenzione con altri 36 pregiudicati del ponente savonese.  Una gioventù turbolenta a Borghetto e Loano. Lista che trucioli.it aveva ripubblicato in solitaria, come sempre, non per mettere alla gogna chi ha pagato il suo debito con la giustizia; alcuni di quei nomi tornano in inchieste di mafia ed arresti, tra tutti l’asserito capo della ‘ndrangheta ligure -piemontese Carmelo Gullace, peraltro ammalato e con la moglie in carcere per associazione mafiosa.

Barbieri che potrà dimostrare la sua innocenza, pare fosse armato ed abbia cercato di liberarsi delle armi, aveva continuato da libero cittadino a frequentare Loano, amici e locali. E che dire degli ambulanti napoletani che vendono frutta e verdura, con tanto di altoparlante, in passato perfino con sosta abituale davanti all’ufficio di un assessore leghista, e che a loro modo danno la caccia all’unico cronista che osa ostacolarli, fotografarli: “Tutti ci lasciano vivere, tu caro figliolo ci stai rompendo il c. e fai una brutta fine,  non ti minaccio, intendo dire che alla fine ingrassi troppo…”.

Di cosa parlano i signori di ‘Estate sicura‘. Dei ‘vu cumprà‘ o dei Barbieri, degli affiliati di camorra che utilizzano venditori organizzati di prodotti agricoli  forse non sicuri e che sono di stanza  abituale a Ceriale, abitudinari a Borghetto, Pietra, Finale, Spotorno, Vado, entroterra e che sono corsi ai ripari per l’incauto fotografo, organizzandosi con furgoncini coperti ? Che gli stessi quando hanno cercato di ‘mettere piede’ in quel di Imperia si sono visti bruciare tre ‘camioncini’ e sorta analoga in quel di Sarzana.

Benvenuta “Zona controllo del vicinato” purchè, come abbiamo ascoltato alla trasmissione di Bruno Vespa la sera stessa dell’assemblea di Loano, “siano i numeri, i dati aggiornati, la statistica che consente di conoscere e giudicare, prevenire, avere il controllo del territorio nel suo insieme”. Fino ad oggi abbiamo conosciuto un apparente ‘Loano Felix’, la mancanza di notizie o date con contagocce, se non per le ‘brillanti operazioni di contrasto’ sulla spiaggia. Nonostante e non siamo dello stesso avviso, la 7 (oltre due milioni l’audience), in prima serata, nel programma della Gruber, scrittrice, conduttrice televisiva, l’autorevole giornalista decano Giampaolo Pansa abbia ripetuto: ““Di Maio candidato premier del M5S? Se immagino l’Italia guidata da lui, i casi sono due: o mi viene da ridere o mi viene da piangere…Questo è un Paese che sta sull’orlo della guerra civile. Persino i carabinieri si sono sputtanati da soli con la vicenda degli stupri di Firenze. Di Maio cosa può fare? Ammettiamo anche” – continua Pansa – “che Grillo raggiunga un numero sufficiente di voti per formare un governo monocolore. Ma Di Maio che fa? Mette la testa sotto la lama del boia?”.

A Loano la lama del boia non è ancora arrivata e abbiamo avuto l’occasione di conoscere e scrivere di un ‘boia’ vero, Luciano Luberti: il diavolo lo tenga all’inferno, ad Albenga ha fatto strage di partigiani ed innocenti, stuprato. Scampato per decenni alla giustizia. A Loano, altra neve al sole, è passata in sordina quella foto che ritraeva un sindaco (non Pignocca) che posava sorridente con uno spietato omicida che ha trascorso 14 anni in carcere per aver trucidato, a Loano in via degli Alpini, un giovane padre di famiglia colpevole di un banale sgarro. Dopo avergli sparato, con un complice, hanno infierito travolgendolo in retromarcia.  Sarà stata un’imprudenza farsi fotografare da pubblico amministratore e dal politico di rango, almeno potevano seguire le scuse, ho sbagliato. Invece ignoti hanno preferito avvertire chi aveva osato pubblicare: ‘Quella foto ti costerà cara….’. (L.Cor.)

Anche i bambini nella foto di promozione del Comune di Loano sul Controllo di vicinato di Via Piste

Il Controllo di Vicinato nella zona dei musicisti nel ponente cittadino con la presenza dell’assessore Enrica Rocca

Io pastore di Albenga sulle Alpi di Monesi ingabbiato, stoppato da ignoti a OrtoveroUltima ora: arriva Striscia la Notizia e…

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Aldo Lo Manto il gatto selvatico, nel Parco delle Alpi Liguri, non l’ha incontrato, in compenso i lupi gli hanno ucciso due pecore al pascolo, in pieno giorno. Per raggiungere il gregge (un migliaio di pecore, 200 capre, 50 bovini), nella zona delle Navette, è costretto a percorrere 46 km in più, attraverso Upega, causa l’isolamento di Monesi. Lui alle prese con un’estate terribilmente secca, avara di pioggia, di conseguenza meno latte e formaggio. Una stagione con l’amarezza di combattere col diniego del Comune di Ortovero dove, dopo aver comprato 5 mila mq di terreno, si è visto bocciare due volte il progetto: un laboratorio di latticini e punto vendita. Il Tar, dice Lo Manto, non mi da ragione, né torto. In realtà il tribunale amministrativo è stato categorico. Ha accolto le ragioni del Comune e spese compensate. L’assessore all’urbanistica, Simone Plumeri, architetto, è un libro aperto: “Nessuna persecuzione o preclusione a priori, semmai il dovere di rispettare le norme che sono uguali per tutti, porte aperte ad ogni iniziativa commerciale e di sviluppo economico”. Ultima ora: a Monesi arriva Striscia la Notizia. Seguita dal sopralluogo dei politici al comando della Regione Liguria: gli assessori Giacomo Giampedrone, Marco Scajola, Gianni Berrino e Francesco Balocco assessore ai Trasporti di Regione Piemonte.

Aldo Lo Manto, pastore a Bastia d’Albenga e transumante sulle Alpi Marittime, in guerra con il Comune di Ortovero

Si è tanto scritto e  si discute di Monesi turistica e sciistica in fumo, della stagione invernale persa, di quella estiva iniziata male e finita peggio con la chiusura, il 5 settembre, del ponte sul Bavera e l’isolamento totale che con l’inverno si estenderà alla vicina Piaggia (CN), Valcona, Salse, frazioni di Mendatica. L’evacuazione senza precedenti del gestore dell’albergo ristorante La Vecchia Partenza e della titolare dello storico bar Vittoria. A fine novembre 2016 era già stata resa impraticabile la provinciale 100 San Bernardo di Mendica- Monesi, cancellata per un buon tratto, in conseguenza  dello scivolamento (e voragine) a valle dell’abitato di Monesi di Mendatica sul versante che si affaccia a Piaggia. E che ha causato la distruzione di tre immobili, compreso l’inaugurato bad&breakfast, ricavato dalla ristrutturazione di un vecchio ‘teccio’ con stalla e fienile. Un investimento svanito nel nulla e l’impossibilità di ipotizzare una ricostruzione in loco.

Aldo Lo Manto, siculo albenganese che parla il dialetto ligure, è il maggiore pastore della Liguria e non da oggi. Quando papà aveva raggiunto Albenga con il gregge, lui era una ragazzo. La passione ed il mestiere li ha appresi con l’olio di gomito. Con la morte del padre è rimasto solo, ha tenuto duro nei momenti più difficili. Una famiglia numerosa. La sua popolarità è descritta dal pianeta Google, da servizi televisivi anche oltre i confini nazionali, articoli di giornale. Un carattere allegro e di compagnia che quando mette i piedi sotto il tavolo e si da vita ad un coro non si alzerebbe più. Le sue conoscenze spaziano tra ex presidenti di Regione, parlamentari, ministri, monsignori, gran commi, travet.

Aldo che le Alpi di Monesi, quelle liguri e le confinanti piemontesi, conosce come le sue tasche. Gli mancava, come frequentatore e utente di quelle montagne, la ‘stagione delle vacche magre‘, ovvero l’isolamento e l’evacuazione di Monesi. “Un disastro per tanti proprietari di seconde case, la riduzione in povertà di quella che un tempo era considerata una miniera – ragiona al telefono Lo Manto – e per me ha significato e significa allungare i tempi da casa al gregge, i costi, i disagi. Ho ancora le bestie quassù e vorrei rimanere come gli altri anni fino al 20 di ottobre. Del resto come si fa a scendere a valle, verso il mare, con l’erba secca, cosa mangiano ?”.

Si è sparsa voce che la Regione Piemonte ha accorciato, in conseguenza delle calamità stagionali, il periodo di permanenza sull’alpeggio. “Ne ho sentito parlare – dice Lo Manto – , solo voci, nessuno mi ha informato. So invece che il Piemonte non riconosce i miei cani pastore asiatici, ne ho una decina di guardia, ottimi per l’allerta lupi. Loro riconoscono solo tre razze, la mia è esclusa”. E i lupi ? “Ormai sono di casa e impongono di custodire di notte le mandrie in appositi recinti su cui montano la guardia i cani, così il pericolo arriva di giorno, le bestie sono sparpagliate ed è difficile proteggerle tutte”.

Il pastore di Bastia d’Albenga – il paese dove vive la concittadina siculo albenganese Rosy Guarnieri che è stata sindaco leghista e per solidarietà e testimonianza verso le sue condizioni di salute (seri problemi al pancreas) è stata annullata la sagra – su un altro fronte sta combattendo una battaglia legale e giudiziaria non meno deprimente del ‘salasso Monesi’. Ha comprato a Ortovero un vecchio magazzino di campagna con annesso terreno convinto di realizzare, attraverso ristrutturazione con variazione d’uso, un laboratorio destinato al latte e ai formaggi, la moglie ha pure la passione delle marmellate, confetture. Insomma un’attività artigianale e commerciale non inquinante, ben fruibile sulla provinciale che attraversa il paese, all’inizio dell’abitato.

Aldo ha fatto i conti senza l’oste si suole dire. Progettista e studio legale, a quanto pare, gli avevano assicurato che non c’erano motivi ostativi per negare quel permesso edilizio che porta la firma di Fulvio Ricci, fino allo scorso luglio presidente dell’Ordine provinciale  degli ingegneri che conta oltre mille iscritti. Un’autorità, si direbbe nel gergo comune. Un progetto con una valenza socio – economica ed umana. Si fa tanto parlare delle riscoperta di antichi mestieri e tra questi spicca il pastore, la produzione di formaggi, il latte a km zero.

Aldo prova sulla sua pelle cosa succede a uno come lui che i giorni festivi non sa cosa siano, a parte qualche mezza giornata. Ammalarsi è proibito e per fortuna che fino ad oggi poteva contare su un nipote volenteroso, capace, ricco della stessa passione dello zio. “Purtroppo mio fratello ha problemi e il figlio non può più aiutarmi – dice Lo Manto-, è come perdere mezza costola. Ho quattro cittadini extracomunitari, mai come avere un congiunto. Alle difficoltà della stagione sulle Alpi di Monesi, la grana con il Comune di Ortovero (il sindaco è leghista Andrea Delfino, dipendente giardiniere del Comune di Villanova, agricoltore per hobby, tra i primi in valle a mettersi di traverso sul fronte migranti ndr) mi sta facendo perdere la voglia di lavorare, produrre, investire. Per fortuna che ho una brava collaboratrice che perlomeno mi consente di essere presente e vendere i miei formaggi agli eventi gastronomici che si tengono da Genova a Ventimiglia, quando riesco una presenza allo stand, al banchetto, mi fa piacere, il contatto con la gente è importante”.

Dal 2014 l‘unione fa la forza, è cosa risaputa, e spesso può dare vita a idee originali, capaci di riportare a galla tradizioni talvolta costrette a passare di moda. È il caso dell’iniziativa dei pastori di toma di pecora brigascaPresidio Slow Food ligure.  Nel terzetto c’è Lo Manto (azienda Il Boschetto di Bastia d’Albenga), Nevio Balbis (Sanremo) e Simona Pastorelli (agriturismo Il Castagno di a Mendatica) – grazie al progetto MareTerra di Liguria di Fondazione Carige – hanno deciso di sperimentare e di affiancare la lavorazione della lana (con la quale producono tappeti rustici di varie dimensioni) alla produzione dei tre formaggi locali (la sora, la toma e il brus). Slow Food che si batte da anni per tutelare le produzioni casearie a latte crudo.

Trasferire l’azienda Il Boschetto a Ortovero che già ospita la Cooperativa Viticoltori Inaguni, il  Centro di Incontro Enologico, sede dell’Enoteca Regionale della Liguria, con una attrezzata sala congressi e una ampia sala per le degustazioni, sarebbe un ulteriore passo verso la valorizzazione del territorio, richiamo turistico e commerciale.

Aldo Lo Manto non parla volentieri della controversia che lo oppone all’amministrazione comunale di Ortovero. Si è affidato allo studio legale Giovanni Gerbi di Genova. Il Comune, a sua volta, tutelato da una ‘mastino’ di contenzioso urbanistico, l’avvocato Mauro Vallerga di Varazze, con studio a Genova. Contrapposizioni che costano fior di quattrini al pastore ed alla comunità. “Ripresenterò un progetto riducendolo ulteriormente – si limita ad osservare Lo Manto –, anche se vorrei proprio sbagliarmi, dopo che ho ipotizzato la vendita delle carni delle mie bestie ho avvertito di aver involontariamente toccato certi interessi. Io non faccio parte di schieramenti politici, appartengo a quel ‘parco buoi’ dove si conosce solo lavoro, fatica, privazioni, rinunce, lotta alla burocrazia e ne ho già visto di tutti i colori. Credevo fino a ieri che certi rappresentati del popolo, non so se si dice proprio così, fossero vicini ai lavoratori, a chi ogni giorno si sporca le mani, suda, vive tra gli animali da stalla e da pascolo. Invece eccomi a lottare non per un privilegio o una speculazione immobiliare. A che porta dovrei bussare ? Dicono che i miei formaggi sono più cari, ma io so cosa significa per me la qualità, il pascolo, i pascoli. I miei clienti non sono i supermercati, nella vita ho sempre cercato di praticare la serietà, verso tutti. La posizione del Comune di Ortovero mi lascia tanto amaro in bocca, ho figli che vorrei continuassero o almeno uno, però è difficile pensare ad un futuro migliore quando trovi steccati e barriere. A Monesi sono quelle di una frana, di un alluvione, di aree incolte ed abbandonate, di una montagna che deve essere preservata. A Ortovero il diniego di progredire nel lavoro, di investire, di far parte di una società che guarda al domani e ai giovani, parlo della mia famiglia, dei miei sudori”.

L’assessore all’Urbanistica di Ortovero arch. Simone Plumeri

Se La Manto si sfoga e morde il freno, l’assessore all’urbanistica Simone Plumeri, a sua volta origini ortoveresi – siciliane, non ci sta ad indossare i panni di chi ‘rema contro’ per partito preso. ” Il nostro diniego è limpido e si basa esclusivamente su una progettazione che non rispetta le norme vigenti. Non a caso il Tar ci ha dato ragione non su disquisizioni ma sui contenuti dell’elaborato. Non ci devono essere ombre e allora diciamo che il primo progetto prevedeva un agriturismo, fattoria didattica, laboratorio, locali per abitazione, qualcosa come 1800 mc, pari a poco meno di 600 mq.  E su questo si è pronunciato, dopo il no del Comune, il Tar. Il secondo progetto, pressochè identico con cambi di destinazione d’uso ha eliminato l’agriturismo, ma non rispetta le altezze previste nel frattempo dopo l’adozione, il 16 dicembre 2016, del nuovo Puc “.

Progettista del Puc ‘Caire Consorzio’ con l’arch. Giulio Saturni e un gruppo di progettazione che ha visto al lavoro quali tecnici il compianto arch. Ugo Baldini, l’arch. Pierluigi Bovio ex sindaco di Borghetto S. Spirito,  il dr. Giampiero Lupatelli e per la pianificazione territoriale  Edy Zanatta.  L’indagine socio economica opera dei dr. Davide Frigeri e Graziana Bonvicini. L’indagine geologica dei dr. Roberto Macciò e Fabio Arrighetti. L’indagine ambientale  dei dr. Nicoletta Toffaletti, Gianluca Bico, Elisa Scaranello; infine  l’ing. Tatiana Fontanesi e l’urbanista Massimo Scaglione.

Possibile che un ingegnere dell’esperienza di Ricci, in attività dai primi anni ’90, insista su un progetto che è pieno di falle, a quanto pare capire ? “Non do giudizi di merito sui colleghi, né sui progettisti, ribadisco con forza che qui o non si conosce la regolamentazione o la si interpreta in modo originale. E’ una questione oggettiva e non soggettiva, non è passata al vaglio della commissione edilizia perchè è una pratica che ha utilizzato l’iter della Dia “. Qual è lo stato dei luoghi ? L’arch. Plumeri che oltre all’urbanistica ha la delega a  Cultura, Demanio, Lavori Pubblici, Politiche Sociali, Scuola, Turismo, chiarisce oltre ” Sull’appezzamento di terreno esiste un piccolo magazzino per attrezzi ed un’attigua vecchia serra. Avevamo già spiegato durante un incontro preliminare al signor Lo Manto il nostro indirizzo che non è arbitrio, ma rispetta delle norme vigenti. E’ stato presentato il primo progetto, bocciato dal Comune e con conferma del Tar, è stato presentato il secondo che, dopo il nuovo Puc, non rispetta le altezze e per ora non abbiamo notizia di altre rimostranze o nuovo ricorso al Tar. Non fa mai piacere per un pubblico amministratore dire dei no, voglio aggiungere che Ortovero è felice quando può  contribuire alla ricchezza del territorio, della sua economia. Dunque ben venga qualsiasi iniziativa di sviluppo purché rispetti le regole che non spuntano dal cilindro del cappello. Sono passate al vaglio del consiglio comunale e alla verifica della legge regionale”.

Luciano Corrado

ULTIMA ORA: A MONESI ARRIVA  ANCHE STRISCIA LA NOTIZIA – Ho il piacere di comunicarvi che domenica 24 dalle h. 12 Strisci la Notizia, salvo imprevisti, sarà a Monesi per mostrare lo stato dei luoghi di Monesi e Piaggia a dieci mesi dall’alluvione e raccogliere commenti e nuovi annunci da parte delle autorità locali.

Per iniziativa di Lorenzo Anfosso Berio, era già in programma, esporremo sul piazzale di Monesi, nei pressi della bacheca, la bandiera occitana; quella col sole delle alpi. L’inizio dell’alza-bandiera è previsto alle ore 11, in attera degli operatori di Striscia la Notizia. Sarà bene essere numerosi.

Ulteriore informazione: Lunedì 25 c.m. gli assessori regionali Giacomo Giampedrone, Marco Scajola e Gianni Berrino saranno dalle ore 12 sul piazzale a Monesi di Mendatica sulla SP 100, insieme all’assesore ai Trasporti della Regione Piemonte, Francesco Balocco.

Alle ore 12 l’assessore Giacomo Giampedrone sarà a Monesi di Mendatica sulla SP 100 in corrispondenza dell’interruzione della strada.

Alle h. 13 il sopralluogo raggiungerà il ponte sul rio Bavera al confine con la Provincia di Cuneo, recentemente chiuso al transito.

Alle h. 14.30 i suddetti assessori regionali saranno a Ormea dov’è previsto un tavolo tecnico istituzionale.

Alle h. 16 c.a. conferenza stampa di Giampedrone, insieme ai tecnici regionali e degli Enti coinvolti nei lavori.

Dobbiamo tenere viva l’attenzione e sollecitare gli interventi per salvare Monesi, Piaggia, Valcona, Le Salse e tutta l’alta valle Arroscia; i nostri sigg. della politica sono molto sensibili al numero dei presenti-votanti. PARTECIPIAMO TUTTI!

Un saluto a tutti.            Rinaldo Sartore

Dulcis in fundo, domenica 15 ottobre ci aspetta la tradizionale Castagnata giunta alla sua nona edizione ! A breve seguirà dove ci troveremo e il prezzo.

 

 

Peagna al funerale di Nico, uomo semplice e buono, 500 amici e strazio di mamma Delina

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Il grande cuore di Nico Merlino, 63 anni, vita da agricoltore per passione, uomo semplice e buono, un po’ all’antica avrebbero detto i ‘nostri vecchi’, si è ‘spento” una mattina di settembre. Nico si trovava a Ceriale, davanti alla banca, dove era arrivato con la sua Ape. Medico del ‘118’, militi della Croce  Rossa, subito accorsi, hanno lottato un’ora a rianimarlo mentre si accalcava la folla di curiosi. Pare abbia aperto ancora una volta i suoi occhioni dolci e sbigottiti, ma ormai anche i danni cerebrali  erano irreparabili, i battiti si facevano sempre più flebili, fino ad arrestarsi. Al Santa Corona non si è potuto far altro che constatare il decesso. Al funerale almeno 500 persone, sul feretro il cappello di alpino, accanto il gagliardetto ed alcuni ‘bocia’ della sezione di Ceriale, il loro commosso saluto,  la preghiera dell’Alpino, gli onori ad alta voce:”Alpini attenti !’ Che ha sostituito gli squilli di tromba.

Lo strazio di mamma Delina che abbraccia il feretro dove riposa nel sonno eterno il suo amatissimo Nico che continuerà a vivere nel suo e nel nostro cuore

Nico Merlino, felice, alla ‘sagra’ di Peagna con don Gerini (foto Vincenzo Menini)

Per Nico un destino inatteso e ingrato. Fino a pochi minuti prima si era fermato a conversare allegramente, dice un conoscente. Non diciamo sorte crudele visto che se ne è andato senza soffrire le pene dell’inferno, senza un giorno di malattia, di ricovero ospedaliero. Una dolce morte che ci ha regalato, fatto conoscere e scoprire, una grande lezione esistenziale. Nicola (Nico) Merlino non era un personaggio pubblico, un cittadino qualunque, la sua vita fin da giovane è trascorsa tra la coltivazione di quella terra, quei piccoli appezzamenti di terreno che caratterizzano la nostra Liguria, schiacciata tra il mare e la montagna; qualche periodo nei primi anni di gioventù in un’area di servizio di Ceriale sull’Autostrada, la patente e la guida saltuaria di camion a rimorchio presso un’attività famigliare delle Muragne.

Nico non ha avuto il tempo di salutare l’amata moglie Stella, l’adorato figlio Andrea e soprattutto i suoi  veterani ‘pulcini’ più cari: mamma Delina  93 anni compiuti e papà Mauro, 93 enni a novembre, lucidi e con gli inevitabili acciacchi della longevità. E’ stata straziante la presenza della mamma al camposanto, nei momenti dell’ultima benedizione e che precedono la tumulazione nella tomba di famiglia. Lo strazio tra lacrime, un abbraccio senza fine al feretro, al suo Nico che non poteva più risponderle. Un addio, a ci rivedremo presto. E’ una prova durissima perdere un figlio,  a sua volta marito e padre, quando si raggiunge la veneranda età e il loro unico, vero ‘tesoro’ partito per sempre. E’ straziante dover accompagnare un figlio nella dimora eterna dopo aver trascorso insieme ed uniti il tempo che va dall’infanzia fino a quel drammatico e terribile giovedì mattina. Delina incoraggiata a resistere dalle grande manifestazione di affetto e solidarietà, al suo fianco nelle ore drammatiche la compaesana Marilena Costa di cui molti ricordano il diligente mandato da consigliere comunale.

Nico è stato figlio, padre, marito, persona irreprensibile e contrariamente alle mode, o meglio a quella che possiamo definire involuzione sociale, umana e famigliare, non ha mai abbandonato la casa dei genitori. Come si usava un tempo. Era la vecchia dimora del parroco. L’ultimo ad abitarla stabilmente fu don Pietro Menini, prevosto nativo di Peagna (classe 1904), successivamente a Bastia d’Albenga, e che ha servito fedelmente il suo paese, la Curia Vescovile, canonico della cattedrale San Michele, morto nel luglio 1978.  Poi acquistata dai coniugi Merlino. E’ in questa dimora, nel vecchio borgo, che Nico aveva vissuto in perfetta simbiosi con i suoi amatissimi genitori, la moglie, il figlio.  E’ qui che seguiva, con scrupolo, il loro ultimo cammino, felice quando l’amico Luciano gli portava il pane casereccio: ‘Mia mamma è contenta come una regina e ti abbraccia’. Papa Mauro, origini garessine, ha lavorato la terra ai tempi della zappa, una forza da guinness, tanta fatica e sudore della fronte, mani incallite, grande bontà d’animo, mai una parola di troppo. Tante rinunce, tanti sacrifici per il suo Nico, il suo futuro. Mirabile esempio di vita.

