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Borghetto S.Spirito. Un rio diventa strada asfaltata. Causa da scandalo in Tribunale delle Acque che condanna il Comune a risarcire i danni ad un’azienda agricola. Era il 2014. E il sindaco…

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“Il Tribunale delle Acque Pubbliche presso la Corte di Appello di Torino dichiara e condanna  il Comune di Borghetto S.Spirito al pagamento, a titolo risarcitorio, in favore dei ricorrenti (azienda agricola Michelini ndr), della somma di 7.900€, oltre a rivalutazione monetaria e interessi legali a far data dall’evento (l’allagamento ndr): 11 novembre 2014. Condanna il Comune all’esecuzione di opere idrauliche idonee al corretto deflusso delle acque del rio Armussi. Condanna il Comune alla rifusione delle spese di lite che liquida in 3.750€, nonché rifusione delle spese del CTU. ” Una motivazione di articolata in 12 pagine.

Fai un click sull’immagine per ingrandire la lettura. Mentre a Genova il 4 novembre si ricorda la tragedia dell’alluvione  del 2011 con i morti per la tracimazione del rio Terrigiano. Le condizioni della tombinatura, l’inchiesta, le condanne per mancata prevenzione e omesso allarme tempestivo.

Borghetto il paese che non vuole vedere ? Preferisce ignorare. Qui si è consumata negli anni una paradossale o grottesca vicenda. Quantomeno da gravissima responsabilità politica e morale. Ora viene alla luce leggendo l’ordine del giorno del consiglio comunale convocato per venerdì 5 novembre; in seconda convocazione l’8, lunedì. Al punto 5 si legge: “Tribunale Regionale delle Acque….causa civile iscritta nel 2017… sentenza del 15  dicembre 2020. Debiti fuori bilancio, Riconoscimento di legittimità e provvedimento di ripiano…integrazione della delibera  del 29 luglio 2021…”.

E’ una storia finora a conoscenza degli ‘addetti ai lavori’ e che avrebbe meritato la prima pagina al suo esordio e non già al clamoroso epilogo di una sentenza di condanna. E che ricostruisce cosa era accaduto una notte di novembre 2014. Un nubifragio ha fatto emergere la scelleratezza con cui si era amministrata la cosa pubblica, la prevenzione e sicurezza del territorio dei sui piccoli corsi d’acqua di madre natura. E cosa può accadere quando prevalgono incapacità ed interessi che non sono quelli del bene comune. Con noncuranza o sottovalutazione di potenziali emergenze, delle conseguenze che ne possono derivare anche a danno dei cittadini.

Così accade che una rio, negli anni dell’assalto cementizio (quando ?), sia stato trasformato addirittura in una strada ‘diligentemente’ ricoperta di asfaltata e tanto di nome: via Via Filippo Juvarra.  Siamo al ridicolo: Juvarra (Messina, 27 marzo 1678 – Madrid, 31 gennaio 1736) architetto e scenografo, uno dei principali esponenti del Barocco, che operò per lunghi anni a Torino per casa Savoia.

A Borghetto S. Spirito l’arteria si trova nell’alveare di palazzi di Nord ovest, connessa pure con la provinciale per Toirano e Bardineto. Il delitto: un rio ‘cancellato’ dall’uomo, dalla sua malvagità, dall’avidità del guadagno speculando, incurante delle future potenziali conseguenze collettive. Ebbene sfogliando la sentenza (atto pubblico) emerge che nel febbraio 2017 la famiglia Michelini  (nota azienda agricola della Liguria) ha citato il Comune davanti al Tribunale delle Acque “previo accertamento della condotta negligente dell’ente locale deputato alla gestione, al controllo e alla manutenzione, messa in sicurezza del Rio Armussi, per non aver provveduto alla risoluzione dei problemi di insufficienza di tombinamento e delle canalizzazioni, nonché insufficienza  delle sezioni di deflusso dello stesso rio determinando danni. Anche con l’allagamento di un campo coltivato a carciofi….  Danni quantificati e richiesti in 8 mila euro…”. Si richiede (e si ottiene con sentenza) di “condannare  il Comune ad eseguire sul Rio Armassi le opere necessarie per la riduzione delle esondazioni…“.

Si legge nella minuziosa motivazione: “Le acque del Rio Armassi, a causa  dell’innalzamento e dell’asfaltatura del rio e del pessimo stato di manutenzione, erano tracimate espandendosi in via Juvarra e allagando completamente i campi coltivati, sino ad invadere il primo piano dell’abitazione (dei Michelini)…Si lamentava come  l’esondazione avesse provocato significativi allagamenti anche delle aree adiacenti al letto del corso d’acqua, arrecando ingenti danni alle  proprietà dei ricorrenti.…E che non essendo state adottate le opportune e necessarie misure di sicurezza i campi di loro proprietà, a seguito di ogni perturbazione atmosferica, vengono allagati…”.

