Quantcast
Channel: L.Corrado – Trucioli
Viewing all 722 articles
Browse latest View live

Io vecchio cronista una notte in balia dei ‘barbari’ e la solidarietà di un sindaco gentiluomo

$
0
0

Certo che ero preparato a tutto, ma un conto è immaginare, raccontare e scrivere come mi è capitato decine di volte, dal 1967 ad oggi, ben altro è provare sulla propria pelle. Poteva andare peggio. Io con la pistola pronta, accanto al cuscino sul quale uno dovrebbe dormire ‘sogni d’oro’. Loro in attesa dell’agguato. Incuranti (o quasi) della vistosa telecamera, del vistoso impianto d’allarme. Con un primo allarme che mi ha indotto nel cuore della notte ad ispezionare ogni angolo della casa, dell’orto, uno dei rari rimasti nella Loano dello sviluppo e del benessere, purtroppo non per tutti e neanche per molti, dove l’emarginazione sociale cresce nel disinteresse dei più.

Finora più fortunato di tanti altri ‘vicini di casa’ di quella zona, alcuni presi di mira di giorno come di notte. Anche cinque volte.  Più fortunato di tanti altri cittadini, commercianti, esercenti, operatori commerciali, artigiani, pensionati che hanno conosciuto molto prima di me sulla propria pelle cosa significa ritrovarsi con i ladri in casa. Il sentimento di rabbia, ma soprattutto l’impotenza. Devo ammettere che, come tante altre volte, mi sono sbagliato facendo affidamento all’insegnamento di una vita tra redazione, tribunale, carabinieri, questura, guardia di finanza, vigili del fuoco, , guardie forestali, vigili urbani. Sapevo di essere una potenziale vittima di coloro che – a volte in modo professionale, altre volte casuale – trascorrono parte dell’esistenza a far la caccia per racimolare un bottino. Soldi e preziosi soprattutto. Solo i disperati, gli ultimi della scala della microcriminalità si accontentano anche di povere cose, o di un cellulare che lascia tracce.

Del resto come altri cittadini non appartengo a famiglie facoltose, non posso sfoggiare una ricchezza che non ho. Ma ai ‘cacciatori’ delinquenti non importa molto. In quella zona di Loano ero praticamente rimasto uno dei pochi finora indenni. Eppure proprio l’esperienza sul campo di cronista mi fa testimoniare che questi non sono gli anni ‘peggiori’ dell’ordine pubblico a Loano. Certo si pagano lacune legislative (è troppo facile dire ieri l’hanno arrestato, oggi è già fuori). I giudici, più o meno in modo rigoroso, applicano leggi pensate e votate dal parlamento degli eletti dai cittadini. In quel parlamento siedono in netta maggioranza, da sempre, uomini di legge, ovvero avvocati. Gli stessi, soprattutto se penalisti, che poi sono chiamati a difendere gli imputati colpevoli o innocenti; e a fare la parcella. In Italia il numero degli avvocati supera il totale degli Stati Uniti e ci sarà una ragione. Una logica politica ed elettorale perversa.

Loano, come altre località – secondo lo sguardo dell’umile ed anziano cronista -, soffre della carenza di coordinamento nell’ambito provinciale, e non è un problema solo di questo territorio. Quante volte sarà capitato ai cittadini di percorrere qualche decina di chilometri sull’Aurelia ed imbattersi in quattro, cinque pattuglie di carabinieri, polizia stradale, vigili; un tempo era più facile trovare anche la guardia di finanza. E poi magari per settimane, sulle stesso percorso, non vedere divise. Miglioramenti, a seconda dei rispettivi comandanti, del prefetto, del questore, a volte ci sono stati, ma sono discontinui, non organici. Spesso i comandanti le stazione dei carabinieri devono solo ‘eseguire ordini che vengono dall’alto’, dai comandi che, a loro volta, non rispondono alla comunità, ma alla loro gerarchica. E nel vuoto della politica mediocre, più attenta a dire dei si che a far conoscere la verità, magari scomoda.

Ogni comandante provinciale, della compagnia, della stazione (in questo caso assai più stabili, a volte restano una vita, fino alla pensione) porta il suo rinnovamento, i suoi metodi. Ed i risultati non sempre si possono conoscere. Perché è cambiato in peggio, lo diciamo da giornalisti, il rapporto tra chi fa informazione  e chi è dietro la scrivania dell’ordine pubblico, della polizia giudiziaria. Un tempo il corrispondente, il cronista di nera andava o telefonava al comando locale e provinciale con uno scambio di informazioni, non da buco della serratura. Oggi è molto difficile informare i cittadini raccontando loro storie di furti. Si tace per non creare allarmismo? O non è forse un utile campanello passaparola tra cittadini? Si tace perché ogni sindaco, ogni superiore, chi è sulla plancia di comando preferisce apparire piuttosto che essere. E così anche Loano si è abituata al cloroformio dell’informazione negata. Oppure edulcorata.

Non ho approfondito la cronaca dell’irruzione ladresca ai miei danni. Non mi ripeto quanto hanno ben descritto i colleghi nella loro cronaca e con i quali ho parlato. A dimostrazione che non è sempre giusto dare la colpa ai giornalisti quando vengono in parte travisati certi accadimenti, certe sequenze. Un corretto informatore produce solitamente una corretta e completa informazione. E’ quello che tutti a parole auspichiamo. Solo un errore di valutazione (disattivare l’allarme su richiesta di mia moglie inferma) forse ha evitato che accadesse il peggio. So che avrei affrontato i malfattori a tu per tu in casa cercando di sparare per primo. Forse per un cardiopatico sarebbe stato un colpo letale e non so neppure con quale esito avrei preso la mira. Non per difendere piccoli valori materiali, per timore di finire, con mia moglie, in loro balìa, come spesso si legge e si ascolta dai mass media. Una tragedia evitata. E tantissime manifestazioni di solidarietà.

Vogliamo ricordarne una in particolare, quella del sindaco di Borghetto S. Spirito, la cittadina che dopo Savona nella lunga missione informativa, per anni produceva più cronaca nera. E oggi non ha più quel primato di Bronx. L’ordine pubblico, la legalità, la giustizia giudiziaria, ma anche quella sociale, sono necessità e realtà ormai spalmate. La stampa non è più il quarto potere, quando tace o non può informare come dovrebbe, va a discapito della comunità, del popolo degli onesti e di chi, nel proprio ruolo, cerca di fare il suo dovere. Se si smarrisce il ‘controllo del territorio’ siano le forze dell’ordine, sia il giornalista, se vince la politica degli annunci (vedi il sistema di videosorveglianza che ci vede in ritardo di anni rispetto ad altri Paesi) ecco non lamentiamoci se prima o poi toccherà ad ognuno di noi la sgradita disavventura dei ladri in casa, il luogo più sacro di ogni famiglia.

Luciano Corrado

COMUNE DI BORGHETTO S.SPIRITO

(Provincia di Savona)

Il Sindaco

Borghetto S.Spirito. 16 Novembre 2017

Ho appreso dagli organi d’informazione che Ella è stato vittima di un furto in abitazione, fatto ancor più deprecabile per il modo in cui è stato perpetrato.

A titolo personale, dell’Amministrazione Comunale che ho l’onore di guidare, certo d’interpretare il pensiero di tutti i Borghettini ed in particolare i lettori della carta stampata prima e adesso degli “internauti” che da sempre la seguono per la sua attività giornalistica, esprimo solidarietà e vicinanza per il grave fatto subito.

Si tratta di un gesto esecrabile, per il quale vanno espresse le più ferme parole di condanna e che turba la sensibilità di tutti i cittadini.

Nonostante opinioni non sempre coincidenti, con l’intermezzo di qualche polemica e talvolta anche con la redazione di articoli che non sono sempre stati a me propriamente favorevoli, non posso esimermi dall’esprimerLe sentimenti di vicinanza e sincera solidarietà.

Non siamo più sicuri neppure nelle nostre case e purtroppo negli ultimi anni abbiamo osservato come questo fenomeno sia in costante aumento.

Occorre certezza della pena per chi commette questi reati e forse l’inasprimento della stessa pena unito all’intensificazione dei controlli può essere l’unico deterrente in grado di fermare l’aumento dei furti domestici.

Osservare inerti le statistiche, che ci confermano che anno dopo anno i furti domestici aumentano o continuare a leggere questi fatti di cronaca, significa rendere permanente il senso d’insicurezza nelle nostre comunità e quindi avere cittadini meno uniti, meno solidali, più soli.

Ognuno, istituzioni o semplici persone, è chiamato a collaborare con le Forze dell’Ordine nella prevenzione e lotta contro questo tipo di delinquenza. Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Locale ecc… da sole non possono riuscire a debellare questo problema che comunque affrontano ogni giorno con grande professionalità e senso del dovere. Contrastarlo in maniera più efficace è possibile partendo dalla collaborazione da parte di tutti, manifestando piena e assoluta cooperazione alle stesse.

La cosa più importante è far capire ai cittadini che non sono soli, che le Forze dell’Ordine ci sono vicine come penso Ella abbia avvertito in questo momento e che le istituzioni locali si stanno impegnando per tenere alta l’attenzione su reati che non possono essere considerati secondari visto che creano un grande disagio per le famiglie colpite, non solo nel patrimonio ma soprattutto per la violazione dell’intimità della loro vita privata.

Confido come Lei che gli inquirenti possano in breve tempo dare risposte concrete con l’individuazione dei responsabili, assicurando gli stessi alla giustizia.

Con l’occasione le invio altresì i più cordiali saluti.

Giancarlo Canepa


Savona, la verità giudiziaria di un processo che molti tacciono. C’è da piangere o ridere?

$
0
0

A Roma i giornalisti italiani scendono in piazza per denunciare il precariato grazie anche a leggi compiacenti che favoriscono lo sfruttamento di giovani e mascherano il lavoro dipendente. A Savona è stata depositata dal giudice del Lavoro, Alessandra Coccoli, la sentenza n.803 /2016 tra Guglielmo Olivero, giornalista pubblicista e l’ Italiana Editrice Spa (già Editrice La Stampa Spa). Il dispositivo conferma l’impugnata ordinanza del 18 luglio 2016 e rigetta il ricorso in opposizione. Le spese di lite seguono la soccombenza. Linguaggio giuridico per confermare che la causa ha un vincitore (il gruppo editoriale La Stampa – Il Secolo XIX – la Repubblica di cui fa parte l’Espresso), uno sconfitto: Olivero, laureato in legge, disoccupato cinquantenne, dopo essere stato messo alla porta da un collega giornalista professionista che ubbidiva ad un ordine dall’alto. Motivo del licenziamento ? Dopo oltre oltre 20 anni di lavoro prima all’ufficio di corrispondenza di Albenga, poi a Savona, Olivero chiedeva di essere ‘regolarizzato’ redattore o collaboratore fisso. Basta  ‘cococo a programma’ e pagato tanto a notizia. Più notizie scriveva e più guadagnava. Ma senza un futuro previdenziale ed in balia di eventi come dimostra finora il ‘fine storia’.

Alessandra Costante segretario del sindacato unitario dei giornalisti liguri

A Roma anche l’Associazione Ligure dei Giornalisti – segretario Alessandra Costante, gavetta alle spalle, negli anni un ricorso all’allora pretore del Lavoro respinto –  chiede “interventi per riequilibrare il mercato del lavoro in cui crescono le diseguaglianze, in cui cresce il precariato grazie a leggi che consentono alle aziende editoriali di utilizzare contratti di lavoro atipico per mascherare lavoro subordinato. Agli editori non è stato richiesto alcun impegno sul fronte dell’occupazione e del contrasto al precariato, a fronte di decine di milioni di euro elargiti non per creare posti di lavoro, ma per ristrutturare le aziende attraverso i pensionamenti anticipati. Il governo non prende neanche in considerazione i danni che l’abuso dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa sta provocando al mercato del lavoro giornalistico e agli istituti della categoria“. E ancora: “Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie”, riassume la condizione dei giornalisti italiani ed evidenza le responsabilità di governo e parlamento. Noi chiediamo la cancellazione del carcere per i giornalisti, il contrasto alle minacce nei confronti dei cronisti, l’introduzione nel nostro ordinamento di misure contro il fenomeno delle cosiddette “querele bavaglio”.

IL CASO SAVONA –  Sulla base degli elementi e degli atti acquisiti, con una precedente  ordinanza, il giudice “dopo una sommaria istruttoria aveva respinto la domanda ( Olivero chiedeva di essere inquadrato ai sensi del Contratto Nazionale di Lavoro giornalistico e con un secondo ricorso il riconoscimento delle differenze retributive ) non ritenendo raggiunta  la prova della sussistenza tra le parti  di un rapporto di lavoro giornalistico di natura subordinata “. E’ quanto sosteneva del resto la società editrice rappresentata dagli avvocati Alberto Delfino e Riccardo Prete che “contestava in sintesi  la fondatezza  della domanda (di Olivero) non essendo mai sorto tra le parti un rapporto di lavoro subordinato”, tra le contestazione mosse dai legali dell’editore il fatto che Olivero  non fosse iscritto all’albo dei professionisti, bensì a quello dei pubblicisti dal 2013. Inoltre si contestava  l’inattendibilità dei conteggi.

L’ANTEFATTO – Olivero, assistito dagli avvocati Carla Zanelli e Claudio Pesce, ha sostenuto  che il rapporto di lavoro era iniziato nel marzo 1991 e ininterrottamente era proseguito fino al dicembre 2014. Nell’ufficio di corrispondenza di Albenga prima, di cui era stato titolare altro collega corrispondente, e nella redazione di Savona. Scrive il giudice in sentenza: “ Il ricorso in opposizione alla luce  delle ulteriori allegazioni del ricorrente, della documentazione prodotta da entrambe le parti e delle prove testimoniali assunte, non fornisce ragioni per modificare le statuizioni di cui  all’ordinanza pronunciata a conclusione della fase sommaria”. Ovvero accogliere la tesi di Olivero.

LE RAGIONI  DEL RICORRENTE –  Il giornalista ha sostenuto l’esistenza  di lavoro subordinato con La Stampa scrivendo articoli prevalentemente in materia sportiva. Aggiungiamo che era l’unico collaboratore  a seguire, per la provincia di Savona, tutto il calcio ‘minuto per minuto’ si potrebbe dire, occupandosi di tutte le categorie: dall’Eccellenza, alla Promozione, ai Giovanili, ai ‘campionati estivi’. Di fatto difficile sostenere trattarsi di un lavoro saltuario, a suo piacimento, poichè doveva seguire gare che duravano nove mesi, essere sul campo di volta in volta, in questa o quella località, di sabato e domenica, mettere insieme risultati e classifiche, dichiarazioni di giocatori e dirigenti sportivi, allenatori. Manco a dirlo c’era  la presentazione delle partite più attese, i derby. E oltre al ‘calcio minore’, Olivero ripete a trucioli.it che seguiva in esclusiva di altri sport: basket, pallavolo, ciclismo, atletica, nuoto, boccette, canoa, golf, vela. Sarebbe stato di fatto, per il giornale edizione savonese , l’unico punto di riferimento, ‘galoppino’ sportivo da Varazze ad Andora.  Olivero parla di impegno full time: senza orari,  festività,  ferie, senza diritto alla malattia. Sempre a disposizione, telefono incluso, ‘no stop’. “mi è capitato persino le rarissime volte che sono andato a trovare una mia fiamma a Milano ed in un un paio di casi in cui ero febbricitante” confida ora. “Sottoposto – è scritto negli atti di causa – al potere direttivo e gerarchico del signor Roberto Baglietto, ‘giornalista esperto’,  ed in sua assenza  dei signori  Maurizio Fico, Pierpaolo Cervone,  Stefano Pezzini “. In realtà alla redazione de La Stampa  ligure il ruolo di capo redattore e ‘direttore’ l’ha avuto, per moltissimi anni, Sandro Chiaramonti, una vita al quotidiano già della famiglia Agnelli, pendolare tra Savona e Torino, giornalista di peso, di potere e di organizzazione di importanti eventi a Savona, ad Albenga, a Sanremo, basti pensare al Capodanno, al Festival Mare. Vice è stato, per un periodo e fino alla sudata pensione, Giampaolo Carlini, esordio da corrispondente del Secolo XIX in Valbormida. Dopo Chiaramonti è toccato per un breve lasso di tempo al torinese Dario Corradino. Ma tra i testi non citati dalle parti in causa emerge proprio Chiaramonti.  Che, a quanto si dice, avrebbe manifestato solidarietà umana a Olivero, proprio per  la lite con il giornale.

IL CASUS BELLI – Quando circolarono le prime notizie della fusione La Stampa – Il Secolo XIX, con indiscrezioni sul futuro della redazione unica di Savona (cosa che è poi avvenuta), Olivero chiese “l’inquadramento con rapporto di lavoro subordinato  e corresponsione  delle differenze retributive, continuando a trasmettere i risultati sportivi  sino all’11 gennaio 2105, ma una settimana dopo invitato da Baglietto a non trasmettere più articoli ed a liberare la scrivania”. Ma spetta al ricorrente, ovvero Olivero, dimostrare di “aver lavorato in regime di subordinazione e la sua estromissione dal rapporto di lavoro per volontà unilaterale del datore di lavoro”.

La sentenza è categorica, non lascia spazi a dubbi: “Tale prova non è stata raggiunta”.  Scrive il giudice: “ Risulta dalla documentazione prodotta da parte convenuta (non oggetto di contestazione) che dal  primo gennaio 2005 al 31 dicembre 2005, dal primo luglio 2007 al 30 giugno 2013 (ci sono sembrerebbe dei vuoti palesi ndr), il ricorrente abbia stipulato con la Editrice La Stampa Spa contratti di collaborazione continuata a continuativa ‘a programma’ di durata annuale con i quali si obbligava ‘senza alcun vincolo di subordinazione giuridica e tecnica’ a inviare articoli e notizie in tema di sport alla redazione di Savona con i suoi mezzi informatici e ‘in piena libertà di vincoli di orario, presenza o subordinazione e a reperire notizie  ‘con i suoi mezzi ed a sue spese’. …Lo svolgersi dell’attività sarebbe stato rimesso  alla sua assoluta ed insindacabile disponibilità, fermo restando il rispetto dei tempi tecnici necessari per la pubblicazione”. Non solo, si legge che  “secondo contratto il ricorrente non sarebbe stato soggetto al ‘potere direttivo’ dell’azienda, salvo il necessario  coordinamento funzionale con la struttura organizzativa”.

C’è da aggiungere che chiunque redattore ( o collaboratore) che ha vissuto nelle redazioni distaccate sa benissimo quali legami uniscano il ‘collaboratore’, il suo lavoro quotidiano, con la struttura redazionale che provvede alla ‘confezione’ delle pagine, quelle dello sport incluse. Ma “i contratti  di Olivero – si rileva nella motivazione del verdetto del giudice –  prevedevano inoltre  un compenso unitario  per articolo pubblicato e la rifusione delle spese di trasferta”. In contrasto, si può annotare. con quanto enunciato nella parte che parla di reperire notizie “a sue spese”.

C’è un ulteriore passaggio laddove emerge che “l‘attività (di Olivero) sarebbe stata rimessa alla sua assoluta ed insindacabile disponibilità, fermo restando i tempi tecnici”. Si potrebbe concludere che La Stampa aveva un collaboratore che decideva di volta in volta se scrivere o meno del campionato, dare conto delle partite, delle classifiche, delle dichiarazioni dei protagonisti dell’agonismo sportivo. E non già una ‘copertura integrale’ al servizio dei lettori, come comunemente succede per un giornale tanto autorevole e presente sul territorio. Ma il giudice fa rilevare che “secondo il contratto ( Olivero ) non era soggetto al potere direttivo”.

L’ISCRIZIONE ALL’ALBO DEI PUBBLICISTI – Nella sentenza  si legge che ” successivamente, il 18 settembre 2o13 con l’iscrizione  all’albo dei giornalisti, elenco pubblicisti, le parti hanno stipulato un nuovo contratto di collaborazione coordinata e  continuativa con decorrenza 23 settembre 2013 e scadenza 22 settembre 2014, seguito da un ulteriore contratto analogo con decorrenza 23 settembre 2014 e scadenza 22 settembre 2015″. Tra la documentazione depositata si indica un periodo di ” collaborazione parasubordinata dall’anno 1996, unitamente ad una collaborazione con Ediriviera srl nel 1998…oltre a prospetti paga relativi al 2007 – 2008 e 2011 nei quali vengono elencati  articoli retribuiti con un costo unitario di 6- 25- 30 euro, 150 per gli speciali”.  La sentenza approfondisce quindi l’aspetto giuridico  del “rapporto di lavoro subordinato a tempo, i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto…con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell’impresa committente….l’accertamento dell’esistenza del progetto “. Piccolo inciso, pare arduo sostenere che chi segue campionati di calcio, e tutti gli sporto minori in genere di un provincia, possa esercitare un ‘lavoro a  progetto‘. Sulla base della nostra esperienza giornalistica potremmo dire che un simile status non avrebbe né capo, né coda nella reale operatività giornalistica di una redazione che si rispetti. Alla Stampa non era così ?

Alessandra Coccoli giudice del Lavoro al tribunale di Savona

LA VERITA’ GIUDIZIARIA –La tesi attorea – riporta la sentenza – è, quindi, infondata: è circostanza pacifica in giudizio, infatti, che Olivero agisce al fine di ottenere l’accertamento del rapporto in favore della ITEDI con le modalità tipiche di un rapporto di lavoro subordinato, di attività di natura propriamente giornalistica, quindi di una professione intellettuale per l’esercizio della quale  è necessaria l’iscrizione in un apposito e preesistente albo professionale e che, in quanto tale, è esclusa dal campo di applicazione della disciplina in commento”.  Il giudice in precedenza aveva ricordato che “la legge 276/2003, articolo 61, comma 3, stabilisce che sono escluse dal campo  (esistenza accertamento di un progetto ndr) di applicazione le professioni intellettuali per l’esercizio delle  quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi professionali”. Il giudice osserva che “occorre dunque valutare se le modalità di esecuzione della prestazione, quali emergono dalle allegazioni contenute nel ricorso, dalla documentazione in atti prodotta dalle parti e dalle testimonianze assunte, evidenziano i connotati tipici della subordinazione, tenuto conto delle peculiarità proprie del rapporto di lavoro giornalistico“. Più avanti si rileva: ” Qualsiasi attività umana economicamente rilevante è suscettibile di essere oggetto sia di rapporto di lavoro subordinato, sia di rapporto di lavoro autonomo, a seconda delle modalità del suo svolgimento. Requisito fondamentale del rapporto subordinato è il vincolo di  soggezione personale del lavoratore al potere organizzativo e direttivo e disciplinare… con conseguente limitazione della sua autonomia ed inserimento nell’organizzazione aziendale….”. Segue una disquisizione giuridica  “nel caso di professioni ‘creative’ come quella del giornalista, che richiede pur sempre l’inserimento organico e continuativo di prestazioni nell’organizzazione dell’impresa e comporta l’emanazione di ordini specifici da parte del datore di lavoro e non solamente semplici direttive. Il ricorrente non ha dedotto specifiche e concrete circostanze idonee a comprovare di essere stato soggetto, nel corso degli anni,  a tale potere gerarchico, limitandosi ad affermare di aver ricevuto ‘direttive circa i pezzi da scrivere e dove andare in base agli argomenti di maggiore interesse da parte dell’editore“.

Il giudice ritiene  dunque che “tale generica allegazione – peraltro confermata all’esito dell’istruttoria nell’ambito dei diversi procedimenti pendenti tra le parti i cui verbali sono stati acquisiti. nulla dimostra in materia di subordinazione… compatibile con quel ‘necessario coordinamento funzionale’ con la struttura organizzativa aziendale…Nulla è precisato  in concreto quanto all’asserito ‘potere direttivo e gerarchico’ da parte dei giornalisti di riferimento….Non fornisce alcun esempio delle modalità con le quali Baglietto, Fico, Cervone o Pezzini, avrebbero posto in essere atti di eterodirezione…mentre la documentazione in atti attesta che vi sarebbe stato un rapporto di natura  diverso da quello di lavoro subordinato”.

ORARIO DI LAVORO –  Ancora pagine di sentenza:  “Il ricorrente (Olivero) ha chiesto di poter provare di essere stato assiduamente presente nei locali de La Stampa a Savona, circostanza peraltro non contestata, senza però nemmeno allegare di essere stato tenuto, nel corso degli anni, ad osservare un orario di lavoro prefissato da altri, ad essere reperibile, a ruotare su turni, oppure sostituire altri “. Forse non è il caso di ripetere che coprire molti sport di una provincia in solitaria (salvo magari casi rari di sostituzione) comporta molto più di un orario normale per il semplice fatto che rispettare gli orari sarebbe pure possibile ma non praticabile nel lavoro di un collaboratore quale era Olivero. Qualche testimonianza più approfondita poteva essere utile alla verità giudiziaria.

Stefano Pezzi giornalista e titolare del blog Liguria e dintorni

TESTIMONIANZE – Sicuramente il testimone più esplicito contro le tesi del collega Olivero è stato proprio un collega, professionista e ora pensionato, collaboratore saltuario a La Stampa e (volontario a suo dire) per l’editore- eccellenza della provincia di Savona, Matteo Rainisio che con Ivg.it e lo staff di bravi giornalisti ha ormai bruciato tutti sul mercato dell’informazione on line con medie di 60 mila contatti al giorno, punte fino a 200 mila. Scrive il giudice: “Pezzini ex redattore ordinario del La Stampa alle redazione di Savona, dal ’99 al 2015,  (in precedenza corrispondente dall’ufficio di Albenga, anche lui esordio ‘sfortunato’ al Secolo XIX ndr) ha confermato che per molti anni Olivero ha collaborato con il giornale senza obbligo di presenza in ufficio, senza utenza telefonica fissa, nè postazione di lavoro, o scrivania, o computer assegnati nei locali  del giornale, non era tenuto a fornire un numero minimo di pezzi, non aveva mai svolto attività  di desk riservata ai giornalisti professionisti, non aveva accesso al sistema redazionale, ma poteva solo trasmettere i propri articoli tramite Wintram, non partecipava  allo scambio di idee tra i redattori che lavoravano in altro locale, non era tenuto a chiedere  autorizzazioni per assenze, ferie o ritardi e collaborava inoltre anche con altre testate; ai collaboratori venivano assegnate delle misure e che se volevano vedere pubblicato un loro articolo erano tenuti a rispettare tali misure; i collaboratori, inoltre, quando assenti erano sostituiti da altri collaboratori e anche dallo stesso Pezzini“.

Ha sostenuto Olivero durante diversi incontri con il collega: “ Al sabato e alla domenica lavoravo da casa per trasmettere le partite, quando mi trovavo a seguire eventi del ponente, negli altri giorni lavoravo nel salone insieme a collaboratori, ma ero l’unico a non svolgere altra attività oltre a quella di giornalista, gli altri collaboratori  locali avevano un altro lavoro e non erano, per me del resto sarebbe stato impossibile seguire tutto lo sport con un altro impegno. Per questo speravo che la mia richiesta di assunzione e regolarizzazione non avesse incontrato ostacoli da parte del direttore responsabile e dell’editore, ma anche sostenuto dai colleghi redattori con i quali ho trascorso un quarto di secolo. Purtroppo mi sono sbagliato per la serie: nella vita c’è sempre da imparare…”.

Per il giornalista Roberto Baglietto, di fatto caposervizio, la qualifica di ‘redattore esperto’: “Olivero per moltissimi anni era stato suo collaboratore e che lo stesso come tutti gli altri collaboratori (sic ! ndr) proponeva un argomento o un servizio che lui valutava; una volta scelto l’argomento, assegnava al collaboratore le misure del pezzo e decideva come pubblicarlo…in caso di assenza di Olivero pubblicava pezzi sportivi di altri collaboratori e che nel settore sport non si tenevano riunioni periodiche, si pagavano i collaboratori in relazione al numero e alla lunghezza dei pezzi e ad Olivero non forniva altre indicazioni il quale seguiva (a suo piacere ? ndr) molti sport e comunque in sua assenza l’avvenimento veniva coperto in altro modo”.

Per  Dario Corradino  (ex capo redazione a Savona, dopo Chiaramonti):” i redattori  si limitavano a dare indicazioni al collaboratore sugli spazi da dedicare ai campionati…e Olivero non ha mai svolto attività di desk, con correzioni testi ed impaginazione, nè aveva accesso al relativo  programma…”.

Per  Maurizio Fico, dipendente La Stampa dal 2006 al 2014, pensionato, oggi collaboratore saltuario e che ha sostituito talvolta il collega Baglietto:Olivero era un collaboratore molto importante, ma senza partecipare alle riunioni periodiche tra redattori addetti alle pagine sportive ( Baglietto, come sopra indicato, ha pure testimoniato che “nel settore sportivo non si tenevano riunioni periodiche” ndr). E ancora Fico: “…i collaboratori non dovevano chiedere l’autorizzazione per assentarsi, c’erano direttive fisse ed un dialogo per stabilire la lunghezza dei pezzi… “.

Per il teste  Carmine Iannece, presidente del Comitato provinciale della FIGC di Savona :”Olivero era l’unico referente per il quotidiano La Stampa ed i contatti erano frequenti, generalmente telefonici”.

Per la teste Venturino, dipendente impresa pulizie Coseva, dal 2006 al 2010 presso la redazione La Stampa, con orari diversi da mattino a sera fino alle 20: “….vedeva spesso Olivero al lavoro al computer che si trovava nell’ampia sala riunioni e di aver sentito talvolta i colleghi dire ad Olivero di seguire un servizio piuttosto che un altro o di andare in quel posto…”.

LE CONCLUSIONI – Nessuno tra i testi escussi – annota la sentenza del giudice del lavoro –  ha dichiarato che pur confermando l’assiduità della presenza, che lo stesso (Olivero)  fosse soggetto a vincoli di orario e nulla è dedotto circa a eventuali richiami disciplinari…nulla è dedotto in origine ad una preventiva autorizzazione per il godimento delle ferie o permessi e su come comportarsi in caso di malattia”. Insomma Olivero sarebbe stato come tutti gli altri collaboratori che, vale la pena ripeterlo, svolgevano pure altre attività. E non seguivano tutto il calcio provinciale e almeno una decina di altri sport.