Mamma Delina appartiene al numeroso ‘casato’ di Peagna che porta il cognome Costa. Con i genitori, Ernesta e  Nicola (Culin), abitava appena fuori paese, in un edificio di campagna che si affaccia sulla pianura, non lontano dal camposanto, anzi dai due camposanti, quello molto antico e il secondo sorto dopo la grande Guerra. Costa è stata la prima famiglia di Peagna a vantare un figlio (fratello di Delina e primogenito) comandante dei vigili urbani di Borghetto S. Spirito, negli anni in cui iniziava l’esplosione edilizia. Prima unica guardia in divisa, quindi il comando con più uomini. Ernesta, Culin, Delina, orgogliosi di Modesto (Mudestin) con i galloni.

Papa Mauro Merlino dal terrazzo di casa, assistito da Franco Costa, ha visto per l’ultima volta il feretro del suo Nico

Con Nico se ne va un altro pezzo di Peagna e dei suoi abitanti ‘veraci’: i peagnoli. Il paese che nel primo Dopoguerra era diventato meta di alcune famiglie pastori, dediti alla transumanza, da Mendatica, Viozene, Upega, Carnino. Il borgo che ha conservato in buona parte le sue caratteristiche, con una oculata disciplina urbanistica, almeno in questo Ceriale può andare fiera, anche se con gli anni il paese ha conosciuto l’emigrazione delle giovani leve. Verso le Muragne, lungo la statale Aurelia a Ceriale, verso Campochiesa e San Giorgio. E altrove.  Si contano sulle dita delle mani gli abitanti dell’ultima generazione. Restano le testimonianze, spesso le immagini, degli avi nel camposanto a ricordarci com’era Peagna e chi erano nel secolo scorso. Una frazione di gente perbene, lavoratori e dove non sono mancati i personaggi da caricatura: U Carachettu, U Lenciu, U Romulu. Scherzi e risate a non finire e Mudestin Costa era campione.

Ad accompagnare Nico verso l’eterno riposo, ad essere vicino a mamma Delina (Mauro è rimasto in casa per difficoltà di deambulazione, a fargli compagnia in ora difficili da raccontare, da superare, il compaesano ed ammirevole Franco Costa, tra i parenti) non ha voluto mancare la gloriosa ‘bandiera’ del paese, quel don (monsignor) Fiorenzo Gerini che ha festeggiato, nella sua parrocchia, i 60 anni di sacerdozio. Qui è stato ‘amministratore di anime’ e ‘pastore’ di concretezza e del fare, consigliando se il caso le sue ‘pecorelle’. E’ grazie a lui che Peagna può esibire una chiesa gioiello, tenuta con cura, resa più ‘sacra’ da scrupolosi interventi di riqualificazione e conservazione. Don Gerini che nonostante le 80 primavere inoltrate ha voluto essere presente alla recita del Rosario e alla concelebrazione della messa funebre, accompagnato dal coro parrocchiale e dalla Confraternita di San Giovanni. Il peso degli anni ha sconsigliato emozioni e che fosse il parroco attuale a ricordare la figura di Nico. Don Gerini che l’ha visto crescere, l’ha avuto chierichetto, parrocchiano praticante.

Ha celebrato la Messa don Gianluigi che ha voluto per Nico accendere il ‘cero pasquale’

E’ toccato al giovane don Gianluigi Monti, origini a Cantù, ordinato sacerdote nel novembre 2014, parlare a cuore aperto del “parrocchiano che pensava, ragionava con la sua testa”. “Mi ha sempre colpito – ha aggiunto – rendermi conto che Nico voleva sempre una risposta alle cose che non capiva, a ciò che doveva affrontare. Abbiamo voluto che in queste ore restasse acceso davanti al feretro  un cero pasquale che di sera illuminava appena la chiesa e che è il segno della resurrezione di Cristo”.

Non c’era posto per tutti nella chiesa del Sant0 Patrono, San Giovanni Battista, sedie e fedeli sulla piazza. Senza neppure il solito brusio che accompagna questi eventi. Un funerale mesto e partecipato come Peagna non ricorda se non alla morte di Carlo ( Carlin ) Vacca, sindaco di Ceriale e cittadino peagnolo. Nico non ci sarà più a prodigarsi nelle sagre, nelle feste del paese, nelle processioni, in chiesa, l’ultima volta ci aveva tenuto compagnia alla Madonna di Capriolo, alla cena popolare nella vicina struttura delle opere parrocchiali. In quella circostanza, come spesso accade quando ci si rivede dopo anni, il pensiero ai più giovani non più tra noi. Primo tra tutti Severino Pizzo, tredicenne, stroncato dopo atroci sofferenze, poi il fratello Ivano, cinquantenne. Quindi chi da piccolo aveva lasciato il paese con la mamma, Piero Scardicchio. Gli ultimi due ‘giovani’ peagnini furono Carlo Enrico agricoltore e Giampiero Rosso che aveva appena raggiunto l’agogna pensione di funzionario di banca.

In una società dove non è difficile vivere in palazzi in cui non ci si conosce gli uni con gli altri, la cultura verso gli anziani è quella di essere rilegati alla solitudine o in un ospizio; l’esempio di Nico, il funerale di Peagna, centinaia di persone semplici (e del sindaco Ennio Fazio), di chi ha voluto essere presente a testimoniare, è la riprova di quanto conti nell’esistenza terrena il rapporto umano, rispetto, sensibilità, gratitudine. Grazie Nico per il tuo ‘testamento’ di vita. Non dimentichiamolo troppo in fretta. Non lo merita. (L. Cor.)

L’anziano ex parroco, monsignor Fiorenzo Gerini, nonostante le precarie condizioni di salute, non ha voluto mancare alle esequie funebri ed ha benedetto il feretro con il De Profundis

La folla commossa assiepata sulla Piazza della chiesa di Peagna

Tra i presenti Ivo Valgirando che è stato presidente Coldiretti di Ceriale ed ex consigliere comunale

Il dolore di Sergio Natero ex vigile urbano a Loano, origini a Peagna

La recita della Preghiera dell’Alpino

Ma mesta e partecipata processione funebre verso il camposanto con il secolare campanile che ha resistito al terremoto e a due guerra mondiali

Famigliari e parenti al camposanto durante la benedizione del feretro

 

Ormea da guinness: Piero e Renzo, albergo Italia, 365 giorni di apertura, pochi riposi, la figlia ‘fantino’ nazionale nel salto a ostacoli

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Chissa perchè la storia dei fratelli Piero e Renzo Costalla non ha mai fatto notizia. Sono titolari dello storico albergo – ristorante Italia di Ormea. In silenzio detengono un guinness che merita di essere rivelato. Mai un giorno di chiusura, servizio a tavola incluso, pranzo e cena. Gemelli di età, classe 1962, e sul lavoro. Il primo si occupa del servizio in sala, il secondo ai fornelli. Uno ha la passione dei cavalli, la figlia partecipa ai concorsi internazionali di salto a ostacoli. L’altro fa collezione di motorini e moto. Con una Guzzi Airone 250 del ’57, un Gabbiano 125 dello stesso anno e una bicicletta Leopoldo Tartarini a motore acquistata ad Alassio da un cliente dell’hotel.

I fratelli gemelli Piero e Renzo Costalla stacanovisti ristoratori 365 giorni l’anno (Fotoservizio di Silvio fasano)

Tempi duri, anzi durissimi abbiamo spesso documentato per Ormea, con Garessio i due pilastri dell’alta Val Tanaro. Ormea che ha avuto i suoi anni di sviluppo, benessere, meta persino di nobiltà. Un Grand Hotel, il Casinò, le fabbriche; basta citare cartiera che ha garantito lavoro dignitoso e una pensione a centinaia di ormeaschi. Un periodo di boom edilizio, da falso benessere si direbbe col senno del poi. Ormea raccontato in almeno una decina di libri, tra storia d’altri tempi e fatti dei giorni nostri. Ormea che come altre località di montagna ha conosciuto dopo gli anni ’60 e ’70 veri e propri esodi alla ricerca di lavoro, di una vita migliore, i figli soprattutto, i nipoti. A resistere le ultime generazioni nate con gli anni della guerra, alcuni testimoni sono ospitati in una moderna struttura – ospizio gestito dall’Ipab, Casa di Riposo Renzo Merlino. Un fiore all’occhiello. Dal settembre 2014 affidata al presidente Luciano Obbia, già a capo della locale Croce Bianca, ma soprattutto esperienza dirigenziale all’ Usl di Cuneo, ora Asl.

Luciano Obbia dal 2014 presidente della Casa di riposo, ormeasco pendolare da Albenga

Ormea che ormai fonda la sua ‘economia’ prevalentemente sul turismo, con poche presenze significative nella pastorizia, nell’agricoltura, quasi assente la risorsa – filiera del legno, nonostante l’immenso patrimonio boschivo comunale e privato. Nonostante un tema di cui poco si parla, ma che ha risvolti diciamo clamorosi, quello degli usi civici.

Ormea dove c’è una famiglia di albergatori di cui è difficile trovare ‘sosia’ nella pratica quotidiana del mestiere. I Costalla, con gli avi che due secoli fa gestivano una fornace, due figli Carlo e Arnaldo, nel ‘900, hanno acquistato e ristrutturato l’albergo Italia, mastodontico complesso che si affaccia sul Tanaro, a ridosso del centro storico, affacciato sulla statale e sull’area di quella che un tempo era una ‘trafficata’ stazione ferroviaria e che sciaguratamente la politica ha voluto mettere a riposo per ‘mancanza di passeggeri’. E che oggi si vuole fare rivivere con il ‘treno storico’.

Oggi al timone i gemelli  Piero e Renzo che sono anche proprietari e gestori del ‘Albergo Bar Payarin, in una zona tranquilla nella frazione Aimoni. Un cugino, Marco Costella, è albergatore e ristoratore a Villa Pinus. 

Alessia Costalla vincitrice ad una gara di corsa a ostacoli

Piero e Renzo festeggeranno almeno in pace il compleanno, il 12 di luglio ? Neanche per sogno, come si lavora in tutte le ‘feste comandate’, Pasqua, Natale, Capodanno. La vecchiaia si avvicina per tutti. Fare gli stacanovisti vale ancora la pena ? E viene da dire, chi ve lo fa fare ? Piero: “Il ristorante non chiude mai, anche perchè c’è una clientela, un giro di lavoro tutto l’anno. La nostra pubblicità è quella della cucina sana, del giusto prezzo, essere sempre aperti, anche quando magari i tavoli occupati sono due o tre. Un servizio, una garanzia che alla fine pagano. Riceviamo complimenti e i clienti tornano. Se c’è la crisi, noi  la sopportiamo e cerchiamo di batterla. Io qualche giorno di festa me lo prendo, non tutti insieme, poco alla volta. Del resto il mio amore è Ormea e starmene con i cavalli. Una ventina  di purosangue arabi, per corse ad ostacoli. Mia figlia Alessia in questi giorni è in Belgio, con mia moglie, per partecipare ad una gara internazionale e credo si sia classificata al 29° posto tra i giovani; mondiali a cui partecipano altri 27 italiani. Certo, la nostra è una vita di sacrifici, d’estate si tira avanti senza soste, però ci prendiamo delle soddisfazioni”.

Per un’Ormea in fase calante ormai già prima che iniziassero i sei, sette anni di recessione nazionale, l’esempio dei gemelli Costalla dimostra che con la tenacia, la salute ed un po’ di fortuna si può vincere la partita. Anzi può accadere come racconta ancora Piero: “Mia moglie è nata a Montecarlo da padre italiano, si è venduta i beni ed ha scelto la vita di Ormea. E indietro non tornerebbe. Del resto credo di non dire bestialità a sostenere che siamo un paese vivibile, hai tutto”.

Sarà pure così visto da un gran lavoratore, ma per i giovani, i laureati, i diplomati e non solo. Piero: “Non saremo nel paese del bengodi, alcune professioni qui non hanno sbocco, però posso dire  che tanta gente giovane non si adegua a fare certi lavori, certi orari, non essere liberi alle feste. Tirare tardi la sera. Per loro sacrificarsi non va più di moda, ecco i risultati”.

Anche l’albergo Italia avrebbe bisogno di restyling, non è detto non accada. Il mercato immobiliare avrebbe iniziato a dare segni di ripresa e si parla di un buon numero di case vendute. A Ormea con 10 – 20 mila euro si può comprare un immobile da ristrutturare. Ce n’è uno su tre piani di 50 mq, al prezzo di 8 mila euro. Ormea rimasta orfana delle sue storiche fabbriche dove la macchina può girare a pieni giri se si riesce a fare in modo che la mano pubblica (Stato, Regione, Provincia, Comune) crei le condizioni perchè il privato investa, chi ha attività non sia oberato da balzelli, il sistema bancario sia di incentivo. Ormea non può camminare solo con il terziario, l’industria del legno è un patrimonio da sfruttare, così come l’aria salubre, fonte di salute e relax. Senza dimenticare che alcune sorgenti di Ormea possono competere con blasonate acque oligominerale che si promuovono in tivù, sui giornali, negli stadi.

Il rilancio di Ormea potrebbe davvero segnare una svolta e rendere plausibile l’indiscrezione che potrebbe essere venduta la storica villa, oggi abbandonata, di Angiolo Silvio Novaro, poeta, impreziosita dalla dipendence, dall’opera di un pittore che anni fa  aveva magistralmente recuperato vecchi affreschi. L’ultimo proprietario la famiglia Ferrero di Ceva, costruttori, con l’eredità a tre fratelli e due ancora in vita.

Luciano Corrado

Un viale ricorda Angiolo Silvio Novaro accademico d?Italia, l’ingresso e sullo sfondo l’antico dimora che potrebbe trovare presto un acquirente

La fontana di Cantarana, sulla statale per Ormea, una processione continua, a tutte le ore del giorno, per rifornirsi, turisti, pendolari, residenti.

 

Noli: la cresima a Pollero, 61 anni, il consigliere comunale del ‘caso Ghersi’.E silenzio per la cittadinanza onoraria a navigatore, esploratore, opinion leader

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“Domenica prossima 24 settembre, alle 11, il vescovo Calogero Marino amministrerà il sacramento della confermazione ai ragazzi della parrocchia di San Pietro a Noli”.  Questo il comunicato de ‘L’Eco’ il giornale di Savona e provincia. Con una piccola e lieta nota di colore, ma omessa dai media. Tra i cresimandi, neo ‘soldati di Cristo’, il 61 enne Enrico (Chicco) Pollero, celibe, dal 2014 eletto con 32 preferenze consigliere comunale e delegato alla Polizia Municipale per lo schieramento vittorioso del sindaco dr. Pino Niccoli. Madrina una turista milanese assidua dell’antica Repubblica Marinara. Una ‘vocazione adulta’ quella di Pollero che in una comunità cristiana riempie di orgoglio e significati umani.

Conferenza stampa in Municipio a Noli, per il caso Giuseppina e targa, con il sindaco Niccoli, il capogruppo di F.I in Regione, Vaccarezza, ex sindaco di Loano, il consigliere delegato alla Polizia Urbana, Enrico Pollero

Come la cerimonia sacra meritava, nessuno clamore, nessuna notizia per appagare la curiosità, anzi non farebbe neppure cronaca se il caso o la sorte ha voluto che proprio in questi giorni il nolese Pollero sia al centro di un clamore mediatico senza precedenti nella storia moderna di Noli. Con risvolti da pagine e tv nazionali. Dalla Sicilia all’Alto Adige. Nelle aule parlamentari. Chicco che avrebbe ispirato o convinto il sindaco calabro – nolese Pino Niccoli – in tv ha rimarcato di aver deciso dopo essersi ben documentato, ma pare non sia così – a ricordare il sacrificio e forse martirio, comunque lo si giustifichi e lo si osservi di Giuseppina Ghersi (vedi altro articolo di trucioli). Onorata, a Noli, con targa a ricordo posta nel piazzale Fratelli Rosselli, torinesi, studiosi, partigiani, antifascisti.

Chicco Pollero si è diligentemente preparato al Sacramento cresimale così come prevedono le regole diocesane, con la collaborazione del parroco don Andrea Giusto e delle catechiste – catechisti.  Pollero che si è subito allontanato dalla chiesa, passando persino inosservato al fotografo della cerimonia, Massimiliano Ribelli, di corso Italia, a Savona. Un adulto tra i cresimandi ? “Non mi sono neppure reso conto, le immagini sono comunque personali”. E il cronista ha rispettato la ‘riservatezza’, senza disturbarlo.

Anche Pollero ha seguito e frequentato i corsi di catechesi solitamente riservati ai bambini che, per l’Eucarestia, iniziano con la terza elementare e per la Cresima con le scuole medie. Pollero, licenza elementare, operaio specializzato in un’azienda dell’albenganese dove è scattata la cassa integrazione, ha voluto così completare l’intero percorso di cristiano osservante che inizia con la fonte battesimale e spesso si conclude con l’estrema unzione, attraverso la Comunione, Cresima, matrimonio.  Nel suo caso ha vissuto con dignità, con una compagna, in un alloggio popolare del ponente e che oggi condivide con una sorella. Un passato operoso e di impegno politico. Già iscritto alla FIGI comunista, sulla scia del papà partigiano, famiglia numerosa. Poi la ‘conversione’ alla Fiamma Tricolorela Destra sociale, da ultimo dato (senza smentite) in quota Forza Nuova,  movimento con una forte caratterizzazione anti migranti, molte simpatie  antisemite. Ma per Pollero, persona a modo e che in consiglio comunale non ha quasi mai preso la parola e altri lo superano nella scena muta, mal si adduce un’etichetta di estremista e xenofobo. Semmai persona intelligente che ragiona con la propria testa. Si può non condividere le sue scelte, in democrazia vanno rispettate, come lui certamente rispetta le idee altrui.

Enrico Pollero durante una campagna elettorale

Chicco coinvolto in una ‘battaglia’ elettorale e che, a livello locale, vedeva su fronti opposti, un ex sindaco (Niccoli) con militanza in Forza Italia, destra moderata, con zone grigie nei due precedenti mandati. Copiato, si direbbe, dal successore Repetto.  Trucioli.it non ha fatto sconti né all’uno, né all’altro, documentato e senza smentite. Basterebbe citare Liguria 17 (uno e due). Mentre si  stagliava l’ombra di due informative della Dia che avevano in qualche modo sfiorato (intercettazioni telefoniche e ambientali) personaggi  di area ‘ndranghetista che si davano appuntamento in un cantiere di Noli.

Niccoli e  gli amici rivali del tandem Lucio Fossati – Ambrogio Repetto reduce da due legislature, una città piegata su se stessa (anche se dal 2017 Cardioprotetta) da molte rovine che si chiamano ‘dramma parcheggi’, Castello di Monte Ursino, vicissitudini frane, via Belvedere, cause in tribunali, processi,  assoluzioni, rischi pesanti per i bilanci e le casse comunali, sviluppo e posti di lavoro che languono. Turismo senza stimoli strategici e che ha seguito la sorte della Riviera via via spogliata da attività alberghiere e trasformazione di immobili in seconde case. Se Niccoli doveva essere la speranza del rilancio, della soluzione dei parcheggi nello ‘scavo di ponente’ e del silos in centro, di un urgente strumento urbanistico di riqualificazione  e occasioni di sviluppo, purtroppo la delusione è cocente. Ma non è solo opera sua. E’ in buona compagnia.

Oggi Niccoli e Pollero uniti in una ‘spirale’ che l’ex sindaco comandante Carlo Gambetta, con l’esperienza e quel buon senso da uomo qualunque che lo contraddistinguono, non ha esitato a bollare come “si è persa un’occasione per rispettare un doveroso silenzio e non precipitare nella turbina delle facili strumentalizzazioni di parte” di cui siamo maestri. Un paese, una società, una comunità che non ha bisogno di strilloni e di divisioni, di riproporre ferite e lacerazioni. Sulla scena irrompe anche quella politica e quei politici che di certo non  rappresentano il volto dell’Italia che cambia, si rinnova, fa tesoro dei suoi errori e delle forze migliori. C’è persino chi, brandendo il vocabolario dell’amore, chiede l’avvio di un processo di beatificazione. (l.cor.)

VEDI A FONDO PAGINA LA LETTERA PRECISAZIONE DEL FOTOGRAFO MASSIMILIONO RIBELLI

….E A NOLI CONFERITA LA CITTADINANZA ONORARIA AL SUDAFRICANO BERTISH PROTAGONISTA DI UNA TRAVERSATA DELL’ATLANTICO, TRA SQUALI E ONDE GIGANTI, PER 4000 MIGLIA, SU TAVOLA DA SUP, CON LA SOLA FORZA DELLE BRACCIA. NOTIZIA RIMASTA CONFINATA ENTRO LE MURA CITTADINE

Chris Bertish, sudafraciano, al quale Noli ha conferito la cittadinanza onoraria per l’attraversata dell’Atlantico in solitaria su una tavola da Sup ed unicamente con la forza delle braccia

Il  14 luglio 2017 il verbale della giunta comunale, assente il sindaco Giuseppe Niccoli, presenti il vice sindaco Alessandro Fiorito e Jessica Bellisio, recita che è stata concessa la cittadinanza onoraria a Chris Bertish, sudafricano di 42 anni, che nei primi mesi del 2017 ha compiuto un’impresa considerata ai limiti delle possibilità umane. Ha attraversato l’Atlantico in solitaria con una tavola da Sup unicamente con la forza delle braccia. Pagaiata dopo pagaiata, da Agadir (Marocco) ad Antigua, nei Caraibi.

Una traversata di 93 giorni di cui ha scritto la stampa internazionale e parlato le Tv, durante i quali il navigatore ha dovuto affrontare le meraviglie e le insidie del grande oceano, tra tempeste, onde giganti e squali, percorrendo  4 mila miglie marine con la forza di circa 2 milioni di pagaiate, in piedi a bordo di un tavolo a remi della lunghezza di 6 metri, navigando secondo lo stile dei popoli nativi delle Hawaii.

Nella motivazione si fa rimarcare che “Chris Bertish, oltre ad essere un avventuriero e surfista di prim’ordine – ha vinto la Mavericks Big Waves nel 2010, una delle più importanti competizioni surfistiche mondiali, riservata ai migliori sportivi del settore – è anche un opinion leader di fama mondiale, autore di filmati e libri di successo, richiestissimo coasch in seminari motivazionali e noto promotore di iniziative di beneficenza a favore dei bambini africani”.

E ancora si legge: ” Noli, patria di navigatori ed esploratori, con una storia secolare di scoperte marittime e di navigazione, ha ricevuto la proposta di insignire Bertish, come uno dei più grandi esploratori e navigatori dei nostri tempi, della cittadinanza onoraria”. Il campione era presente a Noli il 14- 15-16 luglio alla manifestazione Green Surf Festival, evento sportivo culturale dedicato al tema dello sport e del turismo eco sostenibile e della salvaguardia dell’ambiente marino (Dio sa quanto ce n’è bisogno a Noli, ma anche  a Porto Vado, lungo le nostre coste). Manifestazione  organizzata dalla sezione Outdoor della Polisportiva Nolese, col patrocinio del Comune, della Marina Militare italiana ed inserito nel calendario mondiale dell’Onu a sostegno del turismo sostenibile.  La consegna della cittadinanza onoraria in quel frangente ” in quanto – si legge ancora nella delibera di giunta –  contemporaneo esploratore e navigatore, al pari di Anton da Noli, illustre nolese scopritore delle isole di Capo verde”.

Resta un mistero capire perchè Rai 3 Liguria non abbia dato notizia. Qualcosa di simile era accaduto con le celebrazioni del centenario del Transylvania a Noli, assente Rai 3, nonostante il Comitato promotore avesse diramato gli inviti. Non c’era la Rai, c’erano due ammiragli della Marina Militare e trucioli.it ha messo in rete tre fotoservizi (uno eccezionalmente in lingua inglese) che hanno avuto un lusinghiero successo di lettori,  oltre il continente. L’arrivo del navigatorem neo cittadino onorario nolese, era stato preceduto da un’intervista di Fabio Pozzo, su La Stampa in pagina nazionale (…..vedi). Poi nessuno seguito di cronaca nel giorno della consegna dell’onorificenza di cui Noli può andare fiera.

