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Laigueglia: disuniti per lo sviluppoE ora? Noi ‘innamorati delusi’

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Addio ‘uniti per lo sviluppo’. Non è più di moda e considerato superfluo il giornalismo che documenta, approfondisce. Abbiamo scritto decine di articoli raccontando il virtuoso ‘modello Laigueglia’. Ovvero: ” lavorare uniti per lo sviluppo, per contare di più, essere più forti, unire piuttosto che dividere”. E’ successo negli ultimi 5 anni di Franco Maglione sindaco, con papà Vincenzo che aveva ricoperto la stessa carica per 10 anni, dal 1980 al 1990. Il figlio pare abbia dimostrato più qualità e lungimiranza, meno conflitti. Non ha fatto guai, fedele allo slogan “Uniti per il domani, tutti insieme a lavorare per Laigueglia”. Forse era rimasta l’unica città senza risse politiche della Riviera Ligure, sicuramente del ponente. E non già come ha descritto Stefano Picasso, capo redattore Rai Liguria, inviato speciale: “La cittadina con meno residenti della costa savonese, 1800…”. Per la precisione sono 1785, contro il 1122 di Bergeggi. Laigueglia semmai è la meno estesa con 2,78 kmq. rispetto ai 3,68 di Bergeggi.

Con il 2018 è tramontato il ‘modello Laigueglia’ ? Pare proprio di sì. Da due anni va forte, anzi fortissimo, il ‘modello Toti – Rixi e C.’ in alleanza con il fratellino minore ‘Fratelli d’Italia’ dell’assessore regionale Giovanni Berrino, sanremese. E’ già stato attuato e con una sperimentazione non esaltante, a Borghetto S. Spirito; quest’anno andrà in scena a Ceriale e a Laigueglia, appunto.

A Borghetto e Ceriale si è ripetuto quasi lo stesso copione, scenari e personaggi diversi, identica la strategia – regia. Il centro destra, fino alla vigilia del tempo massimo per presentare le liste, lasciava una finestra aperta all’alleanza, per poi stringere a non più di due posti in lista e a determinate condizioni, a Ceriale anche un preclusione ad personam. Il giochetto è fatto.

La responsabilità di Laigueglia non è, a quanto pare, così netta ed univoca. Per primo è venuta meno al suo ruolo, quale mancato leader, proprio la dinastia Maglione. Doveva imporsi ? Chiamare a raccolta i cittadini, se necessario, con un referendum per mobilitare le coscienze, fare informazione a tappeto ? Chi ha sottovalutato l’importanza di cinque anni in cui Laigueglia, rispetto ad altri Comuni della Riviera, ha fatto passi da gigante ? non ha causato danni alle generazioni a venire, ha posto le basi di un costante rilancio, ha visto un fiorire di iniziative di buon livello e qualità. Ha visto tornare in auge l’iniziativa privata come quella del cav. Angelo Marchiano, storico albergatore – già imprenditore edile – che alla sua veneranda età, anziché tirare i remi in barca e godersi i risultati, ha riaperto quello che in anni lontani era stato un ‘simbolo’ della buona cucina al mare, con riconoscimenti e promozione a livello regionale e nazionale, il Vascello Fantasma ora affidato alla sapiente esperienza di Stefano Rota (già al Grand Hotel Diana, poi La Prua); chef che con umiltà sa accontentare i palati più esigenti, con largo uso del sempre più prezioso pesce nostrano preparato con arte, così come i contorni di cui non è comune, nella ristorazione italiana, trovare sapore ed abbinamento, i dolci ‘digeribili’. Laigueglia che ha saputo affrontare in modo positivo la sorte dell’ex hotel Windsor, fronte mare, chiuso da anni, acquistato dal Gruppo Gavio (Autofiori e autostrade anche all’estero). Si è sbloccata la situazione con una soluzione mista: hotel e residenziale.

Forse per dare un’idea di cosa rappresentava Laigueglia turistica di fine anni 60 possiamo riproporre i dati della ‘guida ufficiale’ della provincia di Savona: elencava nella cittadina 78 strutture ricettive, suddivise tra 28 alberghi, 47 pensioni, 28 locande, 49 ristoranti e trattorie, 19 bar,  29 stabilimenti balneari. Nel 1988 le strutture alberghiere erano scese a 61 e nel 2018  a 31. L’albergo è l’unica attività che non può essere sostituita dalle macchine e dalla tecnologia della manodopera, necessità anche di personale qualificato, in grado di conoscere almeno un paio di lingue straniere; offre soprattutto posti di lavoro ai giovani degli istituti alberghieri, crea indotto nel commercio: dai bar, ai ristoranti, alle pizzeria, ai negozi e in primis agli stabilimenti balneari. C’è da osservare cosa significhi, una volta in più l’informazione casuale, senza riscontri, di cui anche noi a volte siamo attori. Tra gli intervistati per l’autorevole Rai 3 Liguria, un operatore ha dichiarato: “Dobbiamo tornare ad aprire nuovi hotel, negli anni ’70 – ’80 avevamo 120 alberghi”, chissà quale sarà la sua fonte o se ha parlato a casaccio.