Il giudice evidenzia “come all’esito dell’istruttoria è stato definitivamente accertato che Olivero, contrariamente a quanto dedotto in ricorso, non aveva ‘ottenuto una propria postazione ed un recapito telefonico’ limitandosi ad utilizzare, unitamente a tutti gli altri, la postazione messa a disposizione dei numerosi collaboratori del giornale”. Fa notare che “è documentalmente provato che il ricorrente nel periodo in contestazione abbia collaborato con altre testae giornalistiche, quali Albenga corsara, minigoal’…non è provato che la Stampa avesse anche una redazione ad Albenga (si trattava di un ufficio di corrispondenza, negli anni ospitato in due locali diversi e non è chiaro chi pagasse l’affitto e come durante il periodo di Pezzini  corrispondente ndr).

Finale della sentenza: “Olivero non partecipava alle riunioni di redazione, non aveva una postazione fissa, un computer, una scrivania, non era tenuto ad assicurare la reperibilità, non ruotava su turni, non sostituiva redattori assenti, non aveva accesso al sistema redazionale, non era tenuto a garantire un minimo di pezzi (pur avendo raggiunto vette di 150 in un mese ndr), manteneva collaborazioni con altre testate, riceveva  indicazioni dal redattore di riferimento solamente in relazione alla misura degli articoli”.

Semplice annotazione di cronaca: leggendo gli atti processuali sembra che alla redazione de La Stampa di Savona il capo redazione fosse una figura che con i collaboratori non aveva rapporti. Inesistente. Sarà !  Sempre dalla sentenza “la testimonianza della Venturino, attesa la genericità,  non consente di comprendere chi – un redattore, un altro collaboratore o altri –  avrebbe detto ad Olivero di  seguire un servizio piuttosto che un altro. E nessun altro, tra i testi ascoltati, ha riferito alcunchè di simile. L’istruttoria consente di affermare che Olivero non aveva la responsabilità di un servizio, oltre a non essere legato al giornale da quel vincolo di dipendenza previsto dall’articolo 2 del CCNL. Nulla porta a sostenere che Olivero fosse tenuto a mettere a disposizione dell’editore le proprie energie lavorative o obbligato a fornire la propria disponibilità e che in assenza di pezzi trasmessi dallo stesso, il giornale non fosse in grado di assicurare la copertura della relativa area informativa. E’ emerso che La Stampa si avvaleva di più collaboratori e nel caso di indisponibilità di uno di loro (e che non doveva essere autorizzata) veniva pubblicato il pezzo offerto da un altro…le caratteristiche di espletamento della prestazione lavorativa dello stesso non appaiono riconducibili al tipo di rapporto di lavoro subordinato  e risultano, per converso, pienamente compatibili con la qualifica giuridica del rapporto operata dalle parti nei contratti prodotti in atti”.

Che peraltro non coprono l’intero periodo. Infine dalla sentenza: ” Non sarebbe consentita una reintegra con il richiesto inquadramento di redattore, posto che per tale esercizio di attività giornalistica è necessaria l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti”. Ma esiste anche il periodo di praticantato ? Per Olivero chiusa la possibilità di vedersi riconoscere il ruolo di collaboratore fisso “posto che – è rimarcato –  non può produrre effetti nel caso di specie la legge 26 ottobre 2016 n.198, entrata in vigore il 15 novembre 2016 , quindi in epoca successiva all’interruzione della collaborazione tra le parti…Tale legge, lungi da avere natura meramente interpretativa ha introdotto una profonda riforma dell’editoria e non può pertanto aver efficacia retroattiva”.

Tra le conseguenze delle due sentenze (la seconda, pure rigettata, verteva sulla richiesta di denaro) impone ad Olivero di pagare le spese di causa (fissati in 5 mila Euro) e decidere se presentare appello o meno. Il giornalista si dice determinato e fiducioso in nuovo grado di giudizio questa volta a Genova, assistito anche dal sindacato giornalisti. Il segretario dell’Associazione Ligure, Alessandra Costante, in passato era  intervenuta pesantemente sul ‘caso Olivero‘ con dichiarazioni riprese dai social.

Luciano Corrado

Intervista al vescovo Suetta in attesa dell’esito nell”affaire finanziamenti’. E a Ventimiglia i migranti frenano la criminalità

$
0
0

L’ultimo intervento che ha occupato le cronache liguri è di lunedì scorso:  “Il vescovo Suetta ha una precisa idea sulle minacce anonime inviate al sindaco  di Ventimiglia e in cui compare oltre allo stesso prelato, don Rito Alvarez prete dell’accoglienza, la Caritas”. Il vescovo parla di “Strategia sospetta dietro alle intimidazioni, qualcuno è infastidito della presenza di troppe forze dell’ordine”. Ma monsignor Suetta, su richiesta di trucioli.it, per la prima volta fa  il punto sull’inchiesta che nella quale sarebbe stato coinvolto, almeno a leggere i numerosi articoli di organi di stampa, con accuse che vanno dall’associazione per delinquere, all’appropriazione indebita,  alla malversazione ai danni dello Stato. Non si ricorda nella storia della chiesa ponentina una storia apparentemente così grave per un sacerdote e a capo di una diocesi. Don Suetta, origini a Loano, parroco per anni a Borgio Verezzi, sempre con ruoli importanti nella vita diocesana.

Don Antonio Suetta vescovo di Ventimiglia e Sanremo

Eccellenza ha già ricevuto, come altri coindagati, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ? L’inchiesta riguarda i fondi pubblici e presunte distrazioni da parte della Coop Il Cammino, diffusa e conosciuta nell’imperiese e nel ponente savonese. Si parla di due milioni di euro ottenuti dal Ministero per l’acquisto e la ristrutturazione di Palazzo Curlo – Spinola a Taggia.  Soldi che secondo la tesi accusatoria della Procura della Repubblica di Savona sarebbero invece stati destinati a ripianare sofferenze bancarie della stessa cooperativa di cui è stato tra i fondatori.

R) Ringrazio in primis, per il dichiarato intendo di richiedere, al sottoscritto, chiarimenti “ai fini di una corretta informazione giornalistica’ in merito alla vicenda riportata sul Secolo XIX (e su altre testate giornalistiche e web) circa l’inchiesta di cui mi ha fatto cenno. Come ho più volte ribadito, ho appreso dell’inchiesta solo dalla lettura dei quotidiani, non essendomi stato notificato (ancora oggi) alcun atto e non essendo stato intrapreso, nei miei confronti, alcun provvedimento giudiziario: perquisizioni, sequestri e altro.

Si è scritto che l’inchiesta penale è nata da uno costola dell’indagine sulla Caritas Diocesana di Albenga, Lei ha avuto un qualche ruolo diretto o indiretto nella vicenda Caritas ?

R) Ho letto, con mio grande dispiacere e sofferenza, quanto riportato dalle testate giornalistiche e diffuso dai media, soprattutto alcuni ‘stralci’ delle intercettazioni che qualche quotidiano ha estrapolato dagli atti (coperti dal segreto istruttorio) senza fornire al lettore l’integrale contesto argomentativo delle conversazioni, con la conseguente compromissione della corretta lettura dei fatti e con l’induzione in erronei convincimenti e /o giudizi della pubblica opinione.

Può dire se le perquisizioni disposte dalla Procura hanno riguardato anche la sua abitazione e ufficio ?

R) Ripeto ad oggi non mi è stato notificato alcun atto, neppure quindi il provvedimento di chiusura delle indagini. Resto in attesa di conoscere, ufficialmente, gli esiti dell’inchiesta, rispettando i tempi e le attività del procedimento e ribadendo e rinnovando la mia piena fiducia nella magistratura.

La Procura di Savona, hanno scritto i giornali, ha proceduto nei suoi confronti per reati gravi ed infamanti. Lei in dichiarazioni stampa si è detto estraneo.

R) Per tali motivi, in merito alle pubblicazioni divulgate dalle testate giornalistiche nulla intendo, per ora, precisare se non quanto espressamente ribadito nei miei precedenti comunicati stampa e riservandomi, successivamente, ogni ulteriore argomentazione nelle sedi e / o circostanze.

Conversando con Francesco Giglio, albenganese, consigliere de Il Cammino, Lei avrebbe detto: ” E’ stato un errore comprare quella villa…” E ancora: ” Servirebbe l’intervento di un benefattore, altrimenti le banche non ci danno più soldi e non ci resta che vendere il palazzo oppure provare a restituirli”. Affari di chiesa in moneta sonante via telefono.

R)  Posso soltanto aggiungere che alla domanda se l’inchiesta era nata da una costola dell’indagine sulla Caritas Diocesana di Albenga, nulla posso affermare non disponendo di alcuna informazione in merito e neppure in relazioni alle indagini e / o al procedimento per gli ammanchi nei conti della stessa Caritas.

E la segnalazione della Guardi di Finanza alla procura della Corte dei Conti della Liguria, proprio per la storia del contributo statale di due milioni al Cammino “come spreco ed oggetto di irregolare gestione di fondi pubblici, sempre per il caso Palazzo Curlo – Spinola”, tra i nomi indicati c’è pure il suo. Ci sono stati sviluppi ?

R)  Così anche per la notizia, riportata dai giornali, della segnalazione alla Corte dei Conti posso soltanto affermare di aver letto sui quotidiani e di non aver ricevuto alcun atto.

Che idea si è fatto, da ex economo della Diocesi di Albenga – Imperia, dell’inchiesta sugli ammanchi Caritas ora a processo ? Condivide la decisione di costituzione di parte civile della diocesi stessa nei confronti dei tre imputati, tra cui due sacerdoti ?  Condivide il giudizio dei difensori che parlano della totale estraneità dei loro assistiti.

R) Nulla da commentare circa le persone ed il loro operato a proposito della mia Diocesi di provenienza di Albenga – Imperia, in quanto l’essere passato ad altro ufficio ha fatto si che io abbia perduto i contatti diretti con le vicende diocesane privandomi di conoscenze obiettive in grado di consentirmi valutazioni e giudizi adeguati.

Innocenti sul banco degli imputati, i processi sono fatti per condannare ma anche assolvere e la prova o meno di un reato si deve raggiungere in sede dibattimentale e nei tre gradi di giudizio. Certamente aver sbattuto in prima pagina un vescovo che dopo un anno non ha ricevuto un ‘pezzo di carta’ dagli inquirenti e dalla giustizia non succede spesso. Diciamo per fortuna. Qualcuno ha preso una abbaglio clamoroso ?

R) Nell’attesa degli esiti di ogni procedimento in corso e di ogni indagine al fine di garantire, come da Lei precisato, una ‘corretta informazione giornalistica’, ringrazio per avermi dato voce.

Luciano Corrado

 

Ottocento messaggi al vecchio cronistaStorie di furti, pistole e sindaci distrattiSolidarietà Svizzera e lo spillo di Frate Tuck

$
0
0

Un vecchio adagio ricorda: chi si loda s’imbroda. Non si conosce l’autore ma rispecchia la saggezza popolare. Solo per diritto – dovere di cronaca è doveroso dare atto degli oltre 800 messaggi ricevuti da ogni angolo della Liguria, del Basso Piemonte, dall’estero. La notizia che alla fine è toccato a me, dopo aver raccontato per decenni fatti di nera e giudiziaria: omicidi, sequestri, rapine, assalti, furti, aggressioni, violenze. Nel modo più inatteso ed audace perchè ero preparato, non mi sentivo mai sicuro, ero sempre su chi va là. La notte, ma anche il giorno. E’ accaduto forse per un’imprudenza: aver disattivato l’allarme dopo che era suonato una prima volta e si era rivelato ‘falso’, ma non era proprio così, esaudendo mia moglie inferma. Eppure c’è chi ripete che poteva andare molto peggio. Io ero armato, deciso, seppure da cardiopatico. La pistola a tamburo che mi hanno sottratto nel sonno e dopo l’uso di un potente narcotico, era a portata di mano, a fianco al cuscino. Di notte mi teneva ‘compagnia’. Ed altre volte era successo: allarme che suona, sveglia improvvisa, magari nel primo sonno, ispezione in casa, nell’orto, nel garage, sui terrazzi, con un naturale timore, presentimento, nervosismo, ansia.

Dopo il fattaccio, i giornali locali a tutta pagina, titoloni e locandine, Rai 3 edicola, Savona News, Rsvn, Radio Savona Sound, ho ricevuto tanti attestati di solidarietà, vicinanza, conforto umano e morale, incoraggiamento. Dai colleghi, non tutti quelli con cui ho trascorso una vita al giornale; da sindaci (escluso quello di Loano, ma forse è solo una piccolissima negligenza o noncuranza), da esponenti del mondo professionale, commerciale, alberghiero, artigiani, pensionati tanti, giovani pochini, da sacerdoti già compagni di seminario ad Albenga. Tra i primi un imprenditore concittadino che qualche mese fa ha subito un agguato mentre si recava in banca ed ha pagato sulle propria pelle malvagità  e violenza. Tanti lettori di questo umile blog e che in molti casi non conosco neppure di persona. Un gesto di sensibilità verso un giornalista che non appartiene, almeno credo, al quarto potere. Mi sono sempre sentito, come molti altri colleghi compagni di lavoro, un semplice servitore: per l’azienda che mi pagava lo stipendio e per i lettori che compravano il giornale. Motivato dall’orgoglio professionale di competere ogni giorno con altra testata, La Stampa in particolare. Essere i primi sulla notizia e qualche volta dare ‘buchi’ clamorosi, ma anche subirli.

E’ vero, ho vissuto i periodi in cui il glorioso Secolo XIX nella sola provincia di Savona aveva raggiunto punte di vendita in edicola che oggi si avvicinano quasi alla diffusione complessiva nazionale. Erano gli anni dei primi denunciati ed arrestati per ‘coca party’ nella Savona bene e  in Riviera, gli anni degli omicidi a raffica, molti rimasti un giallo irrisolto, degli attentati incendiari a discoteche e locali pubblici, spedizioni punitive e vendette nel mondo della prostituzione, rinvenimento di corpi decapitati e sparatorie, rapine clamorose a banche ed uffici postali. Gli anni della ‘Teardo story‘, della pubblicazione dei nomi di centinaia di affiliati a logge massoniche liguri. Il primo caso in Italia di un giornale che pubblicava l’elenco di logge, maestri venerabili, massoni. Gli anni del picco diffusionale con Gigliola Guerinoni, la ‘mantide’ di Cairo Montenotte e Ettore Geri, ‘amanti assassini diabolici’ e che hanno pagato fino in fondo il debito con la giustizia.

Ebbene cosa è cambiato per il pensionato giornalista che si dedica anima e corpo ad un blog senza pretese, magari più libero rispetto a ieri, con qualche esperienza in più da mettere a frutto ? Con tanti limiti. La memoria storica, aver sempre tenuto un archivio per non dimenticare, per ricordare, confrontare, mettere insieme i tasselli, possibilmente approfondire. Non sempre essere documentati crea fans.

Ho letto l’articolo che un conoscente mi ha inviato nella brutta circostanza ladresca e scritto dalla Gazzetta di Lucca a proposito del comportamento di certi ufficiali dell’Arma, comandanti di gruppo, di compagnia, di stazione. Be ! A me, dopo la nottaccia, dopo un referto medico che mi imponeva ‘riposo assoluto‘, in toto per cinque giorni, è successo di essere convocato per ‘motivi di indagine’ dal comandante la compagnia carabinieri di Albenga. Immediatamente e non c’è ‘scusa’ che tenga. E questo dopo aver  descritto e sottoscritto per due volte, alla prima pattuglia intervenuta, e successivamente in caserma a Loano, i verbali davanti a militari molto professionali. L’ordine di recarmi al comando del nucleo radiomobile e operativo era categorico. Sono sempre stato abituato ad essere ligio verso le istituzioni democratiche e chi le rappresenta. Pur senza venire meno, quando c’era il motivo, al ruolo di giornalista. Ho fatto il mio dovere.

Il collega della Gazzetta di Lucca ha scritto, tra l’altro: “In 25 anni ( per me una quarantina ndr) ho incontrato ufficiali che avevano una caratteristica, una straordinaria umanità e la voglia  di raccontare, oltre che stabilire un rapporto umano e di reciproca professionalità. Oggi non più….il comando provinciale appare  come un fortino isolato ed assediato dal nulla….senza anima, attento agli incontri istituzionali ed ai comunicati stampa, agli inviti pubblici….”.

Non ho elementi per giudicare cosa accade in provincia di Savona, non scrivo più di nera se non quando ho notizia tramite amici e conoscenti di irruzione ladresche di cui raramente si legge sui giornali, come se si temesse di allarmare, infastidire, piuttosto che mettere in guardia. Da derubato e violato nella propria casa avevo appena iniziato l’esperienza del ‘Controllo di vicinato’. Un paio di mesi prima partecipando ad una riunione popolare, peraltro assai disertata dai cittadini, scoprivo che il sindaco Luigi Pignocca e il comandante dei vigili Luigi Soro  ignoravano la statistica sui furti in città, sulle zone più a rischio, sulle ore predilette dai ladri, sui risultati del sistema di videosorveglianza.  Allora (20 settembre) Ivg.it titolava, senza peraltro dare conto della carenza di dati oggettivi: “Tavolo della sicurezza di Loano, la parola d’ordine è ‘sicurezza integrata”. Con la notizia che il nuovo comandante la compagnia, maggiore  Sergio Pizziconi, vasta esperienza nel ponente ligure, in particolare sul fronte della lotta alla mafia,  aveva chiesto ai sindaci di creare una sorta di catasto delle telecamere private.  Insomma pare di capire una lotta ‘pro sicurezza’ e legalità a 360 gradi. Resta da sapere come vengono gestite le notizie dei furti commessi o tentati. Se la stampa, i corrispondenti hanno accesso alle notizie come accadeva ai miei tempi o meno. E chi decide se ‘secretarle‘ o no.

Il collega  della Gazzetta di Lucca sostiene che “L’Arma sembra diventata una banca, un’azienda, servono numeri, si gestisce un’immagine che deve dare sicurezza, ma che sicurezza volete dare se la gente paga sulla propria pelle il dilagare della criminalità ? Perchè nascondere, allora, la pura e semplice verità ?  Forse perchè se qualche ufficiale si incazza e dice quello che pensa…lo sbattono chissà dove ed addio sogni di gloria ? Il trionfo della politica nell’Arma? “.

Non ho gli elementi per sostenere che in provincia di Savona  succeda lo stesso. Posso testimoniare che la mattina del fattaccio, dopo la convocazione tout court al comando di Albenga ( vedi condizioni di salute e il giorno stesso avrei dovuto mettere in rete il blog giornalistico che coordino da volontario ) ho cercato di mettermi in contatto con il comando provinciale. Quando ero sulla plancia della cronaca accadeva anche più volte al giorno di cercare il comandante ed essere cercato. Per avere notizie e per confrontare il contenuto. Una collaborazione reciproca senza favoritismo reciproco. Ebbene non mi era più capitato di telefonare ad un comandante di Gruppo che viene descritto persona retta e saggia, poco incline ai salotti. Non sono stato fortunato. Un gentilissimo centralinista prima mi ha inviato a mettermi in contatto con la segreteria, poi ha preso nota visto che in segreteria non c’era nessuno  in quel momento. Ho lasciato invano il recapito telefonico. Conclusione ?  E’ verissimo, pur da vecchio giornalista, non ha alcun diritto ad essere cercato dal comandante provinciale dei carabinieri. Ha cose ben più importanti di cui occuparsi. E non ho dubbi sia così.

Poche righe mi sia concesso riservarle all’autore (Frate Tuck) che su RSVN, blog on line della provincia di Savona, ha così descritto la scena:

L’altro giorno i ladri sono entrati in casa a Luciano Corrado, una delle storiche firme del Secolo XIX di Savona, cronista di giudiziaria in anni caldi e caldissimi per la città (aggiungerei per l’intera provincia, il ponente ligure ndr). L’hanno narcotizzato. Poi hanno portato via quello che hanno trovato. Compresa una pistola. (Il primo porto d’armi per difesa personale risaliva al 1981 ndr). Corrado, quando stava nella redazione di via Paleocapa del Secolo XIX (  cambi di sede ne abbiamo avuti quattro ndr), si guadagnava il pane rischiando qualcosa tutti i giorni. Subiva minacce, intimidazioni, persino aggressioni.

(Persino da un assessore del Comune di Loano, regolarmente denunciato, ma amnistiato e prima ancora, sempre a Loano, da un imprenditore che poi diventerà consigliere comunale e padre di uno dei sindaci della città. Il fatto provocò un commento, in cronaca nazionale, dall’allora capo delle Province, il compianto collega Luciano Basso. Tralascio le aggressioni ad opera di pregiudicati, al punto da sfondare una vetrata del mio ufficio in redazione ndr).

Eppure lui andava avanti. Col suo lavoro. Per amore dei lettori e per passione. E perchè sapeva che i suoi pezzi contavano qualcosa, per chi li leggeva. E che potevano cambiare le cose, in una città strana e opaca come Savona.

L’altro giorno, dicevamo, hanno svaligiato la sua casa. La notizia è grossa, almeno quanto il personaggio. Eppure è finita solo sulla locandina della Stampa, il giornale (una volta) concorrente del Secolo XIX. La locandina di Savona del suo ex – giornale si occupava d’altro. Che distrazione” Firmato Frate Tuck.

Vorrei chiarire che in Riviera la locandina aveva come primo titolo la mia disavventura. Sarò pure diventato un blogger controcorrente, che ha rinunciato ad ogni forma di pubblicità, ma non ho mai cambiato idea sul potere  in qualsiasi forma si eserciti. E’ più difficile esercitarlo con saggezza, buon senso, umiltà, che subirlo. Spero di non essere stato troppo prolisso e noioso. E chiedo scusa se ho approfittato di tanto spazio, non mi era mai successo.

Luciano Corrado

Caro Luciano,
ho letto e riletto il Tuo articolo (vedi….) trovandovi magnanimi concetti presentati in bella forma. Ora, però, voglio esporti il mio punto di vista, che diverge fondamentalmente dal Tuo.
Le modalità dell’aggressione rispettano un disciplinare noto e collaudato: i Tuoi predatori erano professionisti smaliziati, esperti ed inesorabili che “lavorano” per conquistare beni, ricchezza, ed anche prestigio nel torbido mondo della malavita. Magari vengono da lontano ed a ragion veduta scelgono l’Italia e nell’Italia le zone favorevoli perché ricche e meno efficacemente presidiate. Ricorrono alla violenza ed alle armi solo dove incontrano resistenza: in tal caso sono inesorabili. Scelgono innanzitutto l’Italia perché sanno che le famiglie italiane di provincia seguono la tradizione di tesaurizzare denaro e cose di valore anche se vivono modestamente, che i vecchi sono molto numerosi (e le badanti spesso fungono da “pali”), che il presidio delle forze dell’ordine é discontinuo, che la giustizia é scandalosamente clemente (su ciò si potrebbe sviluppare un ricchissimo dibattito) grazie a benevoli leggi parlamentari.
Accanto ai predatori professionisti operano qua e là anche bande di puri praticanti della violenza, sadici avidi di sopraffazione a scopo di lucro. Fanno parte della sterminata orda di sbandati, nullafacenti, clandestini, senzatetto ecc.. che affluiscono incessantemente nel Bel Paese.
Il panorama é sconsolante perché le vittime non sanno costituire un fronte di difesa in quanto seguono maldestramente il consiglio di non opporre resistenza per evitare il peggio. Non esiste una coesione sociale che ispiri la solidarietà fattiva espressa dall’attenzione e dalla delazione.

In Italia, come qui in Svizzera, tutti hanno gli occhi per vedere, le orecchie per ascoltare, la bocca per parlare e la testa per pensare: ma qui ogni comare anche un po’ rimbambita si fa dovere di segnalare ogni altrui comportamento scorretto, strano o illegale: ecco la delazione. Che viene discretamente presa sul serio e funge da prevenzione in modo eccellente. Viceversa in Italia chi é attento e denuncia per solo sospetto rischia talvolta di subire noie o spesso di essere tacitamente sbeffeggiato.
Mi fermo qui: m’hai capito benissimo.
Potremo riparlarne perché le attinenze con altri italici fenomeni deteriori sono innumerevoli.
Cura ut valeas, Silvio

 

Imperia, auguri a Delfina, 98 anni, vita da insegnante, scrive libri in ricordo di un fratello. Papà aveva una fabbrica della seta

$
0
0

Quest’estate ha trascorso un mese all’hotel ristorante Lorenzina di Nava. Anche in vacanza Delfina Proserpio – il 26 novembre compie 98 anni – si tiene allenata a scrivere e proporre ai turisti che incontra il suo ultimo libro. Ne ha già scritti oltre una ventina, tra racconti e romanzi, in gran parte editi dal Centro Editoriale Imperiese. Il primo risale al 1989. L’ultimo, a cui tiene di più, l’ha dedicato a Mario, il fratello prediletto. Una famiglia numerosa la sua. Il papà industriale della seta a Lecco, 8 figli e solo lei, la penultima, è ancora in vita. Un’esistenza da insegnante con migliaia di alunni e una montagna di ‘ripetizioni’. Delfina è ‘allergica’ alle medicine e non va dal medico. E’ stata sposata pochi mesi. “Mi maltrattava e l’ho lasciato subito, da allora basta uomini, mi sono dedicata alla scuola, allo studio, ai libri, non ho rapporti con parenti”.

Delfina Proserpio  domenica 26 novembre compie 98 anni, nell’immagine ripresa a Nava, all’hotel Lorenzina, dove ha trascorso le sue vacanze estive e si è ‘raccontata’ rispondendo alle domande del giornalista di trucioli.it, incontrato per caso

“Di anni ne ho tanti – esordiva nel suo ultimo lavoro letterario -, anche quest’anno ho trascorso un mese in montagna in Val d’Aosta dove sono nata, di salute sto bene, solo la gamba gigia stroncata dalla polio non mi regge più, faccio tanta fatica a camminare, non esco che rarissimamente, e sempre accompagnata”.

Dopo mezzo secolo è tornata a Nava. “Ho insegnato lettere al figlio della signora Pasquinelli – a sua volta ultranovantenne titolare dello storico albergo di Nava ed ora i due figli, Lorenzo e Franco, hanno acquisito la quota maggioranza, con il socio Gianfranco Valentini, per gestire pure due hotel, Il Corallo e Il Croce di Malta, oltre due spiagge, Spiaggia d’Oro e Conca d’Oro,  a Porto Maurizio -; ai bei tempi venivo quassù tutti i sabato per le ripetizioni e mi sono sempre stati riconoscenti”.

Delfina Proserpio dice di non essere mai stata intervistata. “Non sono una persona importante, e poi preferisco non apparire, non mi interessa la scena, la visibilità la lascio ai politici “.

Com’era la professoressa Proserpio con gli alunni ?

“Ho sempre dominato la classe ed il preside mi assegnava le classi maschili, non ricordo di aver insegnato a ragazze. C’era una ragione, ai bulli non davo tregua, non saltavano un’interrogazione, li spostavo nei primi banchi e li tenevo d’occhio. Certo anche i genitori erano diversi rispetto ad oggi che sono dei rompiballe, non conoscono più il valore educativo della severità, del rigore.”

Non è  però della scuola che Delfina parla volentieri. Vero ?

“Io sono prepotente per natura, ho un sacco di difetti, eppure devo dire che molti mi adoravano, con i monelli non alzavo neppure la voce, li guardavo negli occhi e i miei occhi fanno paura. Ero arrivata al punto che gli stessi bidelli mi tranquillizzavano: i suoi alunni sono i più bravi”.

Come è diventata insegnante, da figlia di papà ? 

” Ho vinto un concorso a Roma, allora era dura… Per sette anni, prima di venire a Imperia, ho insegnato a Cavalese e qui tra gli alunni ho avuto un futuro ambasciatore d’Italia che mi ha scritto per tanto tempo”.

E alunni di Imperia diventati famosi, importanti ?

“Parliamo d’altro, preferisco. Semmai scriva che oggi i giovani vivono in modo sbagliato perchè le famiglie gli lasciano fare quello che vogliono. Hanno dimenticato il sacrificio….”.

Che pensa degli insegnanti che danno tanti compiti da fare a casa, proprio per evitare che i giovani trascorrano ore libere in strada, in balia magari dell’ozio e delle cattive amicizie ?

“Io preferivo farli studiare duramente in classe, a casa penso sia inutile perchè si fanno aiutare e non imparano, non sudano”.

Delfina Prosperpio a Nava la scorsa estate

Lei è credente, praticante ? “Non sono atea, ma neppure bigotta. Il paradiso lo conquisti solo sulla terra”.

Crede in Dio ?

“Penso che un’entità superiore esista, ci sia. Io sono rimasta molto turbata, affascinata quando ho approfondito la storia degli insetti…”.

Guarda la Tv, legge i giornali ?

“Poco o niente. Ho vissuto per la scuola e se dovessi mettere insieme tutte le elezioni del dopo scuola…nessuno lo immaginerebbe. Ormai non devo più temere nulla. I soldi li avevo e li guadagnavo, mi sono tolta tante soddisfazioni, non mi sono privata di nulla. Ancora oggi non mi lascio mancare nulla. Vivo soprattutto nel ricordo di mio fratello Mario, un anno più giovane di me, era pilota aviatore e mi voleva un bene dell’anima. Durante la guerra mentre era servizio il suo ‘Macchi’ era stato colpito e lui si era salvato, se l’era cavata con un intervento chirurgico alla spalla al Rizzoli”.

La sua esistenza terrena come ama ricordarla ?

” Maggiori erano le difficoltà che incontravo e con più testardaggine insistevo,  nel piccolo e nel grande. Quando mi dissero ‘non camminerai più….”io invece ho camminato per mezzo mondo sia pure a fatica col bastone. Mi sconsigliavano di usare l’auto per via dei problemi alla gamba e invece ho preso la patente normale ed ho guidato per 40 anni per tutta l’Italia, in Francia, Svizzera, senza fare pasticci o combinare guai. Sono stata in aereo, in nave, in elicottero e sulla schiena di un asino che ad Olimpia mi ha alleviato il cammino in discesa per me più faticoso della salita. …Non ho mai avuto paura anche quando le acque del Po stavano travolgendomi”.