LETTERA DEL FOTOGRAFO RIBELLI – Buongiorno, sono Massimiliano Ribelli, il fotografo che si è sentito tirare in causa nell’articolo “Noli la Cresima a Pollero”. Faccio presente quanto segue. Giorni addietro un signore mi contatta telefonicamente e, senza nemmeno presentarsi, mi chiede se sono io che ho fatto le foto alla Cresima in questione. Mi chiede se può avere due foto del sig. Pollero che riceve la Cresima per, a suo dire, fargli una sorpresa. A questo punto mi vien da pensare che la sorpresa fosse quella di pubblicarle a sua insaputa nell’articolo apparso. Vorrei precisare: 1) Non è assolutamente vero che io non mi fossi accorto della presenza di un Cresimando adulto, tanto è vero che l’ho ritratto, ho detto all’interlocutore telefonico che dopo la cerimonia il Signore in questione se ne è andato.
2) Il signore anonimo che mi ha telefonato forse non ha capito che le foto sono di proprietà di chi le esegue, ma per educazione del fotografo e diritto di privacy verso la persona ritratta che è proprietaria della sua immagine , non si devono certo dare, né far vedere, alla prima persona che si presenta o ne fa richiesta. Per tutelare la mia dignità professionale vi prego le prossime volte di informarvi direttamente dalle persone coinvolte negli avvenimenti su come si sono svolti realmente i fatti, non mi piace passare per un fotografo che dopo circa 40 anni di attività non si accorge di chi sta fotografando.
Questo per dovere di cronaca.
Cordialmente Massimiliano Ribelli


Nell’auto del futuro il granellino di Loano. Storia di un gigante e voci di disimpegno. In vendita l’hotel Garden Lido e tre spiagge?

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A Loano hanno proprietà due famiglie tra i maggiori industriali italiani Percassi (Castello Doria e il suo parco),  Magnetto – Perris (Hotel Garden Lido e tre stabilimenti balneari raggruppati in Varesina Beach). Nel recente passato i Ligresti che hanno realizzato il mega porto gioiello, ora in portafoglio al Gruppo Unipol – Sai, una garanzia. In città producono, investono, si distinguono i Del Balzo (alberghi e supermercati), Cappelluto – Roveraro (ricettività alberghiera e costruzioni), De Giovanni (hotel e residence), Panozzo (hotel e stabilimenti balneari), i fratelli Rosso e Panizza (attività immobiliari e costruzioni), Provaggi (salute), Vaccarezza (edilizia). Ci sono professionisti affermati: De Francesco (architetto), Vigliercio (medico specialista), Baietto (commercialista). Un interrogativo si fa strada nel mondo commerciale loanese. E’ davvero in vendita il G.H. Garden Lido e le sue spiagge ? due acquisite negli anni e diventate il più ampio, attrezzato ‘stabilimento balneare’ all’insegna ‘Varesina beach’ . Nelle comunicazioni on line (TripAdvisor) si legge che per l’hotel “sono previsti importanti lavori di ristrutturazione”: due edifici realizzati fine anni ’60 e ristrutturati negli anni ’90. Le voci parlano di possibile disimpegno dei Magnetto – Perris da Loano dove non corre il business degli hotel.  Si riuscirà a trovare un acquirente solido per proseguire l’attività alberghiera. Esiste il rischio di cambio di destinazione d’uso, dopo che si è già rinunciato alla ristorazione ?

Mario Magnetto (1919- 2002), fondatore di un gruppo industriale oggi tra i leader mondiali, a Loano aveva realizzato il G. Hotel Garden Lido

Che fondamento hanno i sussurri di un distacco da Loano dei Magnetto – Perris ? E chi potrebbe avere interesse ad acquisire il patrimonio immobiliare e balneare stimato una quindicina di milioni di Euro? C’è il rischio di trasformazione in residence o peggio? Altri posti di lavoro a rischio dopo che negli anni migliori significava una cinquantina di dipendenti. Cosa rappresenta la proprietà Garden Lido a Loano ? Innanzitutto una garanzia di solidità e sapere che le famiglie Magnetto – Perris (il padre dr. Vincenzo origini pugliesi, la moglie Aurora, il figlio Gabriele, la figlia Raffaella) non hanno vocazione ‘cementiera – immobiliare’, non fanno business col mattone.  Anzi,  hanno comprato una struttura alberghiera, tre stelle, in Val di Susa, la valle dove hanno i maggiori interessi industriali.

Non solo, forse a Loano non è molto risaputo, i Magnetto – Perris appartengono alla stirpe di industriali italiani che nelle loro fabbriche non licenziano se non per una più funzionale opera di razionalizzazione di produttività e costi, continuano ad ampliarsi,  acquistando aziende decotte in periodi di crisi, così come era solito fare il capostipite e fondatore della proprietà in quel di Loano, il comm. Mario Magnetto e la consorte Anna Reinaudo. Entrambi non più in vita.

A Loano, dopo la morte di Mario e Anna, la famiglia ha acquisito lo stabilimento balneare Lido Sole, tra i maggiori della cittadina, formando un tutt’uno con la spiaggia dell’hotel e la Varesina. Hanno tagliato la ristorazione dell’hotel, ma ampliato l’apertura a 365 giorni l’anno, ridotto al minimo la forza lavoro, facendo ricorso a servizi offerti da cooperative, come ormai è frequente nel comparto, persino in strutture gestiste da suore.

L’informazione  stampa finanziaria ricorda che CLN-Group dei Magnetto – Perris, con al vertice il giovane e schivo Gabriele, doti di umiltà e pragmatismo, è uno dei principali player a livello mondiale nel mercato della lavorazione, stampaggio e assemblaggio di componenti metallici per il settore automotive, il più grande produttore di componenti per auto in Italia. Presente in 27 paesi del mondo. Di recente, come pubblichiamo sotto nel grafico del Il Sole 24 Ore, è apparso un servizio dal titolo “Nell’auto del futuro c’è tanto hi- tech made in Italia e tra le aziende compare il Gruppo CLN – stampaggio lamiere alluminio. Da Caselette, paesino al Nord di Torino, la  CLN controlla una sessantina di società in Italia e nel mondo, e fa capo ad Aurora Magnetto, presidente e amministratore Delegato e al figlio Gabriele Perris-Magnetto che ha la leadership del board aziendale.

Un particolare che da l’idea: CLN è la società che nel 2008 si è comprata l’ultimo laminatoio ancora esistente dell’ex impero Falck e tutti i pezzi pregiati di quella che è stata una delle più grandi dinastie industriali italiane. Scorrendo la rassegna stampa si legge che dal marzo scorso è iniziata una nuova era per la Vertek di Condove. Lo storico stabilimento valsusino è diventato di proprietà della Cln-Magnetto Wheels, sede anche a Pianezza e al netto dei pensionamenti, riassunti 73 lavoratori dal “gruppo multinazionale con fatturato annuo di oltre un miliardo e mezzo”. E ancora:”L’azienda piemontese ha 2.500 addetti in Italia e 8.500 fuori,  è  leader di mercato nella produzione di ruote in acciaio e tra i maggiori produttori di cerchi a raggi per motocicli, oltre a commercializzare, in partnership con Acelor Mittal, laminati”.

UN GIGANTE SILENZIOSO –  Un articolo di la Repubblica, nelle pagine ‘Economia’, tratteggia questo cliché: “E’ un gigante silenzioso, il cavaliere bianco che ha salvato da morte certa la piemontese Algat, si chiama Cln Group, che sta per Coils Lamierati e Nastri, meglio nota come Gruppo Magnetto, che di professione lavora e vende lamiere e acciaio. Nonostante i suoi 8.500 dipendenti nel mondo, di cui un terzo in Italia, la società di Caselette, presieduta da Aurora Magnetto, figlia del fondatore Mario, riesce a mantenere la più assoluta riservatezza pur mettendo a segno un’acquisizione dietro l’altra. A luglio del 2013 scoppia il caso Algat, tre sedi industriali, due in Piemonte e una in Lombardia, oltre 350 dipendenti, un buco da 38 milioni di euro e una procedura fallimentare depositata al Tribunale di Varese. La Algat è un’industria metallurgica specializzata in trinciatura fine, stampaggio a freddo di lamiera, assemblaggio di componenti meccanici ed elettromeccanici e lavora soprattutto per Fiat. Il primo tentativo di vendita va a vuoto: all’asta non si presenta nessuno. E ormai sono in molti a darla per spacciata. Invece a maggio si fa avanti un’azienda, la torinese Cln Group che attraverso la sua controllata Mfb acquisisce a inizio giugno due dei tre impianti, salvando 200 dipendenti.”.

Il dr. Vincenzo Perris tra gli azionisti del Gruppo Industriale

Ma chi è la Cln Group si domanda il giornalista? E riporta: “E il maggiore produttore di componenti per auto in Italia. Si tratta di un gruppo mastodontico (controlla una sessantina di società in Italia e nel mondo) che fa capo ad Aurora Magnetto insieme al marito Vincenzo e al figlio Gabriele che hanno ruoli operativi nel gruppo, mentre Aurora, pur essendo la presidente e amministratore delegato si vede pochissimo in azienda. La società è cresciuta per acquisizioni e soprattutto puntando già negli anni Settanta su una serie di partnership strategiche. Dal 1974 Arcelor-Mittal, colosso mondiale dell’acciaio, controlla il 35% di Cln Group, un sodalizio che consente a Cln di contenere i costi nell’approvvigionamento della materia prima e di poter inoltre investire parecchio nella ricerca di nuove soluzioni per ridurre spessori e migliorare le superfici. Inoltre, dall’agosto dell’anno scorso, i giapponesi di Misi, Marubeni-Itochu Steel, specializzati nel trading di acciaio e nella sua lavorazione, hanno acquisito il 10% delle quote del gruppo torinese. Unione che apre le porte del mercato asiatico ai torinesi”.

LA GLORIOSA STORIA DEI MAGNETTO COME E’ INIZIATA – Tutto ha inizio con la Mafem, azienda creata da Mario Magnetto che raccoglieva e lavorava lamiera per Fiat. Ben presto passa alla produzione di ruote in lamiera e diviene il più importante produrre in questo settore. Attualmente la holding si compone di tre divisioni. La Ma, che sta per Magnetto Automotive, fa lamiere per automobili e incamera il 60% del fatturato. In particolare rifornisce le maggiori case automobilistiche del mondo, da Fiat a Bmw, passando per Daimler, Volvo, Renault, Psa, General Motors e Mercedes. Per quest’ultima casa tedesca, Cln ha creato la super scocca leggera indossata dalla nuova Classe C. E’ stata realizzata in uno speciale materiale composito ed è il frutto di ricerche condotte appositamente su richiesta del cliente tedesco. Le sedi di Ma si trovano in Italia, a Rivoli, Fiano, Chivasso, Melfi e Cassino, così come in Sud America (Brasile e Argentina) per seguire gli sviluppi di Fiat, in Francia, Serbia, Polonia, India, Turchia e Sud Africa.

La seconda divisione è Mw, cioè Magnetto Wheels, che si focalizza sulla produzione delle ruote per auto, moto, veicoli industriali, elettrodomestici e per l’industria. Gli stabilimenti di questa divisione si trovano vicino alle sedi industriali, per lo più in Asia (Malesia, Giappone e Cina), nell’Est Europa e persino in Iran, ma anche in Campania, ad Atella, rispondendo ai clienti del settore elettrodomestico, e a Saronno dove c’è la controllata Gianetti Ruote Mw, società con oltre cent’anni di storia acquisita da Cln, che per il Lingotto ha realizzato la ruota per la Panda 4×4 e per la 500L. Mentre la sede torinese di Mw sta cambiando pelle, dedicandosi soprattutto allo stampaggio.

Gabriele Perris Magnetto amministratore delegato ed azionalista della CLN, gruppo laeder nel settore dell’acciaio prelavorato, fa anche parte del Direttivo del Club degli Investitori del Piemonte

La terza divisione, Ssc, che sta per Steel Service Centres, è un network di aziende che opera come centro di servizi tra le acciaierie e l’utilizzatore nella trasformazione e commercializzazione di laminati piani in fogli, nastri, bandelle e sagomati. Da qualche tempo Cln Group è cresciuto in Polonia, Croazia, Slovacchia e Serbia al fianco dei numerosi processi di delocalizzazione delle industrie europee, ma il cuore dell’azienda resta sempre in Piemonte dove, nonostante gli anni di crisi, l’azienda ha forza per non fare ricorso agli ammortizzatori sociali (?) e continuare a espandersi. Inoltre la famiglia Magnetto ha una massiccia presenza in Sud Africa con ben cinque sedi produttive e  sta lavorando in partnership con il colosso cinese dell’acciaio Baosteel. Insieme hanno creato una NewCo che si chiama Chongquing, capace di produrre 3,5 milioni di ruote l’anno. L’obiettivo del gruppo è continuare a crescere e migliorare le proprie performance investendo in ricerca e sviluppo. Non solo, la società ha un team interno di ingegneri e tecnici addestrati, ma ha sviluppato un rapporto di collaborazione con I3P, l’incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino, finanziando i progetti di ricerca più innovativi. In particolare hanno messo gli occhi su una giovane start up che si chiama Safen che ha realizzato uno speciale pneumo trasformatore, in grado di risparmiare il 60% dell’energia che in passato veniva dispersa nel corso dei processi pneumatici.

NON SOLO ATTIVITA’ INDUSTRIALE – In Valle  Susa la Fondazione Magnetto finanzia e sostiene una teoria infinita di attività e progetti sociali e culturali. Rilevare la Vertek è stato l’ennesimo atto di generosità di una famiglia di imprenditori che non hanno mai voluto dimenticare le loro radici e il loro territorio.

Dopo la morte del ‘patriarca’, Mario Magnetto (1919 – 2002), è stata costituita nel 2004 la Fondazione Magnetto. Lui animato da una volontà e forza d’animo d’acciaio – nel 1996 insignito a Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro – ogni mattina si presentava in fabbrica alle 6, primo ad arrivare e subito dopo iniziava il ‘giro’ di contatti telefonici con i direttori di stabilimento e collaboratori più fidati. La Fondazione ribattezzata, dopo la morte della esemplare compagna di vita e di fabbrica, in ‘Fondazione Mario e Anna Magnetto‘. I contributi versati sono esclusivamente privati. Il sodalizio  seleziona annualmente progetti, attraverso supporti diretti e contributi, in collegamento con le realtà locali, in particolare  del territorio della Valle di Susa.

Tra le mission della Fondazione la salute, ricerca e prevenzione ed assistenza nel campo delle malattie cardiovascolari e neurologiche.  Impresa e territorio con la conservazione e restauro, valorizzazione. Infanzia con il  sostegno ad attività  pediatriche, forte interesse per la scuola primaria e l’assistenza a bimbi in condizioni di disagio e disabilità. Cultura. Il consiglio di amministrazione è composto da Aurora Magnetto, presidente; l’on. senatore Lorenzo Gianotti, amico di famiglia da vecchia data ed autore del libro ‘Mario Magnetto una volontà d’acciaio‘, monsignor Luciano Vindrola, Raffaella e Gabriele Perris Magnetto.

IL CLUB DEGLI INVESTITORI – E’ un a realtà forse non molto conosciuta oltre i confini piemontesi. Un’associazione piuttosto

Giancarlo Rocchietti presidente del Club degli Investitori

esclusiva, di cui fanno parte imprenditori, professionisti e manager e che “investe direttamente in quote di partecipazione di startup o di piccole imprese innovative ad elevato potenziale di crescita”.  I soci del club, si legge nel sito dedicato, “sono investitori lungimiranti alla costante ricerca di imprenditori capaci ed innovativi.“. Non solo: “ Un investimento attraverso il club è molto più che denaro; significa coinvolgimento di un gruppo di persone la cui rete di contatti ed esperienza vale molto di più del capitale stesso.” Come opera il club ? “Una volta deciso l’investimento, uno dei soci è nominato ‘Champion’ e diventa il trait d’unione tra il team imprenditoriale e il network degli azionisti “. Il Comitato direttivo è presieduto da  Giancarlo Rocchietti, Fondatore ed Azionista della Euphon SpA, società multimediale quotata in Borsa. È stato Presidente di Sviluppo Italia Piemonte. Il vice Bernardo Bertoldi  docente presso il Dipartimento di Management dell’Università di Torino e presso ESCP-Europe London and Turin campus; e Mauro Ferrari Vice Presidente di Webasto SpA, laureato a Torino e PMD ad Harvard, ha iniziato la sua carriera nel gruppo De Benedetti, diventando amministratore delegato del Gruppo CIR. Nel 1982 ha fondato Vallko, che nel 1997 è stata acquisita dalla multinazionale Webasto AG, diventando Webasto SpA.  Il team vede Silvano Bernardi a ‘Investment’, Matteo Vacchetti a Investiment analisi e  Michelle Aggio Ufficio stampa e pubbliche relazioni. Gabriele Perris Magnetto fa parte del comitato direttivo.

Sempre dal sito si può apprendere che “ Il Club degli Investitori, il più grande network regionale di business  angel in Italia con sede in Piemonte, ha investito 580.000 euro – parte di un round da 7 milioni di  euro – in Genenta Science, società biotecnologica che sta sviluppando una terapia genica basata  sull’ingegnerizzazione delle cellule staminali del sangue per il trattamento dei tumori.

Il 17 luglio 2017  che “Il Club degli Investitori ha investito in DentalPro, gruppo leader in Italia nel settore delle cliniche dentistiche. Fondato da Michel Cohen e dai medici implantologi Samuele Baruch e Paolo Tonveronachi, è presente e operativo in 40 province attraverso 112 cliniche full service localizzate principalmente in centri commerciali. DentalPro sostiene i medici collaboratori in ogni clinica attraverso l’organizzazione completa del servizio, tecnologie innovative e all’avanguardia, consentendo loro di focalizzarsi nelle cure accessibili ai propri pazienti.

Il Club degli Investitori  – dice un report stampa del 2016 – è alla ricerca delle piccole eccellenze del Made in Italy e mette a disposizione delle aziende selezionate 1 milione di euro. Si apprende che il più grande network regionale di business angel apre una call dedicata a tutte le piccole e medie imprese operanti nei settori food, fashion, automation e design con un fatturato minimo di 1M di euro. L’obiettivo è di valorizzare il grande patrimonio di piccole aziende, con uno specifico know how, che ogni giorno contribuiscono a creare quel “Made in Italy” sinonimo di autenticità, esclusività e creatività.
Il Club ha già iniziato ad operare in tale direzione con investimento nel capitale di Bettanin & Venturi, eccellenza artigianale veneta, che dal 1865 crea calzature da uomo. Per candidarsi occorre compilare un dettagliato questionario, allegare una brochure/presentazione dell’attività e trasmettere i bilanci degli ultimi tre anni. La documentazione andrà inviata a emi@clubdeglinvestitori.it (per informazioni: 011 19501451). Oltre ad un investimento in denaro, le aziende riceveranno il supporto di un team di esperti e di un gruppo di persone la cui rete di contatti ed esperienza vale molto di più del capitale stesso.

I MAGNETTO PERRIS E LOANO – Il ‘pianeta internet’ che abbiamo sfogliato, sperando di non aver dimenticato gli aspetti più significativi e salienti, non riporta nei vari ‘messaggi informativi’ la presenza ed il legame della famiglia di Almese con Loano dove ‘papà e nonno Magnetto‘ era arrivato per soggiornare nei primi anni ’60, acquistando un alloggio in Corso Europa, allora primo esempio di agglomerato urbano speculativo a ridosso del centro storico e il cui impresario edile (Prato, origini a Vado Ligure) fu ucciso a colpi di fucile mentre si trovava in strada, via Stella (nei pressi dell’allora cinema Perla), da un acquirente che si sentiva ‘ingannato’. Da corsa Europa, l’occasione di acquistare un’area dove poi sorgerà il primo Grand Hotel a 5 stelle inaugurato nel 1968, alla presenza del vescovo monsignor Piazza, del sindaco in carica avv. Mario Rembado e del costruttore Cencin De Francesco. In realtà non doveva trattarsi di una struttura alberghiera, bensì due edifici residenziali, non era nelle aspirazioni di chi, nel ’43 aveva iniziato da rigattiere con la sua bicicletta per vendere il materiale raccolto alle officine torinesi. Un carretto sostituisce la bici e un ex commilitone si aggrega a lui. Sarà quel Marino Oddone che, a sua volta, farà fortuna in quel di Borghetto S. Spirito ed ora l’azienda è nelle mani del figlio.

Dopo la Grande Guerra per Magnetto arriva il primo tornio, una piccola pressa e si installa in un capannone in zona Lucento. Un secondo in via Balangero. L’esile  e tenace Anna si occupa di amministrazione e ufficio, il marito gira l’Italia a bordo di un camion alla ricerca di residuati bellici e gli affari crescono in proporzione di un impegno che non conosce orari, feste comandate, riposi o ferie. Dagli anni ’60 l’avvio del vero e proprio boom, i capannoni di Torino non bastano più, Magnetto decide di trasferirsi con le attività in Val di Susa, nel primo terreno idoneo, a Casellette. Poi l’espansione all’estero, la gioia di vedere il nipote Gabriele crescere, imparare, maturare da imprenditore senza grilli in testa.

Gabriele che come gli altri membri della famiglia trascorre le vacanze estive a Garden Lido, sulla spiaggia di Loano. Si distingue per semplicità, umanità, ma non gli manca la determinazione. E mai sfoggio di ricchezza, semmai non disdegna un impegno umanitario nella pubblica assistenza di Almese dove fa i turni come gli altri militi, nei giorni festivi e quando tocca a lui, di notte.

Loano diventata meta sempre più rara per i Magnetto – Perris, con Raffaella che vive gran parte dell’anno a Montecarlo. Con i numerosi nipoti educati all’insegna degli ideali di famiglia e della mondializzazione commerciale. Loano che forse rischia di restare orfana di una famiglia non solo facoltosa e leader, ma che alla città ha soprattutto dato, in termini di investimenti nel turismo. E’ vero, l’albergo alla fine nacque perchè un sindaco galantuomo e che non si piegava alle pressioni, il comm. Felice Elice morto in povertà, pretendeva che fosse rispettata la destinazione alberghiera dell’area. E’ trascorso oltre mezzo secolo. E di questi tempi i ‘ benefattori’ alberghieri, in Riviera,  non parliamo del ‘povero’ entroterra, sono mosche bianche. Il ponente ligure ha perso un migliaio di strutture. Crisi o non crisi, qui il ‘mattone’ resta un carburante essenziale per professionisti (architetti, ingegneri, geometri, avvocati, commercialisti, amministratori di condomini), ditte artigiane ormai in maggioranza straniere, proprietari di aree ed immobili da ristrutturare, con gli incentivi del piano casa e l’incremento del 35% del volume geometrico di edificio o complesso di edifici oggetto di riqualificazione. E con i bilanci comunali reduci da tagli statali e restrizioni di spesa, gli oneri di urbanizzazione sono più che ‘benvenuti’, a cui è facile prevedere nuovi introiti Imu, Tari e Tasi. Ormai è turismo di massa e non siamo sulla Riviera romagnola. Sull’onda di varianti dopo varianti agli strumenti urbanistici, di Puc che tardano ad essere attuati, san cemento avanza, amalgama. Con prezzi in lieve calo, ma non troppo, di un settore che torna a piacere soprattutto con le nuove costruzioni. E troppo pochi si domandano: ma quale turismo nel nostro futuro e quale fonte di occupazione per tanti giovani alle prese con lauree e diplomi, migrazione oltre i confini della Patria e che spesso fanno lavori che non c’entrano niente con gli studi fatti.

L.Cor.

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L’AUTO DEL FUTURO E LA PARTECIPAZIONE DEL GRUPPO MAGNETTO

 

 

 

Noli tra i litiganti, il parroco (non invitato) si defila. Nessuna benedizione e Nicolick protesta. Cosa non si è letto della povera Giuseppina ora sorvegliata dalle telecamere

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Chilometri di parole, ginepraio di polemiche, tutti cronisti, giornalisti, storici, opinion leader più o meno noti. Peccato che qualche particolare non secondario si sia perso per strada o ignorato, oppure taciuto ai lettori. Non sarebbe la prima volta. Ricordate il ‘silenzio perfetto’ sulla tragica e misteriosa morte della funzionaria comunale di Noli precipitata al San Paolo? Ebbene, a Noli, il giorno dell’inaugurazione della targa in memoria di Giuseppina Ghersi, con un presidio spettacolare di Forze dell’ordine (37 in divisa, meno di una dozzina in borghese), non c’è stata l’annunciata benedizione. Non è cosa abituale, eppure zitti, a partire dall’autorevole Rai 3 Liguria. Solo una lettera su Ivg.it di Roberto Nicolick: “…Assenza inspiegabile e poco chiara di un qualsiasi ministro del culto…”. Perbacco, il parroco neppure invitato e non s’ha da dire ! E chi ha preso l’iniziativa della targa ? Il Secolo XIX e ‘compagni’ ripetono: “…Il consigliere Pollero…”. Che interpellato da trucioli.it conferma la delibera di giunta: “…La proposta l’ha scritta Nicolick ed io l’ho caldeggiata “. E quest’ultimo, a sua volta, dice a trucioli: “Verissimo, non mi hanno citato quale primo promotore, va bene lo stesso”. E degli 11 consiglieri comunali, 3 solo i presenti alla cerimonia ? Non fatelo sapere.