Le seconde case, come è stato dimostrato, da una parte generano rendite parassitarie: laddove c’è chi (impresario o società immobiliare spesso senza dipendenti) investe 5, ha un ritorno moltiplicato per 4 o 5. Crea posti di lavoro e  una certa ricchezza solo nella fase iniziale. E’ una manna per i Comuni sul fronte Imu in particolare, lavoro agli amministratori condominiali, ma con forti di problematiche sui parcheggi, viabilità, servizi pubblici primari, dequalificazione complessiva. Gli esempi si sprecano.

Si pensi, senza andare lontano, che in Alto Adige le località che sono più in buona salute sul fronte turistico – alberghiero, tra presenze, occupazione annuale della camere, spesa pro capite del turista, benefici a catena, sono quelle in cui è di fatto impedito costruire seconde case. Si costruisce solo per i residenti ed una piccolissima quota viene riservata a chi ha proprietà in loco o nella provincia. Massima agevolazione urbanistica agli insediamenti ricettivi ed ampliamenti. Hanno insomma privilegiato sia il turismo alberghiero, sia la valorizzazione dei masi di montagna incentivando il lavoro dei contadini che si trasformano pure in operatori turistici part time, da una generazione all’altra.  Tutto l’opposto di quanto accade sui nostri monti con abbandono e desertificazione, dunque perdita di valore.

Il tasso di disoccupazione in Alto Adige è pressoché inesistente, devono ricorrere a stranieri dell’est Europa che parlano il tedesco, non esistono né paesini, nè campagne abbandonate. Un po’ come accade in gran parte della Germania dell’Ovest e gradualmente dell’Est, in Austria; non parliamo della Svizzera, carissima per un turista che non sia un cinese, giapponese. E non si dica che sono più fortunati perchè gli operatori usufruiscono finanziamenti regionali. Si veda in 20 30 anni quanto ha speso la Regione Liguria per il rilancio di turismo, agricoltura silvo pastorale, artigianato, pesca. E con quali risultati ?

Un bravo sindaco ascolta sempre i cittadini, ecco il successo di Franco Maglione

Laigueglia si avvia, dunque, verso un ritorno al passato, quello meno glorioso ?  La spaccatura che si è determinata in quella che era il motore che univa (coesione), sarà difficile si ricomponga. E’ vero, ci sono molti volti nuovi, a cominciare dal candidato sindaco in rosa. Non basterà l’esperienza e la moderazione di un veterano come l’ing. Giancarlo Garassino o i buoni consigli (uniti all’esperienza) di Silvano Montaldo al nipote Fabrizio che secondo alcuni peccherebbe di eccessiva presunzione, stesso rimprovero rivolto ai due candidati  sindaci. Non resta che attenderli alla prova dei fatti.

Abbiamo già ricordato  che nelle comunali del 2004 il compianto dr. Giuseppe Giuliano vinse per soli 7 voti  (con Laigueglia per tutti), contro Natalino Maurizio (Per Laigueglia – Lista Montaldo).

Franco Maglione, a sua volta, nel 2008 raccolse 790 voti (53%) contro il 503 per prof. Giovanni Regesta, genovese, benemerito cittadino onorario laiguegliese e ‘fratello massone’, come lo erano l’avv. Umberto Ramella, unico grado 33 in Liguria, ed il dr. Giuliano, seppure aderenti a logge diverse. E come lo sono oggi alcuni candidati che non appartengono ad ‘obbedienze spurie’ o deviate, né all’orecchio del ‘venerabile’.

All’opposizione nella prima giunta di Franco Maglione c’erano lo stesso Regesta, il geom. comunale (ad Alassio) Luigi Tezel, l’insegnante dell’alberghiero Franco Laureri, sempre in panchina (e con Tezel il più battagliero), Giacomo Bogliolo.

I pronostici della vigilia, gli scommettitori più accorti, danno un leggero vantaggio al candidato donna (vedi il sostegno silenzioso della comunità parrocchiale) ed in misura minore del ‘popolo grillino’ che alle politiche si era aggiudicato il primo posto, ma l’onda lunga della Lega più populista potrebbe riproporre un finale al fotofinish grazie al ‘fattore Montaldo zio’. (L.Cor.)

 

 


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