Se fosse una scena teatrale potremmo definirla ‘mazurca’ del mese mariano. Invece siamo di fronte alla prima autorità della Chiesa nell’antica diocesi, tra le maggiori d’Italia, di Albenga – Imperia: 124 sacerdoti secolari residenti e 21 diocesani residenti fuori diocesi, 25 extra diocesani e religiosi con incarico, 20 diaconi permanenti, 3 seminaristi al teologico, 57 religiosi, 283 religiose, 12 comunità religiose maschili, 8 comunità religiose femminili su un totale di 163 parrocchie e 161 mila abitanti. Il sacerdote più anziano in servizio attivo è don Giovanni Grasso, canonico, parroco di Gorra e Olle dal 2008, dopo che sono in procinto di lasciare mons. Ruffino (Oneglia) e mons. De Canis (Alassio). Con due articoli in apertura di pagina – cronaca Savona – Il Secolo XIX non ha dubbi: “Borghetti, colloquio riservato con il pontefice. Voci di trasferimento a Lucca…” Cinque giorni dopo le voci si trasformano in certezza: ” Vescovo in partenza per Lucca, il successore è già ad Albenga, candidato, con promozione, don Scarpino”.E il vescovo cosa risponde ? Tace ? Perchè non ha ritenuto utile una smentita, una rettifica non certo ai sensi della legge sulla stampa, comune agli avvocati, quantomeno una presa di posizione.
Sabato 12 maggio abbiamo incontrato il vescovo in missione a Loano per le cresime. Eccellenza, allora siamo in partenza ? è appena arrivato. Risposta: “Vere fake news, nulla di vero, con il papa non abbiamo parlato del mio futuro, certo un domani può accadere, ma la notizia è priva di qualsiasi fondamento, Luca la mattina stessa mi ha telefonato e gli ho detto la verità, invece….”. Il corrispondente Luca
Rebagliati ha sempre dimostrato, salvo qualche immancabile cantonata (come quando scrisse che monsignor Brancaleoni succedeva a don De Canis…, oppure dei tre bagni nella nuova dimora in Seminario del vescovo emerito Oliveri), di avere informatori affidabili. Come si spiega tanta certezza ? Borghetti chiarisce: “Prima di scrivere la notizia sul colloquio con il papa mi ha telefonato in mattinata, gli ho spiegato come stanno le cose. Che devo fare di più?….”.
Difficile immaginare che la fonte di Rebagliati abbia preso un abbaglio, tanto è vero che cinque giorni dopo arriva la ‘conferma giornalistica’, questa volta senza condizionale: “ Il vescovo in partenza per Lucca, c’è già il successore….“. A monsignor Borghetti abbiamo azzardato l’ipotesi che il migliore informatore di un collega poteva benissimo essere una fonte del quotidiano L’Avvenire, edito dai Vescovi italiani, ovviamente con ottime entrature in Vaticano. Borghetti: “Impossibile, per il semplice fatto che è una voce campata in aria….”.
Altro elemento che smentirebbe la tesi del Secolo XIX. Lunedì mattina, nel corso di mezza giornata di ritiro spirituale dei sacerdoti diocesani, il vescovo ha esibito l’articolo pubblicato lo stesso giorno e che lo dava in partenza. Borghetti: “Vorrei sapere da dove nascono queste favole…invenzioni di sana pianta”. Stessa posizione ribadita nel raduno diocesano, in Seminario, di tutti i parroci, di giovedì 17 maggio. E al fotoreporter Silvio Fasano, che chiedeva: eccellenza allora ci lascia…? Il vescovo: “Che devo fare, dicono tutti così !”.