Andiamo per ordine, iniziando dalla frase più ‘intelligente e comunque che dovrebbe far riflettere’ amici e nemici, duellanti. L’odio è una brutta pianta e di seminatori è zeppo il mondo, scritta da Alessandro Marenco, operaio scrittore appassionato di storia in quel di Carcare (vedi i libri Coltiva, cucina e ama o Rablon e le altre storie). Testuale : “…..Magari invece che fare lapidi, gli amministratori potrebbero cominciare a incaricare storici propriamente detti chiedendo loro di proporre un serio progetto di ricerca (non di destra o di sinistra, quelle sono le conclusioni. La ricerca, fatta bene, non ha colore politico) da pubblicare e discutere apertamente. E soprattutto senza retorica piagnona o esaltante. “ I periodi, punteggiatura inclusa, non corrono, ma il senso è chiaro.

A Noli un primo vero vincitore c’è stato e lo si apprende dal suo linguaggio, non sconosciuto a chi lo ricorda giovincello con simpatie missine, poi Dc  – come papà consigliere comunale e lo zio –  infine fautore del Popolo della Libertà, modello Silvio Berlusconi, e il convertito Claudio Scajola. Era raggiante, il rag. Angelo Vaccarezza, già iscritto all’albo dei pubblicisti, già speaker ad una delle prime tv del ponente savonese, già consulente finanziario e ormai politico di professione. Era sorridente, a tratti teso, sempre guardingo, con qualche chilo di troppo, ma soddisfatto, appagato, nel vedere quel centinaio e più di persone accorse alla cerimonia di ‘inaugurazione’ (scoprimento della ‘lapide della discordia’ ) in ricordo e onore di una giovanissima vittima della guerra, della barbarie. Uccisa dai partigiani rossi. Delitto impunito come ce ne sono stati tanti altri tra tedeschi, San Marchi, camice nere fasciste, tra chi si batteva per la liberazione dalla dittatura e una montagna di vittime, morti in tutte le guerre, in Patria, oltre i confini, persino nell’Africa coloniale. La Rai di Stato, nei giorni scorsi, ha mandato in onda un servizio sulle stragi compiute in Etiopia dagli italiani, si parlava di 10 – 15 mila innocenti, tra esecuzioni sommarie, fucilazioni e stupri, opera di ‘uomini del regime’, con e senza divisa.

IL RINGRAZIAMENTO AL VICE PRESIDENTE DELLA REGIONE SONIA VIALE, LEGHISTA, EX SOTTOSEGRETARIO DI STATO – Il Capogruppo di Forza Italia, Vaccarezza, ex presidente della Provincia, ex sindaco di Loano per due mandati, timoniere e gladiatore di razza, oltre a super tifoso Sampdoriano, ha ringraziato per la presenza “Sonia Viale…da oggi devo dire che la stimo  di più…grazie al vice presidente della Provincia, Luana Isella, mia concittadina, grazie al consigliere provinciale Eraldo Ciangherotti, il mio appello è ritrovarci ogni 30 aprile a recitare una preghiera sulla tomba di una ragazzina che ha diritto di non essere dimenticata e torneremo a parlare di sofferenze….dopo quello che in questi giorni abbiamo letto sui giornali è sempre più difficile non dimenticare ed è il nostro impegno….”.

Per quale ragione, nessuno ha fatto cenno, nè durante l’orazione (sindaco Niccoli e Vaccarezza), nè dopo, per la mancata benedizione della ‘targa’ in ricordo di Giuseppina Ghersi ? Cosa è accaduto. Roberto Nicolick, un’esperienza da consigliere provinciale e comunale, un divorzio non è chiaro quanto consensuale dalla Lega Nord, commenta in una lettera all’autorevole Ivg dell’editore Matteo Rainisio di Pietra Ligure “Una targa commemorativa alla memoria di Giuseppina Ghersi, seviziata e assassinata da partigiani a guerra finita, è stata scoperta dal sindaco di fronte ad una piccola folla commossa e partecipe, abbiamo visto una cerimonia laica, per la assenza inspiegabile e poco chiara, di una qualsiasi ministro del culto, infatti nonostante  una nostra precisa richiesta, nessuno di loro (ministri del culto ndr) ha trovato cinque minuti di tempo per spendere qualche parola ed dare una  benedizione ad una targa di una adolescente assassinata….I soliti gufi politici hanno voluto vedere….”.

Il ‘manifesto’ del sito del Comune di Noli che nel programma indicava la benedizione della targa, ma nessuno ha informato il parroco

Di fronte ad un’accusa così grave e forse insinuante lo staff di redattori e collaboratori della corazzata Ivg.it avrà sentito il dovere di interpellare il parroco, don Andrea Giusto che non è un ‘pretino’ alle prime armi ed ha una sua storia in Diocesi ? Non siamo in grado di sapere, sappiamo con certezza che gli organizzatori (il Comune, l’Associazione Giuseppina Ghersi, e neppure Nicolick) si sono messi in contatto con il sacerdote responsabile della parrocchia. Certamente, nel fissare il calendario, avrebbero appreso che alle 10 era programmata la messa di un 60 ° di nozze, che un’ora dopo in frazione Tosse c’erano due battesimi. Escluso che abbiano bussato alle porte della Curia che ha un nuovo vescovo (Marino) ed un nuovo vicario generale (Magnano) al di sopra di ogni sospetto, si direbbe. La chiesa di fronte ai litiganti, comunque, non si è fatta coinvolgere nè prima, nè dopo.  Sperando che anche i seminatori di zizzania si convertano al buon senso e la targa a Giuseppina sia benedetta con il silenzio dei giusti.

NOLI PRESIDIATA COME NON ERA MAI ACCADUTO NELLA SUA STORIA – Se escludiamo gli anni tristi e terribili della guerra e purtroppo sono sempre meno i testimoni che possono ancora raccontare, Noli ha vissuto un sabato mattina da ‘stato d’assedio‘. Giorni e ore di impegno per il giovane comandante la stazione dei carabinieri, maresciallo maggiore Ferrari. Tutto è filato liscio, con i rinforzi dell’Arma, della polizia di Stato, della Guardia di Finanza e uomini della Digos. Intervenuti anche quelli impegnati nelle ‘dimostrazioni di piazza’, agenti anti sommossa, con equipaggiamento rimasto nel sacchi e sugli automezzi. Il sindaco, dr. Pino Niccoli, da parte sua, è stato ‘tenuto a bada’ da un angelo custode che l’ha seguito dal municipio al piazzale, all’abitazione.  Il sindaco che, come aveva già fatto con le dichiarazioni stampa, ha ripetuto nel suo intervento a braccio: “...Ho saputo pochi mesi fa della storia di Giuseppina da un mio consigliere comunale che mi ha detto se era possibile intestare una targa…mi sono documentato…..”. Trucioli ripropone la delibera di giunta del 20 settembre 2017 in cui si da atto che è stato “ Roberto Nicolick, già consigliere comunale e provinciale a Savona e autore del libro (vedi copia originale a fianco)…. il 27 luglio ha chiesto la concessione del patrocinio non oneroso del Comune per l’opposizione commemorativa…”. Perchè il sindaco insiste e i media gli vanno dietro, nel attribuire l’iniziativa al consigliere comunale Pollero ? Cosa significa la bugia ?

Chicco Pollero a trucioli.it conferma: “ L’idea in realtà l’ha avuta Nicolick che ha scritto al sindaco ed io l’appoggiata e portata avanti. “ Come spiega la divergenza di attribuzioni del sindaco ? Pollero: ” Io sono un ottimo soldato e come tutti i soldati restano ignoti “. Sarà, ma almeno Niccoli poteva darne atto, che c’è di male. Nicolick imbarazza ?  Pollero: “Non so perchè il sindaco si comporta così “.  E cosa pensa l’ideatore della targa e dunque della manifestazione ? Nicolick a trucioli: “ Perchè non sono stato citato dal sindaco non lo so, chiedetelo a lui. Va bene lo stesso e ringrazio quanti mi hanno confermato la loro stima “.

ASSENTE  ASSESSORI E I CONSIGLIERI COMUNALI, ESCLUSI SINDACO, POLLERO E TISSONE – Come ha reagito la comunità di Noli ? Non abbiamo fatto interviste tra la gente comune, ci siamo limitati ad osservare le ‘presenze’ in compagnia dell’ex tre volte sindaco comandante Carlo Gambetta, memoria storica, che aveva scritto per trucioli.it un articolo sul dramma della guerra e che ha consigliato la ‘saggezza del silenzio‘ . L’inopportunità di prestarsi a facili strumentalizzazioni. Non più di una decina, curiosi inclusi, i cittadini nolesi che hanno assistito alla cerimonia, con sindaco e Pollero ed una breve comparsa di Rinaldo Tissone, rimasto peraltro in disparte con due tecnici comunali.

Noli che proprio quel giorno, dal 29  settembre a domenica 1° ottobre, esibiva lo striscione ‘Noli in festa per l’Europa, stand gastronomici, musica, dibattiti”.  Noli che festeggiava la ricorrenza annuale del gemellaggio, in tono davvero minore, con la cittadina tedesca di Langenargen, presente Rolf Muller, ex borgomastro. Noli dove l’ex presidente dell’Azienda di Soggiorno, prof. Lorenzo Paggi, già presidente della Fondazione Sant’Antonio, aveva rinunciato a tenere un’assemblea  sul tema per non alimentare il clima di esasperazione. Paggi che ha fatto una breve apparizione. Tra i presenti, pare sia sfuggito a molti, il dr. Stefano Bosio, ex consigliere comunale a Savona con Psi, ex candidato sindaco, primario emerito e decano degli ortopedici del San Paolo dove ha trascorso una vita.

LE PAROLE DEL SINDACO – Il dr. Niccoli ha mantenuto quasi un ruolo istituzionale: Il Decimonono ha titolato “Ecco la targa della discordia”Niccoli ha ricordato Giuseppina: “Vittima della guerra e degli uomini (non ha detto partigiani ndr)…per me i bambini, i ragazzini, non hanno colore, sempre da difendere e non morire. Io non sono ligure, sono arrivato dalla Calabria negli anni ’60 e si parlava di questo cose. Ho saputo solo pochi mesi fa di Giuseppina….Sono orgoglioso che l’unica bandiera presente sia quella d’Italia; gli altri simboli lasciamoli ai nostalgici o irriducibili. Per me è solo un atto d’amore e vorrei fosse ricordato come tale….”. Applausi ed una signora tra il pubblico interviene: ” Vorrei fare un piccolo commento, a 13 anni eravamo tutti bambini…”.

LA RECITA DEL PADRE NOSTRO – E’ stato Nicolick a dare l’avvio alla preghiera più conosciuta della chiesa, assieme all’Ave Maria. E  il dominus della giornata, Vaccarezza,  ad approfondirne il significato. ” …C’è un muro di omertà, ora  c’è un buco in questo muro dal quale  comincia ad entrare un po’ di luce…  E’ un raggio di luce importante…. Abbiamo accolto l’appello …non siamo qui per odio, per la piazza, per vendetta, ma per un gesto d’amore verso i nostri valori, amore verso il tricolore, amore del ‘Padre Nostro’, del Cristo Crocifisso. Sono i simboli  che uniscono e non dividono…”.

Non c’erano le ‘camice nere’, c’erano i ‘camerati’ in maglietta nera e vistosi tatuaggi, peraltro moda diffusa (i tatuaggi), c’erano i seguaci della ‘Estrema Destra’ ( La Superba di Genova), della Fiamma Tricolore con il segretario Attilio Carelli“, gli attivisti di Casa Paund. Nostalgici della dittatura ? Sta di fatto che fa onore a tutti, a di là delle opinioni, la mattinata vissuta con civiltà e rispetto della convivenza tra i popoli. Qualcuno (Mario de Fazio notista savonese de Il Secolo XIX) ha scritto che  alla targa è stata aggiunta una postilla ed il testo iniziale era già privo di spunti polemici. In verità non è cambiata una virgola da quanto deliberato dalla giunta comunale, con sindaco, il suo vice Alessandro Fiorito e l’assessore Jessica Bellisio. Lo Stato, a Noli, ha fatto la sua parte e un funzionario osserva che “tra uomini impegnati e automezzi possiamo calcolare una spesa di 15- 20 mila euro”, anche questa è la democrazia.

Luciano Corrado

Nel piazza Fratelli Rosselli è stata installata una telecamera (nel cerchio) che può essere un deterrente a energumeni che volessero danneggiare la ‘lapide’ targa in memoria di Giuseppina Ghersi e si aggiunge alla videosorveglianza della stazione di servizio

Il bacio della targa in memoria della martire Giuseppina Ghersi da parte del dr. Eraldo Ciangherotti, esponente di spicco di Forza Italia in provincia, ex assessore ad Albenga dove è consigliere di minoranza e consigliere provinciale (foto ripresa da RSVN blog)

Il primo promotore dell’iniziativa – targa commemorativa a Noli –  è stato Roberto Nicolick, insegnante a Savona,  che durante la manifestazione è rimasto quasi in disparte, non prima aver iniziato la preghiera del Padre Nostro; indossa una felpa nera con cappuccio e la scritta ‘Io sto con Giuseppina’ e la foto.

Il consigliere comunale con delega alla Polizia Urbana ed Agricoltura Enrico (Chicco) Pollero, tra i promotori della giornata di Giuseppina Ghersi a Noli, riceve i complimenti da una ‘manifestante’

Al centro con maglietta chiara il dr. Stefano Bosio primario emerito dell’Ortopedia al San Paolo, ex consigliere comunale del Psi a Savona e già candidato sindaco

Il capogruppo di F. I in Regione, Angelo Vaccarezza, tra i più convinti sostenitori dell’iniziativa e dell’Associazione Giuseppina Ghersi parla con il giornalista Mario de Fazio, attorniato dal vice presidente della Provincia, Luana Isella e una cara amica

L’arrivo della vice presidente Sonia Viale, a Noli con autista e auto di servizio (?), ma in forma privata ha tenuto a precisare Vaccarezza

Gran lavoro per i giornalisti e teleoperatori, sulla destra il sindacalista Cgil in pensione Bruno Spagnoletti, presente con le autorità, perlopiù ignorato e sconosciuto, mentre ascolta le dichiarazioni ai media di Vaccarezza

Sulla sinistra della foto l’ex consigliere comunale e provinciale Ugo Ghione, ex segretario provinciale della nuova Destra Savonese; davanti a lui, con la giacca di pelle, Sonia Viale, leghista, vice presidente della Regione Liguria, attenta e pensierosa

Sulla destra della foto, con gli occhiali da sole, il prof Giovanni Musso, decano presidente dell’Associazione Italo-Tedesca, per anni benemerito promotore del gemellaggio e dei rapporti tra Savona e Villingen-Schwenningen”

Albenga, la bella promozione Rai e la brutta esposizione di manifesti funebri

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“Il Sindaco Giorgio Cangiano, il vice Riccardo Tomatis e l’assessore al Turismo Alberto Passino si sono prodigati in qualità di coach e motivatori delle squadre, invitando simpaticamente i concorrenti all’allenamento. Dagli studi Rai di Roma sei collegamenti con la piazza di Albenga nei due giorni di diretta, sabato 23 e domenica 24, settembre. Oltre ai quattro servizi di costume, viene descritta la città ed alcune sue peculiarità. La squadra ingauna sfida quella siciliana di Giardini Naxos”. Le agenzie di stampa hanno diffuso belle notizie per promuovere la città. Peccato che in quanto a decoro complessivo l’immagine sia quella di un certo Sud. La troupe si è trovata all’ingresso di levante lo spettacolo della mega ‘plancia’ degli annunci funebri che da decenni fa pessima cornice al vecchio ponte romano. E mancanza di rispetto dei defunti che meriterebbe ben altro ‘murales’ cui affiggere i manifesti.

Sul calesse per la trasmissione ‘Mezzogiorno in Famiglia di Rai 2’ Caterina Usanna ved. Oddone e Adriano Ghiglione mentre la presentatrice Elena Ballerini intervista la dottoressa Francesca Bogliolo, critico d’arte che illustra le ‘perle storiche’ di Albenga

Alla gioiosa ed affollata manifestazione spiccavano, tra i protagonisti, due personaggi ‘storici’ nel loro maestoso ‘trono’ ed abbigliamento. Caterina Usanna vedova Oddone, un’albenganese che quasi tutti i giorni, si racconta, abbellisce il centro storico di Albenga con i fiori, lotta perchè prevalga il decoro. Apprezzata e molto conosciuta. Insieme, per l’occasione sul calesse d’altri tempi, Adriano Ghiglione, figura popolare e benvoluta, papà di quel Tullio valente architetto ingauno, che nel maggio 2016 ha rassegnato le dimissioni da assessore ai Lavori Pubblici dopo le polemiche per un presunto conflitto di interessi con l’allora dirigente dell’Urbanistica, arch. Sandra Granata, la cui figlia operava nello studio  tecnico Ghiglione. Acqua passata, l’ex hotel Ondina, presunta ‘pietra dello scandalo’ fa ancora brutta mostra, fatiscente, lungo il principale viale cittadino.

La sgangherata plancia di una decina di metri a fianco del vecchio ponte romano all’ingresso di levante dove vengono affissi i manifesti funebri

Ma alla gioia di una manifestazione che ha ‘portato’ le bellezze e le prelibatezze di Albenga, oltre i confini provinciali e regionali, attraverso il programma di Rai 2, un’altra Albenga, quella da non vedere, da non tollerare, da non dimenticare, è lo stato complessivo del decoro di cui soffre. E non è certo un’eccezione nel panorama della Riviera dei Fiori e delle Palme. Si sussurra che l’equipe Rai sia rimasta colpita dalla prima ‘immagine’ all’ingresso della città,  zona di Pontelungo, dove sorge il santuario ed ‘glorioso’ ponte romano sotto il quale scorreva il Centa ‘benefattore’ prima di essere incanalato nell’alveo attuale.

Qui, come documentano le immagini di trucioli.it, fa pessima mostra una lunga e sgangherata ‘bacheca’ dove da decenni, nell’indifferenza e nella tolleranza al brutto, vengono ogni giorno affissi solo manifesti dei morti.  Che dire di una città, ricca, opulenta, piena di iniziativa, di talenti, che con il supporto di Antonio Ricci, aveva bocciato palazzoni a ridosso delle torri, per ritrovarsi con l’obbrobrio del vecchio ospedale (sempre in attesa che si realizzi uno dei tanti annunci giornalistici di operatori stranieri interessati all’operazione), incapace di guardarsi attorno. Quella

Il glorioso ponte romano poco curato, coreografia di erbacce e con la vergognosa palizzata di lamiera arrugginita per le affissioni dei manifesti funebri

palizzata funebre è una vergogna e non si dica che è un problema di ‘cassa’, di burocrazia. E’ un pugno nello stomaco al buon gusto, al buon senso. Una città che si promuove e non si occupa di decoro, pulizia, ordine. Altro che emergenza extracomunitari da microcriminalità ! Che occupa le cronache, a loro volta, poco diligenti nel sollecitare una città più curata. Non è un bel biglietto da visita, dalle zone più centrali e frequentate alla estesa periferia. Come sarebbe forse utile occupare i ‘migrantes’ in questi lavori diciamo socialmente ed esteticamente utili. Fare l’abitudine al decoro, piuttosto che essere anestetizzati e non vedere. (L.Cor.)

Folla in piazza San Michele alla trasmissione di Rai 2 Mezzogiorno in Famiglia ottimo spot per il turismo ingauno

MA NEL CENTRO STORICO DI ALBENGA E’ CONSENTITO PEDALARE IN BICICLETTA ? IMPUNITI !

ALBENGA E’ TRA LE POCHE CITTA’ DELLA RIVIERA DOVE I VIGILI URBANI PRESTANO SERVIZIO FINO A TARDA NOTTE E SVOLGONO UN RUOLO IMPORTANTE NELLA PREVENZIONE E REPRESSIONE DELLA MICRO CRIMINALITA’ ANCHE CON ARRESTI

La polizia locale ha appena bloccato un presunto ladruncolo e spacciatore, già evaso, sorpreso da un fotorepoter coraggioso, sarà l’operatore di IVG che ogni volta sfida i pericoli dalle spiagge, ai centro storici ? O sarà un umile volontario a improvvisarsi fotografo ?

Gli agenti, attraversano con il cittadino ammanettato, il centro storico tra la curiosità dei passanti e i ‘compari’ cercano di ostacolare il fotografo che non desiste

SE IL CAMION DELLA NETTEZZA URBANA SI USA PERCORRENDO LA PASSEGGIATA RISERVATA AI PEDONI

FINALMENTE ALLO SPAZZINO TRADIZIONALE ALBENGA FA RICORSO AI MODERNI SPAZZASTRADE

Una netturbina paletta e scopa raccoglie le foglie e fa pulizia nella centralissima via Trieste

Cumuli di rifiuti organici alla periferia di Albenga in una zona commerciale e di interesse enogastronomico per la presenza dell’azienda Sartori

UN BARBONE BIVACCA  SOTTO I PORTICI IN UN NUOVO QUARTIERE RESIDENZIALE DI ALBENGA

ALBENGA LADDOVE C’ERA UN’EDICOLA, SUL  PIAZZALE DELLA STAZIONE, APERTA NEGLI ANNI ’70 E POI TRA CHIUSURE ED APERTURE HA RESISTITO PER QUALCHE LUSTRO, ORA E’ ARRIVATO IL COMMERCIANTE ASIATICO

Curiosando per la città, sul piazzale della stazione ferroviaria, negli anni ’70, aveva aperto un’edicola con Renato Esposito che era all’epoca il fotografo del Secolo XIX, poi la famiglia ha ceduto l’attività e nei decenni è pure subentrata una rivendita di pane e generi di panetteria. Nuova chiusura, locali deserti ed ora ecco il commerciante del sud est asiatico. Uno dei tanti locali che non resistono e finiscono ad extracomunitari con generi popolari. Non accade solo ad Albenga, lungo tutta la Riviera, un fenomeno molto curioso e che sarebbe utile approfondire

 

 

Loano, la cittadella portuale orfana del Sestante. Chiusa dopo 30 anni la pizzeria

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Accadeva anni fa. “Ci ha lasciato Augusto Enrico, 69 anniil precursore in assoluto delle pizzerie sulla riviera savonese. La sua fibra ha ceduto al male, dopo una lotta durata mesi. Personaggio popolarissimo, nato pizzaiolo, con la vocazione del mare, della barca, dei funghi, della ristorazione, della battuta ironica e divertente. Aveva iniziato giovanissimo, appena sposato, a Borghetto S. Spirito, città natale. Un successo strepitoso nella pizzeria Stube, sull’Aurelia, nella piazza dove si trovava il vecchio edificio comunale. Poi si è trasferito nel porto di Loano, quando era ancora a gestione comunale” . (Vedi articolo…). Oggi, dopo 30 anni, ha chiuso i battenti il ristorante -pizzeria Il Sestante, fondato da Enrico, fino ai ieri gestito dai due figli: Micael (ai fornelli) e Fabio (in sala). Contratto scaduto e non rinnovato da Marina di Loano S.p.A., costituita nel 1989, soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A. Trattative fallite per via del ‘nuovo affitto’ del locale giudicato equo dalla direzione, eccessivo e ‘suicida’ dai fratelli Enrico che pure negli anni avevano beneficiato della ‘calmierazione’ ed avevano tentato invano di cederlo.

Dopo 30 anni di attività, ristorazione e pizzeria, in passato anche rivendita di tabacchi, gestita dalla famiglia Enrico, Il Sestante ha chiuso i battenti per fine contratto di locazione nella cittadella portuale di Loano, la più estesa ed importante della Liguria

Augusto che poteva offrire il suo ‘pescato’, il piatto del giorno a km zero quando ancora non era diventato slogan e moda. La frutta e verdura dai suoi amici agricoltori borghettini, i porcini neri di Bardineto di cui era un ottimo cercatore. Augusto che forse, da lassù, non potrebbe immaginare l’ingloriosa e triste sorte a cui è  andato incontro la sua ‘creatura’. Certo, spiace per i figli, cresciuti con Il Sestante, testimoni dei tempi e mai a oziare. Da qualche anno, in verità, prevedendo le possibili difficoltà e montagne russe con la nuova proprietà, i fratelli Enrico volevano cedere l’attività.

Ora si parla di una batosta da 2800 euro al mese, oltre al 22% di Iva che l’esercente può a sua volta ‘detrarre’. Pare che l’offerta alla Marina di Loano sia arrivata a 2400 euro (contratto di sei anni, rinnovabili), ma la direzione sarebbe rimasta irremovibile. Scadenza inderogabile il 15 ottobre, così finisce l’era e la storia del Sestante e delle due famiglie Enrico. Una moglie, Mascia, ha sempre collaborato col marito

Il mitico Augusto Enrico (con i baffi) durante la premiazione ad un trofeo ciclistico della sua pizzeria “Stube” di Borghetto (foto archivio Trucioli)

in cucina. Il locale che aveva resistito e fatto da spettatore rispetto ad altre chiusure, nel corso degli anni, in qualche caso anche fallimento, almeno quattro casi. Il Sestante punto di riferimento per i ‘clienti’ del porto nel corso di diverse proprietà e gestioni (quattro), ma anche per la clientela del comprensorio loanese. Un locale che non si è mai rinnovato, era questa la sua caratteristica che lo caratterizzava nell’arredamento stile marinaro, nella saletta e sovrastante ‘balconata’ con tavoli e sedie. E’ quanto di meglio aveva saputo trovare l’ingegnoso Augusto con la preziosa e fattiva collaborazione della moglie, pure lei borghettina verace.