Cosa ricorda dell’infanzia ?

“Ero terrorizzata dalla mascherina con l’etere per anestetizzarmi, l’ho dovuta subire tante volte perchè la mia infanzia, la mia fanciullezza, sino a 16 anni, le ho trascorse in ospedali: Regina Margherita di Torino, Istituto Rizzoli di Bologna, Maria Vittoria di Torino, l’ultima operazione di trapianto osseo del piede ciondolino mi è ha dato la possibilità di camminare un po’ meglio, la gamba paralizzata è rimasta però inerte ed ho sempre zoppicato, pur usando il bastone. Per il resto non mi lamento, sono arrivata a 98 anni sempre sana ed in piena salute, cosa che non è da tanti. Per il resto la mia mente è in continua ebollizione, non sento né noia, né solitudine tra libri, musica, lavoro di ricamo o ai ferri e tanta enigmistica”.

E sua mamma ?

“Personaggio onnipresente ma, secondo me, ingiusta, dittatoriale e manesca, dominava su tutti, papà compreso, che la lasciava fare e non diceva mai niente”.

Nei suoi viaggi, un paese le è rimasto impresso ?

“E’ Radicofani, reso famoso dal predone Ghino di Tacco, della cui fama, ben presto svanita, rimane un unico ricordo nella rocca, ben poco cosa rispetto a quello che era in passato, ma ora restaurata ed adibita a museo. Quando anni fa vi andai con la mia Mini ebbi una triste impressione: poche case, strette stradine con canaletti di scolo lungo i margini, acciottolati; natura smorta quasi inesistente. Radicofani, paese natio di mia madre. Nella mia famiglia ci sono sempre stati prepotenza e menefreghismo”.

Le sua esperienza di scrittrice, non si è mai letto nulla nella cronaca letteraria ligure che pure è molto conosciuta ed apprezzata.

“Quando ho scritto 20 anni fa un libro sulla storia della mia famiglia avevo vinto il secondo premio ed ero andata a Viareggio per ritirarlo.  Gli ideatori  mi esortarono a continuare a scrivere e ogni anno  mandavo un nuovo libro e sempre vincevo un premio tra i primi. Poi la casa editrice dovette chiudere. Mi affidai ad un altro editore che lessi nell’inserto di Tuttolibri de La Stampa. Fui però imbrogliata perchè alla fin fine volle ben sei milioni di lire, non  mi regalò nemmeno una copia e chi voleva il libro doveva pagarlo a prezzo intero da un libraio. Non ho guadagnato un centesimo e ci sono rimasta male. E in treno ho scoperto casualmente che un’altra persona era stata raggirata, ma si era vendicata dando fuoco  alla piccola azienda del truffatore. Ebbene quel mascalzone qualche anno dopo ha avuto la faccia tosta di ripresentarsi…, Nel frattempo ho trovato una persona onesta per i miei nuovi libri, belle copertine scelte da me e ben riprodotte. L’unica pecca sono gli errori di stampa che mi fanno andare in bestia”.

Come vede, a 98 anni, il suo futuro ?

“Ormai devo prepararmi al grande viaggio che può avvenire in ogni momento, anche se in buona salute e ho la testa a posto. A dire il vero non desidero proprio andarmene e malgrado gli acciacchi riesco ancora a fare tante cose, e poi quel viaggio nell’ignoto non mi attira proprio per niente, ma proprio tutti dobbiamo farlo. Mi spaventa  un po’ l’ignoto e soprattutto il momento in cui avviene: come sarà ? Mi consolo pensando che il mio momento per quanto terribile possa essere non sarà mai come la morte di Mario, appena ventenne, bello, buono, affettuoso, ardito, morto da solo tra le lamiere del suo aero… ma io l’ho sentito, l’ho chiamato e sono certa che la mia voce  gli sia giunta e gli abbia dato conforto”.

Grazie del tempo che mi ha dedicato ad un umile e vecchio cronista montanaro. Un incontro causale per testimoniare chi è e chi era Delfina Proserpio scrittrice di talento e di modestia. “Certo, credo sia una delle prime volte che mi capita di rispondere alla curiosità di un giornalista, io non sono solita omaggiare con un mio libro, del resto bastano dieci euro. Nel libro c’è l’albero genealogico della mia famiglia. Il grande albero fronzuto, come tutte le cose in natura, avrà la sua fine”.

Luciano Corrado

 

 

 

Mendatica: se 43 anni di resistenza vi sembrano pochi. La storia (silenziosa) di mamma Piera, delle figlie Mara e Valentina

$
0
0

Sulle montagne liguri e cuneesi gli anziani restano spesso soli al paese e le abitazioni vanno in rovina, lo dicono i dati statistici. Non solo: alberghi, agriturismo, trattorie, negozi, bar a volte resistono, ma capita che devono arrendersi. Impossibile far quadre i conti tra entrate e uscite, diritto a dignitosa esistenza e magari dopo una vita di sacrifici e lavoro dei nonni, genitori, i loro risparmi. Occorre mettere mano a quella che potrebbe essere una decrescita da pianificare, ha di recente scritto l’ex sindaco di Ormea, Gianfranco Benzo (vedi…). Quali prospettive ? Avanti con la fiducia a gioiose sagre, a migliaia di pasti, feste paesane, qualche giorno di folla, tra sindaci loquaci, presidenti di Pro Loco, riprese Tv, articoli di giornale e web. Da Mendatica arriva una storia che dovrebbe spalancarci bene occhi. Dopo 43 anni ha chiuso i battenti l’albergo ristorante bar La Campagnola: 18 camere, 34 posti letto. Negli anni del ‘miracolo’ economico, qui soggiornavano anche famiglie della borghesia delle città costiere, a pranzo si facevano tre turni, c’era bisogno di forza lavoro. Mendatica dove, dopo gli anni ’90, hanno chiuso la Gran Baita a Colle San Bernardo, Il Capanno a Monesi. E prima ancora altre tre locande. Ma il paese non vuole arrendersi al declino e la nascita di un bimbo, ultimo arrivato e il fratellino lasciano accesa la torcia della speranza, del cauto ottimismo.

Gli organi di stampa proprio in questi giorni hanno dato notizia, a tutta pagina, che a Ventimiglia ha chiuso i battenti, dopo 40 anni, l’enoteca La Cave, considerata dal Gambero Rosso la migliore presente in Liguria. “Chiudo per sopraggiunti limiti di età” – ha dichiarato Roberto Nazzari che nella cantina ventimigliese ha trascorso gran parte dei suoi 68 anni. “Vuole dire che avrò più tempo da dedicare  ai miei hobby e alle mie altre passioni”. Lui che è consigliere comunale del centro destra, è stato vice sindaco. La Cave passata indenne agli anni di crisi e al passaggio dalla lira all’euro.

Ecco, accade ormai abitualmente. Se cessa l’attività un locale nella Riviera del consumismo e del ‘benessere’ non per tutti manco a dirlo, fa doverosamente notizia, va in locandina. La stessa cosa non succede nel ‘povero’ entroterra. Qui non arrivano neppure più i giornali, gli editori tagliano le spese improduttive. Succede persino nei fine settimana in una delle ex capitali del turismo montano, Nava.

Dopo 43 anni, per la prima volta, ha chiuso i battenti l’albergo La Campagnola, pure come bar, uno dei due del paese

A Mendatica nei mesi scorsi era stata restituita al Comune la licenza delle camere dell’albergo La Campagnola e trucioli.it, solitario, aveva dato conto. Con il mese di ottobre altra brutta chiusura: stop al ristorante e al bar. E una nota di colore. Un gruppo di giovini ha organizzato una festicciola per ‘festeggiare’ l’evento, ma con l’augurio non sia davvero la parola fine. La speranza è che con l’estate si affacci un ripensamento, almeno per il ristorante – bar, luogo di aggregazione, di incontro, socializzazione. L’ora del caffè, della partita a carte. Le abitudini. In paese c’è un altro bar – pizzeria e ora quando chiude, capita che gli habitué organizzino a turno di consumare la ‘tazzina’ nelle proprie abitazioni. “Ci vediamo a casa mia…”.

Piera Pagliano con le figlie Mara e Valentina per 43 anni ha resistito nella conduzione dell’albergo ristorante bar La Campagnola, ora ha deciso di gettare la spugna. Ottima cuoca casalinga a Santa Caterina ha preparato le lumache e le trippe seconda la ricetta delle nostre nonne, leggere e digeribili, molto apprezzate dai commensali da meritare applausi

Mamma Piera Pagliano ha superato di qualche lunghezza le 70 primavere, di lavoro, di orari no stop, sacrifici, privazioni, delusioni, ne ha vissute tante, probabilmente troppe. Una difficoltà dopo l’altra,  corsa a ostacoli. E rimasta vedova due volte e il destino non le ha molto sorriso. Due figlie giudiziose: Mara e Valentina. La loro nonna materna, Paolina Saldo ( zia dell’esponente politico imperiese Gabriele Saldo) gestiva negli anni sessanta, con l’avvio del boom vacanziero anche in alta montagna, una trattoria  pensione famigliare dietro la chiesa e la piazza del paese. Aveva sposato un carabiniere che è mancato da pensionato. Il titolare del locale era Federico Pagliano,  fratello di Piera.

Con gli anni ’70, con il miracolo italiano, è stato realizzato l’albergo La Campagnola.  Un gioiello in quei tempi. Tutto lasciava credere al futuro radioso. La clientela non mancava. La stagione estiva durava tre, quattro mesi, poi c’era quella dello scii invernale e Monesi faceva da locomotiva per l’intera valle. E’ seguito, negli anni, un certo boom immobiliare che ha interessato Mendatica e le sue frazioni. Un benessere che si basava soprattutto sul turismo visto che l’agricoltura montanara e la pastorizia andavano esaurendosi con le aree montane depresse. La corsa verso la città, un lavoro sicuro.

Il primo marito di Piera, Giuseppe Roggio , classe 1945,  bravo falegname, collaborava con Onorato,  stimato artigiano del paese; è nata Mara. In quel periodo la famiglia aveva una coltivazione di frutti di bosco a Valcona. Poi la morte, il secondo marito, Giuliano: ultimo allevatore storico di mucche di Mendatica.

Le sorelle Mara e Valentina in un momento gioioso della festa e pranzo conviviale di Santa Caterina

Tutto lasciava pensare che Piera e le sue figlie potessero guardare al futuro con fondate speranze. Alla Campagnola d’estate lavoravano ragazze di Mendatica, come dire se le cose vanno bene nascono opportunità di lavoro, le prime esperienze da giovani.

Invece la recessione, la sorte hanno voluto che sulla Campagnola arrivassero i tempi della crisi nera. E poi si sa, nel commercio, nell’ospitalità, nella ristorazione quando si cominciano a tirare i freni, c’è l’affanno delle spese incombenti, si tende a risparmiare, diminuire servizi e qualità complessiva dell’offerta. Non è qui il caso di attribuire meriti o demeriti gestionali, semmai di ascoltare Piera che con le figlie ed altre volontarie del paese hanno collaborato, nella festa di Santa Caterina, a preparare un menù che quest’anno ha potuto fregiarsi proprio delle capacità culinarie di mamma Piera e della volenterosa  prima ‘aiutante’ Valentina.

In tanti anni – dice quasi sottovoce Pieraho ascoltato tanti incoraggiamenti, tanti consigli, magari buoni propositi. La realtà di chi si trova ad affrontare il lavoro di albergatore e

Valentina la sorella minore è una cuoca che ci mette amore e passione, volontaria nella Pro Loco

ristoratore, parlo per la montagna, alla fin fine ti fa dire: ma chi me lo fa fare. Ora basta, ho atteso fin troppo. Ci sono le spese di riscaldamento che hanno un’incidenza pesante, c’è la lunga stagione morta“.

E  parla chi non aveva affitti da pagare, semmai tasse, balzelli, normative,  adeguamenti. Altro che stare al passo dei tempi e della concorrenza, non saranno delle aquile, ma l’impegno, la buona volontà, la serietà dell’oste non sono mai mancati. Come dire non basta un errore a spiegare il fallimento di una gestione, è il sistema, il ‘fare sistema’, fare squadra che non tira. E non si può certo sperare che una soluzione si ottenga con risparmi forzati come la pratica di certi locali a non rilasciare la ricevuta fiscale, o far ricorso a personale impreparato, preso a caso.

Giorno di lavporo per Mara che fa parte della Confraternita di Santa Caterina e si è prodiogata tra le volontarie cuciniere e cameriere

Probabilmente fino a quando la politica, nel suo complesso, attraverso lo Stato, la Regione, Provincia, Comuni, non prenderà atto che l’emergenza montagna ha bisogno di essere trattata alla stregua di ‘area di crisi industriale’, che si soccombe perchè manca ormai il ‘peso elettorale’, ebbene è davvero difficile intravvedere un’inversione di tendenza alla desertificazione, alla resistenza degli ultimi eroi che non hanno bisogno di elogi, ma priorità e pianificazione. Un cura da cavallo e non di passerelle e presenzialismo decantato troppo spesso dai giullari della buona stampa e Tv locali. Non serve la pacca sulle spalle a chi è in difficoltà.

Intanto la comunità di Mendatica ha festeggiato Santa Caterina, patrona della rinata confraternita, sulle ali dell’entusiasmo, del rinnovamento, dell’impegno del parroco don Enrico Giovannini. Una ricorrenza religiosa e un appuntamento mondano, con residenti, proprietari di seconde case, mendaighini della Riviera che tornano al paese. Si ritrovano a tavola, tra piatti della tradizione e musica, canti.  Con un evento insolito: i commensali hanno festeggiato il secondo compleanno di un compaesano vero, Lorenzo e il giorno dopo la nascita del fratellino Cristian. Per la gioia di mamma Michela, casalinga e papà Juliene, idraulico origini a Chiusanico. Una fiammella di auguri. Una comunità di persone semplici che durante le messe raccoglie le offerte per aiutare Aurora una bimba di Sanremo nata sfortunata e che per sopravvivere deve sottoporsi a delicati interventi chirurgici. Non è un’opera di carità, semmai del buon cuore di montanari verso chi soffre. (l.cor.)

Il tavolo delle autorità: il maresciallo della stazione di Nava, monsignor Brancaleoni, il sindaco Pelassa, il parroco don Giovannini, il sindaco di Cosio d’Arroscia

Dopo il pranzo luculliano e montanaro ed il momento del relax

Non accade di frequente che tra i commensali di una festa paesana si trovino tanti musicisti: cinque fisarmoniche, tra cui due donne, e alla chitarra il parroco

E per concludere una foto goliardica di Gabriella Porro, ex dirigente dell’ufficio assistenti sociali del Comune di Loano ed ora in pensione scherza con un ospite di Imperia che aveva un esercizio pubblico e ha una raccolta pregiata di vini ‘antichi’

 

Ceriale avanti, tutti in purgatorioI candidati più gettonati da 3 saggiGiordano elenca lavori, interventi, iniziative

$
0
0

A Ceriale e dintorni c’è chi parla del voto di marzo 2018, per il rinnovo del consiglio comunale, utilizzando la terminologia ‘centro destra’, ‘centro sinistra’, ‘lista civica di ispirazione…’. L’ultima sortita in politichese arriva dal redivivo Luigi Romano, persona a modo, con esperienza ai tempi di Piero Revetria sindaco. Eppure, a leggerlo, lui teme di ‘passare per il candidato di qualsivoglia schieramento politico’. Come se appartenere e militare in un partito oggi porti solo ‘sfiga’. Chi non rinnega, invece, la ‘giustizia sociale’ che non dovrebbe essere né di destra, né di sinistra, è il combattente, sempre presente sul campo, Luigi Giordano. Con un ‘servizio’ costante verso la comunità, ad di là del proprio credo, purché fedeli alla democrazia e alla Costituzione, pilastri di civiltà. Trucioli.it, come aveva fatto a Borghetto S. Spirito indicando a ‘modello Laigueglia’ e altri 11 comuni del ponente, si batte per una ‘Ceriale Unità’, con volti nuovi, all’insegna della competenza e meritocrazia, del rinnovamento reale. E condividiamo quanto sostiene Giordano: “La politica cerialese è stata spesso motivo di divisione e non di unione, di scontri e non di confronti, di personalismi. È arrivato il momento di cambiare”.

Luigi Romano ha rilasciato dichiarazioni stampa in cui si propone candidato sindaco di Ceriale

Partiamo dal filone analisi e nomi papabili. Abbiamo chiesto a tre cittadini ‘super partes’ di suggerirci, sulla base della loro esperienza e conoscenza personale, chi potrebbe essere il candidato giusto, al posto giusto, da meritare il seggio di sindaco, assessore. C’è chi ha indicato quanto a competenza di tematiche comunali e  funzionamento dell’ente, il longevo, quanto a servizio pubblico, Piero Revetria,  pensionato,  sindaco di Vendone, ex primo cittadino di Ceriale, ex assessore provinciale, ex presidente della Comunità Montana Ingauna, ex….Usl, ex democristiano convertito al berlusconismo sulla via di Claudio Scajola. “Una conoscenza della macchina amministrativa che in zona non ha uguali”. Ma la conclusione è che Revetria, con abitazione in villa a Ceriale, una figlia professionista, uomo d’esperienza e capacità possa mettere a frutto il ricco bagaglio contribuendo a scegliere i migliori, i più titolati, incoraggiarli, aiutarli, al di là dei suoi legami. Uomo di parte oggi chiamato a rendere un servizio alla città dei suoi avi in un momento drammatico per le sorti del paese. Non è un mistero tuttavia che Revetria farà parte del prossimo parlamentino regionale in quota centro destra vaccarezziano – scajolano. Anche se nonno Berlusca continua a ripetere che i futuri eletti del Bel Paese dovranno essere giovani e ‘nuovi’. Meglio se appartenenti alla società civile che lavora, crea reddito. Gli ‘anta’ devono mandare avanti i figli, i nipoti.

Revetria insostituibile ? Non esageriamo, per la serie tutti utili nessuno indispensabile. I saggi indicano il geometra Piercarlo Nervo al quale non mancano esperienza, capacità, competenza, impegno nel sociale soprattutto in quel di Peagna dove è molto presente ed attivo nelle attività del gruppo parrocchiale. Questo non basta anche perchè chi osserva con più diligenza lo ritiene un po’ discontinuo, alterna periodi di forte impegno e dinamismo, ad altri di assenza e lunghe pause. Di riflessione ? Di sfiducia ?

Andrea Alessandri ingegnere e assessore ai Lavori Pubblici

Un spigolo a coltello pericoloso della nuova passeggiata lungo corso Diaz, lungomare di Ceriale

Meriterebbe l’investitura l’ing. Andrea Alessandri, esperienza e professionalità, rispettato in molti ambienti schierati e introdotti, persona ideale per moderazione, con qualche debolezza di carattere, e forse suo malgrado ‘scivolato’ malamente nella realizzazione della nuova passeggiata a mare, eretta al rango di lustro al turismo e all’ospitalità negli anni a venire. L’ingegnere che nonostante la competenza in lavori pubblici e privati, ha preferito non rispondere ai quesiti scritti proposti da trucioli in merito alla questione pavimentazione nuova di zecca e già colorata di nero che intacca le piastrelle; come non bastasse, ci sono spigoli appuntiti, in ogni dove, micidiale clava in caso di caduta per adulti e bambini, sia tra le aiuole, sia lungo la strada del lungomare. Si racconta, ma non abbiamo trovato riscontro, che un motociclista sia stato salvato dal casco e come dimostra la foto avrebbe rotto uno spigolo. Poteva andare molto peggio. Non si sarebbe fatto nulla, allontanandosi per nascondere problemi di velocità e bicchierini di troppo. Resta il pericolo – insidia che prima o poi potrebbe sfociare in conseguenze gravi in caso di incidente e di concausa prevista dal codice civile e penale. Il Comune ha diritto di tutelarsi. Perchè Alessandri tace ? Non è un’opera da due lire, né può essere mitigato lo stato di pericolo e di insidia persistente.

Uno spigolo rotto, dopo un urto, della nuova passeggiata a mare di Ceriale

Chi invece non ha avuto timori a farsi avanti è il ‘buonanima’ di Luigi Romano, non per un ‘avanti indrè che bel divertimento’, né per età, 62 anni ben portati, ma per proporsi alla guida di uno schieramento civico, con la benedizione della sinistra pidiessina, tenuto conto che da per scontato la scesa in campo del centro destra, modello Toti.  Con la Lega in grave difficoltà, a Ceriale è orfana di esponenti. Ipotesi del centro destra schierato che anche trucioli aveva indicato, sulle base del canto di uccellini, però nessuno dei pretendenti aveva finora ufficializzato la scelta. Il sindaco Ennio Fazio comanda e tace. Tocca a lui dare le carte ha detto la candidata rosa nonna Marinella Fasano. Il candidato deve ricevere in primis la benedizione di Fazio (in assoluto colui che si avvicina di più al sacramento della Comunione tra i politici cerialesi) e del sempre autorevole Vaccarezza. Capace di vincere e seminare, tenere a bada gli avversari.

Così  Romano ha tolto qualche castagna dal fuoco e avranno buon gioco a dire: volevamo puntare ad una coalizione, un’unica lista, ma siamo stati smentiti. Romano che sicuramente non è tra i lettori di trucioli (lui segue solo i giornalisti liberi, indipendenti e non condizionati da portare a casa la pagnotta e la pubblicità, mancherebbe altro non dargli retta) pare abbia l’ambizione non solo di fare il sindaco: vuole imbarcare gli imbonitori di ieri, dotati di clientela. Maestri di clientelismo insomma.  Chi meglio del vice sindaco Maineri, estrema destra moderata mai rinnegata, può essere utile ? I paletti dove devono essere fissati se si punta al rinnovamento, ad attingere nel partito sempre più numeroso degli astensionisti ? Di chi è ormai sfiduciato e preferisce non recarsi ai seggi ? E i voti grillini ?

Altro spigolo in questo caso sulla pedonale

Per un…guarda chi si rivede o chi si ripropone, riteniamo sarebbe un vero e forte segnale di discontinuità (non parliamo di dileggio altrui) proporre un sindaco rosa che viene dalla società civile. Perché non si indica, ad esempio, di candidare sindaco Sabrina Balloni, figlia dell’ex sindaco Dc Ennio, albergatrice apprezzata, laureata, poliglotta, esperienza di lavoro e di formazione. E che dire della signora Noberasco che gestisce il Residence Oliveto che può fregiarsi di essere inserito nelle mappe dei ‘Tesori d’Italia’. Famiglia storica, a fine ‘800 Bartolomeo Noberasco acquistò un terreno ad oliveto che trasformò in una piantagione di alberi da frutta per esportazione, successivamente il figlio Santino lo trasformerà in coltivazioni in serra; il nipote Angelo, nel 1973, vi realizzerà quello che in poco tempo è divenuto uno dei residence più qualificati della zona. Una gestione che ha l’accortezza di rispondere a tutte le osservazioni dei clienti attraverso il diffusissimo TripAdvisor. Il nome Noberasco per la serie ‘sono i risultati che contano’. Due ‘quote rosa’ capaci, indipendenti, avulse dalle confraternite (non parliamo di quelle parrocchiali) e dalle consorterie. Potrebbero rappresentare la vera svolta di Ceriale, non la riproposizione di un ‘becero sistema’ di cui abbiamo visto i risultati recenti nella vicina Borghetto S. Spirito che, con Ceriale, può fare a gara a chi sta peggio in termini socio economici e disastri ereditati.  E nella lite ognuno da la colpa all’altro.

Tra tirare dentro pur di vincere tizio e caio, al di là delle credenziali, c’è un altro nome che darebbe il segno del cambiamento non di facciata: Angelo Fresia, per dieci anni esemplare (e con la schiena dritta) corrispondente de La Stampa per il ponente ed entroterra. Poi vittima di un’ingiustizia, fino a mettersi al lavoro come esercente, capace di sporcarsi le mani in senso buono, creando un’attività molto apprezzata soprattutto dal mondo giovanile. Uno che con l’esperienza acquisita sul campo è difficile poterlo condizionare, anche se proviene dalla famiglia di uno dei maggiori imprenditori edili della zona. Si riuscirà a convincerlo ? E a quali condizioni visto l’avversità ai pateracchi ? Alle ammucchiate vecchio stampo ? L’indipendente ed autorevole Ivg.it le definirebbe ‘minestre’ riscaldate. E loro se ne intendono.

Non possiamo lagnarci, lamentare sempre che nel nostro Bel Paese le cose vanno male perchè non si cambia mai. Non possiamo dopo aver governato cinque anni Ceriale e altri cinque in precedenza, prendere atto come nulla fosse che il corpo dei vigili urbani è a ramengo perchè il ‘capo’ non è all’altezza (dichiarazione stampa di Maineri). Se ne accorge ora ? Ceriale che non da oggi ignora spesso e volentieri il valore della legalità messo in pratica, meglio far finta di niente, tanto è vero che non è stato neppure citata (il bisogno di legalità) nelle premesse elettorali di chi si propone a sindaco come il rodato Romano. Speriamo di non esseri arrivati al punto di chi paragona la legalità al detto: se vuoi perdere le elezioni parla di accoglienza di profughi, oppure di piano regolatore a misura d’uomo, di sviluppo capace di creare occupazione giovanile e non speculazioni immobiliari ‘casalinghe’ o di forestieri ammantati da Spa e Srl mordi e fuggi.

Forse al di là dei bei discorsi, merita di essere citato quanto invece è stato  ignorato dai media locali, ovvero le proposte – confronto del consigliere comunale di opposizione Luigi Giordano che quasi ogni settimana invia un comunicato stampa. E nell’ultima riga una riflessione che è difficile non sottoscrivere: “Purtroppo la politica cerialese è stata spesso motivo di divisione e non di unione, di scontri e non di confronti . È arrivato il momento di cambiare prospettiva.” Ecco, fatti e non parole ! (l.cor.)

COMUNICATO STAMPA DI LUIGI GIORDANO

Sabato 16 dicembre alle ore 18.30 a Ceriale, al circolo ricreativo “CIVICO 75” di via indipendenza 75, terrò un’assemblea pubblica sul tema “Amministrazione e rapporti con i cittadini, cambiamenti necessari per costruire una politica rinnovatrice”.

Insieme parleremo di beni comuni e dello sviluppo sostenibile del nostro paese, ricordando le priorità per migliorare i servizi ai cerialesi.

Parleremo della necessità di realizzare un marciapiede sulla via Romana, un’arteria molto trafficata, dove adesso migliaia di persone (soprattutto donne, bambini e anziani) sono costrette a camminare in mezzo alla strada per andare in centro o tornare a casa, mettendo a rischio la loro incolumità.

Parleremo di come riaprire il sottopasso pedonale di via Fontana in tempi rapidi.

Parleremo dei passaggi pedonali pericolosi e di tutte le misure necessarie per illuminarli e renderli sicuri.

Parleremo dell’urgenza di realizzare una casa di riposo per i cerialesi e di un centro di aggregazione per i giovani, dimenticati da tutte le amministrazioni.

Proporremo di inserire nel regolamento comunale lo strumento del referendum, per consentire alla gente di esprimere la propria opinione sulle opere pubbliche di maggiore impatto economico per le tasche dei contribuenti.

Parleremo di come riprendere il valore etico della politica, intesa come servizio e non come potere.

Parleremo dell’importanza delle associazioni e del volontariato nel futuro del nostro paese.

Parleremo di tutto ciò che i cerialesi riterranno importante, perché l’ascolto e il continuo confronto con i cittadini sarà un dovere per i futuri amministratori.

Purtroppo la politica cerialese è stata spesso motivo di divisione e non di unione, di scontri e non di confronti . È arrivato il momento di cambiare prospettiva.

Luigi Giordano

Come è ridotta con le piastrelle inzuppate di nero la nuova passeggiata a mare inaugurata a Pasqua e costata milioni di euro

Un altro tratto della promenade dove emerge chiaramente la macchia di leopardo che interessa la piastrellatura

Ogni pochi metri un’aiuola appuntita vicino alle panche e in un ambiente ideale dove corrono e giocano anche i bambini con l’insidia che se si cade il rischio è grosso. Un allarme per i genitori non da tacere

Con quali conseguenze di può cadere alle prese con uno dei tanti spigoli appuntiti della nuova passeggiata a mare ?

PER FAVORE ANCHE CON IL VOLONTARIATO NON ESPORTIAMO LA ILLEGALITA’ SEPPURE CON AFFISSIONE ABUSIVE

Trucioli aveva fatto osservare che a Ceriale non c’è solo la zona ‘by night’ dell’Aurelia, la centrale dell’abusivismo ortofrutticolo in odore di camorra, in passato la presenza sfacciata e sistematica di lucciole pure davanti alla casa del primo cittadino, unico caso in Italia abbiamo scritto. E la sosta sfacciata sempre di lucciole straniere a pochi metri dal Municipio. Gli immobili lungo l’Aurelia verso Albenga hanno perso valore commerciale e le poche attività, supermercati esclusi, hanno difficoltà a resistere (bar, pizzerie, ristoranti) proprio a causa del sottobosco notturno. Trucioli aveva documentato che dava un senso di disordine, di mancanza rispetto di norme e regolamenti, consentire le affissione selvagge in ogni angolo più frequentato del lungomare e della città. Di recente è accaduto che ‘manifesti abusivi’ sono stati esportati anche nelle località vicine, Loano, Pietra, Borgio, affiggendo un’iniziativa pur lodevole e di volontariato in spazi vietati. A rischio doverose sanzioni. Buona fede non contestata. Ma che figura !

Sosta selvaggia sul lungomare e in centro sull’Aurelia dove sostano i pullman di linea è tollerata e sfacciata

Auto parcheggiate in divieto nella zona pedonale davanti alla chiesa parrocchiale e al Municipio alle 18 di domenica pomeriggio

Affissione abusiva fuori dagli spazi consentiti a Loano alla fermata dei bus di manifesti di Ceriale, iniziativa lodevole di volontariato e promozione anche se agli eventi mancavano le bancarelle di aziende locali, una dalla Sardegna, altre due dal Piemonte.

