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Pietra l’ex maresciallo Bona snobbato dai partiti, uccise il rapinatore sventando un assalto armato da 2 miliardi alla Carigedel S. Corona. Protagonista in prima pagina

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Il Comune di Pietra Ligure gli ha consegnato due diplomi di benemerenza per l’attività svolta come militare della locale Stazione. Dall’Arma “Encomio solenne” per aver sventato una rapina miliardaria alla sede Carige del Santa Corona; conflitto a fuoco, un bandito ucciso, altri due catturati. Era maggio del 1985. Ha fatto parte del R.O.S. e la D.I.A. di Genova con indagini sotto copertura a livello internazionale, ricevendo elogio scritto. Missioni in Colombia, Spagna e Tunisia per attività investigative nei confronti di organizzazioni criminali. Poi in ‘missione di pace’ in Kosovo. Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente. Lo ripeteva il grande maestro di giornalismo Indro Montanelli. Non ha memoria il giornale on line (Ivg.it) diffuso come la gramigna tra  gli ‘assetati’ di ‘copia e incolla’, notizie fresche al minuto. La prova del nove, se ce ne fosse bisogno, la lettera pubblicata col titolo ‘Pietra Ligure si merita di più’ e firmata da un indispettito e amareggiato Umberto Bona, pensionato dello Stato.

Nessun approfondimento, nessuna ricerca, zero documentazione. E’ l’informazione di successo e che dovrebbe formare, informare, i cittadini di oggi, gli studenti a ‘lezione di giornalismo’, i giovani uomini e donne del domani.

La ‘protesta pubblica’ di Bona non può essere rilegata solo in uno sfogo qualunque, di un cittadino qualunque, deluso, a torto o ragione.  E’ un caso che dovrebbe far riflettere. Perchè c’è un antefatto clamoroso che fa parte di una spaventosa pagina di storia del secolo scorso: 34 anni or sono. Un lunedì di maggio quando esplose l’inferno nella cittadella ospedaliera del S.Corona. Un bandito ucciso, altri due feriti e catturati. E l’ombra di una vendetta trasversale al casello autostradale dove, qualche anno dopo, fu ucciso un commerciante ambulante di Loano. Gli fu tesa una trappola, una telefonata nel cuore della notte. Era a letto, alla moglie disse: “Torno subito”.  Trovato ucciso la mattina dopo. Un dramma oscuro, tra la cinquantina di omicidi che in questa provincia, dagli anni ’50, sono rimasti irrisolti, impuniti e di cui ci siamo spesso occupati da cronisti di giudiziaria e di nera.
N
on fanno più notizia, non interessano, anche se ci sono famigliari, amici viventi,  testimoni diretti e indiretti, indagati per fatti di sangue poi scagionati dalla giustizia che assolve e condanna sulla base della verità giudiziaria. Non necessariamente quella reale.

Diamo conto, oggi, della sconsolata ‘denuncia stampa’ di un ex sottufficiale deluso, a suo dire, da una componente del centro destra che, a Pietra Ligure si presenta unito sotto i migliori auspici e la coesione spesso è figlia della ragione e del buon senso. Lui che pare aspirava a candidarsi alle comunali di Pietra Ligure e di cui ci occupiamo in altro servizio su questo numero di trucioli.it

Non abbiamo titoli per impartire lezioni di bon ton politico. Riteniamo invece di compiere un dovere nell’impegno a non ignorare almeno la nostra storia recente. Quella che aveva proiettato Pietra Ligure e il più importante ospedale del ponente che all’epoca dava lavoro a oltre mille dipendenti, 1300 posti letto (ora 400), sulle prime pagine dei quotidiani nazionali e regionali. Nei titoli di testa dei notiziari di Rai e  Tv private.  Una rapina fallita nel sangue che avrebbe fruttato un mega bottino di quasi due miliardi.  Il denaro, un paio d’ore prima, consegnato ( 27 maggio 1985) per pagare gli stipendi al personale ospedaliero. Il furgone blindato aveva lasciato il sacco portavalori al cassiere dello sportello Carige ospitato da anni all’interno dell’ospedale.