Il Sestante che attirava turisti, vacanzieri, gente umile, clientela Vip (era di casa il mitico prof. Lorenzo Spotorno, il miliardario mago dell’anca nel mondo), operai e professionisti, proprietari di yacht ed i loro marinai.  Un gran volume d’affari nella semplicità. Poi sono arrivati gli anni della recessione e della crisi, sette a livello nazionale dicono banchieri ed economisti. Anche la cittadella portuale ha attraversato momenti difficili, ma c’erano un paio i ristoranti pizzeria, ora si sono moltiplicati,  dopo l’arrivo del colosso Unipol – Sai. Nuove strategie, nuovi dirigenti,  scommessa di un rilancio complessivo delle attività e sul fronte degli utenti – clienti. Piccole imbarcazioni, ma anche yacht da sogno, da decine di milioni di euro, con personaggi di spicco del mondo imprenditoriale italiano, europeo. Un porto capace di concorrere ai più blasonati scali della Costa Azzurra, persino in competizione con la Costa Smeralda, anche se restano le distanze di Loano, nel ‘dopo porto’ soprattutto. Quella distanza che ancora non consente di sfruttare tutti gli spazi interni commerciali, con molti mq. vuoti. Aveva suscitato scalpore, ma non troppo, la partenza silenziosa ( ne ha dato solo notizia trucioli.it), il divorzio con la famiglia Zeffirino. Nel frattempo la Marina di Loano ha gestito in proprio con qualche limite e in altri casi ha trovato nuovi gestori pronti a scommettere sul rilancio.

Chi non ci crede nella ‘buona novella’ pare di capire sono proprio i fratelli Enrico. Hanno provato a vendere, dicevamo; le persone affidabili, solvibili, vogliono ‘vedere i conti’, incassi, spese. Ci sono mesi di superlavoro, ne restano altri in tono nettamente minore, dove però i costi fissi corrono e alla fine occorre guardare la realtà non attraverso i sogni, ma la cassa, quanto ti resta a fine anno.

C’è un secondo aspetto che meriterebbe di essere chiarito. Pare che gli Enrico nutrono ‘certezze’ che altri esercenti, tra gli ultimi arrivati, possano beneficiare di un ‘trattamento’ di riguardo sul fronte affitto. Più contenuto rispetto alla proporzione che si calcola sui loro metri quadrati. La direzione di Marina di Loano Spa, a sua volta, negherebbe qualsiasi forma di ‘favoritismo’, tutti  trattati allo stesso modo e nessuno ha mai pensato di accanirsi e liberarsi del Sestante e dei suoi gestori della prima ora. Da parte loro il ‘megafono’ degli Enrico ripete: un esercente serio non può strangolarsi con l’affitto. Come dire, si può trovare il ‘merlo’, bisognerà vedere la sorte finale. Il girotondo di gestioni, qualcuna recente, insegnano. Mentre si parla di un altro esercente, tra gli ultimi arrivati, che sarebbe in procinto di gettare la spugna.

Non vogliamo credere che l’amministrazione Pignocca, pur estranea alla gestione del porto, abbia assistito nell’indifferenza al braccio di ferro tra un’esercente storico, impegnato con due famiglie, e il gigante Marina di Loano. Se si è arrivati al punto di non ritorno vuol dire che ogni ragionevole mediazione, se c’è stata, non ha ottenuto risultati. La Marina Spa deve, a sua volta, far quadrare i conti, essere gestita all’insegna dell’efficienza e della competenza, manco a dirlo avendo un occhio di riguardo per il mondo che la circonda. Forse si sente poco considerata nel contesto socio economico loanese. O forse qualche errore di incomunicabilità continua a pesare. Mentre la promozione ed il suo pianeta web è curato da Ivg.it, con l’informazione on line più seguita ed apprezzata dai loanesi. L’editore Matteo Rainisio gongola scrivendo dei 60 – 100 mila contatti giornalieri. Vuole dire che avremo una Loano ed una provincia più da Nord Europa che da Sud, più da Alto Adige che da Calabria, grazie all’apporto di un’informazione  informata, indipendente, guardiana del potere di turno, da paese civile.  Informati per giudicare, eleggere, punire e premiare. La provincia di Savona festeggia la supremazia su Imperia (fanalino di coda in Liguria) dove domina Imperia Tv. Avanti rispetto ai cugini imperiesi nella crescita di arrivi e presenze turistiche, sul fronte dell’occupazione. Sarà pure merito di Ivg che vuole entrare in tutte le case dei savonesi per creare benessere, pulizia, più giustizia sociale, meno evasione fiscale, con dipendenti che ‘denunciano’ più dei datori di lavoro. Giustizia fiscale, finalmente, grazie all’impegno e alla perseveranza dell’editore di Ivg. (L.Cor.)

Con l’inizio dell’estate è ‘sbarcato’ nel porto di Loano il mega ristorante Lostecco che gestisce una catena di locali in Italia e all’estero e di cui trucioli ha già dato notizia. Preziosi posti di lavoro per giovani. La clientela popolare sia per i prezzi, sia per le specialità, ma neppure i ricchi disdegnano  Lostecco. E l’esordio, grazie anche alla ottima stagione turistica, è iniziato a gonfie vele. Tutti soddisfatti.

 

 

Loano fa causa, assisto da Garassini, al Comune. In ballo il diniego a casette a schiera nelle Vignasse in zona agricola

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Una causa al Tar tenuta inspiegabilmente ‘nascosta’ dalla libera informazione locale. Tra i protagonisti personaggi conosciuti nel mondo commerciale, politico e professionale. Da una parte la giunta del sindaco Pignocca, dall’altra Alessandro Panizza che ha gestito per anni la distribuzione di giornali e riviste nel ponente savonese, ha sposato una Consavella (ex edicolanti) e il papà era  stimato titolare di una rinomata macelleria, collaboratore della parrocchia. Il figlio è assistito dall’avvocato Alessandro Garassini, due volte presidente della Provincia, oggi alla ribalta per il ruolo di presidente dell’Ata Spa di Savona (tutela ambientale in decine di comuni savonesi ed imperiesi) in quota Lega Nord e nel Cda di Ligur Capital, braccio operativo di Filse, finanziaria della Regione che si occupa di prestiti e finanziamenti a imprese. Leggi anche: il sindaco di Savona, sabato 14, all’Unitre di Loano, nella sala consiliare, per parlare di bullismo e cyberbullismo.

L’ex ospedale Marino Piemontese di Loano circondato dalla zona agricola e di rispetto di Località Vignasse a levante della città

L’avvocato Alessandro Garassini

Manco a dirlo l’avvocato Garassini, avviato studio legale a Loano, con la sorella a sua volta avvocato, ex consigliere comunale, ex candidata sindaco, svolge un ruolo prettamente professionale, anche se il suo coinvolgimento non può passare inosservato e si tratta di una delle tante cause che deve affrontare il Comune in attesa di sentenza del Tar. La posta in gioco è cospicua, alcuni milioni di euro. E si ‘immedesima’ con la soluzione di un’attesa ‘variante’ alla viabilità cittadina, sulla strada per Verzi, interessata da una brutta e pericolosa strettoia.

Il progetto edilizio bocciato riguarda la realizzazione di casette a schiera, bilocali e trilocali, che dovrebbero sorgere su un’area di rispetto della zona agricola, in località Vignasse, la stessa dove da oltre due decenni, su altri terreni, avrebbe dovuto sorgere la moderna ‘Loano alberghiera’, del rilancio turistico. Dagli alberghi tradizionali iniziali si era passati ai residence, al misto residenziale, ma neppure queste modifiche incontrano il benestare della maggioranza dei proprietarie di aree, dunque tutto fermo. In attesa che l’amministrazione comunale ceda e si passi al ‘dolce residenziale‘ a suon di ‘seconde case’. Altri palazzi  o palazzine per la gioia degli stabilimenti balneari e degli sponsor delle agenzie immobiliari che ormai sono di gran lunga più numerosi degli albergatori. Non per merito loro ma per le scelte politico amministrative che si diradano nei decenni.

Oggi, a Loano, gli alberghi con vincolo a destinazione d’uso sono ridotti a 30 (è escluso dal vincolo Loano 2, il maggiore complesso alberghiero della provincia, è incluso invece  Ai Pozzi), alcuni esercizi sono chiusi (San Carlo, Turistico, Konig) e più di uno attende speranzoso il nuovo Puc per trasformare.

Edilizia abitativa (seconde case soprattutto) che con il 2017 ha ripreso a correre, anche se a Loano, come dimostrano i cantieri ultimati, in via di ultimazione, il mercato immobiliare ‘nuovo’ non si è mai fermato; ha il suo zoccolo duro, interessando la riqualificazione e ristrutturazione di immobili esistenti. Insomma prima di aprire a nuove zone da costruire si satura, si amplia, il ‘vecchio’. Col vantaggio di tenere alti i prezzi, nel rapporto offerta – domanda. Ci sono almeno quattro nuovi palazzi sull’Aurelia ed altri in zone abbastanza centrali. Non si tratta di casette, insomma. Aumentano purtroppo gli insediamenti abitativi in aree già ingolfate dal traffico, da un carente sistema viario, interessate da un affollamento che mal si sposa con la qualità della vita, con un turismo qualificato. Ormai è vacanza di massa, da week end, da estate, ma non abbiamo gli spazi della Riviera Romagnola. Non abbiamo un’Aurelia bis senza la quale intasamento e smog (polveri sottili) è una costante lungo l’Aurelia (che ci regala anche l’apertura di nuove rivendite di frutta e verdura con esposizione esterne benchè un legge statale lo vieti a tutela della salute di ciò che mangiamo). Aurelia semiparalizzata che arreca gravi danni al tessuto economico, al cittadino che lavora e si deve spostare, ai servizi di linea.

Il contenzioso ‘Panizza – Comune’  scaturisce dal fatto che “in data 22 giugno è stato notificato al Comune il ricorso al Tar Liguria promosso dalla società Panizza Immobiliare Srl, nella persona del suo legale rappresentante Alessandro Panizza, rappresentato e difeso  dall’avvocato Alessandro Garassini, contro il Comune per ottenere l’annullamento del provvedimento del Comune che ha negato le opere di sostituzione edilizia con delocalizzazione di fabbricato a destinazione non residenziale, in locali Orsolani, e sua ricostruzione alle Vignasse”. La giunta si è costituita in giudizio, ha interpellato quattro avvocati di ‘provata esperienza in materia’ ed ha accettato la proposta ‘più conveniente’  dell’avvocato Daniela Anselmi di Genova. Per un esborso complessivo di 2.188 euro. L’obiettivo, per il Comune, è ottenere un provvedimento che rigetti il ricorso al Tar nell’interessa della comunità.

Diciamo subito che non è semplice spiegare tutte le ragioni che avanzano le due parti in causa. Aggiungiamo che la Commissione edilizia si è espressa negativamente al ‘progetto Panizza‘ che si è fatto assistere da un urbanista della caratura dell’arch. Gianfranco Moras, tra i decani e ‘maestro’ in quel di Savona dove ha avuto un ruolo di assessore in giunta comunale di sinistra negli anni ’70. L’imprenditore loanese è  pure cointeressato ad un capannone artigianale in zona Orsolani dove in predicato c’è una ‘bretella’ di 200 metri c.a per eliminare una strettoia. Variante molto attesa, ora è destinata a bloccarsi e forse potrà essere realizzata solo attraverso gli espropri e quando il Comune  avrà soldi per passare dai propositi ai fatti. Il capannone ha per proprietari i fratelli Gianni e Giorgio Orso.  Uno è stato consigliere comunale a Boissano, l’altro candidato sindaco. Con interessi nella Società  Panizza Immobiliare Srl.

Cercando di semplificare possiamo dire che il ‘progetto Panizza’ prevede di trasferire la volumetria, con i benefici del Piano Casa (quello nazionale e quello regionale che, a detta, dei tecnici comunali in genere sta creando grosse problematiche attuative ed interpretative, dando adito a discrezionalità, cause, liti) dall’area artigianale a quella di rispetto agricola che si trova nella parte sottostante ed attigua al complesso dell’ex Ospizio Marino, ora di Arte (Regione),  da decenni monumento all’abbandono dopo che l’informazione locale ha ripetuto annunci di questo o quel investitore, ora russo, ora straniero, ora degli Emirati, per un insediamento alberghiero da ‘favola’. Come sia andata a finire è sotto gli occhi dei cittadini, quelli almeno che hanno memoria di quanto hanno letto.

L’amministrazione Pignocca non condivide il progetto  Panizza per una serie di motivazioni. Pare di capire che innanzi tutto non è condivisibile il principio che possa essere ‘intaccata’  l’area di salvaguardia – rispetto della ‘zona agricola’.  Non condivide che si possa applicare il ‘piano casa’ di riqualificazione edilizia attraverso la delocalizzazione di fabbricato, da artigianale a residenziale. Il capannone, in passato, ospitava l’attività di ‘Distribuzione giornali‘, poi chiuso per trasferimento a Borghetto, da ultimo per un breve periodo utilizzato dalla società che ha il contratto della raccolta rifiuti urbani. Il volume attuale dell’edificio dovrebbe essere intorno ai 3500 metri cubi che, secondo una tesi, arriverebbero a raddoppiare con il trasferimento nelle Vignasse e la costruzione di ‘villette a schiera’.  Il Comune dice di no e di conseguenza si blocca anche l’eliminazione della curva – strettoia sulla strada per la frazione Verzi.

Pensare che siano i giudici amministrativi a dirimere una questione che ha una valenza urbanistica, economica e sociale, lascia qualche interrogativo. Si aggiunga che non è escluso che la controversia finisca al Consiglio di Stato. La giunta comunale si è espressa, il sindaco Pignocca  ha firmato un proprio decreto. Non sappiamo se l’argomento sia stato trattato, oltre che dalla Commissione edilizia (di cui si è detto con la pronuncia di un no motivato), anche dalla Terza commissione consiliare che si occupa di temi inerenti l’urbanistica; è presieduta dalla geologa Isella Luana (per la lista del sindaco Pignocca) vice presidente della Provincia e due rappresentanti della minoranza, Daniele Oliva e Giulia Tassara. Non pare sia tema da consiglio comunale.

Quel parlamentino dove avrebbe potuto essere eletto  lo stesso Chicco Garassini nella sfida al centro destra vittorioso praticamente da sempre. Il legale loanese che di fatto ha portato all’auto-esclusione del candidato a sindaco della prima ora, il cav. Stefano Ferrari, ex presidente della Fondazione Stella, maresciallo dei carabinieri in pensione. Con qualche retroscena non proprio da pettegolezzo, se si pensa che a dar man forte alla candidatura di Garassini sindaco era sceso in campo anche il veterano socialista, poi Pd, quindi indipendente, Piero Pesce, accorso in aiuto dei cittadini boissanesi nel ruolo di assessore competente. Sta di fatto che l’ingegnosa ‘svolta’ politica  Garassini – Pesce, sostenuta da menti pensanti, ha servito la vittoria al panzer Vaccarezza o meglio alla sua fedele squadra, che ancora una volta si sono fatti beffa delle divisioni e lacerazioni altrui, vedi le scelte del Pd locale,  all’ombra dei Miceli and company.

Col senno dei poi, meglio così. Loano pare non sia ancora matura per l’alternanza. Chi avrebbe potuto governare il rinnovamento (Garassini) ha rinunciato per ‘motivi famigliari’ (la famiglia prima di tutto), per poi assumere il gravoso e delicato impegno di presidente dell’Ata nella città capoluogo e ogni giorno alle prese tra debiti del passato e ‘città sporca’. Un ‘esperto’ chiamato a curare un malato grave, con debiti che escono da ogni angolo. Creditori che in tribunale intraprendono la strada dei ‘precetti’. (L.Cor.)

LA PARCELLA PER L’INGEGNERE COMUNALE FINITO SOTTO PROCEDIME NTO PENALE

Se suoi media più amati e letti dai loanesi non si è letto della causa al Tar (Panizza contro Comune), lo stesso silenzio è stato riservato al patrocinio legale per un procedimento penale che ha coinvolto un ingegnere dell’ufficio tecnico, ora settore Lavori Pubblici. Si tratta  di L.V. (evitiamo il nome per esteso visto l’epilogo positivo dell’inchiesta) che nel gennaio 2014, come recita una delibera di giunta, era stato indagato dalla Procura della Repubblica di Savona per  gli articoli  110  e 113 del Codice penale: pena per coloro che concorrono nel reato e cooperazione nel delitto colposo. Dunque non c’entrano reati diciamo infamanti.  Il dipendente comunicava  per vie brevi di essersi rivolto all’avv. Paolo Gaggero di Genova che assumeva l’incarico unitamente al collega Marco Altamura di Savona.  C’è da dire che il Comune ha una polizza d’assicurazione con le Generali.

Nel marzo 2016 il dipendente comunicava  di aver ricevuto la notifica dell’atto di conclusione delle indagini preliminari e contestualmente rinviato a giudizio chiedendo di attivare  la polizza per l’assistenza legale, peraltro già attivata. Con nota del 22 giugnoi 2017 il dipendente  comunicava di essere stato assolto per insussistenza del fatto con sentenza del tribunale di Savona e richiedeva di essere ammesso al rimborso delle spese legali sinora sostenute personalmente pari a 2.759,64 €, preannunciando che il proprio legale  avrebbe dovuto ancora emettere fattura a saldo.  Con mail dell’11 luglio l’avv. Paolo Gaggero inviava preavviso di parcella  per un importo complessivo di 9.0001,57 € a saldo delle competenze per l’attività prestata.

La giunta Pignocca da atto  che “il procedimento penale si riferisce a dei fatti connessi all’espletamento della funzione pubblica esercitata dal dipendente e nell’esercizio delle attribuzioni affidategli”. Tra l’altro, un professionista che è stato votato dai colleghi nel direttivo provinciale dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Savona.  La delibera da atto che  il procedimento si è concluso con l'”assoluzione con formula piena”.

E ancora, un altro passaggio della delibera:”Preso atto che la sentenza è passata in giudicato, che nonostante il dipendente abbia omesso di concordare con l’amministrazione la nomina del proprio legale, secondo recenti pronunce della Corte dei Conti, si ritiene ammissibile il rimborso delle spese sostenute dal dipendente prosciolto, di conseguenza esprimere il proprio gradimento riguardo l’avvenuta nomina quali difensori di fiducia dal dipendente, Paolo Gaggero e Carlo Altamura e di accogliere la richiesta di rimborso spese legali sostenute dal dipendente….”. Complessivamente 12 mila Euro.

Infine c’è da citare, questa volta siamo nella sfera personale, anche se c’è la presenza di un tecnico comunale (non si tratta della stessa persona, ma di un funzionario in rosa), un curioso parapiglia, accaduto in centro storico, tra due signore. L’una si sentiva ‘offesa’ ed indignata perchè si sarebbe vista ‘sottrarre’ il marito che, tra l’altro, è un noto e riverito personaggio pubblico di primo piano. Per farla in breve, pare che l’incidente si sia chiuso col riconoscimento alla dipendente comunale di una discreta somma, col ritiro della querela, spese legali e  ‘danni’.

Non è la prima volta che il centro di Loano, tra Corso Europa, via Garibaldi e dintorni,  zone molto frequentate e commerciali, sia teatro di ‘scontri’ tra mogli, mariti, amanti, con protagonisti personaggi che hanno ruoli pubblici. ‘Love story’ e corna che non farebbero notizia senza le rivelazioni di faceboock, foto incluse, dove finisce spesso spazzatura, pettegolezzi, sputtanamenti ingenerosi e non sconfinasse  persino nel dileggio, a secondo da che pulpito arriva. Certamente sarebbe un ottima  cosa se chi riveste ruoli pubblici evitasse di scivolare in pubblico, sapendo che non è il ‘signor nessuno’. Insomma, onori ed oneri per chi sceglie di farsi eleggere o riveste una carica pubblica. I divorzi e separazioni sono un a cosa, le beghe e le ‘botte’ in piazza da ‘giustizia fai da te’ è ben altro. A prescindere da torti e ragioni.

ILARIA CAPRIOGLIO OSPITE DELL’UNITRE DI LOANO
Sabato 14 ottobre alle 15.30, nella Sala Consiliare del Comune

Ilaria Caprioglio ospite dell’Unitre di Loano per parlare di bullismo e cyberbullismo. L’autrice, saggista e Sindaco di Savona si troverà sabato 14 ottobre 2017 alle 15.30 nella Sala Consiliare (g.c.) del Comune di Loano, per presentare il libro “Cyberbullismo. La complicata vita sociale dei nostri figli iperconnessi” (2017, ed. Leone Verde), per un’iniziativa organizzata dall’Università delle Tre Età – Sede di Loano, con il patrocinio di Provincia di Savona, Regione Liguria, Comune di Loano. Introduzione a cura di Umberta Bolognesi, presidente Unitre Loano. Presenta il giornalista Cristiano Bosco.

 

 

 

L’olio del camposanto di Borghetto S.Spirito.Il Consiglio di Stato e la farmacia comunale.Le associazioni: serve un ‘marchio’ turistico

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“Comune di Borghetto S. Spirito, si avvisa la cittadinanza che in ottemperanza alla delibera di giunta n. 32 del …è intenzione concedere la raccolta gratuita delle olive prodotte dagli alberi siti all’interno del cimitero e nell’immediata zona perimetrale esterna, in località Rive, richiedendo in cambio del prodotto raccolto la potatura delle piante di ulivo un periodo di due anni, con possibilità di rinnova…le domande vanno presentate all’ufficio di protocollo entro il 23 ottobre…e si procederà all’aggiudicazione tenendo conto dell’ordine cronologico…”. Altra notizia, forse più ‘seriosa’. Il responso del Consiglio di Stato  e decreto del presidente della Repubblica, Mattarella, a proposito della contestata  ‘Carta di Qualità dei servizi’ della Sael, azienda comunale che gestisce la farmacia. I massimi giudici amministrativi hanno accolto le ragioni sostenute da Assoutenti e dichiarato inammissibile il ricorso che si opponeva alla ‘certificazione’.

L’ingresso del nuovo camposanto di Borghetto S. Spirito in località Rive (foto Ivg.it)

Diciamo subito che la raccolta delle olive nel nuovo camposanto, luogo di culto e ‘sacro’, (dal greco koimētḕrion, luogo di riposo), anche tra le tombe private, si presta a qualche considerazione e interrogativo. Tra il serio ed il faceto, tra il curioso e l’inedito. E’ la seconda volta che accade a Borghetto, in passato pare senza delibera specifica, ora c’è pure una sorta di ‘bando’. C’è un aspetto pratico, ma forse sarà l’esito finale a fare da ‘giudice supremo’. Chi può avere interesse tra i cittadini mortali ad organizzare una raccolta di olive nel luogo dove riposano in pace i nostri cari ? Munirsi di idonee reti oppure praticare l’antica raccolta a mano ? E rigorosamente in orario di apertura o si può sforare? Chi può attrezzarsi per provvedere alla potatura delle piante che non è certo materia da profani ? Oppure tra i requisiti, pur non menzionati, non bisogna avere le capacità di potare piante che hanno tra i loro pregi, non solo l’olio e quello ligure ha una ‘marcia in più’, pure la legna molto ricercata ed utilizzata per i forni delle pizzerie una volta fatta essiccare. C’è pure un piccolo aspetto di ordine giuridico. Può il Comune autorizzare terzi a ‘calpestare’ per la racconta delle olive un’area (tomba) data in concessione a un privato ?  Difficile credere che nelle intenzioni della giunta comunale, laica e cattolica, ci sia la volontà di ledere questo o quel diritto, semmai è un discorso di opportunità; solitamente chi ha uno spazio ‘privato’ nel cimitero provvede al decoro e alla pulizia, poi ci sono i casi di totale abbandono e incuria, purtroppo. Si provvede con l’avvicinarsi della ricorrenza dei defunti.

Vogliamo immaginare invece che l’amministrazione comunale, impugnando praticità e buon senso, avesse optato per un ‘comodato d’uso’ temporaneo ad un frantoiano e agricoltore vero che non solo potrebbe avere interesse diretto alle olive, svolgerebbe un servizio competente  nella potatura delle piante che non è un giochino o un divertimento da poco. Non manca chi l’ha messa sull’umorismo e leggendo l’avviso affisso nella bacheca di via Roma ha proposto: “Potevano mettere l’obbligo, come gli antichi, di due bottiglioni d’olio per tenere accesi i lumini…”  E chi la metta sul superstizioso: ‘Olive dei morti ? Mai !’ Porta iella.