 

 

Ricotta, giù le mani da Borghetto S. Spirito? ‘Siamo solo in attesa di eleggere il direttivo’. A Balestrino c’è Saturno, Bronda a Toirano

$
0
0

“Non sono stato dimissionato, mi sono dimesso non perchè la sezione era “priva del numero minimo di soci ordinari militanti, dato che una socia si è trasferita all’estero e un altro si è dimesso per dissapori con il Segretario relativi alla gestione dei rapporti con gli alleati” come ha scritto trucioli.it., semmai sono stato io a chiedere di essere sostituito con un commissario in attesa delle elezioni per il rinnovo del direttivo della sezione di Borghetto S. Spirito, Toirano e Balestrino”.

Quando Enzo Ricotta segretario di sezione faceva gli onori di casa a Sonia Viale vice presidente della Regione Liguria, ex sottosegretario di Stato

Gli iscritti della sezione avrebbero dovuto eleggere il segretario sezionale entro novembre, ma impedimenti vari sono sfociati nel prolungarsi della gestione commissariale affidata all’assessore regionale Stefano Mai, ex sindaco di Zuccarello e che deve occuparsi  delle questioni borghettine della Lega Nord. In un momento cruciale per la città, alle prese con il pre dissesto, i dolorosi tagli anche nel sociale. Certo non sono più i tempi in cui il Comune si ‘promuoveva’, a pagamento, con mezze pagine promozionali (manifestazioni ed eventi) sui due quotidiani con cronaca locale e su Ivg.it. C’è il tema caldo ed attuale della proposta di vendita della farmacia comunale che negli ultimi tre anni ha visto corrodere la voce ‘utili’, dell’argomento parliamo più avanti.

Enzo Ricotta (sotto la sua segreteria il centro destra ha vinto le elezioni amministrative), cittadino di San Fedele d’Albenga, dipendente della Stirano srl  cuneese che si è aggiudicata l’appalto della Nettezza Urbana di Loano; Ricotta, come accaduto per altri colleghi di lavoro era in precedenza ‘interinale’ della Servizi Ambientali Spa. Un posto sicuro finalmente, si direbbe. “Il nuovo datore di lavoro è  ammirevole, un’azienda seria e sana  – commenta Ricotta-, sia sotto il profilo organizzativo, dei risultati raggiunti con il servizio a Loano, sia nei confronti dei dipendenti tutti, in busta paga troviamo anche premi di produzione”.

Torniamo al tema Borghetto S. Spirito, le voci sussurrano di manovre a proposito dell’area ex oleificio Roveraro con la realizzazione, nella contropartita al privato (Cappelluto – Roveraro- Vacca),  di un mega centro commerciale. Ricotta dice: “Andare dietro a tutte le dicerie non si va da nessuna parte, personalmente ritengo che occorra tutelare ciò che è rimasto del piccolo commercio famigliare, anzi bisognerebbe fare di più per incoraggiarlo, incentivarlo. Il centro storico non può languire. Non credo che la Lega si presti ad operazioni ad personam”.

La Lega Nord che lei ha lasciato in cosa consiste numericamente? Ricotta: ” Non sarà precisissimo, posso ricordare che nella sezione siamo una quarantina di sostenitori e 26 soci militanti. Questi ultimi devono avere un’anzianità di almeno un anno, fare un certo percorso nel partito. Ricordo che avevo iniziato con due iscritti, una Montenegrina (Zorca) che faceva volontariato in Croce Bianca e Grasso. In pratica poi eravamo rimasti in due. Ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo raggiunto  una sessantina di iscrizioni, con oltre una ventina di militanti. Con questa forza abbiamo affrontato le elezioni comunali, siamo rappresentati da un valente assessore. A quel punto è scaturita la mia scelta di dimissioni ed affrontare il congresso, con l’avvio delle procedure e fare in modo di allargare il direttivo.”

La nuova segreteria provinciale, con Sasso del Verme, presidente del consiglio comunale di Laigueglia, è operativa da fine marzo. “E’ vero – osserva Ricottaci sono stati dei rinvii, l’estate, degli slittamenti, forse si è andati oltre i tempi tecnici si suole dire, nulla però da attribuire a contrasti o fazioni in lotta.  Del resto è una sezione molto attiva e partecipata”.

Ha notizie della sezione di Loano dove un tempo la Lega Nord con il consigliere comunale ‘combattente’ dr. Maurizio Strada, dai banchi dell’opposizione, poteva contare su un elettorato che raggiungeva quota 800 – 1000 voti ? A febbraio il segretario Aldo Gavioli ha passato il testimone a Giuseppe “Beppe” Bavestrello, 46enne geometra libero professionista, consulente energie rinnovabili, imprenditore agricolo a Verzi di Loano, candidato non eletto alle comunali del giugno 2016 con la riconferma del sindaco Luigi Pignocca. Gira voce che gli iscritti si contino sulle di una mano. Ricotta:Darei notizie imprecise, bisogna chiedere a loro, non sono al corrente”.

Strano, cosa può dire  almeno dei preparativi alle future elezioni amministrative di Ceriale, alla luce del fatto che dipende dalla sezione leghista di Borghetto? Ricotta: “Ho letto su trucioli e ho scoperto anch’io che, diciamo burocraticamente, è competente la sezione borghettina, ma politicamente tutto fa capo ad Albenga“. Dunque chi comanda, chi sceglierà i candidati in quota Lega ? Ricotta: “Non ci sono dubbi, Rosy Guarnieri. E lei che decide sugli assetti futuri di Ceriale ? Ricotta: “Direi che le scelte avvengono di concerto con la segreteria provinciale e che essendo la Liguria all’avanguardia, pilota, nelle formazione di alleanze del centro destra, Ceriale seguirà le strategie messe in atto a Borghetto “.

Eppure c’è un tam tam secondo il quale Lei sarebbe caduto in disgrazia. Sia prevalsa l’ala massonica, nonostante l’articolo 8 dello statuto vieti per i militanti Lega Nord l’affiliazione in loggia. Il giuramento massonico in contrasto con la ‘fede leghista’ aveva spiegato e ripetuto il padre fondatore, Umberto Bossi, che si è sempre scagliato contro il potere occulto della massoneria e del Vaticano. Ricotta: “Non mi intendo e non mi interessa la massoneria, sono più interessato ai risultati raggiunti dal partito, al positivo risultato di Borghetto”.

In realtà a Borghetto la Lega aveva ottenuto 89 voti al Senato e 86 alla Camera alle ultime politiche, contro i 778 del Movimento 5 stelle Beppe Grillo.it, secondo partito dopo il Popolo della Libertà con 939 suffragi e il Pd a quota 535. Alle amministrative  del 2012 la Lega per Borghetto di Pier Paolo Villa aveva ottenuto 327 voti, il Pdl del candidato sindaco Roberto Moreno 976 voti, il vincente capitano Giovanni Gandolfo con Noi per Borghetto 1007 voti. Una vittoria che dai risultati finali ha segnato il peggiore periodo storico della città. Un sindaco che nonostante la ‘buona stampa’ (ma la memoria non è di tutti) e la tenace campagna di controinformazione di trucioli.it, (basterebbe rileggersi alcuni articoli urticanti scritti da Pampolini, vignette incluse) alla fine è abdicato nel peggiore dei modi; lasciando in eredità il pre dissesto finanziario, nonostante le cause arrivino dai tempi della colazione di centro destro con la stesso Moreno assessore al bilancio, il sindaco commercialista, revisore dei conti Santiago Vacca. Non può sicuramente vantare meriti quell”informazione incapace di scavare, approfondire, disturbare e che ha contribuito alla diffusa disinformazione, fino al crollo di un castello di carta zeppo di debiti che alla fine pagheranno i cittadini tutti, ad iniziare dalle categorie più deboli e umili.

Eppure anche a Borghetto la Lega ha vissuto i suoi anni d’oro, con il boom elettorale di Giannino Pesce, assessore, attuale presidente della Croce Bianca e quando era segretario provinciale Andrea Bronda, già assessore a Vendone. A Balestrino era vice sindaco Alessandro Panizza, il capostazione laureato di Loano e a quanto si dice mai valorizzato, sempre nell’angolino; ad Albisola Superiore era vice sindaco Davide Maranzano; Piero Rocca assessore ad Alassio (e lo è tuttora);  Silvio Rossi era assessore a Bergeggi; Giorgio Fugardo assessore a Finale Ligure; Sasso del Verme assessore a Laigueglia; Giocamo Roletti assessore fuori dal coro a Varazze. Alle provinciali 2009, la Lega del segretario Bronda aveva raggiunto 19.483 voti (11,81%), contro i 9.164 voti del 2004 (5,3%). In provincia c’erano gli assessori Rosy Guarnieri (Viabilità ed edilizia scolastica) e l’alassino Luca Villani, Polizia provinciale e protezione civile. La Lega rappresentata in 21 municipi.

Non mi occupo di dietrologia – replica l’ex segretario Ricotta -, mi godo il trionfo raggiunto a Borghetto, ma non solo. Ho ricevuto i complimenti  sia di Rixi, sia di Ripamonti. I mio lavoro in sezione ? A Balestrino abbiamo sei iscritti e un militante, Stefano Saturno vice sindaco. Premetto che per regolamento interno per ogni militante devono esserci almeno tre soci sostenitori. Aggiungo che negli ultimi mesi si sono verificati piccoli contrattempi. Saturno era il mio referente, mentre a Toirano è Andrea Bronda, e non Mattoscio come erroneamente qualcuno ha scritto. A Toirano gli iscritti mi pare siano almeno una decina e tre soci militanti“.

Savona incontro con Francesco Belsito nella sede della Lega Nord in via xx Settembre: a sx l’onorevole Guido Bonino, a dx Andrea Bronda e Edoardo Rixi (Foto Il Secolo XIX)

Strana sorte, comunque, quella  che ha accompagnato l’ex segretario provinciale Bronda dove le vicissitudini famigliari ed umane, a quanto pare, hanno finito per depotenziare, intaccare quella che appariva una carriera oltre i confini locali. Di lui si era anche letto che avrebbe aperto una sezione leghista a Ceriale.  Si era letto, il 31 gennaio 2014, sul Secolo XIX: “Vendone, Bronda si dimette. Revetria ? Vorace di poltrone. Non posso vedere piccoli paesi come il nostro che sono diventati terra di conquista da parte di questi fantasmi voraci di poltrone ai quali non interessa  direttamente il ruolo di sindaco ma il fatto che  questo ruolo sia un mezzo per raggiungere altri posti ben più potenti e remunerati, non abbiamo bisogno di gente che scalda poltrone“. Revetria era stato chiamato dal presidente della Provincia, Angelo Vaccarezza, nel ruolo di assessore provinciale, in quella giunta e ‘parlamentino’ di maggioranza che passerà forse alla storia per i record di fratelli massoni rappresentati.  Clamorosa fu poi la rottura con il ‘fratello’ avvocato Paolo Marson.

Che dire, il pio Piero Revetria (nella foto), se si presentasse è facile che  torni primo cittadino di Ceriale, ma deve tenersi pronto per la promozione in Regione. Bronda, attivo volontario della benemerita Croce Bianca, l’hanno chiamato alla presidenza di una delle Pro Loco più dinamiche e numerose quanto a soci, Toirano. Non hanno fatto comunicati stampa. Una ‘chiamata’ significativa ? In attesa del prossimo tassello.

Rivedremo Ricotta segretario, premiato per il suo lavoro o rilegato in un ‘contentino’ ? “La Lega di Borghetto oggi esiste, prima c’era un Villa che non faceva crescere la sezione e badava alle sue ambizioni. Io ho solo l’obiettivo di far crescere il partito, non sarò un’aquila, ma non ho scheletri negli armadi, non ho interessi diretti o trasversali da difendere, spero che a Ceriale si raggiunga, sotto la regia Guarnieri, i risultati di Borghetto; so che c’è da anni iscritta la signora Milani che vive a Ceriale, so che alcuni iscritti se n’erano andati. Per il resto scriva pure che non sono un ideologo, preferisco rimboccarmi le maniche, essere presente sul territorio, se poi non ho meriti a sufficienza, non ne faccio un dramma. Appartengo agli umili, anche di origini e non debbo vergognarmi. Onestà e passione prima di tutto”.

Luciano Corrado

LA FARMACIA COMUNALE, MEGLIO VENDERLA ?

A leggere le cronache locali sembra tramontata l’epoca della ‘farmacie comunali’. Nel ponente è rimasta ancora quella di Albenga che non è finita al migliore offerente solo per un pasticcio della giunta nella designazione del ‘perito’ che guarda caso è sotto ‘tutela giudiziaria’ per un’inchiesta nella sua regione sudista. L’ultima venduta con qualche ‘fatica’, dopo tre aste andate deserte è stata quella di Ceriale che ha fruttato nel 2015 un milione e mezzo di euro, dalla ‘stima’ iniziale di 2 milioni.

Oggi, chi ha dimestichezza con il mondo delle farmacie savonesi sostiene che gioca una componente importante nella gestione la capacità commerciali. Ovvero non basta essere bravi e professionali farmacisti, come nel caso della direttrice di Borghetto, occorre avere versatilità e preparazione nel comprare e vendere, saper cogliere le occasioni del mercato dove il vero guadagno non si ha nel ‘prodotto dispensato dal SSN (Asl)’, ma dai medicinali da banco, dai parafarmici, dagli integratori, fino ai prodotti di bellezza (le creme solari acquistate ora si possono comprare con sconti del 60-70 per cento), ai servizi infermieristici.

E la farmacia di Borghetto, a quanto pare di capire, questo treno l’ha in buona parte perso o non utilizzato. Non solo, forse si sarebbe dovuto vendere anche prima, quando il mercato delle farmacie era ancora più appetibile. Evitare si vendere in un momento di ‘bisogno’ e di ‘crisi’, se è vero che chi va ad analizzare i conti, si vede un calo costante di utili negli ultimi tre anni.  Non solo, a rendere meno interessante l’acquisto è la nuova legge nazionale ed europea che consente l’ingresso nella proprietà anche di società e grandi catene. E su questo fronte inglesi e tedeschi sono all’avanguardia.  Non è più obbligatoria come accadeva fino ad ora la proprietà e la titolarità.

Si sta discutendo, tra favorevoli e contrari alla vendita, non solo sulla cessione, ma anche su quantum e sul fatto che tutto sommato il Comune si priva di una sicura fonte di reddito, 30 mila euro l’anno, dicono gli ultimi dati. Ad ascoltare chi gli addetti ai lavori il valore di una farmacia è dato dal fatturato lordo annuo. Ma come è accaduto a Ceriale con l’acquisto da parte della famiglia Richeri che a Finale gestisce già una farmacia, è possibile che anche a Borghetto si possano incrementare le vendite. L’unico concorrente non proprio tra i più agguerriti è la ‘storica’ farmacia della famiglia Franchi, poi le due più vicine sono a Loano in via Garibaldi e via dei Gazzi. Come dire non c’è un concorrente dietro l’angolo. Probabilmente chi potrà essere interessato a comprare potrà valutare anche questo scenario. E che dire, ad esempio, della Farmacia Saettone di Savona che si è trasformata, con le acquisizioni ed in una realtà dove il turismo non è quello dei paesi rivieraschi, in un’azienda che da lavoro a 24 dipendenti e ogni giorno fa offerte promozionali con due pagine di Stampa  e Secolo XIX ? E a leggere i bilanci della società gli utili salgono di pari passo con l’aumento del fatturato.

A questo punto la giunta Canepa è determinata a vendere, certamente la logica del mercato dice che la scelta avrebbe dovuto essere fatta qualche anno prima. E che i dipendenti, come è accaduto per Ceriale, non hanno nulla da temere come è giusto che sia.

 

 

 

 

 

 

 

 


Tassa di Soggiorno, i 7 Comuni (rivieraschi) del ‘no’ e l’entroterra. Chi gestisce i soldi della promozione intercomunale? Non si sa

$
0
0

Patto del turismo, protocollo d’intesa per scongiurare la macchia di leopardo ? Da due mesi si polemizza quasi solamente dei comuni (10, Albenga deve ancora votare) che, oltre a Savona apripista, non hanno di fatto aderito alla prima promessa elettorale di Berlusconi e Salvini di ridurre la pressione fiscale con la reintroduzione della Tassa di soggiorno che pagano i turisti in hotel, residence, agriturismi, campeggi, seconde case. Per un massimo di 5 giorni, dal 2018, limitatamente a luglio ed agosto; poi da aprile ad ottobre. Attenzione, manca un tassello. Le categorie hanno firmato perché all’ospite si dovrebbe presentare la ‘tassa’ come una card – benefit che da diritto a concrete agevolazioni: park comunali, musei, piscine pubbliche, autotrasporti, manifestazioni. Invece nulla. Non solo.In realtà succederà, a meno che i promotori regionali dal presidente Giovanni Toti, al capogruppo esperto di turismo e alberghi, Angelo Vaccarezza, all’assessore avv. Giovanni Berrino, non si facciano garanti. Il turista paga mentre sindaci, assessori, consiglieri comunali che hanno votato ‘sì’ (o si sono astenuti) faranno in modo che le cose si sistemino alla meglio, dopo aver gabellato chi trascorre le vacanze nelle 11 località savonesi, poi ci sono gli imperiesi. La Liguria ha introdotto la tassa di soggiorno solo dopo l’istituzione dei Registro dei Comuni turistici e il ‘patto per il turismo’ che assegna la suddivisione.

In due mesi  fiumi di parole, dispute, malintesi, soprattutto in alcune località. Si sono fatti sentire con coraggio, si direbbe, laddove manca il richiamo del ‘cuculo‘. Ci sono presidenti di categoria, in loco, che hanno appena fiatato, non è chiaro se per timore reverenziale o perchè hanno in essere attività e progetti, mire, per cui è consigliato stare dalla parte dei silenziosi. C’è chi, invece, è in perfetta buona fede e prende esempio dalla Tassa, come a Palermo, estendendola a 365 giorni l’anno e con percentuali ancora più pesanti, fino a 5 euro per i ricchi. Palermo con il sindaco Leonluca Orlando, bandiera della legalità e della sinistra democratica. Città con qualche mafiosetto di troppo, non bisogna farci troppo caso. Finchè non fanno stragi quasi non fa più notizia.

COMUNI’ VIRTUOSI’ CHE HANNO DETTO NO – Si è parlato, a cominciare da trucioli, in particolare di Laigueglia. Caso assai raro, ha ridotto diverse tariffe a carico di cittadini e turisti. Si è fatta sentire Andora dove dalla casa comunale non arrivano più  comunicati stampa. Saranno  di parte, di chi è al potere, è pur sempre un’informazione, al punto che in tv (Imperia Tv che segue i consigli comunali, forse ricompensata) il sindaco ha annunciato la diffusione stampa ‘neutrale’ di 5 mila copie di un notiziario in cui si da conto soprattutto di aspetti della vita sociale che coinvolgono tutti. Per Andora problemi delle fognature (che sono gestiste dalla pubblica e disastrata Rivieracqua imperiese), dell’edilizia scolastica, dei 9 milioni di euro spesi con l’aiuto della Regione per interventi urgenti. Andora è l’unica cittadina costiera della Provincia dove non esistono parcheggi pubblici a pagamento.

Ha detto no alla gabella turismo Ceriale che in primavera (maggio?) va alle urne, ma anche Borgio Verezzi che ha un discreto patrimonio alberghiero recettivo. Non applicano la tassa Bergeggi (tre i complessi alberghieri e molte seconde case), Vado Ligure che ospita uno degli hotel più moderni della provincia, e ancora le due Albissole e Celle Ligure. Ci sono le località dell’immediato entroterra, si pensi a Garlenda e Villanova, Ortovero (fa eccezione tra i paesi non rivieraschi l’adesione di Toirano di cui abbiamo già scritto), poi Tovo San Giacomo, il retroterra di Finale, quello di Varazze con Sassello e Urbe. L’alta Valbormida con Bardineto e Calizzano, oppure Cairo Montenotte, Carcare.

Unione provinciale albergatori: scambio di consegne e auguri tra Franca Roveraro Cappelluto e Angelo Berlangieri

COME SI E’ ARRIVATI ALLA TASSA – Tutto pare sia nato dall’iniziativa di alcuni sindaci (in particolare Loano, Pietra Ligure e Finale Ligure, centro destra e centro sinistra). C’è l’esempio di Savona (centro destra e casse comunali in pre dissesto, 14 milioni lasciati in eredità dalle giunte di sinistra) che ha introdotto la Tassa. In passato la Regione Liguria, con l’assessore al turismo Angelo Berlangieri, oggi presidente provinciale Upa aderenti a Confindustria, non ha provveduto all”albo’ dei Comuni turistici dove si può ovviare alla ‘no tax‘. L’obiettivo: con i soldi della tassa mettere in atto un’offerta migliore, più qualitativa e produttiva.

AL CAPANNO DI RANZI – Gli albergatori dell’Upa si erano riuniti, con i sindaci, al Capanno di Ranzi ed avevano invitato i Comuni a mettere in atto strategie tali da evitare campanilismi e competizioni, un sistema quantomeno comprensoriale. La tassa ha un senso, secondo la categoria, se la applicano tutti i paesi e le città interessate all’industria della vacanze. Mare – monti, ninfa allo sviluppo. Il patto siglato prevede che il 40 % dell’introito il Comune lo spende ‘pro turismo’: ad esempio arredo urbano, manifestazioni.  Il restante 60 % si spende in accordo tra Comuni e categorie. In questi anni abbiamo sentito e risentito, letto, che occorreva una promozione unitaria, una promozione di settore, mai non singola, vedi cosa accade nell’outdoor. Ogni paese lancia il suo progetto, ingaggia la società di consulenza. L’accordo prevede che i soldi della promozione non siano più gestiti per conto proprio da ogni comune. C’è da piangere se uno ha tempo e voglia di documentarsi.

Si è accennato di dare vita ad un Dmo che amministri quel denaro destinato alla promozione. Qualcuno ha subito fatto due più due, nasce un nuovo ente, con  presidente, vice presidente e…. Si è fatto il nome di Pignocca e Scrivano. Promessa sottovoce: nessun nuovo ente INTERCOMUNALE. E allora chi gestisce il denaro del 60 % ? Risposta: da studiare e decidere. Eppure i proventi cominciano ad essere versati a luglio. Superfluo chiedere a destra e a manca. La tesi: dobbiamo lavorare in questi 4 – 5 mesi che ci restano, trovare un punto di incontro. E la card – benefit del turista ? Mistero.

Il sindaco di Varazze  Alessandro Bozzano fautore del voltafaccia con gli albergatori

RASSEGNA STAMPA DI DUE MESI INFUOCATI E PROTAGONISTI –  20 novembre da Varazze la notizia che l’hotel El Chico, 4 stelle punterà su meeting e congressi, taglia il numero dei posti letto.  Il gestore  Gianfranco De Gasperi dichiara:  “I turisti sono sempre di meno e vogliono spendere poco, non si può andare avanti così, non possiamo fare altro che adattarci, i politici fanno proclami noi dobbiamo far quadre i conti, ci adegueremo alle nuove mode. In attesa della ripresa. Abbiamo investito nell’ampliamento di 10 camere, con 37 stanze e 75 posti letto, costruito la piscina. Tutto inutile, bisogna ridurre. Lo scorso anno abbiamo chiesto lo svincolo alberghiero, il Comune l’ha negato. Una legge assurda e lotterò per i diritti della mia proprietà”. Musica perfetta per i berlusconiani.

Primi di dicembre, a Varazze incontro tra sindaci ed operatori per l’introduzione della tassa di soggiorno. Si dichiarano contrari gli esponenti di categoria della Confcommercio: Paolo Efero, Fabio Raimondo, Michela Rosselli, Tommaso Tortarolo e Alberto Zanolla.  A Varazze si paventa il Dmo (centro operativo  gestione soldi della tassa) a livello provinciale. In accordo tra sindaci e sigle sindacali, non è chiaro se comprende  i sindacati dei lavoratori del comparto turistico alberghiero. Il colmo dei quattro gatti iscritti al sindacato e che ricorrono quando devono far cause. Gianantonio Cerruti, di Varazze, consigliere di opposizione fa sapere: “ La giunta Bozzano investe bene i soldi dei varazzini…, due ore di riunione, una ventina di presenze, ci sono già costate solo 4200 euro”.

A Noli il sindaco Niccoli, berlusconiano, al suo terzo mandato, recita: ” La nuova tassa ci consente  di avere i fondi necessari per investire nella promozione e potenziare i servizi agli ospiti”.  L’ex sindaco di Spotorno Gianpaolo Calvi ha affisso un manifesto di protesta contra l’applicazione della tassa, puntando il dito al locale Pd che due anni fa si era scagliato contro la proposta, ma il sindaco Fiorini ribatte che “dal 2015 ad oggi, quando anch’io mi opposi, sono cambiate tante cose.  Allora era un progetto per far quadrare il bilancio del Comune, oggi c’è un disegno condiviso di Regione, Comuni e categorie per investire seriamente nel turismo”. Critico sulla tassa un big locale della politica regionale, Matteo Mercenaro: “No alla tassa perchè manca un progetto concreto di come reinvestire le risorse che entreranno nelle casse comunali”.

Il sindaco di Finale, Frascherelli, avvocato, convinto sostenitore della Tassa di Soggiorno per il rilancio professionale del turismo

Il 14 dicembre i giornali titolano : Tassa di soggiorno, patto sindaci – albergatori. Firmano Unione albergatori, Federalberghi,  Confesercenti, Campeggi ed agenzie immobiliari. Nessuno cita gli agriturismo che sono iscritti alle categorie agricole ed hanno protestato per essere stati esclusi dal confronto. Le tariffe stabilite sono: hotel a 5 e 4 stelle, due euro a persona, per i 3 stelle 1,50, due stelle, agriturismo, bed &breakfast un euro.  Forfettarie per roulotte e camper da 15 a 60 euro stagionali. Il sindaco Frascherelli ( Finale) parla della necessita di puntare ad turismo professionale e del fatto che i Comuni non hanno i soldi necessari. Il collega Pignocca (Loano) è convinto che la tassa aiuta i comuni “a rendere le nostre località maggiormente appetibili”. Il sindaco Canepa (Alassio) si dice in piena sintonia con le associazioni di categoria che ad Alassio subito smentiscono. Lui imprenditore commerciale consiglia una tariffa unica da applicare per tutta la provincia di Savona.  Passino assessore al turismo di Albenga dice che la tassa ha senso a livello territoriale, con aliquote uguali per tutti; ad Albenga la ricettività è soprattutto nei campeggi. Il sindaco Valeriani (Pietra) non ha dubbi : “ I Comuni sono alla canna del gas e nel turismo bisogna investire risorse”.  Il sindaco Bozzano (Varazze) osserva che sta “aspettando il parere dell’Anci per sapere con certezza se i fondi che ne derivano saranno utilizzati solo in ambito turistico”.  Parla di tavolo con Comuni turistici, Regione e categorie per affrontare tutte le questioni in sospeso. Ma i soldi rientrano o no nel patto di stabilità ? Mistero. Varazze alla fine ha detto sì, rimangiandosi la promessa scritta dal sindaco in persona in campagna elettorale.

Il Comune di Laigueglia non aderisce ed ha attivato una collaborazione con l’Università di Genova su macro temi e  sulla Tassa di soggiorno per verificarne validità ed efficacia.  “Non ci sono oggi le garanzie che sia esclusa dal patto di stabilità e aggiungono: “Si colpisce il turista alberghiero che è invece quello che dobbiamo salvaguardare, da decenni sulle strutture ricettive  il legislatore, a partire dalla Regione, fino ai comuni,  impone ogni tipo di vincolo ritenendole di ‘interesse pubblico’ il loro mantenimento”. Il sindaco Maglione aveva proposto in alternativa un ‘tassa’ sugli ombrelloni degli stabilimenti balneari. Non sia mai detto e fatto.

La minoranza di centro destra di Finale Ligure  ha chiesto al sindaco di destinare il 40 per cento della tassa alla “salvaguardia degli arenile”. E in Regione ? Il presidente Toti: “Non credo che  un turista decida dove andare  sull’euro in più o in meno per la tassa di soggiorno.  A Genova il balzello si paga da qualche anno e ora grazie alla Regione con il ‘Patto sul turismo’ sul tema tassa soggiorno c’è una larghissima convergenza dei sindaci e delle categorie coinvolte,  chiederemo al governo che i flussi di cassa della tassa non sia soggetti al patto di stabilità.” 

Il sindaco di Alassio Enzo Canepa ed il presidente provinciale di Confcommercio Vincenzo Bertino

I giornali danno conto, a novembre, che sono contrari alla tassa il presidente provinciale Confcommercio, Vincenzo Bertino, e tutte le categorie rappresentate: Federalberghi, Faita, Fimaa, Fipe, Stabilimenti balneari, Silb, locali da ballo.  Bertino: “Non è il momento di inventare nuove tasse.” Lorenza Giudice: “Serve più prudenza dei sindaci, Savona è in crisi dopo anni di gravi difficoltà….il nostro è un secco no”. Marilena Ratto:Non siamo alle Cinque Terre…“.

Tommaso Tortarolo, presidente Giovani imprenditori Confcommercio ed albergatori di Celle afferma che con la tassa i tour operator stanno già spostando i gruppi in prenotazione nel 2018 verso altre regioni. Chi conosce la realtà dei gruppi dove si battaglia anche per pochi euro, può sapere e capire.  Da Alassio si apprende che dal 2015 detiene la palma  di abitanti ed operatori più tartassati.  2.042 euro pro capite di cui 89% incassate.  Seguono Pietra Ligure, Finale. Il Secolo XIX pubblica una lettera di Daniele Rembado assessore al turismo di Pietra Ligure.  Sostiene che tassa ha un senso se gestita ed applicata in tutto il comprensorio (Borgio e Tovo non hanno aderito), solo allora, a suo avviso, diventa un’opportunità.  Aggiunge: “Ci vuole coraggio a manifestare le proprie idee pubblicamente.  Coraggio che invece è mancato.  Bisogna condividere un percorso di sviluppo. Che coinvolga le categorie che  paiono essere ostaggio di preclusioni ideologiche. Con un confronto costruttivo la tassa può diventare un investimento per il futuro del comprensorio e non elemento di divisione”. Belle parole anche se un pochino contraddittorie.