Poteva essere un colpo sensazionale e una strage appena sfiorata. Il giovane bandito ucciso, Massimo Franco, era in servizio militare a Firenze, il fratello titolare  di una pizzeria a Milano. I complici feriti, Francesco De Matteo, 27 anni originario di  Bari e Raffaele Di Ferlizzi, 28 anni, originario di Trani, da tempo a Milano. Tutti con precedenti penali per armi e incarcerati. Una rapina preparata nei minimi particolari, con un basista che l’ha fatta franca.  Un assalto sventato perché, si disse, il brigadiere dei carabinieri Leonardo Abruzzo, ricoverato, era in pigiama alla finestra che si affaccia sull’immobile che ospitava la banca. Ha scorto due individui con una borsa in mano e dal fare sospetto.  Ha fatto telefonare da una suora e da un sorvegliante alla stazione dei carabinieri di Pietra Ligure e alla centrale della Compagnia di Albenga.  I primi ad arrivare il vice brigadiere  Umberto Bona, 23 anni  ed il carabiniere Filippo Fichera di 28, sposato.  Non sono entrati dal viale principale, ma da un ingresso secondario. Hanno sorpreso i primi due banditi, il terzo era ad una trentina di metri e stava conversando, anzi distraendo il metronotte di guardia alla banca, Giuseppe Roccaro di Pietra Ligure.

Il luogotenente Umberto Bona quando comandava la stazione di Laigueglia

I militari hanno chiesto i documenti e di aprire il borsone.  Risposta: “Siamo dipendenti dell’ospedale, la borsa è di un medico”. Il carabiniere Fichera si piega per prendere la borsa. Un rapinatore gli è addosso e gli punta la pistola. Il complice fa altrettanto. Il sottufficiale Bona impugna l’arma, preme il grilletto, parte un colpo forse in aria, preme la seconda volta, l’arma si inceppa.  “Siamo rimasti  faccia a faccia per qualche secondo, armi spianate, il mio collega sempre sotto tiro.  “Siamo uno a uno – ha intima uno dei banditi –  se tu mi spari, il mio collega a fuori il tuo”.  Il rapinatore (ucciso) gli da un colpo alla testa a Bona) e gli ordina di inginocchiarsi, consegnare le armi.  Due pistola d’ordinanza ed il mitra.  Bona prima di scendere dall’auto aveva lasciato nascosta una seconda pistola, personale. Una circostanza, che come vedremo seppure con ben altri scenari, si ripete anni dopo con il ferimento, da parte di Bona, con la pistola ‘privata’ di un turista incolpevole durante l’inseguimento di altri rapinatori nel centro di Pietra Ligure.

Succede che due rapinatori decidono di fuggire armati in direzione di levante e nella concitazione  sbagliano ‘uscita’.  Il carabinieri Fichera è sotto choc. Bona non si perde d’animo e non molla e si mette alle calcagna. Si ritrova di fronte i banditi (il terzo continuava pare a tenere a bada il metronotte) che gli urlano “….ora facciamo la guerra….“. Il brigadiere intima: “Arrendetevi, gettate le armi”. Va da sé che nessuno voleva rischiare la pelle o l’epilogo in tragedia dopo che il colpo miliardario era sventato. I banditi credevano che il giovane brigadiere fosse ormai disarmato e avrebbero esploso colpi solo per assicurarsi la via fuga. Bona impugna la pistola, spara tre volte, uno fa centro. Un rapinatore si accascia “basta, basta…”. Soccorso è esanime. Il complice molla la borsa con due mitra, tra cui quello sottratto ai militari. Attimi concitatissimi. I feriti ricevono le prime  cure mentre in ospedale è quasi caos, c’è chi fugge, chi urla, chi si nasconde dove può. C’è il personale, i pazienti e centinaio di cittadini negli ambulatori, i parenti dei ricoverati. La confusione e allarme arrivano persino  nelle sale operatorie. Passano alcune ore prima che torni la calma, mentre sull’Aurelia sfrecciano a sirene spiegate i mezzi di carabinieri e polizia. Il terzo bandito verrà bloccato un paio d’ore dopo a Loano.