Si apprende inoltre che il vigente Puc, adottato nel gennaio 2010,  evidenziava “ problematiche di livello idrogeologico in relazione ai corsi d’acqua minori e ne aveva imputato la causa a insufficienza di tombinamenti e canalizzazioni, con esplicito riferimento a Rio Armussi e Rio Campirossi“. Dunque un mostro realizzato nel tempo, ad opera di chi e con quali amministrazioni e uffici tecnici comunali ? Ma qui non siamo alla ricerca delle responsabilità penali di cui peraltro non si ha notizia.

Si rimarcava, come emerge dalla sentenza,  “come l’assenza di una metodica  e regolare manutenzione dell’alveo e dei fossi avesse comportato il deposito di materiali che avevano ostacolato il regolare deflusso delle acque…con una successione di anomali ed inaspettati allagamenti di vie pubbliche, dei fondi coltivati e dell’abitazione dei ricorrenti”.

Allagamenti  quindi ascrivibili  alla condotta negligente dell’Amministrazione comunale nell’omettere gli interventi di manutenzione. L’assenza di opere dirette a superare le problematiche che lo stesso Comune aveva riconosciuto. Da qui la necessità, si rimarcava, di un intervento tempestivo, diretto alla messa in sicurezza delle zone di competenza territoriale e “ciononostante l’Amministrazione civica ometteva di eseguire attività di salvaguardia cui era normativamente preposta”.

Il consulente tecnico d’ufficio dava atto che la “vicenda si ricollega direttamente all’esecuzione, manutenzione e funzionamento delle opere idrauliche concernenti il regime delle acque del Rio Armussi e del torrente Varatella, nel quale si immette. …L’esondazione del Rio Armussi diretta conseguenza  dell’inadeguata progettazione, gestione e manutenzione  degli impianti esistenti e mancata esecuzione di idonea tombinatura delle necessarie opere per favorire il deflusso lo lo scarico delle acque del medesimo rio”. Si da atto che in quel tratto ” via Juvarra, a valle del sottopasso della strada per Toirano, presenta l’alveo del rio trasformato in strada asfaltata e che più a valle il livello del piano stradale è stato sopraelevato rispetto a livello originario e nell’ultimo tratto di via Juvarra fino al sottopasso di via Po, il sottopasso è ottenuto con due tubazioni appaiate di circa 50 cm di diametro e quindi del tutto insufficienti, se paragonate  con la sezione del sottopasso della strada per Toirano a monte ed ancora più a monte delle dimensioni dell’alveo e dei sottopassi esistenti”.

D’un tratto un rio che non è più tale ma viene utilizzato come via pubblica (Juvarra). E diversamente da quanto affermato dalla difesa del Comune di Borghettoricorre il nesso di causalità tra gli allagamenti e i danni …l’omessa predisposizione  di interventi diretti ad assicurare il deflusso e lo smaltimento delle acque superficiali onde evitare il rischio esondazione, lungi dall’essere soltanto  registrata nella Carta di Rischio Idraulico e nella Normativa per il Piano di Bacino, fosse anche fronteggiata con la puntuale messa in sicurezza del corso d’acqua..”.

Il CTU ha “rilevato la carenza assoluta di lavori adeguati per lo smaltimento delle acque….ha rilevato l’esecuzione di opere idrauliche del tutto inadeguate al fine  del convogliamento delle acque”. Emergono infatti la “strozzatura dell’alveo del rio, la sua trasformazione in sede stradale soggetta a inondazioni, l’inadeguatezza dei lavori eseguiti, difetto di progettazione del governo delle acque che attraversano il territorio comunale, “pur essendo rilevato, nel Piano di bacino (regionale) e dello stesso Puc comunale…con l’elevata condizione di rischio inondazioni o allagamento anche in caso di piogge intense”.

I giudici bollano le tesi difensive del Comune  circa l’eccezionalità  dell’evento atmosferico del giorno 11 novembre 2014. Non già come sostiene il CTU “come lo stato dei luoghi fosse quello di un’area  inondabile, esposta ad allagamenti  d’acqua corrente dovuti  all’assenza di opere di sistemazione e manutenzione dell’alveo…”  E se non bastasse altra picconata: “Il fenomeno delle forti piogge e degli allagamenti non era imprevedibile, né eccezionale, essendo la stesso una replica di altri allagamenti nel corso di anni precedenti.”Da qui  ne deriva la condanna del Comune  anche “all’esecuzione di opere idrauliche idonee al corretto deflusso  delle acque del Rio Armussi… per ovviare alla criticità di cui la stessa amministrazione comunale  aveva considerato nella documentazione  prodotta”.