I tempi sono cambiati e lo sanno tutti. Un camposanto alle prese con la raccolta delle olive è una problematica non frequente e non saranno molti i casi in Italia. L’idea balzana o meno che sia, a seconda dei giudizi, magari avrebbe meritato il consiglio di un ‘saggio’ che di olive, piante, potature a regola d’arte se ne intende. Coinvolgere  la comunità, liberi a presentare domanda ed essere scelti solo sulla base dell’ordine cronologico forse è un eccesso di ottimismo verso la buona volontà dei borghettini e non solo, non essendo previsto l’obbligo di residenza o di proprietà di secondo casa. Quest’anno la siccità ha colpito duro, se ne sono accorti con un pochino di ritardo i tamburi dei media allertati dai ‘tromboni’, anche gli oliveti soffrono. A Borghetto si racconta che il popolare ‘Batan’ sia molto preoccupato: agricoltore verace per antonomasia, popolare sul mercatino sempre in attesa di una sistemazione anti pioggia e una fontanella (trucioli.it ha già posto il tema diverse volte, ma qui ci vuole l’autorità e il potere dell’editore di IVG.it, letto, amato e temuto soprattutto dai politici per le inchieste sulla corruzione, del resto ben per fotografata dal procuratore della Repubblica di Imperia).

Dei sette pozzi da cui Batan attinge l’acqua per irrigare, coltivare, cinque sono già a secco e se continua così sono davvero affari seri. Un’emergenza quasi sottovalutata ? Tra l’altro nella ‘piana borghettina’ attinge acqua l’acquedotto privato di Loano, oltre che quello cittadino. Siamo in bassissima stagione, i consumi sono crollati, l’estate affollata con punte da primato, non ha dato problemi agli utenti grazie alla capace gestione dei privati. In qualche comune è bastata un’ordinanza al risparmio ed al divieto di spreco, a lavare l’auto ed innaffiare il giardino di casa. Se non piove, ma abbondantemente, si preannunciano guai tali da far dimenticare anche la bizantina delibera pro raccolta olive omaggio e compensazione ai volontari raccoglitori. Almeno avrebbe potuta essere diffusa alle agenzie di stampa e trasformarsi in ‘promozione’. Del tipo: qui si vende l’olio del camposanto, garantito dall’amministrazione comunale. Di centro destra, la sinistra anche a Borghetto riposa e ‘ascolta’ nel camposanto.

SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO – In questi giorni è stata notificata al Comune e alle parti in causa la sentenza del Consiglio di Stato del 15 febbraio scorso che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Sael (Azienda speciale  servizi attività economiche locali) di cui si è scritto di recente per il rinnovo del Cda (con un presidente scelto in Val Bormida ) e che in passato aveva fatto parlare di se anche per il tentativo di ‘vendita’ (copiando l’esempio di Ceriale e di altre città rivierasche, tra le prime vendite miliardarie si ricorda Loano, poi Alassio) ai privati, bloccato dal commissario prefettizio. Nell’agosto 2016 ci fu pure una rapina ad opera di due giovani banditi,  volto travisato dal casco, che si impossessarono di 1300 euro.

La causa finita al massimo organo della giustizia amministrativa, salvo errori, era iniziata nel 2014 e verteva su una norma che sancisce il diritto – dovere di dotarsi della carta Qualità Dei servizi. E’ il documento con il quale ogni Ente erogatore di servizi assume una serie di impegni nei confronti della propria utenza riguardo i propri servizi’, le modalita’ di erogazione di questi servizi, gli standard di qualità e informa l’utente sulle modalità di tutela previste. L’introduzione della Carta dei servizi come strumento di tutela per i cittadini si ha con la Direttiva del presidente del Consiglio dei ministri del 27 gennaio 1994. Successivamente, con D.L. n.163 del 12 maggio 1995, convertito in Legge n.273  è stata dettata la disciplina procedurale per il miglioramento della qualità dei servizi, demandando al Presidente del Consiglio dei Ministri di fissare, con proprio provvedimento, gli schemi generali di riferimento delle relative carte. Nella Carta dei Servizi l’Ente dichiara quali servizi intende erogare, le modalità e gli standard di qualità che intende garantire e si impegna a rispettare determinati standard qualitativi e quantitativi, con l’intento di monitorare e migliorare la qualità del servizio offerto.

Per quanto si è appreso la direttrice della struttura si sarebbe opposta (non conosciamo la sostanza delle sue tesi e non certo per rifiutare un servizio al cittadino, o forse per una questione di principio e di interpretazione) e da qui la controversia e gli strascichi che ha avuto per controparte attiva l’Assoutenti, promotrice di solleciti. C’è tuttavia da segnalare un intervento del legale che ha assistito la direttrice della farmacia comunale. Eccolo.

DA IVG.IT SI LEGGE – La dottoressa Bianca Ricci, direttrice della farmacia comunale di Borghetto, ed il suo rappresentante legale, avvocato Giovanni Sanna, intervengono a proposito della decisione del Consiglio di Stato di respingere il ricorso presentato da Sael e riguardante la “Carta dei Servizi” della stessa farmacia. Scrive Sanna in una nota: “Intervengo, unitamente alla dottoressa Ricci, quale suo legale, per criticare aspramente titolo e contenuto dell’articolo apparso su IVG in ordine alla carta dei servizi relativa alla farmacia comunale. Infatti dinanzi al Consiglio di Stato non si è discusso se la farmacia comunale doveva essere dotata di una carta dei servizi, ma della carta dei servizi approvata dal Comune di Borghetto in un testo diverso da quello approvato dal consiglio di amministrazione della Sael”. “La carta dei servizi in questione (quella approvata dal Comune) non è in alcun modo riconducibile alla persona della dottoressa Ricci. Il Consiglio di Stato ha solo dato un parere con il quale risolve una questione preliminare senza entrare nel merito della vicenda”. “La dottoressa Ricci è stanca di sentirsi tirare sempre per la giacca e la realtà è che, se a Borghetto c’è una farmacia comunale, lo si deve alla tenacia e al coraggio della dottoressa Ricci e dei suoi dipendenti che sono riusciti fino ad ora a scongiurare l’estinzione dell’azienda voluta fortemente dalla giunta Gandolfo e non certo ad altri. Il resto sono solo chiacchiere”.

 

Da qui inizia il tratto di lungomare verso Loano quasi al buoi per illuminazione scarsa e lampioni conb decine di lampadine bruciate da mesi ed in attesa di essere sostituite

UN LUNGOMARE AL ‘BUIO’ E LAMPADINE BRUCIATE- Il tratto di lungomare, che come documentano le immagini, inizia dal ponte – cavalcavia sul Varatella e si dilunga quasi fino ai confini di Loano è quasi al buoio. Percorrerlo di sera, con calar delle tenebre, non è piacevole, né invitante. Una disagio. L’impianto di illuminazione è carente, insufficiente e soprattutto abbiamo perso il conto dei neon spenti o ridotti a lumicino. C’è da rimarcare che con la nuova ciclopedonale che consente di raggiungere, via litoranea pedonale, Ceriale, sono numerosi i cittadini (residenti, turisti, visitatori) che approfittano di una camminata salutare e di svago. Capo Santo Spirito , con il suo promontorio il fascino dell’antico castello, è diventato l’angolo più ‘visitato’ ed ammirato della cittadina. C’è chi fa footing di sera, stesso discorso per chi passeggia. Se in estate, con la moltitudine di gente, il ‘buio’ non si avverte, non opprime, e comunque il sole tramonta più tardi, ora ci si trova a percorrere il lungomare fino all’accesso del porticciolo turistico Murialdo, nella semioscurità che avanza già verso le 19 e presto anche prima con il ritorno all’ora solare. E’ vero che il Comune di Borghetto è in pre-dissesto, però dare la priorità a sostituire almeno lampadine spente ormai da mesi, non è un lusso. Meraviglia che sia trascorsa la stagione estiva senza che almeno i gestori degli Stabilimenti Balneari. gli esercenti della zona, abbiano fatto sentire la loro lagnanza. Le serate di luna piena romantica e che illumina la passeggiata non è di ogni sera e quel buio è davvero fastidioso, per nulla decoroso, vorremmo dire mancanza di rispetto. Il sindaco è un ottimo artigiano dell’illuminazione, batta un colpo ! (L.Cor.)

Il tratto di lungomare dove di sera non è piacevole passeggiare a causa della semioscurità che lo caratterizza per un tratto di 800 metri fino al nuovo porticciolo – approdo ai confini di Loano

L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE INCONTRA LE ASSOCIAZIONI: PROPOSTO UN MARCHIO DI PROMOZIONE

L’amministrazione del sindaco Canepa ha promosso un incontro con i rappresentanti delle Associazioni che operano sul territorio comunale

Comunicato stampa – Si è svolta nella serata di lunedì 16 ottobre, nel salone delle conferenze di Palazzo Pietracaprina, la riunione dell’ amministrazione comunale con le associazioni cittadine. Convocata dal Consigliere comunale Massimo Allegri con delega alle associazioni, è stata coordinata direttamente dal Sindaco Giancarlo Canepa e ha visto la partecipazione degli assessori Maria Ester Cannonero e Cinzia Vacca, del presidente del Consiglio Comunale geom.Alessandro Sevega oltre al consigliere capogruppo della lista “Borghetto c’è” dr. Alessio D’Ascenzo.

Numerosi rappresentanti delle varie associazioni cittadine intervenute. Lo scopo principale della serata è stato quello di censire tutte le tipologie di associazioni presenti sul territorio, da quelle sportive a quelle culturali, da quelle di categoria a quelle socio-assistenziali.

Dal costruttivo confronto che si è generato è emersa una comunione di intenti, un comune obbiettivo che è quello di ottimizzare le poche risorse disponibili al fine di costruire qualcosa di positivo per il paese e risvegliare il tanto auspicato senso di appartenenza alla comunità Borghettina. Tra le tante proposte ha riscosso molto consenso quella di creare un marchio che identifichi in maniera univoca la realtà di Borghetto e possa diventare veicolo promozionale del territorio.

Durante l’incontro è stato distribuito un modulo in cui il rappresentante di ogni associazione ha potuto inserire tutti i dati di riferimento per poter consentire di realizzare un data base il più possibile aggiornato e completo delle varie realtà cittadine. Sullo stesso modulo era possibile inserire eventuali richieste che saranno poi vagliate dall’amministrazione.

Il sindaco Canepa si è detto “soddisfatto del clima collaborativo in cui si è svolta la serata” e, con la comune convinzione di dover dare continuità a questo tipo di incontri, ha dato appuntamento per una nuova riunione che si terrà il mese prossimo. Le associazioni che non hanno potuto presenziare alla serata ma che sono comunque interessate ad essere coinvolte in questa iniziativa potranno inviare i propri riferimenti all’Ufficio Staff del Sindaco il quale si occuperà altresì della diffusione, sui canali ufficiali dell’Ente, di eventuali pubblicazioni inerenti iniziative, manifestazioni ecc… che saranno effettuate dalle stesse.

Michele MANERA – ufficio di Staff del Sindaco

BORGHETTO HA IL NUOVO SEGRETARIO COMUNALE

Il sindaco Giancarlo Canepa presenta ai dipendenti comunali il nuovo segretario dr.sa Francesca Stella

Comunicato stampa – Ha preso servizio la scorsa settimana e questa mattina il sindaco Giancarlo CANEPA ha presentato al personale dipendente, riunito nella sala del Consiglio, il nuovo segretario comunale, la d.ssa Francesca STELLA, che è subentrato al predecessore (  Antonella Trombetta che si era insediata ai primi di maggio con il commissario straordinario Fabrizia Triolo ndr), trasferitasi ad altro Comune nel Bergamasco.

Laureata con il massimo dei voti in giurisprudenza presso l’università di Genova, già iscritta all’albo degli avvocati della provincia di Imperia, in passato la d.ssa STELLA  è stata impegnata in diversi Comuni, prima di diventare segretario comunale di Borghetto Santo Spirito in ultimo presso le Amministrazioni di Triora, Ceriana, Carpasio e Montaldo Ligure nel ponente ligure. Nell’aprile dello scorso anno ha ottenuto l’idoneità per svolgere il suo incarico nei Comuni di fascia B, vale a dire fino ai 10 mila abitanti. Pur assicurando la presenza giornaliera i questo Ente presterà servizio anche in quello di Ortovero con il quale è vigente, da alcuni anni, una convenzione per il servizio di segreteria. “Rivolgo un caloroso saluto di benvenuto a nome mio personale e dell’intera Amministrazione comunale alla d.ssa STELLA che che ha assunto l’incarico di segretario del nostro Comune” – ha affermato il sindaco Giancarlo CANEPA.

Un curriculum ricco di esperienza professionale, di numerose attività svolte prima d’intraprendere la carriera di Segretario sono stati basilari nella scelta effettuata dal primo cittadino per ricoprire il posto della  figura dirigenziale apicale del Comune. “Siamo certi che la nuova segretaria, scelta dopo aver incontrato altri candidati che si erano proposti, darà linfa nuova al nostro Comune – ha sottolineato Canepa; ha esperienza in ambito amministrativo e potrà quindi affiancare la giunta comunale e tutto il personale dipendente contribuendo, con idee innovative, al funzionamento dell’Ente. A lei l’augurio di buon lavoro da parte mia e di tutta l’amministrazione». Negli Enti dove ha svolto servizio in precedenza dipendenti ed amministratori la hanno apprezzata per le sue profonde doti umane e professionali.

Dal canto suo la nuova segretaria si è presentata agli amministratori e ai dipendenti con un obiettivo: quello di creare una squadra all’interno della quale ciascuno possa ricoprire un ruolo preciso, ma sempre in armonia con gli altri, dipendenti, associazioni e cittadinanza, in un momento particolarmente impegnativo e difficile dell’Ente per la situazione di pre-dissesto finanziario riconosciuto dal Consiglio Comunale nell’agosto scorso.

Michele MANERA – ufficio di Staff del Sindaco

 

 

 

 

Ceriale alle urne? Evviva la gerontocrazia che divide e non lascia mai spazio ai giovani

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Che triste o divertente leggere le cronache che si susseguono da un paio di mesi sulla futura sorte del consiglio comunale di Ceriale e del sindaco in pectore. Elezioni nella primavera 2018. Non c’è uno, diciamo uno, che si domanda come è possibile abbiano solo e sempre diritto alla scenografia mediatica i Fazio, i Revetria, i Maineri, i Fasano, i D’Accunto. Volti ‘nuovi’ del potere di ieri e di oggi, del futuro ? Citiamo questi personaggi perchè la rassegna stampa, quella cara ai cerialesi veraci o d’adozione, li sta ripetendo alla noia. I bravi e giovani giornalisti non conoscono proprio nessun altro benemerito da accreditare? Per ora no, aspettano alla finestra, non si schierano, non approfondiscono.E trucioli.it, blog di volontari e senza pubblicità, inviato a 8478 iscritti alla new letter settimanale, con punte di visualizzazioni a quota 18 mila, una media sui 12 mila, vuole invece schierarsi informando i cittadini senza obblighi di riverenza o di convenienza pubblicitaria. Solitari forse, ma non infallibili. Come avevamo fatto alle recenti elezioni comunali di Borghetto, tifiamo per una ‘Ceriale Unita‘, contro le divisioni e lacerazioni, personalismi, contro i gruppi di potere più o meno occulto, contro gli interessi inconfessabili. Ma non apparteniamo al pianeta talebano, massimalista, oltranzista, populista dove tutto ciò che fanno gli altri è sbagliato e ciò che facciamo noi è giusto. Il metodo del confronto, del dialogo e della maggioranza che emerge e ha diritto a governare, è la nostra linea maestra. Mai con preconcetto verso gli uni o gli altri, purchè tutti, nessuno escluso, prenda atto che la gerontocrazia in politica e nell’amministrazione ha fatto il suo tempo.

Eugenio Maineri vice sindaco di Ceriale: da sei anni non ho più tessere di partito in tasca

Non che debba essere giudicata e processata, semmai deve distinguersi per motivare forze giovani, competenti, impegnate nel sociale e nella vita lavorativa, nelle professioni. La gerontocrazia che non vuole lasciare, si ritiene insostituibile, almeno così traspare – auguriamoci di sbagliare – leggendo l’intervento riservato ad un ‘grande vecchio’ di vita pubblica cerialese, Eugenio Maineri, dalle colonne de La Stampa attraverso la concittadina Valeria Pretari. La quale ricorda che Maineri, ex missino, ex An, poi Pdl, da sei anni fuori dalla ‘carovana’, ‘può contare su uno zoccolo duro di elettori che gli hanno sempre permesso di raccogliere un numero considerevole di preferenze. E, aggiungiamo, nonostante il grande sacrificio della lontananza che lo obbliga al pendolarismo tra Ceriale e altra regione.  Ovviamente spese di viaggio rimborsate. Vuole dire che i cerialesi, elettori e molti proprietari di seconda casa con residenza, ora è consentito dalle legge, devono baciare dove passa il loro vice sindaco per lo sviluppo socio economico che ha saputo dare, con la sua azione lungimirante, alla città, al turismo, all’agricoltura, all’occupazione giovanile. Se tanti lo votano (“e mi continueranno a votare…”) ci sarà pure una valida ragione. E l’alternanza ? Peccato che i vecchi che non vogliono lasciare spazio ai giovani, ripeteva qualche sera fa anche il moderato Tg3 Liguria .

La ricetta Maineri per il futuro governo di Ceriale ? Eccola: ” Non ho nulla contro Revetria (un giovanissimo novello della politica ndr), D’Acunto (ha già governato ndr), i consiglieri Giordano, Nervo e Gallea (confinati all’opposizione ndr), di fronte a scelte condivise e a un programma  serio sono pronto a fare anche un passo indietro per partecipare insieme ad un progetto comune “.  Bontà sua. Cosa significa che vuole ancora fare il ‘cane da guardia’ a qualche centinaia di chilometri ?  Che comunque in consiglio comunale lui vuole rimanerci ?  Suvvia  ambizioni personali comprensibili, non diciamo che questo è per il bene comune. E fare in modo di unire le forze migliori del paese senza gli steccati dell’ideologia, senza rancorismo (imperante),  malcelata supponenza, senza salire in cattedra. Con umiltà, coraggio, prudenza. Non solo verso i ‘potenti’, con un occhio di priorità per la società meno fortunata, verso un incentivo concreto al ritorno della coltivazione della terra, patrimonio insostituibile, con il sole ed il mare della Riviera, lo ripetevano già quanti si battevano perchè Ceriale non copiasse urbanisticamente il massacro ambientale di Borghetto S. Spirito che sta pagando durissime conseguenze e che pesa su generazioni incolpevoli.

Ennio Fazio, tempi felici, con l’assessore Marinella Fasano in corso per il posto da sindaco

Lascia senza parole poi il distacco che in una dichiarazione stampa e via radio viene attribuita al condottiero sommo della vita cerialese, Ennio Fazio, un ragazzone sempre in trincea da quasi mezzo secolo: ” Le pretattiche elettorali ? Cosa accade oggi a Ceriale in vista delle elezioni ? La cosa non mi appartiene (sic! ndr).  Non voglio schierarmi, voglio finire il mio mandato e realizzare le ultime cose. Sono soddisfatto di quanto sono riuscito a fare”. E a leggere i manifesti può decorarsi grazie al tesoretto risparmiato di un milione e mezzo di euro destinato, annuncia, a lavori pubblici. Ha fatto solo il suo dovere direbbero  i nostri vecchi. C’è bisogno di opere pubbliche che creino lavoro. Intanto una legge impedisce anche a Fazio il terzo mandato.

Lui incalza: ” Un’altra è la legge di casa e mia moglie non vede l’ora che io finisca di fare il sindaco per potermi dedicare di più al lavoro, ma soprattutto alla famiglia”. Umanamente comprensibile il discorso personale, da non credere quello sul ruolo civile di una persona come lui che dovrebbe impegnarsi perchè la sua città finisca in buone mani, o almeno le migliori possibili. Oneste e pulite preferibilmente. Con tutta l’autorità che gli deriva dagli anni di governo e vittorie elettorali che, non dimentichiamolo, hanno provocato pure ferite sanguinanti. Assolutamente da mettere all’angolo e non riproporre, non giova. Anche se è bene far tesoro del passato per non impantanarsi nel futuro.

Ennio Fazio che speriamo di ritrovare, da semplice cittadino, alle commemorazioni funebri, alle feste religiose, devoto dell’eucarestia alla quale si avvicina ogni Santa Messa. Non sappiamo invece se frequenta il confessionale un po’ passato di moda, molto praticato, ad esempio, tra i fedeli della chiesa della Madonna di Pontelungo, ad Albenga. Fazio, ammirevole esempio di cattolico praticante. Accolga l’invito di chi lo vorrebbe ancora impegnato affinchè anche Ceriale possa finalmente avere un’amministrazione ed un governo con forze giovani, nello spirito del rinnovamento che predica ed esercita papà Francesco. Si impegni affinchè gli interessi di potere, trasversali, massonici, elitari o meno che siano, assistano da osservatori, ma non attori del governo cittadino.  Il sindaco faccia in modo che Ceriale non diventi il ‘mercato’ elettorale di questo o quel padrino della politica provinciale, regionale e con aspirazioni magari romane. Aspirazioni legittime che però non devono inquinare le scelte di chi sarà eletto ad amministrare la comunità locale.

L’onestà culturale e l’intelligenza critica (non c’entra il titolo di studio) impongono di auspicare un tavolo di confronto all’insegna della discussione, nella guida maestra della coesione. Nonostante gli anni e le esperienze amare, da anziani testimoni dei tempi, restiamo lottatori di speranza e cani da guardia. Ceriale ha un’opportunità, un’occasione di non diventare un protettorato di destra o di sinistra, di aprire le porte a quel rinnovamento e volti nuovi che tutti a parole acclamano e pochi mettono in pratica. C’è da auspicare che questa ‘collaborazione’ veda impegnati anche quel mondo dei M5S  che a livello nazionale viene dato come primo partito ed è difficile credere che a Ceriale non abbia un seguito. Senza ignorare un’altra realtà, quella femminile, delle stesse massaie, pensionate, spesso impegnate nel lavoro e nel sociale, colte e giudiziose, magari meritevoli per quanto hanno fatto fino ad oggi in silenzio per il loro paese.  Ceriale deve lottare per  crescere con un occhio di riguardo ai più deboli, creare in primis opportunità di lavoro ed occupazione giovanile. E basta spendere energie negli scontri interni o esterni, basta frantumazione da polemiche, battaglie da chi vuole fare il primo della classe.

Luciano Corrado

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL CONSIGLIERE DI OPPOSIZIONE LUIGI GIORDANO

A proposito del manifesto del Sindaco di Ceriale uscito giorni fa. Una piccola sintesi: non capisco questo vanto dell’amministrazione di non aver mai fatto mutui. Devo capire dove sta il merito. Se io facessi un mutuo per avere a Ceriale una casa di riposo o una casa di cura per i CERIALESI, dove sta lo scandalo!!! Sarà sempre meglio che vendere una farmacia pubblica per comprare delle piastrelle fallate da mettere sulla passeggiata!!!!
Luigi Giordano

 

 


Ceriale, se la nuova passeggiata a mare (1 milione 620 mila) si colora anche di nero

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Leggendo la cronaca dell’autorevole e amato Ivg.it e media web e cartacei tutto si svolto all’insegna del successo e piena soddisfazione. Persino la dichiarazione del potentato savonese di Forza Italia, Angelo Vaccarezza: “Finalmente la nuova passeggiata a mare di Ceriale rende giustizia a bel territorio che può vantare il Comune e sarà fruibile già per il periodo di Pasqua e i Ponti del 25 Aprile”. Tutto perfetto, dunque.  Peccato che l’opera costata oltre un milione e mezzo di Euro (?), abbia qualche problemino di troppo. Con il passare del tempo la ‘piastrellatura’ si tinge di colore ‘nero fumo’. Che succede ? Il collaudo non ha rilevato nulla. Un difetto della ‘pietra gialla di Istria’ ? Una ‘reazione chimica’ dovuta alla posa sul basamento ? Totò direbbe: “…e io pago !” Hanno pagato i cittadini contribuenti con i soldi della vendita della farmacia comunale. E ora che è privata produce pure un corretto reddito.