Umberto Bona era da due anni in servizio a Pietra Ligure e si era distinto per dare la caccia nel mondo dello spaccio, allora fiorentissimo in tutta la Riviera. Un curriculum di 41 arresti.  Racconterà al cronista: “Ero abituato, nelle emergenze, a portare due pistole, quella d’ordinanza e quella personale”. Confermerà che in realtà il primo colpo che esplose non andò a segno e solo la seconda volta si trovò con l’arma inceppata. “Un bandito mi ha puntato la canna della pistola alla tempia, dopo il colpo in testa e mi ha fatto inginocchiare, mentre uno dei complici teneva a bada il collega, il terzo distraeva il metronotte. D’un tratto si sono allontanati di corsa  verso un padiglione a monte ma senza uscita. Sono corso sull’auto dove avevo nascosto la seconda pistola…”. La tragedia.

Non era la prima volta che banca del Santa Corona era presa di mira. Una scia di sangue  con il primo assalto iniziato il 26 maggio del 1976. Una città nella città. Non solo, a Borgio Verezzi un paio di mesi prima  rimase ucciso un metronotte durante una rapina in banca. Se ne conteranno ben 8 tra gli anni 70 e ’90.  Un altro colpo in ospedale sventato da un guardiano, cercavano di  scavalcare la cinta.  Altro assalto sventato qualche tempo dopo. Erano anni di massima allerta all’interno dell’ospedale. Nei giorni di paga si ricorreva ad una sorveglianza armata.  Quell’assalto mortale pare sia all’origine di un giallo  cruento mai risolto.  Una vittima freddata in prossimità del casello autostradale, dopo essere stata fatta inginocchiare. Era una persona incensurata, padre di famiglia, impegnato nella società civile e  candidato in una lista comunale del Pri a Loano. Uno storia oscura di cui potrebbe avere buona memoria un penalista savonese. (L.Cor.)

LETTERA DI BONA PUBBLICATA DA IVG E DAI MEDIA ON LINE

Mi chiamo Bona Umberto, credo che tutti sappiano chi sono nel bene e nel male, ma quello che ho visto negli ultimi 10 giorni è a dir poco vergognoso. Dopo aver dato la mia disponibilità a candidarmi al fine di dare una svolta a questo modo politichese di amministrare Pietra Ligure ho capito che la mia presenza era fastidiosa. Dopo numerosi tentativi peri avere un incontro con colui che dovrebbe rappresentare il centro destra non legato alle lega, OGGI i suoi sostenitori, o gran parte di loro, sono riusciti ad ottenere un confronto in quanto in disaccordo sulle nomine di alcuni candidati, nomine prese senza consultare i suoi stessi elettori. Ancora peggio è aver fatto un incontro chiarificatore fingendo di non sapere nulla dopo aver già presentato la lista dei candidati alla stampa ed essere sfuggito all’incontro per più volte. Personalmente non ho mai fatto un azione “politica”, ma vedere quante bugie sono state dette e quanta ipocrisia si leggeva negli occhi di colui che non vuole il vero bene di Pietra Ligure, ma cura esclusivamente il suo tornaconto politico, mi ha fatto rabbrividire. Oggi non eravamo solo io e te Mario… Pietra Ligure si merita di più.

CHI E’ UMBERTO BONA 13 APRILE 2010 LIGURIA 2000 NEWS:

HA SVOLTO MISSIONI ANTIDROGA, SOTTO COPERTURA, IN  COLOMBIA, SPAGNA, TUNISIA

Il Luogotenente Umberto Bona, origini bergamasche, dopo aver lavorato per tanti anni con ottimi risultati al Nucleo Operativo della Compagnia di Alassio, giunge al comando della Stazione laiguegliese. Diplomato in ragioneria e laureando in Scienze Politiche si è arruolato nell’arma nel 1981 e dopo una breve permanenza alla Stazione di Pietra Ligure, ha ricoperto incarichi presso il R.O.S. e la D.I.A. di Genova dove ha svolto indagini importanti anche a livello internazionale. In quel periodo infatti ha partecipato (ricevendo anche un elogio scritto), a missioni in paesi esteri quali Colombia, Spagna e Tunisia per svolgere, in cooperazione con le forze di polizia locali, operazioni e attività investigative nei confronti di appartenenti a organizzazioni criminali. Tra gli incarichi ricoperti all’estero vi è anche la missione internazionale di pace svolta in Kosovo a cavallo tra il 2003 e il 2004.