Pensare che un giornalista della credibilità ed esperienza di Rebagliati usi la fantasia per uno scoop di cui non ha bisogno per fare carriera si suole dire, sarebbe fare un torto alla sua affidabilità, alle sue fonti. Semmai si può ipotizzare l’opera di un suggeritore, più o meno addentro alla vita curiale, più o meno informato magari via L’Avvenire. In quel caso se Borghetti non sbaglia, si presterebbe ad un’opera di disinformazione messa in atto per secondi fini. A chi giova ‘depotenziare’ l’opera di pulizia e rinnovamento portata avanti senza ‘piazzate’, con mano ferma e determinazione dal vescovo Borghetti ? Che ha saputo usare la diplomazia di evitare scontri plateali con il suo predecessore, iniziando a rimuovere chi avrebbe dovuto ‘cambiare aria, parrocchia’, spesso su pressione di sindaci e della comunità locale, oppure per una sana alternanza, ricambio. Che non ha voluto precipitare certe decisioni, lasciando a volte perplessi quanti avrebbero voluto più fermezza e sollecitudine verso quello zoccolo duro di anticonciliari che si annidano in particolare nell’imperiese, nelle vallate. Borghetti che senza clamori ha avviato un risanamento finanziario della voragine di 5 – 6 milioni di debiti che si era trovato in eredità. Insomma ha saputo mediare senza infierire, come le ‘partenze’ verso le diocesi di origine di diversi sacerdoti e lo ‘svuotamento’ di ‘seminaristi’ con tendenze gay.
Non ha dichiarato ‘guerra’ ai tradizionalisti della Messa in latino, semmai bisognerebbe riportare la diocesi a certe buone abitudini del non lontano passato. Ha ‘vietato’ l’uso di particolari strumenti musicali durante le messe, l’uso della chiesa per concerti non religiosi. Rimangono alcune realtà che sono un aperto affronto all’etica del ‘raccoglimento‘, del ‘silenzio‘, della ‘devozione’, del rispetto del ‘sacro’, anche nei comportamenti; nel rispetto che si deve ai credenti praticanti ed al tempio dei sacramenti.
Ci riferiamo a quanto accade durante la Messa per le celebrazioni di matrimoni, cresime, comunioni, non abbiamo esperienza di battesimi. Non solo il vociare, il conversare non sempre a bassa voce su tutto e di più, sull’assenza delle più elementari norme che dovrebbero osservare i fedeli nel tempio sacro. Invece è come assistere ad un chiassoso spettacolo poco attinente alla devozione. Con noncuranza. Con fotografi ed i cineoperatori che la fanno da padrone, si muovono da un lato all’altro dell’altare, padroni assoluti nel Santa Santorum, di fronte al tabernacolo con l’Eucarestia dove ci si genuflette, i flash che sparano lampi di luce a mitraglia.
Tutte ‘rivoluzioni’ moderne che chi ha i capelli bianchi osserva con stupore e impotenza. Ricorda benissimo che alla Cresima e alla Comunione le foto si facevano fuori della chiesa, al massimo a celebrazioni finite davanti all’altare. Così per i matrimoni. Non c’era il mercimonio dei nostri giorni, tollerato se non assecondato. Un ‘rispetto’ che si ritrova nelle chiese di tutti i Paesi del centro e Nord Europa, non sappiamo della cattolicissima Spagna, Portogallo.
C’è da sorridere, senza voler mancare di rispetto, ascoltare il parroco che, presente il vescovo, invita i cresimanti “a non distrarsi, a fermare il tempo per una breve meditazione ad occhi chiusi, raccolti, per il sacramento cresimale”. Il tutto in palese contrasto con quanto si vive attorno, con fotografi o fotografo che balzano da un lato all’altro, non perdono una posa, un momento della cerimonia, persino la somministrazione dell’Eucarestia è bombardata. Oltre a parenti, amici, invitati che conversano, ridono, si raccontano; non mancano signore o signorine che sfoggiano minigonne o abiti attillatissimi, esibizionismo e menefreghismo verso i pochi fedeli che non si riconoscono in tanto bailamme.
Il luogo sacro deve restare tale, come sono sacre le moschee dei mussulmani dove non vola un mosca e tutti entrano scalzi; come sono sacri i luoghi ed i riti del buddismo e senza andare troppo lontano le celebrazioni nelle chiese protestanti. Può accadere che tra gli invitati alla cresima, alla comunione, al matrimonio ci siano cittadini austriaci, tedeschi o svizzeri, cattolici, o protestanti. Restano stupiti, meravigliati di cosa si presenta ai loro occhi, dell’esperienza vissuta nella Santa Romana Chiesa. E’ davvero un ‘oltraggio’ a quella fede che non può tramutarsi in ‘cerimonie teatrali’ stile mondano, da spettacolo televisivo. Non rende onore e esalta, al di là dei cerimoniali anche pomposi, le frivolezze e la costante dissacrazione del popolo credente ed osservante, dei ministri del culto, del rispetto alla contemplazione, alla devozione, alla meditazione come strumento di crescita spirituale che è anche formativa.