Il 17 aprile 2017 giorno dell’inaugurazione della nuova passeggiata a mare con la benedizione del parroco

Nuova passeggiata, dunque. Nessuno vuole pensare male, che ci siano in ballo bustarelle o favoritismi illeciti.  Nessuno è sul banco degli accusati. A Ceriale queste cose non accadono. Nessuno pubblico amministratore, nella storia cittadina, è  finito in carcere, inchieste ed indagini magari tante, nulla di serio. Anzi, ne sono usciti a testa alta persino con il gran bubbone T 1 di Andrea Nucera, un imprenditore con giri d’affari miliardari (o milionari con l’Euro) che ha saputo custodire molti segreti, a leggere le migliaia di pagine giudiziarie accumulate, le intercettazioni dove a volte protestava per certi trattamenti rispetto ad altre mega operazioni. Quel silenzio che a volte è una formidabile ‘garanzia’. Inutile girarsi attorno, Nucera è destinato a tornare in patria, non morirà da esiliato negli Emirati che pure ospitano un bel gruppetto di uomini d’affari alle prese con la giustizia e conti in sospeso.

Il ‘mistero’ delle piastrelle vistosamente ‘macchiate’ di scuro l’aveva tempestivamente sollevato il consigliere di opposizione Luigi Giordano. Uno che ‘lavora’ a tempo pieno nel ruolo di controllore e gli avversari lo tacciano per ‘monello’ che non gli va bene nulla, sempre da ridire, da mugugnare, con tanto tempo libero. In realtà sarebbe il risultato di un’informazione carente e parziale che non da conto di chi è stato eletto per svolgere un ruolo di collaborazione e di controllo, si muove tra la gente, in mezzo alla strada si suole dire. Chi lo critica non ha vissuto gli anni delle opposizioni vere e preparate, come si vedeva a Loano ai tempi del dr. Maurizio Strada, di Antonio Rodano, esponenti di destra, o ad Albenga con l’ing. Ennio della Torre, il consigliere Rumazza e l’avvocato Donato Cangiano, papà dell’attuale sindaco Giorgio.

Le macchie nere sono estese a gran parte della pavimentazione della nuova passeggiata a mare di Ceriale realizzata in pietra d’Istrizia

Veniamo ai fatti di Ceriale, almeno quanto è stato possibile verificare finora. “Dopo una settimana dall’ultimazione lavori nel tratto tra la spiaggia dei pescatori e la pineta – dice Giordano, da noi interpellato – notando le piastrelle che gradualmente si coloravano di scuro, sono andato all’ufficio tecnico, dall’architetto Rubagotti, facendogli presente la vistosa anomalia. Mi è stato risposto e spero di aver capito bene, che si trattava della reazione chimica della Pietra d’Istria a contatto con il basamento. Comunque si poteva pulire e rimediare. In mia presenza avevamo fatto un sopralluogo con il fornitore di piastrelle e ci aveva assicurato che entro  7-8 mesi sarebbero tornate bianche perchè era una caratteristica della pietra, naturalmente previa lucidatura. Sono passati altri 7 mesi, le piastrelle sono come prima. Avevo proposto di trattenere una quota del pagamento se così non fosse stato. Niente, hanno pagato lo stesso. Non sono un tecnico, né un esperto, mi si parla di pietra porosa che subisce gli agenti esterni”.

Succede che l’anziano cronista si trovi a camminare sulla nuova passeggiata, la ammiri e scriva mesi or sono che con la pineta sistemata con arte ed intelligenza e che oggi si è guadagnata un premio nazionale a pieno titolo, rappresentano un fiore all’occhiello della città, dell’Amministrazione del sindaco Ennio Fazio. Una, due, tre volte e con sempre maggiore frequenza, si incontrano cerialesi: “Che brutta immagine le piastrelle macchiate … e le nuove panchine di legno presto scolorite….Forse la vecchia passeggiata non era tutta la buttare…Qui qualcuno ha sbagliato”.

Leggendo le caratteristiche tecniche della Pietra d’Istria, molto diffusa soprattutto nelle città dell’Adriatico, si apprende: “...roccia calcarea di sicuro impatto estetico, caratterizzato dal colore bianco avorio, molto resistente agli agenti atmosferici e in particolare all’erosione del vento o alla salsedine…vede accentuata la propria bellezza col passare del tempo. La sua colorazione naturale può subire sensibili variazioni nei tratti carrabili, si scurisce a causa della grafite dei pneumatici, si crea così un alone scuro che altera il colore, difficile rimediare al fenomeno…”. O ancora si apprende: “Con il suo colore sobrio e luminoso conferisce all’ambiente il tocco classico e vissuto. Le piastre con diverse strutture superficiali devono essere posate con un controllo costante da parte del posatore che i stampi siano miscelati correttamente e prelevando le  mattonelle da diversi pallet”.

A Ceriale non c’entrano affatto i passi carrai e allora quali conclusioni trarre ? Pare superfluo ricordare che siamo in presenza di un’opera pubblica, finanziata con fondi comunali, in cui sono state fatte regolari gare, con piena legittimità degli esecutori e pare senza contestazioni nell’iter amministrativo e inaugurata. L’opera è stata suddivisa in tre lotti. Non vogliamo addentrarci nella disquisizione se il progetto fosse il migliore possibile in quanto a fruibilità, scelta di materiali, assenza di nuovi parcheggi a pettine di cui c’è tanto bisogno per rilanciare il commercio e gli esercizi pubblici, non aver interessato (estendendosi) l’area verso la spiaggia, creato aiuole con spigoli potenzialmente insidiosi, ideato grandi panche che col rivestimento fino al suolo rendono difficile persino la pulizia.

Il nodo da sciogliere ? Ci troviamo in presenza di un’opera pubblica realizzata a regola d’arte ? Non siamo veggenti dal sapere quale sarà la prossima giunta, ma far finta di niente non giova di fronte ad un lungomare nuovo di zecca che presenta un  vistoso e brutto ‘impatto estetico’ che nessuno vorrebbe ritrovarsi a casa propria o nel giardino. E allora ? C’è da augurare che chi ha il dovere politico, morale e giuridico, chiarisca, soprattutto provveda. Sciolga interrogativi e dubbi, dia certezze, non probabilità, prima che sia troppo tardi. E’ vero, neppure l’opposizione con un geometra ed un avvocato, e lo stesso Giordano, ha fino ad oggi presentato mozioni o interrogazioni. Messo nero su bianco. In effetti non è un discorso di lana caprina, bisogna sapere se Ceriale si deve tenere una passeggiata, appena rifatta, piastrellata di ‘nero’. E paga pantalone !

Per quanto si riesce a sapere il terzo ed ultimo lotto che va dalla piazza del Bastione alla sede dell’ufficio tecnico (già azienda di soggiorno) è stato aggiudicato per circa 700 mila € alla impresa Bergamini (Emilia Romagna) la quale ha ‘delegato’ per la messa in opera l’impresa Fratelli Garofalo di Albenga. 22 erano le ditte partecipanti.  Il progetto risulterebbe dello studio tecnico Salvatico – Badoino – Vaccaro. E’ il tratto di passeggiata meglio riuscito rispetto agli altri due e presenta meno problematiche. Il secondo lotto (620 mila € c.a) va dalla Pineta alla spiaggia dei pescatori ha visto 15 ditte partecipare alla gara. Direttore dei lavori l’arch. Maurizio Arnaldi, membro di commissione edilizia in Comuni dell’entroterra. Questo lotto è stato appaltato, quale migliore ‘offerta’, all’impresa Manfredi di Pieve di Teco (si tratta di un nipote del compianto onorevole e sottosegretario Manfredo Manfredi). Il primo lotto è di circa 300 mila euro (arch. Spada) ed ha ottenuto il certificato di regolare esecuzione.

Andrea Alessandri ingegnere e assessore ai Lavori Pubblici (Foto Ivg.it)

C’è da augurarsi che ognuno non abbia difficoltà a tutelare il buon nome professionale del suo operato, porte aperte dunque ad ogni utile e corretto chiarimento. La materia è un pochino ostica ai non addetti e al cronista. C’è da auspicare che il primo referente politico della nuova passeggiata, il taciturno assessore ai Lavori Pubblici, ing. Andrea Alessandri, 41 anni, possa essere un libro aperto, senza fare da parafulmini (il suo curriculum professionale cita, tra l’altro, la ristrutturazione ed il recupero del sottotetto di un immobile di via Roma, a Ceriale, di proprietà dell’ex sindaco ed attuale primo cittadino di Vendone, Pietro Revetria, per un importo di 100 mila euro nel 2005, ma anche  prestazioni per enti pubblici quali i comuni di Ranzo, Toirano, Bardineto,  Balestrino, Vezzi Portio,  Andora, Casanova Lerrone, per Gian Michele Ascoli di Ceriale, per l’OPS Spa di Albenga, Torrefazione Pasqualini di Villanova, l’azienda  Giuseppe Berra, il Banco di Desio e della Brianza di Albenga, Nino Flor e tanti altri).  Insomma non si tratta dell’ultimo arrivato, di un novello. Il papà è un benemerito della comunità e della iniziative socio promozionali della frazione San Giorgio, della storica sagra del Michettin, del teatro dialettale.

Difficile immaginare che una futura coalizione di maggioranza possa fare a meno dell’ing. Alessandri, uno che, tra l’altro, non si espone, lavorar tacendo, non pare abbia avuto contrasti con il sindaco e può contare sui buoni rapporti con chi viene additato come ‘vorace di poltrone’, vedi le dichiarazioni dell’ex segretario della Lega Nord, Andrea Bronda che l’hanno promosso a presidente della Pro Loco di  Toirano senza echi stampa. Nel suo mirino c’era l’immancabile  Piero Revetria.

QUEL BIGLIETTO DA VISITA DIMENTICATO: IL DECORO SUI MURI CITTADINI

Sul lungomare cittadino affissione selvaggia e impunita in ogni dove

Non abbiamo nulla contro gli operatori culturali, gli scrittori che si fanno in quattro per promuovere i loro libri, conferenze, iniziative. Stesso discorso per Pro Loco ed associazioni del volontariato. C’è però una regola fissa di rispetto delle norme e dei regolamenti comunali (oltre che delle leggi dello Stato, della Regione, della Provincia) a cui tutti dovremmo attenerci. Sono le buone o le cattive abitudini di buona creanza, rispetto del decoro, della cosa pubblica. Se non è lecito imbrattare le mura. Non è lecito affiggere manifestini e manifesti ogni dove. Non è solo un problema che l’affissione si paga e chi la paga, è una questione di rispetto e sano principio verso il decoro. Favorire l’impunità, la tolleranza (i leghisti nei loro proclami sono maestri nel predicare ‘tolleranza zero’, ma quando governano….) non giova al biglietto da visita di una cittadina, ancor più turistica. A Ceriale, non da oggi, cabine, postazioni, muretti, dal mare all’interno, sono spesso ricoperti di ‘affissioni’ abusive, fuori dagli spazi consentiti. Dovrebbero provvedere in primis i vigili urbani, farsi parte diligente assessori e consiglieri. Se non si riesce ad

Dove comincia e dove finisce la legalità modello Ceriale ognuno affigge manifesti dove vuole

intervenire nelle piccole cose, c’è da chiedersi a quale cattivo esempio debbano assistere i cittadini, anche quelli che l’educazione civica (materia abolita nelle scuole) la praticano ogni giorno e si sentono beffati dai tanti comportamenti illeciti, poco consoni, irrispettosi.

Ceriale che attende anche una parola definitiva alla promessa del sindaco Fazio ( e la stampa ne diede conto con risalto) che sull’inchiesta giudiziaria del ‘caso Nucera’ “qualcuno deve risarcire i danni per  l’immagine della città”. Fazio era stato categorico: “ Se quel danno all’immagine  di Ceriale veniva contestato a me e me ne veniva chiesto il risarcimento, adesso che è emerso con sentenza passata in giudicato che io non c’entravo proprio nulla, quel danno di immagine resta e bisogna che chi l’ha cagionato lo risarcisca.”. Un’azione di rivalsa, spiegavano i quotidiani locali,  nei confronti della Procura della Repubblica che ho ha indagato “ingiustamente e servirebbe ad evitare successivi guai con la Corte dei Conti”. Il sindaco lo aveva detto anche durante la manifestazione popolare post sentenza a cui avevano aderito esponenti politici di destra e sinistra, sindaci, amministratori, ex parlamentari. Fazio era tornato sull’argomento, ma fino ad oggi non si è visto nulla, non si è più saputo nulla. Se hanno rinunciato è giusto si dica e l’opinione pubblica ha il diritto di sapere e conoscere la motivazione. Non per sentito dire, ma con un comunicato ufficiale. (L.Cor.)

INTANTO LE LE AUTO POSSONO SOSTARE SULLA STRADA IN DIVIETO, COME ACCADE E CONTINUA AD ACCADERE NEGLI SPAZI DELLA FERMATA DELL’AUTOBUS, LATO MARE, A POCHI METRI DAL PALAZZO COMUNALE E PROPRIO SULL’INCROCIO SEMAFORICO PIU’ FREQUENTATO.

Questi due veicoli sono rimasti sulla strada per un pomeriggio intero, fino a sera, senza che un vigile intervenisse per sanzionare e far rimuovere dalla sosta abusiva in prossimità delle strisce pedonali

Ceriale sosta selvaggia continua negli spazi gialli riservati alla fermata degli autobus di linea, in questo tratto di Aurelia che dista a 32 metri dal palazzo Municipale ogni giorno l’impunità è totale sotto gli sguardi di sindaco, assessori, consiglieri comunali.

E IL MANIFESTO DEL SINDACO INDIRIZZATO AI CARI CONCITTADINI:  L’INDEBITAMENTO PRO CAPIRE DEL COMUNE E’ PARI A 653 EURO, TRA I PIU’ BASSI D’ITALIA E NEL CORSO DEL MIO MANDATO HO PROVVEDUTO AD ESTINGUERE  DUE MUTUI PER COMPLESSIVI 1 MILIONE 582 MILA EURO. NESSUN NUOVO MUTUO E’ STATO ACCESO E POSSIAMO VANTARE UN AVANZO DI AMMINISTRAZIONE DI 5 MILIONI E 300 MILA EURO.

LASCIAMO IL GIUDIZIO AI CITTADINI COMUNI, AGLI IMPRENDITORI, A CHI HA DIMESTICHEZZA CON GLI INVESTIMENTI ANCHE ATTRAVERSO I MUTUI, SOPRATTUTTO QUELLI IN CONTO CAPITALE, NON UTILIZZATI PER LE SPESE CORRENTI, MA PER INVESTIMENTI  E MEGLIO SE CREANO OCCASIONI DI LAVORO, COME POTREBBE ESSERE UNA CASA DI RIPOSO PER ANZIANI. TRA L’ALTRO IN QUESTI ANNI CHI HA UN MUTUO A TASSO VARIABILE FA UN AFFARE IN QUANTO I TASSI NON SONO MAI STATI COSI BASSI. COMUNQUE A CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE

Il manifesto del sindaco, con un meritato plauso ai collaboratori degli uffici comunali preposti

 

 

Vado Ligure, l’ultimo saluto al democristiano galantuomo. Testamento etico del prof. Veirana che dal Cda Carisa uscì a testa alta

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L’ultimo saluto nella chiesa parrocchiale di Porto Vado che Gianni Veirana, 70 anni, frequentava in gioventù. “Lo ricordo quando ero vice parroco – dice il celebrante don Giulio Grosso – e oggi ci ritroviamo. Gianni impegnato, con spirito critico e costruttivo, nella solidarietà, per una società più giusta. Un impegno civile con tanta capacità intellettuale. Era orgoglioso di sentirsi della nostra comunità che da lui tanto ha ricevuto e tanto ha dato”. Veirana, insegnante di lettere, che con la sua timidezza, modestia, umiltà, ha dato soprattutto esempio di integrità, coerenza, rigore morale. Nella vita pubblica è stato vice segretario provinciale Dc, corrente di Carlo Donat Cattin, ha fatto parte del Cda della Carisa quando era il primo istituto di credito della provincia. E quando il vertice della banca fu coinvolto in un’inchiesta giudiziaria, Veirana non si dette pace finché fu scagionato e non esitava ad ammonire i cronisti che trattando la vicenda dimenticavano quel proscioglimento.

Gianni Veirana ha fatto parte del Cda Carisa e vice segretario provinciale Dc ai tempi di Carlo Donat Cattin

Gianni Veirana prima di tutto e di ogni cosa la famiglia, la scuola, e nella vita civile l’onorabilità, l’onestà. Non accettava, da galantuomo in politica e con ruoli pubblici, di essere neppure sfiorato dal malaffare, intreccio di interessi a questa o quella lobby. Un politico come non ce ne sono stati molti nel savonese che non correva per il potere, semmai a servizio della comunità e dei più deboli. “Un cristiano – ha ricordato il celebrante – che non ha mai tradito i suoi ideali e per i quali combatteva”. E’ stato consigliere nella Comunità del Giovo. Tra i colleghi di partito ancora in vita e che come Gianni non sono traghettati sotto un’altra bandiera partitica, c’è chi ricorda la ferita che lo tormentava per l’inchiesta giudiziaria Carisa. “Non si dava pace, voleva uscirne a testa alta – osserva Carlo Cerva, presidente onorario di ‘A Campanassa’, con incarichi di primo piano nell’allora Dc regionale e provinciale – , posso sbagliare, ma Gianni proprio in quel periodo ebbe seri problemi di salute, un infarto”.

I fiori in omaggio alla salma del prof. Gianni Veirana nella chiesa parrocchiale di Porto Vado

Il prof. Veirana che si è spento senza soffrire nella casa di campagna a Ponzone (AL) dove trascorreva, con la famiglia, molti mesi ed era impegnato per ristrutturare l’immobile dell’amata figlia. Era domenica mattina, la nebbia. Gianni è uscito in giardino a rastrellare. “L’ho visto rientrare in casa, era tranquillo. Ha dato un colpo di tosse. Quando dopo una ventina di minuti sono rientrata anch’io, non dava più segni di vita. Tutto inutile, anche i soccorsi tempestivi”. Ricorda la moglie Rosemma. E’ probabile, dice un amico medico presente alle esequie, che “l’insufficienza cardiaca possa sfociare in edema, quando il nostro cuore non riesce più a smaltire i liquidi”. Una morte improvvisa, dunque, per nulla annunciata da segni premonitori.

Con il prof. Veirana l’anziano cronista di provincia ha mantenuto un rapporto di stima e collaborazione. Ci siamo incontrati l’ultima volta la mattina del 4 agosto scorso. Trucioli.it aveva pubblicato una foto dei ‘vecchi tempi’ con personaggi savonesi e Gianni non ha avuto difficoltà ad identificarli quasi tutti. Più volte la sua penna, mai per interesse personale, ci ha aiutato: è stata utile la sua limpida ed incorruttibile coscienza critica. Severo anche sul fronte dell’informazione locale, quella che definiva ‘la più amata dai savonesi’ e magari su questo o quel tema, a suo avviso, stava dalla parte sbagliata, non approfondiva, peccava di memoria. Non ha avuto tentennamenti anche quando ha lasciato uno dei primi siti on line della città col quale collaborava, pur senza apparire. Non amava mettersi in mostra e non si sottraeva al fatto che le sue notizie, a volte critiche e punzecchianti, trovavano un riscontro di verità. Non era tra quelli che ti dava una notizia per secondi fini. E quando era il caso si muniva  di macchina fotografica e trasmetteva le immagini testimonianza di questa o quella ‘vergogna’, di questa o quella opera incompiuta, del degrado.

La preghiera e la benedizione di don Giulio Grosso, con la vedova Rosemma e la figlia Livia, prima del viaggio di Gianni Veirana alla volta del camposanto

Gianni, attento e scrupoloso osservatore della vita pubblica di Savona e provincia, memoria storica, con un impegno e una vocazione per l’arte, la musica classica, la letteratura. Il suo pungolo l’ha messo in pratica quasi fino all’ultimo da blogger dietro le quinte, mai per insultare, semmai lucido e rigoroso, per non dimenticare che esistono ancora persone rette e oneste, come accadeva ai tempi della ‘sua’ Democrazia Cristiana che, rimarca l’anziano Franco Bartolini, presente alle esequie su una carrozzella, era un partito che insegnava e praticava dei principi, oggi sempre più inusuali. Il testamento morale di Gianni che ha saputo trasmettere e far partecipe l’adorata figlia Livia.

Addio Gianni, personaggio d’altri tempi, ci hai insegnato e testimoniato quanto sia importante fare politica con la schiena dritta, senza rincorrere il potere temporale ed elettorale. L’edonismo del denaro. (L.C.)

Tra i primi ad arrivare nella chiesa di Porto Vado, il prof. Franco Bartolini, per tre volte è stato presidente della Carisa Spa e amico, estimatore di Veirana. L’incontro con Piero Santi, assessore, democristiano verace “e lo sono tutt’ora”. “I democristiani di un tempo avevano almeno dei principi, degli ideali,” ha ricordato l’87enne cittadino di Quiliano, nato a Roma e che oltre alla scuola, aveva tra i suoi hobby la vigna, l’olio. Produceva ottimo Vermentino e Granaccia, e bianco del vitigno autoctono Verdea, molto raro e quasi introvabile, pregiato per il vino secco e morbido.

L’incontro dopo le esequie di Veirana: il saluto tra ‘ex democristiani’ doc: il prof. Bartolini con il rag. Carlo Cerva, presidente emerito della Campassa, già vice segretario regionale Dc e consigliere comunale a Savona negli anni ’80.

L’incontro del dr. Agostino Torcello, dopo le esequie, con il presidente Bartolini. Torcello, medico pneumologo, ha condotto per anni una tenace battaglia, con il collega Paolo Franceschi, per l’inquinamento ambientale della Tirreno Power di Vado, trovando in Gianni Veirana un convinto e coerente sostenitore. Nella foto con il presidente Cerva e l’ing. Mario Lagasio, tra gli amici di vecchia data di Gianni, tra i primi ad accorrere a Ponzone alla notizia della morte, ex consigliere comunale democristiano

Il dr. Agostino Torcello, da sempre fiero ambientalista nella lotta per la salute dei cittadini dall’inquinamento della centrale di Vado Ligure, saluta, insieme all’ing. Mario Lagasio, il presidente Franco Bartolini, con qualche commento ‘verace’.

 

 

Pieve di Teco perde ‘ArtigianArte’.E’ nata Aqua Flus, 50 soci, 30 stranieri di 14 nazionalità. Il Comune? Fa il bulletto…

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Per la serie le notizie ci sono e vanno date ai lettori. Non è recentissima, ma inedita, la rinuncia a due anni dall’iniziativa di tenere ogni seconda domenica del mese ‘ArtigianArte’, mercatino dell’artigianato vero e della creatività del territorio. Gli organizzatori, di fronte al tirare i remi in barca degli espositori, hanno issato la bandiera della resa. Almeno con tanta buona volontà e impegno, ci hanno provato. Chi invece ha appena iniziato, senza clamori di stampa, anzi in silenzio, sono i promotori della neo Associazione Aqua Flus onlus, con l’obiettivo di ‘gestire’ iniziative culturali e sportive a Pieve di Teco. Il taciturno presidente è un operatore sanitario impegnato nel sociale e un passato in missioni in zone di guerra, Daniele Greco, 60 enne. Con una prima cocente delusione. Il Comune ? Tante promesse e parole…

Il centro storico di Pieve di Teco, all’opera gli attivisti dell’associazione i.theicos con Marco Burasso

Ce l’hanno messa tutta due amici di Pieve di Teco, Dario Rosta e Marco Burasso, entrambi con ‘esperienza commerciale’ sulle spalle: mobilificio e arredamento casa, ufficio in un caso; abbigliamento donna- uomo, medio alto, il secondo. Con loro un piccolo gruppo di giovani tifosi dell’iniziativa. Il sostegno di parecchi commercianti ed esercenti. Un auto-contributo da versare, una collaborazione in sinergia tra gli espositori ed il mondo commerciale pievese. Manifesti, manifestini, attività promozionale tramite una radio ingauna, giornate a tema con l’ingresso dello street food, ormai sempre più di moda nel terzo secolo, copiando quanto da anni è realtà, come la parola inglese dimostra, in altri paesi.

C’è da dire quanto tutti sanno. Pieve di Teco è una ‘locomotiva’ almeno sul mercato – fiera, come dir si voglia, dell’antiquariato tradizionale, il più affermato e consolidato dell’entroterra, solo in qualche località di mare dell’imperiese, gli espositori fanno più affari. Ma qui hanno la fortuna di avere una promotrice, Elisa Bertone,  impiegata comunale che nei giorni liberi e festività gira il Piemonte e la Liguria per scoprire e conoscere altre realtà nelle manifestazioni di antiquariato. Sta di fatto che l’ultima domenica del mese è un appuntamento fisso che non teme concorrenza a Pieve di Teco, diventata tra l’altro la culla della comunità straniera con tutto ciò che comporta. Parliamo soprattutto di paesi del centro e Nord Europa, non di migranti alla ricerca di una vita migliore e di lavoro. E’ vero si tratta di un appuntamento popolare e anche la fiera più significativa nella capitale della valle ha perso col tempo la sua caratteristica, i banchi sono appannaggio della folta comunità di ambulanti extracomunitari.