Nella sua lunga carriera gli è stato conferito un Encomio Solenne per essere intervenuto in una rapina (conclusasi con l’arresto dei malviventi) dove è stato coinvolto in una sparatoria dalla quale è uscito incolume insieme ad un collega. Il luogotenente Bona ha poi ricevuto altri encomi semplici per aver contribuito in operazioni di contrasto alla criminalità organizzata, allo spaccio di stupefacenti, al furto di autovetture di lusso. Quest’ultima è la famosa operazione “Alì Babà e i 40 ladroni” che ha portato all’arresto di 19 persone e al sequestro di 19 veicoli rubati. Tra i suoi riconoscimenti si ricorda anche il Certificato di apprezzamento conferito dal responsabile per l’Italia della DEA per il contributo fornito in attività di contrasto al traffico di droga.

Il luogotenente Bona è stato poi insignito della Medaglia per opera e impegno prestati a seguito di calamità naturali  in seguito all’alluvione del 2000, della Medaglia Nato per il servizio prestato nella missione svoltasi nei “Balcani”. Il Comune di Pietra Ligure gli ha inoltre rilasciato due diplomi di benemerenza per l’attività svolta come militare della locale Stazione.”

DA SAVONA NEWS 8 APRILE 2019
In onda su Italia Uno, nel corso del programma “Le Iene” (VEDI……), il caso del turista piemontese che dopo essere stato colpito da una pallottola vagante ha perso un rene e tutt’ora non ha ricevuto alcun risarcimento: “Dopo 5 anni la verità deve venire a galla e ognuno deve assumersi le sue responsabilità”.

L’inviato della trasmissione tv Luigi Pelazza ha fatto incursione nella zona centrale pietrese per raccogliere testimonianze sul fatto di cronaca che presenta ancora nodi irrisolti. All’epoca due banditi in fuga, dopo aver abbandonato l’auto su cui viaggiavano, speronata dai carabinieri, si erano diretti dal Maremola al litorale di levante. Alle loro calcagna militari dell’Arma e agenti della polizia municipale. Nelle fasi concitate dell’inseguimento, tra bagnanti e passanti catapultati improvvisamente in una scena da film, erano stati esplosi colpi d’arma da fuoco. Una pallottola aveva colpito accidentalmente Corrado Manarin, turista in vacanza con la famiglia a Pietra Ligure. L’uomo era stato soccorso, sanguinante, sulla scala del residence Corallo e trasferito in ospedale, dove i medici gli avevano poi tolto il rene perforato.

Procedure giudiziarie, indagini e perizie balistiche sono state laboriose, ma sono finite con un nulla di fatto per Manarin, che si sente privato di giustizia. Subito dopo l’accaduto, erano stati indagati tre carabinieri per lesioni colpose, ma l’analisi del Ris consegnata alla Procura non era riuscita a collegare le tracce di piombo rinvenute nel corpo del turista ad una delle armi utilizzate dai militari in servizio quel giorno. Poi i capi d’accusa si erano concentrati sul maresciallo Umberto Bona, che per gli investigatori aveva esploso materialmente il colpo durante l’inseguimento, nel tentativo di bloccare la fuga dei giovani malviventi (che poco prima avevano assaltato un supermercato). Secondo le ricostruzioni effettuate, il colpo esploso dal maresciallo dell’Arma, con una pistola non di ordinanza, aveva colpito con un rimbalzo accidentale la schiena del turista piemontese.

Per il maresciallo Bona, comandante della stazione di Pietra Ligure, sono state archiviate le accuse. Quanto alle lesioni colpose, la perizia non ha potuto confermare il legame tra il proiettile che ha colpito Manarin e la pistola utilizzata in quel momento dal carabiniere. Quanto invece all’arma usata, non una d’ordinanza, è stata accolta la difesa di Bona che ha sempre sostenuto di aver agito in stato di necessità e di fronte ad un pericolo attuale; la pistola d’ordinanza si trovava chiusa in cassaforte, mentre il revolver personale, regolarmente denunciato, era invece a portata di mano.Ieri sera, dunque, il servizio trasmesso in prima serata su Italia Uno: “Dopo 5 anni la verità deve venire a galla e ognuno deve assumersi le sue responsabilità – ha confidato ai nostri microfoni Manarin – Ho diritto di sapere chi mi ha sparato e ad ottenere un risarcimento per tutto ciò che ho subito“.