Gli albergatori, si legge in un articolo, puntano il dito contro l’abusivismo di alloggi per le vacanze e bisogna mettere a punto strumenti che oggi non ci sono. Come dare loro torto ? Basterebbe ascoltare due voci davvero coerenti ed autorevoli da Finale che solitamente non fanno esternazioni, né passerelle. ” Ci vuole un bel coraggio ad introdurre la tassa nei Comuni della Riviera, sentiamo parlare di finanziamenti per manifestazioni e promozioni, sicuramente utili,  la la situazione richiede semmai priorità su infrastrutture e servizi per turisti e residenti”, ricordano Attilio Podestà (da anni non leggiamo suoi interventi, nonostante avrebbe tutti i motivi per parlare lui che amministra uno degli hotel storici e più prestigiosi della città) e Giovanni Argento dell’hotel Rio.

Denunciano che “da giugno a settembre la viabilità in Riviera è un incubo per tutti e trovare un parcheggio anche a pagamento è spesso complicato.  Sono requisiti basilari essenziali  per fare turismo in modo credibile. Finale ha grandi potenzialità ma anche grandi carenze che attendono risposte e soluzioni.”

Frascherelli serafico replica: “I comuni non hanno bisogno di far quadrare i bilanci, semmai le richieste per la promozione,  i parcheggi gratuiti, le navette, le manifestazioni, i depliant sono in continuo aumento e le risorse sono limitate. Le associazioni hanno sottoscritto il Patto del turismo e dovrebbero essere coerenti”. Lui fa l’avvocato, avrà qualche cliente albergatore ? L’avrà convinto ad accettare più pressione fiscale per il comparto ricettivo.Vede un film che noi vecchi cronisti di turismo provinciale e ligure ignoriamo. Non ci resta che imparare, ma scandalizzati. Se c’è una categoria debole, anche per proprie colpe e per conflitti di interesse ora di schieramento, ora d’affari, ora di ‘poltrone’, sono proprio gli albergatori. Dovrebbero, non da oggi, ‘imparare’ (?) dai Bagni Marini. Si parla tanto dell’emergenza lavoro ed occupazione, qual è un comparto (albergo tradizionale) in grado di offrire più prospettive per giovani, donne e dove i ‘robot’ non possono sostituire l’uomo. A Finale c’è una scuola alberghiera quale la sorte della stragrande maggioranza di quei giovani ? Idem ad Alassio.

Perché se chiude un’azienda, magari con una manciata di occupati, si fa tanto chiasso e barricate, se chiude un albergo non esce spesso neppure una breve sui media locali. Che danno puntuale risalto alle sagre. Basta sfogliare la rassegna stampa. E prima di tassare i turisti si azzerino sprechi, consulenze agli amici degli amici, acquisti senza rigoroso controllo dei costi, si taglino le mance – erogazioni clientelari ed elettorali, si riducano le addizionali comunali, si dia priorità all’efficienza, competenza, meritocrazia e produttività. Basta incapaci falliti nel ‘privato’ e promossi nel ‘pubblico’. Abbiamo un’imposizione sul lavoro e fiscale tra le maggiori in Europa. Non è l’entità della tassa di soggiorno, è il segnale che colpisce un ‘debole’. Non ingannino le apparenze.

Luciano Corrado

 

Rivieracqua, indagati eccellenti tra Rotary, massoneria, Asl, politici. C’è Bellasio ex presidente ‘Varazze e Riviera del Beigua’

$
0
0

I quotidiani titolano: Rivieracqua tre nuovi indagati eccellenti, di spicco, per il concorso truccato nella società pubblica imperiese che sconfina per competenza nel ponente savonese. Dopo l’ex direttore generale Gabriele Saldo, politico imperiese della prima e seconda repubblica, ex capogruppo Pdl in Regione, varie emigrazione in partiti; dopo Federico Fontana, professore universitario e presidente di commissione d’esame, consulente di Comuni come Savona  e Loano (di cui trucioli ha scritto), spunta un big da tempo dietro le quinte, l’avv. Rosavio Bellasio, pietrese stimato, ex assessore regionale all’epoca finito in carcere e poi scagionato, a luglio 2013 eletto presidente del Rotary Varazze e Riviera del Beigua e in quella data presidente provinciale Udc. L’altro savonese è Claudio Balbi, già direttore amministrativo Asl 2, quando Bellasio nel 2003 era direttore gestionale, Ubaldo Fracassi direttore generale e Franco Vairo direttore sanitario.

Rosavio Bellasio avvocato, ex assessore regionale, già presidente del Rotary di Varazze e Riviera dei Beigua, ex direttore gestionale del Santa Corona, una gioventù nella sinistra sociale della Dc

L’avvocato Bellasio, nato a Milano, 73 anni il prossimo 25 aprile festa di San Marco Evangelista e Festa nazionale della Liberazione, il papà era il messo comunale di Pietra Ligure dove il figlio è stato eletto nel parlamentino locale con la Dc, apparteneva alla corrente di sinistra, con ruoli anche al vertice provinciale del partito.

Bellasio iscritto all’albo dei Procuratori dal 21 gennaio 1972 e dal 3 febbraio 1978 all’albo degli avvocati. Ha continuato a svolgere la professione soprattutto nel civile e da ultimo negli arbitrati di cui non si legge e non si parla praticamente mai: non c’è ‘udienza pubblica’. Ma spesso sono in ballo interessi ingenti e parcelle adeguate.  Le parti in causa individuano un ‘arbitro’ ognuno, poi c’è il presidente che dovrebbe essere super partes. Ed in caso di disaccordo si finisce davanti alla giustizia ordinaria.

Basti pensare a cosa era accaduto nell’arbitrato al Secolo XIX quando i due cugini Carlo Perrone (dal 2016 presidente dell’associazione europea editori giornali) e Cesare Brivio Sforza entrarono in rotta di collisione per l’acquisizione ed il controllo della maggioranza della società dello storico quotidiano ligure.  Si affidarono ad un arbitrato.Per chi ha raccolto le parche confidenze di Brivio emergeva uno scenario disarmante. Acqua passata. Oggi IL Secolo XIX è finito nel gruppo la Repubblica – Espresso e anche Perrone è fuori gioco dalla proprietà e dalla catena di comando.

Torniamo alla Riviera giudiziaria. Le cronache ed il pianeta internet ci raccontano solo in modo raro e saltuario dell’attività di Bellasio presidente Rotary e nulla si è letto quale legale di fiducia nell’ambito di controversie arbitrali.

Come è d’obbligo di fronte ad inquisiti, non ancora rinviati a giudizio, né processati, né condannati con sentenza definitiva, magari dopo tre gradi di giudizio, e persino appello alla Corte Europea, occorre andare molto cauti.  L’esperienza parla, insegna. La prudenza non solo è doverosa. La verità giudiziaria, inoltre, non è necessariamente quella reale.

Certo l’ambiente imperiese, omertoso o meno che sia, con infiltrazioni di stampo mafioso secondo l’antimafia,  non è dei più tranquillizzanti. Il magistrato, Grazia Pradella, con funzioni di procuratore capo, fino alla nuova nomina del dirigente e del suo ‘ingresso’ a gennaio,  si è anche occupata di fascicoli con inchieste delicate o se volete scottanti, ha subito un paio di clamorosi furti nella sua abitazione nonostante, si diceva, avrebbe dovuto essere sorvegliata, ‘presidiata’ quantomeno con telecamere funzionanti.

Per l’altro indagato, funzionario Asl, Claudio Balbi,  è persona schiva, fuori dall’agone politico, pare ‘fratello muratore’; un congiunto era stato consigliere comunale ed assessore a Loano per la Dc. Il partito a cui si ispirava all’esordio politico anche Saldo, origini materne in quel di Mendatica, geometra assunto  giovanissimo nel corpo della polizia municipale di Imperia; di fatto ha sempre ricoperto cariche pubbliche, a cominciare dalla Provincia, fino alla Regione, in enti (il Parco) e società a capitale pubblico. Era rimasto immune nel ‘tritatutto giudiziario’ che spesso espone gli inquisiti  più in vista (avviso di reato), indagati, imputati, ad essere passati ai raggi x  anche dai media che attingono agli atti giudiziari e alla collaborazione con i difensori e parti lese. C’è chi impreca alla di ‘gogna’ o e chi elogia la doverosa informazione ai cittadini elettori, contribuenti. Senza l’opera dei giornali non sapremmo se esponenti di partito o meno, che aspirano a ruoli pubblici o eletti nelle istituzioni, hanno conti in sospeso con la giustizia.

Dietro le quinte, spesso e volentieri, l’ombra  ‘massonica‘ che si dirama tra obbedienze e logge, magari in questo o quel Comune, associazione, ente, lista elettorale. Anche la massoneria ha i suoi tribunali, pubblici ministeri, tutto però resta top secret. Non solo l’avvio dell’indagine, nulla trapela di come è  finita. Che fine fanno gli inquisiti. Cosa ha deciso il tribunale massonico di primo grado e d’appello. Un motivo di malessere per i tanti iscritti (galantuomini) che dopo aver giurato riservatezza totale, a loro volta finiscono per ignorare se l’affiliato fratello’ condannato dai giudici dello Stato ha pagato o meno il suo conto. Massoneria sempre più attiva in Liguria e soprattutto nel ponente ligure. Con personaggi che si diramano ora nel Piemonte, ora in Lombardia, ora sulla Costa Azzurra. Senza essere troppo disturbati.

Un doveroso chiarimento, oggi alla presidenza del Rotary di Varazze c’è Alfredo Angelo Gandolfo e segretario Alessandra Bonanni. Il Distretto 2032 ( che comprende Liguria ed il Basso Piemonte) è composto da 2480 Rotariani divisi in 41 Club, in provincia sono attivi il club di Savona, Albenga e Alassio. Da ultimo uno a Imperia e due a Sanremo. (l.cor.)

 

 

 

Ceriale, 36 ‘perle’ (seconde case) sul mare da borgo Mediterraneo. Ecco ‘Villa Iolanda’.Funerali con o senza vigili, ora è caos

$
0
0

Potrebbero chiamarlo complesso ‘ Villa Iolanda ‘ dal nome della storica locanda, sorta negli anni 50, con 6 camere, piccolo giardino, affacciata sul mare. Poi è sorto l’albergo Torelli, 55 camere. Quindi il residence La Risacca, multiproprietà, che non è il massimo dell’architettura e del contesto ambientale. Tutti e tre gli immobili avrebbero dovuto lasciare il posto ad un ‘borgo Mediterraneo’, stile prediletto dal compianto imprenditore Franco Murialdo. Gli eredi devono accontentarsi di abbattere l’hotel e la pensione, resta in piedi il ‘mostriciattolo’ con una quindicina di alloggi e al centro di una causa pendente al consiglio di Stato per condoni che il Comune ha rigettato. La giunta comunale si appresta a varare la convenzione con i Murialdo. Leggi anche l’angolo della settimana del consigliere comunale Luigi Giordano. ULTIMA ORA esplode il ‘caso’ funerali accompagnati dai vigili a fasi alterne e senza una regola, leggi a fondo pagina.

Il residence multiproprietà La Risacca non sarà abbattuto in attesa che si risolva la controversia al Consiglio di Stato, il Comune ha negato i condoni

Inutile ricordare che già mezzo secolo fa il vecchio cronista aveva descritto un grandioso progetto per il rilancio di quest’area, dopo la soppressione del primo campeggio della città sul mare e tra i pini, meta gettonatissima dai vacanzieri tedeschi post guerra e che ha fatto la fortuna del centro storico e della città, a cui si sono aggiunti altri camping. Lo abbiamo già ricordato in anni passati, tutto doveva iniziare con un porto turistico degno di questo nome. C’erano gli investitori italiani e stranieri. Non è successo nulla. Come non è andata in porto l’operazione portuale – immobiliare per un porticciolo più piccolo, l’abbattimento dei tre edifici e la ricostruzione di un complesso. Fece ridere mezza riviera il titolo: “Il rilancio di Ceriale passa da un discoteca…”. Il

I tre complessi, tra ferrovia e mare: il primo è il residence La Risacca, poi l’ex hotel Torelli e l’ex locanda Iolanda, questi ultimi due saranno demoliti e al loro posto sorgerà un complesso di 35 alloggi e box interrati

sindaco Fazio annunciava l’ipotesi di un progetto avveniristico. Anni in cui si era scritto dell’ingresso nell’operazione Murialdo dell’imprenditore – industriale Dellepiane di Savona.  Annunci tanti, senza mai dare conto di come è andata a finire. Ovvero tra proclami, promesse, titoloni stampa, locandine.

Veniamo ad oggi, forse inutile dire che tutti dovrebbero tifare affinchè gli eredi Murialdo (la vedova e le due figlie) siano messe in condizione di accelerare il più possibile. Non solo nel loro interesse e come dovrebbe accadere per ogni imprenditore che si rispetta, ma nell’interesse della comunità. Oggi quell’area, come trucioli ha puntualmente scritto e documentato anche con reportage fotografici, è da pugno nello stomaco. Ben venga lo stile da borgo Mediterraneo, su progetto dell’ing.

Marina Murialdo amministratore dell’omonima famiglia di imprenditori e proprietari del Parco Acquatico Le Caravelle

Catania: 36 alloggi che ‘baciano’ il mare e si nutrono di ‘brezza marina’, 14 box interrati e 4 esterni. Manco a dirlo boccone prediletto per seconde case, metratura 45 – 60 mq. Il mercato sul lungomare di Ceriale oggi varia tra i 5 – 8  mila € il mq, a cui bisogna aggiungere 60 – 80 mila € per il box.  Sicuramente il valore sarebbe maggiore se non ci fosse di mezzo il ‘vecchio’ stabile, piuttosto malconcio e pare, ma si scopre solo oggi, con qualche problemone di regolarità edilizia. Una grossa bugna per la futura amministrazione in attesa del responso dei giudici. Se il Comune avesse ragione si tratta di immobile abusivo, dunque da ripristinare dei luoghi, demolire.

A luglio dichiarava ai media il sindaco: “....La situazione per il terzo immobile, l’ex Residence “La Risacca” è più complessa perché c’è un ricorso al Tar per dei condoni ritenuti inammissibili che è stato fatto contro il Comune e oggi appellato davanti al Consiglio di Stato. I tempi sono determinati dagli imprenditori, noi faremo il possibile per accelerare questo percorso. In quella zona sorgeranno degli alloggi ma sarà un bel recupero di edifici attualmente fatiscenti in una zona che, dopo apertura passerella con Borghetto e molto frequentata da residenti e turisti”.

Ceriale che da il benvenuto alla futura ‘Villa Iolanda’ lasciandosi alle spalle una moria di alberghi: due  restano in vita: Tiffany sulla via Aurelia, 15 camere, due stelle e Prandini una stella, 17 camere. Erano 13 tra alberghi, pensioni e locande negli anni sessanta. Con Borghetto, è l’unica città dell’intera costa ligure a non avere più hotel. Chissà perché, avranno avuto ragione o torto quelli che si sono invano battuti affinché Ceriale non seguisse l’esempio e lo scempio urbanistico di Borghetto, ma eravamo davvero quattro gatti e sopratutto il cemento è sempre stato benedetto dalla stragrande maggioranza degli elettori. “Se vuoi perdere le elezioni”, era il motto, “blocca tutte le aree edificabili”. Ora si è fatto perfino indigestione di ‘case vuote’, alloggi e box in vendita.

E in attesa che si avveri quanto ha scritto la cerialese Valeria Pretari su La Stampa di agosto: “Via libera al progetto del nuovo hotel di lusso dopo un’attesa di 20 anni…Il nuovo hotel sorgerà vicino all’Autogrill di Ceriale, a circa 50 metri dall’autostrada e si estenderà su due livelli: quello più basso sarà interrato con accesso dalla attuale viabilità o in futuro dall’Aurelia bis e sarà adibito totalmente a parcheggio con la previsione di un centinaio di posti auto. Il piano superiore sarà destinato ad accogliere i turisti con numerosi servizi alberghieri costituiti da una reception, un bar, un ristorante, una sala congressi, una palestra e una piscina all’aperto con un’ampia area pavimentata e percorsi pedonali a aree verdi alberate per il gioco e lo sport. Infine un secondo e un terzo piano che saranno utilizzati per le stanze degli ospiti o eventualmente per le suite e su due lati, terrazzi per lo svago degli ospiti. In tutto saranno realizzate 90 camere…”.

La proprietà attuale è dei fratelli Canale di Borghetto S. Spirito che sono alla ricerca del migliore acquirente ed offerente che voglia realizzare il complesso con un investimento di 7-8 milioni di euro. Sarà hotel o motel ? Con annesso ristoro ? Forse non è proprio secondario. Una struttura ricettiva che si prefigge di accogliere più passanti che vacanzieri stanziali. Comunque sia è un’opportunità per i posti di lavoro, l’indotto e l’economia cittadina. Quanti anni si dovrà attendere ?  Si riuscirà a bruciare le tappe ? (l.cor.)

E ORA MANCAVA SOLO IL CAOS AI FUNERALI

SI ABBIA ALMENO RISPETTO DEI MORTI

Ormai è da qualche mese che perdura la polemica: non si capisce perché durante i funerali religiosi svolti nella parrocchia di  San Giovanni Battista ed Eugenio, alcuni  feretri hanno l’onore del corteo funebre, con tanto di vigili ed altri, no. A Ceriale, per tradizione, i feretri vengono trasportati con il carro funebre al  cimitero con cortei pedonali che attraversano la via Aurelia, è sempre stato un momento di aggregazione per amici e conoscenti in rispetto al morto e alla famiglia, un momento di incontro e riflessione sull’ effimera vita. Invece da qualche tempo assistiamo ad una vera e propria anarchia, alcuni feretri con ripercussioni sulla viabilità stradale non sono accompagnati dal vigile che blocca il traffico, altri, come ho accennato sopra abbondano di vigilanza…..mi viene in mente una strofa della poesia del grande Totò A LIVELLA:

“Lurido porco!… Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?”

Risolvere il problema mi pare di una semplicità puerile: si faccia un ordinanza! che vieti ogni forma di corteo pubblico a piedi per attraversare l’Aurelia dalla parrocchia al cimitero. Oppure si programmi avvertendo anticipatamente i vigili di essere presenti, almeno uno, ai cortei funebri per regolare il traffico. I funerali non sono immediati, non si fanno a morte istantanea, normalmente passano 2 o 3 giorni. Si ha tutto il tempo di programmare la presenza di almeno un vigile, anche se capisco la carenza di personale!!!! Basta decidere cosa fare…..non possiamo garantire il corteo funebre solo per alcuni e altri NO!

Luigi Giordano

L’ANGOLO SETTIMANALE DEL CONSIGLIERE LUIGI GIORDANO

COSA PROPONGO PER UNIRE GLI SFORZI ED ASCOLTARE I CITTADINI

Il consigliere comunale di opposizione ogni settimana scrive una proposta che invia ai media locali, carta stampa, web, social.

Luigi Giordano e Franco Villa agente della polizia muncipale

COMUNICATO STAMPA – Questa amministrazione comunale non ci ha lasciato debiti! È così che potremmo riassumere la scadenza naturale di questa amministrazione. Ed è ciò che dice Ennio Fazio che conclude il suo secondo mandato da sindaco, reduce da una lunga esperienza in consiglio comunale. Apprezzabile (non aver lasciato puffi) sotto un certo punto di vista, perché ciò gli permesso di mantenere insieme una maggioranza non sempre molto affidabile (vedi quando si è costituita parte civile contro il primo cittadino per la questione T1 – Nucera) e ancor prima, per motivi diversi, due validi consiglieri si sono persi per strada non condividendo certe strategie della giunta.

Oggi la vedo alquanto dura da parte di quel che resta di questa amministrazione rimettere in ordine progetti e programmi per Ceriale, anche con l’aiuto di elementi esterni, considerato che l’attuale sindaco non potrà più partecipare alla competizione elettorale per la legge dei due mandati. Questa amministrazione, ad ogni buon conto, ci lascia una bellissima pineta e la sostituzione delle piastrelle sulla passeggiata, senza dimenticare la demolizione (a spese nostre) del cantiere Patrone, e la rotatoria di via Torino e infine la chiusura di Rio Fontana.

Ah! dimenticavo la vendita della farmacia comunale…..che poi è servita per cambiare la piastrelle della passeggiata. Cose buone e altre meno buone. Ma questo rientra nelle cose naturali della politica, tutto è criticabile, non per questo tutto è sbagliato. E’ solo un mio punto di vista. Certamente questa amministrazione non si è distinta nell’attenzione da porre a cooperative cosiddette sociali (Arcadia) quando hanno preso certi incarichi dal Comune come, ad esempio,  le spiagge pubbliche, o come fossero i rapporti tra l’Aimeri srl (nettezza urbana) e i propri dipendenti.

A mio parere si sono davvero risparmiati, i nostri amministratori, nel mettere al centro dell’attenzione il cittadino! Comunque scaricare le responsabilità, tornare su quegli argomenti e criticare sempre, non mi pare sia la via maestra per costruire la futura amministrazione. Se vogliamo partecipare ad un progetto serio di ‘città del futuro’ e a misura d’uomo, dobbiamo dimostrare, e io credo di averlo fatto, di stare accanto al cittadino condividendo indirizzi politici che vengono da tutti e non dalla leadership. Il cammino deve essere proporzionalmente inverso, siamo noi che condividiamo le esigenze del cittadino, non i cittadini il nostro programma. Partendo dalle piccole cose.

Luigi Giordano, consigliere comunale

Loano: se n’è andato Chiola, maresciallo all’antica, inaugurò la stazione di Borghetto

$
0
0

I più giovani non ricordano gli anni del ‘maresciallo all’antica’, con il parroco, il sindaco, il medico condotto, il direttore dell’ufficio postale, il farmacista, era il personaggio di riferimento. Ogni giorno lo vedevi in divisa nelle strade, a tutte le ore; lo conoscevano e lo salutavano tutti. Uomo d’onore e di legge. Capace della ramanzina, rigore ed umanità. Se il caso un paio di ceffoni. Se n’è andato a 83 anni il maresciallo maggiore Remo Chiola. Nel 1977 era toccato a lui inaugurare la nuova stazione dell’Arma di Borghetto S. S. Nel 1984 trasferito a Loano con il pensionamento del ‘mitico’ Giuseppe Pantè.

Il maresciallo maggiore Remo Chiola in una foto d’archivio di trucioli.it davanti al pronto soccorso del Santa Corona quando dove fu sventato una clamorosa rapina alla sede Carige interna e fu ucciso un bandito

Il maresciallo Chiola si è spento al Santa Corona dove era ricoverato da pochi giorni. Un ritorno nel nosocomio dopo che qualche anno fa era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ad un polmone, ma si era ripreso, felice di tornare in famiglia, accudire il giardino di casa, fermarsi a salutare gli amici di sempre. Aveva invece rinunciato all’hobby prediletto, la coltivazione di un orto a Verzi che aveva in comodato da un conoscente e dove zappava, coltivava, felice anche di poter offrire frutta e verdura.

Remo Chiola ultima memoria storica di comandante a Borghetto e Loano con giurisdizione su Toirano, Balestrino e Boissano. In passato aveva prestato servizio a Torino, Asti, Alessandria, Trieste. Anni in cui è i trasferimenti erano molto più frequenti anche per i sottufficiali e per le più svariate ragioni, comprese quelle famigliari, il matrimonio.

A Borghetto, Chiola arrivò negli anni caldi, la stazione veniva reclamata a gran voce dalla comunità, dai sindaci. Non bastava quella di Loano. Anni dell’immigrazione dal Sud Italia e pur senza fare di ogni erba un fascio, il detto comune era che chi lasciava il sud e si trasferiva in Riviera, spesso apparteneva al mondo dei poco raccomandabili. Interi nuclei famigliari segnalati, una sessantina di persone con la fedina penale macchiata, ‘attenzionati’ in gergo, con parentele borde line: dalla Sicilia soprattutto, ma anche dalla Calabria, dalla Campania. Gli anni di chi veniva inviato al confino e Borghetto ne contava parecchi. Poi, la stagione dei ‘pentiti’, dei collaboratori di giustizia.

C’erano capifamiglia in odore di mala. Il cronista non si annoiava: furti, sparatorie notturne, regolamento di conti, ritrovamento di esplosivi, arresti, tre delitti, estorsioni, mega truffe come quella da 400 milioni, ad opera di una ‘maga’ al fratello e alla cognata del costruttore edile, ora defunto Giuseppe Miino.

Non è qui il caso di fare l’elenco dei bravi e dei cattivi. Sta di fatto che dapprima il maresciallo Pantè, poi Chiola si trovarono a gestire una situazione di allarme ed allarmismo nella Borghetto denominata la Chicago violenta della Liguria. Fama di nera e giudiziaria. Spesso da prima pagina, con quell’imprenditore che poi troverà la morte in una banca di Torino (il giallo di una mancata rapina) sfuggito ad un sequestro di persona, il primo e unico nella storia di Borghetto. Al Salto del Lupo suicidi e teste mozzate, perfino il rinvenimento misterioso di un arto inferiore. Ma pure clamorosi arresti di colletti bianchi, big dell’imprenditoria, pubblici amministratori.

L’ultima benedizione prima del trasferimento al camposanto del celebrante don Claudio Chiozzi, con la vedova Carla, le figlie Nicoletta e Liliana, i nipoti Samele e Simone, il genero

Anche per Chiola arrivò il giorno di trovarsi nella veste di imputato, a processo, accusato di aver ricevuto un regalo  (un orologio d’oro) da un chiacchierato uomo d’affari che più volte lui aveva denunciato, proposto per la sorveglianza speciale. Una ferita che lo tormentava, si trascinò dietro per anni e dalla quale fu ‘ scagionato ‘ e l’accusatore imputato di calunnia.

Chiola non si dava pace, ma si sentiva tranquillo con la sua coscienza. “Cammino  sempre a testa alta, non devo abbassare gli occhi di fronte a nessuno, neanche all’ultimo commerciante” confidava al veterano cronista che l’aveva conosciuto da quando prese il comando a Borghetto, seguito nel suo lavoro, nei suoi patemi d’animo. Tra soddisfazioni ed amarezze, elogi ed incomprensioni. Il maresciallo vecchio stampo conosceva le famiglie,  il territorio come le sue tasche. C’era un clima di abituale confronto con il giornalista che almeno una volta al giorno si recava in caserma. Per sapere di un furto, di un arresto, di una denuncia, di una rissa; facevano pure notizia allora i furti di auto, di moto, di biciclette, il borseggio. Il corrispondente aveva nel comandante un informatore corretto e credibile e le notizie erano ‘secretate’ solo quando avrebbero ostacolato le indagini. Due ruoli, all’insegna della reciproca collaborazione, senso del dovere verso lo Stato e verso i lettori. Rispetto umano e professionale, senza acredine, supponenza, arroganza, prosopopea.

Il gagliardetto dell’Associazione dell’Arma dei carabinieri lo imbraccia l’appuntato Nicola Penna che ha prestato servizio, a Loano, con Chiola ed il maresciallo Pantè

Oggi, anzi da qualche anno, per i corrispondenti  di provincia è cambiato tutto. Nessun rapporto con il comandante della caserma, le informazioni, poche e spesso ‘purgate’, fanno capo al comando di Compagnia, vengono centellinate soprattutto sul fronte dei furti per non ‘creare allarmismo’, o forse perchè conviene al sindaco di turno, al politico dare un’immagine di città sicure. Al punto che può accadere, come a Loano, dove il sindaco Pignocca ammette in una pubblica assemblea – e con lui il comandante dei vigili – di non essere informati sul numero dei furti in città, quali le zone più colpite, gli orari prediletti, le statistiche, i risultati della videosorveglianza.

A chi giova il silenzio? Non certo al cittadino che anzi, proprio dall’informazione e dalla trasparenza può mettere in atto attenzioni, precauzioni, passaparola, collaborazione. Mettere in allerta, anziché voltarsi dall’altra parte e non impicciarsi.

Ad onorare l’ultimo percorso terreno di Remo Chiola, il comandante la compagnia di Albenga (dal primo agosto), maggiore Sergio Pizziconi, laureato in Giurisprudenza, esperienza nell’imperiese al comando del Nucleo Investigativo, già al vertice della 1^ Compagnia del Battaglione Carabinieri Liguria. Con l’operazione ‘La Svolta’ è stato disarticolato un sodalizio mafioso riconducibile alla ‘Ndrangheta operante nel Ponente ligure. Tra le sue prime

Tra i presenti al funerale l’ex sindaco Mario Rembado e l’ex maresciallo Stefano Ferrari

richieste ai sindaci della zona, la mappatura di tutte le ‘telecamere’ pubbliche e private presenti nelle cittadine e nei paesi. Al suo fianco, in chiesa, il comandante la stazione di Loano da lunga data, maresciallo Luigi Carta, ed altri militari della compagnia. Il labaro dell’Associazione Carabinieri tenuto dall’appuntato in pensione Nicola Penna, a sua volta l’ultimo della ‘vecchia guardia’ della caserma di Loano e con lui il maresciallo in congedo ad Albenga, Fantino. Presente il maresciallo in pensione cav. Stefano Ferrari che a Loano è stato brigadiere con Pantè, poi comandante la stazione di Badalucco, per terminare la carriera ad Andora ed al nucleo operativo di Alassio. Presente l’ex sindaco avv. Mario Rembado e il più duraturo amministratore pubblico del comprensorio, Piero Pesce, vice sindaco a Loano, assessore in Provincia, da ultimo a Boissano. Il Comune di Loano era rappresentato dall’assessore Remo Zaccaria.