L’originale logo realizzato dall’associazione i.THEICOS

Alcuni giovani attivisti di ArtigianArte, con Dario Rosta e Marco Burasso, che promuovevano anche un sito internet con centinaia di adesioni e commenti promozionali

Dario e Marco hanno pensato all’opportunità di sfruttare l’appuntamento di quelle che possono essere definite le pur sempre rare eccellenze di un artigianato casalingo, fai da te, ricco di arte e valore intrinseco. L’entusiasmo iniziale, dopo il rodaggio, lasciava ben sperare, poi la fase calante. A questo si aggiunga il blocco della circolazione in un centro storico che resta il vero cuore di ogni attrazione e dove non è ancora stato risolto il ‘problema parcheggio’. Le auto sulla statale, sui marciapiedi, i cartelli di ‘accesso privato’, creano difficoltà ed obiettivi inconvenienti. E il parcheggio, ad ascoltare gli stessi operatori commerciali di Pieve, resta una dei temi più sentiti dai visitatori, la critica più diffusa verso chi non ha risolto il problema alla radice. Non si chieda, per favore, all’unico ed anziano vigile in divisa di mettere mano al bollettario. Certo, a volte siamo  in presenza di intralcio,  stato di pericolo. Insomma, Pieve avrebbe già dovuto affrontarlo e risolverlo. Diciamo che l’Amministrazione comunale ha ignorato, nel complesso, un malessere diffuso. Del resto il sindaco leader e più apprezzato da Imperia Tv, anche per lo spazio a lui riservato, ormai non deve più rendere conto e c’è l’abitudine a dimenticare.

Addio “ArtigianArte” , mercatino dell’artigianato e della creatività, con gli hobbisti creativi. Addio a chi promozionava: “Lungo la famosa via porticata, Corso Mario Ponzoni, si potrà trascorrere una rilassante domenica all’insegna dello shopping e della condivisione nella splendida cornice storica del borgo medievale di Pieve di Teco “.

Addio a chi descriveva l’esperimento che vede Pieve di Teco ” impegnata in un ‘progetto strategico’ nell’innovare l’offerta del suo caratteristico borgo, con l’aggiunta di ‘street fod’ da parte degli esercenti e commercianti dei portici, senza clamori mediatici” A chi commentava ” La prima edizione del mese scorso ha visto la luce quasi in sordina, ma domenica la manifestazione a dimostrato tutta la sua validità e potenzialità. Una quarantina di “banchi” di artigianato di pregevole qualità, ottime offerte di prodotti enogastronomici di “nicchia” e correnti, e attività culturali per intrattenere ed educare all’arte i più piccoli, musica dal vivo, dimostrazione di lavorazione del legno e dell’ardesia, hanno movimentato una giornata molto piacevole che ha tutte le carte in regola per diventare, come il Mercatino dell’Antiquariato, un incontro seriale di assoluta importanza.”

E a proposito di seriale,  trucioli.it che si è  fatto parte diligente nel ruolo di informare, scriveva: “Erano presenti alcuni Artisti del “Cenacoliere, incontri seriali tra artisti del Ponente Ligure”, con opere pittoriche e letterarie , molto visitate, commentate e apprezzate. Per dovere e piacere, cito i nomi degli artisti Pittori che hanno esposto. Alberto Contestabile, Anna Minasso, Nicola Elena, Daniela Apolloni coordinatrice del gruppo e più umilmente lo scrivente Nello Scarato che ha esposto quadri e presentato il suo primo romanzo “La strana storia di Sebastiano Contrario. L’Organizzazione è stata impeccabile, orchestrata dal gruppo I.theicos e dal Comune che lo scrivente ringrazia per la simpatia e cordialità dimostrata”. Più disponibilità di così ! E invece, è arrivato il giorno ‘del giudizio’ terreno. Senza comunicati stampa.

Così come è sorta un’iniziativa altrettanto meritevole di essere fatta conoscere. E trucioli.it che segue il buon esempio del cronista di strada, di marciapiede, piuttosto che del palazzo del potere o della politica, ha casualmente appreso che Pieve di Teco può andare fiera ed orgogliosa di Aqua Flus. L’associazione che si è fatta carico della valorizzazione di Parco Roba, una bella cornice ambientale, ma piuttosto trascurata nei pressi della caserma dell’Arma. L’Amministrazione comunale avrebbe dovuto intervenire al fine di renderla fruibile e soprattutto con un’idonea messa in sicurezza. Nulla. I Comuni piangono per i bilanci in crisi, però nelle scelte strategiche ci sono priorità, opportunità di trovare finanziamenti.

Il presidente dell’associazione di volontariato non sembra possa essere annoverato ai polemisti, ai ciarlieri. Quando gli chiediamo se il Comune fa la sua parte, il dr. Daniele Greco allarga le braccia: “Parole tante, tante, fatti e concretezza zero, lasciamo perdere”.  “Ho più soddisfazione a parlare dell’esperienza positiva nella locale Croce Rossa….”. Eppure forse è un caso unico in Liguria e non si è finora letto una riga sui media. Greco che rinuncia ad una fotografia di circostanza, racconta, a domanda risponde, che i soci  volontari in pochi mesi sono già una cinquantina. C’è stata l’adesione di una trentina di stranieri di 14 nazionalità: Tedeschi, Svizzeri, Inglesi, ma anche Australiani, Nuova Zelanda, solo per citarne alcuni. Un preciso obiettivo, attraverso il Parco Roba, promuovere attività culturali e sportive nel territorio, eventi capaci di attrarre, giovani soprattutto.

Possiamo sapere  cosa ha fatto fino ad oggi nella vita il dr. Greco: “Preferisco vivere nell’ombra, non mi interessa apparire, diciamo solo che ha cercato di dedicare la mia umile esistenza terrena nel campo della beneficenza e del volontariato. Ieri come oggi la mia missione è quella di aggregare, unire, cittadini di diverse comunità, è quanto mi sforzo di fare pure a Pieve di Teco.”

Dicono che lei ha vissuto per 20 anni negli Stati Uniti, è sposato con una cittadina di quel paese. “Si è vero, ma non interessa sapere che lavoro facevo”. E’ stato in missioni di guerra ? “Diciamo solamente che ho vissuto l’Afghanistan”. A Kandahār o Qandahār, in pashtu کندهار, in persiano قندهار) è la seconda città dell’Afghanistan ed è capoluogo dell’omonima provincia, di cui si è scritto tanto nella cronaca di guerra ? ” ” Ho trascorso in quel paese sei anni,  non è il caso di approfondire, ho 60 anni, sono pensionato, ora sono milite della Croce Rossa e non sono un pentito”.

I cittadini stranieri che hanno comprato ruderi, dimore di campagna e di montagna, a Pieve di Teco e nella Valle Arroscia, sono una risorsa per il commercio, gli artigiani, il mercato immobiliare che contrariamente all’opulenza delle città costiere non ha risentito gli effetti benefici neppure col Piano casa dello Stato e del governo regionale di centro destra. A Pieve, come in valle, i prezzi sono un’opportunità e motivo di richiamo da chi rifugge dal caos, dalla frenesia della vita delle megalopoli, l’inferno del traffico, lo smog, le polveri sottili, da qui l’importanza di fare aggregazione tra italiani, paesani e  la comunità straniera. Commenta Greco: “Hanno aderito con entusiasmo all’Associazione, pagando una tessera di 10 euro, ma rendendosi ben presto conto che il Comune se ne stra frega, se vogliamo rendere vivibile e fare polo di attrazione il parco dobbiamo pagare di tasca nostra, non giudico ovviamente le persone, mi attengo ai fatti. Ora devo andare, ho un impegno”. (L.Cor.)

 

Ponti di Pornassio, Mario e Gabriella vendono il gregge. Un nipote del sindaco di Imperia crea la stalla modello per capre.E Aldo ha smarrito tre cavalli sulle Alpi

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Il loro gregge di pecore brigasche era una ricchezza ed una caratteristica a Ponti di Pornassio. Non erano personaggi da fare notizia, persino snobbati da quei media che pure raccontano spesso la vita delle nostre vallate, sagre, feste e balli. Gabriella e Mario Peirano, ottantenni, sotto il peso degli anni hanno rinunciato a quel gregge che li ha visti impegnati, da giovanissimi, in uno dei mestieri più duri e ormai rari delle nostre montagne. Ma c’è chi, da giovane, alla sfida non rinuncia. Proprio a Ponti, sulla strada per Acquetico, un giovane nipote del sindaco di Imperia ha acquistato e ristrutturato una stalla, sorta negli anni ’80 ad opera di una cooperativa di pastori. Poi la chiusura, l’abbandono ed ora ospita decine di capre. E terza notizia, sempre in tema pastori, Aldo Lo Manto – possiede il gregge più numeroso della Liguria, con 1300 capi tra pecore, mucche e capre – durante la transumanza, dalle Navette a Bastia d’Albenga, ha ‘smarrito’ tre cavalli e li sta cercando da giorni. ULTIMA ORA – Il pastore ci comunica (oggi sabato 4 novembre) che ha ritrovato i cavalli.

Una veduta caratteristica di Ponti di Pornassio

Ai nostri tempi accade che se chiude un’azienda produttiva, un attività commerciale, meglio se datata, finisce agli onori delle cronache dei media, cartacei, web e nel ponente la beniamina Imperia Tv.  E giusto sia così. Se invece si  vende il gregge e un pastore chiude la stalla, con tutto ciò che ancora rappresenta, non interessa, non ha risonanza. Cronisti distratti, superficiali, poco rispettosi di una certa realtà sociale ? Eppure, osservava di recente proprio una pastore sanremasco e transumante sulle Alpi Liguri: ” Tutti a parole ed ad ascoltare il giornalismo, si sprecano negli elogi alla pastorizia. Ci ammirano, parlano di noi con enfasi, quasi ad invidiarci per la qualità di una vita che un tempo, sulle montagne liguri, era diffusa e praticata dalla maggioranza delle famiglie e oggi siamo come mosche bianche.”

Invece ecco la prova del nove. A Ponti di Pornassio hanno venduto una delle cose più care a Gabriella e Mario, qualcuno ha  segnalato il ‘caso’ alla stampa imperiese. Risposta: “…alla gente non interessa un gran che, vedremo di scrivere qualcosa….”. E’ trascorsa qualche settimana. Trucioli che dedica solitamente più spazio alla montagna, alle vallate, all’entroterra, ai piccoli paesi, ai mestieri passati di moda, piuttosto che alla città e alla loro sfrenata opulenza, ha appreso per caso della vendita del gregge e della perdita dell’ultimo pastore del paese.

A Ponti di Pornassio, nei suoi prati, lungo le sue strade, non si vedrà più la pastorella Gabriella accudire le pecore. Era facile incontrarla mentre le pascolava, magari lungo i prati che si affaccino sulla provinciale, e dalle auto gli occupanti ammiravano, fotografavano, il personaggio. Magari nei giorni di festa mentre il popolo si diverte e il pastore non fa festa.  Oppure sotto la pioggia, col nevischio. E ne sa qualcosa Mario, la sua giornata iniziava all’alba nella stalla, poi sui prati, conduceva il gregge nei pascoli alpini e la sera chiudeva gli occhi dopo essersi assicurato che le bestie erano tutte al loro posto e stavano bene.

Un’esistenza per Mario e Gabriella all’insegna della fatica, dei sacrifici, le domeniche, Pasqua, Natale, Capodanno, Ferragosto, solo segnate sul calendario. Le tante incombenze che comporta mantenere un gregge con il sole e la pioggia, la neve ed il ghiaccio, la stalla ed il pascolo, la gravidanza, la nascita degli agnelli, la pulizia, il letame da smaltire. D’estate sulle montagne sopra Monesi (Losce e le Navette), l’inverno a Ponti di Pornassio. Una coppia esemplare, salute di ferro, entrambi autisti provetti sulle strade sterrate a bordo della jeep.  L’arte di produrre gustosi formaggi, persino il tempo di curare l’orto per vendere ortaggi e frutta, far crescere e vendere agnelli. La stagione della tosatura. Non hanno mai avuto un grosso gregge, un’ottantina al massimo, l’impegno non era da meno perchè facevano tutto da soli, si davano il cambio. Lui una fibra di ferro, pornassino doc, ottima forchetta e di compagnia, negli anni pure cacciatore; lei originaria di Chiusavecchia, donna di casa d’altri tempi.  Un figlio, sposato, vive a Diano Marina e fa l’orefice; una figlia abita a Ponti di Pornassio. Mario e Gabriella nonni, testimoni e protagonisti, di un’epoca che ha visto capovolgere le tradizioni natali. Il ricordo di quel terzo figlio morto in un incidente della strada.

La stalla ‘modello’ del nipote del sindaco Capacci sorge lungo la provinciale Acquetico -Ponti di Pornassio – Mendatica

Per un pastore che lascia, a Ponti di Pornassio, lungo la provinciale che porta alla frazione Acquetico (Pieve di Teco), fa ‘bella mostra’ un’altra storia tutta in positivo. La famiglia imperiese Giordano ha acquistato una stalla – capannone realizzata dalla prima cooperativa agricola di pastori della storia della vallata. Un esperimento che ebbe gli esordi con la costituzione della Pia Unione Pastori delle diocesi di Albenga – Imperia, Ventimiglia e Mondovì. Ora non più attiva. Fondatore e presidente, primi anni ’60, l’allora parroco di Mendatica, don Giuseppe Tassara, storica famiglia loanese. Sta di fatto che la Cooperativa che allevava mucche da latte e vitelli, formata da soci di Pornassio ed Acquetico, ha chiuso i battenti. L’immobile è rimasto chiuso e due anni fa l’acquisto da parte della famiglia imperiese di produttori d’olio, un figlio ha la passione delle capre, dell’allevamento. Ammirevole. E così ha ripreso vita la stalla, con un attiguo terreno di alcune migliaia di metri quadrati, in parte acquistato con l’immobile, in parte preso in affitto. Una dimora ed un’attività che promette bene, tra altro ospita alcuni asinelli che si esibiscono ai passanti.

Il moderno tunnel dove le capre stanno all’aria all’aperto

C’è infine una nota di cronaca per l’ormai popolare Aldo Lo Manto. Nel tragitto della transumanza, a metà ottobre, mentre si trovava nella zona del Garezzo (nel territorio di Montegrosso Pian Latte), da un recinto che ospitava le mucche, sono usciti i tre cavalli che avevano seguito la mandria sulle Alpi Liguri e Marittime per il periodo estivo. “Ho provato a cercarli, sono tornato nelle zona un paio di volte, si sono perse le tracce; non è escluso che siano tornati alle Navette, percorrendo decine di chilometri nei boschi e nei prati. Non ho perso la speranza e tornerò a cercarli, se qualche camminatore, appassionato delle Alpi, dovesse incontrarli, vederli, sono grato di una segnalazione”. (L.Cor.)

Finale quel triste saluto, al benemerito gentiluomo, senza musica sacra! Mimmo Mamberto, dopo il ‘sonno’, tornato in Loggia

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A due settimane dal triste saluto a Giacomo Mamberto (Mimmo per gli amici) anche trucioli.it lo ricorda. Un cittadino che non meritava la folla solo il giorno del funerale. Non c’era bisogno che qualcuno nel mondo dell’informazione locale e regionale lo onorasse con il titolo di Cavaliere del Lavoro che in realtà non aveva mai ricevuto e di cui non si fregiava. Mimmo, semmai, poteva vantarsi di meriti conquistati sul campo e col buon esempio nella vita pubblica, ma soprattutto infaticabile e ingegnoso operatore di quel turismo che tutti, a parole, celebrano ed invocano quale unica industria capace di creare benessere, posti di lavoro, volano per l’economia rivierasca. Campa cavallo ! Mimmo convinto assertore della competenza, delle priorità, della necessità di non perdere il treno della concorrenza, non soccombere alla sfida, mettere nelle mani della politica persone capaci, preparate, motivate, oneste. A prescindere dal credo partitico.

Mimmo Mamberto si è spento d 78 anni, lascia le figlie Katrin e Carola e la moglie tedesca da cui aveva divorziato anni or sono

Avevamo conosciuto, negli anni ’60, Mimmo Mamberto, giovane, pieno di energie, di idee, carica di simpatia ed humor, latin lover, quando con la sorella Mally mente operativa dell’ammirevole famiglia di imprenditori turistici in campo nazionale ed internazionale, prima sede a Finale Ligure, poi Pietra Ligure, ora a Borgio Verezzi, organizzavano feste di ‘benvenuto’ alle comitive di tedeschi che di volta in volta arrivano con l’allora Touropa – Hummel  (ora colosso mondiale Tui) a Finale Ligure. I locali erano quelli dell’allora dancing più frequentato del finalese, il Boncardo. Pomeriggi ed incontri indimenticabili. Era difficile annoiarsi per assistere a un estemporaneo ‘spettacolo’ tanto divertente e coinvolgente. Tra un’informazione e l’altra per illustrare cosa offriva Finale ed il suo territorio, le mete da visitare, i locali caratteristici, Mimmo e Mally facevano divertire tra giochi a premi,  gare, fabbrica del buon umore, risate a crepapelle. Un benvenuto all’insegna di “avete scelto una vacanza ideale che ricorderete con nostalgia e da raccontare “.

Ormai sono pagine di storia che nessuno ha scritto, pochi ricordano e forse non interessano più. Eppure è la testimonianza di quale fosse negli anni d’oro del turismo con i tedeschi e del Nord Europa in genere, dei giovani  molto numerosi, rispetto ai nostri giorni, la qualità dell’accoglienza, l’impegno profuso dai

La sorella Mally Mamberto all’uscita della chiesa di Finalpia

fratelli Mamberto, i loro talenti messi in campo. Mimmo coltivava inoltre l’hobby  di fotografo con la cultura dell’immagine ad effetto, del personaggio, dell’angolo suggestivo, del ricordo. Con senno del poi fotoreporter di ‘come eravamo’.

Certo da parecchi anni e col peso dell’età Mimmo, contrariamente alla tenace sorella maestra di vita e di lavoro, di raro coraggio imprenditoriale, si era ritirato  a vita privata. In passato, da pensionato, non disdegnava la sala Bingo di Loano, oppure era abituale incontrarlo seduto nel dehor di bar a Finale, solitario e silenzioso, riflessivo, mentre leggeva il giornale. Sereno, in pace con se stesso si direbbe. Sempre pronto alla battuta di spirito. Una delle ultime volte si parlava che succedeva spesso di  recarsi al funerale di un amico, un conoscente, una persona che si stimava. E lui scherzando: “ Quando tocca a me, voglio la Rumpe e Streppa…”. E noi a ricordare i funerali del miliardario ex editore Svizzero, Max Frey, già

Pier Paolo Cervone, ex sindaco di Finale, giornalista e scrittore, amico di famiglia dei Mamberto

proprietario del Porto turistico loanese, che alle esequie, a Loano dove è sepolto nel camposanto con la mamma, aveva previsto ed ottenne la presenza della banda musicale e di tre violinisti.

Mimmo con i suoi 78 anni sulle spalle ha avuto un’esistenza diremmo fortunata rispetto a tanti altri giovani di buona famiglia. Un’adorazione per la mamma. Con il meritato successo imprenditoriale non si era fatto mancare nulla a proposito di soddisfazioni della vita. Due figlie di cui era orgogliosissimo, un’azienda in società con la sorella Mally, i fratelli Giorgio e Tino (Aki è mancata prematuramente), diventata fiore all’occhiello nel pianeta dei tour operator italiani. La Mamberto Viaggi che, del turismo in Riviera, rappresentava una vera e propria locomotiva di cui beneficiavano albergatori, esercenti, commercianti. E Mimmo aveva trovato anche il modo ed il tempo per farsi eleggere nel parlamentino della sua città, quella Finale Ligure che ha dedicato a papà Carlo una piazza a riconoscimento dei suoi meriti. Mimmo assessore al Turismo e alla Cultura tra il 1985 e 1990. Con il suo intuito ed accrescere il bagaglio di esperienza, girava l’Italia, l’Europa, il mondo della vacanze, sempre curioso, interessato, sapeva ascoltare e confrontarsi, aveva tante idee e

In primo piano il sindaco di Finale avv.  Ugo Frascherelli lascia la chiesa dove si è celebrata la Messa funebre

proposte da mettere in campo. Dai primi fuochi artificiali estivi,  alla chiusura al traffico e isola pedonale di Piazza Vittorio Emanuele, diventata realtà  20 anni dopo. Mimmo vulcano come quando decise di ‘trasferirsi’ a Milano, non solo perchè interista della prima ora, ma per aprire ‘Inter Viaggi’.

Qualcuno osserverà: ora che non è più tra noi si sprecano gli osanna. Anche il vecchio cronista, tra ricordi e testimonianze, può dire di essere stato un  osservatore fortunato della ‘Mamberto story’ .  Imparando molto, da trasmettere ai lettori. Capitò pure di trovarlo tra gli iscritti (eravamo nei primi anni ’80) di una loggia massonica che era sorta nel 1976 e alla quale Mimmo aveva aderito nel 1978. Ebbene nell’ambito di quelle indagini che portarono alla luce una ramificata rete di logge, venerabili, fratelli muratori, da La Spezia a Ventimiglia, e che ebbero per epicentro Savona per via dell’iniziativa di un giovane magistrato, Filippo Maffeo di Loano, breve esperienza in consiglio comunale nella lista dell’allora votatissima Dc,  Mimmo uscì a testa alta. Indagini che provarono solidi collegamenti affaristici tra iscritti alle logge, obbedienze e il clan Teardo, un  ‘sistema di potere e tangentaro’, i molti giullari nella libera informazione locale, ovvero giornalisti riveriti o troppo fifoni.

Mimmo non venne mai coinvolto dagli inquirenti perchè non aveva nulla da nascondere se non quel ‘giuramento’ che impone di tenere riservata, a tutti, famigliari inclusi, l’affiliazione. Quelle vicende lo spinsero a ritirarsi, mettersi in ‘sonno’ si dice nel gergo. Poco importa se nessun organo di informazione, neppure l’esperto direttore di Ivg, Federico De Rossi, giornalista professionista, presente alle esequie, ha ritenuto di dare conto ai lettori del giornale on line dell’editore pietrese Matteo Rainisio. Tra le corone di fiori, infatti, ce n’era proprio una dei ‘fratelli massoni’. C’era una ragione: sei mesi fa, quando Mimmo forse aveva intuito i primi segnali della malattia, aveva chiesto di ‘tornare’ (‘renovatio’) in loggia ed era pronto l’attestato che con ogni probabilità sarà consegnato, a memoria, ad una figlia in una circostanza migliore. Potremmo definirlo l’ultimo gesto di coerenza di un uomo che avrà pur intuito quanto fosse importante seguire certe mode, aggregarsi a certo potere, ma non aveva barattato l’onestà nell’amministrazione pubblica, non aveva confuso il ruolo di amministratore civico con interessi privati o trasversali.

Mimmo al quale tanti amici, estimatori, hanno voluto riservare il saluto terreno partecipando ad una cerimonia funebre nella storica e ricca d’arte, chiesa dell’Abbazia di Finalpia, dove l’assenza di musica e canti sacri (fatta eccezione per un breve L’eterno riposo dona loro….) stride con quanto si può ancora ascoltare, dando solennità liturgica, degno commiato, in molte chiese del nostro entroterra montano. Nei piccoli paesi. Dove le cantorie e l’organo non presenziano solo alle feste patronali e religiose, anche alla Messa cantata dei Defunti. Vorremo concludere con un paragone dei nostri tempi. Nella civilissima e opulenta Svizzera quando muore un fratello massone è facile leggere sui giornali necrologi a pagamento in cui la “Loggia Massonica….annuncia con profondo dolore il passaggio  all’Or’.Et. del…fedele e solerte apostolo degli ideali massonici..”.

Nella nostra civilissima Liguria non succede quasi mai. Perché nascondere ? La massoneria, se escludiamo losche storie di logge deviate e segrete in terre di mafia, ‘ndrangheta, camorra, il giuramento di sangue e del santino bruciato, non è sinonimo di ‘associazione a delinquere’. Accade in ogni professione e mestiere: ci saranno pecore nere, mosche bianche, ma pure galantuomini come Mimmo di cui possono andare orgogliosi congiunti, parenti, amici. Lo ricorderemo da ‘uomo delle idee, del fare e della concretezza’. Antesignano nei tour a Disneyland Paris, capace di inventare un’azienda famigliare che spaziava dalla Costa Azzurra al Basso Piemonte, che rappresentava, in Liguria e in Italia, i maggiori ‘fabbricanti’ di vacanze, estive e per un periodo pure invernali, coinvolgendo almeno 600 esercizi alberghieri e dando lavoro fino a 50 dipendenti. Non mettiamoci una pietra sopra troppo in fretta, si faccia tesoro di ideali ed insegnamenti. E chi è senza peccato scagli per primo la pietra.

Luciano Corrado

 

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