Dal 29 maggio 2007 al 6 maggio 2012 aveva retto le sorti di Borghetto il rag. Santiago Vacca eletto con Il Popolo delle Libertà. Dal 24 maggio 2012 al 12 luglio 2016, periodo interessato dall’evento della causa civile, la giunta di centro sinistra era capeggiata dal sindaco cap. Giovanni Gandolfo che, dopo essere stato sfiduciato dalla sua maggioranza, è stato sostituito dai commissari prefettizi,  fino al 12 giugno 2017, Santanastaso e Triolo.

Al di là di asserite responsabilità e  comportamenti palesemente omissivi, c’è da chiedersi cosa avrebbe potuto accadere, ancora di più grave, in una città per troppo tempo soffocata da cemento e affari, preda di abusi ambientali fino a prova contraria rimasti quasi tutti impuniti. Pare infatti ci sia un altro rio, a levante, che in un tratto è  ‘coperto’ da un insediamento edilizio; conflitti di interesse che hanno riguardato il governo cittadino. Ma anche in questo caso siamo di fronte ad un lungo ed imbarazzato silenzio a destra e a sinistra.

Nessuno paga il conto dei danni se non il Comune ‘pantalone’. Né alla Corte dei Conti, né sul fronte di ipotetiche rilevanze penali. Si cavalcano guerre per l’ex farmacia comunale (bilanci più o meno in passivo) venduta a privati. Ma si sta alla larga di fronte ad interessi trasversali multimilionari di san cemento. E non basta un ‘urlo’ sporadico per questa o quella operazione edilizia discutibile. La coerenza impone ben altro.

Chi ha trasformato (e permesso) che un rio diventasse strada, mettendo a rischio incolumità di persone e cose, l’ha fatta franca. Chi doveva intervenire con il disastro del novembre 2014, a leggere la sentenza, non pare abbia brillato in efficienza e minimo buon senso. A meno che, e non lo sappiamo, sia stati trasmessi atti, per dovere d’ufficio, all’autorità giudiziaria e nulla sia emerso di dolosamente omissivo. Solo se ne fosse scaturita una tragedia, con vittime, allora in Italia fa notizia per tutti, anche se si finisce per dimenticare in fretta. C’è voluto il Tribunale delle Acque di Torino per mettere almeno un punto fermo. Chi c’era, cosa è successo e perché.

Se l’amministratore pubblico, il funzionario, hanno obblighi e doveri, l’orribile vicenda di Rio Armussi, esaurientemente descritta nel e motivazioni della sentenza, va oltre la responsabilità politica di come sia stato ridotto un paese. Impossibile non chiedersi quale ruolo abbiano avuto i tecnici comunali, i dirigenti preposti e pagati anche per tutelare gli interessi della comunità. Fino ad oggi tutti, parrebbe, hanno taciuto ed il bubbone emerge da un ordine del giorno del consiglio comunale. Chissà se qualche ‘responsabile’ dell’ufficio tecnico competente, oggi in pensione, potrebbe rivelare altri risvolti ad di là della mala gestione di quell’evento finito in tribunale.

Fino a che punto la giunta Gandolfo abbia osato e sfidato quantomeno il buon senso. Si riuscirà mai a dare conto di una verità (come si è arrivati a deturpare un rio) che ignoriamo e c’è voluto un nubifragio ed una serie di concause a far esplodere lo scandalo ambientale. Porte aperte a chi ha qualcosa da dire sentendosi chiamato in causa. Aggiungiamo il ruolo dei  mancati ‘cani da guardia’ dell’informazione locale (che non si priva neppure dell’editore che sbandiera ‘siamo i più letti’).

Una cronaca cassa di risonanza del potere o delle lamentele di ‘spettatori’ anziché ‘controllori.’ E noi giornalisti dovremmo chiederci: dove eravamo quando Borghetto perseverava nella sua ‘autodistruzione’. Le ricche stagioni balneari, di tutti al mare, non possono far dimenticare soprattutto l’inesorabile desertificazione commerciale del centro storico dove, unico caso della Riviera Liguria, anche una storica edicola vende giornali solo nella stagione estiva. Pure questo i media hanno ignorato. Sul lungomare un bar vende solo alcuni quotidiani, non certo per l’utile che ne ricava. E sarebbe assurdo mettere in croce gli ultimi che si sono avvicendati al governo della città; saranno gli elettori, peraltro, a giudicarli con la prossima scadenza elettorale nel 2022. I tam tam avvertono che lo schieramento del Macron borghettino, da sempre ecologista praticante, sta guadagnando consensi a destra e a sinistra.

 (L.Cor.)

 

 

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