Luciano Corrado

Il momento in cui si rendono gli onori alla salma sulla piazza davanti alla chiesa di San Giovanni

Le condoglianze dei commilitoni alla vedova del maresciallo maggiore Chiola

Il dolore dei famigliari durante la benedizione del feretro

Una serata da album storico, agli esordi del 2000, al ristorante del Grand Hotel Garden Lido, con il maresciallo Chiola, l’allora sindaco Cenere e signore, due personaggi storici della città: Cencin De Francesco ed il centenario velista Vittorio Baietto (foto archivio trucioli.it)

Ceriale, abusivi davanti a casa del sindacoPerò il sindacato premia tre vigili al merito

$
0
0

Il vice sindaco con una dichiarazione stampa ha ammesso che al “comando vigili qualcosa non va, se…”. A Ceriale i vigili sono saliti alla ribalta anche perché solo cinque possono fare servizio in strada, gli altri sei sono esentati con ‘certificazione medica’. Un consigliere comunale che fa da vigile in un incidente sull’Aurelia con il traffico bloccato per ore, in attesa di una pattuglia. Il comandante aveva promesso accertamenti. Bene come non essere ‘felici’ alla notizia: “Tre agenti della polizia municipale di Ceriale ricevono un importante riconoscimento dalla segreteria nazionale del Sulp…”. Leggi a fondo pagina l’angolo settimanale che il consigliere Luigi Giordano invia ai media.

La premiazione dei vigili urbani di Ceriale

Premiati in occasione del 23 esimo convegno  di formazione professionale organizzato all’hotel Mediterraneo di Riccione, di fronte a rappresentanti del mondo politico ed al presidente dell’Anci. I meritevoli: Massimo Sanguineti ispettore capo, l’agente scelto Fabio Lucia, l’agente Walter Delfino. E ancora, si legge che, su proposta del segretario nazionale responsabile dell’ufficio onorificenze, la commissione appositamente istituita ha conferito una menzione d’onore  “all’ispettore Sanguineti con la seguente motivazione: “Unitamente ad altri colleghi interveniva per porre in arresto un ubriaco che dopo aver minacciato, armato di coltello, gli addetti alla sicurezza delle Caravelle, si scagliava contro gli agenti stessi. Dimostrando nell’intervento grande preparazione e professionalità”.

L’episodio, riporta la nota stampa, “a settembre dello scorso anno. La decisione della commissione tiene conto di quanto immediatamente effettuato dall’operatore, postosi a disposizione della comunità, pur consapevole con ciò di porre a repentaglio la propria incolumità, ma avendo come unico scopo il raggiungimento del rispetto delle leggi e dell’ordine sociale…”.

Non importa se l’amministrazione comunale non aveva ritenuto doveroso un pubblico riconoscimento, a Ceriale i rapporti con la polizia locale non sono mai stati, con la giunta Fazio, di reciproca ammirazione. Un consigliere artigiano delegato alla Polizia Urbana. Basta passare in rassegna l’archivio di trucioli.it (ora più complesso per una serie di problematiche dovute agli aggiornamenti tecnici ed ai motori di ricerca) e magari soffermarsi a quel detto: vale più una fotografia ‘parlante’ di ogni articolo e commento. Certo, spesso documentare con le immagini comporta rischi e pericoli all’incolumità. Ecco allora che grazie all’indomabile ed implacabile reporter di Ivg che per motivi di spazio dona le foto al povero trucioli.it (blog letto da quattro gatti, men che meno dagli assessori di Ceriale) il quale non si stanca di informare; non ha pubblicità, non lavora per i Comuni, non ci sono scambi di favori.

E’ domenica traffico intenso sull’Aurelia nei pressi della casa del sindaco, con panni multicolori stesi in conformità al decoro urbano, sostano tre camioncino di venditori ambulanti ortofrutticoli

Ceriale dove il presidio del territorio è stato solo in parte descritto e raccontato nei fotoservizi. Sappiamo che i politici più o meno di professione e di lunga data si affidano al colpo di spugna della memoria dei cittadini. La gente dimentica, finisce per ricordare solo gli eventi recenti. Al massimo concorda con un uomo della legalità, come Berlusconi, che non si stanca di ripetere: “In Italia chi sbaglia non paga mai”. Solo lui ha pagato !? Insomma c’è un faro del buon esempio a cui ispirarsi e così ecco che a Ceriale possiamo assistere ad uno spettacolo forse unico in Italia, ma che fa il bis con le belle di notte a stazionare ed attendere clienti proprio di fronte alla casa del primo cittadino, sulla via Aurelia, di rimpetto alla concessionaria della mitica Ferrari. Un’ottima promozione per la località, qui si tratta di clienti, italiani e stranieri, con i portafogli pieni.

Due automezzi sono parcheggiati sul lato monte dell’Aurelia e gli ambulanti non si sono ancora accorti della presenza del fotografo

Domenica scorsa, per un’intera giornata, tre camioncini di ambulanti abusivi campani (organizzazione di vendita e smercio con base logistica a Ceriale come abbiamo già scritto, cacciata da altre zone della Liguria con incendio ammonitore di automezzi) hanno ‘faticato’ a vendere prodotti ortofrutticoli, carciofi inclusi che provvedono a pulire su richiesta dell’acquirente, a prezzi da crisi, di chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese.  Vendono prodotti popolari come patate, arance, mandarini, mele. Erano posizionati uno davanti al bar Valentina che per la  sesta volta ha chiuso ed il gestore in affitto ha gettato la spugna, tra provvedimenti dell’autorità di pubblica sicurezza e difficoltà oggettive di resistere in zona, pur facendo  orari da notte fonda. Il secondo  camion verso la casa del sindaco, il terzo a pochi metri. Con sei operatori.

Sul lato mare stazione una terzo camioncino e qualcuno deve aver avvertito della presenza del fotoreporter

Chi poteva essere ad immortalare la scena, se non il fotografo ‘nemico’ dei poveri ambulanti che almeno non devono rilasciare lo scontrino fiscale alla voracità del fisco italiano, né sottoporsi ai controlli delle disciplina sanitaria sulla merce in vendita. Prezzo scontato e certificazione garantita ‘made in Ceriale‘ e vada al diavolo, anzi scappi a gambe levate se non le vuole buscare di santa ragione quel rompiballe di Ivg. colpevole di fare il suo mestiere da volontario. Perché scappa ? Ha mica paura di essere aggredito ?

Sull’Aurelia transitano tutti, possono vedere tutti, anche gli amici segugi di Striscia la Notizia, ma Ceriale non è terra campana, né palermitana, Brumotti da Boissano non è

E’ l’ultima sequenza prima che inizi la rincorsa e la fuga, gli ‘scatti’ non sono graditi

il caso che rischi in questa terra di contadini miti. Qui non bisogna far sapere, anche i turisti osservano lo spettacolo. Sull’Aurelia transitano auto delle forze di polizia, autorità civili e militari, tutti  vedono, nessuno si nasconde. Alla luce del sole.

Anzi, nessun timore della presenza delle forze dell’ordine. E’ chiaro: se non si spara e se non ci sono morti, la “situazione a Ceriale è sotto controllo“. E vissero felici e contenti pure i bravi e coraggiosi cronisti.

Auguri al responsabile comandante della Polizia Municipale dr. Ivan Suardi, complimenti  al signor sindaco, Ennio Fazio, il popolo è grato e ringrazia. Un anno è trascorso senza omicidi e rapine, aggressioni, stupri,  con qualche arresto per droga e furterello. Tutto sommato un abusivo in più o in meno non disturba più di tanto. Le auto in divieto di sosta continuano ad intralciare la fermata dei bus di linea nei pressi del Municipio. Se c’è qualche schiamazzo non bisogna agitarsi. Se alla fiera di San Rocco sono quasi più gli extracomunitari che i regolari paganti poco male. I vigili sono presenti in forze e misurano gli spazi.

Non sappiamo se sia ancora in vita quell’educazione civica che un tempo si insegnava nella scuola dell’obbligo. Per formare gli adulti del domani, premiare i virtuosi. Forse alla fin fine si fa il callo a tutto, al meno peggio. Lo sanno anche i consiglieri comunali che qualcuno li vota turandosi il naso non per disonestà, per incompetenza. Ma è tempo di carnevale, divertiamoci. Meglio che litigare per la legalità perduta e ormai illustre sconosciuta. (l.cor.)

E’ la fiera di San Rocco, tradizione storica e commerciale per Ceriale, il vigile passa a riscuotere l’occupazione di suolo pubblico delle bancarelle sul lungomare

Problemi di metraggio assegnato ed entrano in azione tre vigili muniti di metro misuratore

Polizia locale impegnata in un controllo e verifica scontrino fiscale

 

Tenuta estiva e mobilitazione per la festività di San Rocco

Assolto e calca di folla alla banco che vende le borse tutte griffate. Un affarone ! A far la guardia di pensa qualcun altro

L’ANGOLO DI LUIGI GIORDANO:

VIA FONTANA CHIUSA DA MESI, IL COMUNE CHE FA ?

Il passaggio pedonale di via Roma (sotto i “nicchioni” della ferrovia) che congiunge anche via Fontana è ancora praticamente chiuso. Mesi fa erano cominciati i lavori di pavimentazione fatti da un privato come oneri di urbanizzazione, e fin qua niente di male, anzi, lavoro utile che va a inserirsi in un contesto architettonico uniforme e utile per i pedoni. L’ufficio tecnico per il momento non ha nessuna intenzione di prendere in carico questo lavoro, perché presenta delle forti criticità, quali lo scorrimento delle acque e grosse pozzanghere per aver sbagliato le pendenze.  Appena piove un pochino si allaga con il pericolo di creare danni ai garage laterali. Tutto è ancora fermo: i residenti si domandano come mai, sebbene i lavori si siano conclusi già da tempo, bisogna aspettare ancora. Non capisco perché non si dia un termine perentorio al responsabile dei lavori!!! E’ stato fatto un lavoro grossolano pensando solo a saldare il debito con il Comune. Il  Comune non può e non deve rimanere sotto scacco di un privato che se ne frega, deve intervenire imponendo dei tempi!!! Abbiamo l’urgenza di riaprire il cancello di via Fontana e l’urgenza di ripristinare la pavimentazione. 40 mila euro non sono quisquilie!

Luigi Giordano

Noli, abuso edilizio con demolizione (storica)Nuovo sottotetto in un condominio anni ’50

$
0
0

Ditelo pure sottovoce, prima d’ora nessuno, a memoria d’uomo, ricorda la demolizione di un manufatto abusivo in quel di Noli. Accade nel centro città, a ridosso della collina San Michele. Hanno realizzato un sottotetto in un condominio risalente anni ’50, l’hanno ‘nascosto’ fasciandolo con lamiera, ma pare si sia accorto l’arch. Canziani della Soprintendenza. Sono seguite ordinanze, processi, condanne, ricorso al Tar. Tutto inutile e da qualche giorno è iniziata l’opera propedeutica all’installazione di una gru per facilitare la spettacolare demolizione.

Il basamento a terra su cui montare la gru, privo peraltro delle indicazioni di legge sul cantiere, di fronte il palazzo coloro rosa, con l’ultimo piano fasciato e che sarà demolito

La vicenda era salita alla ribalta della cronaca quando, nel giugno 2016, il presidente dell’Unione Industriali di Savona (ora ex), Elio Guglielmelli, geometra, in qualità di direttore dei lavori e legale rappresentante di Alce Srl (poi finita in dissesto per altre vicissitudini) era stato condannato a un mese e 10 giorni di arresto e 20 mila euro di ammenda, con sospensione condizionale della pena. L’accusa era di aver realizzato, nell’agosto 2013, per conto della società Alisei Srl, proprietaria dell’immobile, un sottotetto in zona sottoposta a vincolo ambientale in violazione all’autorizzazione del sindaco che prevedeva un’altezza massima di 2,95 m. che era stata invece portata a 3,35. Manco a dirlo l’obiettivo pare fosse di ricavare vani da abitare, una pratica assai diffusa e che nel corso dei decenni ha trovato in Liguria sanatorie e complicità nel binomio politica – affari e del consenso elettorale. Di sottotetti abitabili è zeppa la Riviera delle seconde case e delle mansarde, del primo entroterra e dove si è copiato spesso anche in montagna. Una caratteristica del Bel Paese, leader europeo in condoni edilizi (5) e tributari (una quindicina), primatista in dissesti idrogeologici, frane, smottamenti, strade chiuse, da Sud a Nord.

Con pochi avversari veri e tenaci, la Liguria ha avuto Mario Fazio, giornalista e presidente di Italia Nostra, alassino mai onorato. Non era un ambientalista talebano, ma coerente e sapeva che l’edilizia, quasi sempre, è il primo propulsore nelle elezioni comunali. Il mattone unge tantissime ruote: tre, quattro, cinque professioni, per anni riempiva pagine pubblicitarie  (vendesi…) di quotidiani regionali e nazionali. Chi non ricorda le paginate su la Repubblica (vendesi…) del gioioso complesso di Liguria 17. C’erano solo i ‘truciolini‘, derisi da certi benpensanti, a combattere contro mulini a vento, altri facevano gli idraulici, altri ancora i pupazzetti del circo. E a Noli, costoro non si vergognano neppure, loro predicano da Semplicemente Noli con lunghissime pause, proni trombettieri del giornalismo dell’etica pubblica.

E’ probabile che in questo caso qualcuno pensava di farla franca o quantomeno di regolarizzare l’abuso tra varianti e scappatoie legali. Se la fan in molti….La difesa, stando a quanto riportavano i media, ha sostenuto che la difformità nell’altezza del sottotetto e variazione rispetto al permesso a costruire, era imputabile allo strato della coibentazione che non aveva prodotto variazione di volume interno, né della superficie. Una  variante in corso d’opera non essenziale e non rilevante penalmente, si aggiunse preannunciando ricorso in appello. La rappresentante legale della Alisei Srl , Simona Donati, è stata invece assolta “per non aver commesso il fatto”.

Ora l’epilogo abbastanza clamoroso e storico perché, a Noli, pare non sia mai stato abbattuto neppure un muretto ritenuto abusivo e non è certo una prerogativa della cittadina. Difficile contare il numero degli abusi edilizi riscontrati nel corso di decenni in Liguria, quanti siano i casi in cui si è provveduto alla demolizione. E poi si parla soprattutto dello scenario del Sud. Dove le ruspe ogni tanto su ordine dei giudici entrano in azione.

Demolire ? E’ più facile sia accaduto quando sono in causa privati, per il rispetto delle distanze, piuttosto che l’azione repressiva dei Comuni. Basti pensare al numero impressionante di casi condonati, agli introiti – manna nelle casse comunali, l’ambiente in Italia non fa consenso anche per colpa dei nostri talebani ambientalisti di ieri, non paga. Per far clamore nazionale ci devono essere le catastrofi, le vittime (vedi Rigopiano senza però chiederci se ce ne sono anche in Liguria), passato il frastuono, si dimentica. A volte sono in ballo piccole difformità al progetto, sanabili senza arrecare danno alla comunità; altre volte o spesso per aver trasformato locali, mutato destinazione d’uso, aumentato volumi, creato altezze capziose e soprattutto il numero di vani che incidono sull’insediamento abitativo, sugli standard urbanistici, a partire dai parcheggi e verde pubblico.

Fa un po’ sorridere quando si legge che ora, grazie agli ‘occhi spia aerei’ è possibile dare la caccia all’abusivismo edilizio.  I giornali già una decina d’anni fa titolavano: La guerra all’abusivismo arriva dal cielo, monitorata al centimetro la Liguria. C’è sempre un ricorso al Tar, al Consiglio di Stato, il vigile del Comune che solo soletto non controlla i cantieri se non è mandato, se non c’è un esposto, spesso non ha neppure la competenza tecnica, professionale. E se c’è uno troppo bravo magari viene ‘promosso’ e spostato d’ufficio. Ci sono le cause dormienti che durano decenni tra profumate parcelle ed ora si estinguono secondo le nuove norme. Una ramazza per l’arretrato.

Certo per un sottotetto in corso di demolizione, difficile dire quanti, anche a Noli, l’abbiano fatta franca, sfidando magari i vincoli di immobili dichiarati edifici monumentali. C’è chi ha recuperato e ristrutturato, reso abitabile e moltiplicato locali interni, senza passare per le forche caudine della Soprintendenza. Almeno in questi casi l’esterno è rimasto immutato.

A Noli il palazzo da primato è denominato Rusticoni dal nome del suo costruttore. (l.cor.)

Noli: si al riscatto, no al ricatto elettorale I garage fantasma pagati da nolesi e turistima il ‘perdono’ prevede un vero scempio

$
0
0

Era stato il sindaco, medico di famiglia, Pino Niccoli a promuovere i garage interrati nelle aree ex Ferrovia, sottostanti via Belvedere. Il successore Ambrogio Repetto, artigiano, due volte sindaco, ha valorizzato il progetto con l’avallo di un tecnico vice sindaco, geom. Piero Penner. Il binomio del ‘del fare’, in variante, è sfociato in un autentico disastro di cui la comunità tutta paga le conseguenze: sul piano economico, sociale, turistico. L’inizio degli scavi del parcheggio interrato ha subito terremotato tre edifici e cantiere bloccato da 8 anni. L’ultima soluzione lascerebbe alle future generazioni una ‘montagna artificiale’ che finirà per deturpare, sacrificare, il patrimonio architettonico di Noli che gli avi hanno tramandato. E lascia increduli che per l’opera manchi  addirittura ‘l’impatto visivo’ (ambientale) di competenza delle Belle Arti.

Il sindaco di Noli, Giuseppe Niccoli

Ambrogio Repetto per due mandati sindaco di Noli

C’è lo storico monumento di San Paragorio, Sant’Anna, via Cesare Battisti: ‘impatto’, è bene rimarcarlo, che la Soprintendenza richiede negli interventi su aree sottoposte a vincoli di tutela paesaggistica, ambientale, archeologica e monumentale. A Noli no, dove sono previsti 274 garage su due piani interrati e uno sopraelevato, secondo l’ultima soluzione ipotizzata da Repetto e C.  quando era in maggioranza e portata avanti da Niccoli e C. ed ora con l’astensione guarda caso della ‘ ‘Repetto company ‘  all’opposizione.

L’ex area delle Ferrovie, nella zona di San Paragorio, dove dovrebbe sorgere un piano rialzato di garage, formando una collina artificiale arti

Interessante leggere la delibera del consiglio comunale del 5 agosto 2015 (vedi….e continua a leggere a fondo articolo), astenuta la minoranza, ma acconsente l’immediata esecutività e infine le varie Conferenze dei Servizi che determinano la fattibilità del progetto. A questo punto manca solo la firma della convenzione con il versamento della fidejussione dai parte dei privati imprenditori (Levy Srl di Carcare) per ottenere il permesso a costruire con l’assenso della giunta Niccoli.

L’Amministrazione Niccoli si è davvero trovata con le spalle al muro, prendere o lasciare ? Non poter rimediare ad errori su

Dal dicembre 2009 l’area è in stato di abbandono, siamo in centro città a ridosso del centro storico e dove un tempo si trovava la ferrovia

errori ? Non pare sia così, è utile che la comunità sappia se esiste un’alternativa ad un progetto che dopo i tanti guai capitati lungo il percorso, se attuato arrecherà una ferita insanabile nel futuro paesaggistico di Noli. Eppure resiste la cappa del silenzio. Diciamo le cose come stanno e forse mai dette in termini espliciti, in modo che tutti possano capire. Quando è partita l’operazione autorimessa interrata  – un’area centrale e quanto mai appetibile per un imprenditore – è stata colta al balzo da chi voleva investire denaro e chi rimediare un garage a servizio della propria casa, prima o seconda che sia, della propria attività commerciale.

Sullo sfondo la chiesa di Sant’Anna e una torre, con piano rialzato di garage la vista sarà preclusa. Negli scavi per contenere la frana di via Belvedere sistemati anche dei plinti fuori terra e ferri da costruzione

E’ nelle cattive abitudini del Bel Paese, di fronte ad un fisco vorace, che si risparmino tasse facendo uso di caparre cash, in nero. Argomento delicato e che muove corde sensibilissime, consenso elettorale incluso. Sarebbero oltre un’ottantina gli acquirenti, qualcuno con più di un garage. Tutti in attesa, da tempo, di non vedere finire in fumo l’investimento immobiliare. Per trovare un compromesso, Repetto prima e Niccoli dopo, con i rispettivi ‘signor sì’,  hanno estratto dal cilindro la rinuncia al terzo piano interrato, costoso e comunque insidioso, allo scopo di compensare con una quarantina di box da realizzare però fuori terra. Altezza una media di 4 metri, una poderosa collina a gradoni, arricchita di verde pubblico, in una zona sottoposta a vincoli.

E qui emergerebbe un interrogativo inquietante. L’arch Andrea Canziani, funzionario storico dell’Arte della Soprintendenza, nonché segretario generale del Docomomo – il Centro di documentazione e conservazione degli edifici e dei complessi urbani moderni – non ha ritenuto richiedere ciò che viene richiesto in questi interventi di vitale importanza sotto il profilo paesaggistico, cioè il ‘rende ring’.

Al terzo piano fuori terra esiste un’alternativa ragionevole ? Partendo dal presupposto che il Comune ha sbagliato all’inizio ed ha continuato a ‘peccare’ – non è qui il caso di approfondire le motivazioni come illustra la copiosa documentazione di articoli, spesso corredata da pezze d’appoggio, carta canta, scritti su trucioli da Carlo Gambetta, sindaco per tre mandati  – ora è il momento di un atto di coraggio. Quale? Non si potrebbe, ad esempio, rinunciare al piano rialzato ? Si consenta di far quadrare i conti dell’operazione parcheggio concedendo al privato la realizzazione di un silos all’uscita della galleria lato monte, tra il complesso Liguria 17 e la collina; dove è già ubicato un parcheggio pubblico comunale sopraelevato. Il Comune in questo modo rinuncerebbe alle contropartite (oneri di urbanizzazione inclusi), ma consentirebbe di riscattare, conservare l’uniformità del paesaggio con una viabilità senza montagne russe.

Vale la pena citare che il Comune di Noli nel febbraio 2002 (sindaco Niccoli) aveva sottoscritto con Regione Liguria, Provincia di Savona e Soprintendenza per il Beni Archeologici un accordo di programma denominato  che prevedeva due piani con 170 garage con ” riqualificazione dell’assetto urbanistico e viario della zona compresa tra l’Aurelia e Piazza Aldo Moro per opere mediante cinque comparti “.  Nel novembre 2007  (sindaco Repetto) il Comune ha concluso il procedimento con una variante urbanistica limitatamente al comparto A. Il parcheggio diventa a tre piani con 174 garage. Nel corso dell’esecuzione delle opere previste dall’accordo si è reso necessario una proposta di complessiva revisione con varianti relative al comparto B e nell’ambito della A 2 una nuova struttura a parcheggio e servizi, rampa di accesso sulla viabilità del comparto B. La giunta comunale nel 2012 (siamo sempre con Repetto sindaco) adotta una delibera “di indirizzo per la procedibilità del progetto di variante tecnica per la risoluzione  delle problematiche di stabilità e del rischio idrogeologico di via Belvedere”.

I tre edifici di via Belvedere che in seguito agli scavi sono stati evacuati dapprima dai vigili del fuoco poi con ordinanza sindacale e da allora attendono di essere messi in sicurezza o ricostruiti

Nel marzo 2014 delibera il consiglio comunale, sindaco Repetto  “per la variante progettuale relativa all’autorimessa interrata per la risoluzione di problematiche della stabilità del versante e riduzione rischio idrogeologico sottostanti via Belvedere, recependo il parere preliminare  sotto il profilo paesaggistico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici espresso il 23 gennaio 2014. E’ seguito un ‘tavolo tecnico’ con la Regione, la Provincia, la Soprintendenza, finalizzato “alla preliminare valutazione  della proposta di completare l’autorimessa interrata, con la mitigazione del rischio idraulico del rio Noli“.

E’ seguito una riunione (settembre 2014, sindaco Niccoli) del ‘collegio di vigilanza (XI seduta), a ottobre la Conferenza dei Servizi deliberante per la “mitigazione del rischio idraulico del rio Acquaviva e messa in sicurezza  della viabilità comunale nel centro abitato di Noli“. A novembre il consiglio comunale da avvio alla modifica dell’accordo di programma, ad aprile 2015 torna a riunirsi il collegio di vigilanza (XII).

In campo la società Z&R Srl, socio unico (dell’intera operazione) in liquidazione in Concordato Preventivo e che era rappresentata dall’ing. Valter Peisino dello Studio Ig Ingegneria Geotecnica srl. di Torino. Ci sono i consulenti del Comune  (Studio Associato Ingegneria Geologia Architettura del geologo Vittorio Vezzaro e ing. Mauro Marchiano di Andora). I tecnici concordano nella messa in sicurezza dell’area di via Belvedere. Entra in campo la socità Levy Srl, con sede a Carcare, in buona parte si tratta di soci creditori della Z &R  che avrebbero l’interesse ad evitare il fallimento. La Levy però vincola la sua proposta – offerta  all’approvazione del progetto. Ovvero il piano rialzato di box. Che negli atti del Comune, come si può leggere, viene descritto: “tracciato della nuova armatura viaria, parcheggi pubblici in superficie, sistemazione spazi pubblici a verde di completamento’ in stretta connessione con il complesso storico monumentale di San Paragorio”.  Chi ci capisce che siamo ad una struttura fuori terra che nasconde garage  ?

La convenzione  Comune – impresa, dicevamo, non è ancora firmata, essa prevede una fideiussione da 600 mila € . Una volta avallata la convenzione, viene ratificata dalla giunta per il via libera al permesso di costruire.

La commissione edilizia  si è già espressa con il responsabile arch. Riba, il geom. Cinoglossa, il legale del Comune avv. Maoli; ha dato il suo assenso in quanto “l’intervento proposto è più organico della precedente versione (?), con il risanamento ambientale ed idrogeologico, offre una diversa soluzione della viabilità, le problematiche di accesso all’area, la necessità di reperire posteggi pubblici, il consolidamento del piede del versante”.

L’Amministrazione comunale ritiene, con l’astensione (silenzio assenso) della compagine Repetto,  siano scelte prioritarie “per risolvere il grave dissesto del versante a monte prodotto dagli scavi eseguiti per la realizzazione  dell’autorimessa interrata”.  Ormai non serve  davvero andare a caccia di colpe e meriti, basta lacerazioni, si tratta di evitare un ulteriore sfregio alla collina di San Michele. E il santo, da lassù, non perdonerebbe ! Quando troppo è troppo, anche se la buona stampa tace.

Luciano Corrado

 

 


Il mare di Noli è sempre Bandiera BluMa i parcheggi restano bandiera neraecco l’ultimo cartello vendesi sulla carta

$
0
0

Libertà di informazione a Noli, i giornalisti non devono fare presidi. Semmai occorre cercare col lanternino chi ha la costanza (non parliamo di coraggio perché qui sono tutti coraggiosi) di seguire certi eventi piuttosto scomodi.  Irriverenti. Per incapacità di chi amministra la città e forse qualche conflitto di troppo ? La scorsa settimana trucioli.it si è occupato del parcheggio, da 8 anni in itinere nelle aree ex ferrovie, con una potenzialità di 274 garage. Ora ci occupiamo del parcheggio di Via IV Novembre, in cammino dal 2008, da quando ‘Progetto Noli’ ottenne l’appalto per realizzare 99 posti auto a rotazione e 94 autorimesse. Grazie ad un project – financing. E oggi? Novità: un cartello annuncia “Boxes in costruzione, per informazioni e prenotazioni…”. Siamo ai giocolieri?

Libera informazione a Noli ? L’originalità, autorevolezza e ingegno fanno la differenza, ovvero il cittadino non ha bisogno di essere informato parrebbe. Si accontenta di ciò che passa il ‘convento’, Semplicemente Noli sito libero e indipendente. Chi non ricorda quel primo intoppo, nel cantiere di Via IV Novembre, col seducente vice sindaco geom. Piero Penner che spiegava, nel febbraio 2011, a La Stampa: “La situazione è destinata a sbloccarsi e la ripresa dei lavori nel giro di poche settimane”.

Oggi, dopo 9 anni, al numero di telefono indicato sul tabellone  (vedi foto a fianco) risponde un’agenzia immobiliare di Noli di Via Colombo e  spiega: “Noi operiamo per conto della società che è subentrata al progetto e raccogliamo le prenotazioni fino al 31 luglio prossimo; complessivamente si tratta di 132 boxes, una cinquantina erano già stati venduti. La costruzione sarà su due livelli sotto il piano Aurelia, in superficie  invece aree verdi e parcheggi pubblici; siamo disponibili per ogni chiarimento ed è meglio prendere appuntamento”.

Questa è l’area attigua a via IV Novembre interessata dal progetto dei box in itinere da 9 anni, nessun lavoro in corso

Nessun segreto da nascondere dunque, anche se gli interrogativi sono parecchi e sempre nell’ottica che finalmente Noli possa uscire dalla dannata mala amministrazione in cui si dimena ormai da troppo tempo. Inutile ricordare chi ne fa le spese. Il turismo balneare e da week end, il commercio, le seconde case, prime risorse economiche e sociali. La comunità intesa nel suo insieme di persone perbene.

Uno dei quesiti è che l’operazione viene interamente realizzata in un sedime di proprietà comunale, con una concessione ai privati di 90 anni, una fidejussione di 690 mila € in attesa dell’esito finale del processo. E’ stato di fatto sciolto il contratto iniziale tra Comune e privato. Non è chiaro se i primi acquirenti siano ancora interessati ai boxes o accettino una restituzione della caparra nell’ambito del nuovo via libera ai lavori. Alla società Progetto Noli , subentrata all’impresa Angelo Cega di Milano, nel mese di febbraio 2010 scadevano i 90 giorni. Si leggeva all’epoca su La Stampa (a firma del compianto Augusto Rembado): “ Il nuovo presidente di Progetto Noli  ha manifestato ottimismo riguardo alla possibile sostituzione  della Cega ed alla  imminente ripresa  ed ultimazione dei lavori.”. E cosa si diceva in Comune ? Stesso articolo: “La giunta Repetto  si sta attivando al massimo alla ricerca di una soluzione per tutelare gli  interessi del Comune e di tutti gli acquirenti che hanno versato mediamente l’80 % del prezzo d’acquisto. Siamo consci che l’intervento secondo un primo cronoprogramma avrebbe dovuto concludersi  entro i primi mesi del 2009″.