RISPOSTA DI MARIO CARRARA, INDICATO DA BONA COME ‘MARIO’

Di seguito la nota ufficiale firmata proprio da Mario Carrara:

Quest’anno, per la formazione della lista elettorale, erano senz’altro più i ‘candidabili’, che non i posti disponibili per i candidati. Personalmente, ho ricevuto molteplici autocandidature e segnalazioni circa persone che si sarebbero volute candidare. Di queste autocandidature e segnalazioni, ne ho preso atto, ma ne ho preso solo atto.

Non è che, per il solo fatto di aver ricevuto una ‘disponibilità’ a candidarsi da parte di qualcuno, nasca qualche corrispondente ‘obbligo” o ‘impegno’ a carico di qualcun altro. Nel famoso ‘accordo’, stipulato in assemblea con Sara Foscolo a fine febbraio, letto di fronte a tutti quei presenti, alcuni candidati sarebbero stati designati da lei,  altri, per i partiti del centrodestra, da me. Tutto alla luce del sole.

Tra questi ultimi candidati, uno è un pensionato ‘effettivo’, un altro lo sta per essere (io stesso, a fine Maggio); pure è un pensionato ‘effettivo’ il signore che ha scritto la sua nota di ‘insoddisfazione’ per non esser stato candidato, ‘pur avendo dato la sua disponibilità ad esserlo’. Tre candidati appartenenti alla categoria ‘pensionati’ su sette  (tale era il numero complessivo delle candidature da designare) erano troppi. Ho preferito, ho optato per l’inserimento in lista di persone appartenenti alle categorie ‘attive’ della società pietrese, delle professioni, dell’ospedale, degli uffici, delle donne. Persone per la maggior parte ‘nuove’ e giovani,  dotate di entusiasmo e di voglia di fare bene per il proprio paese. Nel caso specifico del signore in argomento, oltre ad essere ‘pensionato’, non ha aiutato il fatto di un servizio televisivo trasmesso dalle “Iene” (leggi QUI ndr). Non dovevo, non devo rendere conto, quindi, se la scelta non è ricaduta anche su di lui.

Io obblighi, impegni di qualsiasi sorta non ne avevo formalmente mai presi. Non l’avevo mai incontrato di persona, né avevo mai ritenuto di parlargli. A riprova di ciò, la conferma la da lui stesso dichiarando, in chiusura della sua nota, di esser riuscito ad ottenere un confronto con me, soltanto il giorno 19 aprile, venerdì, quando le liste erano già complete e chiuse. Se si fossero dovute accettare per forze tutte le ‘autocandidature’ o le ‘disponibilità alla candidatura’, i posti in lista, avrebbero dovuto essere magari più di trenta, non solo i dodici previsti dalla legge. Non ho, ovviamente, preso nemmeno in considerazione l’ipotesi di espellere persone che avevano già accettato la candidatura (almeno per quanto riguarda la parte di mia competenza), per dare il posto alla pressione di chi voleva ‘entrare’. Chi non è stato inserito in lista, se animato da vero spirito civico,  potrà in ogni caso esser utile al proprio paese anche in altri modi. Io stesso, se la mia lista non dovesse vincere, darò il mio contributo dall’opposizione,  se sarò eletto. Se non sarò eletto, mi attiverò, senz’altro (da pensionato), in qualche opera gratificante di ‘volontariato’. Lo stesso potrebbero fare quanti fossero stati esclusi dalle liste elettorali, anziché lasciarsi andare a rancorosi sfoghi di sterile frustrazione.

Ho voluto scrivere questa nota che vale una sola volta per tutte, anche per altri eventuali ‘candidabili non candidati’, a questo punto possibili,  visto il loro numero“. Mario Carrara

GLI ARTICOLI DEL SECOLO XIX DEL MAGGIO 1985

 

 


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