Concludeva l’articolo: “Il progetto da quasi 200 box che prevede  anche la realizzazione in superficie di 88 posti auto pubblici e di 1200 mq di verde pubblico attrezzato, grazie al project – financing permette di realizzare un’opera pubblica interamente con capitali privati, anche se a Noli non mancano i soliti polemisti e bastian contrario per i quali si andrà invece alle calende greche”. Sicuramente nella categoria pessimisti il posto d’onore toccava a noi e che ascoltavamo indignate e preoccupate telefonate, e mail, di acquirenti, con caparra, imbufaliti e  inizialmente difesi da un Comitato cittadino col ruolo di pompiere – sorvegliante. Non abbiamo più avuto notizie, se qualche consigliere comunale è informato, grazie della doverosa collaborazione.

A quanto ammontava l’intera operazione di via IV Novembre ? Da dichiarazioni a La Stampa: ” L’ammontare iniziale dei lavori era di circa 8 milioni di €, saranno modificati sia nella forma, sia nella posizione  gli accessi dalla via Aurelia e le uscite dei posteggi in superficie…ma ad avanzare dubbi di natura tecnica è stato in passato un geometra di Noli, Bruno Cerruti, il quale aveva inviato alla Procura della Repubblica un esposto segnalando che nel corso dei lavori di scavo sono camparse fessurazioni, come pure sul marciapiede e da 10 mesi  tali segni di instabilità si stanno accentuando con velocità crescente….le miei prime segnalazioni  sono del gennaio 2001 (sindaco  Pino Niccoli, nel 2004 arriva Ambrogio Repetto ndr) ed il Corpo Forestale dello Stato, in data 2 febbraio 2004 aveva inoltrato  una relazione alle autorità vigilanti, sindaco compreso, in merito alla precaria situazione idrogeologica del Rio Stradella e del Rio Messina”. La missiva, a firma del comandante provinciale vicario, dr. Pier Edoardo Mulattero, così concludeva: “A parere di questo ufficio si potrebbe venire a creare una situazione di potenziale pericolo per la pubblica incolumità….”.

SEQUESTRO DEL CANTIERE – Il 3 luglio 2010 Il Secolo XIX titola: “ Box per auto sull’Aurelia a Noli, la Procura sequestra il cantiere. Contestate violazioni ambientali ed urbanistiche…”. Il provvedimento porta la firma del procuratore capo Francantonio Granero e del sostituto Danilo Ceccarelli dopo il parere sulla pericolosità del consulente della Procura l’ing. Marco Sobrero.  Il cronista del Secolo XIX Alberto Parodi aggiungeva: “Rilevate una serie di anomalie per l’attraversamento di Rio Stradella…due gli indagati. Agli atti anche le strutture non conformi ai progetti iniziali per lo spostamento del rio e consentire così gli scavi per i box …L’area sottoposta a sequestro è stata di recente oggetto di prove sui carichi sopportabili effettuati dai responsabili del cantiere l’ing. Francesco Boca e il geologo Guido Carieri. Sono loro ad aver portato in Comune  il progetto del park sotterraneo ed in passato già oggetto di un fallimento dell’Edil Mater, a cui è subentrata la Progetto Noli Spa…”.

ARRIVA UN NUOVO STOP AL CANTIERE – Il primo dicembre 2011, Silvia Andreetto sul Secolo XIX  scrive: “Ancora guai per un progetto soffertissimo, nuovo stop ai box di Via IV Novembre si è dimesso il presidente della società esecutitrice, il Comune rescinde il  contratto”. Il presidente dimissionario questa volta è della Cheope Engineering, esecutrice dei lavori  per i 90 box interrati,  il cantiere era stato di recente sbloccato dalla Procura. L’opera, riferisce l’articolo, doveva essere conclusa entro il 2010 e invece tutto fermo. C’è già stato il fallimento della società Angelo Cega di Milano che deteneva una quota della società esecutrice dei lavori, poi la proposta della Cheope con l’acquisto di quote della società fallita.  Il Comune si si era accorto del mancato rispetto della distanza da Rio Stradella e in spregio al piano di bacino, della sicurezza.

LO SPETTACOLO E LE PENE DAI PALAZZI DIRIMPETTAI – In tutti questi anni le loro voci, almeno dalle cronache dei mesi locali, non si sarebbero mai fatte sentire, anche se c’è chi sostiene di essersi rivolto ripetutamente ai vigili urbani e ad assessori per  segnalare uno stato di degrado da terzo mondo. Camper ed auto in sosta, festiva o notturna, con chi faceva tutti i suoi ‘bisognini’ alla luce del sole e abbandonava i rifiuti a cielo aperto. Un campeggio sui generis pare di capire. Non è facile immaginare se chi è chiamato ed è stato eletto a tutelare i cittadini riesca, a sua volta, a convivere con certe realtà. Eppure c’è chi crede di essere una vittima, un incompreso e di avere la stoffa idonea nel ruolo di fiducia riposta dagli elettori. Avanti così, prima o poi cascherà anche l’asino. (l.cor.)

ECCO COME SI PRESENTAVA L’AREA

DURANTE I LAVORI AL CENTRO DI SEQUESTRI GIUDIZIARI

UN’IMMAGINE DA CARTOLINA  E DA PAESE CIVILE

L’AREA DI ACCESSO COME SI PRESENTA OGGI

L’accesso all’area di via Iv Novembre come si presenta oggi

E QUANDO I TURISTI BIVACCANO

 

 

 

 

Io innamorato perso di Borghetto S. SpiritoPuntiamo sull’oasi verde ‘quattro stagioni’

$
0
0

Era il 16 novembre 1983, nello studio del notaio Allegri si costituiva il ‘Comitato Cittadino per il turismo di Borghetto’. Con il nobile “impegno di rilanciare il turismo, facendone strumento di equo e generale benessere economico, culturale e di promozione umana; dovrà stimolare e sollecitare tutti gli enti, le associazione, le forze politiche ed amministrative, promuovendo e proponendo iniziative per lo sviluppo del turismo a beneficio dell’intera comunità”. 7 anni di vita e il Comitato si è sciolto. Ma Borghetto può essere lasciata naufragare ? Retrocedere in tutte le classifiche socio economiche ? Il presidente di quel Comitato, Gianni Taboga, propone: ‘ Il Comune ha una proprietà verde, in centro città, di oltre 30 mila mq., si può realizzare un’oasi 4 stagioni. I soldi si trovano, servono idee vincenti, mettere sul piatto un’opportunità unica in Liguria”.

Gianni Taboga e la sua Agave nel giardino collezione con un fiore gigante di 7 m.

Taboga un sognatore, nostalgico di una certa Democrazia Cristiana. E soprattutto una ‘Terza età’ da combattente nei ‘diritti civili’, tra gli innamorati di Borghetto dove vive da oltre mezzo secolo. Testimone severo dei tempi, ieri e oggi. Il papà era originario di Colloredo di Montalbano (Udine), la mamma di antica famiglia di agricoltori loanesi. Un cugino primo illustre, Valentino Castellani,  eletto sindaco di Torino  nel 1993, nel pieno della transizione tra la crisi di Tangentopoli e l’inizio del periodo definito Seconda Repubblica, in una coalizione di centro-sinistra che per la prima volta in Italia metteva insieme post comunisti e democristiani; anni in cui a Torino ‘comandava’ Gianni Agnelli ed il sindacato aveva in Luciano Lama un punto di riferimento etico e di prestigio.

Ecco un Gianni Taboga inedito: “Sono nato nel settembre del 1939 in una boscaglia sull’altipiano di Harar dove papà e mamma erano emigrati e vivevano in un capanno. Sono arrivato in Italia con le ‘navi bianche’ nel 1942. Mio padre è rimasto prigioniero degli inglesi, in Kenia, dal 1941 al ’47. Mia madre era loanese dei De Giovanni, suo papà era soprannominato ‘Battistin U Barì’  e lavorava per il comm. Massa;  la famiglia De Giovanni era  proprietaria di molti terreni lungo il costone di Borgo Castello.”

Di ogni pianta Gianni Taboga conosce il nome, l’origine, la storia quest’esemplare eccezionale non prende il colore verde della clorofilla , rimane e cresce sempre colorato di rosso

Taboga vive in una palazzina sorta negli anni 50 sulla strada che porta a Pineland, per anni il ‘quartiere’ più esclusivo di Borghetto e in perfetta decadenza. E’ la località Cianastri da ‘Gian‘, al Castellaro: uno dei sei borghi cittadini. Un’area antichissima, si dice, pre romana: era luogo di culto e di difesa. Qui si è combattuta la ‘Battaglia di Loano‘ e nel bosco  dei Caccée  si trovano ancora proiettili. Zona di valenza storica, mentre verso il mare si c’erano gli acquitrini.

Taboga è animato da una passione rara e forse unica in quest’angolo di Liguria: coltiva una vera e propria collezione di piante cactacee e succulente, alcune sono ‘pezzi’ da ‘museo botanico’ e di una dimensione straordinaria. Ci sono piante che si trascinano segreti e profumi  di madre natura. Come un esemplare di Agave Xerox che fiorisce ogni 25 anni e poi muore. Ma non è un fiore normale, raggiunge un’altezza fino 8 metri e una sbalorditiva crescita: 25 cm al giorno. Un’altra pianta fenomeno fa ramificazioni e fiorelli piccoli che profumano solo di notte, con l’oscurità. E che dire dell’Agave gigante, la più maestosa esistente della specie: 25 – 30 quintali, non ha bisogno di nulla, devono essere lasciate in pace.

Molte delle piante grasse hanno un’età media di 20 – 30 anni, solo in qualche caso temono il freddo e vengono riparate

Un giardino botanico baciato dall’eccezionale microclima dei Cianastri. Come è riuscito a procurarsi questo straordinario mondo di piante ? Sussurra la moglie: “Lui è nato in Africa, rispecchiano il suo carattere…“. E Taboga: “Credo che qualcosa di simile si possa trovare nei Giardini Hambury, ma qui c’è qualcosa di più. Gli ospiti visitatori restano entusiasti, pochi giorni fa erano qui il sindaco, il vice ed il presidente del consiglio comunale. E questa passione era culminata organizzando a Borghetto  un’esposizione biennale di ‘piante grasse’, siamo arrivati alla sesta edizione, migliaia di visitatori, fino a 15 mila, c’è stato pure l’interessamento dell’ambasciata del Messico che ha offerto piante alla Cactus Magia ed inviato gratuitamente un complesso folkloristico messicano, i Mariachi, tipico dell’Ovest di quel paese e che aveva riscosso un successo strepitoso”.

L’OASI QUATTRO STAGIONI – Borghetto , è l’analisi di Taboga, è una località “climatica di soggiorno e cura, c’è differenza rispetto al turismo mordi e fuggi perchè prevede tempi lunghi  di permanenza, più aderente alle nostre potenzialità”. E allora? Tagoba: “Borghetto deve puntare a tutte e quattro le stagioni, lo può fare creando  le condizioni favorevoli all’accoglienza, riscoprendo e promuovendo in primis la bellezza. Se un ambiente non è bello e decoroso non è incentivante, poi deve accompagnarsi alla gentilezza  e alla signorilità dell’accoglienza”.  Non c’è che da condividere, se qualcuno ha esperienza di viaggi in paesi che promuovono il ‘bello ed il decoro’ a 360 gradi, potrà confermare. Una macchina perpetua di visitatori, di ospiti, di caroselli fotografici.

Discorsi  ed idee, proposte, interessanti. Ora a Borghetto serve un motore capace di far riprendere la corsa, mentre si continua ad andare in retromarcia, nonostante qualche piccolo segnala qua e là. I maggiori indicatori sono negativi: non solo nel pre dissesto del Comune, c’è il commercio, l’artigianato, l’hotelleria, la stessa agricoltura forse quella che ha reagito meglio alla crisi, resta il vuoto nella prospettiva di giovani generazioni in cerca di lavoro stabile. Non si può tirare avanti solo sbarcando il lunario. Sono già decine i giovani emigrati oltre la provincia, la Regione, l’Italia. E di loro non si parla mai. Loro forse ci leggono, non conosciamo le storie, spesso di successo.

Taboga:La mia proposta è la realizzazione di un grande parco naturale: quattro stagioni, dedicando spazio ai quattro periodi dell’anno. Capace di attirare visitatori e luogo di relax per i vacanzieri. Un’attrazione unica che non esiste in Italia, almeno per quanto io conosca. In primavera piante da fiore di alto fusto: penso a mimose, mandorle, prugne, camelie.  In estate piante sempre verdi e col corredo di un laghetto artificiale e spazi di ristoro. In autunno area per latifoglie come aceri, ineguagliabili per la loro intensità di colori. In inverno la piantumazione di un bosco, tipo gli abeti, le betulle. Tanti alberi in grado di trasformarsi in ‘bosco di Natale’. A questo occorre abbinare tutta una serie di eventi, tematiche a carattere culturale ed artistico, facendo ricorso a quanto già può offrire in ricchezze umane la nostra provincia, l’imperiese. Penso all’Accademia Musicale di Savona, ai ‘cori’, ai gruppi vocali, penso ai concerti quattro stagioni di Vivaldi. E senza rinchiuderci in se stessi potremmo coinvolgere in un ruolo attivo il WWF Italia, esseri consigliati ed accompagnati in un disegno di ‘oasi compatibile’, con piccoli animali, oasi di volatili, stanziali o meno, tutti potrebbero popolare  un ambiente meraviglioso”.

Ma da profani ci si preoccupa dei costi, dell’investimento, della manutenzione ? Taboga: “Non voglio salire in cattedra, fare il saputello, non si tratta di provvedere a dei giardini, semmai realizzare un qualcosa che la stessa madre natura alla fin fine mantiene. E poi penso all’Imposta di Soggiorno, non abbiamo alberghi, ma migliaia di seconde case. Il denaro può essere destinato non a fondo perduto, ma ad una risorsa che genera benefici e si riverbera su tutta la comunità. Sarò un solitario sognatore, perchè non promuovere la donazione di piante contraddistinte con una targa del donatore.  Si parla tanto di recupero ambientale, sarebbe un caso unico che ci distingue da tutti gli altri, non per un senso di superiorità, per dare una vera svolta al futuro della città”.

Un’idea geniale si direbbe che dovrebbe essere accompagnata da un assessore ad hoc, da un team, dallo studio alla realizzazione. Non c’è dubbio, la Riviera fino ad oggi ha vivacchiato, non è stata ancora creata un’attrazione popolare che si distingue. Diciamo che nella Val Varatella abbiamo le grotte di Toirano, tra le mete predilette in Liguria, con l’Acquario di Genova, lo dicono le statistiche nazionali.

I PROMOTORI DI UN COMITATO MORTO IN FRETTA

Accennavamo al ‘Comitato Cittadino per il Turismo’. Padri fondatori: Gianni Taboga, classe 1939, Marco Grasso, stessa età e fratello di Giancarlo,  per anni, ex presidente della Camera di Commercio e attuale presidente di Confartigianato Liguria; Giorgio Canale, 1942, tabaccaio; Bruno Angelucci, 1946, imprenditore, ex assessore comunale,  già esponente di primo piano del Pdl e Forza Italia; Vincenzo Drago (deceduto), Angelo Laurino, 1945, già ,medico di famiglia; Claudio Mastogiorgio, 1951, avvocato, Presidente della benemerita Fondazione Vacca; Antonio De Luca, 1943, geometra, Michele Martini, 1916 il decano deceduto, militante dell’allora Pli di Giovanni Malagodi.

Difficile pensare che la rinascita del Comitato possa essere affidata ad un solitario e nostalgico Taboga, la cittadina conosce aspetti e valori importanti del volontariato, dell’associazionismo. Ciò che la politica non ha saputo fare nell’unione, nell’unire le anime e le forze, i cuori, potrebbe trovare motivo e volano. Borghetto si può dividere nella corsa alle ‘poltrone’ e nel potere, dovrebbe essere almeno coesa e forte in un progetto di vera innovazione, capace di guardare ad un futuro meno dal ‘tirare avanti alla giornata’. L’innovazione tecnologica crea grandi ricchezze ed opportunità. Borghetto non può risuscitare solo risanando i suoi conti, deve fare un salto vero. Che non è una predica, è un dato di fatto. L’ultimo appello agli uomini di buona volontà e lungimiranti.

Luciano Corrado

Gianni Taboga con i genitori in Etiopia dove è nato: la mamma di Loano famiglia di agricoltori, il papà della provincia di Udine, famiglia di migranti nel mondo

CAMPAGNA INFORMATIVA PER L’ AFFITTO

DI APPARTAMENTI AMMOBILIATI AD USO TURISTICO

Giancarlo Canepa sindaco di Borghetto S. Spirito

Comunicato stampa – Ha preso il via la campagna di sensibilizzazione voluta dall’Amministrazione Comunale di Borghetto Santo Spirito, presieduta dal sindaco Giancarlo CANEPA, in merito all’obbligo dei proprietari degli “appartamenti ammobiliati ad uso turistico” di effettuare alla Regione apposita comunicazione utilizzando il modello CO-AAUT.

Nei prossimi giorni saranno affissi i manifesti al fine di fornire tutte le informazioni utili e necessarie affinchè  coloro che mettono in locazione le unità immobiliari possano ottemperare alle disposizioni di legge. Come previsto e disciplinato dagli artt. 53 e 62 della Legge Regionale 12 novembre 2014 n° 32, (Testo Unico in materia di strutture turistico ricettive) la locazione di appartamenti ammobiliati ad uso turistico, anche mediante agenzie immobiliari quali mandatarie, è comunicata dal proprietario o dall’agenzia stessa attraverso un apposito modello scaricabile dal sito della Regione Liguria nella sezione “Altre strutture ricettive”.

Il Sindaco, nel rispetto degli accordi sottoscritti con il Patto del Turismo Regionale, intende lottare contro l’abusivismo tutistico in prima battuta con una campagna di sensibilizzazione e informazione.

“La campagna informativa che si è avviata è un utile servizio ai nostri concittadini e ai proprietari di alloggi siti nel nostro Comune per adeguarsi e rispettare le normative previste” – afferma il Sindaco Canepa. “La fase successiva saranno i controlli veri e propri tramite il competente servizio di Polizia Locale, anche perché stiamo parlando di un fenomeno che, se non contrastato, può avere serie conseguenze negative sul turismo locale e sull‘immagine del nostro paese. Riteniamo prioritario che vengano garantiti determinati standard qualitativi minimi ai nostri ospiti. Senza contare la concorrenza sleale ai danni degli operatori turistici in regola.”

Per eventuali informazioni i cittadini posso rivolgersi al Comando Polizia Locale – Piazza Italia, 1 –  tel. 0182/941450 – fax 0182/950576 negli orari apertura: dal lunedi’ al venerdi’ ore 10,00 -12,30 e 15,00 – 17,00 (chiusura sabato, domenica e festivi)

Michele MANERA – ufficio di Staff del Sindaco

Cartiera di Ormea, clamorosa ‘svendita’: immobili e aree a 38 mila € (in perizia 458 mila). Una storia mai scritta sta per finire?

$
0
0

Il Concordato Preventivo della “Cartotecnica di Ormea srl” ha liquidato gli ultimi immobili del compendio e rimosso lo striscione con l’avviso di vendita. Sono in corso lavori di ripulitura del sito. Il Curatore ha ceduto il blocco immobiliare (vedi foto) relativo alla portineria della ex Cartiera. L’acquirente: un giovane e attivo imprenditore edile, anche coraggioso se ha scommesso sulla ripresa del mattone in Valle.

Lo striscione del ‘concordato preventivo’ ora rimosso

I due immobili, oltre Tanaro e l’area attigua, acquistati da un coraggioso artigiano edile di Ormea nell’ambito della procedura fallimentare

Gli immobili, descritti nella Perizia della procedura concorsuale nel 2008, giusto all’inizio della crisi economica, consistono in fabbricati con superficie di 3.084 metri quadrati calpestabili, in aree di pertinenza per 2.767 metri quadrati ed in altri terreni per 8.150 metri quadri. Oltre alla “casa operaia” da demolire senza ricostruzione. Erano stati valutati 458.000 €. Passati di mano, si dice, a 38.000 €.

Abbiamo cercato di approfondire: un po’ di storia prima di tutto. Nel tumultuoso divenire delle vicissitudini della “Cartiera” iniziate nel 1974, poi divenuta “Ormea spa“, la società fu ceduta il 14 febbraio 1997 al gruppo imprenditoriale dell’Ing. Spinoglio che ne divenne amministratore delegato.

Entrò in vigore il Regolamento della Unione Europea n. 1260 del 1999 che distribuiva finanziamenti per lavori relativi a recuperi e a ristrutturazioni di siti industriali dismessi, tra i quali potevano rientrare quelli di Ormea.

Per ottenere i contributi occorreva essere proprietari degli immobili da ristrutturare. Il Comune di Ormea non lo era. Il contributo alle spese d’ investimento era individuato al 15% a favore di soggetti privati e all’80% per progetti presentati da Pubbliche Amministrazioni. Pecunia non olet (il denaro non puzza) avrebbero pensato, nel caso, i latini.

Le mosse di Comune e della Ormea spa, calibrate anche sul fronte della tempistica, assomigliarono più a una precisa strategia atta ad ‘aggirare’ le disposizioni comunitarie per fare affluire al soggetto privato il consistente contributo che il regolamento destinava invece a quello pubblico (che a quel momento non aveva ad Ormea né la disponibilità, né la necessità di ristrutturare immobili industriali).

Il 18 marzo 2002 venne costituita la “Cartotecnica di Ormea Srl con sede coincidente con la “Ormea Spa“,  Amministratore unico che era un dipendente della “Ormea Spa“, con unici soci nella persona dei figli del Presidente e Amministratore delegato della “Ormea spa”.

Il Comune deliberò (delibera di Consiglio n° 15 e n° 18 del 2002) di acquistare tre immobili dalla proprietaria “Ormea Spa“, quelli che sarebbero stati ristrutturati. Richiese ed ottenne i contributi europei, li ristrutturò e li affidò in locazione (a partire dal 1° gennaio 2004) alla società Cartotecnica di Ormea Srl nel frattempo appositamente costituita, e unica partecipante alla gara per l’affidamento. Era il 26 giugno 2002. Il canone di affitto era stabilito pari agli oneri finanziari che il Comune avrebbe dovuto affrontare a fronte della stipulazione del mutuo necessario a coprire la propria quota del 20% per l’autofinanziamento previsto dalla Unione Europea.

A ristrutturazione quasi avvenuta, il Comune di Ormea e la società affittuaria Cartotecnica di Ormea Srl” stipularono una “promessa di permuta” degli immobili del Comune con altri stabili e terreni al di là del Fiume Tanaro che la medesima Società “Cartotecnica” si fece assegnare nel frattempo dalla “Ormea Spa“. Si tratta proprio della ex Portineria ora ceduta dal Concordato. Più recentemente aveva ospitato anche il “Pit Stop”, chiacchierato Club a “luci rosse”. Un ‘buco’ alla curatela con affitti non versati e la gerente moglie separata di un militare dell’Arma, figlia di un operoso taglialegna della Valle Arroscia.

Promessa di permuta” perché gli immobili del Comune, affittati alla Cartotecnica, non avrebbero potuto essere ceduti fino allo spirare, nel 2014, del vincolo decennale decorrente dal termine della ristrutturazione. Condizione imposta dalla Comunità Europea. Un’astuzia per far rientrare nella disponibilità di Ormea spa – tramite Cartotecnica – gli immobili ristrutturati che ne erano usciti in stato di abbandono ?

Il tempo è impietoso e già nel 2008 sia la “Ormea Spa” (l’8 febbraio), sia la “Cartotecnica di Ormea Srl” (il 22 febbraio) vennero collocate in liquidazione nell’ambito delle Procedure di Concordato disposte dal Tribunale di Mondovì, ai sensi della Legge Fallimentare. Rimasero così congelate le intenzioni e le procedure! Per mancato versamento dei canoni d’affitto maturati dal 2005 al 2009 la Cartotecnica era morosa per 600.000 €. Di questi, 525.000 € rappresentavano “residui attivi” (cioè somme accertate ma non riscosse entro il termine dell’esercizio) nel bilancio comunale al 31.12.2008.

La liquidazione della “Ormea Spa” si è nel frattempo conclusa con la vendita degli impianti ed attrezzature ad una società Indiana che sta colà producendo prodotti cartari con le macchine “continue” provenienti da Ormea. Gli immobili e la centrale idroelettrica, non amovibili, a seguito di gara pubblica vennero affidati alla Soc. Ebis Energia della vicina Pornassio.

La liquidazione della “Cartotecnica di Ormea Srl” – ancora in corso – ha appena condotto alla fine la vendita di “quei fabbricati al di là del Tanaro” che si era fatta cedere dalla “Ormea Spa”. Nelle intenzioni sarebbero finiti al Comune di Ormea, se non fosse sopravvenuto il provvedimento del Tribunale.

Dal Concordato, il Comune ottenne la restituzione degli immobili che aveva ristrutturato ed affittato alla Cartotecnica. Sarebbero stati utilizzati nell’ambito della “filiera legno” se l’attuale giunta comunale del sindaco Giorgio Ferraris, insegnante in pensione, uomo della sinistra storica e di ruoli pubblici ultradecennali, non avesse deciso di farla naufragare. Sono rimasti praticamente vuoti, sfitti, ormai in rapido deperimento.

Il nucleo di Polizia Giudiziaria dell’allora Corpo Forestale della Stato aveva anche eseguito accertamenti in merito ad occultamenti di prodotti contenenti amianto provenienti da quelle ristrutturazioni immobiliari. Nel corso delle indagini risultarono anche più ipotesi di reato relative alla gestione degli indennizzi ottenuti a seguito dell’alluvione del 2002 e dal percepimento dei contributi Docup.

Quasi profeticamente, nella relazione sullo schema di rendiconto dell’esercizio 2008 (appena dopo il ricorso alla Legge Fallimentare) l’organo di revisione del Comune di Ormea invitava a prestare la massima attenzione in merito ai cospicui residui attivi derivanti dai contratti di affitto alla società Cartotecnica, anche tenuto conto delle procedure di liquidazione iniziate, che avrebbero potuto non garantire la copertura totale delle somme riportate in bilancio.

Se ci si riferisce agli immobili in questione, da 485.000 a 38.000 €, una svalutazione che non potrà non influenzare i crediti vantati dal Comune di Ormea.

Porte aperte la prossima puntata, per non essere oggi troppo prolissi, al primo cittadino che avrà ampia facoltà di rispondere agli interrogativi e spiegare ai cittadini con piena trasparenza. Non siamo investigatori, ma neppure insabbiatori, cerchiamo solo di fare informazione nel doveroso ruolo che ci appartiene.

Luciano Corrado


Ceriale da 20 anni ‘palazzo Pesce’ in rovinacon l’assurda paralisi del ‘progetto Bovio’E uno scienziato farà il sindaco pendolare?

$
0
0

E’ mancato l’aiuto di Ivg.it, giornale on line senza rivali e migliaia di lettori: 60- 80 – 100 mila. Una provincia che fa ‘cultura della notizia ivugiana’. Solo Ivg avrebbe potuto smuovere avversari, mai dichiarati pubblicamente, del ‘progetto studio arch. Bovio di Albenga per il recupero di Palazzo Pesce’. Edificio collabente in pieno centro, vicino ai monumenti della chiesa parrocchiale e Palazzo Municipale. Bovio primo sindaco del Pci nella storia di Borghetto. Il suo elaborato, per conto di Europa di Costruzioni Sas di Pietro Miranda e C. con sede a Muggio (Monza), ha trovato tanti ostacoli. Ora la patata bollente, con la fase finale, al futuro primo cittadino. I pronostici incoronano Nicolangelo D’Acunto, personaggio di levatura nazionale ed internazionale, nato ad Albenga, 52 anni il 5 gennaio, servizio militare di leva e congedo da caporal-maggiore. E’ docente ordinario a Brescia alla Facoltà di Lettere e Filosofia – Dipartimento studi medioevali, umanistici e rinascimentali. Curriculum strepitoso (vedi a fondo pagina), eppure quasi sconosciuto (e non siamo al Festival)E’ sposato e nasconde un’esperienza in consiglio comunale.

Come si presenta oggi Palazzo Pesce a Ceriale

Ceriale, va detto subito, che nel 2018 può vantare una raccolta differenziata salita dal 18% al 65,4%  e plauso all’assessore all’Ambiente Elisa Rotunno. Il Progetto Bovio invece giace sempre sulle montagne russe e compie due decenni. Diciamo, per amor di patria, un elaborato con ‘nemici’ forti in buona fede. Animati dal desiderio dei superiori interessi della loro comunità e forse qualche iniziale pretesa di troppo dell’imprenditore venuto dal Nord. Da longevi cronisti di Ceriale (i primi articoli risalgono al 1967, con La Settimana Ligure,  proseguiti dalle colonne del Secolo XIX e La Gazzetta del Lunedì)  non abbiamo mai affrontato, come meritava, il caso scandaloso ‘Palazzo Pesce’  che si trascina da 20 anni. Prende il nome dalla famiglia che, con la pasticceria artigianale, è stata per decenni proprietaria dello stabile e simbolo del ‘dolce’ cerialese e che dava posti di lavoro. Da quattro lustri una proprietà immobiliare in abbandono, regno dei topi e dei randagi.

Un ‘palazzo Pesce’ da paese civile non avrebbe risolto tutti i nodi di un centro storico che ha pagato il falso sviluppo edilizio e quando eravamo davvero quattro gatti a sostenerlo (archivio carta canta !). Crescita che ha persino dirottato i maggiori insediamenti commerciali verso Albenga, ha visto spegnersi una dopo l’altra molte attività famigliari.  Non ha fatto da traino neppure al rilancio delle terre agricole scampate alla voracità di speculatori savonesi o venuti da fuori. Soprattutto errori di valutazione e di scelte strategiche vedono il vecchio ‘salotto’ storico senza anima, contrariamente ad Alassio, Loano, Finale, Pietra Ligure e più recente  Albenga. Sta peggio solo Borghetto. Non si può dare la colpa al fato. Un po’ di umiltà non guasta, riconoscere gli errori e chi ha fatto da Ponzio Pilato. I nomi di chi è stato eletto ad amministrare forse molti li hanno dimenticati. Noi no. Sono scritti in decine di articoli, dichiarazioni, interviste.

Guardiamo avanti senza mettere in archivio la lezione del passato.  Un ex agente immobiliare borghettino, ormai in pensione e che avrebbe fatto da tramite nell’acquisto del complesso ‘Pesce’, sostiene che un sindaco avrebbe pronunciato subito ‘si’ all’iter, a un patto: si fidava dei super tecnici che all’epoca erano alla corte di mister arch. Andrea Nucera. Come sia finita l’abbiamo davanti agli occhi. Dispute e grane legali e giudiziarie, ricorsi, ordinanze  sindacali. Annunci  di soluzioni dietro l’angolo sempre farlocchi.

Al nano e giovane trucioli.it dobbiamo riconoscere l’omessa vigilanza giornalistica sulla sorte di ‘Palazzo Pesce’ dunque, da cani da guardia distratti e ripagati, nonostante tre, quattro lettori, uno l’abbiamo perso accusandoci di omesso coraggio, partigianeria, codardia. Noi comunisti sfegatati, oppure fascisti estremisti, o ‘amici di Grillo‘. Il mister comico genovese in realtà l’avevamo conosciuto a tavola, dopo uno degli abituali spettacoli turnée estivi, da 5 mila paganti, all’ex maxi discoteca Ai Pozzi di Loano. Oggi trasformata da un operatore dimenticato, nostro amico di gioventù, Piero De Giovanni, origini a Ceriana in quel di Imperia, in moderno complesso ricettivo: tre edifici per hotel, residence, appartamenti, mega piscine e mega parcheggi. A Ceriale c’è la famiglia Murialdo, anche loro hanno un complesso ricettivo di qualità, benemeriti. Sono in molti a sperare che con la morte di papà Franco, imprenditore edile schivo e riservato,  l’impegno alberghiero possa dare altri frutti. Qualche operatore in più di questa stirpe sarebbe stata un’ottima cura per il turismo rivierasco, eppure quando da titolare di Bagni Marini il giovane  De Giovanni si presentò candidato in Comune  a Loano ottenne 8 voti, neppure tutti quelli dei parenti.

L’ASCESA DEL PROF D’ACUNTO – L’altro giorno Luca Rebagliati giornalista informato e d’esperienza del Decimonono ha dato notizia ufficiosa che i giochi nel centro destra sono fatti. Dopo la benedizione dell’unico referente locale al comando nella nave, Angelo Vaccarezza, che lo staff di Silvio Berlusconi ha indicato al presidente Giovanni Toti quale candidato senatore a Genova; dovrà vedersela con una big della stazza del ministro Roberta Pinotti.  Angelo battagliero come i pugili: ne danno e le prendono. Si era persino proposto a sindaco di Albenga dove ha vinto l’avv. Giorgio Cangiano, poi sindaco a Savona dove ha ‘finalmente’ vinto il centro destra per una salutare alternanza di potere dopo il lungo devastante dominio dei rossi  (tra borghesi e proletari) ed un buco in Comune da 14 milioni di euro. Nella sua terra di Loano, Angiolone,  ha sempre stravinto facendosi ‘beffa’ di avversari  piuttosto sprovveduti e un po’ ingenui, forse birichini. A Ceriale aveva imposto già nel primo mandato il vincente agricoltore Ennio Fazio: una vita in consiglio comunale, anni e anni in ruoli pubblici (Camera di Commercio) ed associativi (Coldiretti) e con incarichi alla Comunità Europea.

La notizia  del Secolo XIX smentisce quanto avevamo teorizzato noi di trucioli: ovvero anche a Ceriale il ‘metodo Borghetto‘. Con Toti e Rixi, Forza Italia e Lega, che rispettando lo slogan ‘rinnovamento’ presentano come sindaco un volto nuovo, a sorpresa, fuori dagli schemi e dalle logiche partitiche. Scelta vincente con Giancarlo Canepa, sconosciuto ai più della politica locale e provinciale. E che, affiancato da ex assessori, si sta muovendo benino, forse avrebbe bisogno di un maggiore vicinanza della Regione, far girare il motore pur ingolfato da debiti pregressi ed ereditati durante  tre, quattro mandati di sindaci del centro destra e limitatamente del centro sinistra.

Per Ceriale la conferma delle prime indiscrezioni di Secolo XIX e Stampa, il candidato ideale e ‘benedetto’, dall’uscente Fazio, è il prof.  Nicolangelo D’Accunto, ex democristiano, poi simpatie sul fronte della sinistra, quindi attratto dai voli pindarici di un centro destra che accomuna ex missini, ex socialisti, ex democristiani, ex….. La svolta vedrebbe rassegnata, ma premiata, la ‘lady di ferro’ (non proprio come la  Margaret Thatcher)  Marinella Fasano, alla sua seconda o terza legislatura: Assessore delegata a turismo, cultura, commercio, artigianato, attività produttive, arredo urbano e verde pubblico.  Agente immobiliare da lunga data, moglie, mamma, nonna, ispiratrice dell’unico monumento ‘Ai Nonni’ presente in Liguria, uno dei pochi in Italia. Idea da promuovere e Rai 3 Liguria ha peccato ad ignorare.

Il prof D’Acunto, futuro candidato sindaco a Ceriale per il centro destra

UN CURRUCLUM DA SCIENZIATO INTERNAZIONALE – Il sindaco in pectore D’Acunto ha studiato alla Scuola Normale di Pisa. Dottore di Ricerca in storia medievale alla Cattolica di Milano, ha completato la sua formazione presso importanti istituti internazionali di ricerca come l’Ecole Française e l’Istituto Storico Germanico di Roma. E’ professore ordinario di storia medievale dirige il Centro di Studi sugli Insediamenti Monastici Europei (CESIME) dell’Università Cattolica e presiede il Comitato Scientifico delle Settimane Internazionali di Studi Medievali della Mendola.

Dal 2001 al 2007 è stato Mitarbeiter del Sonderforschungsbereich 537 della Technische Universität di Dresden e nel triennio 2008-2010 ha preso parte a un progetto di ricerca sul papato medievale finanziato dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft. Nel 2007 è stato Research Fellow presso la Katholische Universität Eichstätt. Dal 2002 al 2012 ha diretto il Comitato scientifico del Centro di Studi Avellaniti. È socio di diverse accademie nazionali e internazionali e ha pubblicato più di 170 studi di argomento medievistico tra monografie e articoli su periodici internazionali. Ha partecipato in qualità di relatore a molti convegni internazionali in Italia, Francia, Belgio, Austria, Gran Bretagna, Germania, Cina e Argentina.

Si occupa di storia delle istituzioni dei secoli X-XIII, con particolare riferimento all’età ottoniana (Nostrum Italicum regnum. Aspetti della politica italiana di Ottone III, Vita e Pensiero, Milano 2002) e alla riforma ecclesiastica del secolo XI. Su questo tema ha pubblicato I laici nella Chiesa e nella società secondo Pier Damiani. Ceti dominanti e riforma ecclesiastica nel secolo XI, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Roma 1999 e L’età dell’obbedienza. Papato, impero e poteri locali nel secolo XI (Nuovo Medioevo, 75), Napoli 2007. Studia anche la storia istituzionale di Assisi (Assisi nel Medio Evo. Studi di storia ecclesiastica e civile, Accademia Properziana del Subasio, Assisi 2002) e cura per Città Nuova l’edizione dell’epistolario di Pier Damiani, giunta al quinto volume.

Il prof. D’Acunto durante un convegno nel 2016 ad Assisi dove vive per molti periodi dell’anno

Una personalità poliglotta che proietterebbe Ceriale nelle alte sfere e che secondo i bene informati vedrebbe in teoria  D’Acunto  sindaco impegnato fuori città (“Vivo ad Assisi per diverse parti dell’anno e giorni della settimana e sono professore di Storia Medioevale  all’Università Cattolica del Sacro Cuore….”) e sindaco di fatto, con esperienza acquisita, Marinella Fasano. L’usato sicuro caro al ‘premier’ Berlusconi. Una lontananza dal paese che farebbe storcere il naso a più di un elettore, uno che non si è mai visto impegnato nella realtà cittadina, come fa a conoscere i problemi quotidiani ? In parte sarà così, ma la presenza dell’agente immobiliare che di primo mattino è solita presentarsi negli uffici comunali, resta motivo di garanzia. E della squadra di giunta, sempre secondo il metodo Toti, farebbe parte chi raccoglie più voti. C’è tutto il tempo per far tesoro dei risultati delle politiche del 4 marzo, con le comunali previste nella prima domenica di maggio. Eppure chi ha fatto il sindaco di un piccolo paese di montagna o di collina, di una città della Riviera, dice che ormai il primo cittadino deve essere in grado di una presenza costante nel Municipio. Non bastano neppure un paio d’ore. E poi è importante avere un ‘braccio destro’ in giunta che presidi – visiti il territorio, dal centro alla periferia.

IN QUANTI CONOSCONO I MEANDRI DI PALAZZO PESCE –  Tra coloro che hanno dimestichezza  con l’attività e la macchina comunale (c’è chi sostiene che i veri comandanti siano i dirigenti di settore)  avrà imparato quanto sia importante poter seguire le pratiche, i dossier più impegnativi. Non sappiamo francamente chi in questi 20 anni si è occupato del ‘Palazzo Pesce’. Perchè solo ora si profila una finale in cui si prevede che il Comune avrà un quarto dei 5 piani previsti fuori terra, oltre ad un piano garage. A cui bisogna aggiungere un terzo nell’ampliamento previsto con la cubatura del vecchio edificio scolastico. E anche in questo edificio un piano interrato dovrebbe andare al Comune. Un trasferimento di volumi insomma che dovrebbe consentire al privato imprenditore ( Europa di Costruzioni ) la realizzazione di una novantina di alloggi, oltre locali commerciali. Anche il Comune avrà una parte destinata ad uffici, al pubblico.  Insomma ognuno avrebbe ceduto qualcosa rispetto alle posizione iniziali. Certamente 20 anni è una follia da Bel Paese, da primati rispetto all’Europa che corre, non parliamo del Nord Europa, della Germania. In dieci anni hanno rimesso a nuovo o recuperato a vari usi  (pubblici e privati) il gigantesco patrimonio industriale dismesso (e cadente) ereditato dal regime comunista di  Erich Honecker.

A Ceriale sarà un lavoro impegnativo perchè si va dalla demolizione in toto, alla ricostruzione ex novo, scavi e garage inclusi. Serve pure un esproprio nei confronti di un privato (Lenzi).  Ci sono tutti i vincoli possibili ed immaginabili: da quelli monumentali alla ferrovia, ai centri storici. Si andrà pure alla Conferenza dei Servizi. La giunta Toti con l’assessore Marco Scjaola si è fatta paladina del Piano casa per lo sviluppo dell’edilizia. Per i meno abbienti ? Un assessore che riuscisse davvero a bruciare le tappe della lentocrazia sarebbe di grande esempio per tutti. A cominciare da Ceriale. Finora in Riviera si vedono molti ampliamenti in aree già ingolfate, povere di strade, di verde, di infrastrutture. Negli Stati Uniti si demoliscono palazzi anche non vecchi per dare ‘vivibilità’ ai quartieri. Il mattone ha ripreso a tirare nel nuovo, soprattutto lungo la fascia costiera, mentre avrebbe dovuto essere un motore di crescita , prioritario, per un entroterra sempre più moribondo.

Luciano Corrado

CURRICULUM
di Nicolangelo D’Acunto, nato ad Albenga (SV) il 5 gennaio 1966.
Nell’anno scolastico 1984-85 ho conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio “G. Pascoli” di Albenga (SV), con la votazione 60/60.
Nell’ottobre del 1985 sono stato ammesso per concorso al corso ordinario della classe di Lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, per l’indirizzo storico.
Il 23 ottobre 1989 mi sono laureato in Storia presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Pisa, con voti 110/110 e lode, discutendo una tesi di Storia medioevale sopra Il ruolo dei laici nella Chiesa e nella societas christiana secondo PierDamiani (relatore C. Violante).
Nello stesso a.a. 1988-89 ho conseguito il diploma di licenza in Storia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Dall’agosto 1990 all’agosto 1991 ho prestato il servizio militare di leva, congedandomi col grado di caporal-maggiore.
Nell’a.a. 1990-91 sono stato ammesso al dottorato di ricerca in Storia medioevale, nel quadro del curriculum di Istituzioni ecclesiastiche medioevali, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il 16 settembre 1994 ho conseguito il titolo di dottore di ricerca, discutendo una tesi che ampliava la tematica già trattata nella tesi di laurea, ma approfondendo il rapporto tra ceti dominanti e riforma ecclesiastica. Sono stato borsista presso l’École Française de Rome nel novembre-dicembre 1994 e nel dicembre 1995, nonché dell’Istituto Storico Germanico in Roma nel primo semestre del 1995.

Negli anni accademici 1995/96 e 1996/97 ho usufruito di una borsa di post-dottorato presso il Dipartimento di Scienze Storiche dell’Università degli Studi di Perugia, dove ho studiato, sotto la tutela di Attilio Bartoli Langeli, le istituzioni e la documentazione medievale di Assisi.
Dal 1996 socio corrispondente dell’Accademia Properziana del Subasio di Assisi. Dal 2003 sono membro del Consiglio Direttivo del Centro di Studi Avellaniti e del Consiglio Direttivo del CESIMB (Centro di studi sugli insediamenti monastici bresciani), dal 2005 socio ordinario della Società Internazionale di Studi francescani nonché membro del comitato scientifico internazionale del Forschungsstelle für Vergleichende Ordensgeschichte (FOVOG) e corrispondente di “Retimedievali: iniziative on-line per gli studi medievistici”.
Dal 2002 al 2010 sono stato membro della commissione che assegna i fondi di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il comitato 11.
Il 16 luglio del 1997 ho conseguito il Zertificat Deutsch als Fremdsprache presso il Goethe Institut di Roma (sede distaccata di Perugia).
Negli a.a. 2000-2001 / 2002-2003 sono stato ricercatore universitario di Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (sede di Brescia).
Dal 1 ottobre 2003 sono professore associato di storia medievale presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (sede di Brescia) e membro del collegio dei docenti del dottorato di ricerca in Scienze storiche  filologiche e letterarie dell’Europa e del Mediterraneo attivo presso l’Università Cattolica di Milano fino al 2009.
Il 27 maggio 2010 ho conseguito l’idoneità a professore ordinario di storia medievale.
Dal 2003 al 2009 sono stato Mitarbeiter del Sonderforschungsbereich 537 della Technische Universität di Dresden nell’ambito di un progetto sui rapporti tra ordini religiosi e comuni in Lombardia nei secoli XII-XIII.
Nel 2007 sono stato Fellow presso la Katholische Universität Eichstätt.
Nel triennio 2007-2010 sono membro del Netzwerk: Römische Zentrale und Regionen (Jahrh. 11.-13.) finanziato dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft sul tema deirapporti tra centralizzazione papale e regioni d’Europa nei secoli XI-XIII. Attività didattica In qualità di cultore della materia ho fatto parte della commissione esaminatrice per gli esami di profitto presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli studi di Perugia dal 1995-96 al 1998-99 per le seguenti discipline: Storia medievale, Paleografia e diplomatica, Studi Francescani, Esegesi delle fonti per la storia medievale, Storia della Chiesa.
Dall’a.a. 1998-99 faccio parte della commissione degli esami di profitto di Storia Medievale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Brescia). Ho tenuto diversi seminari nell’ambito dei corsi di dottorato di ricerca delle seguenti università: Verona-Padova (2001), Potenza (2001 e 2009), Bologna (2003), Firenze (2003), Torino (2004) e Pisa (2007), Firenze SISMEL (2008).
Nel 2004 e nel 2007 sono stato commissario nell’esame finale del Dottorato di ricerca in storia medievale dell’Università di Bologna e nel 2009 dell’Università di Pisa.
Nel 2008 sono stato commissario nella valutazione comparativa per un posto di ricercatore del settore scientifico disciplinare M/STO-01 indetto dalla facoltà di lettere dell’Università di Trento.
Nel 2008 e nel 2010 stato membro della commissione per gli assegni di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Corsi ufficiali tenuti come docente a contratto o in affidamento
– Nell’a.a. 1997-98 ho tenuto, in qualità di professore a contratto, il corso ufficiale di Paleografia e diplomatica e nell’a.a. 1998-99 quello di Paleografia latina presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia.
– Negli aa.aa. 1999-2000 e 2000-2001 ho tenuto presso la Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Superiore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano il corso di Problemi, metodologia e didattica della storia medievale.
– Nell’a.a. 2000-2001 ho tenuto il corso di Storia dell’Europa, nell’ambito della Scuola di formazione per bibliotecari istituita presso la sede di Brescia dello IAL.
– Dall’a.a. 1998-1999 tengo il corso di Diplomatica presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (sede di Brescia).
– Dall’a.a. 2003-2004 tengo il corso di storia medievale presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (sede di Brescia).
– Nell’a.a. 2006-2007 ho tenuto il corso di Diplomatica nell’ambito del master di primo livello in Conservazione, ordinamento e gestione di archivi ecclesiastici  presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (sede di Brescia).

Ormea, il diavolo che fa le pentole ma incapace a costruire coperchi

$
0
0

Sono stati utilizzati dati di costo taroccati per cagionare e giustificare il naufragio della “filiera legno delle Alpi Liguri” (vedi…..)? Un interrogativo, un tarlo che non lascia in pace il vecchio cronista di montagna e di mare, testimone dei tempi da 65 anni, di queste valli alpine. Non si può tacere delle cure palliative con un malato (in economia e mancato sviluppo) che ha bisogno di una terapia da cavallo. Vale a dire interventi e strategie capaci di riportare a Ormea investimenti pubblici e privati, posti di lavoro, sfruttando una risorsa di madre natura. Il bosco. Non si può vivere solo di turismo nei 40 giorni clou dell’estate, di feste e fiere, manifestazioni enogastronomiche da fine settimana, fuochi artificiali, processioni. Bisogna ‘tonare a crescere’. Ormea svegliati se non vuoi perdere tutte le sfide e le opportunità di crescita ! Perchè la gente non deve sapere che, a Ormea, gli utenti pagano il teleriscaldamento più caro del Nord: 142 € /MWh.

Il sindaco  Giorgio Ferraris e l’assessore Serenella Assunta Omero

Siamo ritornati in argomento ‘filiera del legno’: era un nostro impegno con i lettori, spesso sollecitati al giornalismo di approfondimento e di indagine quasi passato di moda nelle cronache provinciali. La scorsa settimana un servizio sulla ‘svendita’ di un vasto compendio immobiliare e di aree dell’ex storica cartiere di Ormea (vedi……) in attesa che il sindaco, la giunta, rispondano alle nostre osservazioni. Tra l’altro, il ‘contatore del blog’ indica, ad oggi, oltre 700 visualizzazioni (lettori) dell’articolo ‘cartiera story’.

Questa volta affrontiamo un altro capitolo. Per dirlo alla maniera della Cassazione, un’informazione consistente nel resoconto di attività di ricerca e di documentazione allo scopo di portare alla luce presunte  “verità nascoste” nell’ambito della vita pubblica, socio economica. Come ? “Tramite il collegamento critico e ragionato di fatti, di notizie e di commenti volto alla raccolta e alla elaborazione di dati destinati a formare oggetto di comunicazione interpersonale, per sollecitare i cittadini ad acquisire conoscenza di tematiche meritevoli, per il rilievo pubblico delle stesse” (Cass. 2010/13269).

IL PROTOCOLO D’INTESA – Era stato siglato un protocollo d’intesa territoriale per la valorizzazione e la gestione di immobili pubblici attraverso la costituzione di un sistema integrato di filiera: legno, energia, sviluppo. Ne erano coinvolti 11 comuni, 2 Regioni, 2 Province; 2 Camere di Commercio, la Comunità Montana del Tanaro, il Parco Alpi liguri, il Corpo Forestale dello Stato e l’Università di Torino. E tutti sottoscrittori di impegni con reciproci vantaggi ed opportunità con lo sfruttamento razionale dei boschi. Non proprio un ritorno all’antica quando i boschi producevano carbone e legname, il Tanaro un veicolo da trasporto, oltre i carri, i muli.

Tra le varie attività, l’iniziativa prevedeva una gara dall’oggetto articolato, per realizzare un impianto di cogenerazione alimentato a legna, il suo collegamento all’impianto di teleriscaldamento di Ormea e una installazione per la lavorazione della biomassa legnosa.

Premettendo la possibilità fisiologica che all’aggiudicazione provvisoria di una gara d’appalto non segua quella definitiva per sopravvenuti motivi di interesse pubblico, la gara di Ormea era impostata nel senso che l’aggiudicatario avrebbe anche fornito energia termica (i kWh) “all’ ingrosso”, che Calore Verde srl (la società controllata dal Comune che gestisce il teleriscaldamento cittadino) avrebbe venduto “al dettaglio“, consentendole – in base alla legislazione in divenire sulle società pubbliche (oggi il Dlg.175/2016) – di essere mantenuta in vita: infatti essa produce pure energia idroelettrica venduta all’ENEL, che non è l’oggetto sociale prevalente e non è considerabile né servizio pubblico locale, né strumentale.
L’AGGIUDICAZIONE PROVVISORIA
Nel corso della procedura, la gara giunse alla fase di ‘aggiudicazione provvisoria‘. Cambiò l’amministrazione comunale (il sindaco Benzo perse le elezioni per pochi voti lasciando il posto a Ferraris, per entrambi è stato un ritorno) e quella subentrante – diciamo assai critica e altezzosa già nella campagna elettorale – invitò il Responsabile del Procedimento (il RUP è il funzionario comunale legittimato a controllare ed esercitare i poteri decisionali sull’ iniziativa) ed il Responsabile del Servizio Tecnico (il funzionario che deve garantire l’esattezza dei dati in gioco; la funzione era ricoperta dal Sindaco medesimo, che ha quindi invitato se stesso!) a non procedere alla conferma dell’aggiudicazione provvisoria della gara. Non ci fu pertanto l’assegnazione definitiva. La rinuncia all’aggiudicazione formalizzata dal RUP e dal responsabile tecnico innescò una vertenza giudiziaria che – discussa e decisa in termini di legittimità e non di merito – non entrò nella considerazione delle cifre in gioco. Quali cifre?

LA PENTOLA –  Nella formazione delle decisioni della Giunta comunale, i funzionari che esprimono il parere di regolarità contabile e quello tecnico sul provvedimento – i quali compaiono nella formazione dell’atto – hanno l’obbligo di effettuare le necessarie verifiche tecnico-contabili per garantire l’esattezza dei dati concernenti le decisioni da assumere. Ma il Responsabile del Procedimento ed il Responsabile del Servizio Tecnico non hanno evidentemente controllato i numeri in gioco, hanno espresso il loro parere venendo meno, pare, a precise competenze ?

Risultato finale e pratico: mancato introito per il Comune di Ormea di circa 150.000 € l’anno per canoni d’uso di immobili e per concessione di boschi, mancata creazione di occasioni di lavoro per la collettività e mancata riduzione a 0,115 €/kWh delle salatissime tariffe del calore, che al momento dei fatti erano di 0,134 €/kWh per gli utenti del teleriscaldamento cittadino! Tariffa ancora recentemente aumentata! Torneremo sull’argomento tariffe.

Con la Deliberazione n. 165 del 12 dicembre 2014 la Giunta Comunale aveva estratto dal cappello del prestigiatore la comunicazione secondo la quale “i costi sostenuti (da Calore Verde S.r.l) per la produzione dell’energia termica necessaria ad alimentare l’impianto di teleriscaldamento esistente sono stati, per gli anni 2012 e 2013, rispettivamente, di 0,0335 €/kWh e di 0,0347 €/kWh. Inoltre, se l’energia termica venisse acquistata dalla società Calore Verde al prezzo di vendita offerto dalla Società Aqva 430 S.r.l. (0,115 €/kWh) in sede di gara, si determinerebbe un aggravio in misura superiore al 100% delle tariffe applicate”. Cifre sotto controllo?

MANCA IL COPERCHIO – Dietro il gioco di prestigio c’era il trucco ? L’artificio con cui si nasconde, si maschera o si falsa la realtà: invero

Nel 2017 – 2018 il costo a Ormea è salito a 142

0,115 € al kWh sarebbe stata la tariffa finale da applicare all’utenza, mentre 0,0335 e 0,0347 €/kWh – costi dichiarati storici dunque verificabili – sono dati senza alcun plausibile riscontro, facile analizzare.

Va da se, ciò che interessa è il costo del calore fornito, e pagato dall’utenza, dai cittadini. Non quello sprecato o perduto, quello che la società Calore Verde non può “mettere a magazzino”. A magazzino, semmai, c’è il cippato, il legno ridotto in scaglie con dimensioni variabili da alcuni millimetri a qualche centimetro utilizzato come combustibile (di cui Calore Verde non avrebbe più avuto necessità di occuparsi).

Dai documenti ufficiali, dai dati dei bilanci che la società Calore Verde ha obbligatoriamente predisposto e presentato relativamente agli anni 2012 e 2013 presi in considerazione nella Deliberazione, emerge una diversa realtà. Nella Nota Integrativa al bilancio si legge che il costo di produzione del calore è stato di € 662.755,00 nell’anno 2012 e di € 704.119,00 nel 2013. Il calore venduto e distribuito agli utenti risulta essere stato di 5.565.985 kWh nel 2012 e 5.248.910 kWh nel 2013. Una elementare divisione – proprio quella insegnata dai nostri maestri a scuola – permette di conoscere che il costo di produzione del kWh venduto a Ormea è risultato di € 0,1191 nel 2012 e di € 0,1339 nel 2013. Oltre tre volte il costo dichiarato nella delibera n. 165 del 2014 !

I costi indicati in quella delibera non troverebbero riscontro nemmeno se si volessero considerare meri “costi diretti variabili di produzione“. Tanto per chiarire, per la scienza aziendalistica si tratta dei costi imputabili in maniera certa al solo processo di lavorazione (quali costi per le materie prime, per la mano d’opera diretta, ecc…) che, nel caso, variano proporzionalmente al variare della produzione del calore. A volume zero corrisponde costo zero.

LA PROVA DEL NOVE – A riprova, basta moltiplicare il dato utilizzato dalla Giunta per il numero annuo dei kWh fatturati agli utenti e si ricava il costo di produzione annuale del calore che sarebbe stato necessario coprire: 186.460 € nel 2012, e 182.137 € nel 2013. Importi che non tornano con le risultanze dei bilanci, dove si legge che il solo costo per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci è stato di 226.247 € nel 2012, e di € 233.956 nel 2013. Se si pensa che il solo legno “cippato” rappresenta oltre il 95% dei costi variabili dell’impianto, se fossero veri quelli indicati dalla Giunta, la società Calore Verde avrebbe coperto a stento appena l’80-85% del costo del solo legno bruciato!

E il resto dei costi variabili come sarebbe stato coperto ? Al rovescio, avendo avuto così bassi costi di produzione, dove sarebbero finite le decine di migliaia di €uro (almeno 476 mila nel 2012, circa 520 mila nel 2013) di cui non si rinviene traccia ? Almeno cosi emerge dalle nostre ricerche, nei bilanci del 2012 e del 2013. Siamo incapaci a leggere ?

Siamo davanti a presunti falsi bilanci della società Calore Verde ? O al classico esempio in cui il potere è gestito non solo diffondendo indicazioni farlocche, ma soprattutto tacendone diverse ? Nel gergo giudiziario si invocherebbe il falso ideologico ?  Una menzogna contenuta in un documento .

Siamo di fronte ad attestazioni di pubblici ufficiali, sul contenuto del documento che, non risultando né contraffatto, né alterato, reca dichiarazioni a primo acchito menzognere. Se ne dovrebbe dedurre la non veridicità dell’atto. Speriamo che, invece, chi ha il dovere di rispondere agli interrogativi posti dal giornalista possa rispondere. Porte spalancate anche in questo caso, ai pubblici amministratori, come agli esecutori e firmatari funzionari del Comune. Non abbiamo verità in tasca, non possediamo il dono dell’infallibilità.

Sicuramente si può dire in modo chiaro e forte che è stata affondata l’unica iniziativa di creazione di serio lavoro nella “green economy” delle Alpi Liguri. Senza peraltro un’alternativa. Un tempo c’erano il turismo, l’industria, l’agricoltura e la pastorizia, le cave che formavano l’ossatura portare della comunità ormeasca e non solo.  Smantellati posti di lavoro dell’impresa, ridotta al lumicino pastorizia e attività agricola, è rimasto turismo & commercio che sarebbe ancora più solido e promettente in sinergia  con la filiera del legno. Non aver colto questo possibilità è da suicidio sociale. Non possiamo e non dobbiamo stare zitti, né finire nell’angolo dei rassegnati. Lo dobbiamo alla gloriosa storia dei nostri avi, lo dobbiamo alle generazioni a venire. Lo dobbiamo ai giovani e ai meno giovani che hanno lasciato il paese alla ricerca di un futuro, una vita migliore, mantenendo la forza morale nelle nostre radici. Signor sindaco, questa è cultura imprenditoriale, non è business da affarismo speculativo. Non è di destra, né di sinistra. E’ soprattutto buon senso del buon padre di famiglia.

Luciano Corrado

Nota: Dispositivo dell’art. 479 Codice penale (Capo III – Della falsità in atti

Il pubblico ufficiale, che ricevendo o formando un atto (1) nell’esercizio delle sue funzioni (2), attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell’art. 476 [487, 493] (3)

(1) La dottrina maggioritaria ritiene che la nozione di atto pubblico debba qui intendersi in senso più ampio rispetto a quello civilistico, ovvero comprensivo di tutti quei documenti che vengono redatti da pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni. Quindi vi rientrano anche gli atti preparatori, gli atti interni d’ufficio e gli atti di corrispondenza tra uffici.

(2) L’espressione “nell’esercizio delle sue funzioni” deve intendersi in senso ampio ovvero rileva qualsiasi collegamento della condotta con la sfera di competenza funzionale del pubblico ufficiale. Diversamente risponde come privato ex art. 483.

(3) Dato il rinvio al regime delle pene di cui all’art. 476, si ritiene che venga ad applicarsi in tale sede anche la circostanza aggravante in tale disposizione e prevista nel caso di falsità di atti cosiddetti fidefacenti.

Ratio Legis: la norma è diretta a tutelare la fiducia dei consociati nei riguardi degli atti pubblici, specificatamente in ordine alla garanzia di veridicità.


Viewing all 722 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>